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Autore: Donatozilla    22/05/2021    2 recensioni
[Ambientato dopo la Saga dello Shie Hassaikai]
Dopo la sconfitta di Overhaul e la salvezza di Eri, Izuku Midoriya e i suoi compagni della 1-A possono finalmente passare un periodo di tranquillità e serenità. Ma la pace è interrotta dopo l'apparizione di un misterioso e violento vigilante con mostruosi poteri che non si fa scrupoli ad uccidere i criminali nelle maniere più brutali... e che sembra nutra un profondo odio e disprezzo nei confronti di Katsuki Bakugo. Chi è questo misterioso vigilante? E perché odia così tanto Bakugo al punto da volerlo uccidere?
Genere: Azione, Dark, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Sorpresa
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 13: Ryo Honda Origin parte 3

Ancora una volta le parole di Ryo scioccarono i tre presenti ad ascoltarlo, facendoli cadere nuovamente nel silenzio.

Esso fu interrotto da Naomasa che, con un colpo di tosse, cominciò a parlare “Dunque… tu sei fuggito dall’orfanotrofio in cui hai vissuto fino a quel momento?” “Esatto detective” annuì Ryo “E… come potete ben intuire… ho cominciato a vivere per strada da quel momento”.

“C-che cosa?!” Disse Midoriya “C-come hai potuto vivere in mezzo alla strada?! Con Villain che potevano farti del male ad ogni momento e…” “Izuku” disse Ryo, interrompendo l’amico “Apprezzo il fatto che tu ti preoccupi di me, ma non era così male. Certo, vivere come senzatetto ha avuto i suoi problemi, ma non erano così tremendi. Inoltre… pur sempre meglio di vivere in quell’infernale orfanotrofio in cui avevo vissuto per ben 10 anni”.

Lo sguardo di Ryo si spostò verso Bakugo, e divenne scuro. “Passai molto tempo per le strade… e in quel tempo il mio odio per Bakugo non poteva che crescere. Continuavo a chiedermi come uno come te potesse entrare in una delle scuole per eroi più rispettate non solo del Giappone, ma anche del mondo intero? Non riuscivo proprio capire… e tuttora non riesco”.

Ryo strinse gli occhi a fessure e Bakugo, per una volta, non abbassò lo sguardo ma ricambio l’espressione. “Mi sono guadagnato il mio posto alla UA… proprio come Deku e tutti gli altri lì”.

Midoriya non potè sbarrare gli occhi a quelle parole: Bakugo aveva ammesso che lui si era meritato il suo posto alla UA? Il. Bakugo di mesi fa non lo avrebbe mai detto. Midoriya non potè non farsi sfuggire un piccolo sorriso: Bakugo era davvero cambiato.

Ryo, però, non era certamente delle stessa opinione. Il suo sguardo si fece ancor più duro e disse “I tuoi compagni si sono meritati il loro posto alla UA. Izuku si è meritato il suo posto alla UA. Tu no. Non te lo sei mai meritato. Uno come te non si merita un posto in quella scuola!”.

Prima che Bakugo potesse rispondere, Naomasa alzò una mano dicendo “Basta così! Non siamo qui per vedere chi si merita cosa! Siamo qui per sapere, Honda. Ora che ci hai detto i veri motivi per cui odi Bakugo… per cui lo vuoi uccidere… dicci come sei entrato in possesso di quella cosa nera che ti ha donato tutti quei poteri”.

Ryo rimase in silenzio per qualche secondo, osservando gli sguardi di Midoriya e Bakugo: il prima appariva curioso, e il secondo rimaneva impassibile.

Ryo tirò un sospiro, per poi dire “Come volete. Iniziò tutto una notte di vari mesi, non molto tempo dopo il Festival dello Sport…”.

Jaku City, mesi fa…

Era notte a Jaku City, e per la precisione erano le 23:45. Ryo si trovava dentro un vicolo, seduto per terra e con la schiena contro il muro a mangiarsi un panino. In città c’era un luogo in cui i senzatetto potevano rifugiarsi e trovare, in un certo senso, una casa. Com’è che si chiamava? F.E.A.S.T. o roba del genere. Non importava. Ciò che importava e che preparavano anche del cibo, e pure buono. Questo F.E.A.S.T., apparentemente, non si trovava solo a Jaku City ma anche in tutto il Giappone da quanto aveva capito. Ryo di solito andava a prendere da mangiare lì, ma non rimaneva per dormire o per avere finalmente un tetto sopra la testa. Un pò perché non gli disturbava più di. Tanto dormire nei vicoli della città e un pò perché non si fidava troppo di rimanere lì: chi diceva che non lo avrebbero iniziato a trattare come spazzatura una volta che avrebbero saputo che era senza Quirk? Era meglio non rischiare.

Un rumore fuori dal vicolo attirò l’attenzione di Ryo che voltò lo sguardo verso l’uscita del vicolo: lì, affacciato a vedere Ryo, era un bambino di nove anni dai capelli neri e gli occhi ambra. Il suo nome era Takuya Wada, un bambino senzatetto e che ora viveva al F.E.A.S.T. Possedeva un Quirk che gli permetteva di sparare bolle d’acqua dalle mani, ed era di natura molto gentile. Ryo ha potuto sperimentarlo di persona ogni volta che andava al F.E.A.S.T. per prendere da mangiare: Takuya era sempre lì a dargli il benvenuto, a parlare con lui o a mostrargli il posto. Ryo doveva ammetterlo: il piccoletto gli stava simpatico.

L’unica cosa che non gli piaceva era che continuava a cercare di convincerlo ad andare a vivere al F.E.A.S.T. nonostante Ryo avesse detto e ripetuto che stava benissimo per la strada. Ma niente, il piccoletto non demordeva.

“Uh… salve Honda-san” salutò Takuya entrando nel vicolo. “Scricciolo quante volte ti ho detto di chiamarmi semplicemente Ryo?” Disse il ragazzo dai capelli viola finendo di mangiare il suo panino, per poi alzarsi e avvicinarsi al bambino. Scricciolo era un soprannome che Ryo aveva deciso di dare a Takuya, e a quest’ultimo sembrava non affatto dispiacere. “O-oh scusa, forza dell’abitudine” si scusò il bambino grattandosi dietro la testa.

“Comunque sia che ci fai qui? Non è un pò tardi per te stare in mezzo alla strada?” “O-oh lo so bene. Semplicemente… volevo venire qui a proporti di venire a dormire al F.E.A.S.T.”. Ryo inarcò un sopracciglio, per poi tirare un sospiro “Scricciolo, ti avrò già detto che preferisco rimanere qui per le strade. Stare al F.E.A.S.T. non mi entusiasma molto” “Ma perché?” Chiese Takuya “Potresti finalmente avere una casa, vivere con un tetto sopra la testa… e per di più non sarai più da solo”.

Ryo spostò lo sguardo da un altra parte, un espressione cupa dipinta in volto. “Non capiresti scricciolo…” disse Ryo. Takuya lo guardò con un espressione preoccupata e disse “Hai sofferto molto, non è vero Ryo? Non mi hai molto parlato del tuo passato o di dove abitavi prima di diventare un senzatetto… ma ho sempre pensato che deve essere stato un passato molto difficile da come cercavi di evitare l’argomento”.

Il bambino sorrise a Ryo “Se hai paura che qualcuno possa giudicarti per essere senza Quirk… non farlo. Nessuna giudica nessuno lì. Siamo come una grossa famiglia lì”.

“Dicevano lo stesso quando arrivai all’orfanotrofio…” sussurrò Ryo senza farsi sentire da Takuya. Quest’ultimo restò in silenzio per qualche altro secondo per poi dire “Ascolta Ryo… non cercherò di convincerti a venire a vivere al F.E.A.S.T. Ma se vorrai sarai sempre il benvenuto”. Gli abbracciò la gamba, e Ryo guardò verso di lui. Non potè trattenere un piccolo sorriso e gli accarezzò i capelli neri. “Grazie scricciolo…” disse Ryo.

Takuya si separò e disse “Beh… ora devo andare. È molto tardi” “Tu dici?” Chiese sarcasticamente Ryo, facendo ridere il bambino il quale fece dietrofront e cominciò a correre fuori dal vicolo “Buonanotte Ryo. Ci vediamo domani a colazione” disse Takuya uscendo dal vicolo.

Ryo rimase in silenzio a vederlo uscire dal vicolo, e rimase in quella stessa posizione per qualche secondo. “Beh… allora sarà meglio che vada a dormire anche io” disse fra sé e sé, per poi girarsi e dirigersi verso un angolo del vicolo in cui si trovava il suo letto improvvisato: del cartone per terra e un cappotto che faceva da coperte.

Fece per sdraiarsi ma si fermò per guardare verso l’uscita del vicolo. Takuya stava tornando da solo al F.E.A.S.T. A quest’ora della notte.

“Cazzo…” sussurrò Ryo per poi uscire a passo veloce dal vicolo. Perché diavolo lo aveva lasciato andare da solo? Era un bambino accidenti. Magari se fosse stato abbastanza veloce lo avrebbe raggiunto e lo avrebbe potuto accompagnare.

Uscito dal vicolo cominciò a guardarsi intorno: Takuya non doveva essere andato lontano.

Un grido lo distolse dai suoi pensieri e gli fece voltare il volto verso verso la sua destra. I suoi occhi si spalancarono quando riconobbe a chi apparteneva quell’urlo: Takuya.

“No…” sussurrò Ryo cominciando a correre verso il punto da cui proveniva l’ulto “No, no, no ,no, no!”. Arrivato vicino ad un incrocio si sporse, e vide qualcosa che gli fece spalancare gli occhi: due uomini uno ai capelli biondi ed uno pelato, entrambi aventi tatuati sulle loro braccia destre dei draghi neri, avevano preso Takuya per le braccia e lo stavano portando verso un furgone nero. Ryo li riconobbe subito: erano due membri della Gang del Dragone Nero una Gang locale conosciuta per rapire bambini senza Quirk, con Quirk deboli o senzatetto per venderli al mercato nero degli schiavi. E ora… stavano rapendo Takuya.

“LASCIATEMI! LASCIATEMI!” Urlava Takuya, scalciando e cercando di liberarsi dalla presa dei due uomini. “Il moccioso urla troppo per i miei gusti” disse il pelato, e il biondo sorrise sinistramente. “Non preoccuparti. Ci penso io a farlo stare zitto”. Con la mano libera, il biondo prese una pistola da dietro di se e colpì Takuya alla testa facendolo svenire. “Ecco fatto. Mettiamolo nel furgone e portiamolo alla base”.

Ryo strinse i pugni, la rabbia che si facevano strada nel suo corpo. Si guardò intorno: dov’erano gli Heroes?! Perché non c’era nessuno qua intorno che potesse fare qualcosa?!

Si guardò le mani. Poteva tentare di aiutare… ma era senza Quirk… come avrebbe potuto salvare Takuya? Scosse la testa. No. Non importava se era senza Quirk! Takuya aveva bisogno di aiuto, e aveva bisogno di aiuto adesso!

Cominciò a correre verso i due uomini che avevano appena messo Takuya nel retro del furgone. “EHI! BASTARDI!” Urlò Ryo attirando l’attenzione dei due criminali. “LASCIATE STARE IL MIO AMICO!” Diede un pugno in faccia al pelato facendolo cadere al suolo. Lo sentì vagamente imprecare ma poco gli fregava. Si lanciò poi contro il biondo, facendo cadere al suolo e cominciò a riempirlo di pugni al volto. 

“Tu piccolo…” tentò di dire il biondo, ma fu interrotto da un ennesimo pugno. Ryo era così preso dal pestaggio che si dimenticò di un particolare: la pistola che il biondo teneva in mano. Fu sul punto di tirargli un altro pugno quando…

*BANG*.

Ryo sussultò.

Sentì un tremendo dolore allo stomaco.

Abbassò lo sguardo tremenda e vide un buco causato da un proiettile e da cui usciva sangue sul suo stomaco. Il biondo gli aveva sparato.

Il criminale gli sparò nuovamente lo stomaco, facendolo cadere al suolo e permettendo al biondo di rialzarsi.

“Piccolo bastardo…” disse quest’ultimo alzandosi. Osservò Ryo che si teneva le ferita da arma da fuoco con entrambe le mani, sporcandole di sangue. “Lo ammetto colpisci duro…” disse il biondo sorridendo in maniera strafottente, per poi puntargli la pistola contro “Ma non avresti dovuto giocare a fare l’eroe!”.

Ryo guardò il biondo con un espressione spaventata… ma passò dalla paura… alla rabbia.

Quelle parole che aveva appena detto… 

“Non avresti dovuto giocare a fare l’eroe!”

Per qualche istante… per qualche secondo… davanti a sé non vide più un criminale della Gang del Dragone Nero… ma Bakugo.

Che lo derideva, lo scherniva, mentre creava piccole esplosione dalle sue mani.

Combattendo il dolore, Ryo colpì le mani del criminale con un calcio e con entrambi i piedi lo colpì allo stomaco, facendolo cadere al suolo dolorante.

Spaventato, confuso e dolorante Ryo si rialzò e fece l’unica cosa che gli venne in mente: correre via.

O almeno ci provò. Il dolore delle ferite allo stomaco non gli permettevano di correre del tutto, e l’unica cosa che riuscì a fare fu zoppicare il più velocemente da lì lasciandosi dietro una linea di sangue che usciva dalle sue ferite.

“Maledetto moccioso del cazzo!” Urlò il biondo rialzandosi insieme al compare “Giuro che se lo trovo lo…” “Non servirà a niente” disse il pelato indicando la striscia di sangue che si trovava al suolo “Lo hai sparato per ben due volte. Morirà dissanguato” “Tch… almeno questa consolazione” brontolò il biondo. “Andiamo ora. Torniamo subito alla base” disse il pelato entrando nel furgone “Abbiamo già fatto abbastanza rumore”. Il biondo entrò a sua volta nel furgone, e partirono immediatamente.

Nel mentre Ryo non stava messo bene. Infatti, pareva che ogni minuto che passasse sentisse le forze che lo abbandonavano. 

Oltre al dolore sentiva anche un immenso senso di colpa… non era riuscito a salvare Takuya. Quel dolce bambino che lo aveva sempre trattato come un amico… era corso via quando aveva più bisogno di lui.

Non poteva andare all’ospedale… era troppo lontano. E non poteva certamente curarsi le ferite da solo. C’era solo una cosa da fare per lui…

Zoppicò verso il cimitero di Jaku City, il posto più vicino che ci fosse. Si sentiva mancare le forze ogni secondo che passava… stava morendo. Non doveva essere un genio per capirlo. Ma se doveva morire… sarebbe morto vicino alle persone che lo avevano amato più di chiunque altro: i suoi genitori.

Appena arrivato al cimitero vi entrò, e cominciò a zoppicare verso un punto che conosceva molto bene, che visitava ogni giorno: il punto in cui furono sepolti i suoi genitori.

Riconobbe le loro lapidi, messe l’una accanto all’altra. Zoppicò verso esse e crollò dinnanzi a loro, i respiro lento e la vista che si annebbiava.

Tolse le mani dalle ferite lasciando che il sangue fluisse fuori da esse.

Inizialmente provò rabbia.. odio… collera… verso Bakugo. Lo aveva visto al posto di quel criminale, ed una rabbia ceca lo aveva preso.

Poi i suoi occhi cominciarono a riempirsi di lacrime.

“Mamma… papà…” sussurrò, stringendo con le mani l’erba sotto di lui “Mi dispiace… mi dispiace tanto… vi ho deluso… volevo essere un eroe, ve lo avevo promesso… ma non ho mantenuto la promessa. Ho fallito pure nel salvare Takuya quando lui aveva più bisogno di me… oddio, mi dispiace, mi dispiace tanto” continuò a piangere, ignorando del tutto il dolore delle ferite. 

Presto… sarebbe tutto finito e avrebbe rivisto i suoi genitori. O così pensava…

Tartarus, ora…

“Pensavo che sarei morto lì” continuò a narrare Ryo, mentre i tre ascoltavano con ognuno delle razioni differenti: Midoriya era scioccato, Bakugo aveva un espressione scura in volto e Naomasa non poteva non guardare con dispiacere il ragazzo dall’altra parte del vetro.

“Avevo già perso molto sangue… e il mondo intorno a me cominciò già a farsi scuro. Quindi sì, pensavo che sarei morto lì…” continuò Ryo “Se non fosse stato per il mio Altro” “Il tuo Altro?” Ripetè Naomasa “Sì detective… il mio Altro. O, come la chiami tu, la ‘cosa nera’” rispose Ryo “Se non fosse stato per lui… sarei morto”.

“Quindi… è così che sei entrato in possesso del tuo… ‘Altro’?” Chiese Midoriya. “Entrato in possesso?” Ripetè Ryo “No Midoriya. Non come sono entrato in possesso di lui. Questo è come l’ho incontrato. Come ci siamo incontrati”.

Cimitero di Jaku City, mesi fa…

Ryo era troppo preso dal dolore delle ferite e dal fatto che iniziava a sentirsi troppo debole, che non si accorse di qualcosa cadere dal cielo.

Era un piccolissimo meteorite, grosso quanto una piccola roccia che atterrò fuori dal cimitero creando un piccolo cratere. Qualcosa cominciò ad uscire dal meteorite, una massa liquida e nera: era il simbionte.

Esso era arrivato su questo pianeta attirato dalla sua forza di gravità. Era fuggito dal suo pianeta essendo un reietto, e aveva viaggiato a lungo nello spazio in cerca di un pianeta in cui poter vivere ed essere qualcosa di più. E la Terra fu il pianeta scelto dal caso in cui atterrò.

Ora aveva bisogno di un ospite… ma dove cercarlo? Intorno non c’era nessuno.

Il simbionte si fermò. Sentiva una presenza lì vicino… ed era molto debole, si faceva sempre più debole. 

Cominciò a strisciare verso il luogo in cui sentiva la presenza e si fermo quando vide un ragazzo dai capelli viola, sdraiato con lo stomaco dinnanzi a due pietre: Ryo Honda.

Il simbionte poteva sentirlo indebolirsi. Doveva essere ferito, spiegando così il sangue che si trovava al suolo e su cui si trovava Ryo.

Doveva aiutarlo… col fondersi con lui. Ryo sarebbe stato il suo ospite, e lui lo avrebbe guarito dalle ferite. Win-win per entrambi insomma.

Il simbionte cominciò a strisciare verso il corpo di Ryo e si attaccò alla sua gamba. E da lì cominciò ad espandersi e a ricoprire il corpo di Ryo, di più, sempre di più.

“C-che cosa…” tentò di dire Ryo. Sentì qualcosa di freddo attaccarsi a lui e cominciare a ricoprirgli il corpo. Che stava succedendo.

Alzò debolmente le sua mano destra per poter vedere cosa stava succedendo e vide una massa nera e liquida.

Ryo fu preso da un sentimento di paura. Volle urlare ma si bloccò… qualunque cosa fosse… sembrava non avesse brutte intenzione. Il suo tocco era freddo, ma allo stesso tempo quasi… gentile? Ryo allora chiuse gli occhi, quando la creatura gli coprì il volto… e poi il buio.

Il simbionte si guardò intorno. Si trovava nella mente di colui che sarebbe stato il suo ospite… o almeno, sperava che sarebbe stato il suo ospite. Doveva prima vedere se lo avrebbe accettato.

Una volta che era entrato in contatto con questo ragazzo, il simbionte conobbe immediatamente il suo nome: Ryo Honda.

Poteva sentire le emozioni di Ryo ed erano… sorprendenti: sentimenti di rabbia, tristezza, odio… ma anche un forte desiderio di fare del bene. Decise di vedere nei ricordi di Ryo… per capire al meglio il motivo di tutte queste emozioni.

Cominciò a girovagare nelle sua mente, nei suoi ricordi… e imparò immediatamente molte cose riguardo questo pianeta e i suoi abitanti, gli umani.

Gli umani, nel corso del tempo, avevano sviluppato delle abilità uniche. Dei veri e porti poteri chiamati Quirk. Solo l’80% degli umani possedeva questi Quirk… e i simbionte, imparò, che Ryo faceva sfortunatamente parte del 20% degli umani che non possedevano alcun Quirk.

Il simbionte cominciò ad andare più a fondo nei ricordi di Ryo. Imparò come in questo mondo ci fossero umani che usavano i loro Quirk per il male definiti Villains, e quelli che invece li usavano per il bene definiti Heroes. Ryo voleva tanto essere un Hero… era sempre stato il suo sogno, imparò il simbionte.

Ma imparò anche che, apparentemente, in questo mondo essere degli Heroes senza Quirk era considerato impossibile. Come mai questa maniera di pensare? Come mai quelli senza Quirk non potevano essere Heroes?

Il simbionte guardò più a fondo nei ricordi di Ryo… e vide una figura che saltava all’occhio e che era sempre presente nei ricordi di Ryo: Katsuki Bakugo.

Qualcuno con un Quirk molto potente… e che Ryo sembrava odiare profondamente. Quindi tutta la rabbia e l’odio che aveva sentito prima erano rivolti a lui? Comiciò a investigare per capirne la ragione… e capì subito quale fosse. Ma oh, non gli piaceva affatto.

Vide Bakugo picchiare e insultare Ryo, chiamarlo un debole e un fallito piche senza Quirk. Sentì tutto il dolore provato da Ryo, tutta la tristezza provata da quegli insulti… tutta la rabbia.

Vide come tutto ciò costrinse i genitori di Ryo a trasferirsi… e vide come ciò finì in tragedia, con la morte dei suoi genitori a causa di un Villain. Ecco da dove veniva tutta questa tristezza.

Vide di come finì in un orfanotrofio dove la gente lo trattava come un reietto, uno scarto della società dato che era senza Quirk.

Vide quei dieci anni in orfanotrofio passare velocemente fino alla sua fuga e di come visse per le strade, di come si fece amico un bambino di nome Takuya… di come si era lanciato al suo salvataggio quando due uomini tentarono di rapirlo… e di come era stato sparato.

Ed ora… era lì… sanguinante e morente dinnanzi alla tomba dei suoi genitori.

Il simbionte capì. Capì cosa provava Ryo. Cosa si provava ad essere dei reietti dalla società, odiati per essere differenti. E comprese l’odio profondo che rio provava verso Bakugo.

Il simbionte aveva sentito tutta la rabbia e l’odio che Ryo prova per questo Bakugo… aveva sentito come Ryo considerava Bakugo responsabile di tutto il male che gli era capitato… e non poteva certo biasimarlo.

Aveva sperimentato ciò che aveva provato finora Ryo… capiva il suo odio verso Bakugo e ora… lo odiava anche lui. Lo odiava per aver fatto soffrire questo ragazzo con dei sogni puri, e lo odiava perché lo ricordava così tanto di come veniva tratta nel suo pianeta natale.

Il simbionte capì che era tempo di fare una chiacchierata con Ryo.. fargli capre chi fosse… e proporgli la sua offerta.

Ryo fino a quel momento aveva fluttuato nel vuoto. Non capiva dov’era o cosa stava succedendo. Era morto?

“No, Ryo Honda… non sei morto” una voce profonda rispose alla sua domanda.

Ryo sussultò. Chi era? Dov’era?

“Sono qui Ryo” ripetè la voce, e dinnanzi a Ryo apparì una massa nera che prese la vaga forma di una testa con due grossi occhi bianchi. Era il simbionte.

Ryo osservò la creatura dinnanzi a sé con occhi sbarrati, e con voce flebile chiese “Chi… chi sei tu?”.

Chi… non cosa. Gl aveva chiesto chi fosse, e non cosa fosse. Il simbionte avrebbe tanto voluto sorridere, ma si trattenne. Doveva avere una conversazione seria con Ryo.

“Non ho un nome ben preciso giovane Ryo. Ma posso dirti che sono un Klyntar” “Un… un Klyntar?” “Una sottospecie di simbionte se preferisci” “Sei… sei un alieno?” “Proprio così Ryo. Sono un alieno e sono arrivato qui sulla Terra neanche cinque minuti fa” “N-non posso crederci… gli alieni esistono…” sussurrò Ryo. “Credevate che gli alieni non esistessero?” “Non avevamo mai avuto prove della loro… della vostra esistenza… perciò no” “Beh, come puoi ben vedere, io sono la prova vivente che gli alieni esistono”.

“Perché… perché sei sulla Terra? È una sottospecie di invasione?” “Nessuna invasione Ryo” scosse la testa il Klyntar “Sono venuto qui da solo” “Come mai?” “Diciamo che… sono molto simile a te Ryo” “Simile a me?” “Sì. Nel mio pianeta ero… un reietto. Come lo sei tu qui” “Un reietto…?” “Sì. Non andrò nei particolari… ma posso dire che io la pensavo differentemente rispetto al mio popolo sull’uso dei nostri ospiti. Il mio popolo considerava gli ospiti come qualcosa da consumere e buttare una volta finito il lavoro. Io… consideravo gli ospiti come alleati, non cose. Persone con cui condividere un legame e scambiare reciproci aiuti”. Il simbionte guardò dritto negli occhi di Ryo “Per questo sono andato via dal mio pianeta. Ero considerato diverso, spazzatura… un debole per il mio modo di pensare” “Un debole” disse Ryo abbassando la testa “Proprio come me” “Tu non sei affatto debole, giovane Ryo” disse il simbionte con fermezza.

“Eh? Come puoi dire ciò?” “Ho visto nei tuoi ricordi quando mi sono fuso con te… ho visto i tuoi ricordi, ho provato e sentito i tuoi sentimenti… tu sei senza Quirk, e stando a ciò che pensa la società di questo mondo tu sei debole. Ma non lo sei. Ho sentito il tuo desiderio di fare del bene, di essere un Hero Ho visto come ti sei gettato in aiuto del bambino chiamato Takuya per salavrlo, nonostante tu fossi da solo e senza Quirk” “Ma… sono scappato dopo esser stato ferito” disse Ryo.

“Avere paura è normalissimo Ryo” rispose il simbionte “Hai avuto paura..,. ma hai dimostrato coraggio, e lo spirito di un vero eroe. Hai dimostrato che hai lo spirito di essere un Hero e fare del bene anche se la società pensa il contrario” Venom strinse gli occhi “Anche se Bakugo pensava il contrario”.

A sentire il nome di Bakugo Ryo strinse i pugni, la rabbia e l’odio che cominciavano a prendere il controllo. “Bakugo…” ringhiò Ryo “Mi ha portato via tutto! Mi ha distrutto la vita! È colpa sua se ho perso i miei genitori! È colpa sua ho passato dieci anni d’inferno in quel maledetto orfanotrofio!” “Lo so bene Ryo” annuì il simbionte “Ho visto tutto. Ho sentito tutto. Quel Bakugo… è marcio. Marcio fino al midollo. Tu vuoi vendicarti di lui, fargliela pagare… beh… col mio aiuto potrai fare questo e di più”.

“Eh?” Chiese Ryo confuso. “Noi Klyntar possiamo fonderci con un ospite e donargli capacità e poteri incredibili, non molto diversi dai Quirk del tuo pianeta. Possiamo donargli grande forza, agilità… e molto di più”. Il Klyntar avvicinò il volto a Ryo “Unisciti a me Ryo… divisi noi due non siamo molto. Ma uniti… possiamo essere di più”.

Ryo guardò il Klyntar intensamente mentre continuava egli a parlare “Entra in simbiosi con me Ryo. E insieme… diventeremo dei grandi eroi!”. Ryo sorrise. “Sì” rispose.

Dei tentacoli cominciarono a spuntare dalla massa del Klyntar e cominciarono ad attaccarsi al corpo di Ryo. 

“Insieme… diventeremo l’eroe più grande che sia mai esistito!” “Sì!” Ripetè Ryo mentre il suo corpo cominciò ad essere avvolto dalla massa nera del simbionte.

“Insieme… potremo avere vendetta contro Bakugo… e fargliela pagare per i suoi crimini!” “Sì!” Urlò Ryo mentre il suo corpo fu totalmente avvolto dal nero del Klyntar.

Nel mondo reale, il simbionte aveva ricoperto il copro di Ryo in un bozzolo nero mentre i due discutevano nella mente di Ryo.

D’un tratto… delle crepe cominciarono a formarsi sul bozzolo… finché non cominciò ad andare in pezzi. E ciò che era uscito dalla simbiosi tra Ryo e il Klyntar uscì dal bozzolo nero.

Una figura nera e muscolosa, alta ben 2 metri e 29, con il corpo nero attraversato da venature bianche, con le dite con artigli affilati, con una bocca irta di denti aguzzi e grossi occhi bianchi sul volto.

La simbiosi era completa.

Ryo Honda era rinato.

Ora c’era solo Venom.

“Noi ci vendicheremo… di Katsuki Bakugo!” Urlò Venom per poi lanciare un ruggito mostruoso verso il cielo notturno.

   
 
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