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Autore: GipsyK    23/05/2021    0 recensioni
La lettura delle ultime volontà di Frigga costringe Loki a ritrovarsi nella stessa stanza di Odin e Thor dopo anni di silenzio dal loro ultimo incontro. La situazione è inevitabilmente destinata a degenerare, soprattutto in seguito alla rivelazione del contenuto imprevedibile del testamento che metterà tutti di fronte alla resa dei conti con vecchi e nuovi conflitti.
Human AU. Thor, Loki e Odin non sono altro che membri di una benestante ma normalissima e disfunzionale famiglia americana.
Rating giallo per la presenza di tematiche quali disturbi mentali e tossicodipendenza, saranno presenti dei trigger warning più specifici all'inizio dei capitoli corrispondenti.
La storia è completa ed è composta da 4 capitoli, ha solo bisogno di una revisione, quindi i prossimi capitoli verranno aggiunti probabilmente a giorni alterni, ma verrà conclusa a breve.
Genere: Angst, Drammatico, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jane Foster, Loki, Odino, Phil Coulson, Thor
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 3

 

 

"Hmmpf… deja vu" disse semplicemente Odin, scendendo di nuovo le scale per accogliere il visitatore. Un lampo di comprensione attraversò il viso di Thor.

"Oh, certo, prego entri pure. Si, mio fratello si trova qui al momento, lei deve essere l'agente di sorveglianza di Loki?" Disse Thor facendosi da parte per far entrare in casa Coulson.

"Esattamente. Sono sollevato, é qualche giorno che cerco di contattare il signor Odinson senza successo. Potrei parlare con lui? Oh, grazie" Rispose Coulson togliendosi la giacca e porgendola alla domestica comparsa alla sua sinistra che la prese con un sorriso gentile.

"In questo momento temo che mio fratello stia riposando, purtroppo uhm… non si sente molto bene."

"Capisco… mi dispiace ma è davvero necessario che io parli con lui." Rispose Coulson con un mezzo sorriso di scuse.

"Ma certo. Thor, va di sopra a chiamare il ragazzo, prego agente mi segua nel salotto. Posso offrirle qualcosa nell'attesa? Agnes preparaci un té per favore." Disse Odin alla donna che ancora teneva il cappotto in mano mentre si avviò facendo strada a Coulson. Agnes annuì dirigendosi verso la cucina.

Thor si lasciò alle spalle le voci di suo padre e dell'agente Coulson e salì la scalinata verso il piano superiore. Arrivato di fronte alla porta della stanza di suo fratello bussò leggermente, girò la maniglia e fece capolino con la testa. La scena che gli si presentò davanti era un immagine estremamente familiare alla quale aveva assistito innumerevoli volte. Loki aveva aperto uno degli scatoloni abbandonati in fondo alla stanza, diversi volumi giacevano sparsi sul pavimento e suo fratello si trovava appollaiato sulla poltrona bianca vicino la finestra con un libro in mano. L' unico segnale del fatto che si fosse reso conto della presenza di Thor fu una veloce occhiata nella sua direzione, per tornare poi subito a concentrarsi sulla sua lettura. Anche a questo gesto aveva assistito più volte di quante ne riuscisse a contare e il pensiero gli fece sorgere un sorriso sulle labbra.

"Cosa stai leggendo?" Chiese entrando nella stanza e avvicinandosi lentamente.

“Ciò che il padre ha taciuto, prende parola nel figlio; e spesso ho trovato che il figlio altro non era, se non il segreto denudato del padre.” lesse Loki con tono assorto.

"Hmm. Appropriato." Rispose Thor aggrottando la fronte e incrociando le braccia al petto. "Solo tu riesci a leggere Nietzsche per diletto" aggiunse poi sorridendo e scuotendo la testa. Loki alzò gli angoli della bocca in un espressione divertita, poi chiuse il libro, spostò le gambe dal bracciolo posando di nuovo i piedi a terra e assunse una posizione più normale per qualcuno che si trova seduto su una poltrona. Poi guardò Thor con le sopracciglia alzate in una muta richiesta di spiegazioni circa la sua presenza nella stanza.

"L'agente Coulson é qui. Ti stava cercando, dice che sono giorni che non riesce a contattarti. Ti vuole parlare." Disse Thor.

Loki assunse un'espressione di sorpresa mista a preoccupazione, come di qualcuno che improvvisamente ricorda qualcosa di importante. "Merda" disse poi semplicemente portando il palmo della mano sulla fronte.

“È venuto da solo?” chiese Loki alzandosi dalla poltrona e uscendo dalla stanza con passi veloci.

“Si. Penso che in questo momento stia in salotto a prendere il tè con papà” rispose Thor seguendolo fuori dalla stanza e giù per le scale dirette al piano terra. Loki si bloccò con il piede a mezz’aria pronto a scendere l’ultimo gradino e si girò guardando il fratello con un sopracciglio alzato. Thor fece spallucce.

“Signor Odinson, eccola qui.” disse Coulson alzandosi dal divano quando vide Loki e Thor entrare nella stanza. “vedo che si sente meglio, sono contento. Immagino che non ci sia bisogno che le dica perché io sia qui, non si è presentato al suo appuntamento al distretto due giorni fa, quando sono andato al suo appartamento non era in casa e il suo datore di lavoro al Follet’s Bookstore dice che ha richiesto due giorni di ferie. In più ha evidentemente lasciato la città visto che si trova qui a Simsbury, lo sa bene che deve informarmi prima di poter fare una qualsiasi delle cose sopracitate. Il signor Borson mi ha spiegato che si trova qui per la lettura del testamento di sua madre, avrebbe potuto facilmente ottenere un permesso vista la situazione, perché non ne ha fatto richiesta? Adesso mi trovo costretto a fare rapporto… così rischia la sua libertà vigilata, lo sa questo?” Disse Coulson con un tono sconfitto e una lieve nota di rimprovero, come se stesse spiegando a un bambino particolarmente capriccioso dove avesse sbagliato. Loki distolse lo sguardo serrando le labbra in un unica linea con un espressione lievemente irritata e colpevole.

“Già, suppongo di si.” rispose semplicemente incrociando le braccia.

“Mi ricordi, agente, come mai il ragazzo si trova in libertà vigilata e non in carcere?” disse Odin con un tono ironicamente curioso. Coulson aggrottò la fronte.

“Uhm, è stato rilasciato per buona condotta, signore”

“Ah, buona condotta” ridacchiò Odin “incredibile”. Coulson alzò le sopracciglia.

“Papà” sibilò Thor in avvertimento, ma non ebbe modo di elaborare perché Coulson si schiarì la voce e tornò a rivolgersi a Loki.

“Ci sarebbe un altro problema più urgente, stamattina il tuo sponsor mi ha informato che hai saltato anche l’incontro di ieri sera. Già questo basterebbe per la revoca della libertà vigilata visto che è condizionata alla sua frequentazione del gruppo di sostegno, ma se mi da la sua autorizzazione per un test delle urine e questo dovesse risultare negativo può stare tranquillo almeno da questo punto di vista.” Coulson porse a Loki un modulo di autorizzazione da firmare e una penna.

Loki sospirò. “Certo” rispose, prendendo il foglio e appoggiandolo sul tavolino da caffè di fronte al divano per firmarlo.

“Oh, non so quanto questo possa effettivamente essere d’aiuto agente, purtroppo mi sono completamente dimenticato di chiudere a chiave l’armadietto delle medicine in bagno” disse Odin con tono ironico mentre sorseggiava il suo tè.

Thor lo guardò incredulo. “Oh mio dio, papà!” borbottò in protesta.

“Thor, lascia stare. Prego agente.” disse Loki sperando che suo fratello non avesse scelto proprio quel momento per cominciare uno dei suoi scontri verbali con Odin. Porse il documento firmato a Coulson.

“Bene, uhm, vogliamo occuparci subito della questione?” disse Coulson prendendo il documento e facendo un cenno del capo verso una busta di plastica trasparente con un contenitore sterile all’interno che aveva tirato fuori dalla tasca della giacca. Loki annuì uscendo dalla stanza incamminandosi lungo il corridoio in direzione del bagno, seguito da Coulson. Una volta arrivato di fronte alla porta giusta si fermò voltandosi e allungò una mano con il palmo aperto verso l’agente.

“Diavolo Loki, si può sapere che ti è saltato in mente?” disse Coulson poggiando il contenitore sterile sulla mano aperta di fronte a lui “senti, ti capisco, la situazione del testamento e tutto il resto, non dev’essere facile. Però ragazzo, dammi retta, non sai quanti ne ho visti che con un passo falso del genere, a prescindere dalle motivazioni, si sono rovinati l’occasione di ricostruirsi una vita. Ma la metà di loro non aveva davvero gli strumenti per fare di meglio suppongo, tu, d’altro canto, sei fin troppo furbo e intelligente per finire di nuovo dentro, giusto?” Coulson si appoggiò allo stipite della porta del bagno mentre guardava Loki aprire la confezione sterile dopo essersi lavato accuratamente le mani.

“Ah, vede agente, sono sempre stato fin troppo intelligente praticamente per tutto, tranne per ciò che riguarda direttamente la mia persona.” rispose Loki. Poi si voltò a guardare l’agente con un sopracciglio alzato. “Uhm… le dispiace?” disse indicando in direzione del corridoio alle spalle di Coulson.

“Oh, ehm, in realtà si. Mi dispiace ma devo assicurarmi che tu non la ehm… sostituisca con qualcos’altro, è la procedura.” Coulson fece spallucce e si grattò la nuca con la mano sinistra. Loki sospirò irritato e si diresse verso il gabinetto. Per fortuna Coulson decise di non peggiorare la situazione tentando di intavolare una conversazione.

Dopo aver chiuso di nuovo il contenitore nella bustina di plastica e aver lavato le mani Loki fece per porgere di nuovo la busta a Coulson ma si bloccò a metà del gesto con un espressione pensierosa sul volto.

“Circa un paio d’ore fa ho preso uno dei miei farmaci antipsicotici. Penso che il principio attivo sia la clorpromazina, crede che potrebbe essere una di quelle sostanze che interferiscono in questi test dando falsi positivi?” disse poi con una punta di nervosismo nella voce.

“Oh, fantastico! Che diavolo ne so, ti sembro un chimico per caso?! Certo non sarebbe la prima volta che sento una storia del genere” Coulson si strofinò gli occhi con la mano destra, frustrato “Beh, oramai c’è poco da fare no? Forza, dammi qua” continuò prendendo la busta con il contenitore dalle mani di Loki.

Camminarono in silenzio percorrendo il tragitto di ritorno, ognuno immerso nei propri pensieri. Loki rifletté vagamente sul fatto che a questo punto la sua intera esistenza poteva essere riassunta dall’enunciato della legge di Murphy mentre attraversava l’ingresso del salotto. Trattenne a stento una risata al pensiero.

A quanto pare il loro ritorno aveva interrotto un accesa discussione fra Odin e Thor perché entrambi smisero di parlare nel momento in cui i due comparvero di nuovo nella stanza e si girarono nella loro direzione con espressioni irritate. Poi Thor si alzò dal divano e si avvicinò a Loki con un foglio in mano.

“Thor, no” abbaiò Odin, ma Thor lo ignorò completamente.

“Loki, tieni. Hai sicuramente il diritto di avere almeno questa.” disse, porgendogli il foglio che teneva in mano. Ma non era un semplice foglio di carta, era una busta da lettere con la firma di Frigga accuratamente sigillata, con le parole per Loki scritte in bella grafia sul retro. Loki la prese deglutendo, esitante, come se all’improvviso dovesse prendere fuoco da sola per autocombustione. Odin sbuffò un verso di disapprovazione dando le spalle alla scena e voltandosi a contemplare il paesaggio nevoso dalla vetrata.

Loki si schiarì la voce e si girò verso Coulson: “Agente, ha bisogno di altro da parte mia?”

“Uhm, no penso di aver finito qui. Domani pomeriggio dovrà venire al distretto per i risultati del test tossicologico, una volta che avremo quelli vedremo come procedere, fino ad allora immagino che sia tutto, posso anche andare.” rispose Coulson.

“Già, ben detto, penso che sia tutto anche per me. Odin, non preoccuparti, i tuoi preziosi documenti del testamento te li lascio molto volentieri. Thor, Jane, arrivederci, non è stato per niente un piacere” disse Loki mettendosi in tasca la lettera e marciando fuori dalla stanza, seguito da Coulson che dopo aver offerto dei saluti più formali ma sicuramente più sinceri lo raggiunse di fronte la porta d’ingresso principale. Anche Thor si affrettò a raggiungere il fratello.

“Loki, aspetta, per favore parliamone un secon-”

“Non c’è più nulla di cui parlare Thor” lo interruppe Loki aprendo il portone, che però fu costretto a richiudere immediatamente e con fatica nonostante l’aiuto di Coulson per evitare l’ingresso del potente vento gelido misto a neve che li aveva investiti improvvisamente.

“Wow, si è decisamente alzata una seria bufera di neve, non scherza qui il meteo. Non credo che riusciremo a tornare alle nostre auto tanto presto” disse Coulson guardando fuori dalla finestra accanto alla porta il paesaggio completamente bianco e i fiocchi di neve che vorticavano impazziti nel cielo.

Dannata legge di Murphy.

 


 

— ♦ —

 

 

Jane camminò in direzione delle scale verso il piano superiore tamponando la macchia di sugo sulla camicetta con un tovagliolo umido. Dopo aver salito un paio di gradini però fu costretta a fermarsi, realizzando all’improvviso che c’era una figura seduta a metà della scalinata che bloccava il passaggio.

“Oh… scusami, non ti avevo visto” disse Jane, imbarazzata. Loki non sembrò riconoscere la presenza della donna se non spostandosi leggermente verso l’estremità del gradino per permetterle di salire le scale, poi tornò a poggiare i gomiti sulle ginocchia e a osservare con aria pensierosa la lettera ancora chiusa che teneva in mano, accarezzando con il pollice la grafia della madre.

“Cancro al seno” mormorò Jane improvvisamente.

Loki alzò lo sguardo, confuso. “Scusami?”

“Mia madre. È morta anni fa, quando ero piccola. Cancro al seno” spiegò Jane, mentre saliva gli ultimi due gradini che la separavano da Loki, sedendosi poi accanto a lui, interpretando probabilmente lo sguardo di comprensione che aveva attraversato l’uomo come un invito a continuare.

“Era una donna incredibile e una madre ancora più incredibile. Veneravo la terra su cui posava i piedi naturalmente, era mia madre e io ero una bambina insicura. Lavorava alla Culver University, nel dipartimento di fisica, dove poi ho studiato anch’io, ed era talmente sicura della parola di una ragazzina di dodici anni che le diceva che anche lei da grande avrebbe spiegato i misteri dell’universo che quando è morta ha lasciato tutte le sue ricerche a me. L’ho amata per questo. L’ho odiata ancora di più per lo stesso motivo. Insomma non è giusto, come si fa a valutare una qualsiasi alternativa di percorso accademico quando la persona che ti ha amato di più al mondo ti lancia un segnale del genere? Non fraintendermi, amo il mio lavoro e ciò che lei mi ha lasciato mi ha permesso di ottenere la borsa di studio da ricercatore a ventiquattro anni, non posso davvero lamentarmi, è tutto ciò che ho sempre desiderato dopotutto. Però non posso evitare di provare una fitta di rabbia nei suoi confronti ogni volta che ci penso, perché insomma, è una sensazione orribile quella di deludere qualcuno che ami, ma deludere qualcuno che hai amato e che non c’è più? Dio, cosa c’è di peggio?” concluse Jane con una mezza risata ironica e un sorriso triste.

Loki imprecò sottovoce, lasciando andare un sospiro che non si era reso conto di trattenere. Si strofinò una mano sul volto poggiando poi il mento sul palmo e tornò a guardare la lettera.

“Non riesco nemmeno ad aprirla. Vuoi sapere cosa c’è di peggio? Le ultime parole che mi ha sentito dire sono state ‘tu non sei mia madre’ ” mormorò deglutendo a vuoto e stringendo le labbra in un unica linea serrata.

“Non importa ciò che troverai scritto all’interno di quella lettera. Potrebbe esserci una spiegazione sul motivo del suo lascito o potrebbe non esserci, comunque non importa, perché non ne hai bisogno. Per decidere come continuare a vivere la tua vita, non ne hai bisogno” disse Jane portando le ginocchia al petto e circondandole con le braccia per evitare di mettere una mano sulla spalla di Loki in un gesto di conforto che sospettava non sarebbe stato gradito “ Tu hai influito su di me come dovevi influire; soltanto devi smettere di considerare come una particolare malvagità da parte mia il fatto che sotto questo influsso io abbia finito per soccombere’ ” aggiunse poi, voltandosi a guardarlo.

Lui restituì lo sguardo con le sopracciglia aggrottate, studiando il volto della donna come se si trattasse di un rompicapo particolarmente complicato.

“Kafka. Sei decisamente troppo perspicace, che ci fai con quell’idiota di mio fratello?”

Jane si lasciò andare a una risata sollevata. “Non sono sempre così sveglia come lascio credere, in più Thor negli ultimi tempi sta imparando a lasciarsi alle spalle il suo alter ego idiota e arrogante” rispose con un sorriso.

“Già, così sembrerebbe. Sto cominciando a capire di chi sia il merito, almeno in parte” disse Loki restituendole un mezzo sorriso e strizzando un occhio.

“Non c’è bisogno, sai” continuò poi, guardandola divertito. All’espressione confusa di lei in una muta richiesta di spiegazioni indicò con un gesto del capo la macchia rossa sulla sua camicetta. “Agnes è perfettamente in grado di gestire la cena in autonomia, è il suo lavoro dopotutto”

“Oh!” esclamò Jane, improvvisamente memore del motivo per il quale si era imbattuta in Loki all’inizio “Mi fa piacere in realtà, la verità è che non sono abituata a questa storia della donna di servizio, così mi sento più a mio agio”

“Ti suggerisco di farlo assolutamente presente durante la cena, possibilmente collegandolo alla tua opinione sul tema del proletariato, muoio dalla voglia di assistere alla reazione di Odin”

Jane rise di nuovo. “A proposito, la cena è quasi pronta, si sono già tutti spostati in sala da pranzo se vuoi raggiungerli. Io devo decisamente cambiarmi prima” disse alzandosi e salendo le scale si diresse verso la camera che avrebbe condiviso con Thor per la notte. Loki si prese un momento per studiare nuovamente la lettera che teneva ancora fra le mani, poi se la mise in tasca e si alzò anche lui.

 

 

— ♦ —

 

 

“Signor Borson la ringrazio ancora per la cena, è tutto buonissimo. Come procede il processo Watson? Ho letto sul Times che l’accusa vi ha messo un po' in difficoltà tirando fuori un testimone che non era stato inserito in lista precedentemente all’udienza” disse Coulson, indubbiamente nel tentativo di rompere il silenzio interrotto solo dal rumore di posate e bicchieri e intavolare una conversazione cortese.

“Ho perso il conto delle volte che ho ripetuto questa frase nel corso della settimana passata, agente: non abbia troppa fiducia in ciò che riportano i giornali. Il mio studio è decisamente preparato nella gestione di testimoni inaspettati-” il discorso evidentemente ben preparato e collaudato di Odin fu interrotto da una sorta di grugnito trattenuto a stento da Loki, impegnato a masticare con la bocca coperta dalla mano che teneva la forchetta e gli occhi fissi sul piatto di fronte a lui.

“-dopotutto nella pratica legale non si tratta di una novità particolare, come i giornalisti in cerca di un taglio sensazionalistico per i propri articoli vogliono far credere, non è la prima volta che succede e non sarà nemmeno l’ultima sicuramente” Odin non aveva ancora finito di pronunciare l’ultima parola che il grugnito di Loki si era trasformato in un’autentica risata.

“Scu-scusatemi” disse Loki fra un tentativo di soffocare la risata e l’altro. Odin lo osservava da sopra il bicchiere che aveva portato alle labbra con crescente irritazione. “Riflettevo solo sull’ironia di una frase simile dal momento che io sono la testimonianza vivente dell’abilità dello studio legale nella gestione di testimoni inaspettati” continuò Loki con un ghigno divertito.

“Che significa?” domandò Thor con le sopracciglia aggrottate guardando il fratello.

“Papino non ti ha raccontato l’avvincente storia della mia adozione? Thor, devi sentirla, sembra uscita dalla penna di Thomas Harris” rispose Loki, con tono ironico e un improvviso guizzo di entusiasmo negli occhi. Ma un lampo di comprensione aveva attraversato invece il volto di Thor e ora era intento a studiarsi le mani con un aria imbarazzata.

“Ragazzo, non mi dirai che sei ancora convinto delle tue assurde teorie? Pensavo avessi compreso oramai che le tue congetture non sono altro che il frutto della paranoia della tua mente instabile” disse Odin con tono falsamente condiscendente.

“Già, ed io pensavo di essere l’unico ad avere l’esclusiva come bugiardo patologico della famiglia” mormorò Loki con un orrendo sorriso che di allegro non aveva nulla.

Coulson fino a quel momento aveva assistito allo scambio di battute alternando lo sguardo da un interlocutore all’altro come se stesse osservando una partita di tennis senza conoscere le regole del gioco. “Uhm, sono confuso…”

Loki si appoggiò allo schienale della sedia accavallando le gambe, poggiò i gomiti sui braccioli e unì le mani di fronte a se incrociando le dita, poi osservò Coulson con attenzione. “Ma certo che è confuso, agente, come potrebbe non esserlo. Lasci pure che le racconti una storia, come ho anticipato è estremamente avvincente, contiene giochi di potere, inganni, manipolazioni e tradimenti. Niente lieto fine, purtroppo, ma come potrebbe volerlo, dopotutto il nostro protagonista decisamente non rientra nell’archetipo dell’eroe. Spero che questo non rappresenti il suo metro di giudizio per una buona storia”

“Loki…” tentò di intervenire Thor, ma il fratello continuò la sua narrazione con tono assorto, alzando la voce

“Prima di tutto l’ambientazione: ci troviamo nel campus dell’università di Yale, New Heaven, Connecticut, durante il rigido autunno di tre anni fa. Il nostro protagonista è un brillante studente del secondo anno della scuola di legge più prestigiosa degli Stati Uniti, pieno di entusiasmo e di voglia di dimostrare di essere in grado un giorno di prendere le redini del famoso studio legale del padre. Naturalmente quindi quando il nostro aspirante avvocato viene a sapere di una posizione aperta per il tirocinio con il suo professore nonché stimato principe del foro Matthew Fremen, si affretta a fare richiesta. Come ho detto in precedenza è uno studente brillante il nostro personaggio principale, la domanda viene perciò prevedibilmente accettata, e fra i vantaggi che si ritrova a ottenere con questa nuova posizione c’è quello di avere accesso all’archivio di documenti e note riguardanti le cause concluse del professor Fremen. Il processo che al tempo occupava il professore riguardava un caso di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, quindi ci può scommettere che il nostro ragazzo, desideroso di dare sin da subito una buona impressione di sé, tuffò il naso in ogni singolo documento presente nell’archivio che anche solo citasse di sfuggita il suddetto reato. Fu proprio il frutto di questa ricerca a portarlo a scoperchiare il vaso di Pandora. Ma a questo punto per comprenderne il contenuto è necessario fare un salto indietro di qualche anno. Corre l’anno 1996-”

“Questa situazione è ridicola, non me ne starò qui ad ascoltare il tuo ennesimo sproloquio studiato per il solo scopo di ottenere i tuoi cinque minuti di gloria!” sbottò Odin interrompendo Loki e alzandosi dalla tavola con l’intenzione di abbandonare la stanza.

“Papà, siediti. Per una volta vorrei ascoltare la versione di Loki dal diretto interessato” disse Thor risoluto, senza staccare gli occhi dal fratello.

Loki parve sinceramente stupito dall’affermazione. Si affrettò a ricomporsi. “Oh, non preoccuparti Thor, se non vuole ascoltare e preferisce andarsene è liberissimo, dopotutto in questo modo non farebbe altro che avvalorare la mia tesi” disse, bevendo qualche sorso di vino e ingoiando con esso anche la piccola ondata di affetto che aveva provato nei confronti del fratello maggiore. Odin dopo un breve momento di frustrata indecisione si sedette di nuovo incrociando le braccia con espressione contrariata.

“Allora, come stavo dicendo corre l’anno 1996, i Pink Floyd entrano a far parte della Hall of Fame, Hillary Clinton fornisce la sua testimonianza riguardo lo scandalo Whitewater, Braveheart di Mel Gibson vince cinque premi oscar e la campagna elettorale del senatore Laufey è al culmine quando il suo nome viene infangato dall’accusa di favoreggiamento e sfruttamento di prostituzione”

“Ah! Ricordo quella storia assurda, il caso Della!” esclamò Coulson all’improvviso, con il braccio destro e il dito indice puntato verso Loki. Egli lo osservò vagamente irritato per l’interruzione, ma divertito per l’entusiasmo.

“Proprio così, la povera Della Volkov, completamente schiacciata in tribunale durante la prima udienza dalla difesa, costituita da un team di avvocati che comprendeva fra gli altri il nostro caro Matthew Fremen… e il qui presente Odin Borson” Loki fece una pausa per versarsi un altro bicchiere di vino e sorseggiarlo un momento, approfittando per studiare la reazione del suo racconto sui presenti. Poi continuò.

“Questa parte del racconto però ruota intorno a un altra ragazza, una prostituta di nome Faurbati, pronta a testimoniare per l’accusa e che sarebbe riuscita dove Della aveva fallito, perché fornita di una prova incontrovertibile del coinvolgimento dell’imputato: la donna aveva un figlio neonato e Laufey era il padre del bambino. Capite bene quale enorme problema rappresentasse per la difesa la sua presenza. Come convincere quindi la donna a non testimoniare? Ma con la leva che smuove e motiva il mondo intero: il denaro. Odin consegnò una discreta somma a Faurbati che sparì poco dopo, la strategia dell’accusa crollò su se stessa a causa della mancanza della testimone chiave, la difesa vinse la causa e dopo qualche mese Laufey divenne finalmente il senatore che noi tutti oggi conosciamo” Ci fu un momento di silenzio mentre i presenti finivano di assimilare le conoscenze appena acquisite sulla vicenda.

“E il bambino? Che fine ha fatto?” Chiese Jane poco dopo. Loki la osservò da sopra le mani giunte con un ghigno soddisfatto, bevve l’ultimo sorso di vino contenuto nel suo bicchiere schioccando la lingua e rispose.

“Ah, è un attenta osservatrice Jane Foster, complimenti. Ebbene, era esattamente questo il contenuto del vaso di Pandora: il destino del piccolo di Faurbati. Il nostro protagonista infatti, scoprì che la sua intera esistenza era una menzogna in una gelida notte di novembre, nella solitudine di un polveroso archivio tra faldoni dimenticati, poiché in uno di essi erano contenuti quattro documenti: l’attestato di nascita del figlio di Faurbati, un test di paternità positivo con il nome di Laufey, un documento di una banca con una transazione monetaria a favore di Faurbati da parte di Odin Borson e i documenti dell’adozione di un bambino firmati dallo stesso uomo. Un bambino nato esattamente nello stesso momento e nello stesso luogo del figlio di Faurbati, un bambino registrato con il nome Loki Odinson”

Loki attese qualche momento prima di alzarsi dalla tavola e dirigersi verso la vetrinetta dei liquori per non disturbare il silenzio che era calato a seguito della conclusione del suo racconto. Una volta di fronte la notevole collezione di superalcolici rifletté per un po' sulla sua scelta, poi tornò a sedersi a tavola con una bottiglia di Macallan e qualche bicchierino.

“Dunque, come vede agente” mormorò poi mentre versava il liquido ambrato in un bicchierino e se lo portava alle labbra, “non c’è da preoccuparsi, effettivamente Odin Borson si occupa con fin troppa dedizione della gestione di testimoni inaspettati” concluse, bevendo il contenuto del bicchierino tutto d’un fiato.

Coulson in verità non sembrava più molto incline a partecipare in qualche modo alla conversazione e si limitò a continuare a fissare Loki con un espressione illeggibile.

“Finito? Ti è bastato oppure vuoi metterti ancora più in imbarazzo continuando questa scenetta di autocommiserazione pateti-”

“È la verità?” Thor interruppe le parole di Odin con voce incerta spostando lo sguardo dai ricami della tovaglia che aveva preso a osservare con aria assente da un po' verso il suo viso “Papà, è… questa è… insomma, dopo l’incidente mi avevi spiegato che Loki è stato adottato ma… figlio biologico del senatore Laufey?” continuò con un tono incredulo e un sottotono di rabbia repressa.

“Oh Thor, per favore, tutto ciò è assolutamente ridicolo…” provò a rispondere Odin ma venne nuovamente interrotto, stavolta da Loki

“Ridicolo? sai che cos’è ridicolo? La tua empatia e la tua incredibile abilità genitoriale nei miei confronti sinceramente. Perché non racconti a Thor cosa mi hai detto quando sono corso da te dopo aver trovato i documenti in cerca di una spiegazione e possibilmente di una rassicurazione?” sputò con una rabbia crescente versandosi dell’altro whisky nel bicchiere e centrandolo solo per metà.

“Oh, questa è la ciliegina sulla torta di tutta questa vicenda, è esilarante ve l’assicuro, pronti?” continuò Loki ridacchiando, senza aspettare una risposta da parte di Odin, rivolto invece verso il resto dei commensali buttando di nuovo giù il contenuto del bicchiere in un sorso solo con un sinistro scintillio negli occhi.

“Loki… sei ubriaco, forse dovremmo continuare in un altro momento…” intervenne Thor guardando il fratello con preoccupazione.

“Certo che sono ubriaco, Thor, in quale altro stato dovrei riuscire ad affrontare questa conversazione?” disse Loki irritato, ignorando poi il suggerimento del fratello.

“Gli mostrai i documenti e gli chiesi chi fossi. Lui rispose semplicemente ‘mio figlio’. Capite bene che non mi bastò, non poteva essere una risposta sufficiente, alla luce dei fatti appena scoperti non ebbe che il sapore di una bugia. Poi confermò il mio timore più grande, che non ero sangue del suo sangue ma mi aveva adottato e che ero il figlio illegittimo di Laufey. Al che gli chiesi… dovevo sapere, gli chiesi per quale motivo mi avesse preso, insomma mamma da che ho memoria continuava a ripetere a me e Thor come un mantra che c’è un motivo dietro ogni decisione di Odin, perciò anche questa non poteva essere casuale, perché proprio io? E lui disse… disse che sapeva che Laufey sarebbe diventato senatore e che sperava che un giorno io sarei potuto diventare un importante fattore di influenza nei suoi confronti. Praticamente ammise che per lui non ho rappresentato altro che una pedina politica, ovviamente ha tentato di giustificarsi dicendo che oramai quelle motivazioni non avevano più significato, ma andiamo, come potevo veramente fidarmi ancora della sua parola? Ed ecco che arriva il clou: proprio in quel momento squilla il telefono dell’ufficio, eravamo nel suo ufficio allo studio legale, e lui risponde e quando tento di dirgli che è ridicolo, che non può pensare di concludere così la sua spiegazione, che stavamo parlando, lui mette una mano sulla cornetta del telefono, mi guarda e mi dice… diglielo tu, che cosa mi hai detto Odin” disse Loki con tono glaciale guardando l’uomo.

Odin si limitò a restituire lo sguardo con un'espressione indecifrabile e le braccia incrociate.

Diglielo!” esclamò Loki con un urlo disperato che racchiudeva la rabbia, la frustrazione, il dolore accumulato in quegli anni.

“Ho detto: ‘no, Loki’ ” rispose Odin, poco più di un sussurro con un aria stupita e lievemente colpevole.

“ ‘no, Loki’ ” ripeté lui con un verso a metà fra una risata e un singhiozzo trattenuto “dopo tutti quegli anni, i sacrifici, le decisioni e i gesti per cercare di ottenere anche solo una briciola della stima e dell’affetto che dimostrava così gratuitamente a Thor. ‘no, Loki’ ” la sua risata morì pian piano. “Ed è lì che ho realizzato, in quell’esatto istante, subito dopo quelle due parole, che non ero più suo figlio. Forse non lo ero mai stato”

“Ti sbagli, ragazzino petulante e lamentoso! Tu eri mio figlio, fino a che non hai imboccato la strada dell’autodistruzione trascinando Frigga nel baratro insieme a te come un bambino bisognoso di attenzioni, è questo che ti ha reso indegno” obiettò Odin

“Io ero la tua delusione, lo sono sempre stato. La tua concezione di ‘degno’ muta in continuazione e non ha mai incluso me”

“Ed è proprio questo che ti rende debole-”

“Oh wow, ok, debole?” interruppe all’improvviso Coulson "con tutto il rispetto signore, ma da quando è considerato debole un ragazzo che desidera una manifestazione di rispetto e approvazione nei suoi confronti da parte di un genitore?"

“Agente, con tutto il rispetto, si sta immischiando in affari che non la riguardano e che non può comprendere” rispose secco Odin

“Oh mi creda, mio malgrado sono decisamente un esperto sull’argomento ‘padri di merda’ ” borbottò Coulson senza guardare Odin, versandosi anche lui un bicchiere di whisky.

“Moderi il linguaggio, agente, le ricordo che in questo momento sta rappresentando il corpo di polizia di East Hartford e non mi piace per niente essere insultato in casa mia, durante una cena alla mia tavola”

Coulson si alzò, tolse il distintivo dalla cintura e lo posò sul tavolo, poi tirò fuori la pistola d’ordinanza dalla fondina, estrasse il caricatore e mise entrambi sul tavolo di fronte a sé vicino al distintivo. “Adesso non rappresento nessuno se non me stesso, Phil Coulson, e devo ripeterlo signore, wow. Scommetto che se facessimo un piccolo sondaggio scopriremmo che Thor e Loki hanno ricordi della loro infanzia molto contrastanti per quanto riguarda lei come figura paterna; non è ironico che lei abbia palesemente sfavorito il figlio che ha scelto? Insomma se si fosse trattato di Thor avrei potuto comprendere meglio, è nato da lei e da sua moglie, non aveva scelta a riguardo, ma ha deciso lei di prendere Loki e poi cos’è successo? Ha pensato che non avesse più valore per lei una volta che Laufey ha concluso la carica di senatore? Oppure dal momento in cui il ragazzo ha cominciato a fare domande più che legittime?”

“Glielo ripeto, stia attento Coulson, nessuno può immaginare il valore che il ragazzo ha avuto nella mia vita fino a che quel piccolo ingrato parassita non ha deciso di rovinarmela!”

“Io si” disse improvvisamente Loki, “e non ho bisogno di immaginarlo, lo so con estrema certezza: cinquantamila dollari, con tanto di ricevuta” concluse ridacchiando. Odin sembrava assolutamente furioso.

“Avevamo il diritto di sapere” disse Thor con voce distante e ferita, squadrando Odin.

“Già, finalmente dici qualcosa di sensato Thor, anche se banale. Avevamo il diritto di sapere. Diamine, se non altro lo avevo io, era un mio diritto fin dalla nascita essere a conoscenza delle mie origini!” rispose Loki stringendo un pugno sotto al tavolo e piantandosi le unghie nel palmo della mano per tentare di scaricare la tensione da qualche parte.

“l’unico diritto che possedevi alla nascita era la morte!” sputò Odin.

Loki aveva la faccia di qualcuno che ha appena ricevuto un gancio destro, gli enormi occhi verdi sembravano ancora più grandi e le sopracciglia unite a formare un angolo acuto, con il vertice al centro della fronte. “Co-cosa?” riuscì a balbettare infine, con una debole vocina insicura.

“Quando Laufey ha scoperto che Faurbati aveva partorito suo figlio voleva farvi fuori a tutti e due e non solo per il pericolo che rappresentavate per l’esito del processo: provava un disgusto e un odio viscerali all’idea di aver dato vita a un cucciolo bastardo con una puttana, parole sue. Era convinto che avere figli bastardi non porta mai a nulla di buono e sinceramente mi rincresce avergli dovuto dare ragione alla fine” disse Odin, senza distogliere lo sguardo da Loki nemmeno per un secondo, con un ghigno crudele stampato sul volto.

Avevano tutti concentrato l’attenzione sul singhiozzo strozzato che si era lasciato sfuggire Loki e sulla sua espressione emotivamente distrutta, con la bocca semi aperta, il colorito più pallido del solito e un unica lacrima che scendeva indisturbata dall’occhio sinistro verso il mento; perciò nessuno si accorse in tempo, nemmeno Odin, che Thor si era alzato dalla sua sedia con tanta foga da farla cadere all’indietro e con un grugnito di rabbia animalesca si era avventato sul padre con il pugno alzato.

Le nocche della mano sinistra di Thor incontrarono lo zigomo destro di Odin che si piegò su se stesso portandosi la mano sulla guancia con un verso di dolore, Jane e Coulson si alzarono nello stesso istante raggiungendo Thor e tentarono di allontanarlo da Odin, che nel frattempo si era rialzato e con una mano ancora premuta sul lato della faccia aveva preso ad urlare rimproveri rabbiosi e increduli al figlio maggiore.

Loki, destatosi a quel punto dalla sorta di stato catatonico in cui era caduto, approfittò del trambusto per uscire indisturbato dalla stanza, silenziosamente. Attraversò il corridoio e chiudendosi in bagno vomitò con sommo dispiacere e disgusto i circa cento dollari di Macallan invecchiato venticinque anni giù nel gabinetto.

 

 

— ♦ —

 

 

Loki, incuriosito, osservò dalla finestra Coulson uscire sul terrazzo adiacente con una coperta di pile sulle spalle. La penombra che avvolgeva la figura dell’uomo fu illuminata brevemente da scintille intermittenti provenienti da un accendino che l’agente stava tentando di far funzionare senza successo. Loki lo vide agitare l’oggetto con crescente frustrazione a ogni nuova scintilla che non dava purtroppo origine a una fiamma che durasse abbastanza da permettergli di accendere la sigaretta che teneva fra le labbra.

Prendendo anche lui una coperta se la avvolse sulle spalle prima di aprire la porta finestra e raggiungere Coulson, porgendogli un secondo accendino che l’uomo prese ringraziando e restituì dopo aver acceso la sigaretta. Poi l’agente tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un pacchetto di Malboro e ne offrì una al ragazzo accanto a lui, che accettò ringraziando. Rimasero a fumare in silenzio osservando il paesaggio nevoso illuminato dalla luna. La tempesta sembrava finalmente essersi placata.

“Sai, stasera non è stata la prima volta che ho incontrato Odin” disse Coulson all’improvviso, continuando ad osservare i fiocchi di neve posarsi lentamente a terra.

“Qualche volta mi è capitato di vederlo al distretto parlare con il capitano. Quando mi hanno assegnato te e ho letto il tuo fascicolo sono rimasto stupito di scoprire che eri il figlio minore di Borson, non sapevo nemmeno che avesse un altro figlio, al distretto da quel poco che aveva menzionato sulla sua vita privata si erano fatti tutti l’idea che avesse una figlia oltre a Thor”

Coulson vide Loki aggrottare la fronte per un secondo, poi un sorriso di triste comprensione attraversò il suo volto “mmhh. Già, eccomi qui. La debole femminuccia che corre a piangere dalla mamma ogni volta che qualcosa non va”

Coulson rimpianse improvvisamente di aver aperto bocca. “Oh… capisco. Beh, non mentivo prima quando ho detto di far parte purtroppo del club esclusivo dei figli con i padri di merda, quindi probabilmente so una cosetta o due su come tu possa sentirti adesso. Se non altro il tuo vecchio ha finalmente vuotato il sacco”

Loki fece spallucce. “Ricordi cosa diceva mia madre? C’è sempre uno scopo dietro ogni azione di Odin. Quell’uomo non mi ha mai offerto la verità a meno che non fosse il modo più semplice per ferirmi”

Coulson strinse la mascella e sputò fuori con forza il fumo inalato dal suo ultimo tiro, prima di far volare il mozzicone della sigaretta oltre il muretto del terrazzo con un veloce colpetto delle dita.

“Odin avrà anche voluto ferirti, ma sta a te decidere se ci è riuscito oppure no. Questo è quello che ho capito dopo anni di rapporto col mio vecchio, sono molto più sereno adesso” rispose l’agente stringendo brevemente la spalla di Loki e voltandosi per rientrare in casa.

“Oh, quasi dimenticavo, tieni” disse poi fermandosi prima di aprire la porta finestra e allungando una busta verso Loki. Lui fece qualche passo per raggiungere l’uomo e la prese, conteneva un altro contenitore sterile vuoto. Loki lo guardò con un sopracciglio alzato

“Direi che dopo 8 ore sei decisamente fuori pericolo per falsi positivi. Riportamelo pieno prima che vada via” spiegò Coulson. Loki annuì offrendo un piccolo sorriso, poi guardò l’agente sparire oltre i vetri della porta finestra appannati dalla condensa.



Note: Capitolo un pò più lungo, spero che nessuno si lamenti ;) il prossimo sarà l'ultimo e decisamente più corto, è una sorta di conclusione/epilogo.
la citazione di Nietzsche viene da "Umano, troppo umano" mentre quella di Kafka da "Lettera al padre".
Per quanto riguarda il farmaco di Loki e il test antidroga come al solito ho tentato di documentarmi al meglio sulle procedure e sulle possibili interazioni che possono dare falsi positivi, questo è una delle mie fonti per gli interessati:
https://www.salutedintorni.it/farmaci-e-farmaci-cosa-puo-causare-un-test-antidroga-falso-positivo/

Per quanto riguarda i genitori e il passato di Jane e Coulson mi sono palesemente presa delle libertà, adattando alcuni aspetti per la trama della mia storia o inventandolo di sana pianta nel caso di Coulson, visto che su wikifandom dove mi sono informata non si parla quasi per niente dei suoi genitori. Sorry Coulson, non sembra che tuo padre fosse un pessimo genitore, ma non ho trovato nemmeno fonti che lo negano perciò diciamo che per stavolta è così :)

Al prossimo capitolo,
GipsyK

  
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