Film > Thor
Segui la storia  |       
Autore: GipsyK    21/05/2021    0 recensioni
La lettura delle ultime volontà di Frigga costringe Loki a ritrovarsi nella stessa stanza di Odin e Thor dopo anni di silenzio dal loro ultimo incontro. La situazione è inevitabilmente destinata a degenerare, soprattutto in seguito alla rivelazione del contenuto imprevedibile del testamento che metterà tutti di fronte alla resa dei conti con vecchi e nuovi conflitti.
Human AU. Thor, Loki e Odin non sono altro che membri di una benestante ma normalissima e disfunzionale famiglia americana.
Rating giallo per la presenza di tematiche quali disturbi mentali e tossicodipendenza, saranno presenti dei trigger warning più specifici all'inizio dei capitoli corrispondenti.
La storia è completa ed è composta da 4 capitoli, ha solo bisogno di una revisione, quindi i prossimi capitoli verranno aggiunti probabilmente a giorni alterni, ma verrà conclusa a breve.
Genere: Angst, Drammatico, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jane Foster, Loki, Odino, Phil Coulson, Thor
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Attenzione!! Trigger Warning: il capitolo contiene una descrizione esplicita di un episodio psicotico e un attacco di panico raccontata dal punto di vista della vittima con pensieri negativi di odio verso se stessi. Vi prego di non leggere se pensate che vi possa creare problemi, la salute mentale viene prima di tutto! Se c'è qualcuno che non se la sente di leggere ma vorrebbe comunque seguire la storia me lo faccia sapere in una recensione o messaggio privato, così provvederò a inserire un piccolo riassunto all'inizio del prossimo capitolo. Stay safe!


 

Capitolo 2

 

 

Loki parcheggiò la vecchia Ford del ‘96 color petrolio sul lato destro del vialetto, tirò il freno a mano, e osservò dal finestrino la casa in cui era cresciuto. La radio stava riproducendo una playlist di musica folk e delicati fiocchi di neve avevano iniziato a posarsi sul parabrezza. Loki strinse le mani sul volante, le nocche bianche e le dita rosse per il freddo e fece una serie di respiri profondi, producendo piccole nuvolette di vapore che salirono ad appannare i vetri. Quando Cat Stevens iniziò a suonare father and son interrompendo il fiume di pensieri e ricordi che lo aveva portato ad isolarsi per un momento all’interno della sua mente, Loki guardò la radio con odio, come se l’apparecchio lo avesse tradito e insultato. Girò la chiave spegnendo il motore, uscì dall’auto e chiuse la portiera con un po' troppo entusiasmo.

Si avviò lungo il vialetto che conduceva alla sua vecchia casa con passi veloci, il bavero del cappotto alzato, le spalle contratte e le mani nelle tasche per proteggersi dal vento gelido. Quando giunse sul portico di fronte alla porta d’ingresso sistemò la postura, inspirando per aprire le spalle e inclinando leggermente la testa prima da un lato, poi dall’altro per rilassare i muscoli del collo, tolse le mani dalle tasche agitandole un momento ai lati del corpo per aiutare la circolazione e scaricare un po' della tensione, poi si concesse un ultimo respiro profondo e suonò il campanello.

La porta fu aperta poco dopo da una piccola donna di mezza età, i capelli grigi raccolti in una cipolla sulla nuca e un sorriso dolce stampato sul viso. Evidentemente Odin aveva assunto una nuova domestica.

 

“Ah, buonasera, lei dev’essere il signor Loki Odinson, prego entri, si gela qui fuori.” Disse la donna facendosi da parte per far passare Loki e chiudendo poi la porta alle loro spalle.

 

“Dia pure a me il cappotto, il signor Borson e gli altri ospiti la stanno attendendo nello studio.” Loki porse il cappotto e il cappello di lana alla donna con un mezzo sorriso teso e un cenno del capo in ringraziamento, passandosi le mani fra i capelli per sistemarli. Sperò che bastasse, all’improvviso gli si era chiusa la gola e non si fidava abbastanza della sua voce. La donna gli regalò un altro sorriso incoraggiante e indicò il corridoio con un gesto della mano prima di allontanarsi e sparire dietro una porta nella direzione opposta.

 

Loki percorse il corridoio avvicinandosi all’ultima porta in fondo con passi misurati, lo sguardo fisso sull’obiettivo per ignorare i fantasmi di una vita passata che lo osservavano con espressioni falsamente felici dalle piccole cornici rettangolari appese alle pareti. Una volta giunto a destinazione riuscì a udire più chiaramente il vociare ovattato all’interno dello studio.

 

-assolutamente non necessario.”

Certo che è necessario papà. Lo aspetteremo. Arriverà a breve ormai, avrebbe dovuto già essere qui.”

Esatto Thor, è proprio questo il problema. Non verrà, tu sei il solito illuso e noi altri avremo tutti perso tempo prezioso.”

Perché nell’attesa non chiediamo ad Agnes se ci prepara un tè?”

 

Loki aveva allungato una mano per bussare e annunciare la sua presenza quando la porta si aprì dall’interno e si trovò faccia a faccia con Rivera. L’uomo, che evidentemente non si era aspettato di trovare qualcuno dall’altra parte, fece un passo indietro dallo spavento e per un attimo calò il silenzio, gli occhi di tutti fissi su Loki che era rimasto stupidamente bloccato con il pugno a mezz’aria.

 

“Sorpresa!” esclamò Loki con tono cantilenante, come se all’interno della stanza ci fossero un gruppo di bimbi dell’asilo e lui fosse l’animatore della festicciola giunto per intrattenerli. Fece qualche passo in avanti per entrare nello studio, Thor lo guardò con un espressione di rimprovero lievemente divertita, Odin fece un verso scocciato alzando gli occhi al cielo.

“Signor Odinson, buonasera, finalmente la conosco, Andrew Brooks, il notaio di sua madre Frigga.” Disse un grasso ometto dai baffi scuri e pochi capelli, alzandosi dalla sua sedia e porgendo una mano al nuovo arrivato. Loki la strinse. “Buonasera. La prego, mi chiami pure Loki.” poi guardò a turno il resto dei presenti.

 

“Odin. Rivera.” disse semplicemente come forma di saluto verso i due uomini. Il primo si limitò a squadrarlo con un espressione dura emettendo una specie di grugnito, il secondo fece un sorriso tirato e alzò le dita della mano destra che teneva poggiata sul suo ginocchio.

“Thor.” disse poi girandosi a salutare l’uomo alla sua sinistra.

“Buonasera fratello. Vieni, siediti qui. Questa è Jane, la mia compagna.” rispose Thor facendo un gesto prima in direzione della sedia vicino a lui e poi verso la donna che gli era seduta accanto, la mano sinistra posata dietro le sue piccole spalle.

“Ciao Loki, sono Jane Foster. Molto piacere, ho sentito tanto parlare di te.” Disse Jane con un gran sorriso mentre gli tendeva una mano, indubbiamente in un tentativo di essere cortese. Loki si accomodò e si sporse poi leggermente in avanti per ricambiare la forma di saluto offerta dalla donna.

“Il piacere è tutto mio, Jane Foster. Purtroppo io non posso dire lo stesso.” rispose lui con un ghigno ironico. Il sorriso sparì dalle labbra di Jane tanto in fretta quanto era comparso e un leggero rossore d’imbarazzo le tinse le guance.

 

“Bene, se abbiamo finito con i saluti e le presentazioni direi che possiamo iniziare” disse Odin accavallando le gambe e incrociando le braccia, guardando Brooks.

 

“Certo. Vorrei iniziare ringraziando tutti voi per esservi riuniti qui stasera, anche se considerando l’obbligo legale probabilmente avrete pensato di avere ben poche opzioni a riguardo” disse Brooks ridacchiando mentre tirava fuori dalla sua borsa alcuni documenti e li posizionava sulla scrivania di fronte a sé. Loki alzò le sopracciglia, si appoggiò allo schienale della sedia e incrociò le braccia al petto.

“Comunque, sono sollevato che siate qui presenti visto che forse non tutti sono a conoscenza del fatto che Frigga decise di modificare il proprio testamento qualche settimana prima della sua morte, chiedendomi inoltre di non sottoporlo all’autentica se non dopo la sua dipartita.” continuò Brooks.

 

Loki aggrottò la fronte e guardandosi intorno vide lo specchio della sua espressione stampato sul volto di tutti i presenti ad esclusione del notaio. Evidentemente il fatto che non tutti fossero già a conoscenza di ciò che Brooks aveva appena rivelato era un eufemismo. Odin si era scambiato un occhiata confusa con Rivera e ora fissava teso i documenti in mano all’uomo seduto accanto a lui.

 

“I beni di Frigga consistono in una villa a Malibù, California, del valore di 1,5 milioni di dollari; 2 milioni di dollari suddivisi in diversi conti bancari e ovviamente il 50 percento delle quote dello studio legale Borson Law” mentre parlava e passava in rassegna i documenti corrispondenti Brooks guardò Odin in cerca di conferma e l’uomo annuì più volte grattando distrattamente con la mano destra la barba bianca.

“Bene, possiamo quindi passare al testamento.” continuò il notaio prendendo una busta chiusa che si apprestò ad aprire con un tagliacarte. Prima di iniziare a leggere il documento si schiarì la voce.

 

“Io, Frigga Fjörgynsdottir-Borson, residente nella città di Simsbury nella contea di Hartford, stato del Connecticut, nel pieno delle mie facoltà mentali, non agendo dietro alcuna costrizione o influenza e con la consapevolezza della natura e dell’estensione di tutte le mie proprietà e di questa disposizione, con la presente dichiaro pubblicamente questo documento come mie Ultime Volontà e Testamento e revoco ogni mia volontà o dichiarazione fornita da me in precedenza.

Lascio in eredità tutte le mie proprietà, sia fisiche che personali, dovunque esse dovessero essere situate, al signor Loki Odinson, residente nella città di East Hartford nella contea di Hartford, stato del Connecticut.

Nomino inoltre come unico beneficiario delle quote societarie in mio possesso dello studio legale Borson Law il signor Loki Odinson, residente nella città di East Hartford nella contea di Hartford, stato del Connecticut.”

 

Nello studio calò un silenzio assordante. Brooks ripiegò con cura il documento, lo posò sulla scrivania e alzò lo sguardo osservando il suo pubblico. Odin e Rivera sembrava che fossero stati colpiti da un gancio destro in pieno volto, Thor fissava la parete di fronte a se con un espressione confusa e ferita, mentre Jane gli stringeva una spalla e lo osservava preoccupata. Loki, più pallido che mai, aveva ancora lo sguardo puntato su Brooks, gli occhi verdi spalancati, le sopracciglia aggrottate, continuava a deglutire a vuoto e sembrava fosse sul punto di vomitare o svenire. Fu Odin a rompere il silenzio.

 

“Sta scherzando” sputò, agguantando con un pugno il documento di fronte a Brooks e rileggendolo fra sé, ignorando Rivera che tentava di sbirciare da sopra la sua spalla.

Che cosa hai fatto” sibilò Odin puntando gli occhi su Loki, le narici dilatate dalla rabbia e le mani che stringevano talmente tanto il foglio di carta da farlo tremare. Loki non riuscì a evitare di sussultare udendo il tono trasudante l’ira trattenuta a stento e puntò gli occhi su Odin.

“Co-” tentò di rispondere, ma gli uscì poco più di un rantolo, quindi si schiarì la voce e riprovò: “Cosa?”

“So per certo che sei mesi fa non erano queste le ultime volontà di mia moglie, nessuno sano di mente fra i nostri consulenti le avrebbe potuto suggerire una soluzione simile. Perciò ti ripeto la domanda, quale favoletta hai rifilato a Frigga perché ti nominasse suo unico erede, piccolo viscido ragazzino disonesto?” disse Odin posando il testamento e stringendo i braccioli della sedia mentre raddrizzava lentamente il busto.

 

“Disonesto” rispose Loki con un verso ironico “da che pulpito. Non le ho raccontato nulla. Non ho scambiato una sola parola con mia madre in più di due anni, non dalla notte dell’incidente, da quando tu mi hai raggiunto in ospedale e mentre mi trovavo lì, legato al letto e semi cosciente, mi hai urlato in faccia di lasciarla in pace, di non importunare più la tua famiglia, a meno che non avessi voluto passare il resto dei miei giorni rinchiuso a marcire in un manicomio criminale.” tentò di nascondere il tremore delle mani che teneva in grembo spostandole sulle ginocchia e stringendo le dita in una morsa ferrea, sentiva il battito del cuore accelerare esponenzialmente, l’adrenalina scorrere nelle vene e un fastidioso ronzio nelle orecchie. Odin se possibile sembrava ancora più alterato.

 

“Frigga aveva un debole per te ed è sempre stata troppo indulgente nei tuoi confronti, pronta a perdonare qualsiasi tuo capriccio e accogliere qualunque assurda versione della realtà tu le fornissi come giustificazione quando correvi a piangere da mammina. Proprio non potevi fare a meno di aggirarla un’ultima volta, di distruggere di nuovo l’equilibrio di questa famiglia.”

 

Mentre Loki inspirava profondamente per tentare di riacquistare una cadenza respiratoria normale e apriva la bocca per ribattere, Brooks evidentemente decise che fosse il caso di intervenire per calmare le acque.

“Ok, facciamo un passo indietro, io sono qui apposta per chiarire eventuali dubbi dopotutto. Signor Borson, le assicuro che Frigga era nel pieno delle sue facoltà mentali e assolutamente sicura della sua scelta quando mi ha contattato per la modifica, altrimenti mi sarei personalmente rifiutato di accettare il documento, come suo notaio ma soprattutto come suo amico. Spero che questo sia chiaro. Ora, se non avete necessità di ulteriori delucidazioni da parte mia, ho solamente bisogno di una firma da parte del beneficiario, poi posso lasciarvi a godere del resto della vostra serata.” disse l’uomo prendendo fra le mani l’ultimo documento che aveva precedentemente disposto sulla scrivania di fronte a sé e facendo per porgerlo a Loki insieme a una penna. Odin fu più veloce.

“Qua nessuno firma niente, men che meno quello là” disse, strappando dalle mani di Brooks il documento e puntando un dito accusatorio verso Loki.

“Papà, credimi, sono stupito quanto te, ma forse questo non è né il momento né il luogo per discutere, possiamo far esaminare la questione dai civilisti in ufficio nei prossimi giorni, con calma, così il signor Brooks e il signor Rivera possono sperare di tornare a casa per cena.” e non dover rimanere qui ad ascoltare l’ennesima scenata della nostra famiglia disfunzionale, questo era il concetto sottinteso nelle parole di Thor.

“Tuo figlio non ha tutti i torti Borson, direi di chiedere al signor Brooks se ci può concedere qualche giorno e una copia di tutti i documenti, possiamo discuterne lunedì con Walker e Carter, non c’è nessuno più qualificato di loro per risolvere un problema del genere” aggiunse Rivera avendo probabilmente compreso le intenzioni di Thor. Odin non parve coglierle invece, perché decise di ignorare entrambi.

 

“Non c’è nessuna questione da esaminare, nessun problema da risolvere visto che il ragazzo non firmerà, non finché io sono in vita. Mi hai sentito, ragazzino? Non riuscirai a entrare in possesso nemmeno di un maledetto fazzoletto usato appartenuto a Frigga, fosse l’ultima cosa che faccio e di sicuro non permetterò mai che un avanzo di galera tossico e schizzato sia comproprietario della mia società.” disse l’uomo alzandosi dalla sedia, con la mano destra stretta in un pugno chiuso al suo fianco e la sinistra con il dito indice puntato in direzione del soggetto del suo discorso.

 

Ha ragione, pensò Loki, sei solo un tossico schizzato, non meriti nulla, non hai valore per nessuno, dovevi rimanere a marcire in cella, inutile ragazzino, sei solamente un peso…

 

No, non era la familiare voce del suo io interiore che sentiva in quel momento, era il maledetto ronzio nelle orecchie che ora era mutato in una voce chiaramente udibile, da lui soltanto, si intende. Strizzò gli occhi e scosse la testa per un momento, tentando di ignorarla, poi si alzò anche lui per rivolgersi a Odin.

“Stai dando per scontato che io voglia firmare, che desideri effettivamente le responsabilità che mamma ha gentilmente deciso di regalarmi senza alcun preavviso, nel peggior momento possibile della mia vita-”

 

...Non è quello che desideri, davvero? Ma dai, chi vuoi prendere in giro...

 

“-Pensi che non mi renda conto di essere un ex detenuto in libertà vigilata, un tossicodipendente in riabilitazione, un paziente psichiatrico in terapia?-”

 

...Criminale, tossico, schizzato…

 

“-N-Non” Loki sospirò frustrato abbassando lo sguardo, una mano sul fianco e l’altra fra i capelli a massaggiarsi la nuca nel tentativo di abbassare per lo meno il volume di quella molesta voce estranea che gli stava impedendo di concentrarsi sulle sue di parole “Non ho alcuna aspirazione a possedere il tuo studio legale, nemmeno per metà, non più oramai. Ho smesso da tempo di cercare di ottenere da te una qualsiasi forma di riconoscimento o approvazione-”

 

Perchè? Bugia, è una bugia, quanto sei patetico…

 

“-Forse mamma aveva un motivo, uno scopo che non riesco davvero a immaginare per questa decisione, quello che so per certo è che nulla di tutto ciò è frutto di un mio disegno, non ho fatto niente perché non voglio niente.”

 

Non hai fatto niente?” ringhiò Odin, la rabbia oramai sostituita da un profondo disprezzo “Che vuoi dire, che Frigga non è dovuta correre in ospedale, nel cuore della notte, perché avevi deciso che fosse una buona idea spararti in vena chissà quale merda in uno stato mentale già decisamente alterato?-”

 

...ti odia, tutti ti odiano, non vedi come ti guardano? Ti stanno fissando tutti, sei ridicolo…

 

“-che non sei stato tu a insistere di essere in grado di guidare, per poi superare un incrocio a venti miglia orarie sopra il limite e non dare la precedenza al maledetto SUV nero? Mia moglie è stata costretta dalla paralisi a vivere le sue giornate tra un letto e la sedia a rotelle prima che la terza polmonite che l’ha colpita in un anno se l’è finalmente portata via definitivamente; e tu sei tranquillamente sceso dall’auto sulle tue gambe, niente più di un torcicollo, un paio di punti sulla fronte e un polso rotto. Perciò, se ci pensi, non è morta a causa di un infezione ai polmoni. Sei stato tu a ucciderla. Tu me l’hai portata via. E come se non bastasse a quanto pare hai anche avuto il coraggio di convincerla a lasciarti in eredità tutti i suoi averi. Il tuo egoismo è abominevole. Mi disgusti, non riesco nemmeno più a guardarti-”

 

assassino. L’hai uccisa, lo sa anche lui, adesso lo sanno tutti. Hai ucciso tua madre. Matricida. Sei disgustoso, un abominio, ha ragione. Vattene, non ti vuole nemmeno guardare, va via, adesso, presto, SCAPPA!

 

“STA ZITTO!” Strillò Loki con voce strozzata serrando gli occhi, le mani tremanti premute sulle orecchie, non sapendo nemmeno lui se rivolto a Odin o alla voce nella sua testa. Sentiva il cuore battere contro lo sterno, troppo veloce e irregolare, il respiro affannoso, come se avesse appena finito di correre a perdifiato e in fondo alla gola, che gli sembrava sempre più stretta, un orribile retrogusto ferroso.

Quando riaprì gli occhi riuscì a mettere a fuoco solamente la schiena di Thor di fronte a lui, stava parlando con Odin che gli sembrava stesse urlando qualcosa, rosso in volto e con il dito indice puntato al centro del petto di suo fratello, ma non riusciva a sentire le loro parole, non riusciva a sentire più nulla a parte le parole al vetriolo di quella androgina voce crudele che sapeva di riuscire ad udire solo lui e il battito del suo cuore. Thump, thump, thump.

 

Si rese conto di essere uscito dalla stanza solamente quando si trovò di fronte alla rampa di scale verso il piano superiore e salendo di corsa gli scalini a due a due si diresse d’istinto verso la sua vecchia camera, entrando e chiudendosi freneticamente la porta alle spalle. Appoggiando la schiena al muro si lasciò scivolare sul pavimento, mentre con le dita di una mano si massaggiava il centro del petto nel tentativo di rallentare i battiti del cuore. Tirò fuori dalle tasche della felpa il suo smartphone e un paio di cuffiette che si affrettò a collegare al dispositivo e a infilare nelle orecchie, ignorando per quanto possibile le dita tremanti, e scelse una delle playlist più rumorose che possedeva. Avvicinò le ginocchia al petto, ci poggiò la fronte e strinse le braccia intorno alle gambe, tentando di concentrarsi il più possibile sulla musica e le sue di parole, tentando di ignorare le altre dolorose parole provenienti dagli oscuri recessi della sua mente malata.

Aveva l’impressione che il suo cuore avesse rallentato un po' quando sentì all’improvviso qualcosa toccargli la spalla e alzò la testa con un sobbalzo e gli occhi sgranati.

 

“Ehi, Loki, scusami, non volevo spaventarti, ho provato a bussare ma non mi hai risposto…” Thor aveva immediatamente tolto la mano dalla spalla del fratello dopo la sua reazione e si era accucciato di fronte a lui con entrambe le mani aperte di fronte a se e i palmi rivolti verso il pavimento, come se stesse cercando di tranquillizzare un animaletto spaventato.

“… volevo sapere se hai bisogno di qualcosa? Se posso aiutarti in qualche modo, non so, posso portarti le tue medicine? Acqua? O forse… forse hai solo bisogno di restare qui un momento, vuoi che ti lasci solo… ?”

Più continuava il suo discorso più Thor pensò di essere totalmente inutile in quella situazione, Loki aveva ancora il respiro un po' affannato e il suo sguardo dopo lo spavento iniziale era tornato a essere velato, come se avesse perso la sua attenzione. Stava valutando se fosse meglio alzarsi e lasciarlo solo o restare accanto a lui in silenzio per controllare che non facesse nulla di stupido quando lo vide deglutire a vuoto un paio di volte e poi sussurrare con voce tremante:

“Medicine… tasca interna della giacca…”

Thor non se lo fece ripetere due volte e un momento dopo era già fuori dalla stanza. Loki si rimise le cuffiette con l’intenzione di focalizzare il più possibile la sua attenzione di nuovo sulla musica ma non era nemmeno a metà della canzone in riproduzione quando Thor ricomparve davanti a lui, gli si sedette di fronte a gambe incrociate e dopo aver estratto una pillola dalla confezione che teneva in mano gliela porse insieme a una bottiglietta d’acqua. Loki prese entrambe e con mani tremanti si posò la pillola sulla lingua, ingoiandola insieme a qualche sorso d’acqua che riuscì a buttare giù fra un respiro frenetico e l’altro.

 

“Bene. Senti, perché non provi a imitare me? Dammi la mano” disse Thor prendendo delicatamente il polso del fratello. Guidò le sue dita sul suo petto e poi lasciò la presa posando entrambe le mani sulle ginocchia e raddrizzando la schiena.

 

“Prova a seguire il mio respiro, inspiriamo contando fino a cinque e poi espiriamo sempre contando fino a cinque, pronto?” Thor sperò che il suo istinto avesse ragione e che la sua tecnica improvvisata potesse davvero funzionare perché i due enormi occhi verdi che lo guardavano spaventati somigliavano a quelli di un cervo abbagliato dai fari di un camion e Loki era improvvisamente tornato ad essere il suo fratellino piccolo terrorizzato dai tuoni durante i temporali notturni.

 

“Thor… è una cosa ridicola... il tuo cuore sta battendo... più veloce del mio…” protestò Loki fra un respiro irregolare e l’altro.

“Mi sono fatto tre rampe di scale di corsa per due volte che pretendi? Tu non ci fare caso al cuore, sta zitto e senti il respiro”

 

Thor poteva scommettere che se Loki si fosse trovato in uno stato mentale più stabile l’occhiata che gli aveva lanciato sarebbe risultata decisamente più intimidatoria. Comunque per fortuna decise di assecondarlo, abbassò le gambe incrociandole di fronte a sé rispecchiando la posizione di Thor e lo guardò con un espressione concentrata sul volto. Ci volle qualche minuto, Thor non distolse lo sguardo dagli occhi del fratello nemmeno per un istante e finalmente quando lo vide rilassare le spalle, inspirare profondamente dal naso e chiudere lentamente gli occhi capì che il peggio era passato. Ma Loki non si affrettò a interrompere il contatto fra loro, come si era aspettato che avrebbe fatto appena riacquistato un minimo di controllo, invece si sporse in avanti a poggiare la fronte sul dorso della sua mano ancora poggiata sul petto del fratello.

Una volta superata la sorpresa iniziale, Thor alzò lentamente la mano destra sfiorando i lunghi capelli neri del suo fratellino con le dita, posando poi la mano sulla sua nuca e stringendo leggermente in un gesto di affetto che aveva ripetuto un milione di volte in passato e che non pensava avrebbe avuto di nuovo occasione di ripetere da un paio di anni a questa parte.

Loki rispose al gesto con un ultimo sospiro, abbandonando qualsiasi tensione rimasta nei muscoli del collo e delle spalle. Poteva preoccuparsi più tardi della vergogna e l’irritazione che avrebbe provato in seguito per essersi lasciato vincere dal bisogno di conforto offerto da Thor.

Che fragile, insicuro, debole ragazzino. No, ci avrebbe pensato più tardi.

Thor allontanò la mano non appena sentì Loki muoversi, lo guardò raddrizzarsi e poggiare di nuovo la schiena al muro, tirando su con il naso.

 

“Meglio?” chiese con un lieve sorriso, più per interrompere il silenzio, senza aspettarsi veramente una risposta. Loki annuì senza guardarlo negli occhi, spostando invece lo sguardo intorno alla stanza con le sopracciglia leggermente aggrottate.

La sua stanza non era più la sua stanza. Non che si fosse aspettato nulla di diverso. Gli unici mobili rimasti erano il suo vecchio letto, senza cuscino e con il materasso coperto da un involucro di plastica trasparente e la scomodissima poltrona di stoffa bianca vicino la finestra sulla quale aveva passato intere giornate a leggere qualsiasi romanzo, saggio, manuale, opera letteraria, giornale o rivista che gli era capitato fra le mani. Perfino da lì, seduto per terra nella penombra del lato opposto della stanza riusciva a vedere l’imbottitura rovinata del bracciolo destro, dove inevitabilmente finiva per accavallare le gambe nella speranza di trovare una posizione comoda. Il pensiero gli fece sorgere un odioso senso di nostalgia e fu estremamente grato a Thor quando decise di interrompere il silenzio.

 

“Forse è il caso che torni di sotto… ma tu prenditi tutto il tempo che ti serve, sembri esausto. Perché non ti stendi un momento?” disse alzandosi e allungando una mano aperta verso Loki. Lui accettò l’offerta, alzandosi anche lui. L’ultima cosa che voleva dopo la sua teatrale uscita di scena era che Thor tornasse di sotto a informare Odin che Loki aveva deciso di farsi un pisolino sul letto della sua vecchia cameretta dopo la sua imbarazzante manifestazione di un esaurimento nervoso. Ma il bisogno di qualche momento di riposo e di solitudine erano evidentemente più forti del suo orgoglio in questo caso perché annuì e si sedette sul materasso protetto dal sottile strato di plastica. Debole.

 

“Thor” disse Loki guardando il fratello mentre apriva la porta della stanza per uscire. Lui restituì lo sguardo voltando la testa con la mano ancora sulla maniglia della porta e un espressione interrogativa sul viso.

Grazie. Avanti, non è difficile. È solo una parola, ti chiamavano Lingua d’Argento a Yale per l’amor del cielo.

 

“Qualche anno fa nella medesima situazione avremmo avuto tutti il piacere di sentire solamente le petulanti note soavi delle tue arroganti argomentazioni contro me, Odin, il signor Brooks, chiunque avesse aperto bocca in realtà. Sono colpito. La considerevole perdita della lunghezza dei tuoi capelli è evidentemente direttamente proporzionale al guadagno di neuroni nel tuo caso, taglia ancora un paio di centimetri e il tuo acume potrebbe raggiungere il livello accettabile della media nazionale.” Lingua d’Argento, già. Forse Lingua Biforcuta sarebbe stato più appropriato.

 

Ma Thor non sembrò offeso, si lasciò sfuggire un verso divertito abbassando la testa e passandosi una mano fra i corti capelli biondi, guardando poi il fratello con un sorriso affettuoso sembrò che volesse aggiungere qualcosa, dopo un momento però scosse semplicemente la testa ridacchiando e uscendo dalla stanza si chiuse la porta alle spalle. Loki abbassò lo sguardo guardandosi le mani intrecciate in grembo con un sorrisetto divertito e un espressione nostalgica sul volto, poi si stese sul materasso e sospirando si coprì gli occhi con il braccio destro, sperando di riuscire a spegnere il cervello almeno per qualche minuto.

 

 

— ♦ —

 

 

“Assolutamente no, papà. Signor Brooks dia pure a me la lettera e i documenti che necessitano della firma di Loki, ci penso io a farglieli avere non appena mio fratello si sentirà meglio, così lei e il signor Rivera sarete liberi di tornare a casa.” disse Thor allungando una mano con il palmo aperto in direzione dei documenti in mano al notaio.

“Thor, ragiona. In quella lettera tua madre potrebbe aver scritto informazioni fondamentali per capire il motivo della modifica del testamento, potrebbe essere la prova di cui abbiamo bisogno”

Prova? La prova di cosa esattamente, papà? Non crederai seriamente che Loki possa aver in qualche modo indotto mamma a fare qualcosa contro la sua volontà. Penso tu sappia meglio di me che mamma non ha mai fatto o detto nulla che non volesse fare o dire. Mai una volta nella sua vita. In più sai meglio di me che anche solamente aprire quella lettera costituirebbe un reato, men che meno leggerla, visto che è chiaramente indirizzata a Loki come riportato in una grafia perfettamente ordinata e leggibile sul retro della busta. Non appena si sentirà meglio la consegnerò a Loki, perché spetta a lui e a lui soltanto decidere se e cosa condividere del contenuto della lettera con ognuno di noi.”

“Oh figliolo” disse Odin con un sospiro sconfitto, “Ti lascio da solo con lui per qualche minuto e ti fai abbindolare per l’ennesima volta. Speravo davvero che oramai avessi compreso che non si può riporre la propria fiducia su un individuo che approfitta dell’affetto che le persone che lo circondano ripongono in lui per manipolare la situazione a proprio vantaggio e pugnalarle alle spalle.”

“Mmhh. Già. In realtà penso proprio che sto cominciando a comprendere questo concetto fin troppo bene” Rispose Thor distogliendo lo sguardo e incrociando le braccia al petto. Odin rimase in silenzio con un espressione dura sul volto.

“Ehm, signor Borson forse suo figlio ha ragione. Riguardo al consegnare tutti i documenti al signor Odinson in un secondo momento voglio dire, in effetti si è fatto tardi e non vorrei far aspettare troppo la mia signora per cena.” disse Brooks con una risatina in parte imbarazzata e in parte nervosa.

“Molto bene. Rivera, è libero di andare se vuole, immagino che non ci sia motivo perché rimanga anche lei. Prego, seguitemi, vi accompagno alla porta.” Rispose Odin, incamminandosi lungo il corridoio. Arrivati alla porta d’ingresso i tre si scambiarono degli ultimi saluti formali mentre Agnes porgeva loro i soprabiti e Odin li osservò dalla finestra incamminarsi verso le rispettive vetture con passi cauti sullo strato di ghiaccio e neve che oramai aveva imbiancato il vialetto.

 

Deciso a chiudere la storia una volta per tutte si incamminò verso la scalinata che conduceva al piano superiore, ma arrivato a metà fu fermato dalla voce di suo figlio.

“Papà, dove stai an-” ma anche Thor fu interrotto dal campanello del portone principale. I due si studiarono per un momento prima che Thor, sospirando, si girò ad aprire la porta d’ingresso. “E lei chi è?” aveva pensato di aprire di nuovo la porta a Rivera o Brooks, tornati indietro per aver dimenticato qualcosa, invece si era trovato a porre la domanda con espressione confusa all’uomo sconosciuto che si era ritrovato di fronte.

“Buonasera signore, sono l’agente Coulson dell’ EHPD” rispose l’uomo tirando fuori dalla tasca interna della giacca un distintivo e tenendolo in alto con la mano destra vicino alla sua testa per mostrarlo a Thor.

 

“Sto cercando il signor Loki Odinson, per caso si trova qui?”



Note: Zan zaaaan!! Cliffhanger ;) ci tengo a fare un disclaimer importantissimo: per fortuna non sono affetta da nessun disturbo psicologico, non ho alcuna esperienza di psicoterapia nè tantomeno ho una qualsiasi qualifica come psichiatra, psicologa o psicoterapeuta. Detto ciò ho tentanto di documentarmi il più possibile per tentare di rappresentare i sintomi di Loki e le sue reazioni in un modo più realistico possibile, cosciente ovviamente del fatto che quando si tratta di disturbi mentali i sintomi e la terapia sono estremamente soggettivi. Anche per questo motivo non ho voluto specificare di che tipo di disturbo mentale si tratti.
Questi sono alcuni dei link che ho usato come fonti per documentarmi, se siete interessati:


https://www.youtube.com/channel/UCENqBB_xNax3mLX_WGLf2Lg
https://www.youtube.com/channel/UCKYj7J9idpqC0YMP5EgqF9A
https://www.my-personaltrainer.it/salute-benessere/psicosi.html#:~:text=La%20psicosi%20%C3%A8%20un%20serio,ogni%20contatto%20con%20la%20realt%C3%A0
https://www.schizofrenia24x7.it/disturbi-psicotici

Ultima piccola nota: la sigla "EHPD" sta per "East Hartford Police Department" se qualcuno per caso è rimasto confuso ;)

Al prossimo capitolo!

GipsyK

 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Thor / Vai alla pagina dell'autore: GipsyK