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Autore: LadyHeather83    25/05/2021    3 recensioni
Adrien e Marinette si sono sposati. Hanno una bella casa, un lavoro entrambi alla Maison Agreste e tre figli: Louis, Emma e Hugo, e anche il tanto agognato criceto.
Un equilibrio stabile, che verrà sconvolto dal ritorno di un nemico che credevano sconfitto.
Terza parte della serie ENSEMBLE CONTRE LE MONDE . Long precedenti BEST FRIENDS e LE ALI DELLA FARFALLA.
Genere: Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Lila, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Papillon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ensemble contre le monde'
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Il ritorno di Papillon

*

Capitolo 18

*

Lady Bug e Chat Noir setacciarono da cima a fondo quell’appartamento, e a parte il lerciume lasciato a terra che fece storcere il naso alla coccinella quando lo stivale fu bloccato dal chewing-gum rosa, non c’erano altri indizi utili.

Lady Bug controllò anche l’armadio e la vista di quegli abiti di alta moda le fece strabuzzare gli occhi, alcuni capi li aveva disegnati lei stessa, le venne il vomito al sol pensiero che quella donna potesse indossare una sua creazione.

C’erano abiti, profumi, parrucche e qualunque tipo di trucco, non poteva di certo dire che Lila Rossi non avesse dello stile e buon gusto, a parte per l’appartamento, era ovvio.

“Niente di utile?” Chiese Chat Noir palesandosi dietro di lei.

Lady Bug chiuse entrambe le ante dell’armadio e si voltò verso il gattone.

“No, a parte qualche tua foto sparsa di qua e di là, che devo dirtelo, è davvero inquietante, non vedo nulla di strano.”

Chat Noir sorrise “Beh! Non è la sola ad aver tappezzato la sua camera con i miei ritratti.” Le lanciò quella frecciatina assottigliando gli occhi e di tutta risposta ricevette un pugno sulla spalla destra.

“E’ stato tanto tempo fa, ero una ragazzina e innamorata di te.” Fece una breve pausa “…non mi dà fastidio il fatto che in questa casa ci siano tue foto, ma le nostre? Che cosa avrà in mente quella megera?” Si portò due dita sotto il mento ed iniziò a pensare.

Chat Noir si sedette a bordo letto, era sfatto e c’era biancheria sparsa qua e là.

“Io non lo farei se fossi in te, non vorrei che ti beccassi qualche malattia venerea”

Il gattone si alzò di colpo.

“Sappiamo che vuole me. E non si fermerà finché non raggiungerà il suo obiettivo.”

Lady Bug digrignò i denti ed iniziò a mordersi il labbro inferiore con i denti, non serviva che suo marito glielo ricordasse, era ben consapevole di cosa volesse Lila Rossi e sapeva anche che non si sarebbe fermata fino a quando non avesse raggiunto il suo scopo.

“La smetti di fare la prima donna per dieci minuti? Sto ragionando!” Era irritata ed arrabbiata e questo le impediva di pensare lucidamente.

“Scusa, Milady…lo sai che straparlo quando sono nervoso, e se devo essere del tutto sincero, questa situazione non mi piace per niente.”

Era da tanto che non usava quel nomignolo, in realtà era da tanto che non vestivano i panni di Lady Bug e Chat Noir.

“Nemmeno a me, Chaton, e ho un brutto presentimento.” Sbuffò affranta.

Chat Noir le prese le mani e la guardò dritta negli occhi “Ce la caveremo come sempre. Io e te insieme contro il mondo.”

Lady Bug gli sorrise, amava quella frase, quel loro grido di battaglia che gli dava forza ogni volta che la sentiva pronunciare sia quando erano i super eroi di Parigi sia quando vestivano i panni di semplici civili.

Controllò per l’ennesima volta la foto della loro famiglia attaccata al muro di legno con una gomma da masticare alla fragola, la stessa che aveva calpestato qualche attimo prima, un brivido percorse la schiena di Lady Bug e lo stomaco iniziò a contorcersi e a farle mancare l’aria.

Respirò affannosamente per qualche secondo inspirando ed espirando direttamente dalla bocca, sbiancando improvvisamente.

Chat Noir s’accorse subito del suo disagio. “Tutto bene?”

Lady Bug negò con il capo e strabuzzò gli occhi “I BAMBINI!!” Urlò lanciandosi dalla finestra senza dare troppe spiegazioni.

*

Lady Bug e Chat Noir saltarono da un tetto all’altro, dovevano raggiungere in fretta la residenza Dupain.

Milady vuoi dirmi che sta succedendo?” Domandò Chat Noir continuando ad inseguire la sua compagna.

“Ho un brutto presentimento, Chaton. Ma spero vivamente di sbagliarmi. Dobbiamo andare a casa dei miei genitori.”

“Credi voglia fare del male ai nostri figli?”

“Per colpire me e portarti via da me? Allora sì”.

Arrivarono dopo solo cinque minuti, la corsa era stata talmente sfrenata che dovettero attendere qualche minuto per riprendere fiato, e nel frattempo avrebbero controllato la situazione da dietro il camino difronte.

Sia il piano inferire che quello superiore erano illuminati, l’orologio della chiesa poco distante segnava le otto in punto.

“Noti niente?”

Lady Bug osservò più attentamente, dalle finestre si potevano scorgere delle ombre che si muovevano, al piano inferiore c’erano Tom e Sabine intenti a preparare la cena, al piano superiore i bambini che giocavano.

Ma erano solo ombre ai loro occhi.

“Qualcosa non va…” Lady Bug osservava i movimenti di quelle ombre, Tom e Sabine sembravano più naturali mentre erano intenti ad apparecchiare la tavola in sala, mentre quelle dei pargoli più meccanici, e quello che la fece sospettare erano che non stavano litigando.

Di solito quando si trovavano tutti e tre nella medesima stanza succedeva il putiferio.

“Per una volta che sono tranquilli ti lamenti” Incalzò Chat Noir con normalità facendo spallucce.

Lady Bug gli volse uno sguardo rassegnato, era incredibile come suo marito a volte fosse così ingenuo.

“Io vado!” La coccinella non aspettò un minuto di più ed entrò dalla finestra aperta in soggiorno causando un quasi infarto a Sabine.

“Oh mio dio!” Esclamò la donna cadendo all’indietro quando si trovò la super eroina davanti, stava canticchiando ed era sovrappensiero, non si aspettava di certo quell’incursione.

Anche Tom accorse nella stanza non appena sentì le urla della moglie brandendo un paio di padelle e pronto ad usarle, non su Lady Bug era chiaro, ma su quella figura nera che gli stava accanto, che non appena lo aveva visto deglutì rumorosamente.

Che il padre portasse ancora rancore per quanto successo anni prima era chiaro, chissà che cosa avrebbe fatto se avesse scoperto che sua figlia se lo era addirittura sposato.

Con molta probabilità le avrebbe tolto la patria podestà, ma ora non era il caso di pensare a queste cose ora.

Chat Noir irrigidì la posa scattando come un soldatino e cercando di non incrociare il suo sguardo inquisitore non appena vide quelle armi improvvisate, per quanto conoscesse Tom e lo adorasse, riusciva sempre a mettergli un certo imbarazzo.

“Lady Bug. Chat Noir. Che ci fate qui?” Chiese Sabine alzandosi aiutata dal marito.

Mam…signora Dupain, dove sono i suoi nipoti?” Domandò Lady Bug.

Sabine rimase un po' sorpresa a quella richiesta e anche Tom, si scambiarono poi un’occhiata interrogativa.

“Stanno giocando su.” Aveva risposto la donna in modo naturale indicando la botola.

“Andiamo a controllare!” Senza attendere replica la coccinella si avviò su per le scale di legno.

“E’ successo qualcosa, Lady Bug?” L’aveva fermata la piccola donna prendendole una mano.

“Abbiamo motivo di credere che i tre bambini siano in pericolo.” Deglutì non fornendo ulteriori spiegazioni.

“Nessuno farà dal male ai miei nipoti, li proteggerò al costo della mia vita”

Lady Bug sorrise al padre guardandolo con occhi di ammirazione e lo stesse fece Chat Noir, entrambi sapevano che avrebbero dato la loro vita per quei tre scriccioli, li amavano più di qualsiasi cosa.

Aprirono la botola ed entrarono nella ex camera di Marinette ormai adibita a stanza degli ospiti, prima Lady Bug, seguita da Sabine, Chat Noir e Tom.

Diedero un’occhiata veloce in giro e quel siparietto sembrava essere perfetto e allo stesso modo sospetto.

Louis leggeva un libro di avventura sul divanetto nero di alcantara, Emma giocava con due bambole di pezza e Hugo con addosso una maschera nera saltellava sul letto.

Nessuno dei tre guardarono i quattro adulti appena entrati.

Lady Bug mosse appena l’aria attorno a sé e quel teatrino svanì in una nuvola di fumo rivelando invece uno scenario ben diverso: luce accese e il pupazzo di Chat Noir lasciato a terra vicino la finestra spalancata, Lady Bug lo raccolse e lo strinse forte al petto.

Dei bambini non vi era nessuna traccia.

Sabine ebbe un mancamento, ma venne sorretta da Chat Noir “Si sieda Madame Cheng”, l’aiutò a sdraiarsi nel divanetto lì vicino.

Tom si diresse a grandi falcate vicino alla finestra lasciata aperta e si affacciò urlando disperato e con le lacrime agli occhi i nomi dei tre nipoti guardando prima a destra poi a sinistra ed infine in basso.

“I…i miei nipoti…s-spariti…” Sabine faticava a tenere aperti gli occhi “…Marinette e Adrien…s-sa-saranno i-in coll-lera con me…” Annaspò alla ricerca di aria.

“Non si agiti Sabine…sono sicuro che capiranno. Ci siamo noi qui e risolveremo la situazione”. Chat Noir cercò di stare più calmo possibile, quando invece tremava.

I suoi figli erano spariti e non sapeva da che parte cercarli.

“Ma chi è stato? Perché?” Tom iniziò a disperarsi e s’inginocchiò a terra con le mani davanti al viso.

“Stia tranquillo Monsieur Dupain, gli riporteremo quei tre scriccioli. Stia vicino a sua moglie e al resto penseremo noi.” Lady Bug pensò bene di non abbattersi anche se dentro di lei urlava, avrebbe voluto spaccare tutto, ma doveva contenersi e rimanere con la mente lucida.

Doveva anche controllare quella stanza in cerca di qualche indizio utile.

“Io chiamo la polizia.”

“Ci penseremo noi ad avvertirla.” Replicò Chat Noir rivolgendosi a Tom.

E all’uomo non restò altro che annuire con il capo perchè Tom scorse nello sguardo del gattone un velo di tristezza e disperazione, come se quella vicenda lo toccasse nel profondo.

*

Lady Bug e Chat Noir misero a soqquadro tutta la stanza, ma sembrava che il rapitore non avesse lasciato tracce.

La coccinella continuava a tenere in mano il pupazzo appartenente al figlio più piccolo e quando fece per lasciarlo sopra il comodino notò un bigliettino giallo avvolto nel bastone di legno del fantoccio.

Lo srotolò in fretta dopo aver attirato l’attenzione del suo compagno.

*

“Vecchia fabbrica chimica Rouge et Noir, quartiere industriale. Niente polizia. Sai cosa voglio.”

*

Lady Bug digrignò i denti e appallottolò quel pezzo di carta gettandolo in un angolo buio della camera, dove la luce dell’abatjour non arrivava.

Si portò le mani sulla faccia e Chat Noir le sussurrò di essere più discreta e che non era quello il momento per farsi prendere dalla disperazione.

Avevano una pista.

Sicuramente una trappola, ma dovevano almeno verificare se i loro figli erano stati portati lì da quella megera.

“Scusateci per l’incursione…ma ora dovremo congedarci, abbiamo una missione da compiere.” Lady Bug cacciò via le lacrime che le stavano velando i bellissimi occhi azzurri.

“D’ora in poi ci penseremo noi. E vedrete che riporteremo i tre gattini sani e salvi” Chat Noir fece un inchino ai due coniugi e balzò sul balcone in attesa che la sua lady lo seguisse.

Lady Bug non resisté ed andò ad abbracciare i due genitori “Marinette e Adrien non vi odiano, non potrebbero mai farlo”. Poi raggiunse il compagno ed insieme balzarono in direzione della vecchia fabbrica.

Tom e Sabine si avvicinarono al balcone e si strinsero in un abbraccio.

“Pensi che…” Osò dire Tom buttando giù un po' di saliva lungo la gola diventata improvvisamente secca, avrebbe riconosciuto quell’abbraccio e quel calore sprigionato tra mille.

La sua bambina divenuta ormai donna.

“Credo di sì.” Sabine gli completò la frase stringendosi di più al marito guardando quelle due figure scomparire dietro un tetto poco distante.

“Starò in pena finché tutti e cinque non torneranno incolumi, lo sai questo?”

“Lo so, Tom. Ma chi potrebbe mai voler a loro così male?”

*

continua

  
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