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Autore: LadyHeather83    31/05/2021    2 recensioni
Adrien e Marinette si sono sposati. Hanno una bella casa, un lavoro entrambi alla Maison Agreste e tre figli: Louis, Emma e Hugo, e anche il tanto agognato criceto.
Un equilibrio stabile, che verrà sconvolto dal ritorno di un nemico che credevano sconfitto.
Terza parte della serie ENSEMBLE CONTRE LE MONDE . Long precedenti BEST FRIENDS e LE ALI DELLA FARFALLA.
Genere: Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Lila, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Papillon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ensemble contre le monde'
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Il ritorno di Papillon

*

Capitolo 19

*

La testa doleva e girava così forte da fargli venire il vomito.

Louis aprì gli occhi e ci mise un po' per mettere a fuoco quel liquido verde e acido che ribolliva sotto di lui, sotto di loro.

I tre fratelli Agreste erano incatenati e appesi in aria come salami penzolanti e i fumi che salivano da quel bidone arrugginito e logoro gli davano alla testa.

Strizzò gli occhi un paio di volte per togliere il velo di lacrime che si era formato, aveva bisogno di soffiarsi il naso ed asciugarsi le guance, ma non poteva e non riusciva a liberarsi nonostante i suoi sforzi.

Forse, vista la situazione era meglio non farlo per evitare di cadere in quella vasca dai liquami mortali e dove vi era ben impressa un’etichetta con una X nera, anzi più grigia che nera.

Tirò su con il naso, ma l’acido gli salì più in profondità facendolo stare male, molto male.

Vomitò un po' di bile e inevitabilmente perse i sensi ancora.

“Patetico!” Berciò il suo aguzzino che aveva svestito i panni di Volpina per indossare quelli di Papillon: una tuta di raso color lilla corta, allacciata dietro il collo che metteva in risalto un fisico perfetto ed asciutto, con scollo vertiginoso che arrivava fino all’ombelico, dove al centro del seno troneggiava il Miraculous a forma di farfalla, sulle spalle portava una giacca viola scuro lunga fino ai piedi aperta e rigida come fosse un abito inamidato.

Ai piedi un paio di stivali grigi in pelle, bassi e alti fino a metà coscia, il volto era semi coperto da una maschera nera che imitava le ali di una farfalla, i capelli castani erano sciolti e ricadevano morbidi sulle spalle, labbra rosse e peccaminose.

Papillon camminò su e giù in quel magazzino abbandonato, una volta ospitava una fabbrica di vernici che poteva contare più di duecento dipendenti addetti alla produzione, ma ahimè, una volta morto il proprietario quell’attività venne chiusa perché nessuno voleva più rilevarla nonostante gli affari fossero fruttiferi, complice il fatto che l’anziano magnate non aveva nessun parente.

Il comune qualche mese fa, aveva ottenuto la proprietà, e l’indomani sarebbe stato pronto per essere demolito per far spazio ad un centro commerciale, infatti i bulldozer erano già pronti per essere azionati all’esterno dell’edificio.

L’enorme locale era già stato sgombrato dalle apparecchiature che servivano in passato da catena di montaggio probabilmente quando l’immobile era stato messo all’asta, era rimasto solo un carrello trasportatore attaccato al soffitto difficile da smantellare, lo stesso nastro dove ora si trovavano appesi i tre bambini.

Il pavimento era un accumulo di polvere, mozziconi di sigarette, bottiglie di alcolici e super alcolici vuoti, calcinacci, vetri rotti e in alcuni punti era cresciuta della vegetazione.

Della serie l’erba cattiva non muore mai.

E nelle parti più buie si potevano vedere dei piccoli topini correre veloci e nascondersi nelle proprie tane.

Il super cattivo sbuffò e digrignò i denti mentre calciò un vecchio foglio di giornale strappato “Ma quanto ci mettono ad arrivare?”.

*

Tom e Sabine sprofondarono sul divano in salotto l’uno nelle braccia dell’altro.

Dalla cucina proveniva un forte rumore di bruciato.

“LA CENA!” Esclamò Sabine alzandosi di corsa per aprire e spegnere il forno da cui fuoriusciva del fumo nero.

Repentinamente aprì la finestra per arieggiare la stanza e spense anche il fuoco sul fornello, il sugo si era completamente rappreso ed aveva iniziato anch’esso a bruciare per poi attaccarsi alla pentola.

Tutto da buttare.

Tutto da rifare.

Ma nessuno dei due coniugi Dupain aveva fame, non dopo quello che avevano appreso dai due super eroi che altro non erano Adrien e Marinette.

Sabine lo aveva capito dai loro modi preoccupati sulla sorte dei tre bambini.

Una madre lo capisce.

E ora tutti i nodi venivano al pettine e d’un tratto le passarono davanti gli ultimi vent’anni.

Tutte le volte che Marinette era strana, delle sue continue arrancare scuse, di quando saliva in camera sua la notte e non c’era, però magicamente la ritrovava l’indomani.

Non era la tipica mamma che faceva delle domande scomode alla figlia, si fidava di lei.

E forse anche il suo viaggio in Cina di un paio d’anni con Adrien con la scusa per entrambi di un master, non era la verità.

Ora poco importava, la cosa a cui teneva era saperli al sicuro e che questa brutta faccenda finisse presto.

Sabine ritornò dal marito.

“Ho buttato la cena, se hai fame ordino una pizza”

Il silenzio in quella casa era diventato quasi nauseante.

“Non riuscirei a mangiare. Devo fare qualcosa!” Scattò in piedi come un soldatino.

“Calmati Tom! Ci penseranno loro.”

“Non posso starmene qui con le mani in mano sapendo che i miei nipoti, mia figlia e mio genero sono lì fuori e rischiano la vita.” Il signor Dupain aprì l’armadio ed iniziò a selezionare dei capi di abbigliamento oltre che a mazze da baseball ed armi ruderi improvvisate.

Poi si fermò d’un tratto, aveva appena realizzato che Chat Noir era Adrien.

“Ma porca...”

“Non è il momento, Tom.” Lo fermò Sabine “…e dove credi di andare conciato così?”

*

“Sento forti emozioni negative…rabbia, rancore, delusione…ma non posso agire ora o salterò la condanna di Gabriel Agreste.” Papillon aveva liberato la farfalla bianca che si era posata nella sua mano dopo essere stata richiamata dal suo padrone, non poteva rischiare di farsi scoprire, se avesse liberato l’akuma e preso possesso della volontà di qualcuno, probabilmente lo stilista sarebbe stato scagionato e scarcerato e questo non poteva permetterlo.

“Lo sapevo che nonno non poteva essere un super cattivo!” Emma aveva ripreso i sensi e sentito il monologo del suo rapitore.

Papillon increspò un labbro “Mmm…in realtà sì. Io lo sono diventata solo ora” Spiegò gesticolando.

“Questo perché sei solo un’imbranata! E presto arriveranno Lady Bug e Chat Noir a salvarci!” Anche Louis si era risvegliato dopo aver sentito la sorella agitarsi per cercare di liberarsi.

Papillon si portò due dita sul mento “Lady Bug…Chat Noir…è un secolo che non si vedono…saranno vecchi e arrugginiti…chissà…” Il suo piano non prevedeva l’arrivo dei super eroi, ma sarebbe stato interessante una loro improvvisata, forse sarebbe riuscita a mettere le mani sui loro Miraculous, cosa che non gli era riuscita al vecchio Gabriel, un vero smacco se si fosse avverato.

“Come lo sei tu…megera e zitella” Emma le fece la linguaccia e al nuovo Papillon ballò un occhio per l’insolenza appena ricevuta.

“Tua madre dovrebbe lavarti la bocca con il sapone sai? E dovrebbe insegnarti ad essere più rispettosa.”

“Io lo sono con chi lo è con me…” Si pavoneggiò la biondina tirando fuori un caratterino niente male.

*

Lady Bug e Chat Noir rimasero appollaiati per una decina di minuti sul tetto di fronte la fabbrica.

Potevano vedere la fila di finestre lerce e alte che ne delimitava tutto il perimetro.

Non riuscivano a vedere bene, quindi decisero di spostarsi in un punto dove potevano osservare la scena da un punto strategico, e soprattutto dove il vetro era rotto.

“I miei bambini…” Sospirò Lady Bug quando li vide lì attaccati a quella catena grossa e pesante, sospesi in aria con sotto quella vasca dai liquami velenosi.

Fece per agire, ma Chat Noir la fermò in tempo “Non farti sopraffare dalle emozioni, Milady…o non riusciremo a portarli in salvo.”

Lady Bug deglutì pensando che il suo compagno avesse ragione.

Ora i ruoli si erano invertiti, era lui quello più razionale e lei quella impulsiva, Lady Bug non si capacitava di come riuscisse a stare calmo in una situazione del genere, erano sempre i suoi figli quelli.

“Ma…ma io…” Farfugliò guardandosi le mani e improvvisamente sentendosi impotente.

Chat Noir le mise le mani sulle spalle e la guardò negli occhi “Marinette…” Fu la prima volta che si rivolse a lei chiamandola per nome nelle sue vesti di Lady Bug “…io li voglio salvare come lo vuoi fare tu, ma dobbiamo essere ancora più uniti se vogliamo liberarci di quella…di quella…”

“Puttana?” Fu Lady Bug a completargli la frase.

“…si ecco…comunque, dobbiamo pensare ad un piano che possa funzionare.”

Lady Bug ci pensò a lungo e anche Chat Noir, poi ad un tratto si guardarono negli occhi con una luce nuova, finalmente avevano capito come agire.

La coccinella aprì il suo yo-yo e prese il Miraculos della Volpe, poi pronunciò la formula per fondersi con Trixx.

*

Papillon digrignò ancora in denti infastidita, la sua virtù non era di certo la pazienza e giunti a questo punto pensò che il suo piano stava vacillando, impossibile comunque che nessuno di fosse ancora accorto dell’assenza dei tre bambini in casa Dupain-Cheng.

A questo punto avrebbero anche già dovuto trovare il messaggio ed essere già arrivati.

Aspettò ancora…ma la voglia di farli cadere tutti e tre e farli sciogliere nell’acido era tanta, soprattutto perché non li sopportavano più.

Tutti quei discorsi di quanto la loro madre fosse meravigliosa, che sarebbero arrivati preso Lady Bug e Chat Noir a salvarli e lei sarebbe finita in prigione, Gabriel che veniva scarcerato, e del loro padre che avrebbe trovato una soluzione come sempre, le facevano venire il volta stomaco e quelle vocine petulanti e odiose rimbombavano nella sua mente come mosche fastidiose.

Stava per premere quel pulsante rosso posto sulla parete quando una voce famigliare catturò la sua attenzione.

“Non farlo!” Le aveva intimato facendola voltare ed illuminare lo sguardo.

“Adrien!” Esclamò andandogli incontro “Sapevo che avresti capito e che avresti fatto la scelta giusta!”

“Voglio stare con te Lila…” Quella frase e il solo prenderle le mani costò al biondo una grandissima fatica e il tutto sotto lo sguardo esterrefatto dei suoi figli che non potevano credere alle proprie orecchie.

“P-papà??!” Urlò Hugo con le lacrime agli occhi.

“Finalmente hai lasciato quella!”

“Ho capito di amare te…” Avvicinò il suo volto al suo e chiuse gli occhi.

“Non lo fare, papà! Tu ami la mamma!” Hugo non poteva credere a quello che stava per assistere, mentre gli altri due avevano già notato Lady Bug e Chat Noir entrare nell’edificio.

“Com’era possibile?” Sembrava che lo sguardo che si erano scambiati Emma e Louis dicesse proprio quello, sapevano che suo padre era Chat Noir e non capivano come potesse essere presente in quella stanza due volte.

“…vivremo finalmente felici io, te e i bambini” Continuò lui non badando i suoi figli.

Papillon si schiarì la voce “Possiamo evitare i tre marmocchi?”

“Tutto quello che vuoi amore mio!”

Mentre le loro bocche si stavano per toccare e Papillon era presa dal momento, Lady Bug tentò di liberare i figli, ma l’innocenza di Hugo aveva avuto il sopravvento, aveva urlato il nome della super eroina, e di tutta risposta ricevette una ramanzina dai fratelli.

“LO SAPEVO! NON POTEVA ESSERE VERO!!!” Sbraitò Papillon stringendo i pugni e facendo indietreggiare Adrien che cercava un qualunque nascondiglio per trasformarsi, così che Lady Bug potesse far svanire la sua illusione in versione da super eroe.

“Mi hai scoperto!” Disse ammiccando il biondo prendendosi gioco di lei “…ma come potevi pensare solo che avrei lasciato Marinette per stare con te?”

“Io…io…” Iniziò a dire abbassando la testa per aiutare le lacrime nel suo naturale corso “…io ti ho sempre amato Adrien, da quando andavamo a scuola assieme. Non puoi minimamente immaginare che cosa ho provato quando ti sei fidanzato con quella”.

Quella ha un nome: Marinette, ed è la persona più meravigliosa che conosco, non potrei pensare a non averla nella mia vita. Mi spiace se ti ho fatto soffrire, ma non ci posso far niente, Lila”.

“PAPILLON!” Lo corresse alzando lo sguardo che non prometteva niente di buono “…e se io non ti posso avere, potrò distruggere le vostre vite!” Premette il pulsante rosso senza pensarci due volte e la catena iniziò a scendere molto velocemente.

*

Continua

*

N.d. ringrazio la mia carissima amica summerlover per il consiglio sul vestito di Lila/Papillon.

 

 

  
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