Once his teeth were bared
Though, I really got scared
Well, excited and scared
Stavano camminando da molto tempo, quando Jackson si era fermato di
colpo: la sera stava
calando, le temperature
pure,
sua madre e sua sorella erano stanche, alcune delle sue bende erano
sospettosamente umide e l’angoscia di Kristoff di
allontanarsi troppo dalla
ragazza lasciata indietro, che la sua empatia animale gli faceva
avvertire,
stava seriamente rischiando di mandarlo fuori di testa. Nonostante la
Primavera
fosse sbocciata, le previsioni di Anna si erano rivelate errate, era
ancora troppo
freddo
per accamparsi all’addiaccio ma il fiuto del lupo si era
rivelato un ottimo alleato
anche in questo caso. Quando l’orso gli aveva ringhiato
contro, pronto ad
attaccarlo per aver invaso il suo territorio, era ancora talmente tanto
arrabbiato per il comportamento di Elsa che gli era bastato guardarlo
negli
occhi per convincerlo ad abbandonare il suo rifugio senza opporre
inutili
resistenze. La sua tana non era di certo comoda o profumata ma era
abbastanza
grande da permettere a tutti di rimanere al caldo e al riparo.
Mentre gli altri cominciavano a prendere sonno dopo una cena frugale,
era
rimasto sveglio accanto al fuoco fuori dalla tana - e lontano dalla
sacca di
strozzalupo - a vegliare sulla sua famiglia, i sensi
all’erta. Così fu il solo
ad avvertire gli zoccoli di Sven avvicinarsi a tutta
velocità, ancora non era
entrato nel suo campo visivo che già aveva compreso: Anna
era da sola.
Quando lei gli era arrivata vicino ed era scesa dalla groppa
dell’animale, la
luce del fuoco gli aveva mostrato due occhi distrutti dal pianto.
«Mi dispiace…» gli aveva sussurrato e
lui aveva avvertito tutto il suo dolore,
il suo sentirsi inadeguata e incapace di valicare quel muro che la
sorella
aveva costruito. Per questo l’abbracciò, per darle
conforto ma fu un errore
perché l’odore di Elsa su di lei era ancora
maledettamente presente e il suo
cuore si spezzò una volta di più. La
invitò a raggiungere Kristoff prima che il
formicolio, che aveva iniziato a pizzicargli gli occhi, si trasformasse
in
qualcos’altro. La felicità dell’amico
che, assonnato, si era ritrovato la
ragazza che amava fra le braccia non l'avvertì[1] ma
anche il
solo immaginarla
ebbe il potere di risollevarlo e, suo malgrado, la mente ed il cuore
tornarono a colei che non li aveva raggiunti perché si era
barricata dietro ad
una coltre di gelo e non era disposta a cedere sulle sue
convinzioni. Le
gambe gli diedero l’impulso improvviso di mettersi a
correre, tornare
indietro per affrontare quella testarda e impossibile,
caricarsela
in spalla se necessario e portarla lì con loro ma
l’orgoglio lo mise a tacere
perché, no, non
l’avrebbe fatto: lei aveva scelto e, per due volte, aveva
deciso di non
seguirli. Aveva lasciato andare sua sorella, aveva lasciato
andare lui.
Era mattina
quando avvertì la
presenza di un cacciatore sulle loro tracce, un cacciatore esperto che
si
teneva sottovento per evitare di palesare la sua presenza ma pur sempre
un
umano che, per quanta accortezza potesse mettere nei suoi passi o nei
suoi
movimenti, non poteva sottrarsi all'udito finissimo del lupo che ora
albergava
nel giovane Jackson. Suggerì alla sua famiglia e ai suoi
amici
di continuare a
comportarsi normalmente per non allarmarlo e si defilò,
rapido e silenzioso
come un'ombra.
Il
mantello rosso che
copriva la misteriosa figura non dava adito a dubbi, era qualcuno del
loro
villaggio. Era già pronto a saltargli addosso per metterlo
fuori gioco quando,
improvvisamente, il suo odore gli investì le narici.
Stupito, gli si avvicinò
piano e solo quando fu a pochi metri da lui, che ancora gli dava le
spalle
ignaro, si azzardò ad aprire bocca
«Mattias...»
Quell'uomo
grande e grosso urlò senza dignità, portandosi
una mano al petto, in
chiaro procinto di scoppiare «Cristo ragazzo,
non sono più così
giovane da permettermi certi spaventi»
Malgrado
tutto, Jackson non poté far a meno di sorridere
«Eppure lo sapete che
non si deve andare nella tana del lupo»
mise subito in chiaro.
Lo
sguardo dell'altro si incupì appena «Quindi
è vero...»
Il
giovane annuì ma non abbassò la guardia
«Che cosa siete venuto a fare qui?»
Mattias
sospirò e portò una mano sotto al mantello,
facendolo irrigidire «Prima
dimmi una cosa: siete stati tu o Elsa ad uccidere Hans?»
«No...
ma temo vi dobbiate fidare solo della mia parola»
«Me
la farò bastare...» affermò, riportando
lo sguardo nel suo «Ho cacciato con
te infinite volte, si può dire che ti abbia visto diventare
un uomo, inoltre mi
hai salvato la vita: penso che di te ci si possa fidare»
tirò fuori dalla
mantella una piccola sacca «Non ti preoccupare» lo
rassicurò «E' solo un po' di
formaggio e qualche altra provvista che, immaginavo, avrebbe potuto far
comodo»
allargò ulteriormente le braccia per mostrargli che alla
cintola, oltre alla
faretra, aveva solo il suo pugnale «Non sono venuto per
attaccarvi: se le
dicerie sul vostro conto non fossero state vere non avrei avuto bisogno
di
difendermi. In caso contrario... beh, non credo avrei potuto far molto
contro
due lupi, anche
con tutte le armi
di questo mondo» inarcò un
sopracciglio, quasi divertito «Ma, a quanto pare, ci troviamo
in una situazione
che non avevo preso in considerazione...»
«Il
fatto che fosse vero ma che, al tempo stesso, non avreste dovuto temere
per
la vostra vita?» Jack diede voce ai pensieri dell'altro e si
concesse di rilassarsi,
guidato dall'istinto che gli mostrava chiaramente come l'uomo non
fosse una
minaccia «Beh, non dovete... non fino alla prossima luna
piena, almeno» ghignò
appena.
«Stai
cercando di convincermi a scappare da qui a gambe levate?»
«No,
sto cercando di capire perché sto avvertendo in voi il
desiderio di
restare»
Mattias
sbuffò leggermente e si mise a sedere «Sono stato
io a suggerire al
resto degli abitanti infervorati di bruciare le vostre
case...» confessò,
puntando lo sguardo in quello del giovane «L'odio che gli ho
visto negli occhi,
le cose che hanno detto su ognuno di voi quando, fino al giorno prima,
godevano
del tuo lavoro e di quello di Elsa, conversavano amabilmente con tua
madre... non potevo sopportarlo, così ho deciso che
non gli
avrei permesso di
trovarvi. Per questo ho fatto bruciare tutto, in modo che i cani non
avessero
più nulla di vostro da annusare, potrei anche aver
lasciato inavvertitamente il
recinto delle cagne aperto... sai com'è, la
Primavera...» questa volta fu il
suo turno di ghignare «Non sentivo di appartenere
più a quel posto, per questo
ho provato a pensare a quale via avresti potuto prendere nel caso
avessi deciso
di spostarti verso un nuovo villaggio e, dopo un po' di buchi
nell'acqua,
eccomi qui» si mise le mani sulle ginocchia e si
rialzò in piedi «Sono un uomo
solo, Jack, tuo padre era un mio buon amico e tu sei per me come un
figlio» gli
occhi gli si inumidirono appena «Se mi vorrete, sono pronto a
darvi una mano»[2]
Le
gambe di Elsa si fermarono solo quando furono certe di aver raggiunto
la
loro destinazione: smettere di essere la padrona del proprio corpo era
stato
come diventare improvvisamente un’estranea in
quell’ammasso di ossa e tessuti
in cui aveva sempre vissuto e, per questo, si sentiva umiliata e, al
tempo
stesso, arrabbiata – se non furiosa - per come era stata costretta a
comportarsi con Anna.[3] Il richiamo
del lupo rosso era stato impossibile
da
ignorare, quella volta come adesso e, dentro di sé,
già tremava per quello che
avrebbe potuto costringerla a fare ancora.
Nonostante
tutto, però, fu con immenso stupore che si accorse dei passi
di
uomo che
si stavano avvicinando al luogo di quell’appuntamento
fissato, marchiato,
nella sua mente: erano deliberatamente sfrontati, voleva farsi udire -
preannunciare quasi - e, quando i primi sentori di strozzalupo
arrivarono ad arricciarle
le narici, i suoi occhi si sgranarono del tutto nel riconoscerlo
«Friederik…»
sussurrò a denti stretti.
L’aveva
trovata. Nonostante le sue capacità, non sarebbe stata in
grado di
sopportare le proprietà di quell’erba maledetta,
non le rimaneva che fuggire.
Ferma…
L’ordine
dell’Alpha le trapassò il cervello e
bloccò ogni suo muscolo. La
comprensione si fece improvvisamente largo nei suoi pensieri,
mozzandole il
respiro «Siete voi…»
quasi boccheggiò «Com’è
possibile?»
Il capo
villaggio si liberò del cappuccio e il suo volto le
diede una nuova
prova a favore della sua scoperta: lungo il labbro superiore, una
sottilissima
linea di pelle più chiara risaliva verso il naso, un segno
praticamente impossibile
da notare che mostrava una ferita in via di guarigione, proprio
lì, dove lei aveva colpito il lupo rosso durante il loro
scontro
«Per lo strozzalupo, intendi?» le
disse «E’ solo questione di
abitudine...»[4]
Elsa fece
istintivamente mezzo passo indietro «Che cosa volete da
me?»
Lui le
dedicò una lunga occhiata, dall’alto verso il
basso «Il fatto che anche
tu fossi un lupo è sempre stato perfetto per me, non mi
interessava la tua
testardaggine nel perseguire il mestiere di tuo padre, le tue creazioni
portavano prestigio al villaggio e finché gli sciocchi
paesani
continuavano a pensare che il giovane cacciatore ti aiutasse, tutto
sarebbe
andato per il verso giusto: tu saresti stata il capro espiatorio
perfetto se,
per qualsiasi motivo, non fossi riuscito a controllarmi nei nostri
confini…»
Una nuova
terribile consapevolezza arrivò a pungolarle la mente
«Voi avete ucciso Hans…»
«E’
stata colpa vostra!» Friederik quasi ringhiò
«Ero già lontano, come al
solito, ma voi
avete
deciso di rimanere insieme e il richiamo di
due lupi è stato troppo, persino per me: erano anni che non
mi trasformavo
contro la mia volontà» indurì la
mascella «Hans mi ha trovato poco prima della
mia mutazione e da sciocco, anziché pensare a cosa sarebbe
potuto diventare
come lupo
al
mio fianco, ha provato ad uccidermi» quasi rise
«Mica per
liberare il villaggio dal mostro, oh no: per
prendere il mio
posto!
Ma la realtà dei fatti è che moriva di paura, non poteva che
finire in
un modo soltanto» puntò gli occhi nei suoi
«Tu, invece, non mi hai mai temuto,
nonostante non riuscissi a percepire alcunché da me. Visto
quel che è successo,
pensavo che fosse necessario liberarmi di voi ma, poi, ho visto la
magnifica
creatura che sei diventata, nonostante fossi indebolita dallo
strozzalupo.
Ancora non riesci a trasformarti a comando ma già non hai
più bisogno della
luna piena: ti avrei portata via se non fosse arrivata tua sorella…»
«Portata via?
Per che cosa? Fare di me la vostra compagna?» lo
incalzò con disgusto.
«Per
fare di te mia
figlia...
che è quello che sei»
Fu come un
lampo: nel momento in cui l'altro finì di pronunciare quelle
parole, i suoi ricordi la portarono alla notte in cui era iniziata la
sua
maledizione, in cui il rosso della luna nel cielo e quello del suo
stesso
sangue, finalmente, finivano per mescolarsi e mettere in luce il
mantello del
suo assalitore, esattamente del medesimo colore.
«Se
è vero che siete così in grado di controllarvi
perché lo avete fatto?» gli
gridò contro, portandosi una mano al
petto «Ero solo una bambina!»
«Ero più
giovane allora e tu una bambina
sciocca
che quella notte ha
deciso di uscire senza la
sua
mantella
e con addosso l'odore di Iduna…»
«Mia
madre?» chiese incredula «Non è
possibile, lei
era sposata…»
«Anche io lo ero e con questo? Dovresti sapere che per noi
la morale
degli uomini non ha importanza… quante volte, nel calore del
tuo letto, hai
sognato di sbranare il giovane
cacciatore?» colpì dritto nel segno
«Certo, mentre eri umana riuscivi a resistere ma,
dimmelo mia cara,
che cosa è successo la prima volta che te lo sei trovata
davanti come
lupo?»
Lei si morse istintivamente il labbro inferiore, colpevole, e non si
azzardò a
replicare.
Friederik ghignò compiaciuto «Quando tua madre e
tuo padre sono arrivati nel
nostro villaggio, lei era già appesantita dalla tua
gravidanza ma, nonostante
questo, era la donna più bella che avessi mai visto e
sì, la desideravo
enormemente. Iduna, però, era anche molto intelligente e
si è ben presto
accorta del mio interesse per lei, così ha sempre fatto in
modo di non trovarsi
mai da sola con me. Io ero già capo
villaggio a quel tempo ed ero troppo
esposto per poter mettere a rischio il mio segreto, così ho
cominciato a
viaggiare sempre più spesso e a sfogarmi
nei villaggi vicini: convincere tutti a mettere la mantella
rossa
è stato tremendamente
facile e, in questo modo, sarei riuscito a riconoscerli
nel caso mi fossero
capitati davanti nel momento sbagliato»
sospirò «Ma tu volevi essere la
più coraggiosa, non è vero? E, invece, sei stata
solo la più stupida»
«Perché non mi avete uccisa?»
sibilò fra i denti.
«Perché tuo padre ci ha
trovato e mi ha cacciato con la sua torcia… oh,
non guardarmi con quel disprezzo negli occhi» la riprese
sarcastico «E smettila
di disprezzare te stessa, vieni con me Elsa, ti mostrerò le
meraviglie che siamo
in grado di fare, cose che non hai mai osato nemmeno pensare: imparerai
a non
soffrire più gli effetti dello strozzalupo, a trasformarti
quando vorrai, non
ci sarà villaggio che potrà sottrarsi al nostro potere»
«N-no…» balbettò lei,
cercando di opporsi con tutta se stessa al lampo rosso
che era appena brillato negli occhi verdi dell’altro.
«Non resistermi, ragazzina…»
inspirò furioso ma, improvvisamente, alzò le
sopracciglia, folgorato da un’illuminazione
«Capisco:
hai ancora troppi legami
con la tua natura umana per poter abbracciare senza rimpianti la tua
nuova vita
animale» si passò deliberatamente la lingua sui
denti e la fece schioccare sul
palato «Credo sia giunto il momento di andare a
caccia…»
Quell’eccitazione che le crebbe nel petto la
raggelò e, per la prima volta
davanti a lui, Elsa tremò «Oh
no…»
«Oh sì…»
Stavano già camminando da diverse ore quando un odore inaspettato, sospinto dal vento, si fece largo nelle narici di Jack, gonfiandogli il petto di aspettativa. Se si concentrava poteva udire, fra il trambusto della sua comitiva, i suoi grandi balzi che – salto dopo salto – la stavano inesorabilmente avvicinando: aveva cambiato idea, li stava raggiungendo.
«Elsa!» la voce di Anna riecheggiò fra il fitto degli alberi, ancor prima che lui stesso riuscisse a girarsi per vedere le sorelle a pochi passi l’una dall’altra e, sebbene gli desse le spalle, riusciva chiaramente a percepire le lacrime di commozione che riempivano gli occhi della più giovane. C’era qualcos’altro, però, che gli arrivava forte e chiaro, come una nota stonata in quella che avrebbe dovuto essere una dolce armonia: terrore. Per questo quando vide l’espressione di Elsa e l’altra fare il primo passo verso di lei, sgranò gli occhi allarmato e scattò.
Anna non avrebbe saputo dire com’era finita fra le braccia di Kristoff, aveva sentito come uno strappo e, in un battito di ciglia, si era ritrovata allontanata dalla sorella e nella stretta salda di quel giovane che ora la guardava confuso, tanto quanto lo era lei stessa. Esattamente nel posto in cui era fino ad un attimo prima, ora, c’era Jackson che serrava i polsi di Elsa fra le sue mani, la schiena fremente in un enorme sforzo di contrastare la resistenza dell’altra, che diavolo stava succedendo?
«Che ti prende?» chiese Jack, sinceramente confuso.
Lei non rispose, si divincolò e cercò di colpirlo di nuovo ma, ancora una volta, fallì.
Fermami…
Lui scosse il capo.
Fermarti? Ma che dici?
L'altra allargò impercettibilmente gli occhi.
Jack! Mi senti?!
Certo che ti sento, perché non dovrei?
Nonostante tutto la loro connessione sembrava non essersi spezzata.
Il nuovo colpo che arrivò lo trovò impreparato e lo ferì al viso. Si toccò con le dita la guancia e trovò i polpastrelli macchiati di sangue.
Perché?
Non sono io…
La sua voce implorante gli perforò ancora una volta la mente e, finalmente, comprese: era sotto il controllo dell'Alpha.
Non ebbe il tempo di risponderle che lei lo assalì nuovamente.
Elsa attaccava per colpire, ferire mentre Jackson rispondeva per deviare, difendersi: era chiara la direzione che quella lotta stesse prendendo, tuttavia erano troppo veloci per permettere ad Anna, o a chiunque, di intervenire: il rischio di mancare Elsa e colpire Jack al suo posto era troppo elevato ma, soprattutto, voleva colpirla davvero?
D'improvviso il giovane cacciatore si sbilanciò e cadde, rimanendo così alla mercé della sua assalitrice. Lei gli piombò addosso, caricandogli tutto il peso sullo stomaco e spezzandogli il fiato. Ancora una volta due mani si alzarono ed andarono ad intercettare un colpo pericolosamente mortale.
Devi fermarmi...
Io non posso, non ci riesco a farti del male - nonostante tutto le regalò un sorriso furbo - Non in questa forma, almeno...
Ma tu devi farlo, devi, o vi ucciderò tutti!
Io non ci credo... Tu sei più forte di così, tu non ti fai manipolare!
Io non sono forte... Sono solo tanto stanca... Per favore…
I suoi occhi si serrarono nel disperato tentativo di ricacciare le lacrime che le stavano salendo agli occhi, occhi che - tuttavia - si sgranarono nel sentire la presa ferrea sui suoi polsi allentarsi.
No, no... Cosa stai facendo?
Coraggio, uccidimi... Anche io sono stanco di vederti così, facciamola finita!
Le braccia di Jackson scivolarono verso il basso e si adagiarono sul terreno ai lati della testa: si arrese, semplicemente.
Il braccio di Elsa, invece, scattò - con tutta l'intenzione di fracassare quella testa che, solo fino a pochi giorni prima, aveva accarezzato così tante volte e altrettante, di più, avrebbe voluto accarezzare per recuperare tutto quel tempo perso in un modo così stupido - ma il suo attacco non arrivò a destinazione: la mano sinistra intercettò la destra e la bloccò, ad un soffio dal viso di lui e, proprio in quel momento, una freccia la colpì sulla spalla esposta, l'argento penetrò la carne, lasciando una scia di dolore bruciante che le strappò un grido e la fece accasciare al fianco dell'altro.
«Anna ma cos...?» le chiese Kristoff incredulo.
La ragazza scosse appena la testa, la balestra ancora carica nella sua mano «Non sono stata io...»
«Questo è stato pazzesco!» quasi urlò Mattias estasiato, di fronte al colpo magistrale appena scoccato dalla giovane Emma.
«Anna, la rete!» la voce di Jack riuscì a riscuoterla. Una volta recuperata, gli fu subito al fianco, deglutì mentre la dispiegò sulla sorella «Scusami...»
L’altra annuì impercettibilmente e gemette quando l'argento entrò in contatto con la sua pelle, lasciandole scie arroventate sulla pelle pallida.
«Che le è preso?» chiese preoccupata.
«Sta eseguendo gli ordini...» le spiegò il cacciatore.
«Di chi?»
Jack alzò il capo allarmato «Cazzo...» gridò «Madre!»
Il lupo rosso quasi travolse la donna con la sua carica, facendola crollare a terra. Ellen, dolorante e tremante, allungò disperatamente la sacca di strozzalupo verso quella bestia infernale che, in quel momento, la guardava bramoso con quei suoi occhi di brace, nel disperato tentativo di allontanarla. Le mascelle del lupo schioccarono e, in un attimo, squarciarono il sacco senza che questi battesse ciglio.
Solo l’intervento di Mattias gli impedì di attaccare di nuovo: ringhiò, infastidito dal colpo di pugnale che aveva appena ricevuto al costato. La bestia si liberò di quella stupida arma priva d’argento semplicemente scrollandosi, la ferita si rimarginò all’istante.
«Buon Dio…» deglutì spaventato l’uomo, improvvisamente incapace di muoversi davanti a quel mostro invincibile. Il lupo ringhiò nuovamente e lo colpì con una potente zampata e il suo corpo volò per alcuni metri, facendolo schiantare contro ad un albero, il braccio dove lo aveva appena colpito era una scarica di dolore.
Il lupo scattò ancora ma la sua corsa verso il ferito venne bruscamente deviata da una spallata di Jackson, certo, non poteva competere contro di lui in forma umana ma la sua nuova forza doveva pur servire a qualcosa. Non fece in tempo ad alzarsi che una freccia scoccata da Anna gli si conficcò nella schiena e una di Emma gli perforò una delle cosce. L’argento, questa volta, lo fece ululare di dolore, facendolo rimanere alla mercé del taglialegna armato della sua ascia che, come un fulmine, piombò su di lui, caricando tutta la forza in quel fendente che fece calare sulla sua testa, pronto a staccargliela di netto.
Per quanta forza Kristoff avesse, però, non fu sufficiente: la lama entrò nel collo dell’animale solo per metà ma su di essa non c’era traccia d’argento e, così, la sua guarigione non fu ritardata. Il lupo parve quasi sogghignare, scrollò il grosso collo e si liberò dell’accetta con una cascata di sangue e, ancora una volta, attaccò.
Il giovane taglialegna urlò di dolore quando le fauci della bestia si serrarono sul suo di collo e, in quello stesso istante, Anna si spezzò «Kristoff, no!»
C’è
una voce nell’oscurità, così simile a
quella che ha appena urlato.
E’
lui ti dico!
Come
fai ad esserne sicura?
Ho
visto la cicatrice che ha sulla schiena, esattamente dove tu hai
bruciato
il lupo: è stato lui a mordere Elsa!
Se
è così dobbiamo dirlo a tutti al villaggio...
No,
non possiamo, nessuno ci crederà, lui è il capo
mentre
noi saremo per sempre gli
stranieri...
Hai
ragione, soprattutto, non devono sapere di Elsa: la
uccideranno…
Dobbiamo trovare un modo per farlo uscire allo scoperto.
Ti ha sentita?
Ero
lontana e avevo lo strozzalupo,
non può averlo fatto...
I
discorsi si perdono nella foga, nella rabbia, nella fame della
trasformazione e improvvisamente,
portata dal vento, arriva quella voce:
Agnarr,
no!
Ed
infine quell’odore: così familiare,
così dolce, così terrificante.
Il
giovane lupo bianco impazzisce nella sua gabbia, si dimena, morde,
sbatte finché la bocca non si
riempie del suo
stesso sangue e le sbarre finalmente cedono.
E poi corre e corre in quella foresta, fino ad arrivare a quei corpi
martoriati,
già privi di vita, a cui non riesce - non può -
credere, per questo li
scrolla con ciò che ha - le sue zampe, i suoi
denti - ma quelli non si
muovono perché, semplicemente, non possono più.
E allora ulula nell’aria del mattino tutto il suo dolore ed
è allora che li sente: quei due
occhi rossi su di sé ma non c'è più
tempo, la trasformazione s'inverte e,
semplicemente, scivola
nel buio dell’incoscienza.
«Tu…»
sibilò Elsa, ancora
imprigionata nella rete d’argento. Nonostante il dolore, fece
leva sulle
braccia portandosi carponi «Sei stato tu!»
scosse
la testa mentre i suoi occhi
chiari si tingevano nuovamente di rosso «Tu li hai
uccisi!» questa volta
ringhiò e, con un urlo disumano, si trasformò.
La rete semplicemente volò via e il lupo bianco, furioso,
scattò: gli occhi rossi,
gli occhi di un Alpha.[5]
Piombò sull’altro lupo con una velocità
disarmante, allontanandolo dal corpo
inerme del taglialegna. Attaccò, morse, graffiò:
instancabile, insensibile alle
ferite dell’argento, a quei pochi colpi che
l’altro, completamente preso in
contropiede, riusciva a mettere a segno.
Com’è possibile? Tu dovresti essere
mia…
Io non sono di nessuno.
Morse.
Tu li hai uccisi!
Dilaniò.
Tu la pagherai!
Il lupo rosso si liberò dalla sua presa.
Se è questo che hai deciso, allora morirai assieme
a loro!
Contrattaccò.
Così, lupo bianco e rosso si affrontarono nuovamente,
entrambi feriti, entrambi
non disposti a cedere. Per quanto Elsa potesse essere
inarrestabile
nella sua furia, però, aveva pur sempre passato tutta la
vita a reprimere
quella
parte di sé mentre Friederik, al contrario, quella natura
l’aveva continuamente
allenata, fortificata, la lotta fra loro sarebbe stata sempre impari.
Per questo il lupo rosso riuscì a sovrastarla e ad
imprigionarle una coscia
fra le sue zanne e, per quanto lei si dimenasse, non mollò
la presa.
Tuttavia c'era una cosa che a Friederik mancava e con cui, di certo,
non aveva fatto i conti, una cosa fondamentale
che,
sebbene tendesse spesso a dimenticarselo,
Elsa aveva in
abbondanza: l’amore di una
famiglia.
Bastò un cenno del capo che i fratelli Overland si
compresero subito: Jack fece
leva con le mani e permise ad Emma di saltare molto più
in alto del normale,
cosicché una freccia d’argento andò a
conficcarsi
dall'alto nella schiena del lupo rosso – fra capo
e collo – e, approfittando del suo dolore,
Jackson lo caricò a testa
bassa, piantandogli alcuni degli stiletti di Anna – al
momento fuori dai
giochi – nel costato. L’assedio del lupo rosso sul
bianco, finalmente, cessò.
Il giovane si avvicinò alla sua compagna e gli
passò
una carezza sulla pelliccia candida
impiastricciata di sangue.
Stai bene?
Jack!
Quel richiamo spaventato riuscì a far scattare il
cacciatore ancora prima
di aver effettivamente compreso quel che stesse succedendo: vide solo
la sua mano
spingere la
sorella e avvertì i denti dell’altro serrarsi sul
suo collo, stringere,
strattonare.
Il lupo bianco sgranò gli occhi e provò ad
alzarsi ma la sua zampa posteriore
dilaniata cedette, uggiolò
frustato e ringhiò arrabbiato, raspando disperatamente con
quelle anteriori, nel vano tentativo di raggiungerli. Non poteva
permettersi di
perdere anche lui, non poteva, non
poteva.
Jack, però, non si abbandonò al dolore, anzi,
carico di adrenalina e d'istinto di sopravvivenza, ghignò
per l'intuizione che gli aveva appena attraversato la mente
«Emma,
colpiscimi, presto!»
«Cosa?» sbottò la minore in un mare di
lacrime «Non posso!»
«Devi!» le urlò contro lui, mentre
l’altro cominciava a trascinarlo via «Andrà tutto bene, te
lo prometto…»
Emma portò le mani alla balestra per caricarla ma quelle
tremavano troppo e non
ne volevano proprio sapere di fare il loro lavoro.
Improvvisamente una freccia venne scoccata: da Anna.
Il colpo non era perfetto ma a Jack questo non interessava, quando la
freccia fu abbastanza vicina per trapassargli il petto, lui mosse
rapido
una mano e la
intercettò: agguantò l’asta e ne
deviò il percorso, la puntò verso
l’alto e se
la conficcò nella spalla, proprio lì, dove le
fauci del lupo rosso erano
serrate.
Il dolore ed il bruciore dell’argento si sommarono a quello
dei denti piantati nella sua carne ma
spinse, spinse fino a che non avvertì lo schiocco.
La presa sulla sua spalla si allentò e il lupo rosso si
accasciò al suo fianco,
gli occhi vitrei, il respiro assente: il cervello trapassato dalla
freccia con
la punta d’argento.
La mano di Anna era rimasta inerme,
accanto alla balestra adagiata sul terreno, lo sguardo assente sul
corpo del
giovane sdraiato accanto a lei. Il morso di Friederik era troppo
profondo, il
sangue zampillava copioso dalla sua terribile ferita, non
c’era alcuna Luna Rossa nel cielo, Kristoff non si sarebbe
trasformato, semplicemente
sarebbe
morto, lì, tra le sue braccia.
Neanche si accorse di Ellen che cercava di bloccare quella
copiosa
emorragia o delle sue parole che la esortavano ad aiutarla, niente, era
già a
pezzi e, man mano che il colorito del ragazzo si faceva sempre
più cianotico,
si sgretolava un pochino di più.
«A-Anna…» solo la voce di lui ebbe il
potere di ridestarla. Trasalì e
strinse forte con le sue quella mano che si era alzata debolmente da
terra
«Grazie a Dio sei salva…»
Le lacrime le inondarono gli occhi, impedendole di vedere quel piccolo
sorriso
che si era appena disegnato sulle labbra dell’altro
«Non parlare…» lo implorò
«Non affaticarti…»
«Devo, invece… non voglio morire senza prima
averti detto che ti amo»
Lei si accasciò su di lui, stringendo i denti
«Anch’io ti amo: non lasciarmi,
non lasciarmi…»
ma lui non le rispose
più e, così, appoggiò la fronte sul
suo
petto, distrutta, prese fiato e gridò
«Elsa!»
Jackson le adagiò la sorella al fianco, ora avvolta nel
calore
del mantello di lui dacché la sua trasformazione si era
invertita e la sua gamba era, al momento, fuori uso.
Elsa la strinse in un forte abbraccio «Ci penso io: dopo
tutto quello che hai fatto
per me in questi anni, è giunto il momento di
sdebitarmi»
Anna singhiozzò, comprendendo quello che l’altra
avesse in mente «Ma se lo
farai, tu…»
Non c’era possibilità che la ragazza sopravvivesse
al guarire un colpo mortale
di quel tipo, soprattutto non ora che era già stanca e
ferita «Io te lo devo…»
alzò, il suo sguardo su Jack e lo guardò, in
cerca di perdono «Mi dispiace ma devo
farlo»
Il giovane strinse i denti ma annuì, tuttavia, prima che la
mano di lei si
posasse sul collo di Kristoff, gliela bloccò con la sua
«Ancora non hai
imparato a non farti carico di tutto, vero?» era stanco ma le
sorrise comunque
«Facciamolo insieme»
Elsa strinse quella mano con forza e fu il suo turno di sorridergli,
poi la posarono contemporaneamente sul
giovane il cui
battito, ormai, era sempre più debole. Il dolore si
impadronì dei loro corpi e
delle loro menti ma non lasciarono la presa, la mantennero ancora e
ancora.
Quando Jack ed Elsa crollarono sfiniti ai lati di Kristoff, lui
- finalmente - riaprì gli
occhi.
Per
i mercati del Nord, fra la calca di gente, è
possibile trovarvi una ragazza - talvolta accompagnata dal suo giovane
sposo, altre da quella che pare essere la sua esuberante sorella -
intenta a barattare oggetti di rara qualità. Il suo aspetto
intimorisce perché ricorda quello della strega che popola le
storie oscure narrate ai più piccini, così dal
dissuaderli dall'avventurarsi da soli nei boschi ma basta parlarle, o
vederla sorridere appena, per comprendere che non può essere
lei l'inquietante megera: i suoi capelli sono semplicemente biondi e i
suoi occhi azzurri come il cielo.
I capelli della strega, invece, sono così chiari da
sembrare neve e i suoi occhi di ghiaccio, si dice, siano in grado di
congelare chiunque osi incrociare il suo sguardo. Ella pare nascondersi
fra le imponenti foreste dell'estremo Nord e che le tre modeste casette[6]
in cui dimora con i suoi schiavi - sapientemente nascoste
nel fitto degli alberi - siano protette da due enormi bestie infernali.
Il modo per raggiungerle nessuno la sa, ma si crede sia necessario
lasciare la via maestra e addentrarsi nelle ombre sinistre del bosco.
Gli avventori che si azzardano ad avvicinarsi a quei luoghi, capirete,
non sono poi molti. Tuttavia, si racconta – per voce di quei
pochi che vi sono capitati per casualità del fato
– che non sia raro incontrare in Estate, fra i cespugli di
fragole selvatiche e i praticelli in fiore, una piccola bambina dai
capelli color del grano raccolti in due deliziose treccine e grandi
occhi nocciola[7],
coperta da una sgargiante mantella rossa. Nonostante sia sola e non vi
sia traccia alcuna dei suoi genitori, nessuno si azzarderebbe mai a
farle del male per via del grande lupo grigio con cui è
solita giocare e del maestoso lupo bianco che li sta a guardare.
Ebbene
sì, anche questa storia è finita e ci lascio un
pezzo di
cuoricino come per tutte le cose che durano da un po' e poi trovano la
fine.
Vi dirò, forse provo ancor più malinconia di
quando ho finito Seasons...
Scrivere di Elsa e Jack lupi, Anna cacciatrice, Emma e la sua
parlantina mi è piaciuto enormemente e spero che seguire le
loro
avventure (e quelle di tutti) sia piaciuto anche a voi.
Come qualcuno di voi aveva già intuito, il lupo cattivo di
questa storia non è mai stato Elsa,
bensì quel viscidone di Friederik, nel suo confronto con lei
non
ho resistito a mettergli in bocca quel mia cara
da lupo di Cappuccetto Rosso e tutto il discorso sul mostrarle le
meraviglie di essere un licantropo che lasciano Elsa eccitata e
terrificata al tempo stesso è ispirato alla canzone
"I know
things know" dal musical Into
the Woods, da cui sono tratti anche i versi che avete
trovato all'inizio.
Arrivare a questo finale è stata durissima, il tempo
è
stato molto tiranno e questa lotta che avevo ben chiara in testa -
anche se le sue dinamiche sono cambiate più volte, tipo
tutti i
possibili futuri di Doctor Strange ^^ - ma non ne voleva proprio sapere
di
venire fuori su carta.
Questo capitolo, come vi sarete accorti, è più
lungo dei
precedenti ma c'erano ancora molte cose da dire e battaglie da
combattere, spezzarlo non avrebbe avuto molto senso.
Vi ringrazio per aver letto questa storia, per averla listata ne i
preferiti, seguite e ricordate ma, soprattutto,
ringrazio di
cuore chi mi ha sostenuto in questa avventura, con il suo entusiasmo e
il suo affetto, sia per queste mie righe che per questi personaggi e,
sì, dai, anche un po' per me. Vi abbraccio tutte enormemente
♥
Spero di non aver deluso le aspettative di nessuno con questo finale.
Cida
[1] Kristoff è troppo vicino al sacco di strozzalupo, l'empatia di Jack è bloccata ma può comunque facilmente immaginare le emozioni dell'amico.
[2] Mattias doveva avere solo un cameo nel secondo capitolo ma mi dispiaceva troppo lasciarlo fra quelle persone che non avrebbero battuto ciglio nell'uccidere Elsa, Jack e le loro famiglie, non dopo aver condiviso gran parte della vita con loro, soprattutto con Jack. Per cui mi è sembrata tremendamente da lui l'idea di raggiungerli per aiutarli senza aver prima dimenticato di depistare i loro inseguitori.
[3] Ecco finalmente spiegato perché Elsa è stata così dura con Anna nel capitolo precedente e, soprattutto, perché l'abbia colpita: nel momento in cui si è allontanata per via del litigio con Jackson, è stata avvicinata da Friederik nelle sue sembianze di lupo rosso che le ha ordinato di allontanarsi da tutti (è anche per questo che è stata via molto più del solito).
[4] Questa cosa del fatto che Friederik sia immune allo strozzalupo per averne assunto negli anni piccole quantità, è ispirata a Katherine Pierce (ah, quanto l'amavo) della serie TV di Vampire Diaries che faceva la solita cosa però con la Verbena.
[5] E' vero, Elsa avrebbe dovuto perdere il suo status di Alpha dopo che è stata sconfitta da Friederik, cosa che in realtà ha fatto ma, come detto, Elsa è un Alpha di indole e ho pensato che scoprire che il suo attuale capo-branco fosse, in realtà, colui che ha ucciso i suoi genitori potesse essere una discreta spinta per poter riaccendere in lei questa fiamma. Spero vi sia piaciuto.
[6] Ebbene sì, alla fine le casette nel bosco (come quella della nonna di Cappuccetto Rosso) le hanno costruite davvero ;)
[7] No, non è la figlia di Elsa e Jack (non sono ancora pronta per vedere i miei adorati ghiaccioli con prole ç_ç) ma è Freja (il mio headcanon per la figlia di Anna e Kristoff, per chi non lo sapesse) - perché non può mancare mai - che gioca con gli zii *-*