Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Cida    02/06/2021    7 recensioni
[Fable!AU - Cappuccetto Rosso / Cappuccetto Rosso Sangue]
Ora dormi bimba mia, tieni stretta questa mano
nel cielo non c'è luna e il lupo è ben lontano.
Se, invece, è grossa e piena, la notte sua sarà
non essere sciocca, stai al riparo o lui ti mangerà.

[Jelsa]
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna, Elsa, Kristoff
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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CAPITOLO 9




Once his teeth were bared
Though, I really got scared
Well, excited and scared


    Stavano camminando da molto tempo, quando Jackson si era fermato di colpo: la sera stava calando, le temperature pure, sua madre e sua sorella erano stanche, alcune delle sue bende erano sospettosamente umide e l’angoscia di Kristoff di allontanarsi troppo dalla ragazza lasciata indietro, che la sua empatia animale gli faceva avvertire, stava seriamente rischiando di mandarlo fuori di testa. Nonostante la Primavera fosse sbocciata, le previsioni di Anna si erano rivelate errate, era ancora troppo freddo per accamparsi all’addiaccio ma il fiuto del lupo si era rivelato un ottimo alleato anche in questo caso. Quando l’orso gli aveva ringhiato contro, pronto ad attaccarlo per aver invaso il suo territorio, era ancora talmente tanto arrabbiato per il comportamento di Elsa che gli era bastato guardarlo negli occhi per convincerlo ad abbandonare il suo rifugio senza opporre inutili resistenze. La sua tana non era di certo comoda o profumata ma era abbastanza grande da permettere a tutti di rimanere al caldo e al riparo.
Mentre gli altri cominciavano a prendere sonno dopo una cena frugale, era rimasto sveglio accanto al fuoco fuori dalla tana - e lontano dalla sacca di strozzalupo - a vegliare sulla sua famiglia, i sensi all’erta. Così fu il solo ad avvertire gli zoccoli di Sven avvicinarsi a tutta velocità, ancora non era entrato nel suo campo visivo che già aveva compreso: Anna era da sola.
Quando lei gli era arrivata vicino ed era scesa dalla groppa dell’animale, la luce del fuoco gli aveva mostrato due occhi distrutti dal pianto.
«Mi dispiace…» gli aveva sussurrato e lui aveva avvertito tutto il suo dolore, il suo sentirsi inadeguata e incapace di valicare quel muro che la sorella aveva costruito. Per questo l’abbracciò, per darle conforto ma fu un errore perché l’odore di Elsa su di lei era ancora maledettamente presente e il suo cuore si spezzò una volta di più. La invitò a raggiungere Kristoff prima che il formicolio, che aveva iniziato a pizzicargli gli occhi, si trasformasse in qualcos’altro. La felicità dell’amico che, assonnato, si era ritrovato la ragazza che amava fra le braccia non l'avvertì[1] ma anche il solo immaginarla ebbe il potere di risollevarlo e, suo malgrado, la mente ed il cuore tornarono a colei che non li aveva raggiunti perché si era barricata dietro ad una coltre di gelo e non era disposta a cedere sulle sue convinzioni. Le gambe gli diedero l’impulso improvviso di mettersi a correre, tornare indietro per affrontare quella testarda e impossibile, caricarsela in spalla se necessario e portarla lì con loro ma l’orgoglio lo mise a tacere perché, no, non l’avrebbe fatto: lei aveva scelto e, per due volte, aveva deciso di non seguirli. Aveva lasciato andare sua sorella, aveva lasciato andare lui.

   

    Era mattina quando avvertì la presenza di un cacciatore sulle loro tracce, un cacciatore esperto che si teneva sottovento per evitare di palesare la sua presenza ma pur sempre un umano che, per quanta accortezza potesse mettere nei suoi passi o nei suoi movimenti, non poteva sottrarsi all'udito finissimo del lupo che ora albergava nel giovane Jackson. Suggerì alla sua famiglia e ai suoi amici di continuare a comportarsi normalmente per non allarmarlo e si defilò, rapido e silenzioso come un'ombra.
Il mantello rosso che copriva la misteriosa figura non dava adito a dubbi, era qualcuno del loro villaggio. Era già pronto a saltargli addosso per metterlo fuori gioco quando, improvvisamente, il suo odore gli investì le narici. Stupito, gli si avvicinò piano e solo quando fu a pochi metri da lui, che ancora gli dava le spalle ignaro, si azzardò ad aprire bocca «Mattias...»
Quell'uomo grande e grosso urlò senza dignità, portandosi una mano al petto, in chiaro procinto di scoppiare «Cristo ragazzo, non sono più così giovane da permettermi certi spaventi»
Malgrado tutto, Jackson non poté far a meno di sorridere «Eppure lo sapete che non si deve andare nella tana del lupo» mise subito in chiaro.
Lo sguardo dell'altro si incupì appena «Quindi è vero...»
Il giovane annuì ma non abbassò la guardia «Che cosa siete venuto a fare qui?»
Mattias sospirò e portò una mano sotto al mantello, facendolo irrigidire «Prima dimmi una cosa: siete stati tu o Elsa ad uccidere Hans?»
«No... ma temo vi dobbiate fidare solo della mia parola»
«Me la farò bastare...» affermò, riportando lo sguardo nel suo «Ho cacciato con te infinite volte, si può dire che ti abbia visto diventare un uomo, inoltre mi hai salvato la vita: penso che di te ci si possa fidare» tirò fuori dalla mantella una piccola sacca «Non ti preoccupare» lo rassicurò «E' solo un po' di formaggio e qualche altra provvista che, immaginavo, avrebbe potuto far comodo» allargò ulteriormente le braccia per mostrargli che alla cintola, oltre alla faretra, aveva solo il suo pugnale «Non sono venuto per attaccarvi: se le dicerie sul vostro conto non fossero state vere non avrei avuto bisogno di difendermi. In caso contrario... beh, non credo avrei potuto far molto contro due lupi, anche con tutte le armi di questo mondo» inarcò un sopracciglio, quasi divertito «Ma, a quanto pare, ci troviamo in una situazione che non avevo preso in considerazione...»
«Il fatto che fosse vero ma che, al tempo stesso, non avreste dovuto temere per la vostra vita?» Jack diede voce ai pensieri dell'altro e si concesse di rilassarsi, guidato dall'istinto che gli mostrava chiaramente come l'uomo non fosse una minaccia «Beh, non dovete... non fino alla prossima luna piena, almeno» ghignò appena.
«Stai cercando di convincermi a scappare da qui a gambe levate?»

«No, sto cercando di capire perché sto avvertendo in voi il desiderio di restare»
Mattias sbuffò leggermente e si mise a sedere «Sono stato io a suggerire al resto degli abitanti infervorati di bruciare le vostre case...» confessò, puntando lo sguardo in quello del giovane «L'odio che gli ho visto negli occhi, le cose che hanno detto su ognuno di voi quando, fino al giorno prima, godevano del tuo lavoro e di quello di Elsa, conversavano amabilmente con tua madre... non potevo sopportarlo, così ho deciso che non gli avrei permesso di trovarvi. Per questo ho fatto bruciare tutto, in modo che i cani non avessero più nulla di vostro da annusare, potrei anche aver lasciato inavvertitamente il recinto delle cagne aperto... sai com'è, la Primavera...» questa volta fu il suo turno di ghignare «Non sentivo di appartenere più a quel posto, per questo ho provato a pensare a quale via avresti potuto prendere nel caso avessi deciso di spostarti verso un nuovo villaggio e, dopo un po' di buchi nell'acqua, eccomi qui» si mise le mani sulle ginocchia e si rialzò in piedi «Sono un uomo solo, Jack, tuo padre era un mio buon amico e tu sei per me come un figlio» gli occhi gli si inumidirono appena «Se mi vorrete, sono pronto a darvi una mano»[2]

      

    Le gambe di Elsa si fermarono solo quando furono certe di aver raggiunto la loro destinazione: smettere di essere la padrona del proprio corpo era stato come diventare improvvisamente un’estranea in quell’ammasso di ossa e tessuti in cui aveva sempre vissuto e, per questo, si sentiva umiliata e, al tempo stesso, arrabbiata – se non furiosa - per come era stata costretta a comportarsi con Anna.[3] Il richiamo del lupo rosso era stato impossibile da ignorare, quella volta come adesso e, dentro di sé, già tremava per quello che avrebbe potuto costringerla a fare ancora.
Nonostante tutto, però, fu con immenso stupore che si accorse dei passi di uomo che si stavano avvicinando al luogo di quell’appuntamento fissato, marchiato, nella sua mente: erano deliberatamente sfrontati, voleva farsi udire - preannunciare quasi - e, quando i primi sentori di strozzalupo arrivarono ad arricciarle le narici, i suoi occhi si sgranarono del tutto nel riconoscerlo «Friederik…» sussurrò a denti stretti.
L’aveva trovata. Nonostante le sue capacità, non sarebbe stata in grado di sopportare le proprietà di quell’erba maledetta, non le rimaneva che fuggire.
Ferma…
L’ordine dell’Alpha le trapassò il cervello e bloccò ogni suo muscolo. La comprensione si fece improvvisamente largo nei suoi pensieri, mozzandole il respiro «Siete voi…» quasi boccheggiò «Com’è possibile?»
Il capo villaggio si liberò del cappuccio e il suo volto le diede una nuova prova a favore della sua scoperta: lungo il labbro superiore, una sottilissima linea di pelle più chiara risaliva verso il naso, un segno praticamente impossibile da notare che mostrava una ferita in via di guarigione, proprio lì, dove lei aveva colpito il lupo rosso durante il loro scontro «Per lo strozzalupo, intendi?» le disse «E’ solo questione di abitudine...»[4]
Elsa fece istintivamente mezzo passo indietro «Che cosa volete da me?»
Lui le dedicò una lunga occhiata, dall’alto verso il basso «Il fatto che anche tu fossi un lupo è sempre stato perfetto per me, non mi interessava la tua testardaggine nel perseguire il mestiere di tuo padre, le tue creazioni portavano prestigio al villaggio e finché gli sciocchi paesani continuavano a pensare che il giovane cacciatore ti aiutasse, tutto sarebbe andato per il verso giusto: tu saresti stata il capro espiatorio perfetto se, per qualsiasi motivo, non fossi riuscito a controllarmi nei nostri confini…»
Una nuova terribile consapevolezza arrivò a pungolarle la mente «Voi avete ucciso Hans…»
«E’ stata colpa vostra!» Friederik quasi ringhiò «Ero già lontano, come al solito, ma voi avete deciso di rimanere insieme e il richiamo di due lupi è stato troppo, persino per me: erano anni che non mi trasformavo contro la mia volontà» indurì la mascella «Hans mi ha trovato poco prima della mia mutazione e da sciocco, anziché pensare a cosa sarebbe potuto diventare come lupo al mio fianco, ha provato ad uccidermi» quasi rise «Mica per liberare il villaggio dal mostro, oh no: per prendere il mio posto! Ma la realtà dei fatti è che moriva di paura, non poteva che finire in un modo soltanto» puntò gli occhi nei suoi «Tu, invece, non mi hai mai temuto, nonostante non riuscissi a percepire alcunché da me. Visto quel che è successo, pensavo che fosse necessario liberarmi di voi ma, poi, ho visto la magnifica creatura che sei diventata, nonostante fossi indebolita dallo strozzalupo. Ancora non riesci a trasformarti a comando ma già non hai più bisogno della luna piena: ti avrei portata via se non fosse arrivata tua sorella…»
«Portata via? Per che cosa? Fare di me la vostra compagna?» lo incalzò con disgusto.
«Per fare di te mia figlia... che è quello che sei»
Fu come un lampo: nel momento in cui l'altro finì di pronunciare quelle parole, i suoi ricordi la portarono alla notte in cui era iniziata la sua maledizione, in cui il rosso della luna nel cielo e quello del suo stesso sangue, finalmente, finivano per mescolarsi e mettere in luce il mantello del suo assalitore, esattamente del medesimo colore. 
«Se è vero che siete così in grado di controllarvi perché lo avete fatto?» gli gridò contro, portandosi una mano al petto «Ero solo una bambina!»
«Ero più giovane allora e tu una bambina sciocca che quella notte ha deciso di uscire senza la sua 
mantella e con addosso l'odore di Iduna…»
«Mia madre?» chiese incredula «Non è possibile, lei era sposata…»
«Anche io lo ero e con questo? Dovresti sapere che per noi la morale degli uomini non ha importanza… quante volte, nel calore del tuo letto, hai sognato di sbranare il giovane cacciatore?» colpì dritto nel segno «Certo, mentre eri umana riuscivi a resistere ma, dimmelo mia cara, che cosa è successo la prima volta che te lo sei trovata davanti come lupo?» 
Lei si morse istintivamente il labbro inferiore, colpevole, e non si azzardò a replicare.
Friederik ghignò compiaciuto «Quando tua madre e tuo padre sono arrivati nel nostro villaggio, lei era già appesantita dalla tua gravidanza ma, nonostante questo, era la donna più bella che avessi mai visto e sì, la desideravo enormemente. Iduna, però, era anche molto intelligente e si è ben presto accorta del mio interesse per lei, così ha sempre fatto in modo di non trovarsi mai da sola con me. Io ero già capo villaggio a quel tempo ed ero troppo esposto per poter mettere a rischio il mio segreto, così ho cominciato a viaggiare sempre più spesso e a sfogarmi nei villaggi vicini: convincere tutti a mettere la mantella rossa è stato tremendamente facile e, in questo modo, sarei riuscito a riconoscerli nel caso mi fossero capitati davanti nel momento sbagliato» sospirò «Ma tu volevi essere la più coraggiosa, non è vero? E, invece, sei stata solo la più stupida»
«Perché non mi avete uccisa?» sibilò fra i denti.
«Perché tuo padre ci ha trovato e mi ha cacciato con la sua torcia… oh, non guardarmi con quel disprezzo negli occhi» la riprese sarcastico «E smettila di disprezzare te stessa, vieni con me Elsa, ti mostrerò le meraviglie che siamo in grado di fare, cose che non hai mai osato nemmeno pensare: imparerai a non soffrire più gli effetti dello strozzalupo, a trasformarti quando vorrai, non ci sarà villaggio che potrà sottrarsi al nostro potere»
«N-no…» balbettò lei, cercando di opporsi con tutta se stessa al lampo rosso che era appena brillato negli occhi verdi dell’altro.
«Non resistermi, ragazzina…» inspirò furioso ma, improvvisamente, alzò le sopracciglia, folgorato da un’illuminazione «Capisco: hai ancora troppi legami con la tua natura umana per poter abbracciare senza rimpianti la tua nuova vita animale» si passò deliberatamente la lingua sui denti e la fece schioccare sul palato «Credo sia giunto il momento di andare a caccia…»
Quell’eccitazione che le crebbe nel petto la raggelò e, per la prima volta davanti a lui, Elsa tremò «Oh no…»
«Oh sì…»

   

    L’arrivo del Signor Mattias nel gruppo aveva avuto il potere di risollevare gli animi, non solo per le provviste che aveva portato in dono ma anche per la speranza di poter cambiare i loro piani e permettersi, tramite lui, di avvicinarsi ai villaggi con largo anticipo rispetto a quanto avevano preventivato perché, sebbene chiunque di loro avrebbe potuto essere stato segnalato dalle voci messe in giro da Friederik, era impensabile che la stessa cosa fosse stata fatta per Mattias che tutti credevano, sì, sulle loro tracce ma per ben altri scopi.
Stavano già camminando da diverse ore quando un odore inaspettato, sospinto dal vento, si fece largo nelle narici di Jack, gonfiandogli il petto di aspettativa. Se si concentrava poteva udire, fra il trambusto della sua comitiva, i suoi grandi balzi che – salto dopo salto – la stavano inesorabilmente avvicinando: aveva cambiato idea, li stava raggiungendo.
«Elsa!» la voce di Anna riecheggiò fra il fitto degli alberi, ancor prima che lui stesso riuscisse a girarsi per vedere le sorelle a pochi passi l’una dall’altra e, sebbene gli desse le spalle, riusciva chiaramente a percepire le lacrime di commozione che riempivano gli occhi della più giovane. C’era qualcos’altro, però, che gli arrivava forte e chiaro, come una nota stonata in quella che avrebbe dovuto essere una dolce armonia: terrore. Per questo quando vide l’espressione di Elsa e l’altra fare il primo passo verso di lei, sgranò gli occhi allarmato e scattò.
Anna non avrebbe saputo dire com’era finita fra le braccia di Kristoff, aveva sentito come uno strappo e, in un battito di ciglia, si era ritrovata allontanata dalla sorella e nella stretta salda di quel giovane che ora la guardava confuso, tanto quanto lo era lei stessa. Esattamente nel posto in cui era fino ad un attimo prima, ora, c’era Jackson che serrava i polsi di Elsa fra le sue mani, la schiena fremente in un enorme sforzo di contrastare la resistenza dell’altra, che diavolo stava succedendo?
«Che ti prende?» chiese Jack, sinceramente confuso.
Lei non rispose, si divincolò e cercò di colpirlo di nuovo ma, ancora una volta, fallì.
Fermami…
Lui scosse il capo.
Fermarti? Ma che dici?
L'altra allargò impercettibilmente gli occhi.
Jack! Mi senti?!
Certo che ti sento, perché non dovrei?
Nonostante tutto la loro connessione sembrava non essersi spezzata.
Il nuovo colpo che arrivò lo trovò impreparato e lo ferì al viso. Si toccò con le dita la guancia e trovò i polpastrelli macchiati di sangue.
Perché?
Non sono io…
La sua voce implorante gli perforò ancora una volta la mente e, finalmente, comprese: era sotto il controllo dell'Alpha.
Non ebbe il tempo di risponderle che lei lo assalì nuovamente.
Elsa attaccava per colpire, ferire mentre Jackson rispondeva per deviare, difendersi: era chiara la direzione che quella lotta stesse prendendo, tuttavia erano troppo veloci per permettere ad Anna, o a chiunque, di intervenire: il rischio di mancare Elsa e colpire Jack al suo posto era troppo elevato ma, soprattutto, voleva colpirla davvero?
D'improvviso il giovane cacciatore si sbilanciò e cadde, rimanendo così alla mercé della sua assalitrice. Lei gli piombò addosso, caricandogli tutto il peso sullo stomaco e spezzandogli il fiato. Ancora una volta due mani si alzarono ed andarono ad intercettare un colpo pericolosamente mortale.
Devi fermarmi...
Io non posso, non ci riesco a farti del male - nonostante tutto le regalò un sorriso furbo - Non in questa forma, almeno...
Ma tu devi farlo, devi, o vi ucciderò tutti!
Io non ci credo... Tu sei più forte di così, tu non ti fai manipolare!
Io non sono forte... Sono solo tanto stanca... Per favore…
I suoi occhi si serrarono nel disperato tentativo di ricacciare le lacrime che le stavano salendo agli occhi, occhi che - tuttavia - si sgranarono nel sentire la presa ferrea sui suoi polsi allentarsi.
No, no... Cosa stai facendo?
Coraggio, uccidimi... Anche io sono stanco di vederti così, facciamola finita!
Le braccia di Jackson scivolarono verso il basso e si adagiarono sul terreno ai lati della testa: si arrese, semplicemente.
Il braccio di Elsa, invece, scattò - con tutta l'intenzione di fracassare quella testa che, solo fino a pochi giorni prima, aveva accarezzato così tante volte e altrettante, di più, avrebbe voluto accarezzare per recuperare tutto quel tempo perso in un modo così stupido - ma il suo attacco non arrivò a destinazione: la mano sinistra intercettò la destra e la bloccò, ad un soffio dal viso di lui e, proprio in quel momento, una freccia la colpì sulla spalla esposta, l'argento penetrò la carne, lasciando una scia di dolore bruciante che le strappò un grido e la fece accasciare al fianco dell'altro.
«Anna ma cos...?» le chiese Kristoff incredulo.
La ragazza scosse appena la testa, la balestra ancora carica nella sua mano «Non sono stata io...»
«Questo è stato pazzesco!» quasi urlò Mattias estasiato, di fronte al colpo magistrale appena scoccato dalla giovane Emma.
«Anna, la rete!» la voce di Jack riuscì a riscuoterla. Una volta recuperata, gli fu subito al fianco, deglutì mentre la dispiegò sulla sorella «Scusami...»
L’altra annuì impercettibilmente e gemette quando l'argento entrò in contatto con la sua pelle, lasciandole scie arroventate sulla pelle pallida.
«Che le è preso?» chiese preoccupata.
«Sta eseguendo gli ordini...» le spiegò il cacciatore.
«Di chi?»
Jack alzò il capo allarmato «Cazzo...» gridò «Madre!»
Il lupo rosso quasi travolse la donna con la sua carica, facendola crollare a terra. Ellen, dolorante e tremante, allungò disperatamente la sacca di strozzalupo verso quella bestia infernale che, in quel momento, la guardava bramoso con quei suoi occhi di brace, nel disperato tentativo di allontanarla. Le mascelle del lupo schioccarono e, in un attimo, squarciarono il sacco senza che questi battesse ciglio.
Solo l’intervento di Mattias gli impedì di attaccare di nuovo: ringhiò, infastidito dal colpo di pugnale che aveva appena ricevuto al costato. La bestia si liberò di quella stupida arma priva d’argento semplicemente scrollandosi, la ferita si rimarginò all’istante.
«Buon Dio…» deglutì spaventato l’uomo, improvvisamente incapace di muoversi davanti a quel mostro invincibile. Il lupo ringhiò nuovamente e lo colpì con una potente zampata e il suo corpo volò per alcuni metri, facendolo schiantare contro ad un albero, il braccio dove lo aveva appena colpito era una scarica di dolore.
Il lupo scattò ancora ma la sua corsa verso il ferito venne bruscamente deviata da una spallata di Jackson, certo, non poteva competere contro di lui in forma umana ma la sua nuova forza doveva pur servire a qualcosa. Non fece in tempo ad alzarsi che una freccia scoccata da Anna gli si conficcò nella schiena e una di Emma gli perforò una delle cosce. L’argento, questa volta, lo fece ululare di dolore, facendolo rimanere alla mercé del taglialegna armato della sua ascia che
, come un fulmine, piombò su di lui, caricando tutta la forza in quel fendente che fece calare sulla sua testa, pronto a staccargliela di netto.
Per quanta forza Kristoff avesse, però, non fu sufficiente: la lama entrò nel collo dell’animale solo per metà ma su di essa non c’era traccia d’argento e, così, la sua guarigione non fu ritardata. Il lupo parve quasi sogghignare, scrollò il grosso collo e si liberò dell’accetta con una cascata di sangue e, ancora una volta, attaccò.
Il giovane taglialegna urlò di dolore quando le fauci della bestia si serrarono sul suo di collo e, in quello stesso istante, Anna si spezzò «Kristoff, no!»


C’è una voce nell’oscurità, così simile a quella che ha appena urlato.

E’ lui ti dico!

Come fai ad esserne sicura?

Ho visto la cicatrice che ha sulla schiena, esattamente dove tu hai bruciato il lupo: è stato lui a mordere Elsa! 

Se è così dobbiamo dirlo a tutti al villaggio...

No, non possiamo, nessuno ci crederà, lui è il capo mentre noi saremo per sempre gli stranieri...

Hai ragione, soprattutto, non devono sapere di Elsa: la uccideranno…

Dobbiamo trovare un modo per farlo uscire allo scoperto.

Ti ha sentita?

Ero lontana e avevo lo strozzalupo, non può averlo fatto...

I discorsi si perdono nella foga, nella rabbia, nella fame della trasformazione e improvvisamente, portata dal vento, arriva quella voce:

Agnarr, no!

Ed infine quell’odore: così familiare, così dolce, così terrificante.

Il giovane lupo bianco impazzisce nella sua gabbia, si dimena, morde, sbatte finché la bocca non si riempie del suo stesso sangue e le sbarre finalmente cedono.
E poi corre e corre in quella foresta, fino ad arrivare a quei corpi martoriati, già privi di vita, a cui non riesce - non può - credere, per questo li scrolla con ciò che ha - le sue zampe, i suoi denti - ma quelli non si muovono perché, semplicemente, non possono più.
E allora ulula nell’aria del mattino tutto il suo dolore ed è allora che li sente: quei due occhi rossi su di sé ma non c'è più tempo, la trasformazione s'inverte e, semplicemente, scivola nel buio dell’incoscienza.

 

«Tu…» sibilò Elsa, ancora imprigionata nella rete d’argento. Nonostante il dolore, fece leva sulle braccia portandosi carponi «Sei stato tu!» scosse la testa mentre i suoi occhi chiari si tingevano nuovamente di rosso «Tu li hai uccisi!» questa volta ringhiò e, con un urlo disumano, si trasformò.
La rete semplicemente volò via e il lupo bianco, furioso, scattò: gli occhi rossi, gli occhi di un Alpha.[5]
Piombò sull’altro lupo con una velocità disarmante, allontanandolo dal corpo inerme del taglialegna. Attaccò, morse, graffiò: instancabile, insensibile alle ferite dell’argento, a quei pochi colpi che l’altro, completamente preso in contropiede, riusciva a mettere a segno.
Com’è possibile? Tu dovresti essere mia…
Io non sono di nessuno.
Morse.
Tu li hai uccisi!
Dilaniò.
Tu la pagherai!
Il lupo rosso si liberò dalla sua presa.
Se è questo che hai deciso, allora morirai assieme a loro!
Contrattaccò.
Così, lupo bianco e rosso si affrontarono nuovamente, entrambi feriti, entrambi non disposti a cedere. Per quanto Elsa potesse essere inarrestabile nella sua furia, però, aveva pur sempre passato tutta la vita a reprimere quella parte di sé mentre Friederik, al contrario, quella natura l’aveva continuamente allenata, fortificata, la lotta fra loro sarebbe stata sempre impari. Per questo il lupo rosso riuscì a sovrastarla e ad imprigionarle una coscia fra le sue zanne e, per quanto lei si dimenasse, non mollò la presa.
Tuttavia c'era una cosa che a Friederik mancava e con cui, di certo, non aveva fatto i conti, una cosa fondamentale che
, sebbene tendesse spesso a dimenticarselo, Elsa aveva in abbondanza: l’amore di una famiglia.
Bastò un cenno del capo che i fratelli Overland si compresero subito: Jack fece leva con le mani e permise ad Emma di saltare molto più in alto del normale, cosicché una freccia d’argento andò a conficcarsi dall'alto nella schiena del lupo rosso – fra capo e collo – e, approfittando del suo dolore, Jackson lo caricò a testa bassa, piantandogli alcuni degli stiletti di Anna – al momento fuori dai giochi – nel costato. L’assedio del lupo rosso sul bianco, finalmente, cessò.
Il giovane si avvicinò alla sua compagna e gli passò una carezza sulla pelliccia candida impiastricciata di sangue.
Stai bene?
Jack!
Quel richiamo spaventato riuscì a far scattare il cacciatore ancora prima di aver effettivamente compreso quel che stesse succedendo: vide solo la sua mano spingere la sorella e avvertì i denti dell’altro serrarsi sul suo collo, stringere, strattonare.
Il lupo bianco sgranò gli occhi e provò ad alzarsi ma la sua zampa posteriore dilaniata cedette, uggiolò frustato e ringhiò arrabbiato, raspando disperatamente con quelle anteriori, nel vano tentativo di raggiungerli. Non poteva permettersi di perdere anche lui, non poteva, non poteva.
Jack, però, non si abbandonò al dolore, anzi, carico di adrenalina e d'istinto di sopravvivenza, ghignò per l'intuizione che gli aveva appena attraversato la mente «Emma, colpiscimi, presto!»
«Cosa?» sbottò la minore in un mare di lacrime «Non posso!»
«Devi!» le urlò contro lui, mentre l’altro cominciava a trascinarlo via «Andrà tutto bene, te lo prometto…»
Emma portò le mani alla balestra per caricarla ma quelle tremavano troppo e non ne volevano proprio sapere di fare il loro lavoro.
Improvvisamente una freccia venne scoccata: da Anna.
Il colpo non era perfetto ma a Jack questo non interessava, quando la freccia fu abbastanza vicina per trapassargli il petto, lui mosse rapido una mano e la intercettò: agguantò l’asta e ne deviò il percorso, la puntò verso l’alto e se la conficcò nella spalla, proprio lì, dove le fauci del lupo rosso erano serrate.
Il dolore ed il bruciore dell’argento si sommarono a quello dei denti piantati nella sua carne ma spinse, spinse fino a che non avvertì lo schiocco.
La presa sulla sua spalla si allentò e il lupo rosso si accasciò al suo fianco, gli occhi vitrei, il respiro assente: il cervello trapassato dalla freccia con la punta d’argento. 

  

    La mano di Anna era rimasta inerme, accanto alla balestra adagiata sul terreno, lo sguardo assente sul corpo del giovane sdraiato accanto a lei. Il morso di Friederik era troppo profondo, il sangue zampillava copioso dalla sua terribile ferita, non c’era alcuna Luna Rossa nel cielo, Kristoff non si sarebbe trasformato, semplicemente sarebbe morto, lì, tra le sue braccia.
Neanche si accorse di Ellen che cercava di bloccare quella copiosa emorragia o delle sue parole che la esortavano ad aiutarla, niente, era già a pezzi e, man mano che il colorito del ragazzo si faceva sempre più cianotico, si sgretolava un pochino di più.
«A-Anna…» solo la voce di lui ebbe il potere di ridestarla. Trasalì e strinse forte con le sue quella mano che si era alzata debolmente da terra «Grazie a Dio sei salva…»
Le lacrime le inondarono gli occhi, impedendole di vedere quel piccolo sorriso che si era appena disegnato sulle labbra dell’altro «Non parlare…» lo implorò «Non affaticarti…»
«Devo, invece… non voglio morire senza prima averti detto che ti amo»
Lei si accasciò su di lui, stringendo i denti «Anch’io ti amo: non lasciarmi, non lasciarmi…» ma lui non le rispose più e, così, appoggiò la fronte sul suo petto, distrutta, prese fiato e gridò «Elsa!»
Jackson le adagiò la sorella al fianco, ora avvolta nel calore del mantello di lui dacché la sua trasformazione si era invertita e la sua gamba era, al momento, fuori uso. 
Elsa la strinse in un forte abbraccio «Ci penso io: dopo tutto quello che hai fatto per me in questi anni, è giunto il momento di sdebitarmi»
Anna singhiozzò, comprendendo quello che l’altra avesse in mente «Ma se lo farai, tu…»
Non c’era possibilità che la ragazza sopravvivesse al guarire un colpo mortale di quel tipo, soprattutto non ora che era già stanca e ferita «Io te lo devo…» alzò, il suo sguardo su Jack e lo guardò, in cerca di perdono «Mi dispiace ma devo farlo»
Il giovane strinse i denti ma annuì, tuttavia, prima che la mano di lei si posasse sul collo di Kristoff, gliela bloccò con la sua «Ancora non hai imparato a non farti carico di tutto, vero?» era stanco ma le sorrise comunque «Facciamolo insieme»
Elsa strinse quella mano con forza e fu il suo turno di sorridergli, poi la posarono contemporaneamente sul giovane il cui battito, ormai, era sempre più debole. Il dolore si impadronì dei loro corpi e delle loro menti ma non lasciarono la presa, la mantennero ancora e ancora. Quando Jack ed Elsa crollarono sfiniti ai lati di Kristoff, lui - finalmente - riaprì gli occhi.

  

    

Per i mercati del Nord, fra la calca di gente, è possibile trovarvi una ragazza - talvolta accompagnata dal suo giovane sposo, altre da quella che pare essere la sua esuberante sorella - intenta a barattare oggetti di rara qualità. Il suo aspetto intimorisce perché ricorda quello della strega che popola le storie oscure narrate ai più piccini, così dal dissuaderli dall'avventurarsi da soli nei boschi ma basta parlarle, o vederla sorridere appena, per comprendere che non può essere lei l'inquietante megera: i suoi capelli sono semplicemente biondi e i suoi occhi azzurri come il cielo.
I capelli della strega, invece, sono così chiari da sembrare neve e i suoi occhi di ghiaccio, si dice, siano in grado di congelare chiunque osi incrociare il suo sguardo. Ella pare nascondersi fra le imponenti foreste dell'estremo Nord e che le tre modeste casette[6]
in cui dimora con i suoi schiavi - sapientemente nascoste nel fitto degli alberi - siano protette da due enormi bestie infernali. Il modo per raggiungerle nessuno la sa, ma si crede sia necessario lasciare la via maestra e addentrarsi nelle ombre sinistre del bosco. Gli avventori che si azzardano ad avvicinarsi a quei luoghi, capirete, non sono poi molti. Tuttavia, si racconta – per voce di quei pochi che vi sono capitati per casualità del fato – che non sia raro incontrare in Estate, fra i cespugli di fragole selvatiche e i praticelli in fiore, una piccola bambina dai capelli color del grano raccolti in due deliziose treccine e grandi occhi nocciola[7], coperta da una sgargiante mantella rossa. Nonostante sia sola e non vi sia traccia alcuna dei suoi genitori, nessuno si azzarderebbe mai a farle del male per via del grande lupo grigio con cui è solita giocare e del maestoso lupo bianco che li sta a guardare.



Ebbene sì, anche questa storia è finita e ci lascio un pezzo di cuoricino come per tutte le cose che durano da un po' e poi trovano la fine.
Vi dirò, forse provo ancor più malinconia di quando ho finito Seasons... 
Scrivere di Elsa e Jack lupi, Anna cacciatrice, Emma e la sua parlantina mi è piaciuto enormemente e spero che seguire le loro avventure (e quelle di tutti) sia piaciuto anche a voi.
Come qualcuno di voi aveva già intuito, il lupo cattivo di questa storia non è mai stato Elsa, bensì quel viscidone di Friederik, nel suo confronto con lei non ho resistito a mettergli in bocca quel mia cara da lupo di Cappuccetto Rosso e tutto il discorso sul mostrarle le meraviglie di essere un licantropo che lasciano Elsa eccitata e terrificata al tempo stesso è ispirato alla canzone "I know things know" dal musical Into the Woods, da cui sono tratti anche i versi che avete trovato all'inizio

Arrivare a questo finale è stata durissima, il tempo è stato molto tiranno e questa lotta che avevo ben chiara in testa - anche se le sue dinamiche sono cambiate più volte, tipo tutti i possibili futuri di Doctor Strange ^^ - ma non ne voleva proprio sapere di venire fuori su carta. 
Questo capitolo, come vi sarete accorti, è più lungo dei precedenti ma c'erano ancora molte cose da dire e battaglie da combattere, spezzarlo non avrebbe avuto molto senso.
Vi ringrazio per aver letto questa storia, per averla listata ne i preferiti, seguite e ricordate ma, soprattutto, ringrazio di cuore chi mi ha sostenuto in questa avventura, con il suo entusiasmo e il suo affetto, sia per queste mie righe che per questi personaggi e, sì, dai, anche un po' per me. Vi abbraccio tutte enormemente ♥
Spero di non aver deluso le aspettative di nessuno con questo finale.

Cida

[1] Kristoff è troppo vicino al sacco di strozzalupo, l'empatia di Jack è bloccata ma può comunque facilmente immaginare le emozioni dell'amico.

[2] Mattias doveva avere solo un cameo nel secondo capitolo ma mi dispiaceva troppo lasciarlo fra quelle persone che non avrebbero battuto ciglio nell'uccidere Elsa, Jack e le loro famiglie, non dopo aver condiviso gran parte della vita con loro, soprattutto con Jack. Per cui mi è sembrata tremendamente da lui l'idea di raggiungerli per aiutarli senza aver prima dimenticato di depistare i loro inseguitori.

[3] Ecco finalmente spiegato perché Elsa è stata così dura con Anna nel capitolo precedente e, soprattutto, perché l'abbia colpita: nel momento in cui si è allontanata per via del litigio con Jackson, è stata avvicinata da Friederik nelle sue sembianze di lupo rosso che le ha ordinato di allontanarsi da tutti (è anche per questo che è stata via molto più del solito).

[4] Questa cosa del fatto che Friederik sia immune allo strozzalupo per averne assunto negli anni piccole quantità, è ispirata a Katherine Pierce (ah, quanto l'amavo) della serie TV di Vampire Diaries che faceva la solita cosa però con la Verbena.

[5] E' vero, Elsa avrebbe dovuto perdere il suo status di Alpha dopo che è stata sconfitta da Friederik, cosa che in realtà ha fatto ma, come detto, Elsa è un Alpha di indole e ho pensato che scoprire che il suo attuale capo-branco fosse, in realtà, colui che ha ucciso i suoi genitori potesse essere una discreta spinta per poter riaccendere in lei questa fiamma. Spero vi sia piaciuto.

[6] Ebbene sì, alla fine le casette nel bosco (come quella della nonna di Cappuccetto Rosso) le hanno costruite davvero ;)

[7] No, non è la figlia di Elsa e Jack (non sono ancora pronta per vedere i miei adorati ghiaccioli con prole ç_ç) ma è Freja (il mio headcanon per la figlia di Anna e Kristoff, per chi non lo sapesse) - perché non può mancare mai - che gioca con gli zii *-*

  
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