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Autore: Dslock01    04/06/2021    1 recensioni
Maya ha appena dodici anni quando, dopo aver perso il padre in un incidente d’auto, viene inviata dalla madre in un misterioso luogo che i suoi abitanti chiamano Santuario.
È lì che Maya scopre che sua madre, prima della sua nascita, è stata una grande Maestra delle Arti Mistiche, persone dalle capacità straordinarie che proteggono l’universo dalle minacce provenienti dalle altre dimensioni.
Comincia così un lungo addestramento che, dieci anni dopo, la porterà a divenire una potente Maestra.
Tuttavia, dopo la misteriosa scomparsa degli Avengers e, di conseguenza, del suo maestro, Maya si ritroverà da sola a gestire una nuova minaccia proveniente dall’universo: Vither.
Vither, braccio destro di Thanos, è sopravvissuta alla distruzione della forma fisica delle Gemme dell’Infinito e ora si sta dirigendo verso la Terra per recuperare le reincarnazioni viventi delle Gemme, dei bambini di appena sei anni.
Riuscirà Maya, insieme ai compagni che è riuscita a reclutare, a fermare Vither?
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Agente Maria Hill, Altri, Doctor Stephen Strange, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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16 maggio 2045, 8:25 A.M.,
177A Bleecker Street,
New York City.


La Cappa della Levitazione si strinse intorno alle spalle di Maya e le accarezzò le guance con il colletto inamidato, facendola sorridere.

In risposta, la ragazza passò delicatamente la mano sul morbido tessuto del suo oggetto magico e si sbrigò a raggiungere la biblioteca.

«Wong!», esclamò seria, una volta varcata la soglia. «Ho bisogno del tuo aiuto.»

Il bibliotecario sollevò lo sguardo dal pesante tomo ingiallito deposto sulla sua scrivania e le riservò un’occhiata infastidita.

«Non so quante volte te l’ho ripetuto: devi bussare prima di entrare!», la rimproverò aspramente.

Maya ignorò le sue parole e si sedette sulla poltrona dirimpetto alla scrivania di Wong.

Il custode della biblioteca strinse gli occhi in due fessure e richiuse il libro con uno schiocco secco.

A quel punto, intrecciò le dita sul tavolo, pronto ad ascoltare la richiesta della giovane.

«Ho bisogno di un nuovo Sling Ring», gli spiegò Maya. «Il mio l’ho regalato a Magda dopo averlo modificato. Ora lo Sling Ring può aprire un portale verso il nostro Santuario in caso di estremo pericolo.»

L’uomo aggrottò le sottili sopracciglia, accentuando le rughe che solcavano la sua fronte.

«Perché mai hai dato il tuo Sling Ring a Magda? Sai benissimo quel che accade quando perde le staffe e scatena tutta la sua energia magica! Come ti è saltato in mente di donarle un oggetto magico tanto potente?»

«Ho dovuto!», replicò la giovane, leggermente alterata. «In caso non riuscissimo a trovare nessuno in grado di aiutarci a recuperare le Gemme dell’Infinito, saremo costretti a dividerci e, anche se pericolosa, Magda potrebbe davvero rendersi utile.»

Wong sospirò stanco e sollevò gli occhi verso l’ampio soffitto a volta.

«Speriamo non ci sia bisogno di giungere a un punto simile», mormorò.

La giovane annuì seria e pregò mentalmente che la missione di cui si era fatta carico andasse a buon termine, permettendo loro di rintracciare un numero sufficiente di persone in grado di aiutarli.

Il bibliotecario sollevò allora una mano e disegnò un piccolo portale arancione, sufficiente appena per il passaggio di un braccio, diretto verso la stanza delle armi.

Infilò la mano all’interno del vortice e la ritirò poco dopo, tenendo stretto nel palmo uno Sling Ring dorato.

La piastra superiore, normalmente scevra di incisioni, era decorata da una piccola sfera di quarzo rosso sistemata proprio nel mezzo.

«Prendilo pure», la rassicurò Wong con un sorriso accennato, «questo Sling Ring è opera dell’Antico, la madre di Joy. Fino a oggi sei stata soltanto un’allieva, ma, ora che hai una missione a tutti gli effetti, sei degna di essere considerata una vera Maestra delle Arti Mistiche. Tua madre sarebbe sicuramente molto fiera di te.»

Maya abbassò gli occhi al pavimento, improvvisamente triste.

Dieci anni erano ormai trascorsi dal momento in cui aveva lasciato sua mamma e suo fratello Marcus e, nonostante il tempo, quella separazione bruciava ancora terribilmente nel suo cuore.

...Parola di mamma, tornerò a prenderti. Costi quel che costi.…

Quelle erano state le ultime parole che la Proiezione Astrale di sua madre le aveva rivolto.

Purtroppo, dal giorno del suo risveglio, Paige aveva perso ogni ricordo che riguardasse Maya, probabilmente a causa del forte trauma ricevuto.

Nel giorno in cui Strange le aveva comunicato la terribile notizia, la ragazza aveva deciso di mantenere le distanze dalla sua famiglia, aspettando con pazienza che la salute di sua madre migliorasse un po’.

Negli anni successivi, però, Paige non aveva più recuperato la memoria e Maya aveva deciso di continuare la sua vita al Santuario di New York, rinunciando all’idea di riunirsi alla sua famiglia.

Wong, accortosi dell’improvviso turbamento della giovane, si sbrigò a cambiare argomento.

«Come hai intenzione di strutturare la ricerca di questi fantomatici nuovi Avengers?», domandò, porgendole il suo nuovo Sling Ring.

Il volto di Maya s’illuminò mentre legava l’oggetto magico alla cintura.

«Devi sapere che, durante il periodo precedente all’incidente che mi ha portato al Santuario, io e un bambino di nome Storm erano estremamente amici. Mangiavamo insieme la zuppa d’avena alle elementari e ci proteggevamo a vicenda dai bulli che ci tormentavano. In questi dieci anni ci siamo ovviamente persi di vista, ma devi sapere che, ieri, ho trovato sul giornale un articolo che parla di lui.»

S’interruppe, indossò lo Sling Ring e aprì un piccolo portale arancione sprizzante di scintille, molto simile a quello evocato da Wong poco prima.

Tuffò il braccio all’interno del vortice e recuperò dal comodino un foglio di giornale ben lisciato e ripiegato su se stesso un paio di volte.

Wong lo dispiegò e il suo sguardo si soffermò sulla foto in bianco e nero riportata sul frontespizio: il mezzobusto di un robusto ragazzo sui vent’anni dai lunghi capelli scuri.

Indossava un’ampia t-shirt scura e un paio di occhiali erano sistemati in equilibrio precario sulla punta del naso a patata.

Gli occhi rivolti al fotografo, scuri e sottili, spiccavano sotto due folte sopracciglia dalla forma irregolare.

Dalle sue labbra storte in un ghigno e dai poliziotti presenti nell’inquadratura, il Maestro delle Arti Mistiche comprese che quel giovane in carne doveva aver commesso qualcosa che andava contro la legge.

Si concentrò sull’articolo, improvvisamente interessato.

“Storm Wilson, ventidue anni, è stato arrestato la scorsa notte nel suo appartamento nel Bronx, New York. Il giovane, di professione hacker con lo pseudonimo di Justice_hand, era ricercato dalla polizia da ormai quattro settimane per essere penetrato all’interno dei database federali, appropriandosi di materiale protetto dalla C.I.A. Il ragazzo, detenuto al momento in un luogo sconosciuto ai media, è stato raggiunto dalla polizia grazie alla telefonata della stessa madre, Mona Wilson (cinquant’anni), affermando di essere preoccupata per l’avvenire del figlio. Secondo fonti certe, Wilson sarebbe ora sotto interrogatorio da agenti scelti della polizia federale”.

Riconcentrò la propria attenzione su Maya, in trepidante attesa di una sua reazione, e le restituì l’articolo.

«Spiegami il tuo piano», le chiese soltanto.

Maya annuì.

«Come tu e il Maestro Strange mi avete raccontato in molte occasioni, gli Avengers sono nati grazie a Nick Fury e ai suoi fedeli collaboratori, Maria Hill e Phil Coulson. Per questo motivo, ho pensato che nei database dello S.H.I.E.L.D. possano essere contenute delle informazioni sui successori degli Avengers e su persone con speciali capacità che potrebbero aiutarci nel recupero delle Gemme dell’Infinito. Tuttavia, dal momento che nessuno degli abitanti del nostro Santuario possiede una conoscenza informatica abbastanza buona da permetterci di penetrare all’interno degli archivi segreti dello Stato, ho pensato di rivolgermi a un vero hacker. E ieri, leggendo il giornale di Magda, ho scoperto che il mio migliore amico d’infanzia è detenuto dalla polizia federale proprio per essere entrato nei file segretati della C.I.A. Dimmi tu se questo non è destino!», gli illustrò, gesticolando ampiamente con le mani.

Wong le riservò un’occhiata dubbiosa.

«Tu hai intenzione di entrare in una prigione altamente sorvegliata dalla C.I.A., recuperare il tuo amico d’infanzia che è divenuto un hacker, portarlo qui, spiegargli che Vither sarà qui fra circa dodici mesi alla ricerca di una delle reincarnazione delle Gemme dell’Infinito e chiedergli di aiutarti», enumerò scettico, un sopracciglio sollevato. «Dubito fortemente che funzionerà.»

La ragazza sbuffò seccata e incrociò le braccia al petto.

«Sì, ma non dirlo con quel tono!», lo rimproverò. «Tutto pronunciato così suona stupido!»

Poi, con tono più serio, aggiunse: «Allora, tu cosa proponi di fare?»

Wong tacque per qualche istante prima di battere una mano sull’articolo di giornale.

«Possiamo davvero fidarci di lui?», le domandò.

«Nulla è certo in questo mondo, Wong. Esistono soltanto un’infinita schiera di possibilità che ci vengono presentate e a cui noi affidiamo le nostre speranze», pronunciò una voce alle loro spalle, facendo sobbalzare Maya.

Joy si fece largo nella biblioteca, avvolto nella sua solita divisa nera, stretta in vita da una fascia grigia.

«Dove l’hai letta questa? In un Biscotto della Fortuna?», domandò Maya, ironica.

Lo Stregone Supremo le riservò un’occhiataccia, ma preferì non rispondere.

«Allora? Possiamo fidarci sì o no di questo Storm?», ripeté Wong, riacquistando l’attenzione di Maya.

Maya assentì senza esitazione.

«Come hai visto tu stesso, Storm è invischiato in una situazione disperata. Basterà promettergli che, se ci aiuterà, lo tireremo fuori da quel carcere. Qualsiasi persona accetterebbe senza pensarci due volte», gli spiegò, alludendo all’articolo di giornale.

Il bibliotecario assentì piano mentre Joy, seduto in un angolo della biblioteca, roteava gli occhi, chiaramente infastidito.

«Sarà meglio che questo tuo piano suicida funzioni, Maya. Sappi che il Santuario di Kathmandu ha bisogno di una nuova insegnante per i principianti...», l’avvertì, lasciando cadere di proposito il discorso.

«Non ci sarà bisogno di inviarmi a Kamar-Taj», lo tranquillizzò la ragazza, «sei mesi saranno più che sufficienti per rintracciare un numero sufficiente di guerrieri per ritrovare le Gemme dell’Infinito!»

«Lo spero», si limitò a rispondere lui, mentre Maya utilizzava il suo nuovo Sling Ring per raggiungere Storm, con la speranza che l’amico fosse rimasto il ragazzino timido e simpatico che aveva conosciuto da bambina.



* * *


16 maggio 2045, 9:30 A.M.,
???


Storm si passò una mano tra i disordinati capelli scuri e rabbrividì.

Le mani, intrappolate nelle manette fissate al tavolo degli interrogatori, cominciavano a prudere e dolere nella zona intorno ai polsi.

Dopo essere stato interrogato per ore sugli argomenti più disperati, gli agenti erano usciti dalla camera, portando con loro il suo laptop.

Da quel momento erano passati minuti, forse ore, ma nessuno aveva ancora fatto ritorno.

“La mamma questa volta l’ha fatta grossa!”, pensò tra sé e sé, furioso. “Appena esco di qui mi sentirà, e come se mi sentirà!”

Fu in quell’istante che udì un crepitio, simile a quello delle fiamme.

Poco dopo, un portale energetico arancione si materializzò sulla parete sinistra della sua cella.

Atterrito, Storm tentò di indietreggiare.

Tuttavia, le manette lo tennero inchiodato al tavolo, impedendogli di muovere un solo passo verso la porta.

«Storm Wilson!»,chiamò una voce femminile. «Sono davvero felice di rivederti!»

Una sorridente ragazza con indosso una tunica dalle tinte argentate uscì dal portale.

«Chi sei tu?», le domandò con voce tremante, mentre il vortice d’energia sulla parete spariva tra le scintille.

Storm avvertì il cuore martellargli frenetico nel petto, rimbombandogli nelle orecchie.

Che gli agenti avessero riempito la sua cella di gas allucinogeno?

Quella giovane era forse una sua immagine mentale?

La ragazza chinò leggermente il capo di lato e gli riservò un’occhiata interrogativa.

«Non mi riconosci? So che sono passati molti anni, Storm, ma non credo di essere cambiata così tanto», commentò, rivolgendosi più a se stessa che a lui.

Possibile che fosse cambiata così tanto da non essere riconosciuta da quello che aveva considerato il suo migliore amico fino all’incidente dei suoi genitori?

Nel frattempo, Storm aveva ripreso a lottare con le manette che lo tenevano bloccato al tavolo, tentando con tutte le sue forze di sfuggire a quella stravagante donna che affermava di conoscerlo.

Maya scoppiò a ridere, colpita dall’incredulità di quella situazione.

«Storm, calmati. Non sono qui per farti del male. Sono Maya. Maya McInnos, la ragazzina che usciva con te da scuola e che ti difendeva da Arthur Douglas quando ti prendeva in giro per l’apparecchio e il sovrappeso. Ti ricordi di me, ora?»

Il ragazzo strabuzzò gli occhi, improvvisamente più pallido di un cencio.

«Non è possibile!», balbettò con voce rotta.

Gocce di sudore freddo gli imperlarono il volto grassoccio.

Ricordava molto bene il giorno in cui sua madre, bianca come un cadavere e con le lacrime agli occhi, le aveva annunciato che l’auto su cui Maya e la sua famiglia stavano viaggiando era rimasta vittima di un incidente.

“Il padre di Maya è già morto, figliolo, mentre sua madre è sotto i ferri. Maya è rimasta illesa e, in caso sua zia non voglia accoglierla in casa sua, verrà a vivere con noi per un po’.”


Tuttavia, quella sera stessa, la polizia aveva avvertito sua madre che Maya era scomparsa nel nulla e, da allora, non erano più giunte notizie dell’amica.

E ora, dopo dieci anni, una giovane donna ricompariva tramite un portale magico, sostenendo di essere la sua amica perduta.

«Maya è scomparsa dieci anni fa, nell’ospedale in cui era stata ricoverata sua madre. Come puoi essere sopravvissuta tutti questi anni senza che nessuno ti vedesse?»

La giovane Maestra delle Arti Mistiche ridacchiò.

«Tu non cambi mai, vero? Mi hai appena visto uscire da un portale magico e ti domandi come io sia riuscita a sopravvivere lontano dalla società?»

Storm aggrottò le folte sopracciglia e fece per riprendere la parola, quando udì il ticchettio degli stivali di un agente avvicinarsi di buona lena alla sua cella.

«Dobbiamo andare», annunciò allora Maya, seria.

Evocò una spada di guizzante energia arancione, la brandì con entrambe le mani e, sotto gli occhi strabuzzati di Storm, distrusse le manette che lo tenevano legato al tavolo degli interrogatori.

L’arma scomparve e, con un gesto fulmineo, Maya disegnò uno dei suoi portali con lo Sling Ring.

Fatto questo, afferrò il braccio dell’amico e lo spinse all’interno del portale.

Con il cuore in gola, Storm superò il vortice.

Per un attimo fu tutto buio, poi le pareti scure di un ampio corridoio si materializzarono ai suoi occhi.

«Benvenuto nel Santuario di New York, Storm Wilson», pronunciò una voce pacata alle sue spalle. «Spero che Maya non abbia fatto un errore portandoti qui.»

Il ragazzo si voltò per incontrare gli occhi freddi di un uomo sui trent’anni con corti capelli color platino e un fisico longilineo, ma ben costruito.

«Joy!», lo rimproverò Maya, ricomparsa a sua volta. «Non spaventarlo. Mi occuperò io di lui. Vedrai che sarà molto utile alla nostra missione.»

Lo Stregone Supremo le riservò una lunga occhiata colma di sottintesi, poi voltò loro le spalle e ritornò nella biblioteca, non prima di aver fulminato Storm con un ultimo sguardo.

Un brivido di paura attraversò la schiena del ragazzo quando Magda aprì la porta della sua camera e s’immerse nel corridoio, accompagnata dalla Cappa di Maya.

Il mantello si gettò sulle spalle della ragazza e la strinse in un forte abbraccio, facendo ridacchiare la sua Maestra.

«Magda, Cappa, vi presento Storm Wilson, mio amico d’infanzia e abile hacker», annunciò, indicando il giovane.

La donna scrutò Storm per alcuni istanti, poi accennò un piccolo sorriso rassicurante e gli porse la mano.

«Piacere di conoscerti, Storm.»

Il ragazzo allungò la propria mano in direzione di quella di Magda e la strinse, titubante.

«Magda, puoi prepararci qualcosa da mettere sotto i denti e portarlo in salotto, per favore? Immagino che impiegheremo un po’ di tempo a spiegare a Storm tutto ciò che sta accadendo», le chiese Maya.

«Ma certo!», rispose la donna, battendole una mano sulla spalla.

«Buona fortuna», le augurò poi sotto voce.

La giovane annuì e fece cenno a Storm di seguirla verso il salotto.



* * *


16 maggio 2045, 13:15 A.M.,
177A Bleecker Street,
New York City.


«Fammi capire bene», ricapitolò Storm, quando Maya ebbe terminato la sua lunga spiegazione. «Un’aliena albina si è messa in testa di recuperare sei diversi bambini, incarnazioni di quelle che tu chiami Gemme dell’Infinito, per riportare alla vita il suo antico padrone. Una di queste reincarnazioni è ora presente sulla Terra e tu e i tuoi “colleghi” magici siete alla ricerca di questi bambini per salvare l’universo. Giusto?»

Sprofondata nella sua comoda poltrona di velluto azzurro, Maya annuì, seria.

Il ragazzo si sporse dalla sua sedia e recuperò dal basso tavolino un altro sandwich al burro di arachidi e marmellata preparati da Magda.

«Tutto questo è davvero molto interessante», affermò con la bocca piena, «ma cosa c’entra con me?»

«È qui che arriviamo al punto», continuò la giovane Maestra. «Vither sarà qui entro un anno e, con le sole forze di cui disponiamo, non riusciremo mai a recuperare tutti e cinque i bambini rimasti. Per questo, ho deciso di contattare il maggior numero di persone con poteri speciali possibile per aiutarci a recuperare le Gemme. Fino a pochi giorni fa non sapevo, però, come ricercare questi fantomatici aiuti, quando ho trovato sul giornale l’articolo che parlava del tuo arresto per essere penetrato nei database federali. A quel punto, ho capito che tu potevi aiutarmi...»

«Fammi indovinare», la interruppe il ragazzo, «vuoi che io mi introduca nei sistemi informatici della S.H.I.E.L.D. per raccogliere informazioni riguardanti gli Avangers e quelli che sono i loro successori, non è così?»

Maya annuì.

«Ci aiuterai?», gli chiese poco dopo.

L’hacker si portò l’ennesimo sandwich alle labbra e masticò con gusto, ingoiando il boccone insieme a un sorso di tè ai mirtilli che Magda coltivava e preparava personalmente.

La ragazza attese con pazienza che riprendesse a parlare, sorseggiando a sua volta il tè.

«Sì, si può fare», rispose infine, passandosi il dorso della mano destra sulla bocca per ripulirla dalle briciole, «ma cosa ci guadagno io da tutta questa situazione?»

Maya congiunse le mani in grembo e la Cappa si avvolse ulteriormente intorno al suo corpo.

«Innanzitutto la tua libertà e, in caso riuscissimo a recuperare tutti i bambini, prometto di realizzare un tuo desiderio, nei limiti del possibile. Ti basta come ricompensa?»

Storm considerò a lungo la sua proposta, massaggiandosi il doppio mento ricoperto da una lieve peluria castana.

«Va bene», accettò infine, una nuova luce accesa nelle iride scure, dietro le spesse lenti. «Tuttavia, dovrai procurarmi un computer, una stanza in cui lavorare tranquillamente e un buon hamburger. Per quanto questi sandwich possano essere buoni, mi manca davvero il fast food.»

Maya assentì e sorrise: aveva appena compiuto un passo in avanti verso il successo della sua missione.



* * *


19 maggio 2045, 10:00 A.M.,
177A Bleecker Street,
New York City.


Maya si accomodò sul morbido divano presente nello studio di Joy, tra Wong e Magda.

Magda storse il naso quando si accorse che entrambi i ragazzi indossavano le loro uniformi di allenamento: le corte casacche senza maniche, i guanti a mezze dita, gli ampi pantaloni scuri e gli stivali al ginocchio.

Infatti, se non fosse stato per Storm, che aveva chiesto all’intero Santuario di raggiungerlo per comunicare loro i risultati del suo lavoro, i due Maestri si sarebbero ritirati nelle rispettive camere per rinfrescarsi e indossare le consuete tuniche.

Tre giorni era trascorsi dal momento in cui Maya l’aveva aiutato a evadere dal carcere e, dopo avergli procurato un laptop, l’hacker si era ritirato nella camera che Magda gli aveva indicato.

La paziente donna gli portava i pasti e, al termine della giornata, riprendeva i vassoi vuoti e lasciava al suo posto un cambio di abiti e biancheria puliti.

«Eccoci qui», esordì Storm, risvegliando Magda dai suoi pensieri. «Mi scuso per l’attesa, ma dovete sapere che, in seguito alla mia prima visita al loro database, la Polizia Federale ha rinforzato le sue difese e ho dovuto lavorare non poco per poter penetrare all’interno dei sistemi dello S.H.I.E.L.D., l’organizzazione responsabile della formazione degli Avengers. Ho scoperto che Nick Fury, colui che ha dato vita a questo progetto, è scomparso circa sei anni fa, ma una sua collega, una certa Maria Hill, ha tenuto aggiornata la lista delle persone che una volta facevano parte del progetto. Sono penetrato quindi nel suo computer e ho trovato qualcosa di molto interessante che ho riassunto in questo file, guardate qui.»

Maya voltò il capo verso lo schermo del computer e lesse.



“Soggetti da arruolare in caso di S.P.M.:

Pepper Potts-Stark;

Victor Stark;

Morgan Stark;

Athena Odinson;

Cooper Barton;

Deborah Collins;

Connor Smith;

Greyson James Rogers;

Paige ???;

Minus Tyler;

abitanti dei santuari di New York, Kathmandu e Londra(?);

superstiti di New Asgard;

superstiti di Wakanda.”


«Per cosa sta S.P.M.?», domandò Magda, perplessa.

«Situazione di pericolo mondiale», rispose semplicemente Storm, lo sguardo fisso sulla figura di Maya, ancora impegnata nello studio del documento.

Nella mente di Maya centinaia di pensieri si frapponevano ora l’uno sopra l’altro, frenetici.

Quando aveva affidato a Storm il compito di raccogliere informazioni su dei possibili nuovi difensori della Terra, la ragazza non si sarebbe mai aspettata che qualcuno interno al sistema della S.H.I.E.L.D. avesse raccolto una lista precisa di soggetti come, per esempio, la legittima moglie di Tony Stark e i suoi figli.

«Allora?», le domandò l’hacker con orgoglio, in attesa di complimenti.

«Hai fatto davvero un ottimo lavoro!», esclamò la giovane, un ampio sorriso sul volto. «Tuttavia, ho ancora bisogno di te. Trova tutte le informazioni che puoi sulle persone contenute in questa lista e, quando avrai concluso, vieni subito a riferirmelo. Siamo finalmente giunti a una svolta!»


Angolo dell'autrice:
Salve a tutti! Se siete arrivati fin qui, vi ringrazio per aver dato una possibilità al N.A.P.!
Se desiderate, lasciate pure una recensione per aiutarmi a migliorare come scrittrice, mi farebbe molto piacere.
Inoltre, ne approfittò per comunicarvi che aggiornerò il N.A.P. con la cadenza di tre giorni, tre capitoli alla volta.
Detto questo, vi ringrazio nuovamente per l'attenzione e per la pazienza e vi do appuntamento a lunedì.
D.S.Lock

   
 
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