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Autore: Sarandom    05/06/2021    2 recensioni
(rieccola) What if? durante la 15x20 con un nuovo futuro. Ritorno di alcuni personaggi e una sorpresa.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Cas lo raggiunse nel garage mentre Dean era intento a sistemare la sua auto e controllando di sfuggita il suo cellulare ogni tanto, per la nota che lui gli aveva lasciato.

“Hey, Dean.” il biondo si sorprese, “Cas.” ma fu felice di vederlo, “Vuoi unirti? Potrei aver bisogno d’aiuto.” si sedette per poi sdraiarsi sulla pedana con le rotelle per controllare sotto l’Impala.
Cas lo osservò lavorare da sopra il cofano, attraverso il motore, restarono in silenzio ad ascoltare i suoni metallici degli utensili quando Dean parlò, “Ho detto a Sam e alle ragazze la verità sulla tua morte e ciò che è successo dopo.”

Castiel sorrise, “Mi fa piacere sentirlo.” cercò i suoi occhi e anche Dean lo guardò, scivolò indietro e si pulì le mani. Gliene mostrò una, Cas si accigliò, poi lo aiutò ad alzarsi ma data la vicinanza, lo slancio provocò una perdita di equilibrio da parte di Dean che finì per cadere all’indietro sul un lato del cofano. Con una mano di Castiel dietro la schiena e l’altra ad afferrargli un fianco, il biondo gli guardò le labbra e sorrise, “Bella presa.”

“Stai invecchiando, Winchester.” gli rispose a tono, sorridendo.

 

--

 

Nonostante ricordasse la libidine di Dean molto prima di quella nuova realtà, il cacciatore era passato per un’altra fase, una specie di digiuno in campo. Inizialmente tutti avevano pensato fosse troppo concentrato nel non far estinguere il mondo ed occuparsi dei casini del mestiere. Più pensava ai loro recenti risvolti più un’altra idea si faceva strada nella mente sia di Castiel che di Sam.
Il fratello minore non lo aveva mai visto così bisognoso di affetto e di contatto giornaliero ma anche dei segni di quanto non venissero soddisfatte e non perché si trattasse di un rapporto diverso per lui o da Castiel. Dato che lo vedeva felice e non fintamente, era veramente cambiato, spensierato. Preferiva non aprire l’argomento e lasciare che il tempo facesse il suo corso.
Una sera si accorse proprio di quel passo avanti dopo averli lasciati da soli sul dondolo nel giardino accanto la veranda, dal modo in cui si stavano vicini, dal modo in cui si guardavano e da come nascondeva il volto nell’incavo del collo dell’ex angelo.

Da quando Castiel era umano Dean si era lasciato, completamente, andare.

 

--

 

Castiel si risvegliò da solo nel letto, si rivestì e sistemò le lenzuola prima di andare in cucina, il dover mangiare non era così esasperante quanto il continuo svuotare la vescica; non c’era modo si abituasse dalla sua prima esperienza umana. Si versò del latte sui cereali nella ciotola e Patience arrivò per versarsi un bicchiere di aranciata. “Buongiorno, Castiel.”

“Patience. Hai visto Dean?” ogni volta che pronunciava quella frase sapeva dovesse ormai aspettarsi una risatina dall’interlocutore, una strana prassi di cui non ricordava l’usanza.

“No, in effetti anche Miracle lo sta aspettando. Non ha ancora mangiato.” accennò al cane seduto sul divano che li guardava. Castiel allungò una mano sulla maniglia del cassetto riservato alle scatoline di Miracle e versò una porzione di manzo nella ciotola; arrivò scodinzolando e abbaiando dedicandosi alla sua colazione.

Lavò la sua tazza e guardò oltre la finestra sul lavello, c’era bel tempo, Eileen stava portando i ragazzi del corso dei segni per una passeggiata fuori a toccare e guardare ogni cosa che li circondava e dandogli un senso che solo loro erano in grado di fare.

Per mano teneva la piccola Mary, tre anni, una piccola copia bionda della donna letterata che insieme a Sam aveva messo insieme un grande di recupero per bambini orfani e cacciatori rimasti con un bel trauma da mostri. Avevano tutta l’intenzione di non far dimenticare al mondo successi e insuccessi di quegli anni, raccogliendo le varie storie in racconti sia d’orrore che di importanza storica e scientifica. Vari volumi sotto il nome di Winchester’s Legacy.

Passò davanti l’alta e spaziosa biblioteca del loro nuovo casale dove trovò Sam e il loro primogenito, Rob Anthony, cinque anni indaffarato ad aiutare il padre a pulire dei cimeli che gli erano stati recapitati. Superò il corridoio raggiungendo la porta sul retro per ritrovarsi nelle scuderie, Jody stava lavando un cavallo mentre Donna era in sella alla sua preferita, “Hey, Castiel.” lo salutò Jody e, senza che lui chiedesse nulla, “Trovi Dean al fiume.”

C’era una spaccatura d’acqua gelata che divideva la loro abitazione dalla valle che scendeva di netto, un bel panorama ad ogni stagione dove dalla loro collina potevano ammirare la cittadina prospetticamente sotto i loro piedi e le montagne sullo sfondo.

“Grazie.”

Lo trovò seduto con le spalle ai piedi di un albero massiccio.

“Dean?” si sedette accanto a lui e vide i suoi occhi rossi, il biondo si asciugò una lacrima sulla guancia. “Stai bene?”

L’altro sospirò e rise senza nessun segno di divertimento, il suo viso si strinse, “No.”

“Non nasconderti da me.”

“E’ che-” prese un respiro tremolante. “Non mi sento nel giusto.”

“Se stai così perchè...mi dispiace, non voglio tu faccia qualcosa che non-”

“Smettila. Non è per noi-o- o te...sono io.” disse arrabbiato.

“...posso fare qualcosa?”

“Non credo qualcuno possa farlo, è così tardi.”

“Posso provare?”

“Tutti che vogliono farlo ma non posso essere aggiustato.” lo guardò con ancora rabbia nella voce e negli occhi, le mani a pugno. Guardandolo Dean si passò una mano sugli occhi. “Mi dispiace.”

“Dean, non ti meriti di sentirti così. Lascia che ti aiuti.”

“Voglio solo che questo...quello che sento...se ne vada.”

“Cosa senti?”

“Di essere in continuo ritardo? Di farlo in modo sbagliato? Ho lasciato passare tutti questi anni...per nulla?

“Ti senti perso?”

“Forse?”

“E’ comprensibile. E per la prima volta riesco a capirti, capirvi- veramente.”

Dean si bloccò di colpo e un altro senso di inadeguatezza lo colpì, “Visto? Sono così preso da me stesso che continuo ad ignorare te e- cazzo, sei umano e non ti fai i miei stessi problemi.”

“Solo perché ho imparato a comprenderli ed accettarli non vuol dire tu debba sentirti in colpa.”

Cas non perse mai i suoi occhi e Dean si era sempre sentito così vulnerabile, esposto e sotto la sua ‘ala’: veramente capito. “Non ho più i miei poteri,” continuò, “Non posso togliere con un semplice gesto le tue paure...anche se vorrei riuscire a farlo, posso solo starti accanto e condividerne il peso.”

Dean lo ascoltò, asciugandosi le lacrime a contornare i suoi occhi e strofinarsi il naso umido. “Vuoi che io le condivida con te?”

“Un po’?” 

Dean sorrise guardandosi le mani, nonostante le rughe sul viso, l’accenno di capelli bianchi e i suoi passati quarant’anni, c’erano quei momenti in cui poteva chiaramente vedere il bambino che era cresciuto troppo in fretta in un mondo che era riuscito a controllare ma che lo aveva ridotto ai margini. Quel bambino che aveva imparato ad assorbire traumi, sofferenze e poche gioie che aveva deciso e giurato di proteggere da ogni male per quanto gli fosse possibile. “Vieni qui.” gli disse facendosi avanti per abbracciarlo e Dean, subito, nascose il viso sotto il suo mento e Castiel lo strinse sul suo petto.

“La senti come casa?” domandò d’un tratto Castiel.

“Qui? Non proprio.”

“Ho un’idea.” rispose, continuando a cullarlo tra le sue braccia.

 

--

 

“Cosa vuoi dire?” Eileen usò il linguaggio dei segni.

Dean indossò la giacca, “Che state facendo un lavoro straordinario e il mondo è fortunato ad avervi. Mentre noi…” si rivolse a Castiel mentre salutava Claire e Jody sulla porta accanto a lui, “Cercheremo qualcosa di diverso.”

“Vi ritirate? Per davvero questa volta?” Sam sorrise.

“Sì.” confermò Dean.

“Prima dovremo comunque usare quello che sappiamo fare meglio…” continuò Cas, “...e nel mentre cercheremo il posto.” continuò Dean.

“Non metteteci troppo.” lo abbracciò Jody.

“Prima fermata?” Domandò Claire.

Cas e Dean condivisero un’occhiata, poi il biondo la guardò “Non ho mai visitato per bene la California.”



Angolo di Sarandom
grazie per chi è arrivato fin qui, inizialmente non finiva così...non aveva affatto un finale, ho solo unito un'altra parte di storia che tenevo nelle bozze. E per non fermare la loro storia, questo 'racconto' continua in un crossover con 9-1-1 - serie che vi consiglio - 'Matching Angeles'  solo in inglese al momento.
   
 
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