Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Giuls_breath    06/06/2021    2 recensioni
Sansa è prigioniera ad Approdo del Re, è vittima delle vessazioni dei Lannister; vorrebbe fuggire, ma non sa come: l'occasione le si presenta quando Stannis Baratheon attacca Approdo del Re e il Mastino la aiuta a fuggire...
STORIA CHE SI COLLOCA NELLA SECONDA STAGIONE DELLA SERIE TV.
TUTTAVIA NEI PRIMI DUE CAPITOLI, CITO DEI PERIODI TRATTI DAI LIBRI.
VI SEGNALO CHE USERO' UN LINGUAGGIO MOLTO COLORITO E CI SARÀ QUALCHE DESCRIZIONE CHE POTREBBE DAR FASTIDIO.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Libera di amare


 
Maestro Luwin le diede del latte di papavero per lenire i terribili dolori alla testa che accusava e così Sansa dormì per quasi tutto il giorno, quando si ridestò si ricordò dove e perché era svenuta, ricordò del ritorno di Sandor, ricordò che maestro Luwin e il suo allievo lo stavano visitando e ricordò le angoscianti parole del primo. Sansa si alzò, le girò lievemente la testa e così fu costretta ad appoggiarsi allo scrittoio in legno accanto al suo letto, poi – seppur con qualche difficoltà – raggiunse la porta e la aprì. Prese una candela e la accese accostandola a un lumicino che illuminava flebilmente il corridoio fuori dalla sua stanza; chiuse la porta alle sue spalle e si addentrò nel corridoio buio, conosceva tutti i corridoi, gli anfratti di quel posto, non temeva il buio o i suoi passaggi, quanto l’idea che la madre, vedendola, avrebbe potuto proibirle di vedere Sandor.
Tuttavia, con gran coraggio, proseguì. Sansa udì le risate dei soldati che risuonavano dal cortile, qualcuno rideva, qualcun altro parlava del terribile scontro avvenuto ad Approdo del Re, altri intonavano nuove canzoni su suo fratello.
Quando arrivò nel corridoio dove si trovava la stanza di Sandor, lei si guardò attentamente intorno, a destra, a sinistra, osservò che dalle scale non giungesse nessuno, poi osò avvicinarsi alla porta e lentamente la aprì. La stanza era illuminata dal fuoco del camino, al centro della stessa, c’era un letto a baldacchino su cui vi era disteso Sandor, era completamente nudo, era coperta soltanto la zona attorno al bacino da una coperta ripiegata più volte su se stessa. Sansa si avvicinò a lui e vide il corpo massiccio e muscoloso pieno di tagli, alcuni erano rosacei, altri biancastri, altri ancora segnavano profondamente la sua pelle tanto da sembrare delle linee nerastre disegnate da un artista ubriaco sul suo corpo, parte del fianco era coperta da spesse bende.
Il suo volto era gonfio e anch’esso presentava varie lacerazioni, la zona già terribilmente segnata sembrava pulsare, in alcune parti la carne già consumata dalle fiamme era sollevata. Sansa fece scorrere il suo sguardo sul corpo di quel coraggioso, coraggiosissimo uomo e con estrema delicatezza gli strinse una mano abbandonata a lato del suo corpo.
“Uccelletto…” biascicò lui, Sansa sollevò lo sguardo, ma comprese quasi subito che non l’aveva sentita, stava sognando e forse stava sognando lei. Avrebbe sorriso se non avesse visto com’era terribilmente segnato il suo corpo, di contro rimase seria e anzi strinse appena la sua mano grande.
Lei c’era e avrebbe voluto che lui lo sentisse in qualche modo.
 
Principessa?”
Lei sobbalzò, si era addormentata: era mattina. E il Maestro Luwin l’aveva trovata lì, nella stanza di Sandor Clegane, con una mano della piccola Lady che stringeva quella dell’uomo.
“Maestro Luwin!” esclamò lei senza neanche sapere esattamente che cosa dirgli.
“Mia Lady, voi non potreste stare qui… non è un comportamento molto consono a… insomma, una Lady non dovrebbe mai vedere il corpo di un uomo che non sia quello di suo marito!”
Le sembrava di sentire sua madre.
“Lo so, ma dovevo vederlo e sapere come stava.”
L’anziano uomo alzò appena le sopracciglia “E’ un guerriero. E si vede. Alcune sue ferite si stavano già rimarginando, ma ce n’è una… a lato del fianco sinistro che… non vi consiglio di vederla, ma sembra stia facendo infezione e potrebbe essere il motivo della sua febbre alta.” le spiegò.
Lei annuì, “Grazie. Mi spiace se… se, insomma, mi avete vista… in una situazione… ambigua.”
Lui scosse piano la testa “Vi ho vista nascere. Vi voglio bene, mia giovane principessa. Mi spiacerebbe soltanto che violaste un regolamento che dura da generazioni per… perdonate la mia franchezza, ma per qualcuno che non è del vostro rango.”
Sansa si sentì stringere il cuore: a tutti, nessuno escluso, importava solo ed esclusivamente del ceto sociale, ma c’era veramente spazio per i sentimenti? Per l’amore?
 
Colpita da quelle parole, si alzò e uscì. Quando si richiuse la porta alle spalle, comprese che stare lontana da lui, da quell’uomo che ora combatteva con tanta forza per vivere, non le era mai costato così tanto!
Si rese conto di colpo che mai come in quel momento essere una Lady le pesava, le pesava terribilmente. Avrebbe dato in quel momento qualunque cosa pur di essere una popolana o di essere nella stessa condizione di Aerys. A lei non avrebbero certamente impedito di stare accanto all’uomo che… comprese soltanto allora che ciò che animava il suo spirito, non era soltanto preoccupazione o tenerezza, ma un sentimento ben più forte, ben più totalizzante dell’affetto. Quella consapevolezza le fece accelerare il ritmo del cuore. Altre volte in passato aveva creduto di amare, prima il cavaliere descritto in varie meravigliose ballate, poi del cavaliere di Fiori, e poi aveva creduto che fosse Joffrey, poi il cavaliere di Seagard, ma niente di quello che credeva di aver provato allora corrispondeva a ciò che sentiva in quel preciso istante.
Era una sensazione che si irradiava nella mente, nel cuore, nel corpo, tutto sembrava urlare dentro di lei il nome di lui, quel nome che lei un tempo temeva con tutta se stessa e che quel giorno, lei comprese, di amare profondamente. Desiderava stare con lui. Stargli vicino quando si sarebbe svegliato. Prendersi cura di lui. Fasciargli le ferite. Incoraggiarlo.
Avrebbe fatto di tutto per lui e con lui.
Quando si sarebbe sentito meglio, Sansa avrebbe esternato tutto ciò che sentiva per lui: gli aveva detto ‘ti amo’, ma non le parve sufficiente. Era impossibile esprimere ciò che sentiva in due parole.
Era una vera e propria passione quella che la animava.
E avrebbe combattuto affinché lui lo capisse, ma avrebbe combattuto anche affinché suo fratello o sua madre non la ostacolassero nel provare quell’amore verso Sandor Clegane.
 
 
Il giorno seguente fece visita a suo fratello il quale stava decisamente meglio: Robb, infatti, aveva riacquistato un po’ di colore, anche se la febbre continuava a persistere.
“Sto molto meglio.” le rispose alla domanda circa la sua salute.
Lei gli sorrise “Ne sono felice.”
Robb la guardò di sottecchi, poi le disse “Sansa, ehm… come sta Sandor Clegane?”
Lei alzò lo sguardo incrociando gli occhi del fratello “Maestro Luwin dice solo che sta combattendo ancora e che alcune ferite sono più difficili da guarire, una in particolare sembra essere la causa del persistere della febbre.”
Lui annuì semplicemente, poi le sorrise appena ed esclamò “Sei molto informata su di lui!”
Sansa aprì le labbra, ma non sapeva cosa aggiungere esattamente, così rimase in silenzio.
Il sorriso di Robb si stirò appena di più “Tranquilla, non intendo giudicarti.” Sansa guardò suo fratello in volto “Non arrabbiarti con lui… Maestro Luwin mi ha detto che… insomma, l’altra mattina eri con lui.”
“Perché dovrei provare rabbia verso di lui? E’ la verità, non è una bugia.” ammise, deglutì poi e aggiunse “So che non è… adeguato a una… come me, ma dovevo farlo. Devo.”
Robb corrugò appena la fronte, poi sorrise affermando “E’ la prima volta che non ti vanti di essere una Lady, ma hai detto ‘una come me’. Non vuoi più essere una nobile, Sansa?”
Lei sospirò per poi rispondergli “Robb, quello che so è che per colpa del mio essere nobile, tutti mi dicono non è adeguato, non si dovrebbe fare. Ciò che invece vorrei è essere libera, libera di poter dire e fare quello che voglio, vorrei poter…” sospirò “in questi giorni sto rimpiangendo la libertà che avevo quando ero nel bosco. Ero sola sì, ma ero libera e potevo essere una persona qualunque.
Lì non c’erano titoli nobiliari, non c’era nessun castello che mi proteggesse, lì non era necessario usare i modi garbati che Septa Mordane mi aveva insegnato, lì ero io, ero Sansa e basta.” lei tacque e osservò la luce biancastra provenire dall’esterno, lasciò che per qualche istante il silenzio facesse da padrone nella stanza.
Fu Robb a parlare “Non credo tu debba aggiungere altro, sai?” la sorella osservò il fratello che a quella luce pareva estremamente pallido “Credo tu abbia scoperto la dolcezza e la forza travolgente dell’amore, sorellina.” lei avvertì il cuore incespicare “Per lui non nutrivo nessuna stima né simpatia, ma sai mi ha salvato più volte e non parlo solo della mia persona, ma anche dei miei uomini… insomma la prima volta è stato quando ci avete avvisato della congiura dei Bolton, la seconda quando ha guidato l’esercito per venirti a liberare, la terza ad Approdo del Re… ma soprattutto ha trovato sempre il modo di riportarti a casa.
Grazie a lui, ma anche a te certo, io sono vivo e sono qui con te, e grazie a lui tu sei qui.
Quindi sia tu, ma soprattutto io gli devo la vita e la mia gratitudine. Avrebbe davvero potuto pretendere denaro e andarsene, sai… glielo avevo proposto poco prima del tuo ritorno dalla prigione a Forte Terrore, ma lui ha rifiutato. Mi ha detto che ormai non era il denaro ciò che contava di più per lui.” a Sansa mancò il respiro “Credo che anche lui nutra qualcosa per te, non so se sia amore o… solo desiderio, ma di certo non gli sei indifferente. Solo un cieco non noterebbe come tramuta il tuo viso quando parli di lui o quanto lui si animasse per salvarti dalle grinfie del Bastardo di Roose Bolton.
Io capisco, sai? Più di tutti. Io ho sposato una giovane appartenente ad una casata nobile, ma le cui ricchezze sono andate perdute nel corso del tempo. L’ho sposata non per il titolo, non per le terre, non per un’alleanza, ma per amore. Solo per amore.”
 
Cosa le stava dicendo il fratello?
 
E nostra madre? Cosa ti ha detto?”
“Lo sai, lei mi ha solo lanciato un lungo, anzi lunghissimo sguardo, ma poi… beh, si è arresa. Del resto sono un uomo e sono ormai il capofamiglia… in un certo senso.”
Sansa abbassò il capo: certo, lui era un uomo e lui poteva. Lei, una donna, doveva piegarsi alla volontà del padre, in questo caso del fratello, e accettare la decisione che avrebbe preso sul suo futuro e avrebbe dovuto farlo senza lamentarsi. Lei sospirò, poi si alzò e fece per raggiungere la porta, il fratello allora le chiese “Stai andando da lui?”
Lei si voltò “E’ ciò che desidero.”
Robb annuì, poi disse “Se è questo ciò che il tuo cuore desidera, vai.”
Sansa accennò l’ombra di un sorriso e poi uscì dalla stanza di suo fratello per andare da Sandor.



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Buonasera a tutte!
Dopo quasi un mese sono tornata, forse non c'è più nessuno,
forse sì, purtroppo lavorando mi è molto difficile scrivere o pensare di scrivere,
oggi finalmente ci sono riuscita ed ecco il capitolo.
Ci tengo a dirvi che la storia sarà completata, spero di non far arrivare l'inverno, 
nel caso saremmo in tema! XD

Grazie per i vostri commenti al capitolo e i vostri commenti privati, grazie, grazie, grazie
 
  
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