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Autore: cancerianmoon    07/06/2021    1 recensioni
Un giorno, all’interno del proprio scantinato, Bulma Brief trova una strana sfera arancione. Quest’oggetto prende il nome di “sfera del drago”, ed è in grado di evocare un leggendario drago in grado di esaudire qualsiasi desiderio.
Ma questa storia, voi, la conoscete già, no?
Allora sedetevi un minuto e godetevi una storia del tutto stravolta in cui, al posto di Goku, è stato mandato Vegeta sul pianeta Terra. Una storia in cui il potere delle sfere e dei saiyan assumeranno un sapore del tutto diverso.
Una storia differente, che spero gradirete.
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Yamcha, Goku/Vegeta
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4°
La seconda sfera-Son Gohan

 

I Monti Paoz si estendevano lungo tutto l’orizzonte, oltre il mare, ed erano di un verde così brillante da mozzare quasi il fiato. Non c’erano segni di civiltà: soltanto qualche baita qua e là, ma per la maggior parte disabitate, e la fauna locale era felicemente libera di correre per i boschi e per le praterie che la natura le offriva. 

Era un luogo affascinante: Vegeta non si stupì per niente del fatto che i suoi genitori amassero così tanto fare delle escursioni da quelle parti. 

L’aria che si respirava era totalmente diversa da quella della città a cui erano abituati: si sentiva odore di muschio, e della salsedine del mare, e dei fiori che la primavera aveva portato con sé; l’erba ancora umida di rugiada brillava alla luce del sole come una miniera di diamanti, ed una volpe solitaria attraversò il sentiero sul quale il gruppo di avventurieri stava camminando, seguendo la piantina ed i bip assordanti del dragon radar.

Qualche metro più avanti, una casetta dall’aria accogliente, completamente isolata rispetto alle baite che avevano incontrato durante il loro cammino, e perfettamente localizzata nei pressi di un laghetto in cui i pesci si potevano veder saltare. A differenza di tutte le altre catapecchie, sembrava che qualcuno ancora ci abitasse: sui cavi appena fuori dall’uscio, infatti, vi era appeso il bucato, e dalla cappa del camino usciva del fumo. 

«A quanto pare...» prese la parola Bulma, puntando il dito proprio sulla piccola struttura di fronte a loro «La sfera si trova dentro quella casa.»

Dentro? Questo significava che, chiunque ci abitasse, stesse cercando anche lui le sfere del drago? Quello sì, che era un bel problema.

Il primo a muovere un passo verso quell’abitazione fu Yamcha che, fiducioso che non ci potesse certo vivere un malfattore ma piuttosto una dolce vecchina, li rassicurò con una risata «Andiamo, ragazzi! Chiunque sia, non penso proprio che lì dentro ci sia qualcuno con cattive intenzioni! Gli chiederemo la sfera con gentilezza e ce ne andremo!»

Dannazione, quel ragazzo era veramente un imbecille «E tu pensi davvero che ce la darà? Dannazione, Yamcha, si tratta di roba che esaudisce desideri.»

Ma, proprio nel momento in cui i due stavano per incominciare un dibattito-per quanto di dibattito si trattasse, considerando che uno dei due fosse un totale idiota-, ecco che, dalla porticina della casa, uscì un anziano signore vestito in abiti molto modesti, intento a mettere i panni asciutti in una cesta. Dapprima, i ragazzi pensavano non li avesse anche notati ed erano propensi ad andarsene, ma poi il vecchio fece un cenno di saluto in loro direzione, invitandoli a raggiungerlo.

Non sembrava un individuo poco raccomandabile, e d’altronde si trattava soltanto di un povero vecchio: a chi avrebbe potuto nuocere, nel caso? 

 

L’interno della casa era modesto almeno quanto il proprio esterno, e a giudicare dallo stile di vita di quell’uomo, era plausibile che fosse così. Sembrava vivesse da solo: nessuna moglie, niente figli, nessuna foto di famiglia; ma, buttati in una vecchia cesta a fianco del vecchio divano, si recavano mucchi e mucchi di riviste pornografiche. 

Accidenti, erano appena entrati in casa di un pervertito con due ragazze considerevolmente carine e giovani al loro seguito!

«Scusate il disordine... era da parecchio tempo, che non ricevevo delle visite.» furono le sue parole, mentre gli sorrideva cordialmente «Ma prego, sedetevi. Non vedo altre persone da anni, ormai, e voi mi sembravate piuttosto smarriti.»

A quell’invito, Vegeta fu l’unico che sembrò approfittarne per guardarsi un po’ intorno, alla ricerca di qualche oggetto che per lo meno somigliasse alla fantomatica sfera che stavano cercando; ma, almeno in quella stanza, sembrava non essercene alcuna traccia. Certo, avrebbe benissimo potuto chiedere dove fosse il bagno per curiosare un po’ in giro, ma dubitava fortemente, dalla puzza di ascelle che si sentiva in quella casa, che quel vecchio possedesse dei sanitari.

«Gradite un po’ di tè?» sorrise di nuovo l’anziano signore, palesemente squadrando da capo a piedi le due ragazze.

Fu Chichi la prima a prendere la parola «A dire il vero, signore, noi...» 

«Oh, non fate complimenti, vi prego!» la interruppe lui «Era da tantissimo tempo che non vedevo visi di altre persone, la vostra compagnia mi farebbe davvero piacere!»

«Oh, andiamo, ragazzi! Questo signore è stato così gentile, cerchiamo di non comportarci da maleducati!» li spronò allora Bulma, alzandosi dalla sedia sulla quale si era precedentemente seduta per potersi avvicinare al proprio riluttante fratello, soltanto per poter abbassare il tono di voce «Smettila di comportarti come un criminale e vieniti a sedere. Possiamo approfittarne per chiedergli dove si trova la sfera.»

Il vecchio si era poi volatilizzato in cucina, per poi riapparire con un vassoio con su cinque tazze ed una teiera, posandolo cordialmente sul proprio tavolo impolverato. Non sembrava affatto vergognarsi del modo in cui viveva: probabilmente, quel suo isolarsi dal mondo in una casa non curata era stata una scelta. 

«Allora... ditemi, ragazzi.» li incalzò quindi l’uomo «Come mai siete da queste parti? So che, qui vicino, molti turisti vengono a fare delle escursioni, ma voi siete i primi che incontro proprio fuori dalla mia casa.»

Il ragazzo dai capelli a fiamma, seduto esattamente di fronte al vecchio, evitò arbitrariamente di rispondere a quella domanda: che il suo modo di fare così gentile ed ospitale fosse in realtà tutta una recita per fargli credere di essere un povero vecchio pervertito che giocava a fare l’eremita fra le montagne? 

«Ragazzo...» fu in quel momento, che l’uomo incontrò lo sguardo di cenere del giovane di fronte a sé, studiandolo con aria di saggezza «Sento che tu sei ostile, nei miei confronti. Ti assicuro che non ho brutte intenzioni, e non sto cercando di raggirarvi. Io sono Son Gohan, ti aiuta conoscere il mio nome?»

Incredibile.

Come diavolo aveva fatto a capire che stesse sospettando della sua gentilezza? Eppure, non lo stava neanche guardando con troppa insistenza: lui evitava sempre errori del genere. Era impossibile che se ne fosse accorto osservando soltanto il modo in cui evitava di rispondere: dannazione, essere taciturni non significava mica essere per forza ostili! 

«Sai, la tua aura era a riposo, prima che entrassi in casa mia. Ma adesso si trova in una posizione di allerta, e perciò...» si interruppe, sorridendogli improvvisamente «Come ti chiami, figliolo?»

«Vegeta!» esclamò la turchina, prima che suo fratello potesse anche soltanto aprire bocca per parlare: ogni volta che quell’antipatico aveva a che fare con dei convenevoli, finiva sempre per creare dei disastri «È mio fratello! Mi scuso per i suoi modi un po’ bruschi e maleducati, è chiaro che non ha preso da me. Ma le assicuro, signor Son, che non ce l’ha con lei! È... diciamo il suo modo di porsi, ecco.»

«Oh, non devi assolutamente scusarti, mia cara!» il vecchio stava parlando con Bulma, ma i suoi occhi color pece erano fissi su Vegeta «Essere un po’ diffidenti non fa mai male!

Dunque... ditemi, che cosa ci fanno dei ragazzi così giovani da queste parti?»

Certo che essere diffidenti non fa mai male, ma non potevano di certo perdere tutto il pomeriggio a girarci intorno in casa di uno sconosciuto. E non potevano fermarsi per troppo tempo, comunque: avrebbero dovuto trovare al più presto un buon posto in cui accamparsi. 

Così la turchina, nonostante la mancanza di fiducia da parte di suo fratello, tirò fuori dal suo marsupio l’oggetto del loro desiderio, mostrandolo all’uomo seduto di fronte a loro «Questa è una sfera del drago. Non so se lei ne abbia mai sentito parlare, ma si tratta di un oggetto speciale, ed è molto importante per noi!»

«Ooh!» Son Gohan sembrava non saperne assolutamente nulla a primo acchito, ma poi, guardandola meglio, si ritrovò a strabuzzare gli occhi «Ma sì, certo! Ne ho una esattamente identica, qui da qualche parte!»

Quelle parole, pronunciate con tanta spontaneità e leggerezza, accesero una luce nei grandi occhi color del mare di Bulma che, alzandosi dalla sedia di colpo, con tanta foga da farla cadere in terra, gli prese entrambe le mani, esclamando: «Davvero?! Oh mio Dio, questo fa di lei il mio migliore amico! Dove la tiene? Dove?!»

Il vecchio Son Gohan sembrò scrutarla con sguardo confuso ed imbarazzato: certo, non aveva avuto molti contatti umani nella sua vita e, oltre alla sua povera defunta moglie, le uniche donne che avesse mai guardato erano quelle delle riviste che si faceva arrivare per posta dalla città più vicina, ma non si sarebbe mai aspettato che una ragazza di quell’età potesse essere tanto loquace.

E soprattutto, non capiva davvero che cosa significasse una semplice pallina di nessun valore per quel gruppo di ragazzi; non sembravano certo tipi di campagna o di montagna, quelli venivano sicuramente dalla città: e così, si erano fatti tutti quei chilometri per una semplice sfera arancione? Certo che i giovani erano davvero complicati.

Il problema era che lui, smemorato com’era, non si ricordava affatto dove diavolo avesse messo quell’oggetto «Ehm... allora, vediamo...»

A quel punto, fu Chichi a prendere la parola, togliendo dal marsupio della propria migliore amica il radar cerca-sfere che aveva costruito lei stessa la notte precedente, e del quale in quel momento si sembrava completamente scordata «Non hai bisogno di torturare questo povero signore. Abbiamo il radar.»

La turchina, a quell’affermazione, arrossì in volto come un pomodoro maturo, maledicendosi silenziosamente per la propria maleducazione: aveva ridicolizzato suo fratello per essersi comportato da burbero, e poi lei era quasi saltata in braccio ad un povero vecchietto che era stato così ospitale «Santo cielo, mi scusi tanto!»

Ma lui le sorrise gentilmente «Non importa, cara, non preoccuparti: mi piace la tua esuberanza, mi ricordi molto la mia povera moglie.»

 

Avevano trovato la sfera a tre stelle nella camera da letto di Son Gohan, buttata malamente in uno dei cassetti e nascosta sotto quintali di biancheria ancora da lavare. Al contatto con la sfera dalle quattro stelle che già possedevano, questa brillò di una luce fortissima, reagendo alla vicinanza con la propria gemella... era uno spettacolo mai visto prima, una scoperta veramente intrigante, e l’avevano fatta loro! Era a dir poco incredibile.

La turchina se la rigirò tra le mani per qualche secondo, ammirandone lo scintillio e la bellezza, per poi tirare fuori dal proprio marsupio la propria sfera, mostrandole entrambe al vecchio Son Gohan, che osservava affascinato quel bagliore color dell’arancia.

«Vede?» lo incalzò allora Bulma «Queste sono due sfere del drago. Scintillano perché sono venute a contatto fra di loro; e noi le stiamo cercando per...»

Stava per rivelare il loro piano al vecchio: qualche secondo in più, e gli avrebbe raccontato che quelle sfere erano sette, e che erano in grado di esaudire dei desideri; quando, proprio alle spalle dell’anziano, suo fratello le fece un cenno con la testa, costringendola a bloccarsi. E probabilmente, era decisamente stato meglio così.

«Per... collezionarle! Sì, siamo dei collezionisti di oggetti rari!» prese la parola la mora, che nel frattempo era arrivata alla stessa conclusione di Vegeta, ovvero quella di non rivelare troppo a nessuno «E se non le dispiace... sa...»

Il vecchio non sembrò affatto abboccare all’amo, anzi, a quell’affermazione storse la bocca in un segno di dubbiosità; ma d’altronde, aveva quell’oggetto buttato nel cassetto della biancheria da anni, e non gli era mai tornato utile. Quindi, arrivati a quel punto, perché tenerselo? 

«Non preoccupatevi, prendetela pure. L’ho trovata in un vecchio tempio sconsacrato qui vicino, e ho pensato che si trattasse di un cimelio religioso interessante: ma si direbbe che voi siate di gran lunga più appassionati di me, quindi ve la cedo volentieri!»

 

Uscirono da lì che il cielo si stava tingendo di arancione, lasciando spazio ad un tramonto meraviglioso: il sole, dominatore del giorno, stava sparendo dietro le alte montagne per poter finalmente lasciare la scena alla sua sorella più vicina e più lontana, che quella sera sarebbe stata piena e luminosa. Ed i ragazzi, impressionati da quello spettacolo mai visto prima dalla città, rimasero per un po’ ad ammirare i colori di quel fenomeno naturale tanto spettacolare che Madre Natura aveva deciso di donargli.

Vegeta, dal canto suo, non credeva di essersi mai fermato a guardare il tramonto: era qualcosa che, nella Città dell’Ovest, perdeva il suo splendore, coperto da grandi palazzi e dalla foschia dello smog delle automobili; ma lì, sugli altipiani dei Monti Paoz, quel momento della giornata assumeva tutt’un altro sapore. Un sapore nuovo che, prima di quel viaggio, nessuno di loro aveva mai potuto assaggiare, troppo impegnati nelle proprie routine giornaliere scandite da studio e passatempi.

Si appoggiò ad un albero nei dintorni, incrociando le braccia al petto ed osservando da quella distanza i suoi tre compagni di viaggio, così stralunati e goffi, ma che gli avevano teso la mano quando gli altri voltavano la testa dall’altra parte. Non glielo diceva mai, non era nella sua natura, ma voleva un gran bene a quel gruppo mal assortito di squinternati, e non avrebbe mai lasciato che qualcuno gli facesse del male.

 

«Hey, ragazzo.»

 

La voce spontanea ed ancora squillante del vecchio Gohan lo aveva distratto dai suoi pensieri, portandolo a voltarsi nella sua direzione e lanciargli una spassionatissima stilettata: non c’era niente di personale, quello era ovvio, ma detestava quando un completo sconosciuto si prendeva la libertà di dargli una confidenza che non si meritava. 

 

«Posso parlarti un minuto?»

 

«Tsk.» fu la sua risposta, mentre si staccava dal tronco del melo a cui si era poggiato e si avvicinava al proprio interlocutore, in maniera strascicata e svogliata.

Non sapeva che cosa volesse, ma probabilmente se non gli avesse dato retta la sua situazione sarebbe peggiorata, perciò sperò soltanto che quel vecchio avrebbe ristretto il più possibile il proprio discorso.

«Sai... tu mi ricordi tantissimo il mio povero figlio.» cominciò lui «Si chiamava Goku, è morto molto tempo fa. Anche lui aveva quest’atteggiamento ostile nei confronti degli estranei... ed era molto forte, una promessa della lotta, a parer mio.»

Goku? Che nome idiota. Probabilmente quell’imbecille si era ammazzato per sbaglio andando a sbattere contro una porta di vetro.

«Mi sento in colpa ancora oggi, per aver lasciato che una simile tragedia accadesse. Aveva soltanto vent’anni... aveva tutta la vita di fronte a sé; e poi, nel giorno del mio compleanno, mi volle far felice portandomi in un’escursione insieme alla mia amata moglie. Un mostro ci attaccò, sai? Un mostro dalle fattezze di una scimmia. Soltanto io riuscii ad uscirne vivo, e dopo quindici anni, il senso di colpa continua a torturarmi.»

 

La luna sembrava chiamarlo. Sembrava voler assiduamente che lui alzasse lo sguardo verso di essa, ammirandone la luminosità e la bellezza che possedeva.

Pareva una dea: una dea venuta direttamente dal cielo ad illuminare la loro strada nel buio, a guidarli laddove nessuno avrebbe potuto aiutarli.

E allora il bambino, curioso e giocherellone, alzò finalmente lo sguardo: alzò lo sguardo, e poi, l’oscurità si fece largo nella sua mente, cancellando ogni ricordo di ciò che quella notte tanto serena aveva portato.

L’ultima cosa che poté udire, nel buio, furono le urla spaventate di sua madre.

 

Il giovane dai capelli corvini avvampò di colpo, infastidito dal fischio assordante che le proprie orecchie stavano emettendo, quasi come se volessero perforargli il cervello.

Perché una visione tanto assurda avrebbe dovuto venirgli in mente proprio adesso? 

Un mostro dalle fattezze di una scimmia, aveva detto il vecchio. Ma che stupidaggine, probabilmente era stata una bestia feroce ad attaccarli, e la paura aveva offuscato il suo giudizio.

Ma allora, perché quelle parole continuavano a rimbombargli nella testa?

«Fino ad oggi, non avevo mai sentito un’aura così portentosa.» continuò Son Gohan «Soltanto mio figlio era riuscito a portare il proprio spirito ad un tale livello, e ci era riuscito attraverso il duro allenamento. Ma tu... non sembri neanche far parte di questo mondo.

Sai, quella sfera... l’ho trovata facendo una gita insieme ad un caro amico, il mio maestro. In realtà ce n’erano due: ne prendemmo una per uno, l’altra la ha lui. 

Quando lo vedrai, ti piacerebbe chiedergli di allenarti?

Il suo nome è Muten. L’eremita della tartaruga.»

 

Continua...

~~~

Note autrice

Ciao ragazzi, eccomi tornata qui con un nuovo capitolo!
Finalmente è ufficialmente iniziata la ricerca delle sfere, e non potevo stavolta non attendermi almeno un po' alla storia originale, facendo incontrare i nostri protagonisti con niente poco di meno che Son Gohan, l'uomo che nel primo Dragon Ball ha cresciuto Goku :,) mi viene ancora la lacrimuccia se penso a quanti anni siano passati da quel primo episodio. 
Come avete letto voi stessi, qui, il nostro amato nonno Gohan aveva un figlio di nome Goku ed una moglie(e io ho sempre pensato che avesse deciso di allevare il piccolo saiyan proprio perché avesse in qualche modo perso la sua famiglia in una qualche tragedia), e i due sono stati uccisi da un mostro scimmia! Parecchio famigliare, non trovate? 
Stranamente, in questo capitolo non si parla dei saiyan che sono nel frattempo in missione, ma presto se ne parlerà di nuovo, anch'io sento la loro mancanza(lol) 
Beh, spero che questa prima piccola avventura vi sia piaciuta, e vi mando un grosso bacio ed un grandissimo GRAZIE per le recensioni che mi lasciate e per il supporto che state dando a questa long! Veramente, lo apprezzo più di qualsiasi altra cosa! 
Al prossimo capitolo <3 

-cancerianmoon

   
 
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