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Autore: CedroContento    09/06/2021    4 recensioni
[Bagginshield]
"Ricominceremo da capo, chiaro; siamo masochisti, quasi speriamo che la volta dopo le cose saranno diverse.
Potrebbero, perché no?
Allora, se siete pronti, riavvolgiamo tutto ancora una volta."
Sulla scia degli eventi del film "Lo Hobbit", questa fic racconta la storia d'amore che vorrei.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bilbo, Gandalf, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Guarda qua, non rincresce più folta e morbida come una volta dove si è bruciacchiata. Con tutto il tempo che ci avevo messo a farla crescere! Il segreto sta nel tenerla bella pulita e idratata, e togliere tutti i nodi con un pettinino ogni sera.”
 
Nori
 
 


Thorin era ancora di pessimo umore dopo la discussione con Gandalf.
Lo stregone, nella sua presunzione, aveva parlato di cose che non conosceva. Non poteva capire, e non ci provava nemmeno tanto, la natura del risentimento che Thorin provava nei confronti degli elfi; nient'altro che esseri altezzosi ed arroganti, oltre che traditori.
I nani dalla sua compagnia, dal canto loro, ormai sapevano come trattare il loro principe quando era in quello stato d'animo. Per niente intimoriti, avrebbero continuato con le loro faccende come se nulla fosse, fino a quando non avrebbe sbollito da solo l'arrabbiatura.
Thorin li osservava in disparte, torvo, mentre con il solito vivace e apparentemente disorganizzato modo di fare si preparavano a cenare tutti insieme.
In quell'allegra confusione a Thorin saltò all'occhio l'assenza del membro più discreto e pacato del gruppo. 
“Dov'è lo Scassinatore?” chiese a nessuno in particolare, ma con voce abbastanza alta affinché buona parte di loro lo udisse. Era una delle cose che aveva imparato da suo nonno, farsi sentire al di sopra degli altri. Era una delle qualità di un buon capo, gli aveva insegnato Thror; sosteneva che se non sapevi farti ascoltare non valevi molto come guida. 
“Lo avevo mandato a portare qualcosa da mangiare a Fili e Kili, però effettivamente è passato un pezzo,” rispose Bofur, grattandosi pensieroso il mento. “Magari si è fermato a chiacchierare con loro,” ipotizzò. 
Thorin decise di prendere per buona quella spiegazione.
Qualcosa però continuava a non tornare, c'era qualcosa di strano nell'aria. Finì per attribuire quello strano sentore alla tensione che gli aveva lasciato l'acceso scambio di opinioni che aveva avuto con Gandalf. Era solo nervoso, tutto lì. 
Non passò molto prima che l'arrivo di Fili desse invece ragione al suo intuito. Dall'espressione del nipote capì subito che era successo qualcosa di serio. 
“Ci serve aiuto!” ansimò quello, risalendo di corsa il leggero pendio della collina. 
Thorin scattò in piedi: “Che succede?” 
“Troll. Tre. Hanno preso Bilbo.” 
Immediatamente tra i nani si levò una marea di esclamazioni sorprese, non solo perché Bilbo era nei guai, ma anche perché nessuno di loro si era aspettato di incontrare problemi ancora prima di aver oltrepassato le Montagne Nebbiose.
Anche Thorin era sorpreso, i troll delle montagne, sicuramente provenienti dagli Erenbrulli, solitamente non si trovavano in quelle zone, era raro che arrivassero tanto a sud. Cosa poteva averli spinti a spostarsi?
Accantonò quel quesito, ci avrebbe pensato dopo (1) ,ora avevano un altro problema: quell'idiota di un hobbit era riuscito a mettersi nei guai sorprendentemente in fretta. 
“Come diamine ha fatto a farsi catturare?” chiese. 
Fili spiegò che i troll avevano preso quattro dei loro pony e Bilbo aveva imprudentemente cercato di liberarli.
E ora a loro sarebbe toccato andare a liberare lui, aggiunse mentalmente Thorin. Era anche certo però che Fili e Kili ne avessero combinata una delle loro, Bilbo non gli sembrava il tipo da lanciarsi così sconsideratamente in una missione di quel tipo di propria iniziativa. C'era lo zampino dei suoi nipoti, chissà cosa gli avevano detto per convincerlo.
Pensando questo dovette aver gettato inconsapevolmente a Fili un'occhiata sospettosa, perché quello assunse un'aria colpevole, che cercò prontamente di dissimulare, ormai però aveva confermato la teoria dello zio. 
“Forza, muoviamoci prima che banchettino con il nostro amato mastro Scassinatore” disse, sovrastando ancora una volta con la sua voce poderosa e perentoria il vociare concitato dei nani. 
In un gesto abitudinario, prima di un'azione, assicurò e controllò bene la spada nel fodero che aveva sempre al fianco, un piccolo rito che lo aiutava a schiarire la mente e a concentrarsi. In fin dei conti, pensò, era proprio dell'umore adatto a battersi, forse menare qualche colpo gli avrebbe addirittura fatto bene.
 
 
 
Thorin guidò i suoi più silenziosamente possibile attraverso il bosco, continuando a chiedersi come si poteva essere così stupidi da mettersi in pericolo per salvare un paio di dannati ronzini. Se fosse stato solo per i pony avrebbero potuto allontanarsi non visti, ma ora non poteva certo abbandonare mastro Baggins al suo destino. 
Fece cenno ai nani di acquattarsi tra i cespugli quando arrivò al limitare dell'accampamento troll.
Come aveva riferito Fili erano in tre. Non avevano l'aria molto sveglia o particolarmente feroce, Thorin ne aveva visti di molto peggiori in battaglia.
I nani erano pochi, ma tra di loro c'erano guerrieri che avevano affrontato nemici ben peggiori; valutò che avevano buone possibilità di avere la meglio. 
Abbattere un troll non era semplice, ci voleva tempo. Il loro vantaggio era nella stazza, avrebbero dovuto colpirli ripetutamente alle gambe, stando attenti a non farsi pestare o prendere, ma con un po' di colpi ben assestati era possibile ferirli al punto da fargli perdere l'equilibrio, e quindi finirli. 
“Uno scassobbit? Mai sentito,” stava dicendo uno dei troll, osservando incuriosito lo hobbit.  
Dal punto in cui era, Thorin vide lo Scassinatore cercare di scappare alla prima buona occasione, e poi ancora venire subito riafferrato per le gambe.
“Ce ne sono altri di voi?” cominciò ad interrogarlo il troll, tenendolo per le caviglie, appeso a testa in giù. 
“No,” rispose prontamente e coraggiosamente lo hobbit. 
Thorin capì di avere ancora tempo, ne approfittò per studiare la zona in cui si trovavano.
Vide che nel punto della radura esattamente all'opposto rispetto dove si trovavano delle rocce offrivano un punto d'attacco sopraelevato, poteva essere un vantaggio non indifferente.
Decise che avrebbero attaccato i troll su due fronti.
Con il favore della sorpresa, e un po' di fortuna, poteva riuscire a balzare sopra uno di loro e abbatterlo subito senza troppi problemi. 
“Sta mentendo. Mettigli i piedini sul fuoco, vediamo se canta,” propose un secondo troll dalla voce più acuta. 
Thorin aveva sperato di avere ancora qualche momento per mettere in atto il suo piano, ma proprio quando fu sul punto di fare cenno alla metà di loro di seguirlo, per mettersi in posizione, la situazione degenerò.
I troll si convinsero che mastro Baggins non avesse niente da dirgli, e quello che lo teneva stretto in pugno decise di farne un solo boccone.
A quel punto Kili, che probabilmente era rimasto nascosto a sua volta fino a quel momento, senza accorgersi dell'arrivo dei rinforzi, balzò fuori da un cespuglio urlando: “Lascialo stare!” 
Non ebbe scelta.
“Adesso!” ordinò senza esitare oltre, avrebbero improvvisato. 
Al grido di battaglia tutti i nani si lanciarono all'attacco. 
Balzando più in alto che poteva, Thorin puntò come prima cosa all'avambraccio del troll che reggeva lo Scassinatore. Più per lo stupore che per il dolore infertogli dal colpo quello lasciò cadere lo hobbit. 
Dopo essersi assicurato con uno sguardo veloce che Bilbo fosse tutto intero, Thorin cominciò a menare colpi di spada agli stinchi dei troll, schivando e ferendoli alle braccia quando questi cercavano di afferrare lui o uno dei suoi compagni.
Mentre si muoveva, Thorin provò la piacevole sensazione che gli dava l'azione: la nitida percezione del suo corpo e di ogni movimento attorno a lui, l'assoluta concentrazione che richiedeva ogni colpo, i sensi completamente all'erta e la mente piacevolmente vuota da ogni pensiero inutile. 
Uno dei troll cominciò a mulinare a caso per aria una delle sue grosse mani, cercando di schiacciare come mosche chi si trovava sulla sua traiettoria. Thorin lo schivò agilmente quando gli arrivò abbastanza vicino, approfittando poi del momento per affondare la lama della sua spada nel polso del gigante, che ululò di dolore.
Nonostante avessero perso quasi subito qualche piccolo vantaggio, i nani combattevano con un impeto tale che Thorin era certo della vittoria. I troll sembravano confusi e si muovevano in maniera disordinata, senza riuscire a darsi un obiettivo preciso, sarebbe stata la loro condanna. 
Per questo, quando uno dei troll urlò “Fermi!” tenendo lo Scassinatore sollevato in ostaggio, Thorin non riuscì a spiegarsi com'era potuto succedere. 
“Bilbo!” urlò Kili, facendo per lanciarsi addosso al gigante pallido.  
“No, Kili,” lo trattenne Thorin. 
Ora due troll tenevano lo hobbit per un braccio ed una gamba ciascuno, nella muta minaccia di squartarlo se qualcuno avesse mosso ancora un passo.
Thorin valutò in fretta quali altre possibilità gli rimanevano, non trovò un'idea utile per far uscire tutti incolumi da quella situazione. 
“Incrociate le braccia, o gli stacchiamo le sue,” dichiarò il troll, vedendo che i nani li fissavano immobili ma non accennavano ad arrendersi.
Gli occhi di Thorin incrociarono quelli sbarrati per la paura dello Scassinatore.
Si guardarono per un tempo che gli sembrò lunghissimo, e di nuovo Thorin percepì quella cosa, quella che continuava a non capire. 
Pensò che avrebbe avuto un paio domandine da rivolgergli.
Innanzitutto avrebbe tanto voluto sapere perché diamine non si era messo in salvo, come aveva fatto a farsi prendere ancora? In secondo luogo, avrebbe voluto chiedergli perché si ostinava a volergli complicare la vita, impegnandosi a minare tutti i suoi piani. Infine, si chiedeva perché ora lo stesse guardando in quel modo, come se non fosse sicuro di cosa avrebbe deciso di fare. Era davvero convinto che lo avrebbe lasciato morire sotto i suoi occhi, senza fare nulla?
Thorin trovò quel pensiero davvero disturbante. Per un motivo non ben precisato non voleva che lo hobbit pensasse questo di lui. 
Questo cercò di dirgli silenziosamente guardandolo, mentre gettava la spada ai suoi piedi, imitato subito dopo dai nani alle sue spalle, ancora riluttanti alla resa.
Thorin non era il tipo di persona che avrebbe permesso a qualcuno di venire fatto a pezzi brutalmente davanti a lui senza cercare di intervenire.
Un modo per liberarsi lo avrebbero trovato dopo, insieme. 
 
 
 
Thorin stava cercando di sciogliere con i denti lo stretto nodo che lo imprigionava all'altezza del collo. 
Una volta che i nani si furono arresi, i troll li avevano legati e poi meticolosamente imbustati singolarmente in ruvidi sacchi di juta, ad accezione di Ori, Dori, Nori, Bifur, Bofur e Dwalin, che invece erano stati legati ad uno spiedo e ora venivano lentamente arrostiti sul fuoco. Thorin sentiva nell'aria un preoccupante odore di capelli bruciati, forse qualcuno di loro avrebbe dovuto dare una spuntatina alla barba quando tutto sarebbe finito. 
“Non perdiamo tempo a cucinarli!” disse il troll dalla voce più acuta.
Il troll intento a girare lo spiedo lo ignorò: “Andrebbero saltati sulla griglia, con un pochino di rosmarino e salvia,” commentò invece.  
“Sì, ma non abbiamo tempo, l'alba non è lontana” aggiunse il terzo troll.
Thorin vide con la coda dell'occhio lo hobbit alzare la testa di scatto.
Fino a quel momento mastro Baggins era rimasto a testa bassa, troppo impegnato a crucciarsi nel proprio senso di colpa per reagire. Ma ora sembrava gli fosse venuto in mente qualcosa e Thorin aspettò, sinceramente incuriosito, di scoprire cosa fosse. 
“Aspettate!” disse infatti lo Scassinatore, dopo qualche istante di valutazione. “State facendo uno sbaglio”. 
I troll guardarono perplessi lo hobbit alzarsi e saltellare come meglio poteva di fronte a loro. Non dissero nulla, Thorin era in dubbio se fossero curiosi di capire cosa aveva da dire loro quel ometto, o se invece fossero solo troppo lenti ad elaborare. 
“Il condimento. Ma li hai annusati? Ci vuole qualcosa di forte per coprire il loro odore,” cercò di spiegarsi più lentamente e facilmente possibile lo hobbit.
Subito una marea di proteste si levò dai prigionieri: “Traditore!” urlarono, convinti che Bilbo stesse cercando di barattare la sua libertà con una buona ricetta per servire al meglio i nani.
Thorin era certo che invece fosse un altro l'obbiettivo dello Scassinatore, ciò che per lui era frustrante era il fatto che non riusciva a capire quale fosse; avrebbe voluto rendersi utile, se c'era una cosa che odiava era sentirsi impotente. 
“State zitti! Voglio sentire cosa dice lo scrasciobbit” disse il troll che cucinava - che alla fine sembrava anche quello che comandava dei tre - tutto interessato ai consigli culinari de lo hobbit. 
“Il segreto per cucinarli è… spellarli prima,” disse lo Scassinatore, con il tono di chi rivela il prezioso segreto della ricetta perfetta. 
“Ma che sciocchezze!” cominciò a ribattere l'altro troll, quello più diffidente. 
Thorin udì appena il resto, la sua attenzione venne catturata da un movimento alla sua destra, tra il folto degli alberi. C'era qualcuno.
Se non si era illuso, gli era sembrato di intravedere un alto cappello blu.
E finalmente capì, sperò di aver capito: Gandalf! Lo hobbit stava solo prendendo tempo. Thorin non era certo se fosse perché Bilbo avesse scorto lo stregone prima di lui o se fosse una fortunata coincidenza, ciò che contava era che avevano un'occasione, e a loro non serviva altro. 
“No! Quello è infetto,” stava dicendo lo hobbit per evitare che Bombur finisse ingoiato tutto intero. “Ha i vermi. Parassiti. Effettivamente ce li hanno tutti, una faccenda terribile”. 
Per un momento Thorin non poté fare a meno di rimanere colpito dal modo in cui lo Scassinatore stava tenendo a bada la paura, non si sarebbe aspettato una tale prontezza da uno come lui.
Visto che ora aveva finalmente capito cosa stava succedendo, almeno poteva essere d'aiuto. Sperò che Gandalf si decidesse a fare qualcosa in fretta.
Thorin sferrò un calcio a Kili, che stava ancora urlando al tradimento ai suoi piedi, per fargli capire con un'occhiata che doveva reggere il gioco a Baggins.  
Fortunatamente, Kili afferrò al volo e cominciò ad urlare: “I miei parassiti sono i più grandi di tutti!”
Fili lo imitò quasi subito, senza farsi troppe domande, fidandosi di ciò che faceva il fratello.
Gli schiamazzi sortirono l'effetto desiderato: i troll, già abbastanza lenti di comprendonio di loro, apparivano sempre più confusi. 
“E che facciamo secondo te, li lasciamo andare?” chiese uno di loro. 
“Ci hai presi per stupidi razza di furetto?” intuì il troll fin da principio più scettico degli altri.
Si allungò minaccioso su lo hobbit, e Thorin temette che lo avrebbe scaraventato a terra colpendolo; per la grazia di Durin non ne ebbe il tempo. 
“L'alba vi prenderà tutti!” risuonò una voce, antica e imperiosa, nella radura. 
“E quello chi è?” chiesero i troll, quando videro la sagoma dello stregone stagliarsi contro il cielo, che si stava facendo ormai via via più limpido e luminoso. 
Gandalf levò in alto il suo bastone e lo calò energicamente di nuovo a terra.
La grossa roccia su cui stava si spaccò in due perfette metà, nessun bastone da passeggio qualsiasi avrebbe potuto farlo.
I raggi del sole nascente illuminarono tutti loro attraverso la breccia nella roccia, rincuorando i loro animi e decretando invece la fine per i troll. Thorin li udì urlare per la sorpresa e lo sgomento quando si resero conto che avevano perso troppo tempo.
Il sole, letale per loro, era sorto senza che se ne accorgessero, e alla sua luce si trasformarono in pietra.
Finirono così. Le loro statue sarebbero rimaste in quella radura nel bosco fino a quando il tempo e le intemperie non le avrebbero lentamente consumate e ridotte in polvere.
 
 
 
Mentre attorno a lui gli ultimi nani venivano liberati, Thorin si avvicinò a Gandalf. 
“Dov'eri andato, se posso chiederlo?” chiese, sforzandosi di mantenere il tono più conciliante che gli riusciva.
In realtà era davvero contento fosse tornato, ma non era sicuro che la loro lite fosse già dimenticata. 
“A guardare avanti,” rispose lacunosamente lo stregone. 
“E cosa ti ha fatto tornare?” 
“Guardare indietro,” disse Gandalf, concedendogli un'occhiata complice e rilassata, che fece capire Thorin che le cose tra loro erano tornate a posto. 
“Brutto affare, sono ancora tutti interi però,” commentò Gandalf guardandosi attorno, lieto di ritrovare tutti illesi. 
“Non grazie al tuo Scassinatore,” disse Thorin, ancora fermamente convinto che se si erano ritrovati in quel pasticcio era stata tutta colpa de lo hobbit. 
“Almeno ha avuto il buon senso di prendere tempo, nessun' altro di voi ci aveva pensato,” prese le sue difese Gandalf. Prevedibile.
Thorin non si prese il disturbo di aggiungere altro; Gandalf avrebbe difeso il suo amato hobbit fino allo stremo, troppo orgoglioso per ammettere che stava sbagliando a valutarne il valore. 
“Mi chiedo cosa ci facessero in queste zone quei troll,” disse Gandalf pensieroso, ricordando a Thorin che anche lui si era posto la stessa domanda. 
“Non si trovano in queste terre da un Era almeno, quando un potere più oscuro guidava queste terre,” aggiunse tetro lo stregone, nel suo tono più grave. 
Thorin si chiese se non fosse solo l'ennesima volta che Gandalf vedesse qualcosa di oscuro e potente all'opera là dove non c'era. Infondo erano solo tre stupidi troll delle montagne, potevano anche essersi ritrovati lì per caso. Tenne quei pensieri per sé.
“Sia come sia i troll non possono essersi mossi alla luce del giorno, deve esserci una grotta nelle vicinanze,” ipotizzò.
E dove c'era la grotta di un troll c'erano i suoi tesori, dallo sguardo che gli restituì lo stregone capì che non aveva certo bisogno di precisarlo. 
“Thorin,” la voce de lo hobbit lo chiamò piano alle sue spalle. 
Thorin prese un profondo respiro prima di voltarsi, quando poi lo fece, vide che mastro Baggins si guardava i piedi, evidentemente in imbarazzo.
Bilbo si schiarì la voce e si sforzò di guardarlo dritto negli occhi per dire ciò che aveva da dirgli. Anche se Thorin ce l'aveva ancora con lui per averli scioccamente messi tutti in pericolo, dovette controllarsi per non sorridere; era sempre tentato di farlo davanti a quel suo modo di fare. 
“Io… volevo ringraziarti. Sai, per prima, ecco… quando ho rischiato che mi strappassero a metà,” disse, visibilmente ancora turbato all'idea. 
“Lo avrei fatto per chiunque”. 
“Si, lo so. Non era per sentirmi speciale,” si affrettò a chiarire Bilbo, arrossendo. “Solo che quel chiunque questa volta ero io, quindi: grazie.” 
E allora Thorin capì cos'era, la cosa. Era così semplice, eppure quando finalmente riuscì a capirlo rimase di sasso. 
L' aveva visto la prima volta appena si erano conosciuti, quando Bilbo aveva ribattuto con sagacia e ironia alle sue frecciatine. Lo aveva percepito anche poco dopo quel momento, quando lo hobbit si era chinato sulla mappa della Montagna Solitaria, vicinissimo a lui, e ne aveva sentito il delicato profumo di pulito. Ancora una volta, quando avevano guardato l'alba l'uno accanto all'altro, e il sole aveva baciato il suo volto dai lineamenti armoniosi e la pelle candida. Poi di nuovo, quando gli era sembrato così fragile tra le mani degli enormi troll. Infine ora, quando le sue guance erano così deliziosamente arrossite. Era bello, Bilbo era bello. 
A Thorin era già capitato di incontrare altre persone belle, ovviamente, ma di solito prendeva atto dell'aspetto gradevole e la cosa non lo toccava oltre. 
La bellezza di Bilbo invece non lo lasciava indifferente: lo faceva sorridere, ammutolire, lo disarmava, con quei suoi buffi, adorabili, piedoni scalzi.
 
 

 
  1. Gli Erenbrulli, colline che si trovano alle pendici settentrionali delle Montagne Nebbiose, sono infatti dette anche “Colline dei troll”. Sul versante nord si trovano abbastanza vicine a Gundabad, la fortezza in cui si stanno radunando gli eserciti di orchi che poi entreranno in scena ne “La battaglia delle cinque armate”. (su)
 
 
Angolo dell'autrice:
 
Ben ritrovati cari lettori! Sì, ogni tanto rispunto…
Allora, in questo capitolo ho cercato di immaginare qualcosa del passato di Thorin, il rapporto con il padre e il nonno. Ho sempre pensato che lo avessero cresciuto per essere un Re, quindi insegnandogli ad essere forte e autoritario, il che mi ha sempre reso più plausibile il suo carattere fiero e restio a lasciarsi andare.
Finalmente è anche riuscito a capire cosa vedesse di strano in Bilbo, ci ha messo un attimo a capire che semplicemente gli piacesse. Non illudetevi però, la strada per questi due è ancora lunga e travagliata, è un inizio dai.
In realtà mi faccio viva anche perché ho una comunicazione, non troppo bella, per voi: è arrivato il momento delle mie sudatissime e agognatissime vacanze. Questo vuol dire che sarò senza pc per le prossime due settimane e che di conseguenza non potrò aggiornare. Ci ritroveremo con il prossimo capitolo il 30 di giugno.
Ne approfitto per ringraziare chi ha letto silenziosamente fin qui e chi ha listato (ovvero redsparrow), se vi andasse di palesarvi e dirmi che cosa pensate del mio operato mi farebbe molto piacere, giuro che non mordo (almeno non sempre).
In particolare però un enorme grazie e un abbraccio forte forte lo devo a leila91 che con tantissimo affetto ha commentato, listato e mi sta sostenendo fin qui: grazie sei una persona bellissima <3 
 
Cedro
   
 
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