Fumetti/Cartoni americani > RWBY
Segui la storia  |       
Autore: Manu_00    09/06/2021    6 recensioni
Raccolta di one-shot legate ai personaggi principali e secondari di JIID: Story of a thief.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Colazione!

Coern era ormai certo che non si sarebbe mai abituato né all'insistente sole di Sanus, né all'irritante presenza della sabbia, per questo aveva accolto la notizia della partenza da Vacuo con parecchio, parecchio entusiasmo.
Dopo settimane di permanenza, la Compagnia lasciava la parte occidentale del continente portandosi dietro un ricco bottino tra i pagamenti delle commissioni e tutto ciò su cui era riuscita a mettere le mani durante i saccheggi nei campi delle tribù nomadi e altri... guadagni collaterali.
Tutti eventi a cui il fauno aveva potuto assistere giusto da lontano, ben non proprio a tutti gli eventi.
Aveva partecipato ad una delle missioni, sempre nelle retrovie, sempre a “guardare e imparare”, ma una volta tanto la missione era arrivata da lui, sotto le sembianze di una bandita dal fisico taurino che, dopo aver eluso la linea degli attaccanti, stava per aprirgli la testa come un cocomero prima di svignarsela nel deserto.
Ma la cosa si era risolta più o meno al contrario, con lui che schiva la sua mazza, le azzera l'aura con un colpo di coda alla bocca dello stomaco, e poi pone fine alle sue sofferenze lasciando la sua testa a rotolare nella sabbia...
No, non proprio a rotolare, il colpo non era stato dei più precisi, e aveva dovuto colpire altre due volte per porre fine alle urla.
Non che ne fosse particolarmente turbato, del resto era questo che facevano i mercenari, e si era arruolato per combattere e uccidere.
Ma la prima uccisione era sempre... la prima uccisione, e non era certo su come si sentiva, fin da bambino era abituato a fare a botte, ma sopprimere una vita aveva un sapore decisamente diverso, e non avrebbe mentito nel dire che non era proprio come se lo immaginava.
Se non altro, smaltito il momento “Oh no! Ho ucciso una persona!”, il giovane fauno poteva considerarsi soddisfatto per come era finita la sua prima missione.
Anche se era successo tutto per puro culo (o nel caso della corpulenta bandita, per pura sfortuna).
Tuttavia, restava un'importante tappa nel suo personale cammino lungo l'età adulta, e si sentiva più sicuro di sé.
E come se la propria realizzazione professionale non fosse un premio giù sufficiente, adesso se ne stavano finalmente andando via da quello schifo di paese!
Addio caldo, addio sabbia, addio catapecchie tirate su con lo sputo e gentaglia che cerca di accoltellarti dietro ogni vicolo (e parlava per esperienza), addio insetti grossi e strani, e di nuovo, addio caldo!
Sarebbero partiti la mattina seguente, e tutte le parti non essenziali dell'accampamento stavano già venendo smontate e caricate sui camion, pertanto quella sarebbe stata la loro unica giornata di servizio, e per festeggiare il successo, alle reclute veniva concesso la cosa più vicina ad un giorno libero che avrebbero mai potuto avere (concessa gentilmente dal loro istruttore, affinché ne avesse una LUI di giornata libera).
Purtroppo per lui, nel momento stesso in cui aveva aperto la gola a quella bastarda sotto steroidi, Coern aveva cessato di essere una recluta, e anche se Bercen avrebbe continuato a perfezionare le sue capacità, da lì in avanti avrebbe combattuto tra i ranghi della Compagnia come membro ufficiale.
Beh, momento peggiore per diventarlo, ma era quello che aveva sempre atteso, e il mancare alla giornata libera non avrebbe certo assassinato il suo entusiasmo, infondo avrebbe solo dovuto aiutare a smontare l'accampamento.
No, decisamente quella notizia non aveva smorzato il suo entusiasmo quando si era accomodato sul letto la notte prima al loro ultimo giorno a Vacuo.
A smorzare il suo entusiasmo ci avrebbe pensato ciò a cui avrebbe assistito il mezzodì successivo.
Tutti fissavano la scena abbastanza attoniti, scossi da come una creature simile fosse riuscita ad eludere la sorveglianza di una delle più (o meno) rinomate compagnie mercenarie di Remnant per introdursi nel cuore del loro quartier generale.
Ma la cosa che più li intimoriva era l'assenza di vergogna, il menefreghismo, la sfacciataggine con qui quella creatura alta poco più di un metro se ne stava a testa alta, circondata dall'intero accampamento, a chiedere di mangiare a scrocco!
<< Colazione! >>
Era una visione abbastanza alienante, ed in parte inaspettata, non del tutto, ma certamente non rientrava nell'ordinario della compagnia che un sudicio (non per essere cattivi, ma era sporco di terra dalla testa ai piedi) ragazzino facesse magicamente la sua comparsa nel bel mezzo dell'accampamento e provasse pure a scroccare da mangiare.
Se sul dizionario c'era una foto accanto alla definizione di miseria, probabilmente era molto simile a quello che Coern stava osservando.
Capelli lunghi e tagliati probabilmente con un pezzo di vetro raccolto da terra da cui emergevano due orecchie lupine incrostate di sudicio, fungevano da appartamento per quella che sembrava essere una colonia di pidocchi.
La sua pelle, come Coern poteva vedere dalle gambe e dai piedi nudi, era scura e arrossata, probabilmente bruciata dal duro sole di Vacuo, e su tutte le gambe poteva intravedere tracce di sporco e crosticine sparse qua e là, e giusto per non farsi mancare niente, il suo vestito sembrava perlopiù un mucchio di stracci cuciti assieme.
Ora, non che l'accampamento con le sue tende sporche, la sabbia ovunque e gli scarti abbandonati qua e là fosse il regno dell'igiene, ma il minimo indispensabile per tenere pulito lo facevano, non sia mai che gli uomini e le donne della Compagnia vengano scambiati per una massa di mendicanti.
Eppure per qualche motivo il ragazzino non sembrava essersi accorto di stare in mezzo a uomini armati e non nella mensa pubblica di un ente di carità.
E se ne era accorto ma non gli era importato, ed il giovane fauno non era certo di quale delle due alternative fosse la più preoccupante.
<< Co... lazione! >>
Non parlava nemmeno bene, ed aveva la voce rauca, doveva toccare standard che nemmeno l'orfano medio di Vacuo (categoria a cui apparteneva una buona fetta delle nuove reclute) era riuscito a raggiungere.
Il cuoco lo guardava con l'aria di chi non sapeva che pesci prendere, mentre l'intruso gli avvicinava il piattino con insistenza.
<< Cola... zione...? >>
<< Dov'è finito? >>
Coern si girò, trovandosi davanti il corpaccione di Denys, l'addestratore di cani, intento a farsi largo tra gli astanti, e per farsi largo si intende spingerli via con la forza delle sue manone insensatamente grandi.
Nissa, accorsa anche lei, per poco non venne travolta da una recluta che era stata mandata gambe all'aria dalla spinta dell'omaccione.
Prima che questi potesse mandare anche Coern a fare la fila per la tenda dell'infermeria, il fauno ebbe la prontezza di tendere le mani in aventi e fermarlo dall'investire altre persone, non prima di essere sospinto all'indietro di mezzo metro.
<< Dov'è finito cosa? Per caso ha a che fare con il moccioso che ci sta scroccando il pranzo? >>
<< Moccioso? >>
L'addestratore alzò lo sguardo sopra Coern, e solo allora sì accorse della bizzarra situazione che si stava svolgendo al centro del campo.
<< Sì, il moccioso! L'ho visto sta mattina che stava dormendo in mezzo ai cani da guerra, e gli sto dietro da allora, si è pure inculato una lattina di birra e il mio pranzo... e quello dei cani! >>
<< In mezzo ai cani? Senza essersi fatto sbranare? >> Nissa strisciò in mezzo ai due con aria incuriosita << Si direbbe che hai trovato un candidato assistente. >>
<< Dei, no...! Per quanto ne so potrebbe essere una spia! >>
<< Oppure... >> ribatté la donna serpente << La sicurezza lascia a desiderare, comprensibile, tutti non vedono l'ora di andarsene e tutte le guardie al perimetro puzzano di birra, poi sarà arrivata la notte, e noi siamo soliti aspettarci persone un po' più... alte. >>
Coern annuì.
L'idea che un moccioso potesse intrufolarsi nel campo era talmente assurda da non meritare nemmeno di essere presa in considerazione.
Eppure, era successo.
<< Magari l'hanno scambiato per uno dei cani. >>
In quel momento, il chiacchiericcio dei presenti si quietò all'istante, e Coern ne capì il motivo non appena tornò a rivolgere lo sguardo sulla scena, trovando una donna in armatura, alta, olivastra e dalla lunga chioma scura, intenta a sollevare l'intruso per la collottola per studiarla con i suoi penetranti occhi castani.
Era Roxane, il comandante del distaccamento, e non sembrava particolarmente disturbata dalla presenza del ragazzino, che di rimando non si mostrava particolarmente intimorita dal viso severo della comandante.
Anzi, aveva iniziato a porgerle il piattino.
<< Cola. Zi. One! >>
“Ma questo è scemo”, pensò il lucertolone tra sé e sé.
<< Tu non mi sembri una spia, il che è più preoccupante di quanto sarebbe se lo fossi sul serio. Ok, qualcuno riconosce questa ragazzina?! >>
Ragazzina?!
Roxane volse il moccioso verso il pubblico (ignorando la quantità di oggetti indebitamente presi in prestito che stavano cadendo dalle sue tasche), e aguzzando lo sguardo, Coern poteva notare che quel brutto muso sdentato poteva benissimo essere quello di una ragazza, ma chiunque se lo fosse trovato davanti avrebbe probabilmente pensato ad un maschio, Coern incluso.
Nessuna risposta, a parte l'imprecazione di un soldato che a quanto pare aveva finalmente capito che fine aveva fatto il suo spazzolino, e qualche “permesso” di chi cercava di farsi largo per recuperare uno dei suoi oggetti.
Roxane riportò la mocciosa a se.
<< Allora, cosa ti porta qui? >>
Lesta, la ragazzina indicò prima il recinto dei cani, ma subito dopo, con più decisione, il grosso pentolone ancora ricolmo di porridge al pollo.
<< Non siamo la mensa dei poveri. >>
Malgrado la risposta, quando tolse la ciotola dalle mani dell'intrusa, lo fece per porgerla al cuoco e farla riempire, al che la restituì alla ragazzina, che messa giù inizio a scolarsi in bocca (e con malagrazia) il contenuto della stoviglia.
<< Sia chiaro, devi andare via e se mandi qui altri tuoi amici li spedisco via a calci. >>
La mocciosa sembrò non ascoltarla nemmeno, si pulì le labbra con la manica e iniziò a tastare con le dita i rimasugli di porridge della ciotola, come a studiarli.
Il comandante del distaccamento non volle dedicarle altro tempo, e la lasciò lì a chiedere il bis al cuoco, cuoco che glielo concesse, al che l'intrusa si allontanò contenta con la sua seconda porzione tra le mani, sta volta intenzionata a consumarla in un posto un po' più appartato.
La folla si era già dispersa, la faccenda dell'orfana poteva dirsi chiusa qui, ma prima di lasciare il posto, si trovò con la strada tagliata da una lunga coda verde, quella di Nissa, a cui Coern rivolse uno sguardo tra l'incuriosito ed il preoccupato, e lo stesso fece Denys, forse intuendo le intenzioni della collega.
<< Ehy, tutto bene? >>
La ragazzina, che ad occhio e croce non doveva avere più di dieci anni, guardò prima Nissa, poi la ciotola, poi di nuovo Nissa << Piena. Bene! >>
<< Da dove vieni? >>
In risposta, puntò l'indice verso la città.
<< I tuoi genitori? >>
<< Genitori? >>
Coern non aveva bisogno di una laurea per intuire che non ne avesse.
<< La tua casa? >>
Iniziò a grattarsi l'orecchio, per poi tirarne fuori una palletta di cerume prontamente lanciata in mezzo alla sabbia.
<< Casa? >>
<< Immaginavo... >>
L'espressione della donna serpente si fece corrucciata, al che Coern iniziò a guardarla con la mente piena di domande.
In quei giorni aveva avuto modo di approfondire la sua conoscenza con Nissa, ma c'erano ancora molte cose di lei che non conosceva, in primis, di dove fosse, e di cosa facesse prima di entrare nei ranghi della Compagnia.
Che la vista della ragazzina le riportasse alla mente ricordi spiacevoli?
Od era semplicemente lui ad essere un bastardo insensibile?
E forse avrebbe gradito che anche lui prendesse un pochino più a cuore la questione?
<< Allora, ti è piaciuto il porrigde? >>
<< Piaciuto! >>
<< Ne vorresti ancora? >>
<< Ancora? >>
<< Ancora. >>
<< Ancora! >>
Ora che Coern lo notava, il piattino era già stato svuotato di una buona metà.
<< Che ne diresti... ah, avrai sete, vuoi qualcosa da bere? >>
Annuì.
Poi indico una cassa di alcoolici che, e solo ora Coern se ne rendeva conto, la collega stava portando con se, avvolta nella coda.
<< Ehm no, primo, è la mia scorta personale, secondo, non credo ti facciano bene. >>
Senza preoccuparsi delle sue proteste, la ragazzina fece per avventarsi sulla riserva di Nissa, per fortuna il fauno ebbe la prontezza di sollevare la cassa con la forza della sua coda, lontano dalla portata della ragazzina.
<< Vado a prenderti dell'acqua, e poi... vorrei parlarti, ti va bene se scambiamo qualche parola? >>
L'intrusa annuì, Denys fece per ribattere.
<< Tu vieni con me, ne parliamo in privato. >>
<< Lo dico subito, se si farà mangiare la mano da un cane non voglio... >>
<< Evitiamo certi dettagli davanti a lei! Con permesso... >>
Ok, Coern, che finalmente era arrivato a capire a cosa stava mirando la compagna, non era certo che quella della compagna fosse una buona idea, ma a guardarla da un'altra prospettiva, probabilmente quella ragazzina sarebbe morta in strada.
Magari, se trovavano un modo di portarsela dietro fino al primo orfanotrofio decente (quindi, escludendo quelli di Vacuo), avrebbero avuto la piccola soddisfazione di aver, forse, salvato una vita.
Doveva solo convincere Denys, cosa non facile ma la parola Nissa, se si ignorano le regole della morfologia, della metrica e della sintassi, fa rima con persuasione, ed effettivamente a quell'uomo serviva un'assistente.
Sarebbe bastata una brevissima chiacchierata.
Così, presto Coern si trovò da solo con la nuova arrivata, la quale piuttosto che prestargli attenzione era intenta a cercarsi i pidocchi tra i capelli.
<< Quindi, hai un nome? >>
Gli occhi grigio chiari della bambina si concentrarono forse per la prima volta sul fauno, e non passò molto tempo prima che da lui passassero alla sua coda, che iniziò a fissare dimenticandosi completamente del minuscolo insetto che stava trattenendo tra il pollice e l'indice.
<< Lo prendo per un no, io comunque sono Coern. >>
La ragazzina annuì.
<< Corny. >>
<< No, non è quello che ho detto, Coern. >>
<< Co... en. >>
<< Ok, cerchiamo di rendere le cose più semplici, vedi, quando diventi il Capo, devi chiamarti con un nuovo nome, rinunciare simbolicamente alla tua vecchia vita, per dirti: puoi iniziare a chiamarmi Crox. >>
<< Cro... Dorx... Dox...? >>
Coern non aveva la minima idea di come funzionasse l'udito della nuova arrivata, o più probabilmente era sull'esprimersi che aveva qualche problema. >>
<< Riproviamo, Crox, C-R-O-X. >>
<< Crox... >>
<< Bene, abbiamo fatto un progresso. >>
<< Crox... y... Dox... y. >>
<< No, solo Crox! >>
La bambina sorrise, come se avesse appena risolto l'equazione della vita.
<< Croxy... Doxy! >>
Coern in quel momento, capì di essersi appena condannato ad avere un nomignolo ridicolo fino alla fine dei suoi giorni.


Atlas, anni più tardi.

Immersa nella stanza laboratorio dell'accademia, la cacciatrice stava armeggiando con la fiamma ossidrica, intenta a riparare l'equipaggiamento suo e dei suoi compagni dopo l'ultimo scontro con i grimm nella gelida tundra atlesiana.
Ultimamente gli attacchi si erano fatti più feroci, le armi urgevano di manutenzione e miglioramenti, che lei avrebbe apportato il prima possibile, in vista di qualunque cosa si celasse dietro l'aumento esponenziale degli avvistamenti.
Raramente queste cose accadevano per caso.
Era da qualche ora che stava lavorando, ed il caldo aveva iniziato a farsi opprimente, sentiva le mani sudate dentro i guanti da lavoro color cuoio e i piedi umidicci dentro gli stivali grigio chiaro.
Si era allacciata la giacca grigia alla vita, rimanendo soltanto con la maglia canottiera nera (in tinta con i pantaloni) a coprirle il busto piatto.
Tuttavia non avrebbe mollato il suo lavoro ancora un po', il laboratorio dell'accademia era deserto in quella fascia oraria, e avrebbe preferito lavorare senza chiacchiericcio di sottofondo.
<< Kara, è arrivato un messaggio per te, una commissione da un certo Crox. >>
Come non detto, al diavolo la concentrazione.
La ragazza ripose la fiamma ossidrica e si girò verso l'uscita della stanza, da cui proveniva la voce familiare del suo mentore.
Riconoscendo da dietro la lente la bassa silhouette del suo maestro (non che lei fosse tutta questa altezza), abbassò la maschera protettrice, scoprendo un viso affilato e chiaro, coronato da un'ordinata capigliatura a caschetto castana le cui ciocche le arrivavano appena alle spalle, e da cui spuntavano due orecchie da lupo.
Puntò gli occhi affilati sulla figura del mentore, sorridendo.
<< Quindi non si è ancora fatto ammazzare, bene, cosa gli serve e quando viene a ritirarla? >>



Nota dell'autore
Il personaggio di Kara appartiene a 
Golden Fredbear, che ringrazio per aver aiutato nella scrittura di questo capitolo.
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > RWBY / Vai alla pagina dell'autore: Manu_00