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Autore: eddiefrancesco    12/06/2021    0 recensioni
Nel periodo della Reggenza, la città gode di un clima di rilassatezza... L' ultima cosa che Verity Harcourt si sarebe aspettata era di iniziare la stagione mondana smascherando una spia... o che la spia in questione potesse essere proprio Brin, l' uomo che cinque anni prima le aveva spezzato il cuore! E scoprire che il suo misterioso contatto, un postiglione ridesta in lei emozioni violente.
Che cosa deve fare Verity ora che entrambi le hanno rubato il cuore?
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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Smontando, Claud Castleford l'aiuto' a scendere da cavallo. - Partirò domani stesso! E non tornerò finché non mi sarò dichiarato! - Lei lo guardò con approvazione. - Brin mi aveva detto che era in gamba e aveva ragione.- - Ha detto così? - domandò l'altro arrossendo. - Mi fa piacere. Ma ora mi segua - aggiunse poi conducendola all'interno della splendida dimora di famiglia. - Le farò fare il giro completo.- Verity restò impressionata dall'eleganza degli ambienti. - È una casa meravigliosa! Logico che ne sia così orgoglioso! - esclamò quando sostarono nell'ampia biblioteca. - Appartiene alla famiglia da secoli ed è pregna di storia. Vede, l'albero dei Castleford porta due tipi di frutto, signorina Harcourt... quelli buoni e quelli cattivi. E ha prodotto più di una mela marcia nel corso della sua lunga e fertile vita. L'avo che ha costruito questa casa apparteneva alla schiera dei malvagi. Fu lui a ordinare la costruzione di passaggi segreti, così da poter spiare i propri ospiti. Era un personaggio davvero sgradevole, sa.- - Invero! - - Con l'ingrandimento delle stanze, gran parte dei passaggi è stata eliminata. Ma questo qui dietro...- Picchio' i pannelli di legno che ricoprivano la parete, producendo così un suono cavo. - ... esiste ancora. Io e Lawrence lo abbiamo scoperto da piccoli. Ma mio padre ha fatto inchiodare le entrate, poiché dal passaggio si sente tutto ciò che viene detto in biblioteca. E di recente si sono svolti incontri assai segreti in questa stanza, signorina Harcourt.- Impegnata com'era a ispezionare la parete, Verity ascoltava con un orecchio soltanto. - Nessuno direbbe mai che vi è una porta! È così ben nascosta che non riesco a distinguerla.- - Eccola.- Claud le indicò il punto esatto. - Vede i chiodi che la bloccano? L'altro ingresso è in camera di Lawrence ed è più facile da trovare. Vuole dare un'occhiata? - Verity esitò. Entrare in una camera da letto con un gentiluomo era decisamente sconveniente, tuttavia seguì Claud al piano superiore. Era troppo incuriosita! - Lawrence è fuori con mio padre, quindi è difficile che ci sorprenda - dichiarò il giovane mentre si introducevano nella stanza. I pannelli che ricoprivano le pareti erano riccamente intagliati. - È un tipo strano. Si arrabbia maledettamente se scopre che qualcuno è stato in camera sua.- Anche questa volta Verity ascoltò distrattamente mentre osservava le pannellature. Le ci volle un po', ma alla fine notò una leggera differenza in una sezione. - La porta è qui! Dietro questa cassapanca.- Annunciò trionfante. - Brava! - Claud si fece avanti e spostò il mobile. - Scommetto però che non riuscirà a scoprire il congegno di apertura.- Lei raccolse la sfida. Ogni riquadro intagliato, notò, presentava una rosetta al centro. Doveva essere una di quelle. Quando fece ruotare la più levigata tra tutte, vi fu uno scricchiolio e il pannello si aprì. - Santi numi! Ma mio padre aveva fatto inchiodare questa porta anni fa. Io e mio cugino eravamo presenti quando gli operai hanno effettuato il lavoro.- Esclamò Claud sbalordito. Scrollando le spalle, prese una candela dal comodino e la accese. - Strano... Be', se non altro, mi offre l'opportunità di mostrarle dove io e Lawrence eravamo soliti nasconderci quando volevamo sfuggire al precettore.- Sorridendo, Verity lo seguì attraverso l'apertura e lungo una serie di gradini che conducevano a una specie di stanzino. Tre pareti erano di pietra, mentre la quarta era di legno. Vi erano ragnatele dappertutto e l'aria odorava di muffa, tuttavia orme recenti punteggiavano il pavimento polveroso. - Ehi, che cosa abbiamo qui? - Claud si chino' a esaminare le impronte. - Qualcuno deve esservi entrato di recente! Forse uno degli operai è tornato a controllare che tutto fosse a posto. Questa parete finta sostiene i pannelli della biblioteca ed è...- Avvertendo un'eco di passi sull'altro lato, Claud tacque e si portò un dito alle labbra. Poi, la voce annoiata di Lawrence Castleford filtro' con chiarezza attraverso i pannelli. - Che pomeriggio sprecato! E tutto per colpa di Claud.- - Non puoi prendertela con lui. Se gli avessimo spiegato dove eravamo diretti, ci avrebbe senz'altro detto che i bai di Chumley non valevano una cicca. Claud può essere tristemente carente in certi campi, ma non vi è niente che non sappia sugli animali.- Rispose lord Castleford. Lawrence sbuffo'. - Claud sapeva che mi piacevano i suoi bigi, tuttavia li ha offerti a quell'amico di Ravenhurst! - - Aveva il diritto di venderli a chiunque volesse. E tu non hai motivo di lamentarti. Ti ha sempre prestato il calesse le volte in cui eri qui. E quando l'ho portato a Londra, te ne sei appropriato in più di un'occasione.- - Avrebbe potuto offrirmelo lo stesso. In qualche modo avrei rimediato il denaro.- - Oh, smettila di frignare. Ho altro a cui pensare. - Verity sentì un tintinnio prima che lord Castleford aggiungesse in tono più bonario: - Ecco, butta giù questo. Ti aiuterà a calmarti. Per stasera dovrai arrangiarti. Sia tu che Claud siete banditi dalla biblioteca.- - Si, lo so. Non preoccuparti.- Quale fu la risposta di lord Castleford Verity non l'avrebbe saputo mai, perché Claud le fece segno di risalire. - Suo cugino ce l'ha con lei.- - Già - replicò il giovane mentre chiudeva il pannello e rimetteva a posto la cassapanca. - Sapevo che era interessato a quei bigi. Ma sapevo anche chi avrebbe finito per pagarli. - Aggiunse con un sorriso colpevole. La condusse al pianterreno. - Lawrence sembra sempre avere un sacco di soldi. Ma è indebitato fino al collo e non fa che gravare su mio padre.- La porta d'ingresso si aprì e Verity sussulto' quando un uomo brizzolato entrò nell'ingresso, senza dar segno di notarli. Lo aveva già visto e ricordava perfettamente dove. - Chi è quello? - domandò a Claud. - Blackmore, il cameriere personale di mio cugino. È fedele a Lawrence. Personalmente, non posso soffrirlo. È un tipo sospettoso e... Oh, santo cielo! Ho spento quella candela? Sarà meglio che vada a controllare prima che Blackmore la veda e corra ad avvertire Lawrence che qualcuno è stato in camera sua! - Per alcuni secondi, lei fissò il vuoto mentre combinava le immagini del passato a ciò che aveva scoperto quel giorno. Poi, senza più pensare a Claud, si precipitò fuori e corse alle stalle. Montando in sella, si diresse verso Houghton. Ansiosa com'era di comunicare con Thomas Stone e, di conseguenza, col postiglione, non notò che qualcuno la stava seguendo. Superò una serie di siepi con relativo agio. Ma quando fu la volta di un fossato, il cavallo si impenno' e la disarciono'. Stordita e non poco umiliata per la facilità con cui era stata sbalzata di sella, Verity si rialzo'. Tuttavia gemette quando tentò di posare la caviglia destra. Vide il cavallo parecchi metri più avanti. - Torna qui! - gridò inferocita. Poi, si accorse finalmente dell'uomo che la inseguiva e si girò di scatto. - Tutto bene, signorina Harcourt? - Mentre smontava e le muoveva incontro, Claud sembrava sinceramente preoccupato ma Verity si ritrovò a vagliare ogni possibilità. Possibile che anche lui fosse coinvolto nelle nefande attività del cugino? L'orribile sospetto venne schiacciato dal buonsenso. - Perché è corsa via così? L'ho per caso offesa in qualche modo, signorina Harcourt? - Chiese Claud. Si acciglio' quando la vide zoppicare. - Sarà meglio che la riporti a Ravenhurst.- - No. Devo andare a Houghton! - Poi, intuendo che non avrebbe potuto gestire da sola una situazione così delicata, si decise a confidarsi. - Claud, ho bisogno del suo aiuto. Ma prima vi sono cose che deve sapere. - Gli parlò della spia francese e delle persone, tra cui il postiglione e il signor Stone, che si adoperavano per sventare l'intrigo. - E ora che ho visto Blackmore, credo che fosse lui l'intermediario che ho sorpreso quel primo giorno alla locanda.- Spiegò. Al termine del racconto, Claud articolo' una parola soltanto: - Lawrence.- - Mi dispiace. So di darle un grande dolore.- - Al contrario. Ho sempre saputo che Lawrence è corrotto. È per mio padre che mi dolgo. Non so come la prenderà. Anche se in fondo può soltanto biasimare se stesso.- - In che senso? - domandò Verity. - Al pari di molti altri, mio padre era a conoscenza del fatto che certe informazioni venivano passate al nemico. In casa, però, sapevamo tutti quando si svolgevano quei suoi incontri segreti.- Claud scosse il capo. - Immagino che pensasse di potersi fidare dei familiari... E Lawrence è sempre stato come un figlio per lui. - L'odio gli induri' i lineamenti. - Be', adesso basta. Ho tergiversato sin troppo. Ho permesso a Lawrence di scalzarmi dal cuore di mio padre. Non posso cancellare il disonore che le sue azioni arrecheranno al buon nome dei Castleford. Ma che io sia dannato se gli permettero' di tradire di nuovo il suo paese! Che cosa vuole che faccia, signorina Harcourt? - - Quando avrà luogo la riunione riservata di cui parlava prima? - - Dopo cena. E ceniamo presto, alle diciotto. Vuole che vada a Houghton e parli con questo signor Stone? - - No, lo farò io. Dopotutto, mi conosce.- Claud sorrise mesto. - E visto che senz'altro si trova qui per sorvegliare la mia famiglia, certo non darebbe retta a me.- Verity non tentò di negarlo. - Non so nemmeno se sarà alla locanda, quindi dobbiamo tenerci pronti, se dovesse accadere il peggio, a sventare noi stessi le macchinazioni di suo cugino - dichiarò. - Vada a casa ora e tenti, come meglio può, di comportarsi con naturalezza. Non cerchi di tenere Lawrence con lei. Immagino che si inventi qualche scusa per ritirarsi presto quando avvengono questi incontri, così da potersi nascondere per tempo nel passaggio e origliare. Se fa così anche stasera, lo assecondi.- - Come saprò se è riuscita a contattare Stone? - - È questo il guaio, non lo saprà... a meno che non le mandi un messaggio o che non venga io stessa.- - No, non venga. Desterebbe troppi sospetti. Farò in modo che né Lawrence né Blackmore lascino la casa. È il minimo che io passa fare.- Promise Claud. E rimontando in sella, ripartì alla volta di Grange. Lei avanzò zoppicando verso il proprio cavallo. L'aveva quasi raggiunto quando una carrozza scoperta sopraggiunse rumorosamente dalla strada oltre il fossato. Già innervosito, il cavallo scarto' e partì a tutta velocità in direzione di Ravenhurst, lasciando Verity appiedata. Brin sbircio' Marcus e tornò quindi a fissare la strada. Non avrebbe mai dovuto accompagnarlo a Oxford. Si era mostrato scontroso e scarsamente interessato all'incontro a cui avevano assistito prima, ma sarebbe stato un grave errore rimanere a Ravenhurst con Verity. Non era nella posizione di spiegare ora il proprio comportamento ma, quando fosse stato libero di farlo, avrebbe trovato il modo di scusarsi. Era stato sciocco e noncurante nei suoi rapporti con lei, ma non intenzionalmente crudele. Aveva pensato che, quando fosse giunta l'ora di confessare ogni cosa, Verity ci avrebbe riso sopra. Adesso, però, incominciava a dubitare che il suo innato senso dell'umorismo sarebbe bastato a cancellare l'inutile dolore che lui le aveva causato. - Ehi! - esclamò Marcus tirando le redini. Indicò una figuretta zoppicante lungo la strada. - Non è Verity? - Riscuotendosi, Brin balzò a terra. Guardò l'abito infangato, e prima che Verity potesse spiegare il proprio aspetto disordinato, la sollevò in braccio, depositandola accanto a Marcus. La fanciulla, che lamentava soltanto una storta, chiese di essere portata a Houghton con urgenza. Ma adottando un atteggiamento dittatoriale, Brin le disse che non sarebbe andata da nessuna parte finché non l'avesse vista un medico. Non volendo immischiarsi, Marcus mantenne un rigoroso silenzio fino a Ravenhurst. Non appena il calesse fu fermo, Brin scese e tornò a sollevare Verity, portandola in casa. A nulla valsero gli strilli della ragazza che chiedeva di essere messa giù. - Grazie al cielo! - esclamò Sarah correndo incontro al marito. - Ho appreso ora che il cavallo era tornato senza di lei e stavo per mandare qualcuno a cercarla. È ferita? Andrò a vedere che cosa posso fare.-
   
 
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