Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: VaniaMajor    15/06/2021    4 recensioni
Kagome possiede un portafortuna. Non avrebbe mai immaginato che a causa sua sarebbe stata portata in un altro mondo, coinvolta in una guerra orribile e legata misteriosamente a un demone dai capelli d'argento...Ma chi è il Principe dai capelli neri dei suoi sogni? Perchè la sua onee-chan deve soffrire tanto? E c'è speranza di tornare a casa...viva?! La ricerca delle Hoshisaki è iniziata. Una AU di Inuyasha e della saga di Cuore di Demone!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Author's note: Lentamente, ma si procede. Facendo danni, per lo più! Buona lettura!

 

CAPITOLO 15

LA TEMPESTA

 

Partirono in tarda mattinata, lasciandosi alle spalle Ojohi e i monaci per dirigersi verso il confine. Seguirono il corso del fiume che scorreva poco lontano e presto il territorio cambiò, facendosi collinare. Il greto scese in profondità, costringendoli a salire lungo sentieri sulle pareti ondulate dei colli, con il corso d'acqua alla loro destra e boschi e rocce alla loro sinistra.

Sesshomaru volava in testa al gruppo, con Jaken aggrappato alla coda, come sempre tenendo a distanza tutti quanti. Poi veniva Inuyasha, che anche quella mattina aveva offerto a Kagome di trasportarla. La ragazza aveva accettato e ora era aggrappata alle sue spalle e scrutava il profilo del Principe di En con un'espressione pensierosa e un po' imbarazzata. Pensava davvero le cose che gli aveva detto la sera prima. Quando Sesshomaru aveva parlato ad Anna, la ragazza aveva visto passare sul volto dell'hanyo una smorfia di sofferenza che dapprima l'aveva stupita e poi quasi commossa. Non solo Inuyasha aveva capito cosa provava Anna in quel momento, ma se ne era sentito partecipe. Kagome non ci aveva mai pensato prima, ma in effetti Inuyasha era un essere che viveva a metà tra due mondi. Con un fratello gelido come Sesshomaru, probabilmente la vita non era stata tutta rosa e fiori per lui. Questo poteva spiegare anche il suo caratteraccio e la propensione a non fidarsi mai di nessuno.

“Eppure, non è cattivo. Il tradimento di Kikyo lo ha fatto soffrire profondamente, ma si sta sforzando di trattarmi in modo meno violento e rancoroso. È una cosa apprezzabile da parte sua. Forse è solo una persona che ha sofferto tanto...” pensò di nuovo. Provare tenerezza per il Principe di En era l'ultima cosa che si aspettava accadesse, ma ora che aveva iniziato a immaginarne la vita passata non riusciva più ad avercela con lui. Gli occhi le caddero sulle orecchie canine dal pelo bianco sulla sua testa e dovette mordersi le labbra per trattenere la voglia di accarezzarle come avrebbe fatto con un cucciolo.

“Attenta a non farti trasportare troppo dalla fantasia, Kagome. Ricordati che è anche un buzzurro e che non è il caso di affezionarsi, visto che presto te ne andrai.” Questa era una grande verità e Kagome si sforzò di tenerla a mente. Si voltò a metà mentre correvano, guardando dietro di sé. Sango e Miroku erano in groppa a Kirara, che correva loro dietro, affiancata da Anna e da Shippo nelle fattezze che gli permettevano di volare. La ragazza si era vestita con un abito di ricambio di Sango, che era di poco più bassa di lei e aveva proporzioni simili, e non sembrava più una creatura sperduta. Correva accanto a Kirara con una velocità che strinse il cuore a Kagome, perché sanciva la nuova natura di yokai della sorella tanto amata. Miroku le aveva avvisate che l'aura di Anna conservava ancora in parte la sua natura umana e che questa avrebbe potuto manifestarsi di quando in quando, come per gli hanyo, ma al momento sua sorella non sembrava meno sovrannaturale di Sesshomaru. Il suo volto era pallido ma in parte rasserenato; prestava orecchio a Miroku, che la intratteneva con un monologo, e alle battute simpatiche del piccolo Shippo. Kagome si stupì nel vedere una punta di dispetto sul volto di Sango, i cui occhi scuri erano fissi sulla testa di Kirara. Forse la Cacciatrice era...gelosa?

Il pensiero la spinse a voltarsi di più per leggere meglio l'espressione dell'amica, ma le braccia di Inuyasha si strinsero e la riavvicinarono alla sua schiena, facendola tornare bruscamente alla realtà.

«Sciocca, hai finito di agitarti? Vuoi cadere?» la sgridò Inuyasha, facendola arrossire.

«Io...no, scusa.» borbottò Kagome, contrita.

«Inuyasha-sama, odio dovervelo ricordare, ma noi umani avremmo bisogno di pranzare!» gridò in quel momento Miroku, dietro di loro. Inuyasha si fermò con una smorfia e Kagome tornò a posare i piedi per terra, imbarazzata. Kirara e Anna si fermarono accanto a loro.

«Va bene, pausa pranzo. Intanto, perderemo Sesshomaru. Quello sicuramente non si ferma per aspettarci» sbuffò Inuyasha, sedendosi a terra a gambe incrociate e lanciando un'occhiata malevola alla figura sempre più lontana di suo fratello. La sagoma bianca era quasi un punto nel cielo, solcato da grandi e pesanti nuvole scure.

«Non credo si presenterà a Koga senza di noi, ma se anche fosse potrebbe solo accelerare i tempi» disse Sango, scendendo dalla groppa della sua compagna e scaricando lo zaino con le provviste.

«Quello lì? Feh! Con la sua diplomazia, capace che troviamo la tribù sterminata oppure decisa ad allearsi a Naraku. Non è esattamente il massimo in queste cose» disse Inuyasha con sarcasmo. Per fortuna, non si accorse dell'occhiata che Sango e Miroku si scambiarono. Il Principe di En non aveva fama di possedere un carattere migliore. Kagome alzò gli occhi al cielo, mentre Sango si faceva aiutare da Anna per confezionare degli involtini di riso e pesce essiccato.

«Speriamo non si metta a piovere...» mormorò. Anna seguì il suo sguardo, poi scrollò il capo come per dirle che la sua speranza era vana.

«Se dovesse piovere troppo, troveremo un riparo e vi passeremo la notte, Kagome-sama, non vi preoccupate. Queste colline sono ancora piene di vecchi templi, nonostante la guerra. Certo, magari dovremo stringerci un pochino...» disse Miroku, con il suo miglior sorriso libertino.

«Oppure sbattere fuori i maschietti e mettere al sicuro le signore» borbottò Sango, lanciandogli un'occhiata malevola.

«Sango! Non faresti mai una cosa simile! Vero? Vero?!» esclamò Miroku, inizialmente fingendo di sentirsi ferito, poi sempre più insistente vedendo che lei lo ignorava apposta, suscitando le risa di Shippo. Solo Kagome si accorse che Inuyasha si era incupito molto. Lo preoccupava così tanto il pensiero di dover perdere tempo lungo la via? O forse temeva che venissero attaccati mentre Sesshomaru era lontano? La mano di Anna si posò sulla sua, facendola sobbalzare. Incrociò lo sguardo interrogativo di quegli occhi azzurri, poi si accorse di aver spappolato tra le dita l'involtino di riso. Le sorrise e cercò di ridargli una forma. Non voleva lasciarsi andare a quelle preoccupazioni. Era circondata da persone addestrate al combattimento e lei aveva un arco e una faretra piena con cui indirizzare il potere di Shinsetsu. Non erano inermi.

Purtroppo, più o meno a metà pomeriggio la cortina delle nubi si aprì, scaricando sulle loro teste dapprima una pioggia fastidiosa e insistente, poi un vero e proprio diluvio. La pioggia cadeva con tanta violenza da creare un rombo costante che riempì le loro orecchie e costrinse Inuyasha a fermarsi, aspettando gli altri.

«Dobbiamo levarci dal sentiero, con questa pioggia è pericoloso!» gridò per farsi sentire. In effetti, erano molto in alto sopra al corso del fiume e il terreno stava velocemente diventando molle di pioggia.

«Cerchiamo di spostarci verso la cima, di solito i templi sono nella zona più alta, rivolta a est!» rispose Miroku, mentre Sango tentava di tenere alto Hiraikotsu in modo da coprire le loro teste da quel diluvio. Shippo tornò nella sua forma originale e si accoccolò in grembo a Sango per approfittare della copertura, starnutendo a raffica. Inuyasha soffocò un'imprecazione ma annuì, poi si tolse la casacca rossa e vi avvolse una stupefatta e grondante Kagome. Il sorriso di Anna a quella vista non contribuì a diminuire il suo imbarazzo.

«Va bene, allora lasciamo il sentiero e andiamo su. Ce la fate a...» iniziò Inuyasha, prima che la foresta vomitasse una quantità incredibile di yokai e oni, che si precipitarono contro di loro. «Cosa...» esclamò l'hanyo, sconvolto. Non aveva sentito alcun odore! Sapeva di essere già affetto da quella debolezza che sempre lo prendeva prima della luna nuova, ma addirittura non avvertire l'odore di così tanti nemici...Con la coda dell'occhio, riuscì a vedere alcuni yokai dalla forma di insetto forbice e imprecò. Quei maledetti esperti nel nascondere odore e aura erano ancora alle dipendenze di Naraku! Ecco perché nessuno di loro aveva avvertito prima l'agguato!

Inuyasha sguainò Tessaiga, ma subito imprecò e la infilò di nuovo nel fodero con un gesto violento e frustrato, ricordando all'ultimo momento di non avere tra le mani la zanna micidiale ereditata dal padre ma una lama debole e inutile. Intanto, Sango aveva già preparato la sua arma e, gridandone il nome, la lanciò nel mucchio, facendo vittime, ma la marea di nemici sembrava aver cancellato l'intero crinale della collina e stava franando loro addosso. Inuyasha si avventò sui più veloci tra loro, dilaniandoli con gli artigli, mentre Shippo cercava di aiutare col proprio fuoco fatuo. Anna si gettò a sua volta nella mischia, pur con la paura negli occhi. Aveva già dovuto combattere fino alla nausea per sopravvivere e sapeva cosa fare.

Miroku lanciò alcuni esorcismi, che colpirono un piccolo numero di demoni, e Kagome incoccò un paio di frecce con mano tremante, infondendo quanto poteva a quegli strali e lanciandoli il più lontano possibile da Inuyasha e Anna. La luce purificatrice di Shinsetsu cadde tra gli assalitori, facendo vittime, ma quella che stava arrivando loro addosso era una vera e propria marea.

«State indietro, apro il Foro del Vento!» gridò Miroku, strappandosi dal polso il rosario e allungando la mano di fronte a sé. Sango recuperò Hirahikotsu e gli lanciò un'occhiata allarmata, sottolineata dal grido di Shippo.

«No, Miroku!» disse il kitsune, aggrappandoglisi alla spalla.

«Devo, Shippo, o stavolta moriamo tutti» disse il monaco con un sorriso amaro.

«Inuyasha, Anna, tornate indietro!» gridò Kagome, correndo verso il mezzo demone e tirandolo per la casacca nel vedere che stava comunque per caricare gli attaccanti con i suoi artigli. Inuyasha fece per liberarsi dalla sua presa, quando il suo equilibrio vacillò, sfiorato dal potere della maledizione di Miroku. Rimase basito e, suo malgrado, orripilato nel vedere il foro nel palmo del giovane uomo, da cui scaturì una forza traente così forte da trascinare verso di lui molti di coloro che li attaccavano. I demoni vennero sollevati e deformati fino a essere risucchiati nel foro. Anna, che non aveva fatto in tempo a liberarsi dai nemici e a ritirarsi, venne sollevata a sua volta ma Sango aveva fatto scendere Kirara quanto bastava da afferrarla per un polso e aiutarla a salire in sella, mettendola in salvo.

I demoni di Naraku, di fronte alla morte ineluttabile all'interno della maledizione di Miroku, iniziarono a scompaginarsi e a cercare di farsi indietro, ma tutto giocava contro di loro. La forza del Foro del Vento, la pioggia battente, il terreno fattosi molle che impediva loro di correre o strisciare in salita per mettersi in salvo.

Fu Sango la prima ad accorgersi che stava per succedere un disastro. Trattenendo il fiato con un ansito, dall'alto della groppa di Kirara vide una mezzaluna del versante fessurarsi, staccarsi e iniziare a rovinare a valle.

«Sta franando!» gridò con quanto fiato aveva in gola, facendo sobbalzare Anna alle sue spalle «Miroku, chiudi subito il Foro! Scappate!»

Il monaco, però, sembrava insensibile agli stimoli esterni, chiuso in un mondo di sofferenza cui resisteva con la sola forza di volontà. Inuyasha, imprecando, lasciò Kagome e si gettò alle spalle di Miroku, afferrandogli il braccio e consentendo così al piccolo Shippo di allungarsi oltre la spalla dell'amico e intrecciare il rosario alle sue dita senza rischiare di essere risucchiato. Non appena il foro si chiuse, Miroku vomitò sangue sulla propria tunica e si accasciò nella presa di Inuyasha, privo di sensi. Intanto, terra, alberi e nemici franavano loro addosso: era una questione di secondi. Kagome gridò, terrorizzata, mettendosi a correre verso di loro.

«Cacciatrice, tiralo su! Sbrigati!» gridò Inuyasha, sollevando il corpo incosciente di Miroku perché le due donne potessero issarlo sulla groppa di Kirara. Shippo si trasformò, soffocando i propri gemiti di panico, e si caricò del peso dell'amico per sollevarlo più in fretta. Inuyasha, allora, si voltò verso Kagome per caricarsela in spalla e tentare di correre sopra alla frana, in un disperato tentativo di uscirne vivi. Capì subito che era troppo tardi.

Colpito dalla marea di demoni urlanti e dal peso della terra fradicia, il terreno franò sotto i piedi di Kagome, che fece appena in tempo a lanciare a Inuyasha uno sguardo terrorizzato prima di iniziare a precipitare nella sottostante scarpata.

«Kagome!» gridò Sango, terrorizzata, sapendo di non poter fare nulla se non voleva avere sulla coscienza anche Miroku. Shippo, infatti, era già al limite e Kirara non poteva portare più di tre persone. Anna, dietro di lei, la sorprese gettandosi di sotto senza pensarci due volte, con un'espressione tremenda sul volto. Cercò di trattenerla per evitarle un suicidio, ma riuscì appena a sfiorarle i capelli biondi. La neko-yokai, però, non aveva speranza di raggiungere Kagome in tempo. Inuyasha sì.

Nemmeno formulò il pensiero che già era scattato in una corsa per la vita, i piedi che volavano sul fango, gli occhi ambrati fissi su quel volto, su quelle mani protese, sui capelli appesantiti dalla pioggia che le si allargavano a corona attorno alla testa, l'ultima cosa a sparire oltre il baratro. Si tuffò, mentre dietro di lui tutto crollava e fango e demoni urlanti cadevano loro dietro, minacciando di seppellirli. Le afferrò una mano, se la tirò addosso con tutta la forza che aveva e la strinse al petto, avvitandosi in aria per fare in modo di essere il primo a impattare contro l'acqua sotto di loro. Per questo, fece in tempo a vedere per un attimo la morte certa che stava loro piombando addosso. Poi, vi fu un lampo accecante di luce azzurra e ciò che stava cadendo sulle loro teste venne polverizzato all'istante. Un altro colpo e il fronte della frana venne deviato con violenza più a monte, perdendo velocità. Fu l'ultima cosa che Inuyasha vide, prima di colpire l'acqua con un botto tremendo e di essere trascinato insieme a Kagome lungo il corso impetuoso del fiume.

***

«Kagome! Inuyasha!» gridò Sango, in ginocchio nel fango, con l'acqua che le gocciolava sul volto. Tremava e non solo perché era fradicia. Il Principe di En e la Portatrice di Shinsetsu erano appena scomparsi nella corrente del fiume. Miroku era accasciato sulla groppa di Kirara, pallido come un morto, con la bocca sporca di sangue. Shippo lo chiamava con gemiti addolorati alternati ai singhiozzi. In pochi istanti, sembrava che tutte le speranze di En si fossero infrante. Stranita, Sango si voltò verso il monaco e gli prese il volto tra le mani.

«Miroku...Miroku, ti prego, riprenditi» gli disse, senza nemmeno accorgersi di chiamarlo per nome senza titoli onorifici «Miroku, non lasciarci anche tu...»

Il volto del giovane uomo non ebbe un guizzo. Era freddo e respirava appena. Sango ebbe per un attimo la visione del momento in cui aveva ritrovato suo fratello Sota dopo l'orribile esperimento di Naraku e sentì crescere in gola un grido da folle, che si sforzò di trattenere. Sobbalzò quando le giunse all'orecchio il suono di piedi leggeri in corsa sull'acqua e Kirara si voltò. Seguendo il suo sguardo, Sango vide Anna venire loro incontro. La yokai aveva cercato di salvare gli amici usando tutta la sua energia per distruggere i messi di Naraku e fermare la frana. Poi, si era dedicata a finire i pochi superstiti ma Sango l'aveva perfino dimenticata nella sua preoccupazione per il monaco. La donna bionda arrivò quasi in scivolata al suo fianco, cadendo in ginocchio. L'aria attorno a lei vibrava, i suoi occhi erano splendenti in modo non umano. Anche il suo viso era più affilato e micidiale.

«Cos'hai fatto, Anna? Che ti è...» iniziò Sango, tornando parzialmente alla realtà. Non le si poteva stare vicino, da tanta energia le vorticava dentro e fuori dal corpo. Capì quando Anna le tolse le mani dal volto di Miroku per sostituirle con le proprie. L'Hoshisaki sulla sua fronte si illuminò di viola e l'energia passò lentamente da Anna a Miroku, che iniziò a prendere respiri più profondi e meno contratti. Un brivido lo scosse dalla testa ai piedi, tossì, riprese a respirare. Dopo qualche minuto, Anna tirò via le mani e alzò due dita in segno di vittoria, con un sorriso incerto. L'energia in eccesso era sparita.

«Lo hai salvato?» chiese Shippo, con voce tremante. Anna fece un gesto come per dire: «Lo spero».

Sango avvertì le lacrime pungerle gli occhi, ma le ricacciò. Non poteva né voleva capire quell'enorme senso di sollievo che l'aveva invasa. Anzi, ne sentì il peso, visto che la situazione era tutt'altro che rosea. Si alzò in piedi, afferrando Hiraikotsu.

«Anna, Shippo, voi restate con Miroku. Io vado con Kirara a cercare Inuyasha-sama e Kagome» disse, decisa. Anna scosse la testa e la afferrò per un braccio, trattenendola. «Devo andare! Bisogna trovarli prima che succeda loro qualcosa! E se...se malauguratamente...» deglutì a fatica «Le Hoshisaki potrebbero ancora essere con loro. È mio dovere accertarmene e, se necessario, portarle a Sesshomaru-sama».

A quelle parole dal sapore orribile, sia Shippo che Anna impallidirono, ma la yokai insistette nel negare e nel trattenerla, emettendo mugolii sempre più disperati e frustrati. Si vedeva che cercava in tutti i modi di recuperare la parola, che ancora non voleva risponderle. Erano comunque i primi suoni che Sango le sentiva fare. Con un ringhio di rabbia pura, Anna pestò un piede a terra, sollevando fango, poi si gettò di nuovo in ginocchio e prese a scarabocchiare col dito nella melma.

Scrisse in qualche modo il nome di Inuyasha e Kagome e li riunì in un cerchio, poi li guardò con quegli occhi che sembravano perforare l'anima altrui e alzò il pollice. Indicò Miroku.

«Mi stai dicendo che dovrei fidarmi di Inuyasha-sama e occuparmi di Miroku?» chiese la Cacciatrice, perplessa. Anna annuì. «Ma qua attorno potrebbero esserci altri scagnozzi di Naraku! Se quei due sono feriti...» protestò.

«Anna non ha tutti i torti.» intervenne Shippo «Se in giro ci sono ancora scagnozzi di Naraku, per loro sarebbe molto facile vederti volare lungo il fiume con Kirara e seguirti per arrivare a Kagome e Inuyasha-sama. Non potresti occupartene da sola». Sango spalancò gli occhi scuri e fece una smorfia. Era in effetti un rischio, ma bastava per trattenerla dall'andare a cercare i due dispersi, che forse avevano bisogno d'aiuto? Anna parve leggerle quell'enorme dubbio negli occhi. Si alzò, si posò una mano sul petto lasciandovi una macchia di fango, poi indicò il cielo davanti a loro, in lontananza.

«Vuoi andare a chiamare Sesshomaru-sama?» Sango ebbe un'illuminazione. In effetti, Sesshomaru-sama avrebbe potuto risolvere tutto al più presto. Se solo non fosse andato avanti in volo...Anna, però, aveva la velocità e il fiuto di uno yokai e poteva raggiungerlo. Sango ristette ancora per un istante, immobile sotto la pioggia, poi il suo senso pratico prese il sopravvento e annuì con decisione. Si rimise l'Hiraikotsu in spalla.

«Va bene, mi fiderò di te» disse, scambiando con lei uno sguardo franco «Io e Shippo portiamo Miroku al tempio in cima alla collina, sempre che ci sia ancora. Tu corri da Sesshomaru-sama e digli di Kagome e Inuyasha-sama. Attenderemo qui di riunirci a voi».

Anna mosse il capo in un cenno affermativo, poi scattò in una corsa agile e veloce nella pioggia, saltando con destrezza i cumuli della frana e dei cadaveri per sparire al di là di essi, nella luce del pomeriggio che si faceva sempre più cupa.

«Mi fiderò di te» mormorò ancora la Cacciatrice, ammirando suo malgrado il coraggio incosciente della straniera.

«Sango, Miroku scotta» disse il kitsune, preoccupato, poi starnutì.

«Andiamo subito a cercare un riparo, Shippo.» rispose Sango, salendo in groppa a Kirara e passando un braccio intorno alla vita di Miroku per tenerlo in equilibrio mentre si sollevavano in aria «A questo punto, non possiamo fare altro che riporre le nostre speranze in Anna e Sesshomaru-sama».

   
 
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