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Autore: Merry brandybuck    15/06/2021    0 recensioni
Piccola premessa: Anche se so che Gil-Galad è registrato come discente di Finarfin, mi sono presa la licenza poetica di renderlo un nipote di Fingolfin.
Comunque, ecco a voi come un errorino dei Valar può generare un casino di proporzioni bibliche ( più o meno) e dare alla luce un sacco di problemi
Genere: Comico, Demenziale, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Figli di Fëanor, Fingon, Gil-galad, Maedhros
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Mpreg
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Capitolo 5: La legge di Murphy colpisce ancora

 

I mesi passarono abbastanza lisci ( tralasciando il fatto che Findekano ruppe le balle a tutti quelli che gli stavano intorno a furia di fabbricare vestitini e leggere libri sulle prime fasi di vita di un lattante) e la coppia stette piuttosto bene: Maedhros assisteva il padre alla forgia dall'alba alle sette di sera, mentre il marito stava a casa in compagnia dei cognati e poi andavano insieme fino alla loro abitazione, sopra la più grande birreria di Tirion; se ve lo state chiedendo, no non si fermavano a bere un goccetto. Comunque anche oggi il caro Nolofinwion era alla magione di Feanor, a tediare i cugini coi suoi soliti discorsi sull’importanza della supervisione sui piccoli nuovi nati, mentre questi scaricavano degli scatoloni dalla soffitta; erano sudati marci, stroncati dall’afa bestiale e infastiditi dalla vita in generale, ma continuavano pazientemente ad ascoltarlo: tutti tranne Caranthir, che avendo finito il suo flacone di Diazepam non era ben in grado di gestire la propria rabbia. “ Hai due mani, potresti usarle per fare qualcosa” “ Hai due gambe, potresti usarle per andare a fanculo” neanche Maglor era dell’umore adatto per mettersi a discutere: “ Mi è stato detto che Fin’ deve riposare, quindi lui non si muoverà da quella poltrona !” concluse, zittendo il fratello; non era mai stato tanto esplicito in tutta la sua esistenza. La prossima mamma provò ad alzarsi per dare una mano ( il senso di colpa iniziava a farsi sentire); ecco, non si potrebbe definire una delle cose più intelligenti che abbia mai fatto: infatti, fu colto da un dolore lancinante, che manco avesse sbattuto il mignolino contro lo spigolo del tavolo. Le lacrime iniziarono a scendergli copiosamente sulle guance, intanto che nessuno lo notava; provò a incespicare lentamente verso i cugini, ma riuscì solo a cadere di schiena sul pavimento, come una cimice che si schianta su una lampadina: e proprio come queste non riuscì a rimettersi in piedi nemmeno a pagare. Gli altri ragazzi continuavano a trasportare i cassoni verso l’esterno, manco avessero delle fette di salame sugli occhi; il primo ad accorgersi del fatto che fosse spiaggiato come una balena fu Celegorm: non sentendolo più blaterare, aveva buttato la testa oltre la spalliera del divano e lo aveva visto quasi morente sul tappeto. “ Oi, tutto a posto ?” Il gene dell’intelligenza particolarmente affilata doveva essersi fermato alla generazione di Fingolfin, non c’era altra spiegazione: “ O sei cieco o sei scemo… AIUTAMI, PER LA BONTÀ DI ERU !” Anche la finezza dell’erede di Nolo era andata a farsi benedire ampiamente; fortunatamente i giovani che erano fuori sul vialetto sentirono i suoi lamenti disperati e gli furono subito accanto: lo sollevarono e lo poggiarono su una seggiola con la stessa delicatezza di uno scaricatore di porto. Tutti erano pallidi e terrorizzati, tranne Curufin che appariva assai perplesso: “ Io non sono un idraulico, ma posso dire una cosa” il maggiore si strinse il setto nasale, sospirando: “ Inizio a dubitare della tua paternità: cosa diamine c’entra il fatto che non sei un idraulico ?” “ Gli si sono rotte le acque” rispose il ragazzo, con tutta la calma del mondo, indicando una macchia che si stava allargando sui pantaloni del cugino; il musicista uscì dai gangheri “ STAMMI A SENTIRE, MISTER OVVIETÀ: MI SEMBRA CHIARO CHE STIA PER PARTORIRE, QUANTO È VERO CHE TU SEI UN FULMINATO !” Intanto il Valoroso stava andando nel panico: sentiva un male caino e nessuno tra quella banda di pazzi sembrava essere in grado di aiutarlo: “ Posso alzarmi, accidenti a voi ?” lo aiutarono a reggersi sulle gambe; i gemelli vennero mandati alla ricerca di Nelyafinwe, mentre il terzogenito e il quartogenito cercarono in giro per tutta casa degli stracci per pulire il casino che il corvino si stava lasciando dietro. Man mano che il dolore si faceva più acuto Findekano perdeva la propria indipendenza: dovette lanciarsi su Curvo, prendendolo di sorpresa, e accasciarsi su di lui. Questi non riuscì a levarsi di torno in tempo e se lo ritrovò in braccio; inutile dire che si mise a imprecare come se non ci fosse un domani, visto che odiava il contatto fisico: “ VAI VIA, PER L’AMOR DEL CIELO ! E PIANTALA DI PIAGNUCOLARE; MAG, FA QUALCOSA ! “ Makalaurë, che stava correndo a preparare la stanza, si fermò un secondo a pensare, facendo oscillare leggermente lo chignon fatto alla bell’e meglio; si morse il labbro inferiore, con espressione concentrata: “ Non essere egoista come a tuo solito, fagli da supporto morale” quando Atarinke provò a replicare venne zittito all’unisono dai più grandi; non gli rimase che attenersi alle direttive, a suo modo: “ RESPIRA, BRUTTO DEFICIENTE ! A VOI FIGLI DI INDIS NON È STATO INSEGNATO A MUOVERE QUEL DIAFRAMMA QUANDO SIETE NATI ? MIA NONNA MORTA RIESCE A FAR ENTRARE PIÙ ARIA IN QUEI POLMONI” Se avete presente l’allenatore di Rocky, avete in mente l’immagine giusta; non penso che sia il tipo di supporto che Fin’ si aspettava o sperava di ricevere: respirava come se avesse appena corso la maratona e la milza gli stesse per esplodere. 

 

Dall’esterno provennero dei suoni di gente che si affannava; Moryo guardò fuori dalla finestra e vide una scena per cui non sapeva se sbracarsi dalle risate o astenersi, in sconfortato silenzio: suo fratello, ancora in tenuta da lavoro, stava varcando il cancello di casa a velocità folle mentre il suo babbo, lo zio e tre dei loro cugini gli arrancavano dietro. “ Aprite la porta prima che quel bamba la sfondi…” Appena in tempo: Amrod e Amras entrarono come dei treni e Maedhros si trovò sul primo scalino senza nemmeno sapere come; il marito si fiondò su di lui ( un parolone; diciamo, piuttosto, che si trascinò annaspando). “ Russandol, Turgon, papi… mi dareste una mano a salire le scale ?” sentendo la voce incrinata dell’innamorato, Maitimo decise che per una volta poteva anche fare l’eroe e non sempre il personaggio secondario: prese il coraggio a quattro mani e sollevò l’amato, sentendo tutti i legamenti del ginocchio che andavano in culo ai lupi, per portarlo al piano di sopra; ogni passo divenne un’agonia, ma tanto con tutte le volte che i suoi fratelli lo avevano malmenato aveva imparato a memoria il numero del CTO. Arrivò in cima alle scale che l’ernia gli era partita da tempo e depose il fardello; Fingon si guardò indietro un ultima volta prima di entrare nella stanza e vide il consorte che gli sorrideva intanto che si massaggiava la base della spina dorsale: se fosse sopravvissuto a quell’inferno si sarebbe sicuramente messo a dieta. Sua sorella e suo padre lo presero per le spalle e lo condussero dove lo aspettava già il suocero; presto ci sarebbero stati casini ben più grossi di un mal di schiena… 

 

Dopo circa un paio d’ore la porta si riaprì; Russo entrò traballando sui propri piedi manco fosse appena stato a un festino a base di “ zucchero a velo” e alcol ad Amsterdam: forse lo stracchino che trovate nel banco frigo del supermercato è più solido. Il suo ragazzo era steso sul suo letto, con gli occhietti semichiusi dal sonno, mentre Fëanor e Fingolfin erano immersi in un bagno di sudore assai ragguardevole: “ Fammelo fare un’altra volta e ti prometto, figliolo, che ti diseredo !” esclamò il maggiore dei due adulti, porgendogli un fagottino urlante; l’altro annuì stancamente: “ Assistetti a quattro parti illo tempore, ma nessuno è mai stato tanto stancante per me, parola d’onore”. Russo non li stava ascoltando: era inginocchiato a fianco del compagno e insieme stavano accarezzando il faccino del piccolo Gil-Galad: “ Ma guardalo, che amore…” sussurrò il moro: “ Ha preso tutto da te questo angioletto” disse il fulvo. “ Speriamo che il carattere lo abbia preso dai suoi zii !” disse Tyleko: i Feanorians si erano fatti avanti, stufi di non essere calcolati da nessuno, e ora ridevano e facevano casino, come sempre; il rosso sospirò: “ Ma speriamo di no ! Tu sei un matto che si alza alle tre di notte, Mako è perennemente depresso e canta a squarciagola tutto il giorno, Caranthir non riesce a stare con le mani in tasca, Curufinwe sembra una statua di granito, mentre Amrod e Amras sono due dispettosi che non sto nemmeno a dirti; ci tengo ad avere ancora una vita, io !” Tutti risero di gusto, tranne il Fosco e l’Astuto; un giorno l’avrebbero fatta pagare al loro fratello, un giorno lo avrebbero ammazzato…ma non era questo il giorno: non avevano ancora trovato il veleno da mettergli nei corn flakes.

 

La tana della scrittrice 

Бүгдээрээ сайн уу ! Юу байна ? Oggi vorrei dedicare questo capitolo a Tirion87; mi sono divertita un sacco a scriverlo e spero che sia venuto bene. Non c’è altro da dire quindi… mi scuso per eventuali errori nel testo o se non è stato di vostro gradimento, saluti e baci hobbit 

Sempre vostro

 

Merry

P.S: per l’altra fan fiction “ Sei di picche […]” la pubblicazione viene rimandata al mese prossimo ! 

   
 
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