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Autore: R_just_R    16/06/2021    0 recensioni
[RusAme - One-sided FrUK - Soulmate!AU - Traduzione]
Qualsiasi cosa venga scritta sull’avambraccio compare anche su quello della propria Anima Gemella.
America e Russia, però, non hanno idea di essere legati dal filo rosso del destino e, sebbene durante le riunioni si scaglino l'uno contro l'altro, quando sono soli si scambiano messaggi inconsapevolmente.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Russia/Ivan Braginski
Note: AU, Soulmate!AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Ilya e John 
 

Russia entrò nel suo appartamento, premette l’interruttore della luce con il gomito e lanciò la ventiquattrore su uno scaffale, poi si levò il cappotto di dosso e si avviò verso il salone. Una volta lì, crollò sul divano e provò un senso di sollievo quando finalmente chiuse gli occhi ed inspirò il dolce profumo di frittelle che aleggiava nella stanza da quella mattina. Ivan non aveva voglia di fare nulla, si sentiva privo di ogni energia. Riuscì giusto a raccogliere le ultime forze e prendere la sua agenda dal tavolino per appuntare gli impegni dei giorni successivi. Russia la aprì, prese la pagina al volo e diede uno sguardo al programma della settimana (dibattiti, negoziazioni, conferenze e nessun giorno libero) e storse le labbra, poi spostò lo sguardo sul suo polso.

Ciò che vide lo fece quasi soffocare. Infatti, proprio sotto la scrittura dello stesso Ivan, spiccavano dei segni scoloriti ma ancora visibili.
Ehi!, lo salutavano allegramente quelle poche lettere. 
Russia strinse il setto nasale tra le dita ed imprecò. La giornata era stata già abbastanza dura anche senza il verificarsi di quell’evento. O meglio, di quel problema.

Eppure, non avrebbe dovuto considerarla una seccatura. Sarebbe bastato ignorare l’altra persona e questa lo avrebbe lasciato in pace. Ma Ivan non sarebbe stato Ivan se non avesse ingaggiato una guerra contro se stesso, una battaglia all’ultimo sangue tra i vantaggi e gli svantaggi del rispondere al messaggio. Da un lato, era ovvio che non avrebbe dovuto farsi coinvolgere da un umano, avrebbe portato solo guai.
Ivan era a conoscenza della dolorosa esperienza di Francia e di qualche altra nazione e, naturalmente, non voleva fare la loro stessa fine. Eppure si sentiva fremere d’orgoglio, si diceva che senza dubbio sarebbe stato più forte di Francia, che avrebbe saputo gestire la situazione. In più, una curiosità fanciullesca, che credeva svanita dopo la rivoluzione, rinacque dalle proprie ceneri per stuzzicarlo seducentemente. Uno dopo l’altro, pensieri pericolosi si fecero strada nella mente di Russia: era perfettamente normale comunicare con la propria anima gemella, non c’era assolutamente nulla di rischioso nel farlo e niente di cui preoccuparsi. Ivan aveva tutto il diritto di chiacchiere con la sua metà. Inoltre, era da un po’ che si sentiva estremamente solo. Ucraina lo ignorava nella maniera più assoluta, Bielorussia si stava occupando di alcune questioni economiche, Cina era sempre impegnato e non aveva tempo per parlare con Ivan se non negli incontri ufficiali e la primavera aveva risvegliato in Francia il suo animo da Don Giovanni, perciò in quel momento non aveva che ragazze per la mente. E in fondo, Ivan non voleva altro che scambiare quattro chiacchierare con qualcuno.
Tutto qui.

Arrendendosi ai suoi desideri, Russia finalmente scrisse una risposta, tracciando a rilento ogni lettera poiché la penna si rifiutava di funzionare a dovere sulla pelle, quasi volesse fermare il suo proprietario dal commettere un errore.

Ciao, è un piacere fare la tua conoscenza, rispose Russia educatamente ed attese. Della sua stanchezza non ne era rimasta più alcuna traccia.


 
* * *


America era sul punto di abbandonare ogni speranza visto che non aveva ricevuto alcuna risposta.
Temeva che la sua anima gemella fosse piombata ancora una volta nel silenzio o che la sua si fosse rivelata una connessione a senso unico. Era raro, ma poteva accadere: si poteva essere legati a qualcuno che, in cambio, aveva un’anima gemella diversa. Era per questo che alcune persone rimanevano da sole per tutta la loro vita. E, nel caso la propria anima gemella fosse morta, l’avambraccio sinistro sarebbe diventato nero così da non poterci più scrivere. Ovviamente, vi erano anche persone nate senza nessuna anima gemella. Venivano chiamati “solitari” e di solito ricevevano retribuzioni e assistenza sociale da parte dello stato per danno psicologico. L’assenza di un’anima gemella era addirittura reputata una patologia in alcuni paesi dato che poteva avere conseguenze sulla psiche umana, inoltre i solitari dovevano sottoporsi ad un controllo medico una volta ogni mese, al massimo ogni due.

Fortunatamente Alfred non rientrava in nessuna di queste categorie. Mentre faceva colazione, infatti, delle parole si delinearono sul suo polso. Notandole, il biondino sorrise e lesse cosa vi era scritto. Per qualche ragione la semplice certezza di non essere solo, sapere che da qualche parte nel mondo vi era la sua altra metà, era un pensiero confortante che aveva in sé qualcosa di magico.
Dopotutto, America era convinto che non avrebbe mai sperimentato niente di simile.

Piacere mio, scrisse Alfred ma si fermò, pensando ad un modo per continuare la conversazione.
Perché non mi dici qualcosa di te?


 
* * *


Ricevuto il messaggio, Ivan si immobilizzò a fissare il vuoto per qualche istante. Doveva pensare accuratamente ad una risposta, soprattutto per quel che riguardava le indicazioni sulla sua identità. Tanto per cominciare, non poteva presentarsi con il suo vero nome: nonostante Ivan non fosse registrato da nessuna parte come nazione, era conosciuto come politico e delle informazioni su di lui erano reperibili su internet. E navigare sulla rete era un modo parecchio comune per le anime gemelle di scoprire qualcosa di più l’uno dell’altro. Ivan decise di non nominare neppure la sua carriera politica.
Avrebbe fatto finta di svolgere un lavoro tranquillo e rispettabile.

Dopo aver fatto mente locale, iniziò a scrivere.

D’accordo. Mi chiamo Ilya Romanov, vivo a Mosca –Russia si fermò un secondo per calcolare la sua età “umana”– ho ventisette anni e sono un professore di Lingua e Letteratura Russa. Mi piace suonare la chitarra, leggere e andare a teatro. Per ora penso che sia abbastanza, man mano scoprirai anche il resto.

Russia lesse le ultime frasi con una punta di malinconia. Quelli erano i suoi hobby veramente, ma non aveva più alcun tempo per dedicarvisi.
Quand’era stata l’ultima volta che aveva preso in mano la sua chitarra? Ivan non ricordava neppure dove l’avesse lasciata ad impolverarsi. E che dire del teatro? Era riuscito a prendersi almeno un giorno libero per assistere ad una rappresentazione durante quell’ultimo anno? Un tempo gli impiegati al botteghino lo riconoscevano anche per strada e adesso... Russia non ricordava nemmeno il nome di molti teatri.
Un peccato, ma che si poteva fare quando gli impegni erano così vincolanti?


 
* * *
 

Alfred, vedendo la risposta, aggrottò le sopracciglia e roteò gli occhi al cielo, in un silenzioso segno di biasimo. Un russo? Davvero? Quindi, era questa la sua ricompensa per aver salvato il pianeta dal comunismo e dall’ingiustizia per decadi? Be’, magari non tutti i russi erano degli stronzi come la personificazione del loro paese, giusto?
Alfred lesse di nuovo il messaggio e sorrise di sfuggita. In ogni caso, Ilya rimaneva la sua anima gemella.

«Il-ja.», America provò a pronunciare il nome ad alta voce, ma senza successo. Alfred masticava un po’ di russo ma la pronuncia rimaneva per lui un incubo. Ciononostante provò ancora una volta, sforzandosi nel dire in maniera corretta la L palatale.

«Iliya.», ecco. Già un po’ meglio.

«Amico, che nome difficile che ti ritrovi!», esclamò Alfred, dondolandosi sulla sedia e, come risultato, quasi cadde a terra ma riuscì ad aggrapparsi al bordo del tavolo appena in tempo.

Nel frattempo, un’altra scritta apparve.
E tu?

Alfred tornò in sé e si presentò con un nome fittizio, per le medesime ragioni che avevano spinto Ivan a fare la stessa cosa.

Mi chiamo John Rogers, sono di Washington D.C., ho diciannove anni e –Alfred meditò su chi volesse essere– studio Archeologia. Ah, mi piace guardare i film. Credimi se ti dico che ho visto tutto quello che c’è su IMDb!


 
* * *
 

Russia vide comparire una dopo l’altra delle lettere, nitide, ma un po' confusionarie.
Si diceva che la personalità di qualcuno poteva essere compresa dalla grafia, Ivan tuttavia non possedeva tale capacità.
La prima cosa che un po' lo infastidì fu che la sua anima gemella era un americano. Per giunta era un ragazzo, ennesima scoperta che gli fece storcere il naso. No, Ivan non era così conservatore come alcuni paesi più “tolleranti” lo accusavano di essere, ma per qualche ragione, aveva sempre creduto che la sua anima gemella sarebbe stata una ragazza. Comunque, si compiacque nel leggere che il ragazzo studiava Archeologia. Ivan addirittura si rimproverò per aver paragonato gli abitanti di una nazione intera ad una certa testa di cazzo che inspiegabilmente si ritrovava ad essere la personificazione del suddetto paese.
A Russia piaceva anche l’interesse di John per i film – il cinema era di solito accostato al teatro.

“Forse
, pensò Ivan, il destino sa meglio di me di che tipo di persona ho bisogno come partner.”

«Bene John, spero che riusciremo ad andare d’accordo.», disse Ivan con un lieve sorriso mentre scriveva quelle parole sul polso sinistro, proprio dove era possibile sentirne i battiti regolari.


 
* * *


I due parlarono per diverse ore per conoscersi meglio, studiando cautamente che persona avesse riservato loro il destino infame. Nascondendosi dietro falsi nomi, a poco a poco Ivan e Alfred si avvicinarono a vicenda, a passi piccoli e incerti. Entrambi volevano capire se gradissero la reciproca compagnia, o se vi fosse qualcosa di spiacevole nell’altro, qualche interesse sconveniente o stravagante, o qualche comportamento sgradevole.
Inizialmente, entrambi i paesi cercarono di mettere in discussione la scelta compiuta dal fato ma, a parte le loro rispettive nazionalità, non riuscirono a trovare nessun difetto l’uno nell’altro. Volendo essere oggettivi ed ignorando i rancori personali, neppure la nazionalità in sé poteva essere considerata una pecca. Alla fine, quando Ivan annunciò di andare a dormire, Alfred gli chiese perché non avesse mai scritto prima, dato che aveva già ventisette anni suonati.

Prima di tutto America era curioso e, oltre a ciò, voleva affrontare un argomento di una certa rilevanza che riguardava entrambi. Se fossero andati avanti a scriversi sarebbe stato meglio imporre dei limiti, per ragioni di sicurezza.

Ad essere sincero, non sono uno di quelli che crede nel destino, per questo preferirei evitare di incontrarci di persona. Limitiamoci ad essere amici di penna per adesso, va bene?
Rispose Ivan, già pronto ad essere criticato per quella scelta. Non avere fede nelle scelte della sorte era considerata una vera e propria mancanza di rispetto.

Eppure, quella era la risposta in cui sperava Alfred. Anzi, si meravigliò per quanto la pensassero allo stesso modo.  

Sono del tutto d’accordo con te!, scarabocchiò Alfred in risposta.

Ivan lesse e il suo sguardo si fece più rilassato.

Allora abbiamo un patto. Buona giornata, John. 

Buona notte, Ilya :)




Translator's notes 
Ciao a tutti! Prima di tutto, vi ringrazio per essere arrivati fin qui! Ringrazio anche chiunque abbia inserito questa traduzione in una delle varie liste e ovviamente, chi l'ha recensita <3 
Per quel che riguarda la traduzione in sé per sé, questo capitolo non ha presentato particolari difficoltà, ho solo sistemato di tanto in tanto qualcosa per renderlo più scorrevole in italiano. So che è superfluo aggiungerlo, ma le parti in corsivo sono i messaggi che Alfred e Ivan si scambiano, tra virgolette basse i dialoghi e tra virgolette alte i pensieri. Lo specifico perché lì per lì stavo usando il corsivo sia per i messaggi che per i pensieri, ma sarebbe risultato un po' troppo confusionario.   
Comunque, adesso "Ilya" e "John" hanno fatto conoscenza si entra nel vivo della storia! Non nascondo che non vedo l'ora di tradurre il prossimo capitolo. Ma bando alle ciance, non aggiungo altro o potrei rischiare di spoilerare qualcosa.
Grazie ancora e ci vediamo al prossimo capitolo, 
bye <3 
   
 
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