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Autore: Kim WinterNight    16/06/2021    5 recensioni
[Scritta per il compleanno di Sabriel_Little Storm ♥]
Esiste un luogo lontano, sconosciuto, isolato, in cui la nebbia non si sfittisce mai.
Si insinua in ogni anfratto, si avviluppa ai tronchi degli alberi e si infila tra i cespugli e i fitti arbusti.
È natura selvaggia quella che pare intravedersi tra infiniti banchi nebulosi che non si stancano di esistere. Si riescono a indovinare poche sagome, che sia pieno giorno o notte fonda.
Tra tutte le chiome rigogliose sostenute da busti lignei, troneggia una struttura maestosa e all’apparenza irraggiungibile.
Fatta di cemento e abbracciata da protettiva vegetazione, sorge La Torre.
Nessuno sa quando sia stata costruita né da chi, all’uomo è celata la sua utilità e il suo valore.
Attorno a essa, oltre alla nebbia, sono ricamate miriadi di leggende.
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Sabriel,
la terza parte del mio cervello,
colei che rende le mie giornate
sensate e insensate allo stesso tempo :3
Ti voglio bene, amica mia, buon compleanno ♥
 
 
 
 
 
 
 

Nel fitto della nebbia
 
 
 
 
 
 
Esiste un luogo lontano, sconosciuto, isolato, in cui la nebbia non si sfittisce mai.
Si insinua in ogni anfratto, si avviluppa ai tronchi degli alberi e si infila tra i cespugli e i fitti arbusti.
È natura selvaggia quella che pare intravedersi tra infiniti banchi nebulosi che non si stancano di esistere. Si riescono a indovinare poche sagome, che sia pieno giorno o notte fonda.
Tra tutte le chiome rigogliose sostenute da busti lignei, troneggia una struttura maestosa e all’apparenza irraggiungibile.
Fatta di cemento e abbracciata da protettiva vegetazione, sorge La Torre.
Nessuno sa quando sia stata costruita né da chi, all’uomo è celata la sua utilità e il suo valore.
Attorno a essa, oltre alla nebbia, sono ricamate miriadi di leggende.
 
Si dice che sia un manicomio abbandonato da tempo, dalle sale ampie e fredde; all’interno delle stanze dai soffitti alti e ammuffiti, si vocifera che si possano trovare antichi strumenti di tortura e vecchi giacigli dall’aria scomoda.
I pavimenti in cemento incrinati di crepe e le pareti in pietra completano il quadro, dando all’aria una consistenza irrespirabile e rarefatta.
La leggenda narra che qualche matto là dentro ci sia ancora, o forse è soltanto il Guardiano a esserlo.
Si pensa che un tale dall’aspetto inquietante sorvegli diligentemente La Torre, come fosse la sua fortezza, il suo bene più prezioso; non se ne conosce l’età, viene piuttosto considerato un essere estemporaneo e probabilmente non umano.
Viene descritto come una figura scura e spaventosa, dai lunghi capelli corvini simili a rovi, un’espressione indecifrabile dipinta sul volto dai lineamenti duri e un paio di occhi torbidi e profondi che mai vengono occultati dalle palpebre immobili.
Di lui si sa davvero poco: per niente ospitale, pare che viva con l’unica compagnia del suo allevamento di struzzi e circondato da un perenne e stantio aroma di caffè.
Aroma che permea ogni singolo ciuffo di nebbia e respiro di vento.
Degli struzzi non vi è traccia, nessuno li ha mai visti; pare che brancolino nella nebbia, cibandosi di zucca tritata e caffeina per inalazione. Anch’essi hanno la fama di creature inquietanti, simili a degli zombie in forma animale.
La Torre sorge in un luogo dove non è mai estate, non c’è mai il sole e non esiste anima viva – eccetto Il Guardiano e i suoi struzzi.
Si narra che nessuno è mai tornato vivo dalle perlustrazioni nei pressi dell’antica struttura; i pochi temerari che hanno provato a ignorare le dicerie e si sono voluti spingere fin laggiù, non sono mai rientrati da quel terribile viaggio.
Si racconta che i forestieri siano stati intrappolati nella Torre e torturati a morte dalle sapienti e sadiche mani del Guardiano, per poi venir trasformati in cibo per gli affamati struzzi. Non è solo zucca tritata quella che ingeriscono, ma vista la scarsa presenza di visitatori, il Guardiano è costretto a cibarli come può.
È un luogo funesto, uno di quelli da cui è consigliabile stare lontani, uno di cui è meglio ignorare la presenza e non domandarsi se esista davvero.

Eppure, forse attirato dall’aroma di caffè, forse convinto di poter dimostrare che quelle sulla Torre sono soltanto storie senza fondamento, qualcuno ancora si avventura per quelle lande lontane e tutt’altro che accoglienti.
 
 
§ § §
 
 
Un gruppo di ragazzi freschi di diploma decide di andare a visitare La Torre.
«Sono tutte balle, mica è vero che tutti quelli che ci sono andati poi non sono più tornati!» esclama uno.
«Nemmeno io ci credo, lo dimostreremo al mondo intero e documenteremo tutto su Instagram!» replica un altro, brandendo il proprio smartphone come fosse un’arma.
«Siamo sicuri di volerlo fare?» domanda il terzo, colui che pare poco convinto fin dall’inizio.
I primi due lo fulminano con un’occhiata e il poveretto non può che annuire e arrendersi: ormai i giochi sono fatti, non può più tirarsi indietro.
E poi quell’aroma di caffè solletica prepotentemente le loro narici e agisce sulla loro volontà come una droga delle più pesanti, spingendosi a inoltrarsi nel fitto della nebbia senza più alcun ripensamento.
Torce a batteria alla mano, i tre avanzano a tentoni e inciampano in radici e arbusti, rischiando di cadere o di sbattere contro un albero a ogni passo.
La cortina che li avvolge è talmente spessa che neanche le luci al LED riescono a fenderla, lasciandoli a brancolare alla cieca per un tempo che pare infinito, guidati soltanto dall’aroma di caffè che si intensifica sempre più.
Si agitano e si muovono impauriti, pensando addirittura di tornare sui loro passi, ma ormai si sono persi e non sanno come fare.
I due più spavaldi cominciano pian piano a tentennare, mentre il terzo deve fare di tutto per non darsela a gambe levate.
È sempre più buio, fitto, impenetrabile.
E le luci delle torce sembrano sempre più fievoli e inutili.
E i tre giovani paiono sempre più assuefatti dalla droga che stanno assumendo per inalazione.
 
Un po’ come degli zombie in forma umana.
 
 
§ § §
 
 
Le luci disturbano la quiete della Torre.
Eppure l’aria è carica di elettricità, di aspettative, di una gioia impalpabile.
Due torbidi occhi scuri dalle palpebre immobili scrutano attentamente attraverso la nebbia.
Loro sì che vedono chiaro.
Tre sagome si avvicinano, hanno l’aria smarrita e la volontà annientata dall’avventura che hanno erroneamente deciso di intraprendere.
Due forti mani sfregano tra loro, le nocche scrocchiano.
Una figura imponente e spaventosa si erge sulla soglia, il volto dai lineamenti duri circondato da ciocche corvine che paiono rovi.
Le labbra sottili si incurvano in un ghigno sadico.
 
In lontananza, un coro di voci mute e impazienti si leva, facendo oscillare le fronde appesantite dalla nebbia.
 
 
§ § §
 
 
I tre giovani si fermano nei pressi di una struttura in cemento, ricoperta di vegetazione e apparentemente abbandonata.
Sono storditi e spaventati, ma il silenzio che li circonda sembra rincuorarli un po’; né un fruscio raggiunge le loro orecchie, né uno scricchiolio proveniente dal sottobosco li fa sobbalzare.
In realtà non sono certi di cosa li circondi, i loro occhi stanchi sono in grado di mettere a fuoco a malapena i palmi delle mani che sollevano per asciugarsi la fronte sudata.
L’umidità è densa, il sentore di caffè è talmente forte e penetrante da soffocarli. Respirano a fatica e si scambiano sguardi appannati e confusi, non trovando neanche il coraggio di aprir bocca per fare una battuta o tentare di sdrammatizzare.
I due ragazzi più temerari tremano come foglie, mentre il loro amico sembra essersi tranquillizzato, come se si fosse messo l’anima in pace e avesse accettato il triste destino che lo attende.
Tutto è immobile.
Il vento.
Gli alberi.
La nebbia.
I respiri.
Le palpebre che sovrastano due occhi rapaci intenti a fissarli.
I tre ragazzi sobbalzano, poi si paralizzano sul posto e lasciano semplicemente che quello sguardo li annienti e li prosciughi.
 
 
§ § §
 
 
Il Guardiano cammina lentamente verso i tre forestieri, le pupille ferme.
Li squadra, li scruta, ne delinea le caratteristiche.
Pensa al momento in cui li farà a pezzetti, alla gioia dei suoi struzzi che finalmente esulteranno con la loro voce roca e quasi inesistente, si domanda con un pizzico di tristezza quando verranno dei nuovi ospiti alla Torre.
Decide come torturarli, come prolungare il più possibile la loro agonia, come soggiogarli e renderli succubi e docili.
Come ammaestrarli e cibarsi del loro terrore.
Ed eccolo, un sorriso vero a increspare le labbra sottili.
Forse ai tre giovani appare come un gesto amichevole, perché ricambiano, anche se con un po’ di timore.
Non sanno cosa li aspetta, non lo possono neanche immaginare.
Perché il Guardiano conosce le leggende sulla Torre, le storie e le dicerie sul proprio conto.
E sa che la verità è molto diversa da quei racconti bizzarri.
 
È molto più crudele e impietosa.
 
 
§ § §
 
 
Nessuno vide più i tre giovani freschi di maturità.
Partirono quasi per gioco, facendosi beffe della Torre e del suo Guardiano, e non poterono più godere della luce del sole.
Nessuno seppe mai cosa accadde loro, né dove esattamente si fossero diretti.
Perché La Torre era un luogo funesto, uno di quelli da cui era consigliabile stare lontani, uno di cui era meglio ignorare la presenza e non domandarsi se esistesse davvero.
 
 
 
 
 
 
♦ ♦ ♦
 
Ciao a tutti e benvenuti in questa sorta di… cosa XD
Oddio, mi rendo conto che forse non è esattamente il regalo di compleanno che chiunque si aspetta, ma la mia adoratissima Sabriel saprà apprezzarlo, ne sono certa ^^ perché sì, ecco!
Che cosa posso dire? Devo ringraziare Soul per avermi dato lo spunto per scrivere questa roba delirante, dove – per chi non l’avesse capito – il personaggio del Guardiano è liberamente ispirato a un certo Mike Patton AHAHAHAHAHAHAHAH XD
E per chi non conosce il sopracitato, beh, pazienza, non è così fondamentale ai fini della trama, ma solo ai fini della specifica dedica per Sabriel! :D
Tesoro, io spero soltanto che questa specie di horror – che so perfettamente che tu interpreterai in chiave più demenziale XD – ti sia piaciuto, davvero, perché non ho trovato ispirazione in altri lidi!
Avrei voluto scrivere di Sindy o di Joe, ma mi auguro che anche questa storia ti soddisfi, in qualche modo ;)
Grazie a chiunque si sia fermato a leggere, alla prossima e ancora tantissimi auguri di buon compleanno alla terza parte del mio cervello ♥
  
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