Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: Nisi    18/06/2021    2 recensioni
Revisione completata, pubblicazione riprende regolarmente.
'E' piuttosto improbabile che in questi boschi lei possa incontrare l’imperatore del Giappone e consorte, quindi l’abito da cerimonia non è richiesto.”
Shiori lo guardò male, agitandogli sotto il naso un maglione di pile. “Questo abbigliamento non mi dona affatto.”
Kenji si tolse gli occhiali e le diede una buona occhiata. “E’ bella lo stesso. E badi, questo non è un complimento, ma una oggettiva osservazione della realtà!”
Non è umanamente possibile che in una persona sola si concentrino tanti difetti: piattola, lagna, viziata, macigno, pallista, intrigante, nevrotica, cozza…
Ci ho pensato su e sono giunta alla conclusione che Shiori l’abbiano fatta diventare così.
Quindi quello che ci vuole è qualcuno che la rieduchi, nella fattispecie un serioso ingegnere con una spiccata tendenza alle gaffes
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'I tre volti della Dea'
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Questo capitolo è tra i miei preferiti. Spero che piaccia anche a voi.
* * *
“Solo un attimo, per favore.”
Takamiya udì  la voce della tata, ma non sentì la risposta. Suo malgrado, era incuriosito. Che diavolo voleva K.K. dopo tanto tempo? Era forse venuto a scusarsi e a supplicarlo di riprenderlo al suo servizio?

“Takamiya-sama, posso far accomodare il signor Kawahara?”
L’Imperatore annuì e pochi secondi dopo si trovò davanti un Kenji Kawahara con un’espressione seria e un certo cipiglio. Forse non era venuto a chiedere scusa…

K.K. si inchinò profondamente davanti al suo ex datore di lavoro.
Non era cambiato molto. Era elegantissimo con un completo nuovo, una cravatta intonata. Si era solamente fatto crescere i capelli che in quel momento erano sciolti. E aveva preso a portare occhiali da vista. Sempre a combinare qualcosa per indispettirlo: quei capelli non erano dignitosi.

“Signor Kawahara, qual buon vento la porta a Tokyo dopo tutto questo tempo? Questioni professionali, suppongo. Ma si accomodi, la prego.”
Kenji si sedette sul divano. Rigido come un baccalà. “No, nessuna questione professionale. Per quanto riguarda il lavoro, sono a posto.”

La risposta non sorprese Takamiya. Sapeva benissimo che nonostante il suo boicottaggio, K.K. sarebbe riuscito a farsi strada. Era troppo in gamba nel suo lavoro, anche se non glielo avrebbe mai detto chiaramente, come non gli avrebbe mai confessato che era tuttora terribilmente dispiaciuto di non averlo più alle sue dipendenze.

“Oh. E quindi?” Ora era sinceramente perplesso… e ancora più incuriosito.
“Ho bisogno di parlare con sua nipote.”
“Con Shiori?”
“Mi risulta sia la sua unica nipote.”
“Non sia impertinente, Kawahara. Vedo che nonostante il nuovo look non è cambiato di una virgola.”
La risposta non si fece attendere: “Potrei dire la stessa cosa di lei.”

Takamiya non fece un plissé. In realtà aveva e continuava avere un grande rispetto per chi non si faceva intimidire dal suo status. “Io non la capisco, Kawahara. Ho insistito per mesi per farle conoscere mia nipote, abbiamo anche litigato furiosamente perché la consideravo un marito migliore per Shiori di quell’Hayami e lei non ne ha mai voluto sapere. Ora la vuole incontrare?”
“Semplice, ho cambiato idea.”
“Lei non è una persona che cambia idea così facilmente. Ha persino rinunciato ad un impiego prestigioso e a uno stipendio di tutto rispetto per potere – vediamo se mi ricordo le parole precise – essere io a decidere chi devo frequentare e comunque di certo non quella lagna di sua nipote.”

Kenji arrossì leggermente, ma rimase in silenzio.
“Non si illuda, Kawahara. O mi racconta le cose come stanno o mia nipote non la vedrà mai, fosse l’ultima cosa che faccio”.

K.K. sbuffò tutta la sua frustrazione. Era sufficientemente intelligente da capire quando era con le spalle al muro. “ E va bene. Ho conosciuto sua nipote alla valle dei Susini e sono venuto per rivederla”.
Era molto raro che Takamiya si sorprendesse per qualcosa, ma quella era decisamente una delle poche volte in cui era successo.
“Ma non mi dica.”
“Se non vuole, non glielo dico”, ribatté seccamente il giovane.
“Le ripeto di smetterla di fare l’impertinente, Kawahara. La vuole rivedere mia nipote, sì o no? Considerando che si è fatto tutta questa strada e che è venuto da me nonostante quello che è successo, posso solo auspicare due cose: o che è interessato ai soldi di Shiori…”

L’espressione infastidita sul viso di K.K. fu una risposta sufficiente, anche perché sapeva benissimo che il giovane non aveva mai badato più di tanto al vile denaro.
“… oppure che è interessato a mia nipote. Come donna, intendo”.

Kawahara arrossì come un adolescente colto in fallo… e Takamiya pensò che era da tanto, troppo tempo che non si divertiva così. Si chinò verso di lui per osservarlo meglio e Kenji si sentì come una cavia da laboratorio al microscopio. “Dolce Amaterasu, lei non è solo interessato… direi che è innamorato perso!”
Kenji si limitò ad annuire, al ché l’Imperatore gongolò: “Avanti, lo ammetta, K.K.. Lo dica che avevo ragione da vendere a volervi mettere assieme.”
“E va bene, lo ammetto. Sono cotto come una pera e lei aveva ragione. Contento?” Solamente che lo disse con la stessa espressione di chi aveva bevuto l’aceto.

Takamiya tornò serio. “Lo sarò solo se toglierà quello sguardo triste dagli occhi di mia nipote. Da quando è tornata, mi sembra in preda allo sconforto e all’infelicità.”
K.K. lo guardò torvo: “E’ solo colpa sua! Noi stavamo tanto bene, non c’era bisogno di mandare i suoi beccamorti e la vecchia a portarmela via!” E borbottò qualcosa su del cibo buono buttato e una serata mandata a monte.

Takamiya gli lanciò uno sguardo penetrante: erano più o meno le stesse parole che gli aveva rivolto Shiori, anche se decisamente meno educate. Che sua nipote avesse subito il fascino rude di K.K.? Non osava sperare che i due avessero iniziato… qualcosa. Sollevò il telefono. “Shiori, mia cara? Puoi venire da me un momento?”.

Riattaccò la cornetta senza far rumore. “Solo una cosa, Kawahara… Mi raccomando!” intimò sollevando un minaccioso indice. E nelle sue parole una raccomandazione, ma anche una minaccia.

Kenji si inchinò profondamente.

Che canaglia!
* * *
Ecco qua! Spero vi sia piaciuto, io mi sono divertita molto a scriverlo.
Detto ciò, un grazie di cuore a Tetide, Ninfea e ladyathena perché mi fanno avere le impressioni, ma anche a chi legge.
Baci a tutti voi!

 
   
 
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