Serie TV > Peaky Blinders
Segui la storia  |       
Autore: Lamy_    19/06/2021    1 recensioni
Ariadne ha smesso di scappare dal suo passato. Ha deciso di sfidare l’autorità della madre e di opporsi a Mick King. Per farlo scende a compromessi con Alfie Solomons: Ariadne accetta di diventare il capo della gang di Camden Town.
A Birmingham Tommy continua a mandare avanti gli affari dei Peaky Blinders e a lavorare per il Parlamento.
Le strade di Ariadne e Tommy si incontrano di nuovo intorno ad un tavolo di affari. Stringono una alleanza che viene suggellata da baci di passione pura.
Ariadne pagherà cara la sua discesa agli inferi e scoprirà che le fiamme bruciano più intensamente quando sei un peccatore.
“Qui possiamo regnare sicuri, e a mio parere
regnare è una degna ambizione, anche se all'inferno:
Meglio regnare all'inferno che servire in paradiso.”
(John Milton, Il Paradiso Perduto)
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Thomas Shelby
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
6. LA MAGA CIRCE

“Come osasti scendere nell'Ade, dove fantasmi
privi di mente han dimora, parvenze d'uomini morte?”
(Omero)
 
Il giorno dopo
Julian non credeva alle sue orecchie. Era talmente sbalordito che apriva e chiudeva la bocca come un pesce fuori dall’acqua. Era da poco tornato a casa per intraprendere la degenza dopo la coltellata. Ariadne gli aveva preparato la colazione, gli aveva comprato coperte morbide e cuscini soffici. Dopo aver mangiato e dopo aver criticato il pessimo cibo da ospedale, Ariadne aveva comunicato la notizia eclatante.
“Ieri sera Barbara si è introdotta in casa e mi ha detto che Eric sta morendo.”
Rose sputacchiò un po’ di tè e si pulì subito con un tovagliolo. Depose la tazzina sul tavolo per evitare che le scivolasse dalle mani.
“Come, prego?”
Ariadne si passò una mano fra i capelli, era esasperante dover spiegare tutta la storia che Barbara le aveva riferito.
“L’infezione di Eric alla gamba è peggiorata. Barbara dice che non gli resta molto tempo. La settimana scorsa il medico ha detto loro che non arriverà a natale.”
Julian abbassò lo sguardo sul pasticcino che reggeva fra le dita; la fame era passata in un baleno. Si mosse sulla sedia e i punti della ferita gli diedero una scossa di dolore.
“Barbara ti ha detto altro? Come sta Agnes?”
“Agnes sta bene, è con i nonni materni perché Eric non vuole farsi vedere mentre soffre. Comunque, Barbara vuole che la aiutiamo a salvare Eric.”
“Con una cura miracolosa? Non sono così religioso.” Disse Julian, scettico.
Rose gli accarezzò la mano e lui appoggiò la testa sulla sua spalla per farsi consolare. Anche Ariadne avrebbe voluto concedersi il lusso di essere afflitta, ma aveva troppo lavoro da fare per perdere tempo con la consolazione.
“Barbara vuole portare via Eric. Vuole che lui trascorra questi ultimi mesi in un posto pacifico. Purtroppo nostra madre è contraria e ha messo due uomini a piantonare Eric.”
Julian strabuzzò gli occhi verdi e si massaggiò le tempie elaborando quella richiesta.
“Dovremmo far evadere Eric dal carcere di nostra madre. La morte sembra una passeggiata in confronto!”
“Resta serio, Julian. Eric merita un po’ di pace. Nostra madre sta davvero perdendo il lume della ragione. Non può tenere suo figlio in ostaggio come un nemico di stato.”
Rose notò due ombre scure sotto gli occhi di Ariadne, era evidente che non avesse dormito dopo gli eventi della notte precedente. La sua voce era ferma, eppure c’era una vena di sofferenza in essa.
“Come possiamo aiutare Eric?” domandò Rose.
“Non ci ho ancora pensato. Al momento ho anche altro in ballo.” Disse Ariadne.
Julian lanciò alla sorella uno sguardo truce, il verde del suo sguardo era diventato grigio.
“La vita di nostro fratello vale meno dei tuoi stupidi affari?”
“I miei affari ci servono per liberarci dal dispotismo di nostra madre!” ribatté Ariadne.
“Tommy Shelby riappare nella tua vita e tu diventi una sciocca ragazzina innamorata.”
Ariadne rimase ferita dalle parole di Julian. Credeva che lui fosse la sua roccia, che fosse il suo braccio destro nella vita. Si alzò come una furia e si piegò per parlare dritto in faccia con lui.
“Io ho sacrificato tutto per te. Ci sono cose che non sai, quindi ti conviene badare a come mi parli. Adesso vado ad occuparmi dei miei stupidi affari. Buona giornata.”
Rose sobbalzò quando Ariadne se ne andò sbattendo forte la porta. Un quadro della cucina tremolò e poi si schiantò sul pavimento.
 
Tommy si accorse che qualcosa non andava quando Ariadne entrò nel privé del Garrison con un bicchierino di cherry. Si era fermata al bancone per ordinarne uno.
“Brutta giornata?” domandò Arthur indicando il drink.
“Pessima.”
Ariadne si sedette senza troppe cerimonie, era troppo sfinita per indossare la maschera e fingere di trovarsi in una commedia.
“C’è qualcosa che dovremmo sapere?” chiese Tommy.
“No. Ho litigato con Julian, niente di cui preoccuparsi. Dov’è Finn? Credevo ci fosse anche lui.”
“Finn sta sorvegliando il locale di Byron Davis.” Disse Arthur.
Tommy si accese una sigaretta e si rilassò sulla sedia mentre faceva svolazzare in aria nuvole bianche che si dissolvevano in pochi secondi.
“Ora che la sua distilleria di fiducia è andata, la gente fa carte false pur di accaparrarsi un lavoro con Byron.”
“Noi siamo la gente giusta per lui.” Affermò Ariadne.
Arthur sogghignò, era divertente la determinazione della ragazza. A volte aveva alla stessa caparbietà di Tommy.
“E come fai a dirlo? Gli daremo l’alcol con dei cazzo di asini volanti?”
Ariadne sorrise contro il bordo del bicchiere, il dolce sapore dello cherry le aveva dato un poco di conforto.
“Sarebbe un’idea meravigliosa, se gli asini volassero. Ci risparmieremmo la rogna dei controlli della polizia.”
“Alice nel Paese delle Meraviglie, hai un’idea o no?” la rimbeccò Tommy.
“Mi verrà qualcosa in mente da offrire a Byron Davis.”
Arthur sollevò le braccia in aria con fare esasperato.
“Mai fidarsi di una ragazzina che gioca a fare la gangster. Cazzo!”
Ariadne parve offesa e lo guardò come se l’avesse appena presa a schiaffi.
“Uno, non sono una ragazzina. Due, non sto giocando proprio per niente. Tre, senza di me non sareste mai arrivati a pensare a Byron Davis. Io sto facendo il lavoro duro al posto vostro!”
Tommy guardò prima Arthur e poi Ariadne, era come assistere ad un bisticcio fra bambini capricciosi. Era noioso e irritante.
“Fatela finita. Sembrate due bambini del cazzo che litigano per un cazzo di giro sull’altalena. Abbiamo un problema ancora più grande: come entriamo nel locale di Byron? Al Kirke non possono entrare le donne.”
Ariadne rimase bloccata con il bicchiere ad una spanna dalle labbra. Aveva sentito dire che Byron Davis impediva alle donne di frequentare i suoi locali ma aveva creduto che fossero solo voci di popolo.
“Perché mai le donne non posso entrare?”
“Perché rovinano il divertimento con le loro lagne.” Disse Arthur ridendo.
“Perché sua moglie lo ha mollato dieci anni fa per scappare con un altro.” Spiegò Tommy.
Ariadne finì il suo drink con un sospiro. Ferire il fragile ego maschile era facile quanto bere un bicchiere d’acqua.
“L’ennesimo imbecille. Non mi sorprendo più.”
Tommy si morse le labbra per non sorridere, non voleva che Arthur capisse quanto fosse attratto dalla ragazza. C’era un singolo raggio luminoso che dalla finestra si posava sui ricci rossi creando una luce rosata intorno a lei. Era come guardare una rosa colpita dalla sole.
“Chiaramente non possiamo entrare in tua compagnia. Come pensiamo di fare?”
La porticina del privé si spalancò e fece capolino il viso rotondo di Margaret. Aveva una macchia di cera d’api sulla guancia.
“C’è Finn al telefono. Dice che ha importanti informazioni.”
“Vado io a parlare con quel cazzone.” Borbottò Arthur.
Quando la porta si chiuse, Ariadne si mise a tamburellare le dita sul bicchiere producendo un sottile rumore vetroso.
“Ho una cosuccia per te.” Esordì lei dal nulla.
Tommy inarcò il sopracciglio, i suoi occhi alla luce diurna erano di un azzurro cristallino simile al cielo limpido d’estate.
“Un’altra rogna?”
“Sei così simpatico che mi sto rompendo le mascelle dal ridere.” Disse Ariadne in tono piatto.
Tommy d’istinto piegò un angolo della bocca all’insù in un piccolo sorrisetto. Si concentrò sulla sigaretta per non fissare la ragazza come un ebete.
“Di che si tratta?”
“E’ un regalo per tua figlia Ruby.”
Ariadne tirò fuori dalla tasca del cardigan un pacchettino rosso ornato da un fiocco argentato. Quando Tommy lo scartò, al suo interno vide un ciondolo a forma di tartaruga.
“Come mai una tartaruga?”
“E’ un animale fortunato. E’ simbolo di lunga vita e di forza. Pensavo fosse perfetto per la tua bambina.”
Tommy toccò delicatamente la corazza della tartaruga, era lavorata alla perfezione ed era molto realistica.
“Grazie. E’ bello.”
Ariadne si aspettava qualche parola in più, o quantomeno un sorriso raggiante. Invece Tommy guardava il gioiello con apatia.
“Bene.”
“Ascolta, Ariadne, le cos-“
Arthur irruppe nella stanza con una bottiglia di whiskey e tre bicchieri, un sorriso soddisfatto spuntata da sotto i baffi.
“Quel cazzone di Finn sa fare bene lo spione. Byron Davis ha un corpo di ballerine che si esibisce ogni sera al Kirke, e una delle ballerine è la vicina di casa di Margaret.”
“E quindi? Ora ci mettiamo a ballare il charleston?” fece Tommy.
Ariadne poteva sentire il suo cervello mettersi in moto per elaborare quella informazione.
“Arthur, tu sei un genio! Faremo come Sherlock Holmes!”
Tommy fece roteare gli occhi e si portò le dita sulla fronte in un atto di disperazione.
“Non di nuovo con i tuoi travestimenti. Per favore, risparmiaci questo fottuto teatrino.”
Ariadne, però, si era alzata e stava sorridendo furba come un gatto che sta per saltare da un balcone all’altro.
“Signori miei, preparatevi per una notte folle!”
Ariadne trascinò Arthur fuori dal privé, civettavano come due amiche che spettegolano e bevono il tè. Tommy si versò il whiskey e sperò con tutto se stesso che quella ragazza non lo conducesse nell’abisso.
 
Alla fine Catherine – la vicina di casa di Margaret – si era recata al Garrison con Finn alle calcagna e aveva consegnato ad Ariadne un completo da ballerina. Una delle ragazze aveva la febbre e Byron aveva chiesto che fosse sostituita. Ariadne avrebbe preso il suo posto.
“Alle dieci in punto Byron si ritira al secondo piano del Kirke per offrire ai suoi clienti più affezionati una partita di poker particolare.”
“Particolare come?” indagò Finn.
Catherine lo guardò come se fosse un moscerino fastidioso che le svolazzava intorno.
“Non si scommettono soldi. Si scommettono auto, ville, cavalli, gioielli e addirittura mobili antichi dal valore inestimabile.”
“Tommy può accedere a questa partita particolare?” domandò Ariadne.
“No. Tommy può restare a giocare e a bere al primo piano. Lui non è un membro della cerchia ristretta.”
Tommy e Ariadne si scambiarono un’occhiata: se lui non poteva accedere al secondo piano, la strategia andava modificata.
“Quanti uomini piantonano il secondo piano?” chiese Tommy.
“Quattro. Due alla prima porta e altri due alla seconda porta.” Disse Catherine.
“Io e Tommy possiamo fare fuori quegli stronzi.” Asserì Arthur.
“Non credo. I clienti devono lasciare le armi all’ingresso.”
“Ci inventeremo qualcosa.” Disse Ariadne.
Tommy annuì e Arthur le diede una pacca sulla spalla. Catherine fece un respiro profondo prima di continuare.
“Il buttafuori sa che la nuova ballerina si chiama Carol Young. Ariadne entrerà con me sotto falso nome, poi andremo nello spogliatoio e cambiarci.”
“E poi? Io non conosco la coreografia.” Obiettò Ariadne.
“Pagando un extra si può avere una ballerina al tavolo che versa da bere.” Disse Catherine.
“Un mucchio di soldi per una che ti versa da bere?” domandò Finn.
Tommy lo fulminò con gli occhi, era assurda l’ingenuità del fratello minore.
“Pagherò un extra per richiedere Ariadne al tavolo. Lo abbiamo già fatto.”
“Avete già fatto cosa?” lo punzecchiò Arthur.
“Abbiamo già finto una scena simile nel locale degli Scuttlers.” Chiarì Ariadne.
Arthur e Finn risero sotto lo sguardo torvo di Tommy, che non era affatto contento di quel divertimento a sue spese.
“Catherine, va avanti. E voi due coglioni smettetela di ridere.”
“Ariadne andrà al bar e Tommy alzerà la mano per fare la sua richiesta, a quel punto lei potrà evitare di esibirsi sul palco. Avrete solo mezz’ora per trovare il modo di raggiungere la partita privata.”
“Arthur troverà una via per raggiungerci.” Disse Ariadne.
“Siamo pronti.” Confermò Tommy.
 
Ariadne si rilassò solo dopo aver superato il buttafuori, che aveva letto e riletto i suoi documenti falsi per accertare la sua identità. Catherine l’aveva trascinata nello spogliatoio gremito di ballerine e l’aveva spinta in un angolo abbastanza nascosto.
“Ora indossa il costume di scena e poi vai in sala con la scusa di volere un po’ d’acqua. Resta al bar fino a quando non ti viene dato il permesso di andare al tavolo degli Shelby.”
“Va bene. Ah, Catherine, questi sono per te.”
Catherine accettò subito la busta che conteneva i soldi, aveva due figli da mantenere e l’affitto da pagare. Benché lavorasse per Byron Davis da anni, la sua lealtà era solo volta al guadagno.
“Grazie. Il tuo armadietto è il numero dodici.”
Infilarsi il costume fu più complicato del previsto. Era il tipico abbigliamento da ballerina di Can-Can, con il corpetto nero stretto e l’ampia gonna a balze rosse e nere. La parte più difficile fu indossare gli stivaletti col tacco perché erano troppo piccole per Ariadne. Dopo svariati tentativi – e molte imprecazioni – riuscì a vestirsi. Indosso un pennacchio nero e rosso fra i capelli e dei guanti di finto raso nero.
“Dove stai andando? Lo spettacolo inizia fra dieci minuiti.” Disse una ballerina.
“Vado a bere. Sai, l’ansia da palcoscenico mi fa venire sete.”
“Vai pure al bar. Noi ti aspettiamo.” Si intromise Catherine.
Ariadne sorrise alla ballerina che l’aveva bloccata e si diresse al bar. Dovette fermarsi in cima alle scale per ammirare il vero spettacolo del Kirke. In giro si mormorava che fosse un locale esclusivo, all’ultima moda, ma la realtà superava le aspettative. La sala da gioco era enorme e c’erano più di cento persone. Le pareti erano rivestite da carta da parati blu con fiori di loto color argento. I tavoli da poker erano in legno scuro e lucido, le sedie erano poltroncine di velluto rosso imbottite. I lampadari erano gocce di cristallo che quasi sfioravano le teste dei clienti. Fra un lampadario e l’altro c’erano dei trapezi su cui le ballerine facevano acrobazie.
“Ehi, donna! Ti serve qualcosa?” la richiamò il barman.
Ariadne sbatté le palpebre e tornò alla realtà, quindi si andò a sedere al bancone.
“Un bicchiere d’acqua. Anzi, due bicchieri d’acqua.”
Si voltò per guardare ancora le trapeziste quando si accorse che Tommy e Arthur erano seduti ad un tavolo e che stavano iniziando a giocare. I loro sguardi si incrociarono e Tommy fece un lievissimo cenno del capo. Ariadne capì che era l’ora di entrare in scena.
“Quel signore ben vestito ti vuole al tavolo.” Disse il barman.
“Vado adesso? Ma lo spettacolo…”
Il barman la liquidò con un gesto della mano e Ariadne rise in cuor suo.
“Vai a quel tavolo. Muoviti. Avrai una bella mancia a fine serata.”
 
Tommy osservò il mazziere mescolare le carte con abilità. Sapeva che quelle partite di poker erano truccate, lo capiva dal doppio movimento del pollice del mazziere. Da ragazzini lui e John avevano messo in pratica quel trucchetto per derubare i vecchi ubriaconi del Garrison.
“Buonasera, signori.” Salutò Ariadne.
Tutti gli uomini del tavolo la guardarono come se fosse una bottiglia gratis di champagne pregiato. Tommy non osò guardarla, continuò a fumare e a tenere d’occhio le carte.
“Come ti chiami, bellezza?” domandò un uomo con i baffi lerci.
“Il mio nome è Carol. Volete da bere?”
“Un whiskey per tutti. Grazie, Carol.” Disse Arthur, divertito.
Ariadne recuperò una bottiglia dal bar e distribuì i bicchieri ai giocatori. Ebbe un fremito quando le sue dita toccarono quelle di Tommy mentre gli consegnava il bicchiere.
“Gentili signori, vogliamo iniziare?” disse il mazziere.
Tommy vide due giocatori farsi una specie di occhiolino, era un segnale evidente del loro bluff. Quella era una partita persa in partenza, non valeva neanche la pena fare un tentativo e sprecare soldi.
“Io mi ritiro. Ho delle pessime carte.” Annunciò Tommy.
“Se non volete giocare, cosa ci fate qui?” domandò il mazziere.
Tommy si alzò e mise un braccio attorno alle spalle di Ariadne. Lei si accorse del sorriso malizioso dei giocatori.
“Ho detto che non voglio giocare con le carte. Andrò a giocare da qualche parte con la signorina Carol.”
Ariadne guardò Arthur ed entrambi intesero che era l’occasione giusta per raggiungere Byron.
“Buon divertimento, Shelby.” Rise l’uomo con i baffi.
Ariadne e Tommy si allontanarono in direzione della ‘stanza buia’, ovvero la stanza dove i clienti spesso si intrattenevano con le ballerine dopo gli spettacoli. Una volta dentro, lei chiuse la porta a si appoggiò contro di essa. Aspettarono venti minuti prima di uscire e sgattaiolare verso la scalinata che conduceva al piano superiore.
“Come superiamo le guardie, Tom?”
“Alla vecchia maniera, Sherlock. Vieni con me.”
Tommy la prese per mano e insieme salirono le scale di corsa. Si fermarono a pochi metri dalla prima coppia di guardie.
“Watson, hai voglia di condividere il piano?”
Ariadne andò nel panico quando Tommy si spinse nel corridoio. Non era preparata all’idea di mettersi tanto in mostra.
“Sai cosa? Ho sbagliato a sposare una ballerina che si esibisce sempre mezza nuda!”
Tommy sollevò le sopracciglia verso l’alto come a dirle di proseguire quel falso litigio.
“Beh, scusami se il mio lavoro ti infastidisce. Mia madre aveva ragione a dire che avrei fatto meglio a sposare un pastore!”
“Così ti saresti presa cura delle capre? Ridicola! Io ti faccio vivere da regina!”
Nel frattempo Ariadne con la coda dell’occhio intravide le due guardie a protezione della prima porta.
“Vaffanculo tu e le capre! Chiederò il divorzio domani!”
“Vaffanculo tu e il divorzio!”
Le loro urla avevano attirato l’attenzione delle guardie, che ora avanzavano verso di loro con la mano sulla fondina.
“Qui non potete stare. Ve ne dovete andare.”
Ariadne si finse offesa, la mano sul petto e gli occhi sbarrati.
“Scusatemi, qui stiamo litigando. Vi pregherei di non disturbare.”
“Vedete? Dà sempre ordini. Anche a casa vuole dettare legge!” sbraitò Tommy.
“Volete sapere una cosa? Quest’uomo non mi aiuta mai in casa. Abbiamo dieci figli e li cresco tutti da sola!”
D’improvviso si udirono due tonfi: le guardie erano crollate a terra. Dietro di loro Arthur reggeva fra le mani due pesanti candelabri laccati d’oro.
“Possiamo andare o volete continuare a insultarvi?”
“Andiamo.” Accordò Ariadne.
La seconda coppia di guardie distanza a circa dieci metri da loro. Varcarono la porta e attraversarono il lungo corridoio.
“Dieci figli? Sul serio, Ariadne?” fece Tommy.
“Mi sono fatta prendere la mano.” Rispose lei con una risata.
Tommy represse un sorriso, sforzandosi di rimanere impassibile. Ogni volta che Ariadne gli stava vicino avvertiva una bizzarra sensazione di calore. Come quando nel buio della stanza accendi una candela e lasci che la fiamma ti scaldi il viso. Ariadne era come una fiamma che ardeva perennemente.
“Tommy, ci siamo. Che cazzo facciamo?” disse Arthur a bassa voce.
Tommy si prese un momento di silenzio. Dopo un paio di minuti puntò gli occhi su Ariadne come se volesse leggerle la mente.
“Adesso rischiamo grosso. Quanto è buona la tua offerta?”
“E’ ottima. Fidati di me.” Disse Ariadne.
Tommy avrebbe voluto ricordarle che l’ultima volta che si era fidato di lei si era ritrovato da solo a domandarsi per settimane dove fosse finita.
“Mi fiderò solo se usciremo vivi da questo fottuto casino.”
“Melodrammatico.” Commentò Ariadne.
“Possiamo smetterla di dire cazzate e andare avanti? Grazie!” disse Arthur.
Tommy si tirò il bavero della giacca e si sistemò i capelli. Doveva essere se stesso per oltrepassare quella porta. Si immise nel corridoio e i due uomini armati gli puntarono la pistola addosso.
“E’ zona riservata. Chi cazzo siete?”
“Dite a Byron che Tommy Shelby e Ariadne Evans sono qui per parlare con lui.”
 
Ariadne camminava a testa alta mentre veniva scortata all’interno della sala privata. Era una sala circolare, un lungo tavolo da poker si ergeva al centro ed era illuminato da un lampadario a forma di occhio con tanto di pupilla dilatata. La parete di fondo ospitava un dipinto che lei conosceva bene: opera di John William Waterhouse che raffigurava la maga Circe seduta in trono che tendeva le mani in avanti. Era chiaro che il nome del locale – Kirke – fosse la versione greca del nome di Circe.
“Ti piace quel quadro?”
Byron Davis era seduto al capo del tavolo, lunghi capelli castani striati di grigio e occhi neri brillanti. Indossava una finanziera color ceruleo che non andava di moda ameno dal Settecento.
“E’ la Circe di Waterhouse. Una bella opera per un personaggio degno di nota.” Disse Ariadne.
Byron sorrise compiaciuto, era un buon modo per avviare una conversazione.
E arrivammo all'isola Ea: vi abitava Circe dai riccioli belli, dea tremenda con voce umana. Così scriveva Omero nell’Odissea. Anche tu come Circe hai riccioli belli. Proprio come lei sei tremenda?”
“Dipende.” Disse cautamente Ariadne.
Byron fece scivolare lo sguardo incuriosito da lei a Tommy. Conosceva il capo dei Peaky Blinders ma non aveva ancora avuto il dispiacere di incontrarlo di persona.
“Tommy Shelby, tu sei come Ulisse che si fa incantare dalla bella Circe?”
“Preferisco la magia dei soldi.” Disse Tommy.
“Perché siete qui? Non ho mia avuto problemi con i Blue Lions e i Peaky Blinders.”
“Non rappresento i Blue Lions. Sono qui come capo di Camden Town.” Precisò Ariadne.
Gli ospiti d’onore di Byron scoppiarono a ridere. Erano tutti uomini che in lei vedevano solo una donna sciocca e senza speranze.
“Camden Town è caduta in basso se hanno scelto te come capo. Dimmi, coltivi fiori e ricami centrini?”
Un’altra ondata di risate si piantò nel cuore di Ariadne come un coltello. Era stanca di essere derisa solo perché donna.
“Fra un centrino e l’altro ho fatto esplodere la tua distilleria irlandese di fiducia.”
Byron smise subito di ridere. Ora le sue labbra erano contratte e le sue narici cacciavano aria come un toro inferocito.
“Perché mai lo avresti fatto?”
“Perché voglio venderti l’alcol della mia distilleria. Con il proibizionismo diventa sempre più difficile trafficare alcolici, ma il servizio di Camden Town non fallisce mai. Hai bisogno di me più che mai.”
“E tu cosa c’entri?” chiese Byron a Tommy.
“Io e Ariadne abbiamo bisogno dei tuoi uomini e delle tue armi per battere Mick King, Marianne Evans ed Enea Changretta.”
“Tu ci dai gli uomini armati e io ti procuro gli alcolici.” Aggiunse Ariadne.
“Posso sempre rivolgermi alla distilleria scozzese.” Disse Byron.
Ariadne sospirò, non poteva deludere Alfie. Tu sei il mare, ricordò a se stessa.
“Allora farò esplodere anche quella distilleria. Darò fuoco ad ogni singola distilleria del paese finché non verrai da me strisciando.”
Tommy rimase sbalordito dal modo in cui la ragazza si stava difendendo. Se un anno prima l’aveva considerata una dolce studentessa di arte, adesso mostrava la donna d’affari che era nel profondo. Del resto era pur sempre figlia di suo padre.
“Con le minacce non andiamo da nessuna parte, bambina.”
“Non sono una bambina. Sono quella che ha i tuoi affari nel palmo della mano. Senza alcolici i tuoi locali falliranno e tu finirai sotto un ponte a chiedere l’elemosina. Io posso distruggerti.”
“Mi distruggerai con ago e filo? Torna a casa a fare la femmina perbene.” Disse Byron.
Tommy vide Ariadne serrare i pugni lungo i fianchi. Si stava mordendo la lingua per non rovinare i loro progetti.
“Byron, ascoltami bene. Se tu non ci aiuti, io scatenerò i Peaky Blinders contro la tua famiglia. So che tua figlia Madeline vive in Galles col marito e i figli. Vuoi le loro teste sul portico di casa?”
Byron sputò a terra per manifestare il suo disgusto. Minacciare la famiglia era meschino, solo gli uomini peggiori arrivavano a tanto.
“Voi due mi fate schifo, bisce velenose.”
“Sono soltanto affari. Ci stai o no?” insistette Ariadne.
“Potrei sempre allearmi con Mick King. Lui sarebbe più amichevole di voi.”
“Mick King ti fotterebbe il locale, e questo tu lo sai bene.” Lo avvertì Tommy.
“Entro sabato mattina voglio quaranta casse di alcolici. Ce la fai?”
Ariadne non era sicura di poter produrre tanto alcol, ma Jonah avrebbe trovato una soluzione in tempi brevi.
“Ce la faccio. Significa che ci stai?”
“Vi darò quindici uomini e venti fucili. Ovviamente voglio un compenso quando questa guerra sarà finita.”
“Avrai quello che vuoi.” Promise Tommy.
 
Ariadne si era seduta accanto alla finestra mentre sorseggiava il tè che Margaret le aveva preparato. Erano tornati al Garrison da circa mezz’ora, lei si era diretta da Margaret e i fratelli Shelby si erano riuniti nel privé per deliberare.
“Ehilà, straniera!” esclamò Margaret.
Ariadne sorrise e con la mano la invitò a sedersi. Era esausta e non voleva stare da sola.
“Ti va di vederci qualche volta? Ho davvero bisogno di una giornata normale tra ragazze.”
“Mi piacerebbe. Domenica sei libera? Io, te e Cindy potremmo andare al cinema.”
“Sarebbe bello. Ho proprio voglia di un bel film.” Disse Ariadne.
Margaret capiva bene quanto l’amica fosse spossata, però c’era una domanda che premeva di schizzarle fuori dalla gola.
“Venerdì sono andata ad un incontro delle Suffragette. Mi ha invitata Beth.”
“Come ti sei trovata?”
“Stranamente bene. Hanno delle opinioni su tutto. Io non credevo fosse possibile.”
Ariadne ricordava che a Londra, quando ancora proclama di essere Judith, Lisa le aveva raccontato di queste donne che si battevano per il voto e per altri diritti.
“E’ strano che le donne abbiano opinioni? Margaret, tu passi troppo qui dentro con i maschi.”
“Tu hai avuto l’opportunità di studiare e vivere da sola. Io, invece, sono finita a lavorare in un pub perché non avevo altra scelta. Non mi hanno mai detto che le donne potessero avere delle idee. Mi hanno cresciuta con l’ordine di stare zitta e di tenermi tutto dentro.”
“Hai ragione, Margaret. Scusami. Sono stata cattiva.”
Margaret le accarezzò il dorso della mano e le sorrise con la sua solita gentilezza.
“Anche tu sei prigioniera in un mondo di maschi. Tua madre ti ha venduta a un uomo che vuole possederti. Non ti devi scusare.”
Ariadne fece incastrare le loro dita in una presa salda, era bello avere un’amica sincera con cui condividere ansie e paure.
“Che cosa desideri, amica mia? Dimmi.”
“Desidero la libertà per me e per mia sorella.”
Ariadne non ebbe tempo di parlare che il campanello del Garrison squillò mentre la porta veniva aperta. Charlotte Foster entrò con un diavolo per capello. Sfrecciò verso il privé degli Shelby senza degnare nessuno di uno sguardo.
 
“Cerchiamo di fare squadra con gli uomini di Byron.” Stava dicendo Tommy.
“Tu, brutto stronzo che non sei altro!” strillò Charlotte sulla soglia.
Arthur saltò sulla sedia e si rovesciò il whiskey sui pantaloni.
“Che cazzo di problemi hai?”
“Non fare scenate inutili.” Disse Tommy.
Charlotte, però, sbatté la borsetta sul tavolo facendo tentennare i bicchieri.
“Mick King ha saputo del tuo incontro con Byron. Ha saputo anche che ci sei andato con Ariadne.”
“Quindi? Prima o poi lo avrebbe scoperto.”
“Quindi ha mandato i suoi scagnozzi a casa mia. Sono viva per miracolo!”
Solo allora Tommy si prese la briga di guardarla. Charlotte aveva un occhio nero e i capelli arruffati, un sopracciglio era coperto di sangue secco.
“Ti hanno picchiata?”
“Hanno sbattuto la mia testa contro i tasti del pianoforte più e più volte. Dire che mi hanno picchiata è riduttivo!”
“Ci stanno attaccando.” Disse Finn.
Intanto anche Ariadne e Margaret erano sopraggiunte dopo aver udito le urla. Ariadne sgranò gli occhi alla vista dei lividi sulla fronte di Charlotte.
“Oh, cielo! Che ti hanno fatto?”
Charlotte aveva gli occhi lucidi, voleva scoppiare a piangere, ma si obbligò a restare salda.
“Tua madre ha un messaggio per te: se non torni a casa, ucciderò tutti quelli che conosci.”
 
 
Salve a tutti! ^_^
Ariadne è diventata spietata, accidenti!
Una nuova avventura per questi Holmes e Watson del mondo criminale.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.
 
 

 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Peaky Blinders / Vai alla pagina dell'autore: Lamy_