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Autore: takitaki    20/06/2021    1 recensioni
“Che cosa abbiamo?” esordì l’ispettrice, riconoscendo accanto al letto una figura familiare.
“Donna giapponese, tra i 25 e i 30 anni, strangolamento. Il corpo sta per essere portato via, se vuoi dargli un’occhiata da vicino fa presto, Michiru.”
Un nuovo caso di omicidio arriva sulla scrivania dell'ispettrice Michiru Kaiou, ma non si tratta di un caso qualunque. In questo caso sono coinvolte donne, tante donne, donne che soffrono, che amano, che sperano, che lottano.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena, Rei/Rea | Coppie: Haruka/Michiru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Gender Bender, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Nessuna serie
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"Benvenuto!" iniziò la ragazza con un tono cortese quando sentì il campanellino attaccato alla porta suonare.

Un ragazzo alto e biondo fece il suo ingresso nel negozio di fiori, avvicinandosi al bancone con le mani in tasca.

"Non avevo mai notato questo negozio."

"Ho appena aperto, sei il primo cliente" rispose la bruna sorridendo.

"Davvero?"

"Eh si. Come posso aiutarti?"

"Hmm vediamo" rispose il ragazzo, incrociando le braccia e volgendo lo sguardo al soffitto "due mazzi di rose, per favore."

"Li preparo subito" la ragazza si mise subito al lavoro, sistemando i due bouquet che il biondo le aveva chiesto e porgendoglieli di conseguenza dopo che quest'ultimo ebbe pagato.

"Come ti chiami?" la domanda sorprese un po' la bruna, ma rispose comunque con gentilezza.

"Makoto."

"Questi sono per te" disse porgendole uno dei due mazzi che aveva appena acquistato, facendo decisamente arrossire l'altra "sono per augurarti buona fortuna per l'attività."

"Ti ringrazio...è un pensiero davvero gentile..." rispose facendo un piccolo inchino, salutandolo poi con la mano mentre lasciava il negozio, accorgendosi troppo tardi di non avergli chiesto il suo nome.

 

---

 

"Va tutto bene ispettrice?" chiese il biondo alla donna mentre rientrava in auto.

"Si, non si preoccupi."

"Allora, dove vuole portarmi?" chiese piuttosto incuriosito dal comportamento dell'altra.

"Vedrà" Michiru mise in moto l'auto, guidando fino alla costa mentre chiacchierava del più e del meno con Haruka, sentendosi davvero bene.

"Riconosco che con il tettuccio non è la stessa cosa" asserì la donna dai capelli acquamarina, dando un'occhiata al biondo dallo specchietto.

"Vero? Avremmo dovuto prendere la mia auto ispettrice."

"Va bene se mi fermo qui?" gli chiese.

"Vuole passeggiare con me?"

"A dire il vero si."

"Non sarà una trappola?" la donna rise alla domanda.

"No no."

"Lei è stranamente gentile questa sera."

"Le dispiace?"

"Tutt'altro."

L'ispettrice fermò l'auto nel parcheggio di una spiaggia, dove entrambi scesero per passeggiare l'uno accanto all'altra.

"Mi dispiace di non averla avvisata prima."

"Non si preoccupi, non c'è problema."

"Posso chiamarti Haruka?"

"Siamo di nuovo ad un appuntamento?" le chiese il ragazzo ridendo, ricevendo una leggera gomitata in risposta.

"Va bene ispettrice."

"Michiru."

"Hm?"

"Chiamami Michiru."

"Non sarà un po' troppo audace stasera ispettrice?" Haruka era piacevolmente sorpreso dal suo comportamento, ma non poteva rinunciare a stuzzicarla.

La donna si fermò, guardando verso il mare.

"Questa sera ho deciso di pensare un po' a me."

Il ragazzo si fermò e le sorrise, avvicinandosi con le mani in tasca mentre il vento muoveva dolcemente i capelli di entrambi.

"Allora farò in modo che tu ti diverta, Michiru."

Sentire il suo nome pronunciato proprio da Haruka e con un'espressione così tenera, priva di malizia, le fece perdere un battito, tanto da essere costretta a chiudere gli occhi per non perdersi in quelli blu oceano che la stavano guardando come nessuno aveva fatto da tanto tempo.

"Ehi."

"Hm?" rispose riaprendo gli occhi e notando che il ragazzo aveva allungato una mano verso di lei.

"Andiamo."

"Si."

La donna sorrise e l'afferrò, tornando a passeggiare con lui, mano nella mano.

 

---

 

"Aspettami qui, torno subito, d'accordo?"

"Va bene" rispose il biondo, prendendo posto nella sala d'aspetto e iniziando a guardarsi intorno.

"Ehi, ma io ti conosco" iniziò, sedendosi accanto ad una ragazza dai capelli castani raccolti in una coda "sei la ragazza del negozio di fiori?"

"Ah si, mi ricordo di te" rispose l'altra sorridendo, decisamente felice di vedere il biondo, che riconobbe immediatamente "il mio primo cliente."

"Come sta andando lì?"

"Molto bene, ti ringrazio" la ragazza spostò lo sguardo sul braccio dell'altro, notando che era fasciato "ma che ti è successo?"

"Questo? Sono caduto dalla moto durante le prove, sai io sono un pilota professionista, però non dirlo in giro."

"In effetti avevi un viso familiare."

"Davvero? Nessuno mi riconosce di solito" asserì con un tono decisamente deluso.

"Gli occhiali fanno parte del travestimento? L'ultima volta non li avevi indosso."

"Si esatto" rispose sistemandoseli.

"Ma perché sei qui? Insomma, non credo che uno psicologo possa curarti quello" chiese appoggiando un dito sul suo braccio.

"Infatti. Sono qui perché il mio dottore insiste che la caduta mi abbia provocato un trauma psicologico, ma secondo me esagera, sto benissimo."

"Anche a me sembri stare bene" asserì sorridendo la bruna.

"Tu invece? Perché sei qui?" il volto della ragazza si incupì, Haruka si accorse che qualcosa non andava.

"Anch'io ho avuto un incidente, vengo qui da allora. Sai, non guido più l'auto per questo" Makoto teneva la testa bassa, il solo ripensare a quell'incidente le gelava il sangue, ma si sentì decisamente sollevata quando Haruka le poggiò una mano sulla spalla per confortarla.

"Sai, anche il negozio è una sorta di terapia. Il dottore dice che circondarmi di fiori e piantine mi farà bene, per questo ho deciso di aprirlo."

“Perché proprio i fiori? C’è un motivo particolare?”

“In realtà...non lo so.”

 

---

 

“D’accordo, dammi qualche minuto e arrivo” la bruna staccò la telefonata e richiuse il proprio cellulare, tornando a guardare la strada, ma era troppo tardi.

Tentò di sterzare per evitare l’auto che stava venendo a tutta velocità verso di lei, ma non vi riuscì, schiantandosi contro di essa in un ruvido frontale.

Quando riprese conoscenza i soccorsi non erano ancora arrivati, scese dall’auto rendendosi conto di essere quasi illesa ma accorgendosi che la persona con cui si era scontrata era volata via dall’auto poiché non indossava la cintura.

Makoto non aveva mai visto tanto sangue in vita sua, i vetri rotti ricoperti dal denso liquido rosso brillavano alla luce delle altre auto che passavano.

“Sta bene?” un uomo le si avvicinò, la sua voce era ovattata, così come tutti i suoni in quel momento. Makoto vedeva soltanto il sangue.

“Signorina?” la donna si voltò verso la voce e in quell’istante li vide.

Nei pressi dell’incidente, poco distante dalle auto in frantumi, vi era un’aiuola bellissima, con centinaia di specie di fiori differenti.

Quella visione fu l’ultima immagine che rimase impressa nella sua mente, prima che si accasciasse al suolo perdendo conoscenza.

 

---

 

"Il dottore dice che è qualcosa di inconscio."

“Quindi non ricordi nulla?”

“No.”

“Ho capito, però mi sembra un’ottima idea, Makoto” la ragazza arrossì di colpo, non pensava che il biondo si ricordasse il suo nome "sono sicuro che andrà sempre meglio, vedrai."

"Haruka!" il ragazzo sussultò.

"Setsuna!"

"Che combini? Non dirmi che stai infastidendo quella ragazza" lo ammonì piuttosto severa.

"Ma no che dici-" 

"Vieni dai, è il tuo turno."

"Arrivo" il biondo si alzò, ma prima di andare si voltò verso la bruna "ci vediamo, Mako."

"Si, Haruka" rispose sorridendo la fioraia, decisamente contenta di aver finalmente scoperto il suo nome.

 

---

 

"Scusami, si è fatto veramente tardi."

"Non preoccuparti, stare con te mi ha fatto davvero piacere."

"Anche a me, Haruka" asserì sorridendo.

"Sai è strano."

"A che ti riferisci?"

"A tutto. Da come ti ho conosciuta fino a questo appuntamento, è stato tutto molto strano, ma bello" rispose sorridendo, mentre si grattava la nuca guardando di lato.

"Non ho mai detto che fosse un appuntamento sai" rispose l'altra ridendo.

"Niente da fare, sei proprio cattiva tu."

"Haruka."

"Deve proprio piacerti chiamarmi così."

"Si, è un nome molto carino."

"Che cosa volevi dirmi?" chiese tornando a guardarla.

"Mi dispiace di aver sospettato di te quando ci siamo conosciuti" iniziò, sembrava piuttosto seria "ma passando del tempo con te, anche se poco, mi sono accorta che sei una brava persona."

Il ragazzo sembrò davvero colpito da quelle parole, di certo non se l'aspettava.

"Ispettrice..."

"Michiru" lo corresse sorridendo.

"Anche tu sei una brava persona."

"Lo pensi davvero?" chiese, fermandosi davanti a lui, alzando la testa per guardarlo.

"Certo."

"Io non penso di esserlo."

"Perché?"

"Il mio comportamento è spesso di facciata, cerco di rispettare le aspettative che le persone hanno verso di me. Sai, l'ispettrice fredda e intelligente o l'amica dolce e fedele" il biondo non sembrò turbato dalle sue parole, quindi la donna continuò "ma la verità è che vorrei fare tante cose che invece reprimo costantemente per paura di ferire ancora qualcuno."

"Si sente ancora in colpa per Erika?"

"Si."

"Non dovrebbe ispettrice."

"Che fai? Sei tornato formale?" chiese la donna piuttosto confusa, il biondo le si avvicinò.

"Non trova molto sexy il fatto che io la chiami ispettrice?" rispose sussurrando, voleva farla ridere e vi riuscì. Ancora una volta, la tensione si era allentata in poche battute.

"Stupido" rispose la donna "a proposito, non hai una foto di quando andavi al liceo?"

"Perché le interessa?"

"Voglio vederti con la divisa blu e grigia."

"Lei come lo conosce il colore della mia divisa?"

"Yaten."

"Giusto" rispose ridendo "prima o poi le mostrerò una fotografia di quel tempo."

"Mentre aspetto, immaginerò."

"Non immagini troppo ispettrice" rispose con tono scherzoso prima di tornare serio per un istante "riguardo al discorso di prima, cos'è che vorrebbe tanto fare ad esempio?"

L'ispettrice sospirò, appoggiando le mani sul petto del ragazzo.

"Pensavo te ne fossi dimenticato."

"Invece no."

"Te lo dirò se mi chiami di nuovo per nome."

Haruka sorrise, non perdendo l'occasione.

"Mi-chi-ru."

La donna sorrise sentendo ancora il proprio nome, mentre spostava le mani dal petto al collo del ragazzo.

"Ad esempio...volevo fare questo."

Michiru si alzò leggermente sulle punte, avvicinandosi al viso del biondo per lasciargli un bacio sulle labbra al quale quest'ultimo non si oppose, seppur decisamente preso alla sprovvista.

Quando la donna si staccò, i due si guardarono per qualche istante prima di tornare a baciarsi, stringendosi forte l'un l'altra, sotto un cielo stellato.

 

---

 

"Yo."

"Ehi" salutò il ragazzo che aveva preso posto accanto a lei.

"Questo è per te" le disse, offrendole un succo di frutta, che la ragazza accettò di buon grado.

"Come va il braccio?" chiese mentre infilava la cannuccia nella confezione.

"Meglio, tra poco potrò togliere anche il tutore."

"Sono contenta per te."

"Anch'io, non vedo l'ora di poter tornare in moto" asserì il ragazzo, guardando in alto con un sorriso.

"Ti hanno detto quante sedute ti restano?"

"Ah io ho finito qui."

Makoto era piuttosto confusa, non si aspettava quella risposta.

"Allora perché sei venuto?"

"Per te."

"Per me?"

Il biondo si voltò verso di lei, facendola arrossire.

"Hmhm."

"Sei molto carino a farlo, mi dispiace che-"

"Non dispiacerti. Ho deciso io di farlo."

"Ti ringrazio allora" rispose la bruna, sorridendo.

"C'è soltanto un problema vedi..."

"Haruka."

"Parli del diavolo...Setsuna!" Makoto rise alla reazione del biondo, sembrava terrorizzato dalla donna che era appena arrivata, ma in realtà si vedeva che erano molto amici.

"Mi hai chiesto di venire qui senza spiegarmi nulla e te la sei svignata" lo rimproverò, pizzicandogli la guancia.

"Ahio! Stavo cercando Mako!"

"Me ne sono accorta, potevi dirmelo scemo" la donna dai lunghi capelli scuri gli lasciò la guancia, sedendosi accanto alla bruna "mi chiamo Setsuna, piacere."

"Makoto, il piacere è mio."

 

---

 

"Ne è sicura?" le chiese sussurrando, mentre le accarezzava i capelli.

"Smettila di darmi del lei, stupido."

"Mi scusi, ero convinto che le piacessero le donne, ispettrice" le rispose con un tono volutamente provocante, mentre le baciava il collo.

"Se mi chiami ancora così vedi."

"Non sa essere minacciosa con me."

"Dillo davanti alle manette."

"Vede che le piace giocare all'ispettrice?"

La donna sospirò all'ultima provocazione di Haruka, mentre gli accarezzava i capelli.

In quel momento si sentiva davvero bene, stava per passare oltre con un ragazzo che mai avrebbe pensato le sarebbe piaciuto, ma lo squillo del cellulare interruppe l'atmosfera sensuale che si era creata nell'auto della donna.

"Vuoi rispondere?"

"No, lascialo squillare."

Quando la chiamata terminò, l'ispettrice tirò un sospiro di sollievo, il rumore le dava decisamente fastidio. Ma proprio mentre stava iniziando a spogliarsi, ricominciò a squillare, una, due, tre volte, finché il ragazzo non si fermò.

"Forse dovresti rispondere" le sussurrò il biondo.

"Vedo soltanto chi è" rispose la donna piuttosto infastidita dall'insistenza di chi la stava chiamando.

Haruka le passò il cellulare dallo scomparto del cruscotto e osservò la sua espressione cambiare quando lesse il nome sul display.

"Va tutto bene?"

La donna ignorò la domanda, portandosi immediatamente il cellulare all'orecchio dopo aver premuto la cornetta verde.

 

"Usagi?"

"Michiru..."

"Stai piangendo? Che cos'hai?"

"Si tratta di Rei...è in ospedale."

"Che significa in ospedale? Che le è successo?"

"Devi venire qui, Hotaru è davvero spaventata e non so proprio cosa fare, ti prego."

"Dimmi prima cos'è successo."

"Qualcuno l'ha aggredita, non è grave, ma non ha ancora ripreso conoscenza."

"Arrivo subito."

 

"Qualcosa non va? Ho sentito ospedale" le chiese preoccupato il ragazzo, soprattutto perché aveva sentito anche il nome di Usagi.

"Devo andare, ti chiedo scusa" rispose l'ispettrice riabbottonandosi la camicetta "ti accompagnerò alla tua auto così potrai andare a casa-" la donna venne interrotta mentre stava per mettere in moto l'auto, Haruka le afferrò un braccio.

"Chi è in ospedale? Usagi?" le chiese determinato.

L'ispettrice sospirò, sapeva che quella situazione stava andando nella direzione peggiore possibile.

"Conosci Usagi?"

"È in ospedale si o no?"

"Makoto ti ha raccontato l'interrogatorio?"

"Non cambi argomento ispettrice."

"Rei."

"Rei?"

"Si, è lei quella in ospedale."

"Che le è successo?" l'espressione di Haruka cambiò drasticamente a quella notizia, l'ispettrice non lo aveva mai visto così agitato.

"Sta' calmo, so che non è grave. Vado in ospedale e ti chiamo appena so qualcosa."

"No, verrò con lei."

"Non se ne parla."

"Non mi importa, non scendo da questa auto se non mi porta con lei."

"Haruka senti-"

"No."

Michiru sospirò ancora, prima di arrendersi definitivamente, mettendo in moto l'auto per raggiungere l'ospedale il più in fretta possibile, conscia che stava andando incontro a qualcosa che l'avrebbe messa in seria difficoltà.

 

---

 

"Yo."

"Ehi, quello è il mio saluto."

"Scusa scusa" rispose ridendo, sedendosi accanto a lui.

"Sei da solo?"

"Hmhm, sono venuto con la mia auto, finalmente posso di nuovo guidare" le rispose il biondo, muovendo il braccio per farle vedere di essere guarito.

"Attento potrebbe fare ancora male."

"Nah. Piuttosto, ti va se dopo ti riaccompagno con la mia auto?"

"Non so..."

"Dai, tanto saranno soltanto pochi minuti."

"Sei venuto fin qui soltanto per questo?"

"Precisamente" la risposta colpì la bruna, che rimase a guardarlo per un po', rossa in viso.

"Allora non posso rifiutare."

"Sta' tranquilla, è la stessa strada che facciamo sempre a piedi con Setsuna, sarà breve."

Makoto era ancora spaventata dalle auto e nonostante fosse guidare quel che la terrorizzava di più a causa del suo trauma, anche salirci come passeggera non scherzava.

"A proposito, dov'è la tua amica?"

"Setsuna? Visto che potevo venire da solo non l'ho chiamata, sai è molto indaffarata, è un’avvocato" rispose il ragazzo, incrociando le braccia.

"Mi dava l'aria di una persona responsabile in effetti, sembrava così premurosa con te" asserì Makoto con un sorriso gentile.

"Lo è, si è sempre presa cura di me."

"Da quanto tempo vi conoscete?"

"Molto, dalle elementari."

"È davvero tanto tempo in effetti."

"Signorina Kino, tocca a lei" il dottore chiamò personalmente Makoto, la quale si alzò per entrare nello studio dopo aver salutato il biondo.

"È il tuo ragazzo?" la domanda fece diventare la fioraia decisamente rossa.

"C-Chi!? Haruka? Ma no!" rispose, ridendo nervosamente per la domanda piuttosto inopportuna.

"Ho capito, meglio non indagare. A parte questo, come ti senti ultimamente?"

"Direi bene dottore."

"Sogni ancora l'incidente?"

"In quest’ultima settimana non mi è successo nemmeno una volta in realtà."

"Ne sono contento, significa che stai migliorando."

"Davvero?"

"Si, e credo che quel ragazzo c'entri qualcosa."

"D-Dottore!" l'altro rise di gusto.

"Se ti fa stare meglio è una brava persona."

Makoto sorrise alle parole del suo medico e colse l'occasione per raccontargli quanto il biondo avesse fatto per lei negli ultimi due mesi.

Quando lasciò lo studio, Haruka era ancora lì ad aspettarla e, come promesso, la riaccompagnò a casa con la propria auto.

 

---

 

"Usagi!"

"Michiru!" la bionda si buttò tra le braccia dell'ispettrice non appena la vide, stringendola molto forte mentre il suo viso veniva rigato dalle lacrime.

"Sono qui, tranquilla" le sussurrò, accarezzandole la testa "dai asciugati adesso" le disse, porgendole un fazzoletto di stoffa¹.

Usagi prese il fazzoletto dalla sua mano e si asciugò le lacrime, accorgendosi soltanto allora della presenza di qualcun'altro dietro l'ispettrice.

"Haruka?"

Il ragazzo si limitò a salutarla con un cenno.

"Lui perché è qui?" chiese alzando un sopracciglio, non era la persona più sveglia del mondo ma non era nemmeno così stupida da non capire che c’era qualcosa di strano.

"L'ho accompagnato io."

"Perché? Conosce Rei?"

"Una cosa del genere" rispose Michiru, passandosi una mano tra i capelli "adesso vuoi dirmi cos'è successo per favore?"

"Si, vedi Hotaru mi ha chiamata dato che Rei non era ancora tornata a casa e non rispondeva al cellulare, così sono uscita per andare da lei e l'ho trovata..."

"Dove?"

"Non era molto distante da casa sua..."

"Usagi sii più precisa."

"Li c'è un negozio di CD musicali se non erro, com'è che si chiama? Threelights forse?"

Michiru sgranò gli occhi a quelle parole, la sua mente viaggiò velocemente in un'unica direzione, sapeva bene cos'altro c'era vicino casa di Rei.

"È stata lei..."

"Michi?"

"Scusate se vi interrompo, siete le amiche di Hino vero?" la voce del medico riportò l'ispettrice alla realtà.

"Si siamo noi."

"La paziente si è appena svegliata, potete parlare con lei ma vi chiedo di non stressarla troppo, ha bisogno di riposare."

"Vado io" Michiru si propose ma Haruka le afferrò il braccio, come aveva fatto prima in auto, provocando una reazione piuttosto preoccupata in Usagi.

"Lasciami, devo parlare con Rei."

"Mi faccia sapere come sta, ispettrice."

"D'accordo" la donna rimase decisamente confusa dalle sue parole, era convinta che il biondo le avrebbe chiesto di poter entrare con lei.

Una volta che Haruka le ebbe lasciato il braccio, entrò finalmente nella stanza di Rei, trovando la sua sorellina accanto a lei.

"Hotaru."

"Ehi Michiru."

"Va' pure da Usagi, tua sorella non è in pericolo."

"Va bene, pensaci tu a lei però."

Michiru le sorrise, lasciandola andar via prima di sedersi accanto alla sua amica, anche se vederla le provocò sensazioni contrastanti.

"Come stai?" chiese osservando testa fasciata della mora.

"Come vedi" rispose la sua partner, con una voce decisamente debole.

"Riesci a ricordare cos'è successo?"

"Si, ma non ti sarà utile."

"Raccontamelo comunque" asserì la donna, accarezzando la mano dell'altra.

"Qualcuno mi ha colpita alle spalle con una bottiglia, non sono riuscita a vedere nulla che possa identificarlo."

"Vigliacca."

"Vigliacca?"

"Si, la persona che ti ha fatto questo."

"Già" sospirò la ragazza, portandosi una mano alla testa "mi fa davvero molto male."

"Rei."

"Hm?"

"Forse so chi è stato."

"Ma che dici?" le chiese la mora, non era al meglio della condizione, ma era abbastanza lucida da rendersi conto che Michiru stava correndo un po' troppo.

"La fioraia."

"Cosa? Aspetta-"

"Inoltre è probabile che sia anche l'assassina."

"Michi aspetta, che stai dice-"

"Rei, ha mentito sul suo alibi e il suo negozio si trova vicinissimo a casa tua. Dev'essere lei."

"Non riesco a credere che possa essere lei.."

"Ascoltami, domani mattina la metterò con le spalle al muro e vedrai che avrò ragione."

"Michiru aspetta-"

"Non preoccuparti, avrà quello che si merita per averti aggredita in quel modo" l'ispettrice le strinse forte la mano, scambiando con l'amica uno sguardo davvero intenso.

"Michiru...va tutto bene?"

"Perché me lo chiedi?"

"Hai un'espressione...strana."

"No no, va tutto bene" le rispose alzandosi "ah, c'è una persona che vorrebbe vederti."

 

---

 

"Ma dov'è Usagi?" si chiese la ragazzina dai capelli scuri lunghi fino alle spalle mentre cercava l'amica con lo sguardo, ma notò qualcun'altro.

"Haruka?" il ragazzo si voltò verso di lei.

"Hotaru? Sei proprio tu?" chiese ridendo.

"Haruka!" la ragazzina si fiondò su di lui per abbracciarlo molto forte.

"Ehi ehi piano" disse ricambiando l'abbraccio “certo che sei cresciuta tantissimo.”

"Sei venuto per mia sorella?"

"Si, più o meno."

"Hotaru! Eccomi!" i due si voltarono verso la bionda goffa che stava correndo verso di loro.

"Ehi ma voi due vi conoscete?"

"Lunga storia" le rispose Haruka "ma quanto ci hai messo?"

"Il distributore era difettoso!" ribatté piuttosto offesa mentre offriva alla più giovane una bibita "bevi questo, devi essere stanca, non hai chiuso occhio."

"A me non hai portato nulla?"

Usagi gli fece una linguaccia, alla quale il ragazzo rise, poi continuò "come conosci Rei?"

Il ragazzo sospirò, grattandosi la testa evidentemente in difficoltà.

"Non ti ha parlato di me?"

"Haruka" Michiru interruppe la conversazione.

"Ispettrice?"

"Va' da lei."

"Non vuole parlarmi."

"Vai e basta."

"Ma-"

"Vai."

Il ragazzo sospirò e alzò le mani in segno di resa, dirigendosi verso la stanza di Rei senza obiettare.

"Michi."

"Hm?"

"Tu sai come si conoscono?"

"Beh vedi...come te lo spiego..."

"Stavano insieme" Hotaru intervenne, lasciando Usagi letteralmente a bocca aperta.

"M-Ma che dici! Non è possibile!"

"Si, tanti anni fa."

"Voglio che mi racconti tutto! Tu lo sapevi Mi...Michiru? Dove vai?" le chiese la bionda, accorgendosi che l'altra stava andando via.

"Ho bisogno di stare un po' da sola, scusami."

 

---

 

"Che cosa ci fai qui?" la mora volse lo sguardo alla porta, Michiru non le aveva detto chi sarebbe entrato da quella porta e si sarebbe aspettata chiunque, ma non lui.

"Chiedilo alla tua amica ispettrice."

"Vattene" la mora si voltò dall'altra parte.

"Rei...possiamo parlare?"

"Non abbiamo niente da dirci."

"Non voglio parlare del passato, ma di come stai...sai ero preoccupato."

"Cinque minuti" a quella risposta il biondo prese posto sulla sedia accanto al lettino della ragazza.

"Come ti senti?" le chiese, cercando di essere gentile.

"Mi fa molto male."

"Mi dispiace...che cos'era?"

"Una bottiglia di ve-" la voce di Rei si arrestò improvvisamente, quando sentì la mano del ragazzo sfiorarle la testa.

"Puoi guardarmi?" la mora voltò la testa verso di lui, puntando immediatamente i suoi occhi che, in quel momento, le sembrarono davvero tristi.

"Mi mancava il tuo viso" le disse sorridendo, mentre l'altra arrossì.

"L'hai visto giusto stamattina."

"Non da così vicino."

Rei spostò lo sguardo da lui, sapeva che non sarebbe riuscita a rimanere lucida altrimenti.

"Puoi anche andare adesso."

"Non sono passati i cinque minuti che mi hai dato."

"Già, purtroppo no."

"Senti...lo so che sei arrabbiata con me e sappi che per quanto mi riguarda hai ragione ad esserlo. Non ho scuse. Vorrei solo che tu sapessi che non ho amato nessuna di quelle ragazze come ho amato te" le disse, sfiorandole una mano.

Rei rise a quelle parole del biondo, che non capì.

"Perché ridi?"

"Allora è vero."

"Che cosa?"

"Che non ti sei più fidanzato dopo di me."

"Lo sapevi?"

"Me l'ha detto Yaten, altrimenti non ci avrei mai creduto."

"Che cosa ne pensi?"

La mora non rispose, si limitò ad afferrare la mano di Haruka che poco prima l'aveva sfiorata, consapevole che si sarebbe pentita di quel che stava facendo.

"Accompagna Hotaru e Usagi a casa..."

"Rei-"

"...e poi torna qui."

 

---

 

"Allora?" Michiru era fuori nel parcheggio, aveva lasciato detto a Usagi di riferirlo al biondo quando sarebbe uscito.

"Ho un favore da chiederle ispettrice."

"Dimmi."

"Potrebbe riaccompagnare a casa Hotaru e Usagi? Lo farei io ma-"

"Si, va bene" la freddezza della donna gelò Haruka.

"Tutto ok ispettrice?" le chiese avvicinandosi, ma l'altra indietreggiò bruscamente.

"Scusami, ma non posso proprio."

"Di che cosa sta parlando?"

"Vado" il biondo rimase confuso dal suo comportamento, rimanendo lì a guardarla andare via sentendo che qualcosa tra loro si era appena rotto.

 

---

 

"Benvenuto!" Makoto salutò il cliente appena entrato mentre era di spalle a sistemare alcune piantine.

"Polizia di Tokyo" la ragazza si pietrificò nel sentire quelle parole e quando si voltò ebbe la conferma che la voce che aveva sentito era la sua.

"Sono l'ispettrice Kaiou, devo farti alcune domande piuttosto importanti."

"Buongiorno ispettrice, non sono stata in centrale appena ieri?" chiese tentando di restare calma.

"Se ti rifiuterai, sarai incriminata per intralcio alle indagini" la minacciò Michiru, tirando fuori un paio di manette e avanzando verso di lei.

"Aspetti non capisco...le ho già detto che non c'entro con-"

"Sono qui per l'aggressione all'agente Hino, ne sa qualcosa?" non appena l'ispettrice pronunciò quel nome, l'espressione sul viso di Makoto cambiò drasticamente.

 

---

 

"Adesso che sono guarito dovrò ripartire quindi per un po' non ci vedremo."

"È un vero peccato, vorrà dire che ti guarderò dal televisore."

"Puoi anche chiamarmi eh, tranquilla" le rispose il biondo ridendo, mentre accavallava le gambe.

"Non preoccuparti, starò bene."

"Sicura?"

"Certo."

"Mako."

"Hm?"

"Sono contento di averti conosciuta."

"Anch'io, Haru."

"Di' un po', non te l'ho mai chiesto, ma tu ce l'hai un ragazzo?" Makoto rise a quella domanda.

"Ma che hai da ridere?"

"Niente."
 

Note dell’autore

 

¹Portare sempre con sé un fazzoletto di stoffa è un costume tipico giapponese, spesso vi sono ricamate anche le iniziali della persona.

Ehi, mi dispiace che sia passata un’intera settimana ma purtroppo gli esami si avvicinano sempre di più e ho davvero pochissimo tempo per scrivere.

Come sempre, vi ringrazio di seguire la mia storia e attendo le vostre recensioni, al prossimo capitolo!

Taki

 
   
 
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