Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Duchessa712    21/06/2021    1 recensioni
(Seguito di Spring will come again)
Rickon e Shireen si amano di un amore impossibile, un amore bambino, che è dolce come un sogno e ha i giorni contati.
Amano le storie tragiche e impossibili, quelle d'amore finito in tragedia.
Amano il Principe Drago e la sua Lady Lyanna. Amano i Leoni dell'Ovest.
Si amano per gioco e per necessità e perché lo vogliono davvero, ma quando i sogni si infrangono la realtà fa ancora più male
Genere: Hurt/Comfort, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Past and present and memory'
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Rickon infuria sul campo di battaglia, la spada lorda di sangue, gli occhi iniettati di dolore e di follia. Infuria senza preoccuparsi dei soldati che lo seguono, dei rischi che sta correndo, della figlia che rischia di lasciare orfana troppo presto. Dimentica i cavalieri, la gloria, le battaglie, le canzoni e ricorda solo Benjen, solo il peso del suo corpo morto tra le braccia, solo il calore e la vita che fluivano via insieme al sangue, la luce nei suoi occhi sempre più flebile fino a sparire. Urla il suo dolore e la sua vendetta, certo che le corde vocali si spezzeranno sotto la disperazione delle sue grida, mentre i nemici cadono come mosche, inciampando sui cadaveri dei compagni ammassati al suolo. Rickon infuria anche su di loro, dimentico del rispetto che si deve ai nemici caduti in battaglia, affamato di vendetta e bruciato dall'odio. Dimentica di essere Re e si abbassa al livello delle bestie, dei Lupi che sbranano gli avversari più deboli. Trucida e mutila i corpi con la spada e nessuno, tra i suoi soldati, ha il coraggio di fermarlo, perché è il Re, perché li terrorizza, perché è imprevedibile.
Lo lasciano sfogare, immobili e muti quando dovrebbero celebrare una vittoria, e intanto il corpo del giovane Principe giace, lavato e ripulito, pronto per fare ritorno alla cripta di Grande Inverno, dove riposerà accanto a sua madre, come si addice ai Signori d'inverno.
Rickon lascia cadere la spada, spossato si piega sulle ginocchia, l'odore acre del sangue a infestargli le narici e rivoltargli lo stomaco.
Deve tornare a casa, dalle donne che ha lasciato, che non sanno ancora di dover celebrare un funerale.
Deve tornare da Violet, nel suo letto, per avere un erede. Lo necessita, ora più che mai, perché ora come non mai si è reso conto che la vita è un filo che si può spezzare, che Sansa non basta e serve un altro figlio e poi un altro ancora, per sicurezza. Violet glielo deve, pensa, folle e barcollante. É il suo dovere di moglie, il figlio che gli deve per quello che ha perso prima di questa follia.

Sono morti in troppi in quella guerra e quelli che ritornano sono irremediabilmente mutati, corrotti e sconvolti dalla violenza e dalla morte. Nessuno lo ricorderà mai nelle canzoni. Rickon non ha avvisato di star tornando con il cadavere del fratello. Si è chiuso in un assoluto e ostinato mutismo. É pallido e perso, poco più che un bambino che ha giocato a essere grande e ha imparato che le vittorie hanno sempre un prezzo. Durante il viaggio si è chiesto se sia stata una punizione, se Benjen e il Bambino perduto siano un modo degli Dei di castigarlo per ciò che è accaduto con Shireen, per la relazione, per quella notte maledetta in cui l'ha distrutta, per amarla e volerla ancora, nonostante tutto.
Tuttavia, le voci viaggiano veloci, portate dal vento e dalla neve e, quando finalmente Grande Inverno si mostra in tutta la sua imponenza, Violet e Shireen lì attendono nel cortile, una vestita di nero, l'altra del grigio perla che ha sempre amato fin da bambina. Sansa non c'è e nemmeno Catelyn e Rickon prega che non debbe piangere anche lei, anche la zia che forse ha amato più di sua madre.
Sua moglie si fa avanti e gli cinge il volto fra le mani e Rickon la stringe alla ricerca di un calore che non trova. La sua sposa è fredda come la neve e un braccio è sufficiente ad avvolgerle la vita. Se si premurasse di guardarla, se non fosse tanto annichilito da tutto ciò che ha visto, la noterebbe tremante ed esausta, indovinerebbe i segni della febbre che la tormenta, a fasi alterne, da quando è partito.
Shireen resta qualche passo indietro e si alza dalla riverenza prima che le dita del Re riescano anche solo a sfiorarla. Non si fida più. Non può dopo il modo in cui l'ha spinta contro il muro, sordo alle sue grida e al suo dolore.
Rickon non nota nemmeno questo, concentrato sul mettere un passo dietro l'altro per raggiungere sua figlia, addormentata sul petto di Catelyn, che rantola ad ogni respiro. Le bacia la fronte e le accosta un bicchiere d'acqua alle labbra, sedendosi accanto a lei e liberandola dal peso della bambina.
-Benjen é morto- sussurra piatto e la donna prova a portarsi una mano alla bocca per nascondere l'orrore, ma questa ricade pesante sulle coperte.
-È morto tra le mie braccia-, continua atono, Sansa, svegliatasi, che gioca con i suoi capelli. - Ho sentito la vita abbandonarlo-.
-Anche io sto per andarmene, mio caro-, ma lui scuote la testa vigorosamente, sfuggendo alla presa della figlia, che scoppia in un pianto assordante. Rickon la ignora, gli occhi fissi su Catelyn che sorride serena.
-Non c'è motivo di preoccuparsi, sarò con tua madre e con la mia e con Sansa. Starò meglio di come sto adesso-
-No! Non puoi morire, non anche tu! -
-Tutti moriamo. É la condizione necessaria per vivere-
-Non adesso. É troppo presto. Io ho bisogno di te-
-No, Rickon, ed è qualcosa che mi ha tormentato per molto tempo: con te ho fallito. L'unico compito lasciatomi da tua madre, ed ho fallito -. C'è una tale amarezza nella sua voce, che il giovane Re nemmeno prova a contraddirla.
Resta con lei tutto il pomeriggio e tutta la notte, ignorando i servi e i Lord che lo richiamano a gran voce ai suoi doveri, lasciando Violet e Shireen ad occuparsi di tutto.
Catelyn dorme, un sorriso sereno a colorare il volto anche nella morte, che arriva due giorni dopo nel bel mezzo di una tormenta, una di quelle che amava da ragazza, quando prendeva un cavallo e spariva per ore, a volte insieme ad Irene, ma più spesso da sola.
La seppelliscono nella cripta, accanto alla cugina che ha amato come una sorella, accanto a Benjen, che già riposa.
Sansa resta con loro tutto il tempo, tra le braccia e sulle ginocchia del padre che non riconosce e piange e urla, agita le mani per attirare l'attenzione della madre e della balia, bandite entrambe dalla stanza dove Lady Catelyn esaltava gli ultimi respiri.
   
 
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