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Autore: sweetlove    21/06/2021    8 recensioni
Anno 815, Trunks è solo nel suo ufficio, beve whiskey cercando consolazione nel periodo più buio della sua vita.
Ripercorre a ritroso i momenti vissuti, gli sbagli commessi. Rivive ciò che ha portato la sua famiglia a sgretolarsi. Riuscirà a tirare le somme e risalire a galla?
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NUOVI PG - NUOVE SHIP
I personaggi inseriti saranno quelli che interagiranno maggiormente nel corso dei capitoli, così come le coppie, anche se le principali saranno 'altre'.
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NOTE a inizio e fine del prologo. Illustrazioni all'interno dei capitoli.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Altri, Bulma, Trunks, Vegeta | Coppie: Bra/Goten, Bulma/Vegeta, Marron/Trunks
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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C R E E P
capitolo 3




Nina si accostò alla finestra di quella stanza che conosceva ormai come le sue tasche. Frequentava la casa di Valese e Mick dacché ne aveva memoria, poiché i due si erano sposati quando lei e i gemelli avevano poco più di un anno. La separazione di Valese e Son Goten era stata una doccia fredda per entrambe le famiglie, ma i ripetuti episodi di infedeltà non avevano reso quella soluzione troppo remota. Il vero shock era stato la scoperta della relazione tra Goten e la “piccola” Bra Brief, che era addirittura rimasta incinta.

Eppure, Valese per Nina era sempre rimasta “zia” al pari di Bra.

Attraverso il vetro, Nina osservó i fiocchi bianchi che si depositavano piano nel grande cortile di quel villino, sull’altalena ormai in disuso che tuttavia era stata lasciata lì, come per celebrare l’infanzia di quei due gemellini e della principessa nata poco dopo da quella nuova unione, Dori.

La neve… un ricordo impossibile da cancellare.

 

 

«Kian! Guarda!»

Una bimbetta di otto anni, infagottata nel suo giaccone rosso e con i capelli biondi che sbucavano fuori dal cappello di lana bianco, mostró orgogliosa il pupazzo di neve appena ultimato. La carota che aveva appena sistemato a mò di naso, tuttavia, continuava a cadere dispettosa, malgrado tutti i tentativi di farla stare su.

«Cosa?»

Il moretto, anche lui coperto in modo eccellente dal cappotto nero, sollevó il capo dalla sua opera d’arte per osservare ciò che la sua amica gli stava mostrando.

«Questa stupida carota non vuole restare al suo posto!»

Nina, nasino arricciato e labbra assottigliate, era ormai in procinto di prendere a calci il povero pupazzo di neve. Non reagiva benissimo alle avversità, s’innervosiva subito e l’aver ereditato quell’aspetto, assieme a quello fisico, dalla nonna materna Diciotto lasciava ben intendere sarebbe diventata una donna tanto affascinante quanto temibile.

«E io che posso farci?»

Kian fece spallucce, come sempre. Perché se c’era da combinare qualche disastro era sempre il primo a cercarla, ma per aiutare… una frana!

«Stupido!»

E Nina non era mai troppo gentile nei suoi confronti…

«Ní, aspetta!» Yuno comparve da dietro l’albero di ciliegio completamente spoglio e innevato, dove stava costruendo la sua piccola città di neve «Ti aiuto io!».

Il bambino afferró senza pensarci un bastoncino dalla siepe lì accanto, si avvicinò al pupazzo di neve, scavó delicatamente un buco nel grosso faccione e senza problemi v’infiló la carota ormai gelata, sotto gli occhi azzurri e attenti della sua amica.

«Ecco!» Le sorrise, trionfante e forse più felice di lei di averle risolto il problema.

Nina ricambió il gesto con le iridi che brillavano, mentre Kian faceva smorfie dietro di loro, prendendoli in giro. Prendeva sempre in giro suo fratello quando dimostrava di essere generoso e sempre disponibile, fosse con la mamma, con gli amici o con chiunque altro.

«Grazie Yuno!»

La biondina lo bació sulla guancia e il ragazzino s’infiammó, nascondendo l’emozione dietro l’albero dove andó immediatamente a rifugiarsi per completare il suo lavoro.

 

 

«Nina io… non posso più far finta e nascondere ciò che provo…»

Yuno esitó prima di poggiare con delicatezza le mani sui suoi fianchi. Non era un gesto nuovo, dormivano persino insieme! Eppure, stavolta, gli parve tutto diverso.

Così com’era diverso fingere di star bene e nascondere quanto, nello stringerla mentre dormiva, avrebbe voluto fare altro…

«Cosa provi?»

Un sorrisetto malinconico comparve sul volto di Nina, mentre continuava a guardare la neve scendere dal cielo.

«Davvero non l’hai capito?»

Sì che l’aveva capito… ma voleva sentirselo dire. Restó in silenzio, quanto bastava per incitarlo a proseguire.

«Io non riesco più a vederti solo come un’amica, Nì… tu sei… sei… io sono…»

«Yuno…» Nina scoppió in una risatina «Dillo e basta!»

Il ragazzo rimase un attimo spiazzato, per poi realizzare che quella risata era riuscita a rompere il ghiaccio e a dargli il coraggio di dichiararsi.

«Io sono innamorato di te, Ní… lo sono da sempre ma tu… io… non volevo mettermi in mezzo. Lui è mio fratello e tu la sua…»

«Non lo sono più. Ci hanno allontanati e anche se dovesse tornare non ci permetterebbero di stare insieme in pace. E poi mi avrà già scordata, lí…»

Solo in quel momento, con quelle parole venute fuori come macigni, uno dietro l’altro, si volse a guardarlo negli occhi, e mai come in quel momento ebbe la certezza di non essersi sbagliata. Perché lei sapeva quanto Yuno fosse innamorato di lei, ma la paura di fallire ancora l’aveva sempre frenata dal confessargli di esserne a conoscenza.

«E cosa ne pensi…?»

La mano di Yuno si mosse, sollevandosi fino a raggiungerle il volto e accarezzarlo delicatamente, tremando. Era bella… terribilmente bella. Bella da togliergli il fiato, bella da non riuscire a pensare a nulla… non se l’aveva così vicina… non se la vedeva sporgersi a occhi chiusi in attesa di qualcosa di magico, di un bacio che aveva sempre sognato di darle.

Questo pensava… che tutto era possibile. Che voleva baciarlo senza sapere quanto anche lui lo volesse.

E fu il sì più bello della sua vita… più bello della pagella con su scritti solo dieci. Più bello del primo posto alla gara di scienze. Più bello del pensiero di riavere a casa Kian.

Perché non esisteva nulla di più bello al mondo… quelle labbra, il suo sapore, il respiro nel suo stesso respiro.

 

***

 

Nella città dell’Ovest, in un quartiere residenziale sito vicino alla periferia, si ergeva una casa bianca, diversa dalle altre con la caratteristica forma a cupola. Questa era rettangolare, con un modesto cortile a circondarla, alte siepi a proteggerne la privacy e un breve tratto di staccionata di ferro dipinto di bordeaux. In più punti la vernice stava venendo via, e l’erba non era più alta cinque centimetri esatti, piuttosto sembrava essere incolta e mancante in più punti.

Qualcuno non era più lì ad occuparsi di quei lavori da buon pensionato, da ormai un anno e mezzo.

Anche la cassetta della posta presentava diversi segni d’usura. Crillin teneva tanto a quella cassetta… la spolverava, la riparava, la dipingeva. Da quando era morto, stavolta per sempre, sua moglie non si era presa la briga di sostituirlo in questi piccoli ma per lui fondamentali compiti. A dire il vero, in quarantacinque anni di matrimonio, non si era mai mostrata troppo incline alla vita da casalinga, aveva sempre svolto il minimo indispensabile, lasciando fosse lui ad eseguire in maniera quasi maniacale i lavori domestici. D’altro canto, Diciotto era stata sempre presente, sia come moglie che come mamma. Un punto di riferimento non indifferente per la sua famiglia, che la amava così com’era, nonostante i circuiti e l’esistenza resa ‘diversa’ da uno spietato scienziato pazzo, il Dr Gelo.

Tuttavia, il momento più temuto della sua vita era sopraggiunto all’improvviso e per ben due volte.

Era sempre stata cosciente del fatto che avrebbe visto andar via tante persone prima che i suoi circuiti, talmente deteriorati, avrebbero sentenziato ‘anche’ la sua morte, ma sapeva anche - e Bulma glielo aveva confermato - che quel gran figlio di puttana di Gelo era stato in gamba e per ‘modificarla’ aveva non solo fatto un lavoro eccellente, ma i materiali utilizzati erano di una qualità inattaccabile. Per questo era sempre stata sicura che sarebbe stata ultima nella sua famiglia a vedere l’aldilà, ma non si sarebbe mai aspettata di dover piangere sua figlia tanto precocemente, poco più che quarantenne, provando il dolore più grande della sua vita. Ma l’aveva superato - mai accettato - anche e soprattutto grazie alla presenza di Crillin, quel marito perfetto che nonostante i difetti l’aveva amata con tutto sé stesso.

Poi, una mattina di ottobre, si era svegliata nel loro letto come di consueto, ma le era parso strano di trovare accanto ancora suo marito, che solitamente si svegliava per primo e la prendeva ancora in giro dicendole “menomale che i cyborg non hanno bisogno di dormire!”.

Crillin non si era alzato perché morto. Aneurisma, le avrebbero detto più tardi, ma non gliene importava… contava soltanto essere rimasta sola, senza più il suo appoggio, il suo amore. E se non fosse stato per i suoi nipoti, forse avrebbe provveduto da sé a raggiungere la sua famiglia all’altro mondo, sempre che per lei avrebbero scelto il paradiso come meta finale.

Hami, Nina e Mirai le erano stati vicino e utili come ossigeno, nonostante grazie alla sua indole apparentemente gelida dicesse loro “sto bene, mi soffocate!”.

A turni erano andati a stare da lei: prima Hami, la più libera delle tre, cui non importava il luogo in cui pernottare dopo le lunghe giornate di studio. Poi Nina, con cui spesso litigava grazie a quel carattere fin troppo simile, ma che le permetteva di distogliere la mente dai pensieri neri che l’affollavano. E infine Mirai, il maschietto che non aveva mai avuto, con la quale si sentiva quasi impacciata ma che era uno dei pochi esseri viventi capaci di farla esplodere in risate spontanee e senza imbarazzo.

«Nonna! E’ pronto?»

Proprio lui, adesso, sbucò dal soggiorno con la sua zazzera lilla, così uguale a suo padre Trunks e con lo stesso appetito che contraddistingueva la razza saiyan.

Diciotto si volse verso di lui, come risvegliandosi da uno stato di trance. Stava fissando la cassetta delle lettere. Ancora.

«Tuo padre verrà a prenderti tra poco. Non credevo avresti cenato da me.»

«No… un’altra cena a base di surgelati!» Il broncio del ragazzino riuscì come sempre a farla sorridere e a far cadere ogni traccia di determinazione.

«Tuo padre fa del suo meglio, Mirai…» Disse, alzandosi e avvicinandosi piano al frigorifero. Da quanto non mangiava? Fisiologicamente non ne aveva bisogno, in quanto cyborg, ma si era sempre seduta a tavola con la sua famiglia, mandando giù qualche boccone con e per loro. Da sola non aveva senso… ma forse con Mirai avrebbe potuto cambiare programma.

«Nonna, hai insegnato tu alla mamma a cucinare?»

Una domanda a bruciapelo, innocente, ma capace di farla immobilizzare per qualche istante. Ancora una volta. Perché pensare a quando Marron era viva era sempre doloroso.

«No. A dire il vero era un disastro.»

«Ma che dici?! Cucinava così bene!» Esclamò Mirai, sollevando un sopracciglio.

«Ha imparato con gli anni. E io non sono granché in cucina.»

«Il tuo pollo mi piace.»

«Beh, stasera non c’è. Posso prepararti del… no, non posso prepararti nulla, Mirai. Il mio frigo è vuoto.» Constatò Diciotto, osservando la desolazione che regnava dentro l’elettrodomestico.

«E il freezer?» Il ragazzino sorrise «Quando ti ho accompagnata a fare la spesa hai comprato tanti surgelati!»

La donna ci pensò sù qualche istante, per poi tornare sui suoi passi.

«Ma non avevi detto che non ne potevi più?» Domandò al nipote, con aria furba, incrociando le braccia.

«Beh, ma se li prepari tu i surgelati sono più buoni!».

 

Continua…

 

Nota dell’autrice

Buon lunedì a tutti! Anche stavolta aggiorno di lunedì solo per coincidenza, non fateci l’abitudine! ;-)

La mia settimana inizia male, con mia figlia che ha oltre 39 di febbre da stanotte, e forse solo l’essere inchiodati a casa mi ha permesso di revisionare questo capitolo scritto venerdì e sabato al mare, sul mio lettino… ispirazione, che magia!

Su Instagram vi ho spoilerato ciò che sarebbe successo tra Yuno e Nina! Che ve ne pare?

E ritroviamo la nostra Diciotto, con una triste novità. E’ vedova… ma ancora in forze! ;-) Cosa combinerà lei?

E niente… le note di oggi sono brevi. Vado a dare un’altra dose di tachipirina alla mini-me, sperando che il peggio passi presto!

Vi ringrazio TANTISSIMO per il vostro supporto, davvero… mi fate felicissima ogni volta!

Vi saluto, alla prossima!

P.S. Ovviamente vi metto i disegni anche qui!

Sweetlove

 

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