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Autore: Ivy001    21/06/2021    1 recensioni
Quando la felicità di una famiglia viene distrutta da un evento inaspettato e inspiegabile...qualcuno scompare, la Banda si riunisce
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bogotà, Nairobi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seduta di fianco alla postazione di guida, Nairobi racconta, con fatica, un pezzo di storia che fa male, una ferita aperta che, a distanza di anni, sanguina ancora.

"Chi sa di questa faccenda?" – chiede Emilio, fortemente scosso da quanto udito.

"Ehm...fratellino, io ho il microchip ancora attivo...adesso lo avranno scoperto tutti i Dalì" – commenta Hanna.
"Cazzo!" – esclama Nairobi, volgendo lo sguardo su Vienna e ordinandole di spegnerlo.

Dall'altro lato, il Professore cerca di comunicare alla finlandese che il danno è stato ormai fatto, non si può tornare indietro. Axel era presente quando Agata rivelò dettagli agghiaccianti del suo passato, un passato che lo vede protagonista di situazioni più grandi di lui.

"Inutile tentare di disattivare i collegamenti con noi! Piuttosto, inviateci la posizione tramite GoogleMaps!" – interviene Bogotá, agitato dopo aver ascoltato e ripercorso i momenti duri di sua moglie.

"Vuoi andare lì? Non possiamo" – Sergio ha chiaro che nessuno dovrà fare alcuna mossa per creare caos. Però il saldatore non vuole sentire ragioni.

"Nairobi è a due passi da Ginevra, ormai ne sono certo anch'io. E tu vuoi che io rimanga in casa a girarmi i pollici senza spaccare la faccia a qualcuno e riprendermi mia figlia? Ti sbagli!"

"Sarebbe una cazzata agire sconsideratamente" – puntualizza Denver.

"La cazzata è restare fermi, mentre tre membri della mia famiglia, sono alla ricerca di uno stronzo che potrebbe aver rapito la mia bambina.."

"Nairobi, Yerevan e Vienna non faranno nessuna mossa. È l'ordine che ho appena dato loro" – Sergio prende nuovamente parola, dopo aver chiuso i collegamenti con Hanna.

"Non volete capire?" – con le mani tra i capelli, Bogotá non sa spiegarsi la codardia dei Dalì – "Cosa fareste se ci fossero i vostri figli al posto della mia? Rimarreste inermi, sapendo che c'è una pista da seguire più plausibile di qualunque altra?"

E tale riflessione, fa zittire i presenti. Le donne addirittura tremano al solo pensiero di veder sparire nel nulla i loro tesori.

"Che cosa ha risposto Nairo?" – Tokyo, preoccupata per la migliore amica, si rivolge a Marquina sperando di ricevere una notizia positiva. Eppure conoscendo la gitana, Selene è convinta che non si fermerà sapendo sua figlia probabilmente nelle mani del patrigno.

Fortunatamente l'espressione del Prof sembra rassicurarla – "Ha promesso di non agire e attendere istruzioni da parte mia!"
"Cosa?" – esclama Bogotá, perplesso – "Lei che avrebbe smosso mari e monti, stavolta rimane calma?"

"Bogotá, per favore. Agitarti così non fa bene a nessuno" – aggiunge Helsinki, adagiando una mano sulla spalla del compagno di squadra – "Fidati di tua moglie. Lei forse ha capito che è la cosa giusta da fare"

"La cosa giusta un corno! Dannazione ma cosa le prende? Da quando in qua accetta condizioni come questa?"

"Yerevan ha un buon ascendente su Nairobi. Sicuramente sarà stato lui ad averla convinta!" – cerca di spiegare Erik, ingenuamente, non intenzionato a ferire il genitore. Purtroppo accade proprio questo e il ragazzo viene zittito dalla risata nervosa del padre.

"Perché ora ridi, papà?" – gli domanda, confuso, Drazen.

"Sono esterrefatto, ormai ai suoi occhi Emilio ha preso il mio posto" – trattenendo la rabbia, il saldatore decide di allontanarsi per evitare parole di cui si sarebbe pentito.

"Bisogna tenerlo d'occhio. Non vorrei commettesse follie" – precisa Sergio, chiedendo una mano a tutto il gruppo.

"Adesso, però, è bene pensare anche ad Axel. Poverino è rimasto scioccato ed è corso via! Dove potrà mai essere?" – si preoccupa la Oliveira.

Infatti, dopo aver ascoltato la gitana raccontare di un vero inferno vissuto anni addietro, il giovane Jimenez si è isolato, sfogando, in un pianto incessante, quel malessere nascosto alla perfezione per troppo tempo, ed ora riemerso a causa di rivelazioni di un passato di cui non era al corrente.

"Ehi" – una voce improvvisa, lo fa sobbalzare e lo costringe a placarsi ed asciugarsi il viso.

"No, non smettere! Piangere fa bene, sai?" – Ivana, raggiunto il fratellastro, nascostosi in giardino, dietro un albero di pesco, si siede di fianco a lui.

"I bambini lo fanno. E io non lo sono più da un pezzo"
"Cosa dici? Anche i grandi e i più forti piangono. E tu sei uno di quelli" – sostiene la bionda ucraina.

E lo sguardo dolce di lei, e la sua vicinanza fisica e morale, solleva Axel dall'amarezza che nutre. La presenza di una persona tanto genuina ed empatica è quanto gli serve.

Con spontaneità e senza malizia, la bionda Varsavia lo invita ad accoccolarsi al suo petto e Axel, seppure imbarazzato, lo fa e si lascia coccolare dalla voce premurosa e dalle carezze genuine di una sorellastra che ha sempre più gli atteggiamenti di una madre.

"Nairobi non ha avuto tempo e modo di raccontarti nulla di tutto ciò, ma sono certa che appena Ginevra rientrerà a casa, ti aprirà il suo cuore"

"Io non ce l'ho con mia madre!" - confessa Axel, poi prosegue – "Ma con la vita che sembra si diverta a destabilizzarmi"

Ivana respira profondamente, preparandosi ad un discorso importante che mette a nudo parte del suo più intimo Io.

"Ho sempre pensato la stessa cosa. Credevo che la mia vita fosse uno schifo assoluto, che il destino mi riservasse soltanto ingiustizie e dolore: mio padre era sempre assente, mia madre ha cambiato ben tre mariti ed io ho vissuto sotto il suo stesso tetto condividendo casa con tre uomini susseguitisi uno dietro l'altro, nel giro di dieci lunghi anni; uomini che si spacciavano per "papà". Io in cuore mio sapevo che di padre ne avevo uno solo e soffrivo sapendo che per lui ero un optional. Ho sofferto gli anni dell'adolescenza in lotta contro me stessa, contro la vita che conducevo, contro le sfortune amorose di mia madre, ma soprattutto contro il mio corpo"

"Cazzo" – commenta Axel, intuendo qualcosa di negativo in tali parole.

"Già! Sfogavo l'odio sul cibo, lo rigettavo appena possibile. Rifiutavo di mangiare... furono anni complicati!"

"Ma adesso...come stai?" – le chiede il gitano, del tutto sconvolto, riuscendo finalmente a distogliere l'attenzione dai propri dilemmi.

"Ho iniziato ad amarmi, ed è la cosa più bella che potesse accadermi" – spiega, mentre alcune lacrime le scivolano lente lungo le gote.

"Mi dispiace per quanto hai patito e soprattutto per averti costretta a rivelarmi cose private"
"Non farlo, non potevi saperlo! Poi è stata volontà mia parlarne; nessuno dei miei fratelli sa fin dove mi sono spinta. Tantomeno papà. È meglio che rimanga un segreto...per ora! Anche per me arriverà il momento di parlare e raccontare, proprio com'è stato oggi per Nairobi. Sappi solo che, se ti ho detto tutto ciò, è perché capisco quanto tu possa essere abbattuto dall'ennesima esperienza di vita dolorosa. Però è bene che sapere che il passato ci forgia e ci rende quello che siamo oggi. In fondo, adesso sei qui con noi, con Nairobi e con la tua famiglia allargata. Sei amato e stimato. Dovresti buttarti il passato alle spalle e puntare solo a costruire il tuo futuro"

Parole sagge quelle di una giovanissima ventenne che permettono ad Axel di razionalizzare l'accaduto.

"Grazie di cuore, Varsavia! Sei una persona speciale"

"Ivana! Ho accettato il nomignolo per comodità e per la missione, però io rimango Ivana. Soprattutto per la mia famiglia" – gli sorride.

E dopo aver placato la rabbia e le lacrime, nella mente del gitano balza un pensiero, rapido come un fulmine.

"Mia madre sarà scioccata. Potrebbe fare qualsiasi pazzia!" – scatta in piedi, e la nuova amica lo segue a ruota.

"Ho sentito il Professore dire che è tutto ok; Nairobi ha promesso di trattenere l'istinto" – spiega la ragazza, cercando di calmarlo.

"Davvero?" – esclama, spiazzato il gitano – "Scommetto che non è propriamente da lei questo frenarsi!"

"Ehm... in effetti anche mio padre ne è rimasto spiazzato. Però penso sia merito di Emilio, lui sì che sa come convincerla"

E in quell'istante , Axel sente riecheggiargli nelle orecchie alcune parole di Bogotá e la circostanza sembra convincerlo che quelle ipotesi sul possibile rapporto di Nairobi con Yerevan siano fin troppo reali.

*********************************************

Nel frattempo...

"Grazie, Emilio" – dice la Jimenez al primogenito di suo marito, mentre, la loro auto, a debita distanza, da quella della maestra Honey, continua il pedinamento.

"Per cosa?"

"Per essere quello che sei"

Affermazione che Nairobi sente profondamente ed esprime portando a galla un ricordo che invade la sua memoria in un battibaleno. Un ricordo che si fa strada con forza e riesce a risvegliare qualcosa dentro di se.

"Come ti senti?"

"Bene, amore mio! Parlarti di Axel e del mio passato ha fatto bene al mio cuore"

"Sappi che io ci sarò sempre per te, perché ti amo!"

"Ti amo anch'io Bogotá" – lo bacia Nairobi, poi gli sussurra all'orecchio - "Grazie"

"Per cosa?"

"Per essere quello che sei"- e così i due, a bordo di una nave, sono pronti per dare inizio alla loro nuova vita. Agata si accoccola al petto del compagno e si addormenta cullata dalle sue braccia e dalle onde del mare.

Quel flash pietrifica la donna che, posando lo sguardo su Emilio, sembra rivedere Bogotá e la cosa la terrorizza.

"Che succede? Non ti senti bene?" – Hanna si è accorta per prima del biancore sul volto della matrigna.

"Cazzo, cazzo, cazzo" – esclama lei, avvertendo una fitta dolorosa al petto. Probabilmente ha appena preso coscienza che il suo affetto per Yerevan è dovuto alla mancanza di suo marito, mancanza che sente ora più che mai pesargli come un macigno.

E' solo suo marito, in un momento così complicato, la sola persona che potrebbe capirla...proprio l'uomo a cui rivelò, dodici anni prima, dettagli importanti di quel dannato passato.

Beh...in realtà è sempre stato così! Come Bogotá, non l'ha mai capita nessuno.

"Sto bene, adesso si che ho tutto chiaro nella mia mente...e nel mio cuore" – sostiene la gitana, trovando lucidità tra i suoi pensieri.

Confusi, i due fratelli non aggiungono altro. Si limitano a constatare che l'auto che stanno inseguendo si è appena fermata davanti ad una villetta isolata.

Parcheggiatisi a debita distanza, i tre osservano la maestra Honey scendere dal mezzo, tenendo la mano di Betta.

"Maledetti, cosa vogliono da quella bambina?" – esclama, furiosa, Nairobi, tornando a concentrare l'attenzione sul dramma della sua attuale vita.

"Calma, forse è lì per motivi di scuola" – ipotizza Hanna.

"Dubito!" – commenta Agata ed è allora che anche l'autista scende mostrandosi interamente.

"E' lui? Sei sicura?" – chiede Emilio alla Jimenez, constatando che il tizio è anziano – "Avrà settant'anni. Come può aver orchestrato una rapina?" – riflette Emilio.

"Quello è Jorge Gonzales, non ho dubbi. Ha la stessa andatura, lo stesso colore di pelle, lo stesso stile di vestirsi, è lui"

"Allora è bene prendere la targa dell'automobile" – dice Vienna, fotografando in lontananza il veicolo e la cifra identificativa.

"Avviciniamoci" – propone la Jimenez.

"Se ci beccano? Non conviene. Hai detto che non avresti agito in modo sconsiderato" – sostiene Yerevan – "Me l'avevi promesso!"

"Già! Però tradirei me stessa. E scommetto che Bogotá non me lo perdonerebbe" – così dicendo, lascia il veicolo.

Seguita dai due complici che le coprono le spalle, rassegnati alla cocciutaggine della gitana, Agata spia cosa avviene a pochi passi dalla villa.

E finalmente ha la prova che cerca.

"Dio mio" – esclama.

Le gambe le cedono e il cuore rallenta il suo battito.

"Mamma?!" – è l'unica parola che pronuncia, prima di perdere i sensi.

La signora Carmen Jimenez dai capelli nero corvino, raccolti in una treccia lunga, dove si scorge qualche ciocca bianca, segno dell'età avanzata, con gli occhi grandi e scuri fissi su un libro, è seduta su una panca da giardino.

Accortasi dell'arrivo del consorte, lo accoglie con un dolce bacio a stampo, invitandolo, poi, a prendere posto di fianco.

"Allora? Come procede qui?" – domanda Jorge alla coniuge.
"Tutto alla grande. Stiamo agendo bene, vero?"

"Non averne mai dubbi, moglie mia" – le sorride l'uomo, prendendole la mano.

Accoccolati i due mostrano quanto sia rimasto intatto il loro sentimento, a distanza di ben trent'anni.

E quanto a Nairobi... viene caricata in auto dai figliastri ed è prossima a rincasare.

Ad accoglierla ci sono i Dalì sconvolti e Axel! Il ventunenne adesso è sempre più convinto, proprio come Bogotá, di un presunto tradimento della madre con Emilio.

   
 
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