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Autore: padvaniglia_EFP    23/06/2021    0 recensioni
[Crossover! HarryPotter, New Generation/Shadowhunters]
Per una ragazza che ha combattuto contro un pazzo anarchico, che ha sconfitto uno dei Demoni Superiori e che è tornata dall'Inferno, un semplice viaggio in treno era l'unica cosa che potesse ristabilire il contatto con la realtà. Ma anche la tratta ferroviaria Richmond - New York può nascondere mille insidie...
E quando Isabelle si trova coinvolta in un duro scontro tra strani uomini incappucciati e ragazzi dagli stupefacenti poteri, invischiata in un mistero più grande di lei, non può far altro che armarsi di coraggio e sguainare la sua spada, pronta a salvare, ancora una volta, il proprio mondo.
Tratto dalla storia:
"Isabelle non aveva ancora compreso perché quest'arte misteriosa e indecifrabile l'affascinasse tanto: forse la divertivano i giochi di luce sfavillante che gli stregoni realizzavano sapientemente durante gli incantesimi, l'atmosfera mistica e velatamente sensuale durante un rito. O probabilmente la rassicurava. C'era qualcosa di inaspettatamente confortevole, nella magia, una nota calda, e dolce, e incoraggiante - un soave torpore, una squisita sensazione di dormiveglia - che ancora non riusciva a definire, nonostante potesse diventare molto pericolosa, se nelle mani sbagliate.[...] Si poteva provare nostalgia per qualcosa che non si è mai vissuto?"
Genere: Azione, Comico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy, Draco/Hermione, Harry/Ginny, James Sirius/Dominique
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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III - THINGS GO WONDERFULLY RIGHT (OR HORRIBLY WRONG)

 

Il coraggio è resistenza alla paura e dominio della paura, ma non assenza della paura.

Mark Twain 

D'un tratto, qualcosa di freddo le sfiorò le mani congestionate. Isabelle sobbalzò, menando un colpo all'indietro col capo: un gemito soffocato l'avvisò che aveva fatto centro. Delle voci si levarono indignate da qualche parte dietro di lei.

«Per i mutandoni di Merlino, non solo cerchiamo di salvarla, ma vuole anche ucciderci!»

«Oh, Godric, sono troppo giovane, affascinante e talentuoso per morire adesso! Chi sarà il nuovo Cercatore dei Cannoni di Chudley, eh? Quell'insulso di Zabini?!»

Isabelle non sapeva se ridere o piangere: certo, la proposta di salvezza che le si presentava era allettante, ma il problema erano i suoi due nuovi – invisibili – salvatori.

«È una corda magica, resistente a qualsiasi lama, persino la più tagliente,» mormorò una voce bassa e graffiante al suo orecchio. «È per questo che non sei ancora riuscita a liberarti, piccola guerriera. Diffindo!»

I lacci scomparvero, e Izzy si massaggiò subito i polsi scorticati, per poi afferrare lo stilo e puntarlo dietro di sé; con l'altra mano, dispiegò la frusta che illuminò il vagone con una tenue luce dorata.

«Chi siete? Cosa volete? Mostratevi, codardi!»

Si sentirono dei risolini.

«Che caratterino! Un vero angioletto

«Io vorrei la nuova scopa ThunderBolt2000, con un'accelerazione da zero a trecento chilometri orari, eccellente aerodinamicità, la pendenza del manico di...» Il ragazzo – Isabelle l'aveva capito dalla sua voce greve e profonda – venne interrotto da un sonoro ceffone, terminando così l'estenuante elencazione dei pregi di... una scopa?

"Sono finita in una gabbia di matti," Izzy si arrese all'evidenza.

Poi, dal nulla sbucò una testa che fluttuava apparentemente staccata dal resto del corpo: Isabelle si trovò di fronte due iridi celesti come il cielo a primavera che illuminavano un volto candido e facevano risaltare una lunga e setosa chioma di un tenue color miele, acconciata in una cascata di boccoli. Alla sua sinistra comparve, poco dopo, un capo riccioluto e corvino; due pupille di un avvolgente e caldo nocciola la stavano squadrando divertite, a crogiolarsi nella consapevolezza di essere affascinante.

«Oh, Raziel...» mormorò Isabelle, tanto sconvolta da lasciar cadere lo stilo a terra con un debole tintinnio di adamas e argento scintillanti. La ragazza si abbassò per restituirglielo, scomparendo nuovamente; il ragazzo, invece, fece un cenno in direzione della Cacciatrice, ancora a bocca aperta.

«Io sono Bond, James Bond. È un onore...»

«James!» si sentì un sibilo proveniente dal basso. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, facendo cadere una ciocca dei capelli ribelli sulla fronte alta. C'era qualcosa, nella linea morbida della mascella, o nella forma del naso, persino nel modo in cui batteva le palpebre che ricordavano a Isabelle... Scorpius, magari? Forse Lilian...

«Oh, e va bene! Sono James Potter, ed è un piacere fare la tua conoscenza, sebbene preferirei essere ai Tre Manici di Scopa con dell'acqua viola tra le mani... ma non si può avere tutto dalla vita!» James fece un largo sorriso, ammiccando. «A proposito, so che hai conosciuto Lily, la mia sorellina... mi hanno riferito che le hai salvato la vita. Te ne sono estremamente grato.»

Isabelle si limitò a balbettare un flebile "non c'è di che", ringraziando con lo sguardo la ragazza che le aveva restituito il suo stilo, la quale si presentò con il nome di Dominique Weasley. Fu proprio quest'ultima a tirare un lieve scappellotto sulla nuca di James, osservandolo con quei suoi occhi penetranti fino a quando il ragazzo non si sbatté una mano in fronte, gesto accompagnato da una sonora – e irripetibile – imprecazione. Borbottando ancora fra sé e sé, Isabelle lo vide afferrare... il lembo di un mantello? Con un deciso strattone, James tirò la mano destra verso l'alto, il pugno che stringeva una falda di stoffa argentea e scintillante come riverberi lunari; ora sul suo braccio era drappeggiato scompostamente un lungo e pesante mantello, simile a quelli che i Nephilim utilizzavano per viaggiare. Il tessuto era leggermente opaco, tendente al nero e all'antracite; miriadi di minuscole stelle, pianeti e soli costellavano la superficie, in un ammaliante gioco di chiari-scuri e di impalpabili barbagli dorati. Intenta com'era ad osservare quel curioso mantello, Isabelle quasi non fece caso al fatto che il resto del corpo dei due ragazzi era divenuto visibile proprio nell'istante in cui James li aveva spogliati della mantella. Dominique indossava una mise tipica dell'alta sartoria francese vintage: i morbidi pantaloni a palazzo, di un pallido albicocca, mettevano in evidenza le lunghe gambe e il vitino da vespa, mentre la camicia, di una delicata sfumatura color panna, poneva in risalto i boccoli dorati; la testa era cinta da una cloche del medesimo colore dei pantaloni, abbellita da un geranio legato al lato destro del cappello. Isabelle la rimirò affascinata, incapace di muovere un solo muscolo: era insolito vedere questo tipo d'abbigliamento in un'epoca che prediligeva jeans strappati e magliette con disegni stilizzati, tanto che Dominique pareva provenire da uno di quei film francesi strappalacrime degli anni '40 che sua cugina Aline amava alla follia.

James rise divertito in direzione di Isabelle: «Fa' questo effetto un po' a tutti, per via del suo sangue in parte Veela...» poi aggiunse, in tono un po' preoccupato, «spero di non averti turbata con il mio Mantello dell'Invisibilità. Avevamo bisogno di non essere visti, sia per controllare il vagone in tranquillità, sia per constatare che non fossi realmente una minaccia.» Tossicchiò imbarazzato quando Isabelle gli lanciò uno sguardo un po' irritato, sebbene nel profondo comprendesse la loro necessità di capire di chi fidarsi. 

Dominique gli rivolse uno sguardo indispettito, corrucciando gli angoli della bocca a cuore; infilò la mano nella tasca posteriore dei pantaloni e ne estrasse una pipa in mogano scuro che portò alle labbra piene e carnose. James le si avvicinò con in mano un fiammifero e un sacchetto pieno di quello che Izzy immaginò essere tabacco, e lo porse a Dominique. La ragazza ne versò una manciata nel fornello e ripeté l'operazione altre due volte; con destrezza, accese la pipa, aspettò qualche secondo e poi aspirò brevemente. Nell'abitacolo si diffuse un piacevole aroma di lampone e cannella, mentre Dominique soffiava via il fumo in intricate volute nebulose. Isabelle non sapeva cosa intendesse James con "sangue di Veela", e per questo immaginava funzionasse come la malia esercitata dai vampiri. Era così che dovevano sentirsi i soggiogati umani dei Figli della Notte, pensò: la testa lievemente annebbiata, il corpo leggero, come se fluttuasse, l'incapacità di distogliere lo sguardo dalle movenze aggraziate e sensuali della ragazza di fronte a lei.

Si riscosse solo quando James, sempre con quel lampo divertito negli occhi scuri, la pizzicò con le dita sulla guancia. Anche lui era acconciato in maniera elegante, come se entrambi avessero partecipato ad una cerimonia a tema vintage: un tuxedo cinerino, con una camiciola candida in contrasto con la pelle abbronzata, guanti bianchi che pendevano da una tasca del pantalone e un cilindro nero come le scarpe lucide. Forse un abbigliamento troppo invernale per una giornata di metà luglio, tanto che sulla sua fronte si stava già formando una catena di goccioline di sudore.

«Sei solo invidioso per il fatto che i coniugi Legrand non abbiano avuto occhi che per me al ricevimento di ieri sera!» esclamò Dominique, espirando il fumo in direzione di quello che, almeno secondo Isabelle, doveva essere il suo fidanzato. James in tuta risposta le fece la linguaccia. «La prossima volta commissionerò loro un dipinto che ti ritragga. Lo chiamerò: L'orgogliosa ragazza che perdendo a carte ha impedito all'amato cugino di compiere il viaggio più memorabile della sua vita. Che te ne pare?»

Izzy sentì le guance tingersi di rosso all'idea di aver creduto che i due fossero fidanzati, mentre Dominique sbuffava indignata; dal tetto sopra di loro provenivano urla e strepiti, e un paio di tonfi.

«Maledizione James, tu volevi viaggiare sul Titanic! Hai presente, quell'enorme transatlantico che è affondato nell'Oceano Atlantico, portando alla morte più di mille persone?!»

«Ci saremmo smaterializzati a New York o a Londra, o in qualsiasi altro posto volessimo prima del disastro e nessuno si sarebbe accorto di noi!»

Un altro tonfo, questa volta più forte rispetto ai precedenti, interruppe la discussione tra i due ragazzi e impedì a Isabelle di porre loro le – mille – domande che la attanagliavano. Viaggio a bordo del Titanic, risalente a più di cent'anni prima? Smaterializzazioni?

James guardò l'elegante orologio da polso che segnava le due di pomeriggio. Aggrottò le sopracciglia e si girò verso la cugina, che aveva ancora dipinta in volto un'espressione contrita.

«Gli altri non dovrebbero essere già qui da almeno una decina di minuti?»

L'altra alzò le spalle. «Sai come sono fatti. Mi sorprendo però che Albus non si sia precipitato a salvare il suo fidanzato. La scorsa volta ha battuto il record di tre minuti detenuto da Alice e Lorcan...»

Isabelle si decise a parlare, piuttosto irritata con sé stessa per aver perso tempo prezioso – incantata dalla "malia" di Dominique – invece che spronare i due a correre in aiuto dei gemelli e Lily. Anzi, si meravigliava del fatto che James – essendo il fratello maggiore di Lilian – non fosse corso subito in suo aiuto. Ma, del resto, non sapeva cosa aspettarsi da un individuo che sosteneva di aver giocato a carte per vincere un biglietto per il Titanic.

«Dobbiamo aiutarli! Siete la loro famiglia, giusto? Siete maghi come loro, siete in grado di...» disse con irruenza, bloccandosi dopo aver udito un altro grido mascolino. James scosse la testa, sebbene l'aria spavalda di prima fosse stata sostituita da una più greve, più adulta.

«Il messaggio di Scorpius diceva di aspettare che tutta la squadra fosse riunita, e noi rispetteremo la sua decisione. Forse vuole contare sull'effetto sorpresa...»

«Ma quei tizi con le maschere d'argento... i Mangiamorte... non si accorgeranno dell'arrivo di questa "squadra"?» Izzy era abbastanza scettica riguardo la riuscita di quel piano. Secondo la sua esperienza, tutti i piani elaborati prima di una battaglia venivano inesorabilmente sabotati, sia dal nemico sia, a volte, dagli stessi partecipanti.

«Non credo, no,» iniziò a spiegare Dominique. «La Smaterializzazione provoca delle onde di energia molto deboli, che possono essere captate difficilmente e con la massima attenzione. Impegnati come sono a combattere, non si accorgerebbero nemmeno se trasportassimo sul treno una mandria di gnu.»

«La Smaterializzazione? Cos'è?» chiese Isabelle curiosa.

«È il nostro modo di viaggiare velocemente, in ogni momento e in ogni luogo,» parlò James, mentre si toglieva la giacca grigiastra e allentava il nodo del colletto inamidato. Dalla tasca della giacca estrasse la sua bacchetta, di un legno scuro e levigato; con un colpo della punta, il Mantello dell'Invisibilità sparì in uno svolazzo di vapore argenteo, così come anche la giacca del completo e il cilindro foderato. «La Smaterializzazione è una tecnica molto complessa, e padroneggiarla perfettamente richiede anni e anni di studio e pratica. Nostro cugino Louis si è Spaccato un paio di volte – niente di grave, solo un braccio dimenticato nella Sala Grande e tre costole rotte – mentre lo zio Ron è stato bocciato al suo primo esame per aver dimenticato il sopracciglio destro a Hogsmeade. Ah, bei ricordi!» Sorrise con aria nostalgica, rubando la pipa alla cugina e inspirando il tabacco aromatizzato.

Il Mangiamorte che fungeva da guardia era ancora steso sul pavimento, sebbene iniziasse a muoversi. Con un sospiro, Dominique estrasse da sotto la cloche la sua bacchetta – di un'adorabile tonalità cipria – e la agitò decisa in direzione dell'uomo riverso a terra. Il corpo si sollevò in aria sotto il comando della bacchetta della ragazza, e venne scaraventato più volte contro una paratia interna della carrozza fino a quando non iniziò a sanguinare dalla tempia. Isabelle guardò Dominique con gli occhi spalancati, ma quest'ultima pareva indifferente al sangue che si raggrumava copioso in una pozza ai suoi piedi; la Cacciatrice non era estranea alla violenza, ma lei era abituata a torturare e uccidere demoni, non umani o almeno, non con questa freddezza d'animo. Il Mangiamorte cadde a terra scomposto, il petto che si alzava e abbassava lentamente. James lo guardò con sufficienza e decretò che era ancora vivo; la cugina si tolse il cappello e lo gettò sul sedile alla sua destra, assieme alla pipa ancora fumante.

Attesero in silenzio un'altra manciata di minuti, con solo i tonfi e le urla a scandire il passare dei minuti; in quegli attimi Isabelle temette di svenire. Non era mai stata paziente e riflessiva come suo fratello Alec, quanto piuttosto istintiva, schiava dell'impulsività che molte volte l'aveva salvata, certo, ma altrettante l'aveva messa in pericolo. Non arrivava proprio a comprendere come James e Dominique riuscissero a restare in quel vagone mezzo distrutto a fumare la pipa e a chiacchierare come una vecchia coppia di sposini, invece di precipitarsi da Rose, Scorpius e Lily che in quel momento – per quanto ne sapeva – potevano essere finanche in punto di morte. Eppure, era consapevole del fatto che l'atteggiamento dei due ragazzi non fosse, nella maniera più assoluta, disinteressato: le dita di Dominique sfarfallavano nevroticamente mentre artigliavano il tessuto della camicetta, spiegazzandola; James, invece, alternava freneticamente lo sguardo dall'orologio sul polso destro al soffitto, da cui provenivano rumori concitati di battaglia.

La Nephilim si rese conto che quei maghi si fidavano ciecamente l'uno dell'altro: se Scorpius aveva ordinato loro di aspettare tutto il resto del gruppo, allora c'era sicuramente una valida motivazione dietro ciò e nessuno avrebbe osato mettere in dubbio la sua parola. Anche gli Shadowhunters erano costantemente divisi tra il dovere e la famiglia, sebbene il primo contasse immensamente di più agli occhi del Conclave; pochi erano coloro che disubbidivano a qualsiasi ordine impartitogli dal Console pur di non abbandonare un amico, un familiare in battaglia – e Isabelle si riteneva fortunata ad avere dei fratelli, di sangue o meno, che avrebbero rischiato tutto pur di salvarla. Accovacciata sulle fredde lastre di ferro coperte da moquette, si ritrovò a desiderare di avere accanto a sé i suoi fidati compagni. Aveva sempre sostenuto di non aver bisogno di un parabatai, di essere perfettamente autonoma in battaglia, ma ora avrebbe fatto di tutto pur di sentire la rassicurante presenza di Alec al suo fianco, la capacità di Jace di sdrammatizzare anche le situazioni più tragiche, la mente lucida del suo fidanzato e la fredda razionalità di Clary. Non aveva idea di quali sarebbero state le prossime mosse da compiere e sfortunatamente non aveva alcun suggerimento da dare; James aveva accennato ad un "effetto sorpresa", ma non sapeva a chi si riferisse quando nominava il "resto del gruppo". E non aveva intenzione di chiedere spiegazioni. Provava una sorta di velato timore verso quei due giovani che parevano poco più grandi di lei – ma con l'espressione stanca e provata di chi aveva combattuto troppe battaglie e desiderava solamente lasciarsi andare, sfinito. Li comprendeva. Dopo la fine della Guerra Oscura, la frenesia in cui aveva vissuto per quei tragici mesi era scemata, fino a quando il peso del dolore non le era piombato addosso simultaneamente: la morte del suo fratellino Max, la perdita dei ricordi di Simon – che progressivamente stavano tornando –, la Pace Fredda che minacciava di portare i Nephilim e le Corti delle Fate ad un nuovo scontro... la scombussolante sensazione di parziale instabilità, in un mondo che pareva aver dimenticato tutta la sofferenza che le due guerre combattute, e vinte con coraggio e sacrificio, avevano arrecato loro. Isabelle non avrebbe mai potuto dimenticare; la notte, imprigionata in una gabbia fatta di ricordi e oscurità, sognava le lande desolate di Edom, le lingue di fuoco che divoravano la terra, le vie di Alicante intrise di fumo, sangue e morte, il corpicino di Max riverso in una pozza di liquido vermiglio...

Uno sfrigolio scoppiettò nell'aria; Dominique aveva riacceso la pipa, che questa volta possedeva una nota acidula – di limone e anice speziato – come se il tabacco avesse captato l'amarezza dei pensieri della Cacciatrice e li avesse tramutati in aromi eterei ed impalpabili. Se solo ci fossero stati Alec, Clary e Jace lì con lei... Insieme avrebbero ideato un grandioso stratagemma, destinato a fallire per un cavillo tecnico o per colpa del fato; avrebbero cercato immediatamente di mettere al sicuro le ignare vittime di una lotta che non sapevano nemmeno si stesse svolgendo... Una sensazione di gelido terrore pervase Isabelle, che si portò una mano sulla bocca, il cuore che batteva furioso per l'agitazione. Come aveva potuto scordarsene? Lei, addestrata fin da piccola a proteggere i mondani e il resto del mondo, come aveva potuto dimenticare le centinaia di passeggeri che viaggiavano su quello stesso treno, in pericolo di morte?

Ne parlò concitatamente con gli altri due, cercando di trovare qualche espediente che potesse sopperire alla sua mancanza e rimuginando sul fatto di aver infranto la promessa fatta a Scorpius. Ti supplico. Portali in salvo.

«Potremmo fermare il treno in corsa, far scendere i passeggeri con la scusa di un guasto tecnico, oppure...» s'interruppe, la mente annebbiata dal panico che si stava facendo strada dentro di lei e le artigliava i polmoni in una stretta così forte da impedirle di respirare. Dominique le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla; profumava di rose, zenzero e cannella.

«Isabelle, devi stare calma, va bene? Ci penserà nostra cugina Roxanne, fidati... è tutto sotto controllo.» Ma dal respiro accelerato e la sfumatura pallida sul suo volto, Izzy capì che non era vero. Era apprezzabile che cercasse di tranquillizzarla, ma apprendere che non ci fosse nessun piano – o almeno, non effettivo – riguardo l'aiutare quei passeggeri non la rasserenava per niente. James era diventato piuttosto irrequieto; più il tempo scorreva inesorabile – senza l'ombra del resto del gruppo – più diminuivano le possibilità di salvare sua sorella e i gemelli.

D'un tratto, tutto intorno a loro crepitò come pervaso da un'impercettibile scintilla di elettricità. Uno sfrigolio inavvertibile – lo scintillio di una lucciola nelle tenebre, battiti di ciglia o frullii d'ali –, uno spostamento d'aria millesimale che Isabelle avvertì sulla pelle nuda delle braccia, una carezza fredda che narrava di segreti misteriosi ed enigmi nascosti, di velate illusioni e... di magia.

James balzò in piedi, il sollievo che gli inondava il volto, mentre Dominique rimase al suo posto, nell'immobilità di un'algida regina – ma le labbra leggermente incurvate tradivano la sua gioia per ciò che stava accadere. Isabelle si ricordò di come Dominique le avesse descritto gli attimi antecedenti alla Smaterializzazione – lievi onde di energia che si propagano nel raggio di pochi metri – e seguì curiosa lo sguardo dei due cugini, puntato proprio nel punto in cui era disteso senza sensi il Mangiamorte. Izzy non ebbe neanche il tempo per suggerire di spostarlo dalla traiettoria, che all'incirca una decina di ragazzi apparve nello scompartimento, centrando in pieno il corpo a terra. Avevano le mani intrecciate gli uni agli altri a formare una curiosa catena umana circolare, ed erano i tipi più bizzarri che Isabelle avesse mai visto – e lei era abituata alle stranezze (una volta era uscita persino con una fata che poteva tramutarsi in salice e con la pelle ricoperta da corteccia)!

Il gruppo era formato in maggioranza dai maschi: erano poco più alti di Isabelle, ma le restanti ragazze li superavano tutti e sei di una buona spanna. Erano molto simili tra loro, con le stesse chiome rosso fuoco e le lentiggini, perciò Izzy intuì che dovessero essere tutti imparentati; solo tre di loro avevano fisionomie leggermente diverse. Uno di loro era basso e mingherlino, con capelli scuri e lucidi come ali di corvo e due iridi verdi e limpide; aveva gli stessi occhi scintillanti, il medesimo naso alla francese e l'identica linea squadrata della mascella di Lily e James. Gli altri due erano chiaramente fratello e sorella: entrambi possedevano capelli biondi striati di castano lunghi fino al mento, occhi antracite e carnagione pallida, costellata da miriadi di efelidi come piccole stelle nel firmamento. Tutti quanti vestivano abiti sgargianti, dal rosso all'arancione, passando per il giallo e il verde; una ragazza dai capelli vermigli – acconciati in una cascata di dreads – stringeva nella mano sinistra una scopa dall'aria chiaramente usata, dato il manico di legno scheggiato su buona parte della superficie, e indossava una divisa verde prato con un grosso artiglio d'oro sul petto. Accanto a lei si trovavano due ragazzi poco più bassi e completamente indistinguibili: i lunghi capelli bruni ricadevano sulla fronte alta e gettavano ombre scure sulle iridi dello stesso colore del cielo sporcato da volute di fumo, e l'unico particolare che permetteva agli altri di riconoscerli era la diversa montatura degli occhiali – spessa e lineare per il fratello di destra, sottile e leggermente ricurva per l'altro. Sulle spalle di entrambi si trovava due animaletti villosi e così minuscoli che Isabelle dovette sforzare la vista per scorgerli; avevano la pelliccia lanosa e magenta, con occhietti neri come la liquirizia, ma la Cacciatrice non riuscì ad identificarli, sebbene le ricordassero vagamente un riccio.

La ragazza che si trovava in una posizione piuttosto centrale rispetto agli altri fece un passo avanti con le braccia spalancate: i capelli di un biondo sporco erano acconciati in quello che Isabelle definiva sempre un "taglio alla Anna Lightwood", e una collana di florilegi dai colori accesi – oblunghi gigli aranciati, assottigliate eliconie purpuree, lacrime d'angelo dalle incantevoli sfumature lunari e rigide alpinie lattee e vermiglie – adornava il suo collo bianco. Ammiccò in direzione di Dominique e James, avvicinandosi come per abbracciarli.

«Ben trovati, miei cari bohémien, le auxilia della Fenice sono giunte in vostro soccorso!» esclamò ad alta voce, incurante delle proteste di James che le faceva segno di abbassare il tono. Dominique alzò un sopracciglio e si scostò, lisciandosi le pieghe inesistenti della camicetta.

«Truppe ausiliare un corno, Longbottom! Dovevate essere qui più di venti minuti fa!» le sibilò contro, ma l'altra si limitò a scrollare le spalle in segno di scuse.

Isabelle notò – ormai senza più sorprendersi eccessivamente – che sul braccio sinistro della ragazza la coda piumata di una fenice rifletteva i bagliori dorati del sole pomeridiano che filtrava dai finestrini in frantumi.

«Hai idea di quanto sia stato traumatico per me interrompere lo speciale trattamento ultra rigenerante in Tailandia, Dom?» replicò con voce lamentosa. Dietro di lei, il resto del gruppo non riuscì a soffocare una risata. Fece per ribattere, ma James la interruppe lestamente. «Io e Dominique abbiamo dovuto interrompere una cerimonia di beneficenza, viaggiare dal 1938 fino ad oggi e Smaterializzarci in un treno sul punto di deragliare!»

«I messaggi di Fred e Scorpius mi hanno costretta a interrompere l'allenamento di Quidditch, e il Capitano ha detto che forse dovrò esercitarmi la sera stessa del matrimonio di Teddy e Vicky! Svanisce così ogni probabilità di rimorchiare qualche bel mago americano,» intervenne la ragazza con i dreads; aveva un'espressione dura e seria, ma la voce era armoniosa e musicale. Izzy non sapeva cosa fosse il Quidditch, ma immaginò che fosse una specie di sport con... delle scope. Ripensò a quello che Scorpius le aveva detto qualche ora prima: lui e la sua famiglia erano stati a Richmond alcuni giorni – per indagare su sparizioni e riti negromantici – ma aveva detto che i loro cugini avevano preso l'aereo per New York, anche se a sentire i racconti dei ragazzi sembrava una bugia. Le venne in mente che il biondo era arrossito per una gaffe fatta, sebbene non ricordasse a che proposito: c'entrava una parola, un qualcosa di cui Isabelle – in quanto non maga – non sarebbe dovuta venire a conoscenza...

Si accostò a James, l'unico in silenzio tra i giovani impegnati a discutere su chi fosse stato penalizzato di più da quella chiamata d'aiuto improvvisa. Gli sussurrò all'orecchio, esponendogli i suoi dubbi e le sue domande; James annuiva di tanto in tanto, e alla fine le sorrise bonariamente.

«Scorpius a volte assomiglia più a un cucciolo sperduto che a un guerriero formidabile,» disse con uno scintillio negli occhi. «È leale, giusto, e non sopporta raccontare falsità, nemmeno se si tratta di custodire i segreti del nostro mondo. I nostri cugini Vicky e Teddy si sposeranno fra cinque giorni e hanno scelto New York come luogo per lo sposalizio perché è stata la prima città che hanno visitato come fidanzati; abbiamo quindi colto l'occasione per seguire le tracce dei Mangiamorte a Richmond – Rose, Scorpius e mia sorella ti avranno già spiegato la situazione.»

Fece una pausa, lanciando un'occhiata ad uno dei due gemelli – con gli occhiali spessi e neri – che aveva incrociato le gambe, chiuso gli occhi, e fluttuava delicatamente all'interno del vagone. Isabelle scosse la testa, spuntando mentalmente la quarta voce "ragazzi dagli straordinari poteri che fanno yoga a due metri da terra" nella sua top ten degli AEREI (Avvenimenti Essenzialmente Rari E Imbarazzanti). Fino ad ora, le altre comprendevano, in ordine di accadimento: sorprendere Jace a correre nudo con delle corna di alce in testa lungo la Madison Avenue; andare ad un party di lupi mannari con la frangetta tagliata per un quarto; parlare con un Simon-senza-ricordi del loro gioco di ruolo su Lord Montgomery; andare al cinema con la segreteria con cui suo padre Robert aveva intrattenuto una relazione extra-coniugale molti anni prima.

«Come avrai immaginato, ognuno di noi esercita professioni diverse – Dom ha aperto una boutique a Parigi e, quando non sono impegnato con gli allenamenti dei Cannoni, le do una mano,» Isabelle lo interruppe per chiedergli cosa fossero quei "Cannoni", e il volto di James si illuminò di gioia, trovata l'occasione di poter parlare della propria passione. «È una delle squadre di Quidditch inglesi più seguite, anche se negli anni '90 hanno subito alcune batoste in campionato... io sono il loro Cercatore. Godric, che sciocco! Cosa ne puoi sapere tu!» e si lanciò entusiasmato in una dettagliatissima descrizione di quello sport che appassionava tutti i maghi, dai più piccoli agli adulti. Isabelle non era sicura di aver capito molto bene le regole di quel gioco – sette giocatori in sella ad una scopa, pluffe da lanciare in tre anelli, una pallina quasi invisibile e dorata da acchiappare per ottenere 100 punti (o erano 150?) e due bolidi da indirizzare verso i giocatori avversari per impedirgli di segnare! – e, sebbene fosse estremamente interessante, fu costretta a ricordargli del loro discorso originario (con la promessa di venire a vedere una sua partita che si sarebbe svolta di lì a un mese in Galles).

«Giusto, stavo dicendo... sì! Invece di soggiornare a New York per un'intera settimana, avevamo deciso di ritrovarci due giorni prima del matrimonio all'hotel dove alloggiamo; molti di noi avevano ancora qualche faccenda da sbrigare – sai, luglio è un mese un po' frenetico da noi – ma mia sorella e quei due scapestrati dei Malfoy erano liberi da qualsiasi impegno.» Scosse la testa con fare scherzoso. «Quelle due, anzi, tre serpi hanno ottenuto il modo di svolgere quasi tutti gli esami estivi degli Auror – una specie di Scotland Yard magica – prima della fine del mese! Scorpius, con l'espressione "gli altri hanno viaggiato in aereo", intendeva dire che abbiamo usato una Passaporta per tornare nella nostra casa a Londra, e poi ognuno si è Smaterializzato secondo le proprie necessità.» Spiegò ad un'estasiata Izzy che la Passaporta era un oggetto stregato per trasportare un gruppo piuttosto numeroso in un luogo già stabilito – dato che avevano viaggiato anche i loro genitori. La Smaterializzazione Congiunta, quella che avevano usato gli altri cugini per arrivare fino al treno, riusciva a portare solo un massimo di undici persone.

«Poi Fred,» indicò il ragazzo magrolino che si trovava dietro la ragazza con i dreads, «ha notato delle strane onde di magia oscura su questa tratta ferroviaria, e, resosi conto che si trattava dello stesso treno su cui viaggiavano Lily, Rose e Scorpius, ci ha avvisati tempestivamente. Ed ora eccoci qui, in serio ritardo sulla tabella di marcia dei soccorsi in battaglia e ad aspettarci una bella ramanzina dal Comandante Rose!» allargò le braccia, in direzione dei cugini che, frattanto, avevano trovato un punto in comune: nessuno di loro era stato penalizzato quanto il povero Hugo che, dati i suoi tredici anni, non aveva ancora il permesso di partecipare ad una battaglia così pericolosa (aggettivo che quello strano gruppo, invece, pareva adorare alla follia).

Se Isabelle, all'inizio, aveva avuto qualche remora e diffidenza riguardo al magico mondo da cui provenivano quei ragazzi, adesso, al contrario, ne era completamente affascinata: sebbene fosse la più pratica tra i suoi fratelli, aveva sempre nascosto un animo da sognatrice. Spesso, quando la luna dominava l'oscurità del cielo, si arrampicava sul tetto dell'Istituto attraverso una scaletta del lucernario di cui solo lei era a conoscenza. Il gatto persiano Church le faceva compagnia, in bilico come un vaso Ming sulla stretta ringhiera in ferro che correva lungo tutto il perimetro del tetto. Isabelle si aggrappava lì, a quel corrimano poco stabile e ancora rovente a causa dei forti raggi solari, il collo puntato in alto verso la volta scura alla ricerca delle sue stelle, che suo padre le aveva mostrato quando era più piccola e che lei a sua volta aveva indicato al fratello Max. C'erano i luminosi astri che tratteggiavano i contorni morbidi del Delfino, quelli spigolosi dello Scorpione,  l'Aquila intersecata e la delicata Andromeda; la sua preferita era tuttavia la costellazione del Serpente, il cui corpo sinuoso ed elegante partiva ad ovest con la testa a croce, procedeva in un motivo intrecciato di stelle luminose e terminava ad est con la lunga coda lineare. Da bambina, quando guardava quei puntini luminosi nel cielo, fantasticava su strabilianti viaggi immaginari tra le stelle, alla scoperta di nuovi mondi inesplorati che, ingenuamente, credeva potessero celarsi lì, dietro una cometa luccicante o un pianeta circondato da miriadi di anelli. Adesso che era cresciuta, si rifugiava in quel luogo solitario per riflettere sugli avvenimenti della propria vita – l'imminente fidanzamento con Simon che aveva terminato l'Accademia a giugno di quello stesso anno; lo straziante dolore per la perdita di Max, che ancora la tormentava nei suoi incubi peggiori o le vivide e sanguinarie memorie della Guerra Mortale – in una sorta di muta confessione alle stelle.

L'unico limite che Isabelle aveva sempre mal tollerato della sua vita da Nephilim era il non poter esercitare la arti magiche. Certo, gli stregoni possedevano la magia già insita dentro di loro sin dalla nascita, ma coloro che volevano apprendere i misteri dell'occulto ricorrevano a determinati metodi per imparare a praticarla – metodi proibiti e severamente puniti dal Conclave se riguardanti gli Shadowhunters. Isabelle non aveva ancora compreso perché quest'arte misteriosa e indecifrabile l'affascinasse tanto: forse la divertivano i giochi di luce sfavillante che gli stregoni realizzavano sapientemente durante gli incantesimi, l'atmosfera mistica e velatamente sensuale durante un rito. O probabilmente la rassicurava. C'era qualcosa di inaspettatamente confortevole, nella magia, una nota calda, e dolce, e incoraggiante – un soave torpore, una squisita sensazione di dormiveglia – che ancora non riusciva a definire, nonostante potesse diventare molto pericolosa, se nelle mani sbagliate. Ascoltava i racconti di James con crescente trasporto, misto ad una dolorosa fitta al petto: lei non apparteneva, non poteva appartenere a quel mondo, ed era consapevole che il ragazzo, parlandogliene, stesse infrangendo centinaia di regole del loro "Statuto di Segretezza". Le scope volanti, le Passaporte e le Giratempo – oggetti estremamente rari che manipolavano il tempo – sarebbero rimaste una semplice fantasia nella sua mente e nel suo cuore, avvolte da quell'alone di eccitante magia. Si poteva provare nostalgia per qualcosa che non si è mai vissuto? Isabelle non lo credeva possibile. Forse quella sensazione di rimpianto verso l'ignoto era la stessa con cui Clary aveva convissuto per sedici anni della sua vita, in un mondo che la separava dalla sua vera natura...

«Ehi! E tu chi diavolo saresti?»

Isabelle sobbalzò per la sorpresa: due occhi uguali a quelli di Dominique la stavano osservando con innocente curiosità, a un palmo dal suo viso. Appartenevano a un ragazzino dai modi eleganti e raffinati che doveva essere il fratello minore di Dom, a giudicare dallo stesso naso all'insù e dall'identica parlata un po' strascicata.

«Lei è Isabelle Lightwood, ultima discendente di angeli e demoni, perseguitata dalla bontà dell'arcangelo Gabriele e corrotta da Lucifero peccatore!» declamò a gran voce il ragazzo che James aveva indicato come Fred.

Isabelle ribatté sconcertata: «Non è propriamente così, ma, sì, nelle mie vene scorre sangue angelico.»

Fred sembrò in qualche modo deluso e, mentre gli altri scuotevano la testa esasperati, esclamò nuovamente: «Meglio regnare all'Inferno che servire in Paradiso

«Ha davvero citato Milton?» chiese sorpresa la ragazza con i dreads. «Se lo viene a sapere papà, ci tocca trasportarlo d'urgenza al San Mungo!»

Gli altri componenti del gruppo non sembrarono stupiti nel fare la sua conoscenza: venne fuori che Scorpius l'aveva nominata nella sua richiesta d'aiuto, e Fred, l'improvvisato Shakespeare, aveva fatto delle ricerche sul suo conto – "usando metodi a discapito della legalità", come aveva sostenuto soddisfatto, ricevendo la totale approvazione di James. Lui e Dom si occuparono delle presentazioni: i due gemelli con gli animaletti appollaiati sulla spalla si chiamavano Lorcan e Lysander; alla loro destra Roxanne con i dreads e il fratello Fred. Poi c'erano Alice e Frank, i due fratelli con i capelli biondo cenere e le collane hawaiane, Louis e Albus, rispettivamente fratelli minori di Dom e James. Due ragazzine dall'aria timida che sedevano in disparte, con i capelli acconciati in una treccia francese, erano gemelle: si chiamavano Molly e Lucy, e portavano due maglioni gialli con le loro iniziali incise in nero. Dom disse che all'appello, oltre ai due Granger-Malfoy e a Lily, mancavano solo Victoire e Teddy; le spiegò anche che non tutti erano cugini di sangue, ma, data la grande amicizia tra i loro genitori dai tempi della prima adolescenza, nessuno ci faceva mai troppo caso.

«Bene,» esordì Alice con la sua voce squillante. «Ora che si fa?»

Un silenzio imbarazzante calò sul gruppo. Roxanne si grattò a testa, Molly e Lucy incrociarono lo sguardo di Albus, che a sua volta guardò James, che osservò Dominique, che si rivolse verso Fred... Isabelle si schiaffeggiò la fronte. Possibile che nessuno avesse in mente un piano semplice ed efficace da proporre?

Lorcan – che ancora fluttuava in aria – prese la parola con un colpo di tosse. «Perché non applichiamo il piano numero 21?»

La proposta fu accolta da un gemito generale e da un paio di imprecazioni da parte di Alice – che Isabelle, ricordandosi delle parole di Dominique, inquadrò come sua fidanzata.

«L'ultima volta che abbiamo seguito un tuo suggerimento abbiamo dirottato un aereo in Nuova Zelanda!»

«Non mi sembra corretto tirare in ballo sempre la stessa storia... è stato un errore adolescenziale!»

«Errore adolescenziale?! Abbiamo rischiato di essere abbattuti dai caccia neozelandesi!»

«Che ne dite del piano 33?»

«Sì, e chi sceglierete come finto ostaggio?» ribatté Dominique indignata. «Sempre e solo me!»

«Allora proviamo col... Oh, per gli occhiali quadrati della McGonagall!» esclamò Frank, sovrastando il vociare dei cugini. Isabelle si voltò nella direzione indicata dal ragazzo, imitata dagli altri: una figura nera e incappucciata si era sfracellata contro il terreno erboso, seguita da altre due che caddero dal tetto del treno in un muto urlo di dolore. Poi, una massa di capelli bruni e vaporosi fece capolino dal finestrino frantumato, assieme a un volto arrossato e macchiato di sangue e terra. Izzy, la più vicina alle vetrate rotte, si ritrovò a faccia a faccia con il viso capovolto di Rose, che la guardava con gli occhi assottigliati e intrisi di ira; ora capiva perché James avesse accennato al suo ruolo di "spaventoso comandante".

«Si può sapere che accidenti state aspettando? La Signora del Carrello?» sbraitò arrabbiata in direzione dei cugini che parevano sia sollevati sia spaventati nel vederla. «Stiamo rischiando la pelle qui sopra, e voi chiacchierate amabilmente e fumate la pipa?! Alzate il vostro magico fondoschiena e venite ad aiutarci!»

«Stavamo decidendo che piano utilizzare,» cercò di giustificarsi Albus, ma l'occhiata fulminea della cugina gli fece chinare la testa.

«Ve lo dico io qual è il piano: impugnate le bacchette e venite ad ammazzare qualche Mangiamorte!»

Con un urlo di frustrazione, Rose si tirò su, scomparendo di nuovo sul tetto. I ragazzi si guardarono un'ultima volta, alzarono le spalle ed estrassero le loro bacchette; Dominique agitò la sua in direzione dei pantaloni a palazzo, tramutandoli in morbidi jeans blu, e lo stesso fece James con il suo tuxedo, modificandolo in una tuta da ginnastica. Quest'ultimo si elesse capo dell'operazione, in quanto il più grande d'età, e nessuno si oppose; Isabelle si scoprì piacevolmente contenta di affidarsi a qualcuno che, a dispetto del comportamento talvolta infantile, reputava (o almeno, aveva deciso di reputare) molto abile e preparato in battaglia.

«Allora, l'obiettivo principale è trovare i nostri ragazzi e proteggerli; siete autorizzati a ferire, anche mortalmente, i nemici, ma cercate di imprigionare solamente quel bastardo di Lucius Malfoy... è già destinato ai Dissennatori!» disse James, con tono grave e controllato.

«Anche se non disdegnerei una sana zuffa alla babbana,» aggiunse pensieroso. «Non abbiamo tempo per schierarci, perciò... agitate la bacchetta e attaccate!»

L'urlo di esultanza dei ragazzi fece sorridere amaramente Isabelle, ricordi delle battaglie passate che riaffioravano nei meandri della sua mente. Alice, Frank e Albus si diressero nel vagone a sinistra, Roxanne, Fred e Dominique andarono dalla parte opposta; le due coppie di gemelli si arrampicarono attraverso i vetri rotti fino al tetto, e nella carrozza rimasero solo lei e James. Izzy gli ricordò per l'ennesima volta – incominciava a credere che fosse affetto da temporanee perdite di memoria – della necessità di salvare i passeggeri, ma in risposta ottenne un semplice occhiolino.

«Questo compito tocca a noi, mio caro angelo! Appena arrivati, abbiamo lanciato un incantesimo in modo tale da proteggere i babbani dallo scontro; un altro punto a nostro favore è che il treno viaggia ad una velocità non troppo pericolosa...»

Isabelle non aveva mai creduto nel karma o in altre superstizioni spirituali, al contrario del suo fidanzato Simon: secondo lei, tutto ciò che succedeva era frutto del normale susseguirsi degli avvenimenti naturali e antropici. Solo che, quando si incontra un gruppo di maghi spericolati e scapestrati, che fanno yoga in aria e usano scope volanti, un paio di domande sul perché la fortuna ti abbia abbandonata te le poni.

Non appena James ebbe pronunciato quelle parole, i due furono sbalzati indietro da un forte scossone; un altro Mangiamorte capitombolò dal tetto. Dopo una brusca frenata, il treno ripartì sferragliando, e man mano che avanzava sui binari raggiunse nuovamente la velocità delle prime ore di viaggio: la campagna sfumò in vaghi tratti verdeggianti, e Isabelle lanciò un'occhiataccia a James, che scuoteva la testa borbottando insulti contro un certo "Salazar".

«Credo proprio che il piano sia cambiato, Izzy, Izzy, Isabelle,» le disse il ragazzo, dirigendosi verso i finestrini rotti. Isabelle lo seguì, aggrappandosi con una mano ad una sporgenza della paratia esterna. «E ora che facciamo?»

James la guardò con un'espressione malandrina dipinta nelle iridi scure, la stessa che aveva Jace quando proponeva una missione rischiosa e molto, molto probabilmente suicida.  

«Seguiamo il mio piano preferito. Improvvisiamo,» e con uno scatto si issò sul tetto del treno.

La Cacciatrice rimase impietrita per un istante, un po' confusa dall'incoerenza del mago, e si domandò se fosse una caratteristica comune a tutti i praticanti della magia, dato che anche Magnus mutava repentinamente idea così come cambiava il cappotto. Si sporse di più verso l'esterno, vedendo che James la stava aspettando accovacciato sul tetto come una sorta di Batman stregone. Con gli occhiali squadrati. E una felpa dei Rolling Stones. Il ragazzo le tese una mano e Izzy l'afferrò, facendo forza sui bicipiti e le cosce per issarsi sopra il treno. Il vento che spirava contrario le schiaffeggiò violentemente il viso, i capelli neri che le ricadevano confusamente sulla fronte; a stento riusciva a tenere aperti gli occhi, a causa delle raffiche gelide che la colpivano con la stessa potenza di una frusta. Sarebbe potuta assomigliare all'indigena Pocahontas nella celebra scena finale del film, se non fosse stata sul tetto di un treno in corsa, nel mezzo di una situazione critica e con un tasso di mortalità che superava ogni statistica immaginabile. E al posto delle foglie rosseggianti d'autunno che danzavano attorno al suo corpo, si trovava a dover schivare lampi di luce verde e rossa provenienti dalle bacchette dei loro nemici – e anche di qualche alleato. Albus la oltrepassò con un balzo che rischiò di buttarla giù dal treno, seguito da Dominique che si faceva strada utilizzando la sua bacchetta come una sferza.

«Sta' giù!» le gridò James davanti a lei, e Izzy si abbassò in tempo per evitare un lampo smeraldino che andò a infrangersi contro un tiglio alle sue spalle. Il ragazzo le afferrò la mano, aiutandola a rialzarsi e le urlò qualcosa che nel trambusto Isabelle non riuscì a comprendere; poi si allontanò, dirigendosi verso Molly e Lucy che fronteggiavano contemporaneamente quattro nemici. La Cacciatrice estrasse l'unico pugnale che i Mangiamorte non le avevano sequestrato, infilato all'interno dello stivale; in posizione di difesa, ne approfittò per analizzare la battaglia che si stava svolgendo intorno a lei.

Decine e decine di Mangiamorte incappucciati impedivano qualsiasi via di fuga dal treno – opzione in ogni modo non contemplata da nessuno, data l'alta probabilità di morire sfracellati al suolo; Isabelle riconobbe Lucius Malfoy e la donna che l'aveva catturata precedentemente, impegnati in uno scontro contro Lorcan e Louis, mentre alla loro destra Lysander e Roxanne stavano avendo la meglio su tre Mangiamorte alti e tarchiati. James, Dominique e le due sorelle con le trecce erano impegnati in una lotta senza esclusione di colpi contro cinque nemici, come anche Frank e Alice, che con la sua collana di fiori proiettava sprazzi di colore spezzando la nera oscurità dei Mangiamorte di fronte a loro. Isabelle sospirò di sollievo accorgendosi che nessuno di loro era ferito gravemente, tranne Louis che sanguinava dal braccio destro; però non riusciva ancora a scorgere Scorpius, Rose e Lily, che sembravano essersi volatilizzati dal treno. Sollevò lo sguardo in alto, verso il cielo limpido e vasto: puntini neri macchiavano il profondo azzurro del firmamento, puntando in direzione della locomotiva.

Isabelle gridò mentre indicava le figure ammantate che si dirigevano verso di loro, e un urlo di giubilo si levò dai Mangiamorte, unito a quello di frustrazione dei suoi compagni. Sentendo un fruscio dietro di lei, la Nephilim si voltò proprio nell'istante in cui un uomo la agguantava, facendole cadere il pugnale; Isabelle sferrò un colpo, centrandolo in pieno petto, e riuscì a recuperare fulmineamente l'arma. L'aggressore si rialzò, ma la ragazza fu più veloce, colpendolo con la frusta di elettro; l'uomo cadde in ginocchio, scosso da forti tremiti e con un altro calcio Isabelle lo scaraventò giù dal treno. Il cuore le batteva impetuoso e il respiro era sempre più pesante, ma non si fermò. Con la frusta pregna di elettricità si fece strada al centro del tetto, abbattendo qualsiasi nemico la ostacolasse: seguendo l'ordine di James, cercava di ferirli il più gravemente possibile in modo tale che non potessero costituire una minaccia, ma dovette cambiare strategia quando si rese conto che la loro superiorità numerica non era l'unico vantaggio di cui disponevano. I Mangiamorte erano spietati, privi d'anima o sentimento e così simili agli Ottenebrati trasformati da Jonathan Morgenstern: Izzy fu costretta a scaraventarli giù dal treno o il più lontano possibile, per evitare che attaccassero di sorpresa i suoi compagni. Parò un colpo diretto verso Frank e Alice, che combattevano schiena contro schiena contro cinque Mangiamorte e cercavano di non farsi distrarre dal resto della battaglia intorno a loro. Poi, con una capriola scavalcò il corpo svenuto di un Mangiamorte per raggiungere Lorcan e Louis che stavano per essere sopraffatti; con un colpo di frusta agganciò il polso della Mangiamorte, deviando la traiettoria del lampo verde destinato a Lorcan. La donna strillò, colta di sorpresa, ma non fece in tempo a riprendersi che Isabelle la scagliò dall'altro lato del treno, sbattendola contro una lamina sporgente dalla paratia esterna che le trapassò il busto: rimase lì, ciondolante come una bambola di pezza ormai inutilizzabile, il sangue che colava a fiotti lasciando una scia scarlatta sulla ferrovia sottostante. Isabelle barcollò leggermente a causa di un altro scossone, e si posizionò tra Louis e Lorcan, che la ringraziò con un cenno del capo; Lucius la stava scrutando con un'espressione così incollerita che la fece rabbrividire. I due cugini si scambiarono un segno d'intesa e prima che Izzy riuscisse a riavvolgere la frusta esclamarono all'unisono: «ARTIS TEMPURUS

Dalle loro bacchette fuoriuscirono vortici di fuoco che si avvilupparono attorno al corpo di Lucius, lambendolo con lingue fiammeggianti. Per un attimo Isabelle fu tentata di fermarli, ricordandosi quello che aveva detto James sul fatto di non doverlo uccidere, tuttavia il pensiero svanì velocemente così come l'aveva sfiorata. Le vampe impedivano di scorgere il corpo di Lucius, ma d'un tratto si dissolsero, arrestate da un potente getto d'acqua che si abbatté anche su Louis. Nonostante i vestiti grondanti e pesanti, il ragazzo scagliò un secondo incantesimo contro Lucius, che lo deviò divertito; il mantello era bruciato in più punti, e i pantaloni strappati poco sotto il ginocchio, ma l'uomo sembrava non accorgersene. Senza pronunciare parola, mosse la bacchetta in direzione di Lorcan che si trovò a fronteggiare un grosso pitone sibilante; Louis invece, non riuscì a parare un lampo di luce rossa che lo scagliò a pochi metri di distanza. Isabelle fece schioccare la frusta e mirò istantaneamente alla gamba di Lucius, già ferita precedentemente con il suo pugnale: il suo intento era quello di metterlo fuori gioco abbastanza a lungo da potersi occupare esclusivamente degli altri Mangiamorte, più agguerriti che mai. L'avversario però schivò la frusta con un balzo, scagliando un incantesimo contro quest'ultima, rendendola incandescente e impossibile da toccare. Isabelle la lasciò cadere con un grido di rabbia e dolore; roteò su sé stessa evitando lampi di luce rossa, scartò di lato e rafforzò la presa sul pugnale, pronta a lanciarlo dritto verso il petto dell'uomo, ma proprio mentre stava per lasciar roteare l'arma, venne colpita alla schiena. Un dolore sordo e accecante si diffuse lungo tutte le sue terminazioni nervose e Isabelle crollò a terra, senza forze, i denti serrati per lo sforzo di non urlare. La pelle le bruciava, come percorsa da miriadi e miriadi di lame affilate che si conficcavano nella carne morbida delle cosce, del ventre, spilli che le trafiggevano le palpebre abbassate, le mozzavano il respiro...

Da qualche parte accanto a lei provenne uno strepito e dei gemiti colmi d'ira; lottando fino allo stremo riaprì gli occhi, ma sopra di lei vedeva solo nero. Lucius si era chinato sul suo volto, la punta della bacchetta che le comprimeva dolorosamente la carotide e un sorriso vittorioso che deturpava le labbra sottili. Le afferrò con violenza i capelli, premendola contro di sé; Izzy scorgeva ombre sfocate che si raggruppavano dietro l'uomo, come un esercito di corvi predatori.

«Le vostre fatiche non sono bastate, mie Fenici,» esordì Lucius con voce strascicata. «È tempo di arrendersi, perché siete solo dei ragazzini che giocano a fare gli adulti. Provate a lanciare un altro incantesimo, e la vostra amica morirà.»

Isabelle mosse le labbra, per gridare di non ascoltarli, che lei si sarebbe sacrificata altre innumerevoli volte per metterli in salvo, per aiutarli a salvare il loro mondo, ma la voce rimase bloccata in gola, a dispetto di tutti i suoi strenui tentativi. Una lacrima le scivolò lungo la guancia, bagnandole le labbra, ed essa sapeva di amarezza e sconfitta: tutti i suoi sforzi di aiutare quei ragazzi – quei maghi che non conosceva ma che le erano entrati nel cuore, quei giovani combattenti che l'avevano resa parte di un universo da lei sconosciuto e amato – erano stati vani, volatilizzatisi come cenere nel vento...

Delle risate la costrinsero ad aprire gli occhi: pian piano stava riacquistando la vista, e i contorni dei suoi compagni si stavano facendo più nitidi. Erano esausti e sanguinanti, alcuni in ginocchio e altri che si sostenevano a vicenda; il treno pareva aver aumentato la velocità, sotto di loro il vociare dei passeggeri ignari dei due schieramenti che si fronteggiavano sul tetto della locomotiva.

La morte e la vita, il corvo e la fenice, e nel mezzo c'era lei, un angelo caduto senza più forze.

Attraverso le palpebre abbassate a mezz'asta, Isabelle scorse la fenice dal piumaggio turchese avviticchiata alla mano di Dominique che emanava dei deboli bagliori celesti mentre sanava la ferita che squarciava il palmo della ragazza. Non era riuscita ad ottenere spiegazioni riguardo a quel tatuaggio incantato...

«Allora è vero ciò che si tramanda da generazioni, Lucius Malfoy,» parlò la voce mascolina e roca di James. «I Serpeverde saranno ambiziosi e arroganti, ma anche duri di comprendonio!»

Altre risate che ebbero l'effetto di irritare maggiormente i Mangiamorte.

«Come puoi credere che ci interessi di lei?» proseguì il ragazzo. «Siamo leali e generosi, ma anche più astuti di voi, che vi credete tanto superiori. Non vi è mai venuto in mente che Isabelle potesse rappresentare un'esca facilmente sacrificabile? Ignara dei nostri marchingegni, così onesta da arrendersi al nemico pur di salvare quegli amabili ragazzi che l'hanno fatta sentire importante, che l'hanno coinvolta nelle loro magie...»

Isabelle temette di svenire. Le gambe le tremavano, e strinse i denti per costringersi a non emettere un suono che avrebbe tradito la sua sofferenza. Aveva rinunciato alla fuga per aiutarli, convinta di agire nel giusto, quando invece era stata vilmente raggirata per i loro scopi! Come aveva potuto essere così sciocca, così cieca da non accorgersi degli ignobili stratagemmi che i maghi stavano architettando ai suoi danni? Eppure, ancora non riusciva a cogliere quei segnali che avrebbero potuto confermare il suo colossale sbaglio. Cercò di divincolarsi dalla stretta di Lucius, menando colpi all'indietro, ma era ancora troppo debole, troppo intorpidita, troppo lenta...

Il Mangiamorte che la teneva sotto tiro sembrava sbalordito quanto lei. «È assolutamente impossibile! Siete uguali ai vostri genitori, pronti ad aiutare anche i nemici se necessario... Siete Grifondoro, sulla strada della rettitudine e della giustizia...»

Isabelle vide James scuotere la testa, le labbra contratte come se stesse trattenendo un sorriso sprezzante. «Dimentichi un piccolo, ma importantissimo dettaglio, vecchio Lucius: molti di noi hanno vissuto sotto il segno del serpente.»

In uno scatto d'ira, Lucius afferrò il collo di Isabelle con la mano destra, stringendo la morsa in modo tale da impedirle di respirare. «Stai mentendo! State tutti mentendo! Volete prendervi gioco di noi, ingannarci, eppure non sarete in grado di portare avanti questo raggiro ancora per molto!»

Isabelle soffocò un singhiozzo, rendendosi conto di poter resistere ancora per poco. Artigliò le dita di Lucius, graffiando il suo volto, la pelle scoperta della gola, sollevando il mento in cerca d'aria, ma non aveva alcuna possibilità contro di lui. Era quella la fine che l'aspettava? Una morte senza onore, intrappolata in un inganno che lei stessa non era riuscita a smascherare, il senso di amara delusione che le divorava le viscere...

James fece un altro passo avanti, seguito da Dominique e Roxanne; puntarono le bacchette contro Lucius, imitati dagli altri dietro di loro che le rivolsero verso il resto dei Mangiamorte. Questi si strinsero attorno al loro capo, in attesa di un suo ordine, e Isabelle annegò in un mare di tenebra, sentendo la vita abbandonarla.

«Gettate le bacchette,» ordinò strepitando un uomo alla destra di Lucius. «Gettatele! O vedremo se il nostro angioletto è capace a volare!»

Nessuno obbedì.

Lucius rafforzò ancor di più la stretta sul collo della Cacciatrice, oramai sul punto di perdere i sensi; aveva gli occhi strabuzzati e le guance pallide d'ira.

«La uccido!» gridò fuori di sé. «Giuro che la uccido!»

James ammiccò nella sua direzione, la bacchetta ancora sollevata e un'espressione di pura glorificazione sul volto abbronzato.

«Ma noi ti crediamo.»

La Nephilim strizzò gli occhi, il petto ormai quasi immobile, in attesa della sua fine, i battiti del cuore che deceleravano fiaccamente...  

Si udì un'esplosione, e Isabelle venne sbalzata in avanti con violenza inaudita. Annaspò in cerca di ossigeno, rotolando lungo il parapetto del treno e urlando di dolore quando uno spuntone di metallo si conficcò nel braccio destro, ma era ancora troppo debole per arrestare la caduta... Due braccia muscolose l'afferrarono un attimo prima che cadesse giù dal treno, e l'odore di menta, sangue e biancospino le annebbiò i sensi.

«Bentornata tra noi, Cacciatrice,» le sussurrò una voce calda e rassicurante all'orecchio.

«Tu...» esalò a fatica Isabelle, mentre Scorpius le sorrideva ampiamente.

«Ti sono mancato?»

«Da morire.»

Il ragazzo rise, e solo ora Izzy si accorse che aveva un occhio nero e un lungo taglio sulla guancia. Si girò dall'altra parte, in tempo per vedere una sagoma avvolta in una luce bianco-argentea che si scagliava contro le fila dei Mangiamorte, spingendoli ad arretrare; Lucius era steso a terra, un rivolo di sangue che sgorgava dal labbro spaccato. Il fascio di luce si librò in cielo, e Isabelle scorse i contorni armoniosi di una pantera, lo sguardo da predatore che puntava i loro nemici. Isabelle balbettò delle domande, sbalordita, e Scorpius la fece voltare delicatamente verso sinistra: circondata dal resto dei cugini, la maglia ridotta a brandelli e la fenice che ardeva coprendole i seni, Rose se ne stava immobile, lo sguardo concentrato sul felino che, frattanto, aveva azzannato la coscia di un Mangiamorte. La ragazza fischiò, e la pantera si diresse verso di lei, ferina, rallentando la sua corsa man mano che le si avvicinava. Si accucciò ai piedi di Rose, strofinando il muso sulle gambe percorse da escoriazioni e lividi, come in attesa di un ringraziamento. Rose sorrise, accennò un inchino e le circondò il collo massiccio con le braccia minute; la pantera ruggì, si chinò a sua volta e poi scomparve in uno sbuffo di vapore etereo.

«Quella è mia sorella!» esultò Scorpius orgoglioso, stringendo con un braccio la vita di Izzy per sostenerla e trasportandola verso il resto del gruppo.

Rose le corse incontro, impensierita e sollevata, e la abbracciò stretta, profondendosi in numerosissime scuse.

«Oh, Izzy, non credevo che James potesse essere così sconsiderato!» parlò Rose, mentre Isabelle veniva adagiata sul freddo metallo da Scorpius. «Compie queste... stronzate – scusate il tecnicismo – solo quando non è capace di gestire una situazione di pericolo: è per questo che siamo sempre io e Teddy a capo delle operazioni,» aggiunse, lanciando un'occhiataccia in direzione del cugino che, mortificato, abbassò il capo. Rose scosse il capo in segno di disapprovazione e si alzò, battendo le mani per ottenere la loro attenzione.

«Allora, il diversivo non ha funzionato, come ogni maledettissima volta, perciò dobbiamo cambiare tattica,» iniziò con voce alta e ferma. «Roxanne, Lily e gli Scamander stanno tenendo a bada i Mangiamorte, ma non resisteranno ancora per molto. Ho bisogno che Albus e Lucy curino Isabelle, mentre noi distraiamo il nemico; cercheremo di attirarli verso la fine del treno, com'era previsto nel piano originale. Su, diamoci una mossa, ragazzi!»

«Ma che fine hanno fatto i nostri nomi in codice?» chiese con voce sottile un James imbronciato; come risposta ottenne contemporaneamente uno scappellotto da Dominique e Fred. Quest'ultimo sembrava più esasperato di Rose, che stringeva il ponte del naso tra due dita e sembrava sul punto di compiere un omicidio. Roxanne prese quindi l'iniziativa e, brandendo in una mano la scopa e nell'altra la bacchetta, corse verso il punto focale dello scontro dove lampi sfolgoranti crepitavano nell'aria, seguita dal resto dei cugini.

Isabelle riuscì ad afferrare il polpaccio nudo di Scorpius mentre si allontanava, e a quel contatto la fenice dipinta sulla pelle aprì il becco come per ferirla; il ragazzo si abbassò su di lei, il petto ansante e gli occhi illuminati dal fuoco della guerra.

«I passeggeri... non sono riuscita a mantenere la promessa...» mormorò la Cacciatrice affranta. Il mago piegò il viso di lato, guardandolo con un'espressione dolce e affettuosa che le ricordò quella di suo fratello Alec.

«Coraggiosa, impavida Izzy... sta' tranquilla, ci inventeremo qualcosa. Ora pensa a riprenderti per lo scontro finale! Non vorrai di certo mancare.» Le fece l'occhiolino, prima di voltare le spalle e raggiungere la sorella, che teneva a bada tre Mangiamorte.

Isabelle si lasciò ricadere a terra. Il corpo era ancora indolenzito e respirava a fatica, ma il dolore lancinante stava sparendo lentamente, lasciando spazio all'intorpidimento dei muscoli. In quel momento si sentiva esposta, vulnerabile, stanca di combattere una battaglia che non era la sua e che non poteva vincere ad armi pari: l'impura stregoneria che sfidava l'innocenza dell'angelo, bacchette magiche contro armi mortali. Si rannicchiò su stessa, come per proteggersi dagli sguardi indagatori di Albus e Molly che stavano parlottando tra di loro a bassa voce. Cercò di afferrare lo stilo, smaniosa di ristabilire un contatto con il mondo a cui apparteneva – per diritto, perché era stata giudicata forte abbastanza da sostenere il peso dei supplizi di una vita da Nephilim; le dita le tremarono e, per quanto si sforzasse, non riusciva a mantenere una presa salda sullo stilo. Molly si girò verso di lei, le trecce dorate che catturavano i bagliori del sole infuocato, e le sottrasse gentilmente lo stilo.

«No, ti prego, ne ho bisogno...» balbettò in singulti, tentando di riappropriarsi dell'arma. «Ne ho bisogno...»

Albus le rivolse un sorriso conciliante, inginocchiandosi al suo fianco. «Sei troppo debole per usarlo, a qualunque cosa ti possa servire. Lasciaci fare il nostro lavoro, fidati di noi...»

«Me lo hanno già chiesto troppe volte, e guarda come sono ridotta...» gli rispose.

Albus ridacchiò. «Giuro che sarà l'ultima volta che dovrai farlo!»

Isabelle rilassò le spalle in tensione, annuendo, mentre il suo spirito da guerriera lasciava spazio all'animo di una donna ferita e affaticata, in attesa di essere curata da quel malessere sia fisico che interiore. Intorno a lei la battaglia infuriava più facinorosa di prima: le schiere dei Mangiamorte si erano rimpinguate, serrate ai lati di Lucius Malfoy come le ali di una falange macedone. Metà del volto di Lucius era ridotto ad una maschera di sangue, e nel cupo rosso che colava viscoso spiccavano quattro profondi solchi che scavavano la pelle fino all'osso – segni della feroce pantera che l'aveva sottratta a morte certa. Baleni di luce scarlatta, indaco ed argentea si dirigevano contro di loro, ma poco prima dell'impatto deviavano la loro traiettoria, saettando ai loro lati senza ferirli; Isabelle non tentò nemmeno di porre l'attenzione su questo fenomeno – di sicuro Albus e Molly avevano provveduto ad isolarli dal resto del conflitto in modo tale da poterla curare senza distrazioni. In realtà, la Cacciatrice non aveva idea di cosa avrebbero dovuto sanare: non presentava gravi ferite – o meglio, nulla che un semplice iratze non potesse guarire – tranne alcune escoriazioni e lividi sulla gola, nel punto in cui la mano di Lucius l'aveva portata quasi all'asfissia.

«Sei stata colpita da un incantesimo folgorante di livello avanzato [2],» le spiegò Albus. «Dovresti essere svenuta, ma credo che la particolarità del tuo sangue ti fornisca qualche protezione in più.»

Isabelle lo ascoltò assorta, pensando a come la sensazione di innumerevoli lame roventi che le ustionavano la carne e i nervi non si discostasse poi di molto da quella provata durante un interrogatorio con la Spada Mortale: conosceva due parabatai che, poco più che bambini, erano stati sottoposti alla terribile prova e rammentava di come avessero descritto la brutale sevizia necessaria a dimostrare la loro assoluta lealtà. La voce gentile e musicale di Molly la distolse dai suoi pensieri: tra le dita reggeva un'ampolla colma di un liquido scuro e denso, dall'aspetto decisamente non invitante – Isabelle si augurò di non doverla ingerire. 

«Questa è essenza di dittamo, niente di pericoloso a meno che non la getti tra le fiamme,» le disse. «Su questo punto, il nostro Teddy ne sa qualcosa!» aggiunse, ridendo leggermente. Ne versò qualche goccia sulla pelle scorticata della gola ed anche sulla spalla destra, poco sotto la Runa di Protezione, dove una lieve bruciatura – che non si era accorta di avere – le attraversava il braccio.

«Molly è una Medimaga, anzi, una delle più talentuose del San Mungo – una specie di ospedale magico!» sostenne Albus. «Ha finito il tirocinio pochi mesi fa, mentre io lo concluderò a ottobre. E non vedo l'ora di liberarmi del Dottor Carter,» aggiunse alzando gli occhi al cielo. «Cielo, quell'uomo è un supplizio vivente!»

Isabelle ringraziò Molly, la pelle che pizzicava abbastanza fastidiosamente mentre la pozione curativa faceva effetto: si sentiva ancora un po' indolenzita, ma la sua mente stava tornando lucida e razionale, già pronta a ritornare nella mischia.

«Dovete ammettere che per ogni catastrofe, voi ne siete, come dire... gli "indiretti" responsabili!» commentò Isabelle, mentre si alzava in piedi con l'aiuto di Albus.

«Che vuoi farci, siamo stati cresciuti a guai e marmellata,» commentò Molly con un'alzata di spalle. Albus le diede corda: «Come dice sempre mia madre, abbiamo una naturale predisposizione nell'attirare i guai. Pensa che il papà di Roxanne e suo fratello, ai loro tempi, erano sul punto di far esplodere la nostra scuola.»

James li aveva sorpassati per raggiungere Louis e Dominique dietro di loro, ma si fermò ritornando sui suoi passi: era immobile davanti a Isabelle, lo sguardo abbattuto di chi ha paura di non ricevere l'assoluzione, e la guardava con il volto pallido e solcato da graffi. Le lenti degli occhiali erano spaccate, e le venature del vetro creavano un curioso gioco di prismi con le sue iridi scure e macchiate d'oro. Lui schiuse le labbra, intenzionato ad esprimere tutto il suo rammarico, le sue scuse, e pronto a implorare il perdono, ma Izzy posò un dito su di esse, invitandolo al silenzio. Gli si avvicinò, lentamente, come se temesse in una sua fuga, eppure James non si mosse: posò le labbra sulla gota escoriata del ragazzo, la pelle calda che sapeva di sangue, cenere e sudore, e lo baciò delicatamente, in un gesto così semplice e genuino da essere ricolmo di amore. Gli aveva donato la sua fiducia e comprensione, perché sapeva quanto fosse difficile fare la cosa giusta, e il rischio che compierla comportava; capiva il timore di non poter salvare tutti, e la necessità di provare a farlo, anche se ciò si sarebbe potuto ritorcere contro e minare la stima tra i propri familiari. Isabelle sarebbe potuta morire, ma James aveva rischiato di perdere qualcosa di più importante: l'affetto della sua famiglia e l'innocenza della sua anima, se il suo piano avventato non avesse funzionato. Il ragazzo le strinse forte la mano, una lacrima solitaria che gli solcava il viso, tracciando lividi sentieri sulla sua pelle imbrattata di rosso; annuì lentamente, e si voltò per andare ad aiutare gli altri.

Isabelle lo guardò sguainare la bacchetta e parare un incantesimo destinato a Louis, mentre Dominique sorrideva cinicamente accanto a lui, ammiccando ferina in direzioni dei suoi tre avversari – che mise fuori gioco con poche mosse. Si abbassò in tempo per evitare un lampo di luce blu partito dalla bacchetta di Albus in direzione di un Mangiamorte che stava per attaccare Scorpius alle spalle, poco distante da lui: egli gli sorrise riconoscente, schiantandone un altro alla sua sinistra, ed Isabelle quasi perse l'equilibrio mentre osservava sbigottita Albus dirigersi di corsa verso il ragazzo, incurante di essere nel bel mezzo di una battaglia, e afferrarlo per la camicia lisa, baciandolo con impeto, mischiando sangue e lacrime.

«Vai così, fratellino!» gli urlò Rose entusiasta, facendo uno sgambetto ad uno dei suoi avversari e alzando il pollice in segno di approvazione. Dietro di lei, Lily, previdente come sempre, lanciò un Protego Maxima nella loro direzione, dato che i due amanti non avevano intenzione di separarsi; Fred scosse la testa divertito e, ironicamente, alcuni Mangiamorte imitarono il suo gesto – sbigottiti davanti a tanta ingenuità.

Isabelle si riscosse e avviluppò la sua frusta intorno alla bacchetta di due Mangiamorte, disarmandoli ed evitando a James di finire spiaccicato al suolo. Guardandosi intorno, pronta ad andare in soccorso di chi si trovasse più in difficoltà, si rese conto con orrore di due cose: i fratelli Alice e Frank Longbottom erano scomparsi, come anche Lucius Malfoy, e nella foga del momento non si era accorta di quanto fossero lontani dalla coda del treno. Schivando lo stivale col tacco di Dominique – che roteando vorticosamente fece stramazzare una Mangiamorte, colpendola proprio tra gli occhi – e scartando di lato per evitare la furia omicida di Roxanne, che usava la propria scopa come se si trattasse di una mazza da baseball, riuscì a raggiungere Rose: anche lei alternava colpi di bacchetta a calci rotanti, e Isabelle si chiese con sconcerto se fossero più pericolosi i Mangiamorte o i suoi stessi compagni. La tirò per un braccio per toglierla dalla traiettoria di una luce rossa e ne approfittò per spingere giù dal treno il suo avversario particolarmente invulnerabile.

«Dove diamine sono i due Longbottom?» Dovette strillare per sovrastare il clamore dei combattenti.

«Stanno attuando il piano 72!» le gridò quella di rimando, evocando una vampa di fuoco che divorò in poco tempo il mantello nero di un Mangiamorte; egli, colto alla sprovvista, incespicò all'indietro senza rendersi conto di non avere più spazio sufficiente per muoversi e precipitò di sotto con un macabro scricchiolio, sbattendo la schiena contro le rotaie arrugginite.

«Per noi comuni mortali...?»

«Stanno raggruppando tutti i passeggeri negli ultimi cinque vagoni: è necessario staccare le carrozze del macchinista e della motrice.»

«C'è un senso a tutto ciò?»

«Il treno sta per esplodere.» Lo disse con una tale tranquillità che sembrava stesse discorrendo sulle ottime previsioni metereologiche, invece che di un'imminente detonazione.

«Aspetta... COSA?!»

Rose liquidò la faccenda senza scomporsi, mentre aspettava con impazienza che la sua Fenice finisse di sanarle una ferita poco sotto lo sterno: «In poche parole, Lily – da grande appassionata di motori – si è accorta che qualcosa non andava nella motrice principale del treno.» Lanciò una Fattura di Ostacolo contro il Mangiamorte alle spalle di Isabelle. «Quando ti hanno catturata, col favore delle tenebre e dei mancati rinforzi, hanno piazzato un ramo di Fuoco Gubraithiano [3] accanto al motore.» Rapidamente, le spiegò che si trattava di un fuoco incantato che bruciava in eterno: solamente pochi maghi estremamente qualificati riuscivano a crearlo. «Il precedente preside della nostra scuola, a quanto dice mia madre, lo ha creato e donato in segno di alleanza al Re dei Giganti delle Montagne del Nord.» Poi aggiunse, non curante dell'espressione allibita della Cacciatrice: «Se tutto dovesse andare secondo i piani, e riuscissimo a far deragliare i vagoni con questa sorta di bomba, sarà la sezione degli Indicibili del Ministero ad occuparsene: solo loro conoscono l'incantesimo in grado di estinguerlo.»

Isabelle si accontentò di quei miseri chiarimenti, sia perché non era saggio estraniarsi troppo a lungo dal campo di battaglia, sia perché le faceva male la testa per le troppe informazioni: non solo aveva rischiato di morire per sconfiggere i fratelli di DarthVader, ma in ultimo veniva addirittura a sapere che stavano viaggiando – o meglio, combattendo – su un veicolo pronto a saltare in aria da un momento all'altro.

«E Lucius Malfoy? Lo abbiamo perso di vista!»

Rose scosse la testa, sorridendo cinica, e indicò a Isabelle un punto alle sue spalle: «Non credo proprio.»

Scorpius, che doveva essersi liberato dal bacio appassionato di Albus, stava dando del filo da torcere al vecchio Mangiamorte, con grande soddisfazione della Cacciatrice, seppur in precario equilibrio sulla paratia esterna del terzultimo vagone. Lampi di luce rossa e verde si alternavano in un prisma di colori che vorticava vertiginosamente attorno ai due combattenti, quasi celandoli alla vista. Poco distante da loro, Albus e Roxanne stavano tenendo a bada diversi Mangiamorte, impedendogli di interferire tra i duellanti, e contemporaneamente tenevano d'occhio Scorpius, pronti ad intervenire in caso di necessità.

Messi fuori gioco altri due avversari, Isabelle fece per dirigersi verso la fine del treno, ma la stretta solida di Rose sulla sua spalla la fece desistere.

«Abbiamo promesso a Scorpius di non intervenire,» le spiegò la ragazza, «si tratta di una faccenda, oltre che famigliare, soprattutto personale nei riguardi di mio fratello. Se nostro nonno avrebbe anche potuto perdonare a mio padre l'aver infangato il sangue puro dei Malfoy, non ha mai accettato il fatto che mia madre fosse rimasta incinta di due gemelli... Il primogenito maschio avrebbe dovuto essere l'unico erede del nostro casato, ma quando sono nata io per prima, seppur di pochi minuti, l'intero sistema di antiche tradizioni purosangue si è disintegrato.»

Isabelle ascoltò con interesse, apprendendo di come, anche tra i maghi, certi pregiudizi fossero duri a morire: le colpe dei padri sarebbero sempre ricadute sui figli, e nessuna redenzione avrebbe potuto riscattarli. Rose parve percepire il filo dei pensieri della Cacciatrice, perché le rivolse un sorriso mesto, prima di sospingerla verso Dominique e James – che avevano trovato il tempo di litigare anche nel bel mezzo di un combattimento potenzialmente mortale.

«E' la centesima volta che ti ripeto quanto odio farmi pagare la cena! Ho un mio dannato stipendio, saint Chanel

«Ed io chi sarei, il disoccupato di turno?»

«Mostra un po' di gratitudine, quattr'occhi dei miei stivali! È grazie a me se conosci metà delle filles françaises

«Non ho mai desiderato nessuna di loro!» esclamò James, girandosi di scatto e afferrando il polso di Dominique per aiutarla a schivare un getto di luce bianca. «Io voglio te!»

Rose mandò a tappeto il Mangiamorte contro cui i due cugini stavano duellando e batté le mani come per richiamare l'ordine, stufa di tutto quel divagare: Isabelle pensò che, con il suo atteggiamento brioso e al contempo calcolatore, sarebbe certamente piaciuta a sua madre Maryse.

«Ah, l'amour! Il dramma!» esclamò la giovane, in tono fortemente ironico. «Magari queste dichiarazioni passionali e, lasciatemelo dire, fortemente originali, le possiamo risparmiare per il matrimonio davanti ad un calice di champagne e senza individui mascherati che cercano di accopparci, che ne dite?»

Ma le sue parole non sortirono l'effetto sperato, dato che Dominique, ripresasi dallo sbalordimento iniziale e incurante della pericolosità della bacchetta tra le dita, ghermì il volto del ragazzo con entrambe le mani e catturò le sue labbra in un bacio che sapeva di nostalgia e titubanza. Si separarono quasi subito, le gote rosse per il furore della battaglia e l'imbarazzo del momento, tanto che Lily – appassionata sostenitrice del fratello maggiore – scherzò sul fatto che per un vero "bacio alla francese" avrebbero dovuto aspettare di raggiungere, al contrario, la Grande Mela. Rose si stava massaggiando le tempie nell'estremo tentativo di non farsi venire un esaurimento nervoso, mentre Fred, poco distante da loro, sembrava indeciso tra il ridere e il piangere – nel dubbio, aveva immobilizzato il suo avversario, lo aveva abbracciato nel nome dell'amore che muove un Bambi imbranato e la sua Faline [4] e poi lo aveva scaraventato giù dal treno con l'augurio di buon viaggio.

«Ah, non esiste nulla di più appagante a questo mondo del sesso rappacificatore,» declamò a gran voce il ragazzo, appoggiandosi con nonchalance sulla spalla destra di Isabelle, ancora più fermamente convinta di essere capitata in una di quelle telenovelas spagnole che il fu vampiro Raphael seguiva entusiasticamente. Il tatuaggio della sua fenice risiedeva lungo il pomo d'Adamo, di un rosso particolarmente cupo, simile alla sabbia traslucida del deserto del Kalahari, e stava sanando la ferita che correva parallela alla scapola sinistra.

Da lontano, si sentì l'urlo di approvazione di Albus e Roxanne mentre, assieme ad uno Scorpius più desideroso che mai di una vacanza, riuscivano a legare con un Incarcerarmus particolarmente potente il vecchio Lucius.

Tra chi era fuggito nel vedere i compagni perdere qualsiasi vantaggio e chi era stato spedito negli Inferi senza tanti ripensamenti, sul treno era rimasta solamente una quindicina di Mangiamorte ancora in grado di combattere, escludendo Lucius Malfoy, che giaceva in ginocchio proprio sul vagone centrale, avvolto da spessi ceppi traslucidi. Gli altri si avvicinarono minacciosi per cercare di liberare il loro capo, ma i giovani maghi furono più lesti: come una barriera umana, circondarono il prigioniero da ogni lato, impedendo qualsiasi via di fuga sia dall'interno che dall'esterno. Le espressioni di tutti i combattenti si erano incupite, presagio dell'imminente resa dei conti: le bacchette sguainate, i corpi pronti a scattare, i muscoli tesi e il respiro accelerato... Isabelle fece schioccare la frusta al suo fianco, ostile, avviluppando la caviglia di un avversario e scaraventandolo oltre la paratia, con il solo risultato di scatenare le grida di frustrazione dei Mangiamorte rimanenti.

Proprio in quel momento, dal penultimo vagone alle loro spalle, sbucarono i gemelli Longbottom, gli abiti intrisi di sudore che lasciavano scoperti lembi di pelle annerita da... fuliggine?

Mentre i due si avvicinavano al gruppo, schiantando due Mangiamorte che avevano provato ad attaccarli di sorpresa, si udì Roxanne canticchiare qualcosa di molto simile a "Cam-caminì, cam-caminì, spazzacamin", per poi essere zittita con una gomitata nelle costole da Molly.

Alice le lanciò un'occhiataccia: aveva perso la collana di fiori ed un taglio sulla fronte aveva fatto sì che gocce di sangue si impigliassero tra le ciglia chiare. Frank, al contrario, zoppicava dal lato destro, gemendo di dolore ogni qual volta che avanzava di un passo. Quando ebbero raggiunto il resto dei cugini, vennero accolti da pacche sulla schiena e parole concitate, il tutto accompagnato dal tono beffardo di Lucius e dai nuovi attacchi dei Mangiamorte, prontamente respinti dai Quattro dell'Apocalisse (da intendere nel senso più disastroso del termine) – James, Fred, Dominique e Roxanne.

Con un incantesimo non verbale, Alice zittì qualsiasi protesta del loro ostaggio e iniziò a parlare: «Allora, abbiamo una notizia buona ed una cattiva: quale volete sentire per prima?» chiese mentre si accovacciava accanto a Lucius e si apprestava a tracciare un intricato simbolo sul collo esposto. Albus e Scorpius, schiena contro schiena, espressero a voce il pensiero di tutti: «Prima quella buona.»

Alice sbuffò. «Quanto siete noiosi,» e, senza preavviso, fece comparire un marchio sulla pelle di Lucius, facendogli spalancare la bocca in un urlo silenzioso. Era di forma sferica, grande quanto una moneta etrusca e di un grigio fuligginoso quasi invisibile sull'incarnato cereo: al centro era incisa in rilievo la lettera M che poggiava su una bilancia a due bracci ed era tagliata simmetricamente da una bacchetta. Frank spiegò che si trattava del marchio di riconoscimento del Ministero della Magia Inglese, per evitare di perdere nuovamente le tracce del "prigioniero" in caso di fuga.

«Dunque,» riprese Alice, sfregandosi le mani, «la buona notizia è che tutti i passeggeri sono al sicuro negli ultimi quattro vagoni, ignari di stregoni e cacciatori vari – almeno spero – anche se l'intervento di una Squadra di Obliviatori sarà inevitabile.» Fece una pausa, lanciando una fattura verso un punto alle spalle di Izzy, impegnata a bilanciare il lavoro di attacco degli altri con uno di difesa. «La notizia cattiva.» Altra pausa ad effetto, tanto che Lily, spazientita, minacciò di colpirla con una Fattura Orcovolante. «Pace e amore, cara cugina... la pazienza è la virtù dei maghi!» L'altra grugnì in risposta e Alice alzò le mani.

«Va bene, dicevo: la notizia cattiva è che la bomba a Fuoco Gubraithiano non può essere disinnescata e, ponderando approssimativamente la potenza dell'esplosione e la nostra propensione a perdere tempo,» alzò lo sguardo al cielo terso come per cercare una calcolatrice divina, «abbiamo circa cinque minuti per staccare i primi tre vagoni dalla coda del treno prima di diventare spiedini di maghi.» Riabbassò lo sguardo, trovando svariati sguardi sbalorditi ed anche un po' scocciati. «Che diamine avete da fissare? Muoversi, muoversi, il tempo vale quanto il conto alla Gringott dei Malfoy!»

«Ehi!» fu l'esclamazione indignata dei gemelli in questione. Rose lanciò un incantesimo attorno a loro – Isabelle credette di averla sentita pronunciare Muffliato, ma non ne era sicura – e prese la parola: «La cosa più importante da fare adesso è tagliare quei maledetti cavi di congiunzione tra i vagoni.» Indicò Fred e Molly. «Voi due vi occuperete di questo e, mi raccomando, per il colpo finale aspettate che siamo tutti dalla vostra stessa parte. Scorpius e Lily, pronti ad evocare la barriera di protezione: se non diminuiremo la velocità dei vagoni coda, finiranno per deragliare. James, crea una Passaporta – non so con che cosa, usa un po' di fantasia, diamine! – e spedisci Lucius al Quartier Generale: loro sapranno cosa fare. Quanto agli altri... cercate di allontanare gli ultimi Mangiamorte il più possibile.»

Scorpius aggiunse: «Se la situazione dovesse divenire insostenibile, avete il permesso di Smaterializzarvi e, Louis,» disse rivolto al cugino che annuì, «sarai tu ad effettuare una Materializzazione congiunta con Isabelle.»

Mentre il gruppo si separava in fretta, iniziano ad adempiere ai compiti assegnanti, la voce fiera di Rose li richiamò un'ultima volta: «Ragazzi! È stato un onore combattere con voi.»

Isabelle le sorrise, osservandola voltarsi di scatto e fare lo sgambetto ad un Mangiamorte. Dietro di lei, vide James incantare uno dei sottili bracciali stretti attorno al polso, facendolo risplendere di una tenue luce azzurra: senza indugi, chiuse la mano destra di Lucius attorno all'oggetto e, in un turbinio che provocò un leggero spostamento d'aria... sparì. Risolto – o almeno così si sperava – il primo di una serie di problemi, Isabelle sentì il cuore alleggerirsi, ma non era ancora il momento di cantare vittoria: i dieci Mangiamorte che ancora resistevano stavano diventando sempre più aggressivi. Lucy venne colpita da una maledizione poco sotto il ginocchio, causandole una rovinosa caduta frenata prontamente da un Incantesimo di Arresto lanciato dalla gemella: la porzione di pelle colpita iniziò ad assumere un colorito tendente al grigio, come fosse prossima alla putrefazione. Lucy emetteva gemiti strazianti ed intrisi di angoscia mentre Albus, facendo segno a Molly di allontanarsi, la prendeva tra le braccia e, in pochi istanti, spariva come aveva fatto Lucius poco prima.

«Non distraetevi!» urlò Scorpius. «Albus è andato a chiamare rinforzi!»

«Solo adesso ci pensate?» gridò di rimando Isabelle, pugnalando una Mangiamorte alle spalle, proprio mentre Alice, dalla parte opposta, strepitava: «Tre minuti all'esplosione!»

«Ci mancava solamente il conto alla rovescia di Capodanno.» L'acido commento di Dominique fu accolto con un elegante invito a farsi gli affaracci suoi. Ecco, forse un tantino più volgare.

In quello stesso istante, constatando che l'impetuosità degli avversari fosse inversamente proporzionale al loro numero ed il tempo a loro disposizione decisamente troppo poco, Isabelle prese una decisione al contempo stupida e tremendamente coraggiosa: con due colpi di frusta, portò l'attenzione di ben tre Mangiamorte su di sé, pressandoli con affondi di pugnale e sferzate di elettro. Con un po' di fortuna riusciva a schivare i loro incantesimi, ma la concentrazione iniziava a vacillare, come anche la sua resistenza fisica: difatti, una maledizione le colpì di striscio il braccio sinistro, facendole perdere la presa sul pugnale.

«ISABELLE! Da questa parte!» sentì Lily incitarla a gran voce. Con la coda dell'occhio, la Cacciatrice si rese conto che quasi tutto il gruppo era appostato sugli ultimi tre vagoni, mentre Alice ricordava che mancavano meno di due minuti all'esplosione. Gli altri Mangiamorte dovevano essere fuggiti non appena avevano visto il loro capo essere imprigionato e spedito al fantomatico Quartier Generale – si noti la profonda lealtà che unisce i cattivi di ogni situazione! – e i presenti all'appello erano tenuti sotto tiro da lei stessa e Roxanne. Quando quest'ultima mise fuori gioco i suoi due avversari con uno Schiantesimo e un'azzardata mossa di karate, Isabelle si rese conto che l'unico modo per far sì che i suoi compagni e i passeggeri fossero in salvo era giocare d'astuzia. Ferita, con l'effetto della Runa della Forza che svaniva lentamente, prese una decisione drastica, ma che per nulla al mondo avrebbe rimpianto: si volse, dirigendosi verso il punto in cui Fred e Molly stavano per dare il colpo finale alla catena di congiunzione dei vagoni.

«Ci siamo quasi!» le gridò Rose. «Da' due frustate a quei tre idioti e salta!»

«Un minuto all'esplosione!»

«Isabelle salta! ORA!»

Isabelle scosse la testa. «Fidatevi di me.» E con un balzo, saltò in una delle voragini del tetto aperte da incantesimi non andati a segno, tra gli strepiti dei giovani ed il clangore metallico dei legami d'acciaio che venivano spezzati. L'abitacolo puzzava di zolfo a causa del fuoco che iniziava ad ardere e l'aria era satura di polvere. Come previsto, i tre Mangiamorte si erano lanciati al suo inseguimento: senza fermarsi, Isabelle raggiunse il vagone antecedente alla cabina del macchinista, ora vuota. Lì, le porte automatiche erano state bloccate, ma Isabelle non aveva tempo per forzarle: dai vetri ovali riusciva a vedere un nugolo di fiamme rosseggianti, la cui altezza cresceva a vista d'occhio, presagio dell'imminente esplosione.

«Che ironia, un angelo che brucia all'Inferno,» esclamò una voce rauca alle sue spalle.

«Non ho tempo per questi giochetti,» sibilò Isabelle inviperita, scagliando via con una sferzata la bacchetta del Mangiamorte che aveva parlato. «Morirò avendo combattuto. E mi assicurerò che voi facciate lo stesso.»

Il calore stava diventando insopportabile e l'ossigeno iniziava a scarseggiare, tanto che respirare era oramai difficoltoso. Con altri due colpi di frusta – e la fortuita coincidenza dei fumi tossici che annebbiavano la mente – riuscì a disarmare gli avversari: con una capriola all'indietro di cui Jace sarebbe stato profondamente fiero, atterrò nel vagone precedente e sigillò le porte, sperando che l'assenza della bacchetta fosse sufficiente ad impedire la loro Smaterializzazione. Con un poderoso calcio, trasformò uno dei finestrini alla sua destra in una pioggia di vetro mezzo liquefatto: sentiva il treno perdere il controllo sui binari già dissestati, tanto da farla barcollare, mentre il paesaggio, all'infuori, lasciava spazio a dolci colline. Isabelle fece un respiro profondo, sperando che Rose, Scorpius e gli altri riuscissero a tornare a casa sani e salvi. Del suo destino, era maledettamente incerta.

Si udì un boato. L'ordigno di Fuoco Gubraithiano esplose in lingue divampanti che divorarono la cabina del macchinista, un torrente inarrestabile di scintille che liquefaceva il metallo nella sua morsa.

Isabelle chiuse gli occhi – la pelle lambita da vampate vermiglie, faville che danzavano al di sotto delle palpebre – e, nello stesso istante in cui il fuoco irrompeva nell'abitacolo, si gettò nel vuoto.






 

Note:

[2] Si tratta dell'Incantesimo Concussio, insegnato agli studenti del settimo anno: permette di lanciare una scarica elettrica molto forte contro l'avversario fino a farlo svenire, se prolungata per più di cinque secondi. Il programma ministeriale invita gli insegnanti a non informare gli studenti che più saette disegneranno più durerà l'incantesimo - anche se mai permanentemente.

[3] Fuoco Gubraithiano: fuoco magico che brucia in eterno anche nelle peggiori condizioni ambientali. Rubeus Hagrid e Madame Maxime portano un ramo di Fuoco Eterno – creato da Albus Silente – in dono al capo dei Giganti, Karkus; è stato oggetto di una lezione di Incantesimi del Professor Filius Flitwick al quinto anno.

[4] L'espressione riprende – mi perdoni il Divin Poeta – la citazione di Paradiso, XXXIII, v. 145, di Dante Alighieri, "l'amor che move il Sole e l'altre stelle." Bambi è il cerbiatto protagonista dell'omonimo cartone firmato Disney, ed è riferito a James Sirius Potter, in quanto si ipotizza che il suo Patronus sia proprio un cervo, come il nonno James Potter ed il padre Harry Potter prima di lui. Faline è la sua amica d'infanzia e futura compagna e, chiaramente, fa riferimento al lungo legame d'amicizia con Dominique Weasley, destinato a diventare qualcosa di più.

 

   
 
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