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Autore: Baudelaire    23/06/2021    3 recensioni
Rebecca Bonner sta per tornare ad Amtara, per il suo secondo anno.
Questa storia è la continuazione della mia precedente "La stella di Amtara".
Cuore di ghiaccio diCristina è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Le due settimane di vacanza passarono in un lampo.
Le Prescelte tornarono ad Amtara e i corridoi si ripopolarono, con grande irritazione delle fate.
“E’ finita la pacchia.” – commentò Barbara, osservando depressa il gran viavai di Streghe davanti a lei.
“Noto con piacere che hai apprezzato anche tu la pace e la quiete di Amtara senza le Prescelte.” – le disse Rebecca.
“Già. Non avrei mai pensato di dirlo, ma mi è piaciuto passare il Natale qui.”
“Quindi la montagna non ti è mancata?” – le chiese Brenda.
“Adesso non esageriamo.”
Morgana tornò a scuola abbronzata, rilassata e serena. Rebecca sperò che l’avrebbe lasciata in pace, almeno per un po’.
Con la fine delle vacanze, le lezioni ripresero a pieno ritmo.
Elettra e Justine si eclissarono completamente, rinchiudendosi tutti i pomeriggi in biblioteca a studiare, come tutte le ragazze del terzo anno.
Rebecca non ci aveva pensato, ma quello era il loro ultimo anno ad Amtara. Per quello che le riguardava, erano ormai alla resa dei conti. Entro pochi mesi, passati gli esami finali di giugno, sarebbero state assegnate ad un Protetto e tutto sarebbe cambiato.
Non le avrebbe più riviste e questo pensiero le spezzò il cuore. Aveva stretto un solido legame con Elettra e sapeva che le sarebbe mancata da morire.
Senza contare che aveva paura per lei. Le Streghe Nere non conoscevano pietà e il ricordo di quanto successo a Bonnie era fin troppo vivo nella sua mente. Rebecca tremò al pensiero che potesse succedere qualcosa del genere ad una di loro.
“E così, il prossimo anno toccherà a noi.” – commentò Barbara in tono tetro, fissando Elettra e Justine entrare in biblioteca, chiudendosi la porta alle spalle.
“Temo di sì.” – rispose Rebecca. “A meno che tu non voglia essere bocciata.”
“Quasi quasi non la trovo una cattiva idea.”
“Preferiresti essere rispedita a casa piuttosto che assegnata ad un Protetto?” – le chiese Brenda, inarcando un sopracciglio.
“A casa sicuramente non rischierei la vita.”
“Ma non credo che mamma e papà sarebbero contenti. No, nemmeno mamma.” – aggiunse, in risposta all’occhiata scettica della sorella. “Sono sicura che preferirebbe vederti combattere, piuttosto che rinunciare.”
“Beh, non sarebbe mica una rinuncia. Se ti bocciano ti mandano a casa, mica lo scegli tu.”
“Se non studi, ovvio che sarai bocciata.” – puntualizzò Brenda.
“Sta tranquilla, sorellina, farò il mio dovere, come sempre.” – ribattè Barbara, stancamente. “E’ solo che…”
“Solo che…?” – la incalzò Rebecca.
Barbara si girò verso di lei. “Beh, esiste pur sempre la possibilità che tu riesca a distruggere il Demone, prima che ci assegnino ad un Protetto.”
Rebecca impallidì. Sapere che Barbara si aspettava questo da lei la fece sentire a disagio.
“Barbara, per favore…” – cominciò Brenda, intuendo l’imbarazzo di Rebecca.
“Beh, che ho detto di male? In fondo è quello che tutte ci aspettiamo, no? E se Posimaar si farà vivo, dovremo aiutarla a sconfiggerlo.”
“Io non ve l’ho chiesto.”
“Ma noi lo faremo comunque.”
Rebecca sospirò. “E tu non vedi l’ora che accada, giusto?”
“Che cosa?”
“Che lui si faccia vivo. Così potrò mettere fine a tutta questa storia una volta per tutte. Ma hai considerato, per un solo momento, che le cose potrebbero non essere così semplici? Hai pensato che potremmo rimetterci tutte le penne?”
“Beh, in quel caso, non farebbe alcuna differenza.”
“Ah no?”
“No. Che differenza c’è tra morire per mano di una Strega Nera o di Posimaar stesso?”
“Lo dico perché a volte mi sembrate tutte fin troppo ottimiste. A sentire voi, basterà che il Demone faccia la sua comparsa e voilà, ecco che Rebecca Bonner risolve come per incanto tutti i problemi delle Prescelte!”
Le gemelle si scambiarono un’occhiata nervosa.
“Beh, in fin dei conti, con Cogitus non te la sei cavata tanto male…” – azzardò Barbara, in tono conciliante.
“Con Cogitus sono stata aiutata da Garou. Se lui non gli avesse tenuto testa, rischiando di morire, non sarei mai riuscita ad ucciderlo. E sicuramente, se mia madre non avesse fatto apparire quel pugnale, non avrei mai potuto farlo. Non saremmo qui a parlarne, ora.”
“Già, ma tua madre ti ha aiutato. E lo farà ancora.”
Barbara capì di aver detto le parole sbagliate, dal modo in cui Rebecca la fulminò con lo sguardo. Evidentemente non aveva gradito il riferimento a Banita.
“Non posso fare affidamento solo su mia madre.”
Barbara tacque.
“Rebecca…” – intervenne Brenda, cauta – “Sappiamo che Posimaar ti sta cercando. Tu sei quella da proteggere, ora. Se c’è una sola possibilità di distruggerlo, sei tu ad averla tra le mani. E noi faremo tutto il possibile per aiutarti. Hai ragione, non ci sarà solo tua madre. Ci saremo anche noi. Non sei sola.”
Rebecca si massaggiò le tempie. “Già. E hai una vaga idea di come io mi senta con questo peso sulle spalle?”
“Io non volevo addossarti nessun peso.” – disse Barbara, mortificata.
“Tu non c’entri. Sappiamo che le cose stanno così. Brenda ha ragione, solo io posso mettere fine a tutta questa storia. È solo che non mi sento all’altezza delle aspettative. E ho una grandissima paura di sbagliare.”
Brenda le posò una mano sulla spalla. “Vedrai che ce la faremo.”
 
La professoressa Cornell, insegnante di Incantesimi, entrò in classe per la loro prima lezione dopo le vacanze.
Anche lei, come Morgana, era abbronzata e il suo volto rilassato.
La Cornell era uno dei professori che trascorreva il Natale lontano da Amtara, proprio come Garou.
“Oggi affronteremo un nuovo argomento di studio.” – annunciò. “L’Incantesimo Incandescente.”
Un lieve mormorio si sparse per tutta la classe.
Rebecca non l’aveva mai sentito nominare.
“Si tratta di un Incantesimo che le Streghe Bianche conoscono molto bene.” – continuò l’insegnante. “E’ stato utilizzato più volte, durante la Guerra dei Due Mondi, per eliminare le Streghe Nere. Con buoni risultati, direi.”
Il cuore di Rebecca perse un battito. A giudicare da quelle parole, questo Incantesimo sembrava decisamente peggiore dell’Incantesimo Irriverente, se le Streghe Bianche l’avevano usato per sconfiggere le loro rivali.
“Con questo Incantesimo potete dare fuoco al vostro avversario. Può essere perfino più potente della Maledizione Accecante, se pronunciato correttamente. Ed è altrettanto difficile da contrastare.”
Rebecca si rese improvvisamente conto che le lezioni della Cornell, contrariamente a quanto aveva pensato finora, non andavano affatto prese sottogamba. In quel momento, perfino le lezioni con la Rudolf le apparivano assai meno complicate e pericolose.
L’insegnante si alzò e aprì l’armadio alla sua destra. Prese un manichino logoro e impolverato che, pensò Rebecca, probabilmente non vedeva la luce da molto tempo.
“Ecco,” – disse, rivolta alla classe – “questo ci permetterà di esercitarci con l’Incantesimo senza pericolo d’incidenti.”
Rebecca e le gemelle si scambiarono un’occhiata. Evidentemente, nemmeno la Cornell aveva dimenticato che Rebecca aveva quasi rischiato di perdere un occhio con l’Incantesimo Irriverente.
“La formula è Ignis”, mentre il Controincantesimo è Exstinguo”. – disse l’insegnante. “Ora vi darò una dimostrazione pratica, senza che nessuna di noi si faccia male.”
Tutte trattennero il fiato, in attesa.
La Cornell sollevò una mano, rivolgendo il palmo verso il manichino.
“Ignis!” – gridò.
Sotto gli occhi spaventati delle ragazze, il manichino prese fuoco all’istante. Le Streghe sedute nei banchi davanti fecero un balzo all’indietro, terrorizzate dall’improvviso calore delle fiamme.
Ma il calore fu talmente forte da investire in un attimo tutta la classe, fino alle Prescelte sedute in fondo.
Rebecca, in terza fila, sentì un caldo tremendo. I suoi occhi erano fissi sul fantoccio in fiamme.
“Exstinguo!”
Le fiamme si spensero all’istante e un forte odore di bruciato investì tutta l’aula.
Alcune Streghe tossirono.
Rebecca, colta dalla nausea, si mise una mano sulla bocca.
La Cornell, in un gesto repentino della mano, fece tornare come prima il manichino bruciacchiato.
“Come vedete, il nostro amico è di nuovo tutto intero.”
Rebecca capì che ora sarebbe toccato a loro.
“Garrett! Vieni tu.”
Angela arrossì.
Rebecca non capiva per quale motivo i professori si ostinassero a chiamarla per prima. Angela non aveva mai brillato negli Incantesimi, perché ci tenevano tanto a metterla in imbarazzo di fronte alla classe?
Angela si avvicinò alla Cornell.
“Ricordi le formule?”
La ragazza annuì.
Rebecca si accorse che tremava.
“Bene, allora quando te lo dirò, solleva la mano e ricordati di scandire bene le parole.”
Al cenno della Cornell, Angela lanciò l’Incantesimo e arretrò di un passo nell’attimo in cui le fiamme avvolsero nuovamente il manichino.
Ci fu un breve applauso e Angela si volse verso la classe con espressione stupita. Probabilmente, pensò Rebecca, nemmeno lei immaginava che l’Incantesimo avrebbe funzionato al primo colpo.
“Ottimo lavoro, Garrett! Davvero un ottimo lavoro!” – pigolò la Cornell, soddisfatta.
Angela fissava le fiamme, con espressione incantata.
In quel momento bussarono alla porta.
Rebecca si voltò e, stupita, vide Morgana.
“Che cosa c’è, Curter?” – le chiese la Cornell.
Ma Rebecca era certa che la ragazza non l’avesse sentita. Immobile sulla soglia, fissava le fiamme, con espressione terrorizzata.
“Curter?” – ripeté l’insegnante.
Tutte si girarono a guardare Morgana, che non si era mossa di un millimetro e continuava a fissare le fiamme, come ipnotizzata.
Exstinguo!” – gridò la Cornell.
Il fuoco svanì.
Morgana, ancora intontita, fissava il manichino bruciacchiato. Stavolta i segni dell’incendio erano ancora più evidenti e dalla testa del fantoccio fuoriusciva una nuvola di vapore nero.
In quel momento, Morgana si ridestò, come risvegliata da un brutto sogno.
Guardò la Cornell. “Professoressa, ho qui un documento da firmare per la preside.” – disse con voce sicura.
“Vieni pure.” – rispose la Cornell.
Morgana entrò e si avvicinò alla cattedra, con passo malfermo.
Rebecca notò che la ragazza evitava accuratamente lo sguardo delle Streghe, tenendo gli occhi bassi. Cosa le stava succedendo?
La Cornell firmò il foglio e la congedò.
Rebecca, seppure ad una certa distanza, vide chiaramente le dita di Morgana che tremavano mentre afferrava il documento.
“Ti senti bene, Curter?” – le domandò la Cornell, con gli occhi a fessura.
“Sì, professoressa.” – rispose lei, ostentando una sicurezza che, Rebecca ne era certa, non provava.
“Bene. Puoi andare.”
La ragazza, tenendo sempre gli occhi bassi, uscì.
Rebecca rimase a fissare la porta a lungo, persa nei suoi pensieri.
Cos’era successo a Morgana?
Cosa l’aveva spaventata tanto?
E perché tremava?
Qualcuno le aveva fatto un Incantesimo? Eppure, il suo terrore era durato solo un battito di ciglia, il tempo di spegnere l’incendio ed era tornata quella di sempre, nonostante il tremore delle gambe e delle mani.
L’incendio.
Era possibile che fosse stato il fuoco a spaventarla?
Rebecca vide Brenda e Barbara voltarsi verso di lei. Dalle loro espressioni capì che nemmeno loro avevano idea di cosa le fosse successo.
   
 
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