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Autore: vermissen_stern    27/06/2021    2 recensioni
“Ah! Bentornato nuovamente tra di noi... lord Heisenberg!”
per un momento l'uomo ancora tremante a terra – dal fisico atletico e dai muscoli tirati per il dolore – non capì a cosa o a chi si stesse riferendo quella voce dal tono lievemente sarcastico, quasi mellifluo, ma poi i ricordi iniziarono a magnetizzarsi prepotentemente... e una smorfia di disgusto si materializzò sull'ispida barba di quello che fu un tempo Karl Heisenberg nel sentir pronunciare tanto il suo titolo quanto il suo nome.

Una oneshot altamente spoiler su Karl Heisenberg e sul suo destino che proprio non mi andava giù.
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Storia aggiornata con un nuovo capitolo, ma potrebbero essercene degli altri in futuro
Genere: Generale, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro Personaggio, Carlos Oliveira, Claire Redfield, Jill Valentine, Karl Heisenberg
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'The Hanging Tree '
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Questo capitolo non avrebbe dovuto esistere, in quanto doveva essercene un altro molto probabilmente più lungo e ugualmente violento, ma l'ispirazione mi ha preso e dunque ecco qui una terza oneshot! Ringrazio vivamente Taiyou_no_Himiko per avermi fatto da beta reader, mentre a tutti voi auguro buona lettura.





Il pregiato sigaro cubano che Karl Heisenberg teneva tra le labbra quasi si spezzò quando i suoi bianchi incisivi ne incisero la superficie ruvida, aspirò con una certa tensione le secche foglie in fiamme facendo brillare le braci come un piccolo sole nel marasma di quella notte ben poco silenziosa. Qualcosa cantava oltre i cespugli di quella spoglia prateria, risate sguaiate di uomini audaci, e se mai l'avessero accolto era tutto da vedere. La lingua, purtroppo, non la conosceva.
Era frustrante notare che in qualche modo si era perso lungo la strada, ma ora sapeva che si era spinto un po' troppo a est della Georgia – o forse era finito in Armenia? – andando probabilmente a toccare il confine con l'Azerbaigian e da lì in poi avrebbe probabilmente sfiorato le coste del mar Caspio incontrando prima o poi la fantomatica Via della seta. L'idea di poter galoppare fino alle mitiche sabbie dorate di Samarcanda lo affascinava, ma il suo piano iniziale era – e rimaneva– di andare verso nord e non aveva intenzione di far affaticare ancora di più un cavallo che evidentemente non apprezzava i climi troppo secchi.
Un altro mese e mezzo era passato da quando aveva incontrato gli ultimi turisti lungo le strade sterrate dell'Ucraina – tenendo loro compagnia con del liquore alla liquirizia davvero singolare – incontrando in seguito per lo più cacciatori della domenica a cui si era unito per chiacchierare un po' e raccontarsi a vicenda spacconerie da uomini, facendosi consigliare bene sui sentieri adatti da seguire per evitare noie con le guardie che pattugliavano le strade. I percorsi battuti dai bracconieri erano stati tanto provvidenziali quanto la principale causa del disorientamento che lo aveva portato fuori strada, ma non era un gran problema. In fin dei conti se la stava prendendo comoda con quella sua imprevista vacanza, riposando quando gli capitava nei rifugi di caccia incustoditi – concedendosi così una dormita rilassante in un letto vero – e approfittando di quelle porte che si aprivano al suo magico tocco per rifornirsi di tutto quello di cui aveva bisogno.
In fondo non era come rubare, se le porte si aprivano da sole... e capitava che soggiornasse in queste baracche anche per diversi giorni, giusto il tempo di far riposare il proprio stallone e di fumarsi un sigaro in santa pace sulla veranda di casa, sfruttando quei pigri momenti di relax per affinare ancor meglio le proprie arti elettromagnetiche e sentendosi sempre più sicuro nel far danzare il metallo attorno a sé.
Se si escludeva la sensazione di fatica che ancora lo accompagnava dopo ogni sforzo, era comunque un notevole progresso, soprattutto se riusciva ad accartocciare un’intera auto abbandonata alla stessa maniera con cui si piegava un sottile foglio di carta.
Il potere di un dio nelle mani di un mortale. Un dono che poteva portare ad essere tanto audaci quanto incoscienti.
Tuttavia, quando era in viaggio era decisamente un’altra cosa. Ben sapendo di dover tenere gli occhi aperti quando aveva a che fare con degli sconosciuti dalle facce meno raccomandabili della sua. Come stava accadendo in quella notte senza luna e senza stelle, con le nubi che nascondevano il vuoto cosmico in un pesante sudario afoso, avvertendo strascicate canzoni popolari che accompagnavano il passo prudente del suo grigio destriero.
Heisenberg parlava correttamente sei lingue – il tedesco era forse l’unica con cui aveva più difficoltà, nonostante fosse la sua lingua originaria – ma quello che stava udendo ora era qualcosa di più simile all'arabo. Una lingua a lui ignota.
Il cavallo sbuffò per il nervosismo quando lingue di fuoco iniziarono a farsi notare al di sopra dei cespugli secchi e le prime immagini di un improvvisato accampamento militare si mostrarono attraverso le lenti rotonde dei suoi occhiali da sole. Alcuni degli uomini radunati attorno al falò – circa una decina, se si contavano anche quelli che gironzolavano per il perimetro esterno – si accorsero un po' per volta della sua presenza in quanto la zona in cui si trovava lui era un po' sopraelevata . Gli occhi arrossati dall'alcool di quegli improbabili cacciatori si posarono sulla sua figura in ombra non appena sentirono i passi del cavallo avanzare placidi verso la loro direzione, un modo elegante di far notare la propria presenza a quegli uomini che, come gli suggeriva l’istinto, non gli sembravano affatto amichevoli.
Velati borbottii si alzarono dagli uomini seduti sui tronchi secchi e sui massi trascinati fino a quella catasta di legno su cui ardeva la carcassa di una pecora – probabilmente la cena del gruppo – e qualcuno si lamentò apertamente con i due che avrebbero dovuto pattugliare meglio il perimetro, anche se in realtà quelle improvvisate guardie erano annebbiate dai fumi dell'alcool quanto i loro compagni.
Salute a voi, compagni.” fece improvvisamente Heisenberg, spezzando così il silenzio in russo. “C'è posto anche per un viandante solitario al vostro falò?”
Si piegò lievemente sul pomello della sella per far in modo che quel drappello di uomini in terra straniera come lo era lui potessero scrutarlo meglio, mostrando qualcosa di assolutamente diabolico ai loro occhi. Un sorriso smagliante e predatorio incorniciava la sua barba incolta, dietro le lenti degli occhiali da sole tinte di arancione, sulle quali si riflettevano le scoppiettanti lingue di fuoco del falò, nascondevano occhi di ghiaccio e il cappello a tesa larga ormai logoro non rendevano bene le fattezze dell'uomo che li stava approcciando in modo apparentemente amichevole.
Dipende, sei un turista?”
Quello con la barba più lunga e lo sguardo torvo fu il primo a parlargli in un russo piuttosto elementare e Heisenberg fece molta fatica a non ridergli in faccia. Non potevano sapere che attraverso quelle lenti scure li stava osservando bene, così come il loro campo base. Giusto un paio di grosse tende e una vecchia camionetta usata per gli spostamenti, alla base del cassone da carico quello che restava di una razzia violenta e – molto probabilmente – ordinata da terze parti.
Che fossero atti di terrorismo o mercenari al soldo di qualche signorotto locale in cerca di vendetta verso i contadini suoi rivali non era dato saperlo, ciò che tuttavia il vagabondo poté ben vedere erano le salme incatenate a terra e trascinate fin lì in un gioco sadico che Heisenberg comprendeva solo in parte.
Il corpo di un uomo robusto giaceva a pancia in su, la bocca sporca di sangue poteva ben indicare di cosa fosse morto, mentre le sue braccia legate con una catena d'acciaio al cassone del mezzo erano contorte a causa di un trascinamento brutale. Stessa sorte era toccata al compare più giovane, forse il figlio o un altro sventurato a cui era stata tagliata la gola in un ultimo atto di presunta misericordia. Gli occhi ribaltati all'indietro mostravano solo una sclera ancora bianca e luccicante come due fari nella notte.
L'unica vittima ancora in vita era quella che forse avrebbe fatto meglio a morire prima di tutti gli altri, dato che aveva le fattezze di una ragazzina appena sbocciata nella pubertà. I suoi capelli erano stati tagliati via in segno di puro spregio – o per meglio dire rasati, come si fa con una pecora indisciplinata – picchiata come un cane nel fango, il volto sporco di terra e sangue e rigato da lacrime ormai seccate e gli abiti da lavoro lacerati dalla foga di “amanti” indesiderati come brandelli di pelle di un animale seviziato.
Un fiore appena nato e subito calpestato. In tutta quella scena poté immaginarsi la furia di quei lycan civilizzati che vivevano oltre i Carpazi.
Scene non dissimili da quelle che avevano forgiato la sua vita all'interno di quel villaggio senza nome di sciatti devoti contaminati dal Dio Nero. Bambini scomparsi, uomini macellati, donne violentate... ma per i lycan era una cosa abbastanza giustificabile – la satira dell'uomo che ritorna alla natura o la bestialità umana rappresentata nella sua più estrema parodia. Esperimenti falliti di una sacerdotessa corrotta . Tuttavia, nel quadro che si apprestò ad osservare quella notte non vide nulla che potesse in qualche modo essere riconducibile alla pura sopravvivenza in un mondo ostile o una natura contaminata dal male, bensì solo una visione narcisistica della tipica malvagità umana del forte contro il debole.
Del sadico contro il remissivo, in un copione già visto e vissuto fino alla noia.
Disgustoso.
Non sono un turista, sono un mercante!” fece finalmente Heisenberg, scendendo agilmente dal cavallo e scivolando giù per la duna ghiaiosa. “Vendo soprattutto, uhm, magie... vi va di fare uno scambio?”
Per quei briganti da due soldi, Heisenberg era un uomo spacciato a prescindere dalla risposta che avrebbe dato loro, i loro sguardi truci avevano già sentenziato la sua condanna a morte ben sapendo che non si erano dati la premura di nascondere i loro crimini come si deve.
Quale scambio?”
Alcuni borbottii perplessi si levarono dal gruppo quando il capo continuò con l’inutile conversazione con quell'eccentrico infedele, mentre altri ancora ridacchiavano maliziosi pur comunque allungando di soppiatto le mani verso le proprie armi nascoste sotto le giacche da cacciatore. Poco entusiasti di udire una risatina beffarda da parte di quell'ospite cencioso, desiderosi di commettere quello in cui eccellevano meglio. Persino l'ultima sopravvissuta alla cieca furia di quei guerriglieri mercenari sapeva quale destino avrebbe atteso quel folle.
Per quanto fosse ferita e sotto shock – senza più lacrime da versare ma abbastanza saggia da starsene china in posizione fetale – la ragazza ebbe comunque il coraggio di alzare lo sguardo verso Karl rispecchiandosi nelle sue lenti arancioni per un breve istante.
L'aveva vista, non avrebbe fatto finta di nulla. Intuendo fin da subito che ciò che le era toccato sarebbe accaduto di nuovo... ma ingenuamente la piccola aveva confuso le vittime.
Bè, facciamo così.” Heisenberg dette un'ultima boccata ad un sigaro ormai consumato del tutto, per poi calpestarci sopra con il tacco dello stivale destro. “Voi mi fornite gentilmente le indicazioni per raggiungere la Russia senza troppi preamboli e io in cambio vi mostrerò dei trucchetti divertenti.”
Ovviamente una ventata di ilarità si diffuse in quel drappello ora non più così rilassato, arrivando ad alzarsi in piedi e facendo capire al loro sventurato ospite che il tempo delle chiacchiere era ormai finito. Ignorarono il fatto che il vagabondo aveva estratto da una tasca interna del proprio trench nero un coltellino a farfalla, piccolo ma ugualmente letale, tenendolo perfettamente in equilibrio su due dita avvolte da un guanto di pelle consunto. Era chiaro che quella sera il macchinista in pensione aveva voglia di divertimento sfrenato.
Non ci interessa la magia!” Il pseudo comandante del gruppo si alzò a fatica dal suo tronco rinsecchito, aiutandosi con il fucile da caccia usato a mo’ di bastone. “Ora tu muori e – aaaaah!”
Mmh, facciamo che inizi prima tu?”
Quello che gli uomini assistettero quella notte fu esattamente ciò che Heisenberg aveva predetto. Una magia agli occhi delle persone ignoranti; un semplice fattore biologico, invece, per chi era a conoscenza della sua natura singolare.
Sotto gli sguardi allibiti dei presenti che erano abbastanza vicini da osservare meglio la scena che si stava svolgendo di fronte a loro, il cui volto mutò in un’espressione di puro orrore, il coltello era schizzato dalle dita di Heisenberg fino a piantarsi con un suono umido nella gola del loro comandante in capo. Un colpo ben assestato sotto il mento barbuto fece affondare la lama talmente in profondità che persino il manico metallico penetrò nello strato adiposo, portando lo sventurato brigante a sgranare gli occhi, conscio che quegli ultimi istanti di vita li avrebbe spesi ad osservare il sorriso malato del suo assassino.
La morte sopraggiunse solo quando la lama si sfilò via ad un comando telepatico del suo proprietario, ritornando al volo tra le sue mani, staccandosi così dall'arteria recisa da cui fuoriuscì un intenso spruzzo scarlatto che si levò oltre la sua persona. Un forte schizzo dettato dalla paura e dall'adrenalina che portarono il cuore di quel brigante a pompare in preda al più cieco terrore, andando a macchiare il terreno polveroso sotto di lui – alcune gocce riuscirono a raggiungere Heisenberg nonostante la distanza considerevole tra i due, ma l'oscurità delle sue vesti le inglobarono, decretando la fine di quella amicizia stroncata ancor prima di nascere sotto un tappeto rosso sangue.
Nel momento in cui il corpulento comandante cadde senza vita a pancia in giù, il resto dei briganti si svegliò dal torpore causato dall’alcool, urlando crepitante come le furiose lingue del falò che stavano lambendo le carni della pecora ormai carbonizzate, imbracciando l'artiglieria per puntarla contro quell’uomo che non accennava a smettere di ridere.
La piccola vittima, ancora legata a delle pesanti catene, batté i denti terrorizzata nel vedere i briganti fare fuoco su quello stregone cencioso, rannicchiandosi ancora di più quando sentì i botti e le urla che avevano accompagnato sia il suo rapimento che la perdita della sua innocenza di bambina e chiudendo gli occhi disperata per quelli che le sembravano dei secondi interminabili e strazianti.
Poi li riaprì solo quando uno strano silenzio cadde sul campo base, così gelido e innaturale che avrebbe ben preferito ascoltare gli scoppi di fucili e pistole piuttosto che osservare i volti contorti dalla paura dei briganti che fino a poche ore prima avevano mostrato il peggiore dei sorrisi che si poteva offrire ad una ragazzina come lei.
Quell'uomo doveva davvero essere un mago come affermava di essere, non c'era altra spiegazione plausibile su ciò che i suoi occhi verdi stavano guardando, poiché di tutti i proiettili che gli erano stati sparati addosso nessuno era riuscito minimamente a scalfirlo, fermi a mezz'aria a ruotare pigramente su se stessi come smarriti in un invisibile campo magnetico. Infatti, a pochi centimetri da essi, Karl Heisenberg batté le mani sinceramente divertito dall'impegno che quelle guardie assassine gli avevano dedicato.
Sarebbero tutti morti in quella notte senza stelle e lo avrebbero fatto al suono del suo applauso teatrale.
Devo dedurre che nessuno di voi saprà darmi le giuste indicazioni.” Si tolse gli inutili occhiali da sole per mostrare loro tutto il cinismo che traspariva dai suoi occhi color acciaio, con un’aria da onnipotente dio dai poteri ritrovati. “Oh, bè... suppongo non vi dispiacerà se vi mostro comunque alcuni dei miei trucchetti.”
Con un semplice ed elegante movimento del polso, Heisenberg conficcò ogni proiettile nelle membra del suo legittimo proprietario, tra le urla di dolore e fughe scalmanate per evitare un qualcosa che non poteva essere evitato.
I proiettili di grosso calibro penetrarono la pelle e la carne svuotando intestini e budella, trapassando cuori e spaccando crani come cocomeri maturi da cui saltò fuori la materia grigia che si spiaccicò a terra a pochi centimetri dalla ragazzina che non si trattenne dal gridare a sua volta. Non aveva mai visto un cranio aperto dal pallettone di un fucile da caccia grossa prima d'ora, così come non sapeva che un corpo umano potesse ancora muoversi dopo proprio come una rana a cui era stata rimossa la testa per divertimento.
Era così impegnata ad osservare gli spasmi morenti di un soldato ormai bello che andato da non essersi resa conto al supplizio a cui andò incontro il resto dei briganti. Non vide dunque i proiettili che attraversarono i loro arti spezzando le ossa e i denti, cavando loro gli occhi e riducendoli a poltiglie salmastre a contatto con il ferro rovente che distruggeva i loro volti. Una cacofonia di urla e imprecazioni che durò relativamente poco, durante il quale uno degli sventurati urlò più a lungo quando accidentalmente cadde sul grande falò su cui ardevano alte fiamme, prendendo fuoco come una torcia umana e dimenandosi selvaggiamente tra i tronchi riarsi. Contorcendosi nel dolore più atroce e portando le fiamme lungo il sentiero che il macchinista aveva deciso di percorrere, una lenta camminata mentre gli sventurati uomini che avevano deciso di affrontarlo cadevano uno dopo l'altro attorno a lui.
Sangue, ferro e fuoco. Lo spettro della sua vita passata si era palesato per una notte lasciando che solo il rumore dei suoi stivali sostituisse un silenzio improvviso dopo che gli ultimi briganti erano stati fatti a pezzi. Calpestò polvere e braci ardenti, non curandosi che le punte in metallo dei suoi calzari si sporcavano di frattaglie ancora fumanti e si diresse verso l'unica sopravvissuta rimasta intenta ad osservare quell'innaturale mattanza.
La piccola pensò che ormai fosse giunto anche il suo turno di essere macellata da un folle dio della morte, chiedendosi se le sue risate stentoree sarebbero state le ultime cose ad accompagnarla nell'aldilà. Ma dopo che il forestiero si fermò davanti a lei, oscurandola con la propria ombra e sorridendole in modo sornione, avvertì chiaramente i polsi farsi meno pesanti.
Le catene che l'avevano tenuta legata all'autocarro erano scivolate via come l’acqua di una torrente, liberandole finalmente i polsi che bruciavano di dolore a causa della pelle escoriata in più punti.
Hmm, suppongo che neppure tu sappia la strada. Dico bene, ranuncolo?”
Si piegò giusto un attimo per prenderla per la collottola di quella che un tempo era una camicia per tirarla su, constatando che restava comunque in piedi a fatica nonostante le gambe non recassero segni evidenti di fratture. Sapeva di non essere un uomo capace di mettere a proprio agio il prossimo, ma la piccola sventurata non reagì come ci si poteva aspettare in un momento del genere. Forse era lo shock dello spettacolo allestito da un egocentrico showman, uno stupore macabro che poteva tanto ammutolire quanto portare alla pazzia qualunque persona sana di mente.
Ma forse la giovane che ora lo stava fissando con i suoi occhioni spalancati non era più una persona da definirsi “normale”... non dopo quello che aveva visto e subito. Il destino l’aveva costretta a crescere in fretta il giorno in cui era stata rapita e vedendola annuire timidamente portò Heisenberg ad inarcare un sopracciglio piuttosto sorpreso.
Conosco... conosco la strada, signore... posso accompagnarla?” deglutì vedendo il lampo del dubbio nei suoi occhi chiari. Ora che lo osservava meglio il suo volto presentava pure diverse cicatrici procurate chissà come “M-ma ora non riesco a spiegare... perciò le faccio vedere e basta.”
Per un momento l'ex ingegnere rimase stupito da così tanta intraprendenza giovanile, ma forse poteva intuire il suo bisogno di allontanarsi il più possibile da quel luogo di morte e da una prigionia coatta e violenta. Heisenberg non necessitava della compagnia di qualche moccioso traumatizzato, ma avrebbe mentito a se stesso se avesse negato di essersi per un attimo rivisto in quella ragazzina distrutta. Se per lui quello sguardo speranzoso non si era più riaffacciato su un volto che si era fatto sempre più vecchio con l'avanzare dell'età adulta, vederlo su quella creatura distrutta gli fece un effetto... diverso.
Perfetto allora, prendi il necessario che partiamo subito! Non voglio far brontolare ulteriormente il mio cavallo.”

[…]

Un'alba grigia si stagliò sulle campagne della Georgia quel giorno, ancora ignara della mattanza che si era consumata giusto quattro ore prima e che aveva lasciato dietro di sé solo corpi spogliati dai propri averi e dalle proprie membra, il risultato di quello che poteva sembrare essere un regolamento di conti tra varie bande di briganti.
In sella al suo grigio destriero, Karl Heisenberg stava ancora cercando di capire cosa effettivamente lo avesse portato a prendere con sé la piccola creatura, ora intenta a mangiare un tozzo di pane seduta davanti a lui, concentrata nell'osservare le sconfinate file di viti con i grappoli d'uva non ancora maturi ma che già cominciavano a pendere sui rami secchi, colto da un momentaneo senso di disagio per aver compiuto un gesto piuttosto inusuale.
Non era avvezzo ad atti caritatevoli – non ne aveva mai ricevuti e ogni suo gesto gentile nascondeva sempre qualche secondo fine – ma arrivare a costringere qualcuno a fare qualcosa per lui? Era più propenso ad un non molto velato ‘vaffanculo’ che mettersi a picchiare una ragazzina inerme.
Siamo sicuri che questa sia la strada giusta, ranuncolo?”
Hm-m.” fece lei con la bocca piena, deglutendo e parlando solo in seguito con voce sottile e limpida. “Questa strada la percorrono i contadini, non le guardie... quelle basta solo corromperle.”
Riguardo a quello non c’erano problemi, aveva in effetti avuto premura di saccheggiare i portafogli e gli averi di quei mentecatti mutilati e aveva fatto indossare alla ragazzina un completo da caccia di riserva trovato dentro una delle tende, quindi ad un occhio meno attento sarebbe stato come vedere una famiglia di cacciatori di ritorno da una trasferta notturna. Un padre e un figlio per somma ironia della sorte.
Signore?”
Hm? Che c'è?”
Non dirò a nessuno quello che ho visto, lo giuro.”
Il flusso di pensieri cupi e malinconici venne interrotto da una piccola discussione da parte della ragazzina a cui tra l’altro Heisenberg non si era premurato di chiedere il nome di battesimo, ma in fin dei conti poco importava. Avrebbe lasciato quella creatura rovinata alle cure del primo centro cittadino che avrebbe incontrato appena toccato il suolo russo, intuendo perfettamente che la gratitudine offertaglisi sarebbe stata il silenzio d'oro che solo le donne rancorose sapevano usare.
Eh eh eh... so bene che non lo dirai a nessuno, principessa!”
Abbassò lo sguardo per osservare per un attimo la testa rasata di una bambina che appoggiava timidamente la schiena contro il suo petto, poi decise di alleggerire l’atmosfera con un argomento più interessante. “Piuttosto, hai mai ascoltato musica decente in vita tua? Perché devo ancora incontrare gente che conosce i Powerwolf da queste parti!”
Forse qualcosa dentro di lui era cambiato durante quei mesi di viaggio – o forse era rimasto il solito opportunista disposto a qualsiasi cosa pur di raggiungere i propri obiettivi – ma se era vero che aveva ricevuto una seconda possibilità dalla vita, allora non vedeva perché non potesse averla anche la ragazzina che si stava portando dietro... uno specchio ancora sporco di ciò che lui stesso era stato da bambino, pieno di cicatrici su una pelle inspessita dalle disgrazie.

  
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