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Autore: moira78    28/06/2021    5 recensioni
Festeggiare il compleanno, per William Albert Ardlay, non è così scontato. Durante gli anni la sua vita è cambiata più volte, anche in modo radicale...
Un carrellata di compleanni che è il mio piccolo omaggio al Principe della Collina.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Candice White Andrew (Candy), William Albert Andrew
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Missing Moments'
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28 Giugno 1925: buon compleanno, papà!

"Papà! Papà!", Anthony gli saltò in grembo all'improvviso facendogli rilasciare l'aria in uno sbuffo: per avere tre anni e pesare circa sei volte meno di lui, il colpo fu discreto.

"Ehi, quante energie! Hai ricevuto doppia razione di caramelle o sei solo felice per qualche motivo?!", ribatté Albert cercando di contenere tanta irruenza in un abbraccio affettuoso.

Il piccolo si divincolò per guardarlo in volto e gli regalò un sorriso che, da solo, lo avrebbe gratificato per tutta la vita. Se non fosse stato per le lentiggini sul naso, avrebbe fatto onore al nome scelto grazie all'impressionante somiglianza col suo adorato nipote.

"Buon compleanno, papà!", disse scoccandogli un bacio sulla guancia e cercando ancora di sgattaiolare. Albert lo trattenne con decisione, strappandogli un lamento di protesta.

"Lascia solo che ti ringrazi, figliolo", quasi lo pregò. Lo strinse a sé e gli baciò la testolina bionda, ubriacandosi del profumo pulito e deliziosamente infantile. Solo baciare sua moglie gli trasmetteva altrettanta pace.

Anthony non gli concesse più di qualche istante, era già in piedi, saltellante, che chiedeva della festa, della torta e dei regali che avrebbe ricevuto. Per avere solo tre anni e mezzo sapeva bene quello che voleva! Era al corrente che alla festa di compleanno del padre avrebbero mangiato cose buone e che, se avesse ricevuto un regalo come quello dell'anno precedente, sarebbe stato un motivo in più per giocare insieme.

A dire il vero, Candy era rimasta perplessa quando aveva deciso di comprare una canna da pesca gemella, ma più piccola, per un bambino che aveva poco più di due anni, però il risultato era stato divertente e a un certo punto un pesce aveva davvero abboccato. La parte meno esilarante era stata quella in cui Anthony sembrava dovesse essere trascinato nel lago con tutta la canna, ma Albert era stato così vicino e attento che il rischio reale non era mai esistito davvero.

In compenso, la moglie gli aveva tenuto il broncio per ore prima che razionalizzassero l'accaduto e da allora le sessioni di pesca avevano dovuto aspettare qualche settimana per riprendere. Alla luce di quell'episodio, Albert sperò che nessuno gli regalasse una bicicletta o una vettura. Però, forse, era ora che Anthony avesse almeno un triciclo...

"Papà, mi ascolti?!", la vocina indignata lo riscosse da quei pensieri. Si accorse che il piccolo, mentre cercava di attirare la sua attenzione, aveva in mano alcuni documenti. Con delicatezza, li riprese per sistemarli sulla scrivania, dove sarebbero stati più al sicuro.

"Perdonami, figliolo, ero distratto. Dicevi?".

"Mamma dice che ci aspetta alla capanna".

Albert spalancò gli occhi: alla capanna?

"Non c'è Sophie con te?", chiese all'improvviso. "Sei venuto qui tutto solo?", domandò rendendosi conto che era entrato nello studio senza nessuno che lo seguisse.

"No, mi ha lasciato la mamma! Ha detto di venire qui da te, farti gli auguri e portarti nella capanna". D'istinto, Albert alzò lo sguardo verso la porta: quindi quella furbacchiona di Candy aveva lasciato lì Anthony e se l'era svignata!

"Bene, allora non facciamola aspettare!", disse alzandosi dalla poltrona, ma il bambino allungò le manine nel gesto di spingerlo giù.

Cogliendo il messaggio e vedendo che scuoteva la testa con fermezza facendo ondeggiare i capelli dorati, desistette dal tentativo. "Mamma ha detto che dobbiamo andare quando è l'ora dei miei anni".

Albert sbatté le palpebre: l'ora dei suoi anni? Per qualche istante, con gli occhi socchiusi fissò pensieroso il figlio, poi lo vide alzare le piccole dita e mostrarne tre come quando gli chiedevano l'età. Doveva contare anche la mezz'ora?

"Va bene, giovanotto, ci muoveremo da qui quando l'orologio suonerà la melodia per tre volte. Che ne pensi? Va bene?", chiese indicando quello intarsiato sul camino.

"Sì!", acconsentì lui saltando sul posto, poi corse verso il divano per tuffarvisi come amava sempre fare. Lo guardò giocare e correre per la stanza godendosi semplicemente la sua vicinanza; stava lavorando a quei documenti dalle dieci del mattino e già gli mancava la sua famiglia.

In quel momento, vicino a suo figlio, ripensò a quanto fosse stato fortunato a potergli stare accanto molto più di quanto il padre fosse stato con lui. Aveva smesso di fare lunghi viaggi prima di sposare Candy e avrebbe ricominciato solo se fosse stato necessario e se avessero potuto seguirlo. E in caso fossero nati altri figli... beh, chi l'aveva detto che il patriarca degli Ardlay dovesse per forza presenziare di persona ai viaggi d'affari?

Finché Georges fosse stato disponibile, gli avrebbe delegato quell'incombenza. E, qualora non avesse potuto, avrebbe assunto una squadra intera di collaboratori perché lo facessero al posto suo. Ma, a dirla tutta, non aveva neanche tutto quel desiderio di espansione: le ricchezze degli Ardlay erano già piuttosto consistenti, gli sarebbe bastato amministrare quelle che già possedeva senza cercare fortuna altrove.

Lì, tra Lakewood e Chicago, aveva tutto quello che gli serviva.

Quel pensiero lo riportò a un compleanno di tanti anni prima, quando Rosemary era entrata nella sua stanza all'alba per festeggiarlo di nascosto con un dolcetto al cioccolato e una candelina: allora le aveva detto che non voleva altri regali. Qualche anno dopo, aveva perso anche lei.

Albert si ritrovò a reprimere un brivido, ricordando tutti i momenti di apparente serenità che si erano trasformati all'improvviso in un lutto insostenibile.

Suo padre. Rosemary. Anthony. Stair.

Incontrare Candy, innamorarsi di lei e sposarla era stato un po' come riscattarsi da tutte quelle sofferenze in un colpo solo. E quando credeva che la felicità stesse per esplodergli nel cuore come un fuoco d'artificio, lei gli aveva rivelato di aspettare il loro primo figlio.

"Papino?". Il bambino stava piantando su di lui quegli occhi che erano identici ai propri e Albert lo abbracciò di slancio, facendolo protestare di nuovo.

"Lo sai che ti adoro?", gli mormorò all'orecchio.

Lui ridacchiò: "Sì, ma è ora. L'orologio ha suonato!", disse con enfasi puntando il braccino verso la mensola.

"Ma allora dobbiamo muoverci!", ribatté alzandosi e prendendolo in braccio tra le sue grida di giubilo.

Albert si concesse di coprire la distanza tra il Giardino delle Rose e la vecchia capanna con una certa calma, come se si trattasse di una passeggiata: con la zia in Florida dai Lagan, Georges a Chicago e Archie a Pittsburg per affari insieme alla moglie Annie e ai figli, quello sarebbe stato un compleanno intimo che si sarebbe goduto fino alla fine.
Si era messo a sistemare le ultime carte prima di prendersi il suo tempo e ora era davvero curioso di sapere che sorpresa gli avesse preparato Candy. La trovò davanti alla capanna dove, tanti anni prima, aveva portato una ragazzina spaventata e bagnata che stava rischiando di affogare nella cascata. E dove l'aveva riportata, ormai adulta, dopo una vacanza breve ma indimenticabile con il suo prozio William.

Candy stava adagiando sull'erba una grande tovaglia blu e oro. Era bellissima con il suo abito estivo rosa confetto. Le labbra si distesero in un sorriso, vedendola. Anthony, che fino a quel momento era stato volentieri fra le sue braccia, si divincolò finché non lo mise giù e corse dalla mamma come se non la vedesse da una vita.

Albert desiderò fare lo stesso, ma si avvicinò con passi misurati per baciarla: "Mi sei mancata", mormorò.

"Anche tu. Ancora buon compleanno, amore mio", rispose lei staccandosi dal bacio e strofinando leggermente il naso sul suo.

Albert inarcò un sopracciglio, a malapena cosciente delle grida di richiamo del loro bambino che già chiedeva dove fossero i dolci. "Ancora? Perché, quando me l'hai detto?", finse di non ricordare.

"Oh, lo sai!". Rispose lei dandogli una leggera spinta.

"No, non lo so", rise adorando il rossore sulle sue guance.

Candy restrinse gli occhi: "William Albert Ardlay, devo ricordarle il motivo per cui stamattina ha iniziato a lavorare con colpevole ritardo?".

Il rossore non era scomparso ma gli occhi brillavano. "Touché", rispose entrando con lei in casa e aiutandola a portare fuori tre cestini carichi di panini, dolci, frutta e persino fette di arrosto.

Mangiarono sull'erba, in quel pic nic a tre così speciale, mille volte più bello di qualsiasi festa mondana gli avessero mai riservato, con il profumo dell'estate portato da un vento leggero, gentile e le risate tra un boccone e l'altro.

Era tutto così buono che ne rimase estasiato.

"Ti ha aiutata la cuoca o hai fatto da sola?", chiese assaggiando la carne cotta a puntino.

"Sono orgogliosa di dirti che io e Anthony abbiamo aiutato Nancy e ricevuto persino i suoi complimenti!", disse Candy a testa alta, cercando lo sguardo del figlio.

"Sìììì! Io ho messo l'insalata nei panini!", strillò addentandone uno.

Albert annuì, inarcando le sopracciglia e piegando le labbra in un'espressione di stupore: "Però! Si vede che hai preso tutto da me, in cucina", disse guadagnandosi una gomitata da Candy. "Stavo scherzando! Sei diventata bravissima anche tu, lo sai", la rabbonì baciandola e assaporando sulle sue labbra l'aroma della salsa tartara.

Fu in quel momento che Candy allungò una mano dietro al suo collo per farlo chinare di più su di lei e avvicinarsi al suo orecchio per bisbigliare: "Più tardi ti rinfrescherò la memoria sugli auguri di stamattina".

Albert ebbe appena il tempo di sentire la gola seccarsi e la bocca spalancarsi, che era già sparita dietro un albero dove Anthony stava giocando a nascondino con il panino ancora in mano. La risata gli sgorgò dal cuore: e dire che una volta pensava che con Candy avrebbe potuto condividere proprio un panino e null'altro!

Ora, invece...

Il vento gli scompigliò i capelli e le voci allegre di sua moglie e suo figlio gli comunicarono che era arrivato il momento della torta e del regalo. "Per quest'anno, però, invertiremo le due cose per... ehm... motivi logistici".

Lui inarcò un sopracciglio, perplesso e, mentre Anthony saltellava ripetendo gioioso "motivi logici, papà!", Candy lo condusse verso il fiume.

"Chi penserà a tutto il cibo rimasto fuori dalla capanna?", chiese guardandosi per un attimo alle spalle.

"Tranquillo, ho organizzato perché passino fra poco a riordinare", disse Candy facendogli l'occhiolino e cominciando a saltellare davanti a lui come Anthony.

"Sei incredibile, amore mio", disse con trasporto, grato per la passeggiata fuori programma: avevano fatto davvero onore alla cenetta e in realtà era rimasto ben poco da portare via. Camminando, avrebbero fatto spazio al dolce.

Nei pressi del fiume, Candy gli si parò davanti con una mano alzata, intimandogli l'alt come una specie di vigile. Poi prese Anthony in braccio e glielo posizionò a cavalcioni sulle spalle. Albert lo afferrò per le gambe perché non cadesse e si mise a ridere quando gli coprì gli occhi: "Ehi, così andremo a sbattere o cadremo!".

"No, perché vi guiderò io. Avanti, Albert, cammina dritto davanti a te", lo incitò e a lui non restò che seguire la sua voce mettendo con attenzione un piede davanti all'altro. Non aveva paura di inciampare per se stesso, ma temeva che Anthony potesse cadere e farsi male.

Dopo alcuni passi, tuttavia, udì il suono languido del fiume e immaginò la barca di Stair. Stava ancora chiedendosi come ci sarebbero entrati in tre, con un bambino che a malapena voleva restare fermo, quando la moglie gli disse di togliere le manine dagli occhi di papà.

Quando lo fece, Albert vide l'ultima cosa che si aspettava.

Una vera barca di legno, grande abbastanza per cinque persone, con tanto di sedili dotati di schienale. C'erano persino i remi!

"Candy, ma è... è...". Forse per la prima volta nella vita, Albert rimase senza parole.

"Non ti piace?", chiese lei contrita. "So che è molto semplice e non ha neanche una decorazione, ma quando l'ho commissionata ho chiesto soprattutto che fosse pratica, spaziosa e anche facile da trasportare altrove. Sai, qualora volessimo portarla anche da un'altra parte per andare a pescare con Anthony e...".

Lui scosse la testa con un sorriso e mise giù Anthony che scalpitava per vederla da vicino. Si accostò a Candy e la baciò con dolcezza sulle labbra, mettendo fine al suo monologo: "La adoro", le disse emozionato, "è uno dei regali più belli che abbia mai ricevuto. Grazie, amore mio. E grazie anche a te, giovanotto! Scommetto che sei stato tu a suggerire l'idea a tua madre, non è vero?".

Anthony saltellò fra i genitori: "Sì! Volevo un galeone come quello dei pirati!".

Candy rise: "È vero, confermo. Ma abbiamo dovuto... semplificare il progetto originale per questioni pratiche".

Albert riprese su un braccio il bambino e con quello libero circondò Candy, stringendoli entrambi a sé: "Grazie, grazie ancora a tutti e due. La adoro! Vogliamo provarla subito?", propose avviandosi sulla riva.

"Per forza", disse Candy enigmatica, seguendolo e aiutandolo a far salire Anthony senza farlo finire in acqua, "questa barca ci porterà fino alla torta!".

Lui sedette, posizionandosi di fronte alla moglie e ad Anthony, stringendo le palpebre in una muta domanda, poi chiese ad alta voce: "Bene, dove dovrei portarvi di preciso?".
Candy sorrise: "Dove un giorno mi hai salvata dalla cascata".

E il sorriso raggiunse anche le sue, di labbra, mentre imbracciava i remi e tornava indietro nel tempo con le due persone più importanti della sua vita. Quel compleanno si stava rivelando davvero uno dei più felici che avesse mai passato, persino quando si trovava nella savana africana non era stato così avventuroso.

Allora era libero, ma adesso lo era ancora di più. Libero di amare la donna della sua vita e di essere riamato. Libero di stringere fra le braccia il frutto del loro amore. Libero di sognare altri milioni di giorni come quello.

Quando giunsero alla radura, Albert dovette trattenere l'ennesima esclamazione d'incredulità: era mica Georges quello vestito di tutto punto vicino a una specie di armadio di legno? E come lo aveva portato fin lì? Certo non da solo...

"Ma... ma... tu non dovevi essere a Chicago?", gli chiese dopo averlo salutato, mentre smontava dalla barca e assicurava la cima al tronco di un albero. Si assicurò che anche Candy e Anthony scendessero senza problemi e gli rivolse lo sguardo per ascoltare la risposta.

"Sono stato a Chicago fino a ieri mattina e ho concluso l'affare con la banca come da accordi, quindi mi sono premurato di eseguire la richiesta della signora Candy e del signorino Anthony", rispose nel solito tono educato e composto.

"La richiesta ha a che vedere con quello che sembra un frigo a ghiaccio?", disse divertito, indicandolo.

"La torta! La torta!", strillava Anthony saltellando proprio in quella direzione.

Come un perfetto cameriere, Georges aprì l'anta rivelando una composizione ricoperta di panna. Albert adorò che fosse imperfetta in modo tanto delizioso, con un po' della copertura che colava da un lato: significava che l'avevano fatta in casa!

Per un attimo ricordò quando Rosemary aveva fatto il dolcetto ripieno di cioccolata l'anno in cui erano rimasti orfani, per allietare il più possibile il compleanno del piccolo fratellino.

"Dai, Georges, ti aiuto a tirarla fuori! Mi spiace, Albert, non è venuta del tutto dritta perché Anthony continuava a spalmare la panna su tutti i lati mentre io cercavo di farla aderire al pan di spagna e... oh! In mezzo ci abbiamo messo anche fragole e cioccolata come piace a te. Tesoro, mi aiuti con la tovaglia mentre papà e Georges provvedono a... Albert?".

La stava ascoltando incantato, comprendendo all'improvviso quanto impegno ci fosse stato dietro a quel compleanno. Durante i primi anni di matrimonio, e quando Anthony era più piccolo, c'erano stati eventi sempre presenziati dalla zia Elroy, non avevano avuto certo l'intimità di quello attuale: se escludeva una certa fuga alla Casa della Magnolia dopo uno di quei ricevimenti, ben pochi compleanni potevano essere paragonabili, in effetti.

Le mani di Candy sul suo viso gli fecero chiudere gli occhi con un senso di beatitudine. Si era di sicuro accorta che erano lucidi: "Non è cosa di tutti i giorni vederti così commosso. Vuol dire che ti è piaciuta davvero la sorpresa", disse piano, baciandogli la punta del naso e poi le labbra.

Si schiarì la voce, tentando di parlare senza farla tremare ma Anthony lo interruppe: "Che vuol dire sommosso?".

"Commosso, tesoro", lo corresse Candy facendogli scivolare le mani sul collo. "Vuol dire che papà si è emozionato vedendo la nostra torta".

"Davvero? Come quando mi avete regalato il trenino?", chiese lui spalancando gli occhi e guardandolo.

"Qualcosa del genere, giovanotto", gli rispose prendendolo in braccio per baciarlo di nuovo. E, accidenti, aveva di nuovo voglia di baciare anche sua moglie ma Georges si schiarì la voce proprio in quel momento.

"Chiedo scusa", esordì con tono urgente. "Portare qui l'armadio con il ghiaccio si è rivelata un'operazione più lunga del previsto e sarebbe il caso di tagliare questa torta prima che il sole sciolga tutto".

"Oh, certo, certo! Hai ragione!". Candy si affrettò a recuperare un coltello e dei piattini da un cestino posto in maniera strategica proprio di lato al frigo di fortuna e ben presto la torta fu servita anche a un riluttante Georges che non voleva essere di disturbo.

"Oltre a far parte della famiglia te la meriti per aver aiutato Candy e Anthony a fare tutto questo", dichiarò guadagnandosi un'occhiata di approvazione dalla moglie.
Stava per prendere un boccone di dolce quando Anthony gridò: "La candelina!".

"Oh, hai ragione!", intervenne Candy spalancando una mano davanti alla bocca e frugandosi in una tasca. "Meno male, non si è rovinata!", disse piazzandola sulla sua fetta e mettendosi a cercare qualcosa con cui accenderla.

"Permette, signora Ardlay?", s'intromise Georges tirando fuori dei fiammiferi dal taschino. "Volevo dire... signora Candy", si corresse alla sua occhiataccia.

"Grazie, tu pensi sempre a tutto!", rise lei.

E così Albert si ritrovò davanti alla candelina del suo trentasettesimo compleanno senza desideri da esprimere, se non quello che la sua vita procedesse esattamente come era. Ascoltò divertito la canzone canticchiata dalla voce fresca di Candy, da quella urlante ed eccitata di Anthony e persino qualche nota accennata da Georges, prima di spegnerla.

La torta si rivelò deliziosa e tutti ne presero una seconda porzione, prima che Georges si dirigesse con discrezione verso il sentiero da dove una squadra di servitori si adoperò per portare via il frigo e i resti del dolce.

Li ringraziò tutti con grande emozione, ricevendo i loro auguri sinceri; non fu stupito quando Candy gli comunicò che, per ringraziarli del trambusto di quel giorno, aveva promesso loro un premio e delle vacanze supplementari.

"Hai fatto benissimo, tesoro, sono stati davvero speciali. Anche se non quanto voi", mormorò stringendola a sé mentre se ne stavano seduti sull'erba con Anthony che sonnecchiava sulle gambe di lei.

"Mi raccontate la storia di quando siete stati qui la prima volta? Papà, è vero che l'hai salvata dalla cascata?". Albert guardò Candy per un istante e capì che toccava a lui cominciare.

"Dunque, devi sapere che un bel giorno la tua mamma ha avuto la pessima idea di salire da sola su una barchetta molto più piccola di quella che mi avete regalato...", iniziò.

"Albert, sai perché l'ho fatto!", protestò lei accigliandosi.

"Sì, ma non è necessario raccontare quella parte, no?", disse facendole l'occhiolino. "Anthony deve sapere che, almeno fin quando non sarà maggiorenne, non dovrà salire da solo su un'imbarcazione che sia meno che sicura".

"Giusto, giusto", confermò lei annuendo.

"E poi che è successo?", s'incuriosì il bambino alzandosi a sedere e riacquistando vivacità.

"Sono caduta dalla cascata e ho rischiato di annegare, ma il tuo papà mi ha salvata e mi ha asciugata davanti al fuoco", continuò lei con una punta di emozione nella voce, strappando un "ohhh" stupefatto al bambino.

"È come nella storia di Pollicina, vero?", chiese con gli occhi sgranati e attenti.

"Sì, ma invece che da un pesce tua madre è stata salvata da un orso. O era un pirata?", chiese a Candy cercando di trattenere le risate.

"Oh, Albert, avrei sfidato chiunque a spaventarsi vedendoti conciato in quel modo", rise invece lei dandogli una piccola spinta sulla spalla.

"In che modo? E dov'era il pirata? E l'orso?". Anthony era confuso.

"Ero io, figliolo, che somigliavo a un pirata", affermò senza distogliere lo sguardo da Candy che ora rideva apertamente.

"Però, al posto della fascia sull'occhio, aveva degli occhiali scuri in piena notte e una barba e dei baffi così lunghi da fare invidia a Babbo Natale!", disse divertita.

"Un pirata Babbo Natale con gli occhiali scuri?!", ripeté il bambino ammirato.

"Già, e pensavo che sarebbe bello farmeli ricrescere, la barba e i baffi, voi che ne dite?", chiese con aria solenne, accarezzandosi il mento con una mano.

Il sì di Anthony e il no di Candy arrivarono insieme e lui scoppiò a ridere: "Bene, non vedo come potrei accontentarvi entrambi. Mio figlio vuole un pirata e mia moglie un marito sbarbato di fresco".

"Potresti solo metterti una benda sull'occhio ed evitare di nascondere i tuoi bei lineamenti dietro a centimetri di peli biondi", rispose lei in maniera quasi civettuola, strappandogli un sorriso malizioso.

Albert restrinse le palpebre: "Bei lineamenti, eh? Più tardi ne riparliamo, miss 'svengo davanti alle folte barbe'".

"Oh, Bert!".

"Mamma, sei addirittura svenuta davanti a papà pirata?!".

"Sì, ma si è ripresa subito quando ho alzato gli occhiali per mostrarle il mio sguardo innocente", ribatté lui spalancando gli occhi in modo suggestivo.

"Ed è allora che vi siete sposati?", chiese con innocenza il piccolo.

"Oh, no, tesoro, all'epoca ero una ragazzina", spiegò Candy.

"E io non sapevo ancora che sapesse fare delle sorprese di compleanno così belle", concluse Albert.

La storia proseguì tra invenzioni al confine fra fiabe e realtà, e risate, ma quando Anthony paragonò il racconto a quello della Bella e la Bestia alla menzione del Principe, sia lui che Candy tornarono per un attimo seri. Nella sua ingenua fantasia, il bambino aveva forse trovato il paragone più calzante, anche se Candy protestò dichiarando che il suo papà era già bello prima.

Fecero rientro scivolando sulla superficie dell'acqua senza scossoni e Anthony, a metà traversata, si addormentò sulle ginocchia di Candy. Quando attraccarono davanti alla capanna, il sole era quasi tramontato e Albert lo tenne in braccio fino a casa.

"È stata una giornata emozionante anche per lui", disse Candy con un sorriso, quando arrivarono nella sua stanza e lo adagiarono nel lettino. Il piccolo si girò sul fianco borbottando "torta", senza mai svegliarsi del tutto.

"Siete stati fantastici, tutti quanti! Avete reso speciale il mio compleanno come non mi capitava da tempo", mormorò Albert attirandola a sé e baciandole una tempia. Lei gli sorrise e, in punta di piedi, uscirono dalla stanza lasciando la porta accostata come facevano di solito. Finché fosse stato piccolo, sarebbero stati sempre con l'orecchio teso ai suoi richiami, così come lo avevano tenuto per i primi due anni nella culla della loro stanza, affidandolo alle cure della tata solo quando erano davvero esausti e avevano bisogno di riposare.

Ma un giorno, Anthony avrebbe chiuso quella porta e un domani lontano se ne sarebbe andato in giro per il mondo inseguendo i propri sogni. Era una prospettiva di cui parlavano poco perché li riempiva di malinconia e orgoglio al contempo, e comunque appariva ancora così remota che era inutile struggersi ora.

E poi volevano altri bambini.

Albert aveva sempre sognato una famiglia numerosa, soprattutto perché non voleva che i suoi figli si sentissero mai soli: certo, Anthony aveva la sua mamma e il suo papà sempre accanto e anche i cuginetti, ma non era la stessa cosa.

Mentre Candy si toglieva il vestito nella loro camera, si sorprese a fissarla e a immaginarla di nuovo madre, con le forme generose della gravidanza e lo sguardo acceso di una luce speciale.

"Che c'è?", chiese lei rimanendo con le braccia intrappolate per metà nelle maniche.

"Pensavo che eri bellissima mentre aspettavi Anthony. E che sei bellissima anche adesso". Si slacciò la camicia e le si avvicinò per aiutarla.

"Oh, quindi sono bellissima sempre! Lo dici perché è vero o solo per ricambiare il complimento che ti ho fatto oggi?", chiese lei sciogliendo i capelli e scuotendoli come una maestosa cascata bionda.

"Lo dico perché è la verità", ribatté lui serio, passandole le mani sul viso e infilandole tra le ciocche.

"Albert...".

"Mh?", fece lui senza smettere di giocare coi suoi riccioli.

"Davvero ti sembravo bella mentre ero incinta?", chiese con il dubbio negli occhi.

Lui la fissò per qualche istante: "Perché me lo chiedi?". Un'idea cominciò a farsi strada nella mente e spalancò gli occhi: "Vuoi dirmi che sei...?".

Candy scosse la testa: "No, no... beh, non ancora perlomeno", ridacchiò provocandogli quasi una punta di delusione. "Però... ti ricordi che ti avevo detto di voler aspettare fino a che Anthony non fosse stato abbastanza grande?".

Albert annuì, cercando di contenere il sorriso spontaneo che stava per nascere sulle sue labbra: "Sì, e io ti ho detto che ero d'accordo. Per questo siamo stati attenti... fino a stamattina", sorrise malizioso facendola arrossire.

Lei nascose il viso sul suo petto. "In effetti volevo parlartene... dirti che... adesso sono pronta", mormorò.

Lui la strinse a sé, il desiderio di Candy che s'inframmezzava con la gioia del momento: "A essere sincero lo avevo dedotto, ma forse potevi anche dirmelo prima. O il mistero faceva parte del mio buongiorno speciale?".

Candy sbuffò e lui adorò il suo pudore nonostante tutto: "Volevo sorprenderti, ma è anche giusto che ne parliamo. Ad esempio io non so se tu...".

Albert la zittì con un bacio a fior di labbra, poi con uno più impegnativo, infine le catturò la bocca con decisione, stringendola in un abbraccio deciso. Fece vagare le mani dietro la schiena e risalì per scoprirle la spalla, tirandole giù una spallina della sottoveste. "Ti basta come risposta?", mormorò con un leggero affanno.

"Non so se ho capito bene", ribatté lei con gli occhi ancora chiusi, le labbra rosse per i baci ricevuti.

Albert non si fece pregare due volte e ricominciò la sua opera con dedizione. "Non avevi anche detto che mi avresti rinfrescato la memoria sugli auguri?", disse mentre le attraversava il collo con baci leggeri.

"L'ho detto", ribatté lei con voce arrochita, passandogli le mani sul torace. "E manterrò la promessa".

E Albert lasciò che la mantenesse, mentre s'inebriava del suo profumo, delle sue carezze e della dolce prospettiva che forse, proprio quella notte, avrebbero creato una nuova vita.
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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