Quarta parte
Here I am (Here I am)
Will you send me an angel?
Here I am (Here I am)
In the land of the morning star
Wise man said just find your place
In the eye of the storm
Seek the roses along the way
Just beware of the thorns…
(“Send me an angel” – Scorpions)
Sir Richard e Maggie tornarono nella loro
dimora in Galles e dal loro figlioletto Henry il giorno successivo. Maggie
avrebbe voluto recarsi subito al cottage per riabbracciare il fratello, ma il
marito le raccomandò prudenza.
“Purtroppo dobbiamo ancora tenere gli occhi
aperti e aspettarci il peggio” le spiegò. “Re Henry ha promesso di concedere a
Edward una grazia speciale e io sono convinto che questa sia realmente la sua
volontà, però, come hai potuto vedere da sola, non sempre gli ordini partono da
lui, benché sia il sovrano. E’ stata tua cugina Elizabeth ad architettare il
piano per condannare Edward, perciò è da lei che dobbiamo guardarci ancora per
qualche tempo, almeno fino a quando non avremo concretamente in mano il documento
firmato dal Re che attesta la liberazione di tuo fratello.”
Maggie annuì, ancora sconvolta e amareggiata
per ciò che aveva scoperto. Era stata Elizabeth a ingannare Edward, gli aveva
mentito per estorcergli una falsa confessione e condannarlo a morte. La giovane
non aveva mai avuto molta fiducia nel nuovo Re, eppure ora veniva a sapere che
il vero pericolo era proprio la persona che mai avrebbe sospettato: Elizabeth
considerava Edward un ostacolo per il potere che lei voleva mantenere, per sé e
per i suoi figli Arthur e Henry. Per lei non aveva importanza che il ragazzo
fosse innocuo, ingenuo e non nutrisse la minima ambizione, la sua semplice
esistenza era un rischio per i Tudor poiché i sostenitori degli York vedevano
in lui il vero erede al trono. A malincuore dovette quindi ammettere che il
marito aveva ragione: Elizabeth era la vera nemica, non Re Henry.
“Quanto pensi che dovremo attendere, dunque,
prima che io possa rivedere Teddy?” domandò.
“Non posso saperlo con certezza, mi spiace.
Io personalmente mi sentirò più tranquillo quando il Re ci darà il documento
firmato in cui concede la liberazione a tuo fratello, ma non so quando ciò
potrà accadere” rispose l’uomo. “Nel frattempo dobbiamo essere pronti a tutto.
La Regina ha compiuto un atto orribile estorcendo in quel modo la firma a
Edward e agendo alle spalle del Re, quindi non ci sarebbe da stupirsi se
inviasse delle sue guardie a
sorvegliarci o, peggio, se corrompesse qualcuno dei nostri domestici per
spiarci. Devi comprendere che lei è capace di tutto, ormai, non è più la cugina
che conoscevi.”
Tuttavia, vedendo le lacrime spuntare dagli
occhi di Maggie, Sir Richard si addolcì e accarezzò con affetto il volto di sua
moglie.
“Maggie, adesso non devi più temere per
Edward, lui è libero e al sicuro” le disse. “Magari non potrai incontrarlo
subito, ma almeno saprai che sta bene. Anche quando era prigioniero nella Torre
di Londra potevano passare settimane o anche mesi prima che potessi andare a
fargli visita e, allora, lo sapevi in carcere da solo, non ti dicevano come
stava, se era malato, se aveva abbastanza da mangiare… Adesso sai che è libero
e che si trova a poco più di mezz’ora da qui, inoltre Erik verrà tutti i giorni
a portarci sue notizie. Anzi, dovrebbe arrivare proprio tra poche ore e tu potrai
chiedergli tutto quello che vorrai sulle condizioni di Edward. Erik prenderà le
dovute precauzioni per giungere qui e poi ci sistemeremo in una stanza sicura
in cui nessuno potrà vederci o ascoltarci per poter parlare tranquillamente.”
Finalmente Maggie si sentì sollevata e il suo
viso si illuminò di un grande sorriso.
“E’ meraviglioso, Richard, grazie, e… e credo
che dovremmo ricompensare Erik per tutto ciò che sta facendo per Teddy, cosa ne
pensi? Potresti donargli un pezzo di terra dove costruire una casa tutta sua o
qualsiasi cosa desideri… merita veramente una grande ricompensa per quello che
ha fatto e che fa tuttora!” esclamò.
Anche Sir Richard sorrise alla moglie.
“Erik mi serve fedelmente da tanti anni e non
ha mai voluto nulla in cambio, anzi si sente ancora in debito con me per
avergli dato la possibilità di vivere una vita onesta e di fare carriera come
Capitano delle mie guardie, tuttavia penso che tu abbia ragione, questa volta
merita davvero un premio” concordò.
Beh, in realtà Erik il suo premio lo aveva già ricevuto e se lo
teneva ben stretto… chissà se sarebbe riuscito a farlo accettare a Maggie!
Intanto, al cottage, anche Edward domandava
continuamente a Erik quando avrebbe potuto rivedere la sorella.
“Sir Richard e sua moglie sono rientrati
nella loro dimora proprio questa mattina e nel pomeriggio andrò a far loro
visita per portare tue notizie” gli rispose l’uomo.
Edward apparve subito molto emozionato e
impaziente.
“Posso venire con te, Erik, per favore? E’ da
tanto che non vedo Maggie e mi manca! Mi porti con te, per favore?” insisté.
Erik sorrise intenerito. In quei momenti
doveva farsi forza per trattenere la voglia che aveva di stringere quel dolce e
ingenuo ragazzo forte forte tra le braccia…
“Vorrei davvero poterti portare con me, ma
vedi, Edward, la situazione non è cambiata da quando eri prigioniero” replicò,
rendendosi conto che avrebbe dovuto spiegare molte cose al giovane Conte di
Warwick. “Ricordi quello che ti ho raccontato la notte in cui ti ho liberato,
la storia della firma che la Regina ti ha estorto?”
Quella notte era stata piena di confusione,
paura e emozioni intense per Edward e i ricordi riaffioravano lentamente.
Guardò Erik con occhi perduti ad inseguire stralci di frasi, flashback,
momenti…
“Mi hai detto che… che Lisa non voleva
davvero sapere se ero in grado di scrivere il mio nome, che in realtà ha usato
la mia firma per una confessione che io non ho mai fatto” mormorò, ancora
piuttosto confuso. “Io però non ho davvero firmato, ho scritto solo Teddy, credevo fosse quello che lei
voleva.”
Erik prese affettuosamente il giovane per le
spalle, sentendo il bisogno di un contatto con lui, di sentire che era lì, che
lo aveva davvero salvato, portato via da quel mondo orribile e meschino.
“Ed è stata la tua fortuna, perché la
confessione così non ha valore, ma alla Regina non importava, lei cercava
soltanto una scusa per condannarti a morte” disse.
Edward non si era mai fermato realmente a
riflettere sulla questione e adesso, per la prima volta, la reale consapevolezza
di ciò che aveva fatto la cugina lo riempì di orrore e dolore.
“Lisa voleva che morissi? Ma io non le ho mai
fatto niente di male! Perché mi odia tanto? Credevo che mi volesse bene!”
esclamò, nella sua voce tutta la disperazione del mondo.
“Non so cosa provi per te, non la conosco,
ma… in ogni caso vuole molto più bene a suo marito e, soprattutto, ai suoi
figli” cercò di spiegare Erik, con il cuore che gli si spezzava nel vedere
Edward così sconvolto. Era stata una bassezza inconcepibile fare tanto male a
un ragazzo come lui… “Non è una questione personale, non vuole che tu muoia per
qualcosa che hai fatto, ma per ciò che rappresenti. I sostenitori degli York
ritengono ancora che tu sia il vero, unico e legittimo erede al trono, a meno
che il ragazzo che abbiamo liberato non sia veramente Richard come sostiene di
essere. Vorrebbero che fossi tu, l’ultimo dei Plantagenet, a regnare
sull’Inghilterra al posto di Re Henry.”
“Ma io non voglio essere il Re!” trasecolò
Edward. “Non l’ho mai veramente voluto, non saprei nemmeno come fare… Io volevo
solo tornare a casa, vivere libero, accanto a Maggie, non farei mai niente
contro Re Henry. Richard aveva detto che avrei potuto avere tutti i cani che
volevo e una bella casa in campagna e cavalli e parchi e boschi… non voglio
essere Re, io!”
Ancora una volta Erik sentì prepotente il
bisogno di stringere tra le braccia il povero ragazzo e di baciarlo, ma dovette
trattenersi.
“Lo so, lo sappiamo tutti e sono convinto che
lo sappia anche la Regina, ma quello che vuoi tu non le interessa, a lei non
importa che tu sia gentile e privo di ambizioni, lei pensa ai sostenitori degli
York che, finché ci sarà un erede diretto dei Plantagenet ancora in vita,
vorranno metterlo sul trono e spodestare Re Henry. Ora ci sono anche i suoi
figli e la Regina vuole a tutti i costi che la corona resti salda sulla testa
dei Tudor” disse l’uomo, in tono accorato.
“Finché
ci sarà un erede diretto dei Plantagenet ancora in vita…” ripeté Edward,
trasognato. “Quindi per lei io devo morire, anche se non faccio male a nessuno,
anche se non voglio quel trono, anche se sono sempre stato buono?”
Era troppo per Erik, che questa volta non si
trattenne e abbracciò con foga il giovane Conte di Warwick, circondandolo con
il suo affetto e il suo amore, proteggendolo nel cerchio delle sue braccia.
“Certo che sei buono, Edward, e io non
permetterò che nessuno ti faccia del male, ti difenderò ad ogni costo, ti terrò
sempre al sicuro” mormorò l’uomo. “Ma è per questo che non posso portarti con
me oggi, perché la Regina potrebbe aver mandato delle guardie a sorvegliare Sir
Richard e tua sorella e noi non dobbiamo correre il rischio che scopra che sei
qui. Io farò tutto quello che posso per proteggerti sempre, anche a costo della
mia stessa vita, perché ti a… perché so quanto sei buono e indifeso e meriti di
essere libero e di vivere felice.”
Per qualche minuto nessuno dei due disse
niente, perduti nei loro pensieri e in quell’abbraccio che voleva dire tante cose
per Erik, ma anche per Edward benché ancora non se ne fosse reso conto… sapeva
soltanto che tra le braccia di quell’uomo forte e generoso si sentiva al
sicuro, sereno, felice come non era mai stato prima e altre emozioni confuse
che non si spiegava!
Erik fece molta fatica a sciogliersi dall’abbraccio,
aveva desiderato per tanti mesi di stringere così il suo piccolo Conte e adesso
ogni istante con lui gli sembrava un miracolo. Si staccò, ma rimase vicino al
ragazzo e gli scompigliò affettuosamente i capelli.
“Per qualche tempo, quindi, dovrai avere
pazienza e aspettare che sia Lady Margaret a poterti raggiungere qui. Lei verrà
presto, non appena saremo sicuri che nessuno la sta sorvegliando” promise l’uomo.
“E, nel frattempo, io andrò a parlare con lei e Sir Richard per far sapere loro
che stai bene, che ti stai riprendendo e che sei al sicuro. Va bene così,
Edward?”
Il giovane sorrise leggermente, scuotendo il
capo con dolcezza.
“Non tanto, ma cercherò di farmelo andare
bene. E poi… tu mi puoi chiamare Teddy, te l’ho già detto, no?” disse.
“E’ vero e mi fa molto piacere, è solo che, a
volte, penso di essere troppo sfacciato” ribatté Erik, con un certo turbamento.
“In fondo tu sei il Conte di Warwick, l’ultimo dei Plantagenet e io sono
soltanto…”
“Tu sei l’uomo che mi ha salvato” lo
interruppe Edward, fissandolo negli occhi. “Mi proteggi e ti occupi di me, mi
fai sentire bene e al sicuro e io non voglio più essere il Conte o l’erede al
trono, non mi interessano quelle cose, io voglio solo essere Teddy e stare qui
con te.”
Stare qui con te? Erik
restò allibito. Edward aveva davvero detto quello che gli sembrava di aver
sentito? E che cosa intendeva? L’uomo si impose di non farsi strani castelli in
aria, chiaramente il ragazzo gli era grato e voleva dire che stava bene con
lui, che sarebbe vissuto tranquillo nel cottage finché non avesse potuto,
finalmente, trasferirsi nella dimora dei Pole, accanto alla sorella.
“Bene, allora, se ti sei tranquillizzato io
posso recarmi alla dimora di Sir Richard, come ti dicevo” disse, cercando di
pensare ad altro. “Parlerò con tua sorella e la rassicurerò sul tuo conto, le
porterò i tuoi saluti e…”
Il giovane lo afferrò per un braccio.
“Ma… vuoi lasciarmi qui da solo? Hai detto
che sono ancora in pericolo, che Lisa… che la Regina vuole tuttora uccidermi e
mi lasci qui da solo?” sussurrò, spaventato. “Non voglio restare da solo, non
mi piace, voglio stare con te, tu mi hai salvato e io ora appartengo a te, mi
devi proteggere…”
Edward si era avvicinato moltissimo, i suoi
occhi tradivano paura e sgomento e Erik… beh, Erik non ce la fece più a
resistere. Lo strinse di nuovo tra le braccia e, questa volta, cedette all’impulso
di baciarlo. Giurò a se stesso che si sarebbe immediatamente staccato se Teddy
si fosse mostrato sconvolto o disgustato… ma non accadde. Il giovane Conte,
chiaramente, non aveva idea di cosa stesse accadendo, ma un vortice di emozioni
lo travolse, i pensieri gli vorticavano in testa, il cuore gli batteva all’impazzata,
le ossa e il sangue gli si liquefacevano mentre sperimentava quel contatto così
intimo e profondo con l’uomo che lo aveva salvato, il suo eroe, il suo
protettore… e si sentiva così al sicuro, così al caldo, così irresistibilmente
appagato e felice da non trovare neanche un motivo per cui non dovesse rimanere
lì, stretto a lui, nella perfezione di quell’attimo infinito.
Con un immenso sforzo di volontà, dopo minuti
o ore o secoli, Erik riuscì a concludere quel bacio che aveva sognato e
desiderato per mesi e mesi e a staccarsi delicatamente da Edward, che rimase a
guardarlo con le labbra socchiuse, le guance infuocate e i capelli
scarmigliati.
“Non… non corri alcun rischio, altrimenti non
ti lascerei mai qui da solo” disse, cercando di mantenere ferma la voce. “Ci
sono delle guardie nei boschi a sorvegliare qualsiasi punto di entrata e io
comunque tornerò il prima possibile. Non sei in pericolo, qui sei al sicuro e
lo sarai sempre, Edward.”
“Teddy” ripeté il ragazzo, con un sorrisetto.
Beh, se non era quello il momento di chiamarlo affettuosamente col suo
diminutivo allora quando mai sarebbe stato?
“Teddy, sì” annuì Erik e fece per andarsene,
ma il giovane lo abbracciò ancora una volta, per salutarlo forse o chissà, e
lui si ritrovò a baciarlo ancora e ancora, a tenerlo stretto a sé, anche lui
finalmente sereno di sentirlo al sicuro nel cerchio protettivo delle sue
braccia.
“Devo davvero andare, adesso” riuscì a dire
alla fine, accarezzando il viso del ragazzo. “Tu sarai al sicuro e io tornerò
presto, andrà tutto bene… Teddy.”
Edward annuì.
“Sì, ora lo so che andrà tutto bene” disse in
un sussurro.
Erik partì a cavallo verso la dimora di Sir
Richard, controllando attentamente che nessuno lo seguisse o si nascondesse nei
boschi. Sperava che il suo Signore gli portasse buone notizie, sapeva che aveva
parlato con il Re e forse c’erano le premesse perché Teddy potesse davvero
essere libero e al sicuro.
Per raggiungere la tenuta dei Pole ci sarebbe
voluta più di mezz’ora, così Erik avrebbe avuto anche tutto il tempo di pensare
a cosa raccontare a Lady Margaret quando gli avesse chiesto notizie del
fratello... visto quello che era accaduto, aveva qualche dubbio sul fatto di
riuscire a mantenere il controllo parlando di Teddy!
Eppure, dentro al suo cuore, l’uomo si
sentiva felice come non era mai stato in tutta la sua vita. Sembrava proprio
che il suo sogno impossibile si stesse realizzando, Edward era lì con lui,
vivevano insieme e, a quanto pareva, provava per lui un sentimento speciale.
Non sapeva come sarebbe finita e non osava neanche sperare in qualcosa di più, in
quel momento tutto ciò che contava era che Teddy stesse bene, fosse felice… e
gli rimanesse accanto.
Fine quarta parte