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Autore: Rucci    30/08/2009    6 recensioni
Hyoga si ritrova davanti alla Casa che, al Santuario, meno si sente in grado di affrontare. E non per viltà: ben pochi in verità sarebbero davvero sicuri di voler conoscere il ragazzo di Ikki di Phoenix. Specie quando con Ikki di Phoenix hai una qualsiasi questione in sospeso.
{ Hyoga/Shun, Shaka/Ikki and Milo/Camus implied }
Genere: Romantico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aquarius Camus, Cygnus Hyoga, Phoenix Ikki, Scorpion Milo, Virgo Shaka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Squarciare il velo

Ovvero: i poteri del Buddha.

 

 

 

Quello era davvero, davvero l’ultimo posto in cui Hyoga di Cygnus avrebbe voluto trovarsi. Era arrivato con entusiasmo ai piedi del Santuario di Athena, aveva accolto persino con gioia l’aria polverosa e troppo calda per i suoi gusti, al pensiero di potere rivedere il suo Maestro, e con lui la persona che più vicino ad un maestro poteva essere. Camus di Aquarius, Milo di Scorpio: aveva teso le mani ad entrambi, commosso e felice di vederli, con la sensazione di non avere più un problema al mondo.

Ora, invece, davanti a quel Tempio, avrebbe voluto solamente sprofondare.

Sprofondare, e scavare con l’uso di un cucchiaio un tunnel che risbucasse direttamente sulla scalinata della Settima Casa. Ma sfortunatamente non aveva con sé un cucchiaio.

 

Era successo tutto molto alla svelta.

Hyoga stava facendo l’inventario dei vestiti più estivi del suo armadio, le valige aperte sul letto e due biglietti d’aereo appoggiati poco lontano. Ikki gli era apparso alle spalle, aveva aspettato che si girasse, e l’aveva guardato come si guarda lo yakuza della banda avversaria a cui stai per puntare il coltello a serramanico sotto la gola.

“Dov’è Shun?”

“Fuori.”

“Fuori dove?”

“Al cinema. È uscito con Shiryu e Shunrei, prima che partissero per la Cina.”

“E Seiya è già partito? Con Saori? O con chi diavolo altri?”

“Non ancora. La signorina Saori invece è via da un pezzo.” Il biondino tornò a dedicarsi alle sue grucce, radunando quelle vuote in un angolo. Riattaccò bottone, giusto per fare due chiacchiere: “E tu, invece, dove sei stato?”

“Non sono affari tuoi.”

“Ehi, ma che modi. Che…?”

“Piuttosto. ‘sta storia del mare?” tagliò corto la Fenice. Lo spinse sul letto, la mano aperta sul suo petto. E Hyoga capì che era cominciato il terzo grado.

“Oh. Ah. Sì. Io e Shun andiamo al mare.”

Semplice onesto, diretto. Per ricompensa ottenne un grugnito.

“Hn.”

“Sai... rimarremmo qui da soli, io e lui.” Tentò di approfondire il giovane saint, senza mostrare per il momento alcun segno di cedimento. Proseguì, in tono ragionevole: “Quest’estate non c’è nemmeno la signorina Saori. Lo zoo è divertente. Per le prime due volte del mese. Poi sai com’è. E Shun…” Qui distolse lo sguardo, per grattarsi appena la nuca, un’occhiata distratta alle valige, come se ci fosse qualcosa d’importante da controllare. “Insomma, sembrava felice di andare ad Okinawa. Diceva che non c’era mai stato, e…”

“Sentimi bene.” Ikki lo fissò senza scampo negli occhi, facendoglisi sopra, minaccioso sino alla soglia del fraintendibile. L’altro si fece più serio, facendosi indietro. “Che cosa provi per Shun?”

Hyoga ebbe uno scatto indietro con la testa, corrugando le sopracciglia. Ma arrossì. Dopodiché non ci fu un bel niente da dire, mentre il cavaliere della Fenice si ergeva in tutta la sua statura e quello del Cigno si preparava alla sfuriata del secolo, conscio che la cosa peggiore, in tutto questo, era che c’era da aspettarselo. Che Ikki lo capisse prima di Shun, perlomeno. Si prese la testa fra le mani, un rantolo di sconforto, e si subì ogni insulto – una saporita gamma di variazioni sul tema “idiota” – ogni imprecazione ed ogni minaccia. Dall’inizio alla fine. Tutto quanto.

“È Shun!” sbottò alla fine, esasperato e in imbarazzo. Che diamine, era pure sempre Ikki! “Gli voglio bene! Lo sai!”

“Seh. E a me? A me vuoi bene, Hyoga?”

Raramente il mondo aveva accolto note tanto sardoniche nella voce di un uomo. Hyoga si spinse ancora più indietro, seduto sul letto, borbottando cautamente  che sì, certo, in un certo qual modo, forse. A quel punto si beccò una sfuriata maggiore della precedente: Phoenix non amava sentirsi preso in giro, né tantomeno ricevere dichiarazioni da finocchio.

“Sai di cosa parlo, Cygnus!”

“È lo stesso, ti dico! Come puoi dire…”

“Non sono idiota. Mbè? Hai perso la lingua, cosino dei ghiacci?”

Hyoga avvampò e si alzò in piedi, il cuore che gli martellava nelle orecchie, da adolescente che era: “Che cosa vuoi sapere, Ikki? Che cosa provo per Shun? Beh, non è quello che provo per un fratello, nemmeno per un amico: se lo sai, smettila di tormentarmi!”

Un conto era saperlo, un altro dirlo ad alta voce.

Hyoga ci aveva messo coraggio, tanto per cominciare.

Ikki da parte sua la prese più o meno bene. Come una martellata nello stomaco, grossomodo.

Contò fino a tre, poi fino a dieci. Poi decise di accertarsi personalmente del livello di idiozia di Cygnus:

“Molto bene. E lui?”

“E…?” Assistette ad un cambio repentino di espressione facciale. Grandi occhi azzurri sbattevano davanti alle sue palpebre, ogni piglio combattivo andato a farsi benedire: “E …lui? Non lo so…”

Il vulcano stava per eruttare tutta la sua furia.

Volò una sberla che prese Hyoga ruvidamente in testa, ma, contro ogni aspettativa, meno forte di quanto credeva. Un normale scappellotto, mentre Phoenix più che ringhiare borbottava: “Te lo dico io, scemo. Anzi, non te lo dico nemmeno. Non te lo meriti. Ma ti avverto, Cygnus.”

Lo sovrastò un dito, minacciosamente teso in avanti.

“Spezzagli il cuore, e io ti spezzo la testa.”

“M… ma smettila!” Adesso era veramente rosso come un peperone. Non voleva indagare oltre, gli sembrava che Ikki col suo atteggiamento rivelasse già qualcosa a cui non voleva pensare, a scanso di farsi troppe illusioni. Aveva già le idee confuse per conto suo, e questo per lui era veramente troppo! Si innervosì: “E non capisco il senso di questo discorso! Non… intendevo fare niente di strano, durante questa vacanza, e il fatto che tu sia venuto qui a farmi questo discorso mi irrita!” E fu così che se lo fece sfuggire: “Insomma! È che se io venissi a chiederti conto di che cosa fai alla Sest-”

Se ne accorse in tempo e si morse la lingua. Se ne accorse in tempo, ma non abbastanza in tempo.

Ikki si era girato, ignorando quasi totalmente il suo bel discorsetto, del tutto innocente: nella sua ottica, lui era venuto a dargli una mano, a quell’idiota di Cygnus. Stava anzi raccogliendo un paio di grucce vuote, per farsi spazio sul letto. Ma a quel punto, lentamente, si girò:

“Scusa?”

“Niente.”

Aveva risposto troppo prontamente. Ingenuo.

“Hyoga. Vieni qui.”

A Hyoga era rimasta solo una cosa da fare, e la fece.

Aprì la porta dietro le sue spalle, e scappò.

 

“Maestro Camus?”

“Dimmi, Hyoga.”

“Non c’è modo di passare per la scalinata senza attraversare le Dodici Case?”

Camus sollevò le eleganti sopracciglia, mentre passeggiava accanto all’allievo, che aveva Milo all’altro fianco. Un Milo particolarmente di buonumore, che contribuiva a spandere serenità sul quadretto: “Dovresti saperlo bene, giovane saint!”

“Ah, certo. Mi chiedevo solo se…”

“Dal momento che sei in visita, facciamoci annunciare!” rise, Scorpio, una mano a stringergli affettuosamente la spalla. Era davvero contento che Hyoga avesse accettato l’invito di Camus di passare lì con loro qualche giorno, durante quelle vacanze estive, e voleva adoperarsi per renderglieli decisamente memorabili. Qualche giorno, prima di partire per Okinawa, aveva considerato Hyoga. Considerato che la data del volo suo e di Shun era stata posticipata di una settimana, aveva tutto il tempo del mondo per andare a trovare i suoi maestri. E aveva accettato contento. Anche ora lo era, e sorrise volentieri di rimando al cavaliere dello Scorpione; salvo poi sbiancare, quando lo vide entrare a passo baldanzoso nel mistico atrio del Sesto Tempio dello Zodiaco: “Virgo! Hai ospiti!”

Oh, Athena, poté solo pensare. E nessuno, a Tokyo, se avesse saputo, gli avrebbe dato torto.

Nessuno si sarebbe sentito tanto sicuro di voler conoscere il ragazzo di Ikki di Phoenix.

 

Prima una pantofola, dritta in faccia.

Così, perché Ikki era un tipo bene educato, e le scarpe se le toglieva, ad entrare in casa altrui.

Un attimo dopo era Ikki stesso a sovrastarlo, scuoterlo e ringhiargli nelle orecchie: “E se anche fosse? Hai qualcosa da dire? EH?”

“E se… anche… niente!”riuscì a infilare Hyoga, prima di venire sbattuto al muro. E trovarsi la faccia di Ikki di Phoenix, nero come la morte, a cinque centimetri di distanza, non era un’esperienza piacevole. Affatto.

“Cosa ne sai, tu?”

“Non sono idiota” sbottò, restituendogli con gli interessi la stoccata di prima. E gli scrollò anche via le manacce. “Senti, non è colpa mia se noto le cose. Non lo sapevo per certo! Però sento in che direzione sparisci, di tanto in tanto. E ti conosco. E Shun…” Distolse lo sguardo, sospirando, e si scrocchiò anche il collo, ora che era libero. “Senti, non è che mi abbia detto niente. Però diventa tutto rosso quando parla di te e lui.”

Ikki fece un passo indietro, sonoramente, e rimase immobile.

Il suo piccolo, dolce fratellino, che stava difendendo.

Tradito dal suo candore.

“Hm.”

“Non fraintendermi. Se non ne vuoi parlare…”

“Bah, non c’è niente da dire.”

“Ci verrai a salutare, all’aeroporto?”

Toccò alla Fenice barcollare, e a mugugnare di doversene andare. Prima di tutto, partivano per il mare, non per la trincea. Non era il tipo da commoventi saluti al gate, sventolamento di fazzolettini bianchi e altre baggianate del genere. In secondo luogo, quella conversazione l’aveva già prosciugato di gran parte delle sue energie. Nello sguardo con cui lasciò Hyoga alle sue valige, dopo pochi, sbrigativi saluti, si ripromise di riprendere il discorso dove l’aveva interrotto. Ma prima aveva bisogno di riordinare un po’ le idee, e magari anche di un caffè.

 

Intendiamoci. Hyoga non pensava un bel niente, in merito.

Hyoga neppure l’aveva attraversata, la Sesta Casa.

Hyoga, mentre Ikki si oscurava in un mondo di luce, era intrappolato in una bara di ghiaccio un piano più in su, spedito in direttissima dall’allora Pontefice di Athena in persona, un viaggio che gli aveva risparmiato molte scale, una collezione di teste, un’ingloriosa figuraccia di Seiya, e un tour per le Sei Vie della Trasmigrazione. Che detta così sembrava una cosa carina, ma non ci avrebbe giurato, almeno a giudicare dalla fama che precedeva Virgo, che ora emergeva dall’ombra delle sue stanze rispondendo al richiamo di Milo.

Hyoga si tenne religiosamente in disparte, in secondo piano rispetto alle sue guide, limitandosi ad osservare discretamente quella che per lui poteva benissimo essere una creatura mitologica. Che per il momento chiacchierava normalmente:

 “Ospiti?”

“Ben due gold saint” sogghignava Milo, fiero e ben eretto. “E niente meno che un guerriero divino.”

“Che magnifica notizia” li accolse il Buddha, la serenità incarnata. Non mise particolare enfasi nella constatazione, ma neppure scortesia. E voltò appena il capo verso i corridoi della Casa, i lunghissimi capelli biondi che gli scoprivano impercettibilmente il collo: “Ikki!”

Hyoga, a quel punto, cominciò a passare mentalmente in rassegna sigle di cartoni animati.

Non trovò niente di meglio, in alternativa alla prospettiva dell’incontro che lo aspettava.

“Ma prego, entrate. Milo, Camus.” Incontrò lo sguardo azzurro di Shaka di Virgo mentre la regia stava trasmettendo Georgie. “E Hyoga di Cygnus, presumo.”

“È un onore, Cavaliere di Virgo.”

Per fortuna Cygnus era di Aquarius degno allievo, e nulla scalfì la sua espressione.

 

 

 

 

In capo a due minuti, erano tutti seduti sui cuscini ad un tavolo basso, del tutto simile a quelli tradizionali giapponesi: Shaka, impassibile, offriva infuso fresco di karkadè ai suoi ospiti, Milo e Camus con lui scambiavano brevi, sintetiche chiacchiere e Hyoga era ancora in balia delle sigle dei cartoni animati. Ikki si era fatto un caffè, per somma disperazione dell’inserviente a capo della servitù della Sesta Casa, che non riusciva mai a fare il suo lavoro, quando la Fenice era nei paraggi. Andava, veniva, puliva e si preparava le cose da solo, mandandola in crisi. L’aveva lasciata mentre si sfogava ripulendo ossessivamente i fornelli dalle poche macchie che il santo di bronzo si era lasciato sfuggire nella sua opera implacabile; il suddetto guerriero, per conto suo, sedeva di fronte a Hyoga e a fianco di Shaka con la sua tazzina fumante, e pareva perfettamente tranquillo.

“…e Aioria è tornato ieri.”

“Mh. Interessante.”

“Giusto, Hyoga. Non hai visto Aioria a Tokyo, negli scorsi giorni?”

Interpellato, il giovane saint di Athena spense l’audio su La Rosa di Versailles e appoggiò il bicchiere sul ripiano: “Oh, sì. Fino a pochi giorni fa. Seiya ne ha approfittato per allungare la sua permanenza a Villa Kido, con Shiryu e Shunrei. Ah, e naturalmente con Shun.”

Ikki aguzzò le orecchie, ma non disse niente. Non aveva ancora detto una parola, d’altro canto: si limitava a fare presenza, come suo solito.

“Ah, sì, me l’ha detto Aioria.” Milo si stiracchiava, perfettamente a suo agio nel gruppetto seduto a quella tavola – sebbene avesse sempre trovato balzana l’idea tutta orientale di un tavolino con le gambe tanto corte. Ma si stava comodi, seduti sui cuscini, e lui ne approfittava per stirarsi come un gatto, soddisfatto: “Vi siete divertiti?”

“Oh, sì. Il gruppo si è mezzo ricomposto prima di partire per le vacanze. Dato che rimangono tutti a casa più del previsto, ne ho approfittato per passare a salutarvi.”

“Hai fatto solo bene.” Camus sorrideva, quietamente, seduto composto. Chi conosceva bene Aquarius poteva cogliere la sfumatura d’affetto con cui gli si rivolse: “Ti ho già detto che puoi restare il tempo che vuoi.”

“Sì, maestro.”

Shaka sorseggiava infuso fresco, di fronte a quell’idilliaca scenetta.

Se non fosse stato il Buddha, lo si sarebbe potuto definire annoiato.

Milo, che ben conosceva i suoi polli, si preparò a provocarlo con un’uscita delle sue, nascondendo un ghigno nel suo bicchiere. Shaka lo ignorava, ben conscio del suo proposito, e lui si divertiva a morte a pensare a cos’avrebbe potuto escogitare per alterare il contegno dell’Illuminato. Hyoga, intanto, una volta libero dalla colonna sonora che gli era partita in testa, ricominciava a chiacchierare normalmente:

“Ah, Ikki!”

“Mh?”

“Tu hai deciso dove andare? In vacanza, intendo.”

Per Ikki il concetto di vacanza era abbastanza relativo. Sollevò le sopracciglia, senza rispondere niente. Era uno di quei tipi per cui “vacanza” non esiste, abituato ad associare il sole e il caldo più agli allenamenti roventi della sua isola che ad ombrellini nei cocktail e spiagge tropicali. Per evitare di intavolare un discorso del genere, si limitò ad essere vago:

“Dipende. Non  ho ancora deciso.”

“Perché sai…” Contò fino a tre. Sorrise, volenteroso. Era deciso. Era lanciato. “Così. Il volo per Okinawa mio e di Shun, ricordi… è stato spostato di una settimana. Ecco, potremmo chiedere se c’è un altro posto, ora che la data non è più così prossima.”

Era un altruista cavaliere di Athena.

Il silenzio fu tanto forte da ronzare. Hyoga sorrideva, ignaro. Shaka sorseggiava karkadè, senza un solo problema al mondo. Camus, poco empatico in generale, si domandò il perché di quell’interruzione. Milo qualcosa nasò, soprattutto perché Ikki si rabbuiò.

E si alzò in piedi, senza indugiare oltre.

Cupo come un temporale all’orizzonte.

“Hyoga. Vieni con me.”

“Eh? Ah. Sì.” Cygnus si alzò, preso in contropiede, saettando subito dopo gli occhi sui presenti: “Scusate.”

Uno sguardo di scusa al maestro, e a Milo, che li osservava attentamente, un cenno a Shaka, e seguì l’amico fuori, confuso. Il silenzio continuò a ronzare. Shaka poggiò con aria estremamente zen il bicchiere sul ripiano, in un impercettibile rumore, e si sarebbe detto che da lì a poco sarebbe arrivata una perla di saggezza che avrebbe rischiarato la situazione come una lama di luce nel buio. Invece non arrivò un bel nulla.

“Jasmina. Abbiamo anche del tè freddo, in casa?”

“Sì, nobile Shaka!”

“Virgo” lo interpellò immediatamente Scorpio, mentre l’inserviente svolazzava via a prendere il tè. “Che cosa succede?”

“Eh?”

Camus continuava a non seguirli per niente.

 

Intanto, là fuori, Ikki prendeva Hyoga per il bavero e lo spalmava tra sé e una colonna, continuando la serie di orribili comportamenti equivoci che fanno di uno shonen manga terreno fertile per lunghi topic su forum yaoi. Hyoga gemette, una volta di più, sentendo il principio di una depressione da record: se fosse stato libero di muoversi, ci avrebbe sbattuto più volte la testa, contro quella maledetta colonna, chiedendosi perché, perché, perché, perché finisse ogni volta a quella maniera e perché, perché, perché, perché non riuscisse mai a tenere la bocca chiusa.

“Cygnus. Ripeti quello che hai detto.”

“Scusa” preventivò istantaneamente.

Ikki contò fino a diecimila, chiudendo gli occhi. Molto rapidamente.

“Ripeti. Quello. Che hai. Detto.”

Perlomeno, Ikki aveva il dono di farlo pentire immediatamente delle boiate che di tanto in tanto riusciva a farsi sfuggire. Per quanto raramente potesse accadere, non una volta che gliela lasciasse passare. Questa volta, Hyoga si rese più o meno conto di quello che volesse fargli capire, ma cercò comunque di giustificarsi: “Scusa. Davvero. Cercavo solo di essere gentile!”

Silenzio. Ikki sospirò. Se l’era aspettato. Il vecchio, prevedibile Hyoga.

“Nel senso, a me farebbe piacere se tu venissi con noi. È una cosa che mi è venuta in mente, tutto qui! Era una bella idea…”

Il vecchio, idiota Hyoga. Tardo come una tartaruga rincoglionita, altro che Cigno del Nord e balle varie.

“Anche a Shun farebbe piacere!” stava perdendo energie, e gli fece quasi tenerezza quando finì per pigolare, confuso: “No?”

Ikki lasciò appena la presa sulle sue spalle, dopo avere assorbito e valutato per bene le parole dell’altro. Poi sollevò il viso e gli sorrise. Solo Athena poteva immaginare gli insulti che stavano per scaricarsi su di lui, ed era bene che da brava signorina educata che era si tappasse momentaneamente le orecchie.

 

Shaka di Virgo si limitò ad alzare le spalle, serafico.

“È leggermente iperprotettivo nei confronti di suo fratello.” Ottenuto il suo tè freddo, offertone anche agli altri due cavalieri d’oro, concluse la sua spiegazione: “E dato che fra quei due ragazzi sembra esserci qualcosa, vuole tenere la situazione sotto controllo.”

Prese un sorso della bevanda dolce, elogiandone mentalmente la freschezza.

Shaka di Virgo, semplicemente, era quello che accoglieva il passo furibondo di Phoenix, di ritorno dal Giappone, il quale arrovellandosi suoi propri problemi cominciava a camminare in tondo e a sbottare in mezzi sfoghi e mezze confessioni, ringhiando, brontolando e scaldandosi come una teiera sul fuoco. Tutto questo davanti agli occhi del Buddha, serenamente seduto nella posizione del Loto, che essendo disabituato per natura agli adolescenti mortali si limitava a guardarlo dare in escandescenze e a non dire niente.

In tutto questo, nemmeno si immaginava delle proporzioni della sua rivelazione.

Camus e Milo lo guardarono come se con le sue stesse mani egli avesse strappato il velo di Maya, che ottenebrava i loro sensi con la fallacità dell’illusione, e ora rivelava loro il Reale. E tutto questo bevendo tè freddo. Senza dubbio, Shaka di Virgo era l’uomo più vicino agli dèi.

“Ora scusate. Vado controllare che il sangue non sporchi le mie scale.”

 

“Hyoga.” Là fuori, intanto, si consumava un dramma. “A Shun farebbe piacere, se io venissi. A te farebbe piacere. Anche a me. Forse. Non è questo il punto.”

Che fatica che si doveva fare. Ikki era ammirato, tuttavia, della calma che stava ancora mantenendo, pur ritrovandosi – uno come lui, che diamine, e parlando di suo fratello! Cygnus gli doveva un favore – ad insegnare a quel cretino l’ABC.

“Sì, lo so, lo so! Scusa, sono un idiota. Ma cercavo solo di essere gentile!” rimarcò, energicamente, in tutta onestà. Fu il colpo di grazia per il cavaliere della Fenice, che, afferratolo di nuovo per le spalle, cominciò a scuoterlo violentemente contro quella stramaledettissima colonna:

“Non devi essere gentile! DEVI SBRANARE CON FEROCIA CHIUNQUE TENTI DI METTERSI TRA DI VOI!”

“E… eh?” sillabò Hyoga, piantando una sonora craniata.

“Cosa te l’ho affidato a fare, incapace!” ruggì l’altro.

“Ma quando mai me-”

“Niente. Ascolta. Non invitare gente. Stagli vicino. Mi hai capito?”

“O… ok.” Hyoga arrossì, stavolta, nonostante la botta in testa. Aveva persino le lacrime agli occhi dal dolore, ma cominciava davvero a capire che cosa Ikki stava cercando di digli. E, paradossalmente, gli era davvero, davvero grato.

“Bravo” sospirò quello, allentando finalmente la presa.

Certo che poi si disegnavano doujinshi su di loro, ad ogni modo. Bastava guardare la scena in muto.

Un po’ come stava facendo Shaka, decisamente perplesso, dalla finestra alla quale si era avvicinato.

“Dentro, adesso!” berciò Ikki, facendo strada imperiosamente verso l’interno della Casa. Si sentiva internamente esausto. Affrontare un esercito per lui era roba da niente, ma dover ritrovarsi a dare consigli all’amico d’infanzia con una cotta per il proprio fratello minore, beh, quello poteva davvero metterlo ko.

“Scusate.” Hyoga si risedette, la testa ancora un po’ dolorante, ma senza trattenete un sorriso, di fronte a Ikki. Shaka era esattamente al suo posto di prima, Milo sorrideva ancora più di lui senza un apparente motivo, e il maestro sembrava immerso in una profonda riflessione.

“Oh, di nulla” flautò il padrone di casa, attirando l’attenzione per la maniera lenta e posata con cui si calò su un fianco, come se si stesse accomodando su un triclinio.

Ci misero un po’ a capire che cos’aveva fatto Shaka. Ikki in primis.

Hyoga però sentì distintamente la gambe dell’Illuminato stendersi flessuosamente e posarsi con implacabile precisione su quelle del ragazzo che gli sedeva di fianco, senza curarsi di nasconderlo, e precludendo così implacabilmente qualsiasi intrusione esterna. Quando, incredulo, poi, vide posarsi nel suo sguardo quello eloquente di due crudelissime lame azzurre, a monito, capì.

Capì che cosa il Buddha stesse facendo.

Sbranava con ferocia chiunque tentasse di mettersi fra di loro.

“Ve… Venerabile Shaka!” esclamò, senza trattenersi, tirandosi quasi indietro per la sorpresa. “Venerabile Shaka, voi…!”

“Ahn?”

Grazie, Venerabile Shaka!” boccheggiò Cygnus, osservandolo con autentica, profonda ammirazione, come se con le sue stesse mani egli avesse strappato il velo di Maya, che ottenebrava i suoi sensi con la fallacità dell’illusione, e ora gli rivelava il Reale. E tutto questo accomodandosi al tavolo. Senza dubbio, Shaka di Virgo era l’uomo più vicino agli dèi.

“Il… il Venerabile Shaka!” Hyoga si voltò precipitosamente verso Milo e Camus. “È davvero come si dice!”

“Sì!” confermò subito Milo, brillando della stessa luce.

Sembravano entrambi increduli, per due rivelazioni diverse.

“Possiede il potere di illuminare la mente!”

“Altroché!”

“E squarciare il velo di Maya!”

“È questo, Hyoga! Il Risveglio!”

Ma che cazz-?

Nessuno badò a Ikki, il quale non aveva capito niente.

Se ne stava basito con il suo caffè in mano, osservando un bronze e un gold saint comportarsi come due cretini rimbecilliti, mentre quell’altro si era bellamente appoggiato su di lui come su un trespolo, a scanso di affaticare le candide gambe, probabilmente. L’unico sano pareva essere rimasto Camus, che però proprio in quel momento poggiò con un rumore secco il bicchiere da cui stava bevendo, constatando, con aria pregna di solennità: “Già.” E rivolse lo sguardo all’orizzonte.

Ecco perché Hyoga di quel periodo era tanto strano, stava riflettendo.

Ne abbiamo perso un altro, si sconvolgeva invece Phoenix. Ma possibile che in difesa del Grande Tempio, che a quanto ne sapeva lui era la base centrale di tutta la baracca, ci mettessero i più flippati? Ma li sceglievano apposta? Roba da non credere. Così, nell’elogio comune di Shaka, che il Buddha non commentava ma si guardava bene dal mettere a tacere, Ikki di Phoenix si finì il suo caffè e cominciò a pensare a dove andare davvero, in vacanza.

Sicuramente in un posto molto, molto lontano da lì.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note e commenti:

 

Oneshot dallo strano cast, senza pretese, confezionata grazie all’impagabile aiuto di LeFleurDuMal e vagliato dall’imbizzarrimento di Kijomi, volto a uccidere o comunque fare molto male a Shinji. Così, in simpatia. E per fargli capire i superpoteri malefici di Shun nelle dinamiche di gruppo.

Mi sono divertita molto ad entrare in sintonia con Hyoga, per scrivere questa, e ve la lascio così, sperando che faccia sorridere. Shaka è il vero protagonista senza volere, e questo mi fa ridere. Ikki mi ammazza. Milo e Camus sono due genitori. Hyoga/Shun, wah, che emozione. Sono una semplice simpatizzante della Hyoga/Shun ma... chissà cosa ci riserva il futuro. <3 (sono piccoli e spuccevoli! >O<)

Baci e abbracci a chiunque legga. <3

  
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