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Autore: FalbaLove    03/07/2021    1 recensioni
-Buon compleanno, Neji Hyuga- sospirò Tenten allontanandosi di pochi centimetri dal volto del ragazzo che, però, non le permise di aggiungere altro poiché si rituffò sulle sue labbra.
Mentre le onde, calme e piatte, avvolgeva e lambivano i loro corpi una terza figura aveva osservato in silenzio ogni loro singolo movimento: Rock Lee, stringendo nella mano sinistra una bottiglia oramai vuota di spumante, si alzò dalla sabbia barcollando, ma non riuscendo a trattenere un enorme sorriso. Completamente ubriaco iniziò a danzare affossando le dita dei piedi nella sabbia contento che, finalmente, la forza della giovinezza scorresse nelle membra dei suoi migliori amici: nelle sue, invece, scorreva solo alcool. Un grido, molto più simile ad un ululato, costrinse i due amanti a separarsi e a guardare accigliati in direzione della spiaggia.
-Tanti auguri Neji!-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Neji Hyuuga, Rock Lee, Tenten | Coppie: Neji/TenTen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Gli occhi di Neji si persero ad osservare il cielo pieno di stelle: delle nuvole, sempre più rade, mostravano quasi timidamente una miriade di stelle la cui luce, così simile a quella dei suoi occhi, virava ad un bianco quasi latteo.
Lo Hyuga sospirò appoggiando la schiena al tronco dell’unico grosso albero presente in quel giardino: un debole vento iniziò a far vibrare le foglie e le grosse ciliegie mature pronte per essere colte. Inclinò la testa verso un lato lisciandosi la maglietta bianca e di lino che avvolgeva le sue spalle muscolose, un indumento che era insolito veder indossato da uno Hyuga, ma visto l’orario e l’occasione era certo che nessun ci avrebbe fatto tanto caso. Ad un certo punto, nel buio e silenzio più totale, una finestra della piccola villetta si aprì e un viso, contornato da una pettinatura assolutamente inusuale si affacciò: i suoi occhi, di un colore assolutamente opposto a quello di Neji, vagarono per alcuni secondi alla ricerca di qualcuno e, appena lo videro, un enorme sorriso si dipinse sul suo volto facendo brillare le sue iridi. Non aprì bocca, ma si limitò a salutarlo forse troppo calorosamente con una mano e, prima che il ragazzo potesse risponderle con un debole cenno del capo, riscomparì all’interno. Un sospiro animò le labbra troppo strette di Neji: era stanco di aspettarla, avevano prefissato di incontrarsi venti minuti prima, e pregava che almeno il terzo componente fosse già arrivato. Non fece in tempo a formulare altro che la figura ricomparì da dietro le tende e, con uno zaino stretto sulle spalle, sgattaiolò fuori dalla finestra che si trovava al piano terra.
-Sei in ritardo- disse serio e conciso senza smettere di fissarla: lei sbuffò e la sua frangetta, disordinata sulla sua fronte, vibrò impercettibilmente.
-Ciao anche a te, Neji- lo salutò oramai abituata al suo orribile carattere e fermandosi a pochi passi da lui
-Scusami per il ritardo, ma i miei non accennavano a voler andare a letto- continuò incrociando le braccia al petto e lasciandosi sfuggire una piccola smorfia: poi, notando la mascella ancora contrita del suo interlocutore, alzò gli occhi al cielo mentre alcuni ciuffi, sfuggiti dalla sua pettinatura, si mossero seguendo la brezza.
-Andiamo- tagliò però corto il ragazzo afferrandola saldamente per il polso e facendole strada per il nascondiglio segreto che così tante volte avevano utilizzato: lei non protestò, né accennò a disdegnare quel gesto e si lasciò trascinare come una bambina senza trattenere un sorrisetto soddisfatto. In silenzio, e facendosi bastare quel contatto e i loro rispettivi respiri, imboccarono alcune vie assolutamente deserte visto l’orario prima di arrivare a destinazione: un’unica macchina era parcheggiata mentre la sua carrozzeria brillava illuminata dai lampioni. Una figura, l’unica che avevano incontrato da quando erano usciti dalla casa della castana, era appoggiata alla portiera dell’automobile e pensosa sembrava che stesse aspettando qualcuno.
-Ti ho già detto mille volte che non voglio che ti appoggi alla mia macchina- tuonò il ragazzo lasciando finalmente la presa e incrociando le braccia al petto esasperato: il suo interlocutore, che sembrava non averli notati prima, alzò di scatto il volto e un enorme sorriso, più luminoso della Luna, animò il suo corpo.
-Oh Neji, non fare il brontolone- lo beccò dirigendosi sicuro verso l’unica ragazza che lo abbracciò con foga ridacchiando. Lo Hyuga non parlò ma si limitò ad alzare gli occhi al cielo stufo di essere trattato con così poco rispetto dagli unici ragazzi che considerava i suoi amici. Purtroppo, pagò cara questa sua distrazione: l’allenata e magra figura del suo migliore amico sgusciò dalle braccia di Tenten e, approfittando del momento, lo stritolò con forza in un abbraccio che non era sicuramente gradito da entrambi.
-Lasciami-
-Mi sei mancato- continuò però Rock Lee aumentando la presa e fregandosene delle richieste d’aiuto di Neji: Tenten, estremamente divertita, si lasciò sfuggire una risatina che però, per non offendere il ragazzo più permaloso che conoscesse, celò dietro la mano.
-Forza piccioncini, andiamo- e, finalmente libero dalla presa del suo migliore amico, il petto di Neji poté iniziare ad abbassarsi e alzarsi regolarmente.
Lee, che sembrava non essersi accorto di nulla, saltellò allegro fino alla portiera posteriore dell’automobile tuffandosi dentro con un urlo esaltato.
-Andiamo dai- lo riprese nuovamente la castana imitando il gesto del primo e Neji, senza trattenere un irrigidimento della mascella, fece lo stesso lasciando scivolare le sue dita sul volante.


-E quindi ho detto a Naruto che era un pazzo se pensava di battermi- le urla e il vociare di Rock Lee non avevano smesso di animare la macchina da quando erano partiti. A nulla sembravano contare gli annuimenti poco interessati del capo di Tenten o le occhiate glaciali che gli rivolgeva quello che considerava il suo più grande rivale dallo specchietto retrovisore: le labbra del giovane continuavano a muoversi veloci e sembravano raccontare qualsiasi cosa gli fosse accaduta quel giorno.
Neji si maledì mentalmente per averlo invitato, cosa che faceva ogni volta che uscivano insieme, e lanciò un’occhiata all’unica altra figura che non aveva aperto bocca da quando erano partiti. Osservò fugacemente le sue guance colorite a causa del caldo e il suo capo leggermente appoggiato al finestrino mentre i suoi occhi erano rivolti sulla strada avanti a loro: cambiando marcia e schiacciando il pedale dell’acceleratore, si spostò di corsia mentre le sue labbra si strinsero con forza. Non aveva certo dimenticato la cosa che doveva dirle e che aveva provato inutilmente a fare per tutta la giornata, non trovando mai il momento più opportuno.
-Tenten?- mormorò quasi con un sussurro ben sicuro che così non sarebbe stato udito dal ragazzo che aveva appena iniziato a raccontare cosa gli fosse accaduto al supermercato: la castana, quasi risvegliatasi da un sonno ad occhi aperti, si destò e lo guardò con attenzione. I suoi occhi, che lo Hyuga considerava così simili a quelli di un cerbiatto, lo fissarono curiosi e Neji percepì chiaramente un brivido percorrergli la schiena stando ben attento a riversare la sua più completa attenzione sulla strada e non su di lei.
-Sì?- biascicò lei guardandolo curioso.
-Niente- si scusò ritornando a rivolgere la sua più completa attenzione alla strada ed uscendo dall’autostrada.

 Neji camminava in silenzio dietro ai suoi migliori amici: avevano lasciato la macchina al solito parcheggio e ora, come così tante volte avevano fatto in passato, erano in cammino da almeno dieci minuti. Rock Lee, il primo della carovana, saltellava allegro e spensierato sotto ad un occhio attento, ma divertito di Tenten.
Lo Hyuga osservò in silenzio il grosso zaino posato sulle spalle della ragazza: era incredibilmente pieno, troppo per quella gita serale che erano soliti fare scappando da tutto e tutti solo loro tre insieme, ma la castana non aveva voluto svelargli cosa contenesse. Era certo di aver udito una bottiglia di vetro sbattere contro qualcosa, ma Tenten era stata ben chiara minacciandolo di smetterla di angosciarla e di farle altre domande.
-Muoviti Neji- parlò all’improvviso la ragazza fermandosi e lasciando che Rock Lee continuasse con la sua andatura entusiasta da solo: si fermò e lo aspettò con lo sguardo mentre le spalle del ragazzo si fecero più rigide. Poi riprense a camminare lentamente, come volesse assicurarsi che lui ci fosse ancora, mentre un rumore inconfondibile iniziò a diventare sempre più forte.
-Siamo arrivati!- ululò Rock Lee muovendo le braccia in maniera causale e irrefrenabile: dopo aver dato un’ultima occhiata ai due, iniziò a correre per di fiato un lungo sentiero di legno mentre un odore salino solleticò il naso di entrambi.
-Forza muoviti, altrimenti chi lo sente Lee- e meccanicamente Tenten sfiorò gentilmente le dita dello Hyuga rafforzando la presa. Iniziarono a correre, sempre più veloce con l’aria salina che accarezzava dolcemente le loro guance, e Neji si lasciò guidare beandosi dei capelli castani che sfuggivano dalla solita pettinatura della ragazza e che ondeggiavano al vento. Poi, stremati, appena i piedi sfiorano la sabbia fresca di quella notte di Luglio, si lasciarono cadere su un telo precedentemente distribuito dal loro compagno. I loro cuori battevano forti, causa la fatica, e le dita di Tenten si allontanarono dalle sue causandogli un magone allo stomaco.
-Su, su, fatemi un po’ di spazio- esclamò la bestia verde comparendo tra loro e lasciandosi cadere tra le due figure: Tenten rise scostandosi dolcemente e, senza preavviso, sistemò il suo capo sull’addome dello Hyuga che non fiatò. Rock Lee, rannicchiato in un telo troppo piccolo per il loro gruppo, si stiracchiò appoggiando a sua volta la testa sulle gambe della ragazza. Rimasero lì zitti senza fiatare con i loro occhi rivolti al cielo come tante volte avevano già fatto.
Quello, infatti, era il loro posto, il luogo che quel gruppo aveva fatto proprio molti anni prima quando, quasi per caso, si erano ritrovati lì una sera d’estate: quella sabbia, di un bianco virante al grigio, aveva assistito ai loro migliori e peggiori momenti. Le onde parevano ancora ricordare le lacrime versate da Rock Lee quando non era stato convocato ai Mondiali di Judo tre anni prima, lo sguardo triste e sconsolato di Tenten quando era venuta a sapere che, nonostante i suoi buoni voti, non era entrata nel Collage della famosa Tsunade e lo sguardo affranto di Neji quando sua madre era morta dopo una lunga malattia. Ma quello specchio d’acqua conservava anche gelosamente i dolci baci di Tenten che regalava ai suoi migliori amici per consolarli, le dita fasciate di Rock Lee che scorrevano sulle spalle dei suoi compagni per dare loro conforto e i penetranti occhi di Neji che soffrivano percependo il dispiacere delle persone a lui più care. Sembrava ieri, eppure erano già passati quattro anni, da quando si erano ritrovati lì una sera di Maggio per festeggiare la fine di un’era: un mese dopo avrebbero avuto la maturità e tutti e tre sapevano che le loro strade si sarebbero inesorabilmente divise. Ma, accompagnati dal fragoroso rumore delle onde, si erano abbracciati e si erano promessi di essere amici per sempre, o almeno questo fu quello che dissero una Tenten e un Rock Lee commossi: Neji si era limitato ad esserci e questo bastava ai due.
-Mancano quindici minuti- sentenziò Tenten rialzandosi e le dita di Neji persero le sue morbide ciocche con cui stava giocando. Silenziosamente si accucciò vicino al suo zaino estraendo finalmente ciò che aveva nascosto gelosamente.
-L’hai portata!- urlò esaltato Rock Lee aiutandola a tirare fuori una torta decisamente fatta in casa e una bottiglia di champagne. Gli occhi impassibili dello Hyuga studiarono attentamente ogni loro gesto.
-Sorpresa- bisbigliò la castana spingendo la lingua sui denti e mimando un sorriso: tra le mani stringeva un’unica candelina blu mentre il suo migliore amico sembrava indaffarato a cercare un accendino.
-E queste cose a cosa servono?- un sopracciglio, leggermente deluso dalla sua reazione, si alzò sul volto della ragazza che, sbuffando, si rimise a sedere.
-Per festeggiare- rispose come se fosse ovvio nonostante il suo interlocutore non fosse ancora convinto.
-Hai portato del vino-
-Per festeggiare-
-Lo sai che Rock Lee non può bere- continuò mentre il suo tono si fece sempre più autoritario. Il diretto interessato però non li udì e solo lo sguardo di Tenten parve indurirsi.
-Uffa, che pizza che sei Neji! Volevo solo fare un gesto carino e poi sono sicura che per una serata meritiamo di divertici, tutti compreso tu- disse incrociando le braccia al petto e facendo roteare il suo sguardo.  
-Goditi un po’ la vita e lasciati andare, ti prometto che non te ne pentirai. Per una volta puoi anche puoi anche non fare l’adulto della situazione- concluse facendogli l’occhiolino: il suo sguardo da Neji si spostò sullo specchio d’acqua e un’idea parve illuminare la sua mente. Velocemente si alzò facendo scorrere le dita sui bordi della sua canotta.
-Non farlo- sentenziò lo Hyuga come se fosse un ordine avendo intuito l’idea della castana, ma queste sue parole sembrarono solo divertire ulteriormente la ragazza.
-Neji, mi sembrava di essere stata già abbastanza chiara sul non fare il guastafeste- e, veloce come un gatto, lasciò che le sue dita dei piedi affondassero tra i granelli di sabbia mentre Rock Lee, che si era perso tutto il loro scambio di parole, ritornò a sedersi accanto al moro confuso. Senza trattenere un brivido Tenten si sfilò la maglietta che lasciò cadere a pochi passi da lei poi, ignorando completamente il volto decisamente contrario dello Hyuga fece lo stesso con i pantaloncini in jeans che ricaddero sulla spiaggia. Rimase in intimo affatto imbarazzata che accanto a lei ci fossero solo due elementi di sesso maschile: Tenten non aveva mai avuto problemi con il suo corpo e sicuramente non si faceva problemi di fronte ai suoi migliori amici che l'avevano vista semi nuda già un milione di volte.
-Quando imparerai a divertiti per una buona volta togliendoti la scopa che hai nel culo ?- sospirò lasciando trasparire dal suo tono di voce una velata sfida e, correndo come una bambina, si diresse verso il mare calmo e tranquillo. Neji la osservò tuffarsi gioiosamente, ma captò lo stesso una leggera risatina che si lasciò sfuggire Rock Lee.
-Cosa?- biascicò la Besta verde che, approfittando dell'assenza della castana, stringeva tra le mani la bottiglia di spumante.
-Hai riso- gli rispondete velocemente lo Hyuga strappandogli di mano la bibita dalla bassa gradazione alcolica.
-Certo perché concordo con lei. Sei sempre così rigido e controllato, almeno per una sera potresti lasciare che la giovinezza frema nelle tue vene- concluse dando una pacca sulla spalla del suo migliore amico che stranamente non obiettò. Il suo sguardo era impegnato ad osservare ogni qualsiasi minimo movimento della castana che, incurante di essere spiata, si divertiva tra le onde mentre la stessa Luna si rifletteva con la sua luce nell'acqua salata. La mascella di Neji si contrasse osservando le gambe lisce e abbronzante di Tenten sbucare tra le onde mentre i suoi capelli, oramai sciolti, le ricadevano umidi sulle guance e sulle spalle.
-Vado a tirarla fuori di lì- tagliò corto alzandosi e lasciando dietro le spalle un sorridente Lee che si lasciò sfuggire un luccichio negli occhi neri come la pece. Neanche Neji aveva il costume e quindi, ignorando un tiepido venticello, lasciò cadere la maglietta sulla sabbia avvicinandosi sempre di più alla distesa d'acqua.
-Tenten!- urlò mentre le onde gli lambirono le caviglie e i bordi del jeans. La castana lo notò e lo scrutò con attenzione: il suo sguardo si concentrò con insistenza sul suo petto muscolo e nudo prima di lasciarsi sfuggire un sorriso che lo Hyuga non riuscì a decifrare.
-Esci che l'acqua è gelata- continuò il moro facendo un altro passo e percependo chiaramente il mare ghiacciata solleticargli la pelle. Lei però non rispose ed anzi, ridacchiando divertita, mosse le gambe in quello specchio oscuro illuminato solo dalla Luna allontanatosi da lui.
Neji sbuffò, decisamente contrario a quel gesto da bambina birichina, ma si decise ad approfondire quel contatto con le onde.
-Mi sembrava di essere stato chiaro che devi uscire- quelle parole fecero quasi sussultare Tenten mentre una mano, calda e sicura, si avvolse intorno alla sua caviglia trascinandola qualche metro indietro: un'onda decisamente più alta delle altre si scagliò con forza contro di lei e, se non ci fossero state due braccia forti a sorreggerla, sarebbe sicuramente finita sott'acqua.
-Grazie- bisbiglio cercando di sputare l'acqua salata che aveva ingerito e che le causò una smorfia di disgusto: il suo interlocutore non fiatò, ma si limitò ad avvicinarla a sé.
-Se mi avessi ascoltato questo non sarebbe successo-
-Te l'ho già detto di toglierti la scopa dal culo?- sussurrò lei divertita mentre le sue gambe si avvolsero intorno alla vita del ragazzo come cercassero sostegno in quel punto del mare dove lei non toccava. Lui non fiatò, ma incredibilmente gli angoli delle sue labbra si alzarono in un sorriso divertito.
-Sei molto carino da bagnato, Neji Hyuga- bisbiglio lei mentre i loro petti si sfioravano e le onde, quasi magicamente, si calmarono: rimasero in silenzio per alcuni minuti fissandosi negli occhi e permettendo alla loro pelle di bruciare al tocco dei polpastrelli di uno sulla pelle dell'altro. Le dita di Tenten si mossero ad accarezzare dolcemente le guance del ragazzo e lo Hyuga la pregò con gli occhi di non smettere, ma improvvisamente una consapevolezza rabbuiò il volto allegro della castana.
-Forse dovremmo tornare a riva, Lee ci sta aspettando- disse seria in volto e cercando di allontanarsi dal ragazzo, ma lui non glielo permise: con sicurezza la strinse di più a sé mentre le sue mani scivolarono in acqua e strinsero le sue cosce facendola rabbrividire.
-Non penso che si arrabbierà se rimaniamo qui ancora un po'- si lasciò sfuggire dalle labbra mentre i suoi polpastrelli risalirono sempre più in alto sulla schiena della sua migliore amica che rabbrividì. La osservò inclinare la testa di lato ancora indecisa se dare retta a lui o alle sue parole mentre un leggero rossore le animò le gote bagnate. Un sorriso dolce illuminò il volto dello Hyuga che sapeva perfettamente cosa stesse turbando la castana.
-Rimango, mio zio ha acconsentito- quelle parole, che per molti sarebbero risultate senza senso, lasciarono a bocca aperta la ragazza che sgranò gli occhi non sicura di aver udito bene.
-Stai dicendo che non parti più per dirigere la filiale di tuo zio che si trova in America?- bisbiglio pregando che non si fosse sbagliata e che tutta quell'acqua salata che aveva ingoiato non le avesse dato alla testa.
-Esatto- rispose con calma, ma non fece in tempo ad aggiungere altro che le braccia della castana lo circondarono. Tenten lo abbraccio con foga lasciando che il suo mento si appoggiasse sulle spalle larghe del ragazzo.
-Non parti, resti- sussurrò ancora incredula aumentando la presa come a volersi assicurare che lui non scappasse da un momento all'altro. Lui le baciò dolcemente la spalla assaporando il sale sulla sua pelle.
-Avrei voluto dirtelo prima, ma non era mai il momento giusto-
-Ora, adesso è il momento giusto- bisbigliò però lei sciogliendo quell'abbraccio e permettendo nuovamente ai loro occhi di riflettersi l’uno nello sguardo dell'altro: dolcemente la mano di Neji fuoriuscì dall'acqua e si mosse ad allontanare gentilmente alcuni ciuffi di capelli bagnati che lambivano il volto della castana.
Lui sarebbe rimasto, non se ne sarebbe andato via dall'altro capo del mondo: Tenten era sicura di non essersi mai sentita così felice in tutta la sua vita.
-Sei bellissima- sospirò il ragazzo. Lei non arrossì ma si avvicinò ulteriormente con il suo corpo caldo al suo: sarebbero rimasti insieme e, mentre cercava di metabolizzare la cosa, percepì il sentimento di amore, che provava da sempre per quel ragazzo, far accelerare il battito del suo cuore.
-E tu non sai quanto mi hai fatto soffrire al solo pensiero che mi avresti lasciato- sussurrò quasi sulle sue labbra. Aveva davvero avuto paura di perderlo, di perdere l’uomo che amava e che finalmente sembrava essersi accorto, dopo otto anni di amicizia, di lei e dei suoi sentimenti. Lo percepiva da come la guardava, da come la sfiorava ed abbracciava, ma entrambi non avevano approfondito le loro emozioni per paura di dover interrompere qualcosa di appena nato.
-Lo sai, non è così facile sbarazzarsi di me- e dolcemente la baciò: le sue mani percossero avide ogni singolo centimetro del corpo della castana che ricambiò il movimento delle sue labbra di fronte ad un gesto che tanto, troppo aveva desiderato. In lontananza i ticchettii di un vecchio campanile scandirono l'inizio di un nuovo giorno, ma nessuno dei due sembrò badarci.
-Buon compleanno, Neji Hyuga- sospirò Tenten allontanandosi di pochi centimetri dal volto del ragazzo che però non le permise di aggiungere altro poiché si rituffò sulle sue labbra.
Mentre le onde, calme e piatte, avvolgeva e lambivano i loro corpi una terza figura aveva osservato in silenzio ogni loro singolo movimento: Rock Lee, stringendo nella mano sinistra una bottiglia oramai vuota di spumante, si alzò dalla sabbia barcollando, ma non riuscendo a trattenere un enorme sorriso. Completamente ubriaco iniziò a danzare affondando le dita dei piedi nella sabbia contento che finalmente la forza della giovinezza scorresse nelle membra dei suoi migliori amici: nelle sue, invece, scorreva solo alcool. Un grido, molto più simile ad un ululato, costrinse i due amanti a separarsi e a guardare accigliati in direzione della spiaggia.
-Tanti auguri Neji!-
   
 
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