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Autore: sweetlove    05/07/2021    8 recensioni
Anno 815, Trunks è solo nel suo ufficio, beve whiskey cercando consolazione nel periodo più buio della sua vita.
Ripercorre a ritroso i momenti vissuti, gli sbagli commessi. Rivive ciò che ha portato la sua famiglia a sgretolarsi. Riuscirà a tirare le somme e risalire a galla?
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NUOVI PG - NUOVE SHIP
I personaggi inseriti saranno quelli che interagiranno maggiormente nel corso dei capitoli, così come le coppie, anche se le principali saranno 'altre'.
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NOTE a inizio e fine del prologo. Illustrazioni all'interno dei capitoli.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Altri, Bulma, Trunks, Vegeta | Coppie: Bra/Goten, Bulma/Vegeta, Marron/Trunks
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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C R E E P
capitolo 5

 

 

Febbraio, anno 815

 

Una lunga chioma di capelli biondi si affacciò alla porta socchiusa della stanza di sua sorella, disordinata e dalle pareti gialle. Hami ricordava bene il giorno in cui, pennelli e vernice alla mano, assieme al papà e allo zio Goten aveva dipinto la cameretta della sorellina prossima a venire alla luce, e ancor di più ricordava la lunga discussione tra Marron e Trunks riguardo il colore da scegliere. Lui voleva fosse rosa, dato che la secondogenita sarebbe stata femmina, ma lei aveva sempre preferito i colori neutri e alla fine, in un assolato pomeriggio di aprile, qualcuno aveva deciso di farle una sorpresa facendole trovare quella stanza dipinta come più le piaceva, oltre che a un gran casino da ripulire e sistemare.

Ma era stata felice, Marron… questo ricordava Hami, ogni volta che metteva piede nella stanza di Nina. Certo, Marron s’incazzava di brutto vedendo quanto quella ragazzina riuscisse a incasinarla, tra libri, giocattoli, abiti sparsi qua e là, ma era così e nessuno aveva potuto nulla contro la sua indole ribelle, manifestata sin dai primi anni di vita.

«Cosa fai…?» Domandò. Era stata attratta all’interno da un fracasso insolito, rumori di oggetti lanciati qua e là e contro le pareti stesse.

Nina si volse a guardarla distrattamente solo un secondo, per poi tornare a frugare dentro l’armadio alla ricerca di qualcosa.

«Hai qualcosa da prestarmi?» Rispose, con la testa letteralmente infilata nell’anta degli abiti invernali.

«Scordatelo. E poi ormai le mie cose non ti stanno…»

«Stai dicendo che sono ingrassata?!» Nina drizzò la schiena tra lo scioccato e l’incredulo.

«No, scema… sto solo dicendo che ormai sei più alta di me, e soprattutto più formosa.»

Hami non aveva mai badato troppo al proprio fisico. Era intelligente, credeva che questo nella vita le sarebbe bastato e si era sempre sottovalutata riguardo la sua bellezza, come se non fosse qualcosa di necessario. Eppure, negli ultimi periodi, le era capitato di soffermarsi più di una volta davanti al grande specchio nella sua stanza, a guardare con la bocca storta quel corpo troppo magro e minuto, le anche quasi ossute, il seno appena accennato e quasi androgino… lì si era resa realmente conto che Nina, invece, si era sviluppata in un modo ben diverso e anziché riprendere lo stesso fisico della loro madre sembrava aver saltato letteralmente una generazione, per ereditare il corpo sempreverde di nonna Diciotto.

«Ah… menomale! E comunque non trovo nulla da mettermi!»

Nina riprese la sua ricerca nel grande armadio, continuando a tirare fuori vestiti su vestiti, nonché scatole da scarpe, cinte e accessori, che puntualmente finivano lanciati sul letto e accidentalmente sul pavimento. La cameriera avrebbe avuto il suo bel da fare, l’indomani…

«Esci con Yuno?» Hami si accomodò in una piccola porzione di materasso, precisamente ubicata sul bordo superiore del letto, dove c’era un modesto spazio libero, e sorrise pensando a quei due.

La notizia era trapelata in fretta ormai da un paio di settimane.

I due ragazzi avevano tenuto la cosa nascosta, ma quando zio Goten era rientrato a casa in anticipo, a fine gennaio, e li aveva trovati in soggiorno incollati come due ventose, non era riuscito ad evitare di spifferare la cosa al migliore amico. Trunks era in ufficio, quella mattina, e il suo primo istinto era stato di correre a scuola, ritirare la figlia e chiuderla in una torre inviolabile ai confini del mondo, ma Hami stessa gli aveva ricordato quanto Yuno fosse diverso dal fratello Kian e che le cose, fossero amici o fidanzati, non sarebbero cambiate più di tanto.

«Sì. Perché?»

Questo suo modo di mettersi subito sulla difensiva… anche quello l’aveva ereditato dalla nonna, Nina. E non Bulma.

«Perché non ho mai visto tanta indecisione sul come vestirti, vuoi una mano?»

La maggiore inclinò appena il capo, in un misto tra tenerezza e curiosità… perché lei al liceo, aldilà di qualche piccola cotta qua e là, non era mai stata con nessuno, né aveva sperimentato l’indecisione sul come agghindarsi prima di un appuntamento.

«Davvero…?»

«Certo. Dai, prendi questo…» Hami afferrò un tubino nero che sua sorella aveva appena gettato ai piedi del letto. Era perfetto e se avesse avuto modo di sfoggiarlo così come lei di sicuro l’avrebbe indossato spesso… perlomeno quel modello.

«Non è… troppo?»

«E’ San Valentino, nulla è mai troppo!» Le fece l’occhiolino e slacciò per lei la cerniera, mentre già la sorellina si sfilava la maglia gigante del pigiama, che ancora indossava malgrado fossero le sei di pomeriggio, e i leggings dello stesso.

«Andiamo soltanto al cinema e forse a cena da qualche parte, di sicuro non in quei locali che hai preso a frequentare tu!»

Nina s’infilò velocemente il vestito, voltandosi per dare modo a Hami di allacciarglielo sul retro.

«I locali che frequento io sono una grande palla, Nina. Divertiti finché puoi, anche al fast food!»

«Mimi, tu perché non esci?»

Ancora la chiamava così, malgrado i diciotto e ventitré anni attuali… per lei sarebbe sempre rimasta Mimi, la sorellona bacchettona.

«Eh…?»

«Non dirmi che la signorina Brief non ha ancora acchiappato un pretendente! Ti ho vista sai? Sempre attaccata al telefono, a messaggiare…»

«Non è vero! Che dici?» Esclamò, poco convinta. Eccome se era vero…

«A me puoi dirlo! A papà non dirò nulla, sai che mi sta sulle palle…»

«Nina!» La rimbrottò, ancor meno convinta di prima. Le dispiaceva sentir dire cose del genere da sua sorella, soprattutto se si riferiva a Trunks.

«Chi è?» Insistette lei, come se non avesse detto nulla «Lo conosco? Oh, no… non conosco nessuno dei tuoi amici, a parte Taki!»

«N-no… non lo conosci, ma questo non vuol dire che io debba uscirci a San Valentino!»

«Allora avevo ragione!» Nina fissò prima sé stessa allo specchio, riconoscendo che la scelta di Hami non era stata poi così malvagia e che quell’abito le cadeva a pennello. Quella sera avrebbe staccato l’etichetta dopo quanto? Un anno dall’acquisto? Poi, attraverso lo specchio, vide lo sguardo di sua sorella imporporarsi violentemente. Era così dannatamente uguale a suo padre! Incapace di non arrossire…

«Stai bene. Devi solo sistemarti i cap…»

«Come si chiama? Quanti anni ha?»

Eccola, Nina Brief. Taciturna all’apparenza, ma con lei un libro aperto e una chiacchiera continua.

«Lars. Si chiama Lars e ha la mia età.» Confessò Hami, smorzando il sorriso che sovente le compariva in volto pensando a quel ragazzo rosso e galante. Un ragazzo apparso all’improvviso in quella sala di ristorante, vestito di tutto punto e pronto a presentarsi con disinvoltura, e che da quella sera, quando l’aveva riaccompagnata a casa dopo qualche parola scambiata dopo la cena, aveva continuato a sentire sempre più spesso. E non l’aveva detto a nessuno, ma un paio di volte si erano anche rivisti.

Una dopo il lavoro, di fronte ad un cocktail in un locale sulla costa. Era stato tutto così naturale, nonostante il cuore le battesse così forte da minacciare di uscirle dal petto. L’altra a cena, solo due sere prima. E se non si fosse scansata con disinvoltura, in preda ad una improvvisa ondata di paura, l’avrebbe anche baciata.

Forse non gli era andato giù proprio quello… forse per questo era a casa, il giorno di San Valentino.

«E cosa fa? E’ bello?»

Un altro tir di domande di Nina, ormai convinta di ciò che avrebbe indossato al suo appuntamento romantico… che dire romantico era strano, perché lei e Yuno erano sempre gli stessi, malgrado si baciassero sulle labbra da ormai un mese.

Hami esitò solo un istante prima di rispondere.

«Effettivamente non so cosa faccia di preciso. So che è parecchio impegnato perché anche lui prossimo a guidare l’azienda del nonno ma… non ne abbiamo mai parlato più di tanto. E… sì, è bello. Direi…»

S’imbarazzava, Hami, e probabilmente non fosse stata Nina a quella domanda non avrebbe mai e poi mai risposto.

«Dai, ti aiuto a sistemare i capelli…» Aggiunse, sperando di poter concludere quella conversazione. E non perché non volesse parlare con sua sorella di questo, ma perché voleva ancora fare mente locale su ciò che stava iniziando a provare prima di esporsi e far esporre le persone che amava.

 

***

 

In quella caffetteria il tempo sembrava essersi fermato. Vi erano le stesse insegne, gli stessi quadri con le fotografie degli avi, alcuni suppellettili mai sostituiti e lo stesso odore meraviglioso di sempre.

Goten si chiuse la porta alle spalle lasciandosi indietro il freddo di quella sera di febbraio, facendo un cenno al titolare che lo accolse con un sorriso. Erano coetanei, lo sapeva sin dalle prime volte che aveva messo piede in quel posto, ormai trent’anni prima, insieme all’amico di sempre per fare colazione dopo una notte brava trascorsa insieme a zonzo per locali. Alle sei del mattino quel ragazzone dai capelli castani tirati indietro da un codino li aveva serviti con un entusiasmo che solo chi nutre una passione viscerale per il proprio lavoro può manifestare, soprattutto a quell’ora. E proprio mentre sorseggiava il suo cappuccino bollente e Trunks masticava una brioche fumante, Goten aveva appreso da quel giovanotto che aveva aperto da poco quel posto con la speranza di mandarlo avanti il più possibile.

Per questo era stato felice di portarci più volte la sua famiglia. Le sue famiglie, per meglio dire… Per l’appunto, scorse proprio alla sua destra, seduta dandogli le spalle, quella sagoma così famigliare cui mai si sarebbe disabituato nonostante i trascorsi.

«Ciao…» Disse, cordiale, prendendo posto avanti a lei, che sollevò lo sguardo dal cellulare e s’imbatté nelle sue iridi scure.

«Ciao. Sei in ritardo…» Valese gli sorrise in maniera accennata, appoggiando il telefono sul tavolino di legno.

«Scusa, ho fatto tardi in ufficio. Caffè?» Goten sollevò un sopracciglio, in attesa di conferma, e non appena la ebbe gli bastò fare un cenno all’uomo dietro il bancone per farsi capire. Poi tornò a guardare lei.

Lei che era stata sua moglie, seppur per poco tempo, ma la sua ragazza per anni e anni, la madre dei suoi primi figli. Quante volte si era chiesto se l’aveva mai veramente amata? Troppe, e per troppo tempo… finché non aveva capito che l’amore è un’altra cosa e non sempre nasce da un colpo di fulmine, ma si può costruire a poco a poco e con tutti i suoi dubbi e le incertezze a fare da contorno.

Valese gli era stata fedele, lo aveva amato più di quanto non meritasse. E poi era finita, quando una scappatella dopo l’altra si era ritrovato a dividere letto e figlio con niente meno che Bra.

«Ho sentito il direttore stamattina. Kian vuole vedere i suoi fratelli.»

Valese gli era stata fedele quando era ancora la ragazza docile e remissiva, quella di adesso l’avrebbe ucciso a mani nude e gli avrebbe restituito velocemente il torto. Non fosse stata tanto fortunata da trovare anche lei il vero amore in un ex collega di Marron, Mick, chissà ora quale strada avrebbe percorso… madre single di due gemelli, probabilmente depressa e provata da una vita di sacrifici.

Invece era felice… o almeno lo era stata fino a che il figlio non aveva preso a fare il deficiente e a rovinarsi la vita con le sue mani.

«Ah…»

Goten immaginava gli avesse chiesto di incontrarsi per qualcosa riguardante o Yuno o Kian. Solo per questo quegli incontri venivano richiesti o da uno o dall’altra, soprattutto dall’altra in realtà, poiché i gemelli avevano sempre vissuto con lei, da quando erano venuti al mondo.

«Il dottore crede che i tempi siano maturi, che Kian abbia davvero bisogno di riavvicinarsi alla sua vita. Quanto tempo è passato da quando lo abbiamo portato lì, Goten?»

«Due anni…» Rispose lui, accompagnando con un respiro quelle parole. A volte Goten fingeva andasse tutto bene, che i suoi figli fossero tutti lì con lui. Invece non era così… invece Kian era dall’altra parte del continente, Yuno con Valese, Mick e la sorella… accanto aveva soltanto Boxer e Bulma, i figli avuti da Bra. Tutto aveva funzionato, ma mai si era sentito davvero completo, se non quando, finché non era accaduto l’irreparabile, il week end aveva tutti e quattro i suoi ragazzi a casa, con sè.

«Anche Yuno soffre per questo, Goten. Lui ha bisogno di Kian e Kian di lui! Sono gemelli, hanno diviso ogni cosa da quando sono stati concepiti… non è giusto…»

Valese faticava ancora ad accettare la realtà. E non quella che vedeva suo figlio a drogarsi in un parco, ma quella che lo voleva lontano, troppo lontano da lei e dalla famiglia imperfetta ma serena che aveva costruito.

«Sono d’accordo. Credi che potremmo andare questo fine settimana?»

A Goten sembrava un miraggio. Aveva visto Kian sei settimane prima, alla visita che gli aveva fatto. Andavano a incontri alternati, e solo al compleanno erano andati insieme, senza contare il viaggio di andata dal quale erano tornati soli e con l’anima svuotata.

«Dovremmo parlarne con Yuno…»

«E gli altri ragazzi?»

«Non credo sia opportuno. Non ora, magari la prossima volta. Credo sarebbe meglio far incontrare per primi loro due soli.»

La donna giocherellò con una ciocca di capelli sfuggitale dallo chignon, mentre il cameriere appoggiava davanti a loro un vassoio con due tazze di caffè e due bicchieri d’acqua.

«Sarà difficile spiegarlo ai ragazzi. Sai quanto amano Kian e quanto desiderano rivederlo.»

«Hanno capito la sua assenza, capiranno anche il perché dovranno aspettare.»


***


Kian fissava assorto il soffitto. Tra le labbra il cucchiaino con il quale aveva mangiato poco prima il budino, dessert che era stato servito per cena. Di plastica monouso, l’aveva tenuto in bocca ed esattamente così si era ritirato nella sua stanza, più pensieroso del solito.

La giornata era stata pesante. I compiti assegnati dai professori a lezione stressanti, ma eseguiti con tutta la cura possibile. E la partita di basket del pomeriggio era stata spossante, più che mai. Sembrava non vi fosse più traccia né di sangue né di energia saiyan nel suo corpo, come quando l’effetto degli stupefacenti svaniva e si sentiva svuotato e bisognoso di ricominciare da capo a torturarsi.

Eppure, quella merda non la toccava da due anni. Non avrebbe mai più ripreso, anche perché il pensiero di ripassare per la disintossicazione, soffrire come un cane l’astinenza, lo spaventava più della morte stessa. E doveva fare il bravo, perché doveva uscire. Doveva riprendere in mano la sua vita da dove l’aveva lasciata… dai suoi, seppur divisi. Da sua sorella Dori, da Yuno, Boxer e Bulma. Dai nonni…

Come un automa, come ogni sera infilò la mano nel cassetto scorrevole del suo comodino. Estrasse un oggetto consunto, ammorbidito dall’usura. Una foto.

Sì… doveva riprendere da Nina, soprattutto.



Continua...


Nota dell’autrice

Eccomi qui… è lunedì. Alla fine, automaticamente, si è stabilito il giorno settimanale per la pubblicazione… è venuto da sé, insomma! Ma vi chiedo scusa in anticipo se dovesse capitare di non avere il capitolo online con precisione. Ad esempio, non so se lunedì 19 riuscirò ad aggiornare, poiché proprio quel giorno rientrerò dalla mini vacanza a Rimini… il RiminiComix mi aspetta e ad oggi che mancano pochi giorni non vedo l’ora! * . * Anzi, se qualcuno di voi dovesse esserci mi faccia un fischio! ;-)

Bando alle ciance, che mi dite di questo capitolo?

Hami confida a Nina della sua cotta. Ma chi sarà mai questo Lars? E ritroviamo Valese e Goten in un incontro da ex coniugi, di quelli che si stabiliscono civilmente per parlare dei figli. Cosa succederà con Kian? Lui non ha dimenticato Nina…

Io vi ringrazio per il vostro sostegno e l’entusiasmo che dimostrate per ogni capitolo pubblicato! Spero che anche i lettori silenziosi vorranno farmi sapere che ne pensano di questa mia prima storia con protagonisti PG inventati. E’ un esperimento e ho bisogno della vostra opinione!

Per il resto, vi abbraccio forte e vi auguro una buona settimana! Cocente, ma buona!

 

Sweetlove
 

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