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Autore: JAPAN_LOVER    09/07/2021    0 recensioni
Gregor Startseva è il giovane allenatore di 34 anni della nazionale maschile di pallavolo, con una lunga serie di successi alle spalle.
Proprio mentre è intenzionato a godersi le meritate vacanze estive, all'indomani di un trionfo che è valso ai suoi ragazzi la medaglia d'argento, viene convocato dalla Federazione sportiva per un nuovo incarico: guidare ai mondiali 12 ragazze a una settimana dagli esordi.
Tra numerosi punti oscuri e mille difficoltà, deve imparare a gestire una squadra di ragazze che non conosce. A suo modo, ognuna gli darà del filo da torcere e, in particolare una, Lucia, la capitana, rivelerà nutrire un'inspiegabile avversione nei suoi riguardi.
La medaglia è fuori dalla portata di mano, ma riuscirà Gregor a domare le sue 12 leonesse e a tornare a casa, senza rovinare molto la sua luminosa carriera?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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UN UOMO
(Prima parte)

 
LUCIA

Continuo a vivere quest’avventura come fosse un sogno a occhi aperti.  
Punto dopo punto, partita dopo partita, la vittoria non sembra più un inafferrabile miraggio. Come quadra e come gruppo siamo sempre più unite, sempre più affiatate dentro e fuori dal campo. Ormai abbiamo trovato il nostro ritmo e ci mostriamo sicure davanti avversarie di primissimo livello, squadre che all’inizio abbiamo affrontato quasi con timore, come se ritenessimo di non essere altezza di questa sfida.
Sotto la guida attenta e costante del nostro CT, non molliamo mai, lottiamo colpo su colpo, cerchiamo di recuperare anche la palla più imprendibile, proprio come se ogni partita potesse essere l’ultima ed effettivamente oggi è così.
Tutto dipende dall’esito di questa partita: dentro o fuori, qualificate o non qualificate alla final four. Al termine di questa giornata, si saprà quali saranno le quattro migliori squadre che proseguiranno il mondiale, per contendersi la medaglia più preziosa.
“Camilla, la palla deve essere più staccata da rete quando decidi di servire una pipe!”
Questo è il monito di Gregor che giunge direttamente dalla nostra panchina. Il nostro primo allenatore è il primo a credere in noi e a guidarci fino all’ultimo brandello di energia.
“E tu, Lucia, quando ti trovi ad attaccare da posto 2, prenditi del tempo e osserva – mi dice, puntando gli indici verso i suoi meravigliosi occhi grigi – ritarda l’attacco per valutare meglio dove piazzare la palla! Loro cercheranno comunque di murarti ma tu intanto sarai in grado di valutare se cercare le mani fuori del muro oppure tentare di piazzarla dentro”
Annuiamo con decisione al nostro coach, ma rimaniamo vigili e ben concentrate sulla partita, che ci sta vedendo lottare con le unghie e con i denti contro una delle squadre favorite.
Siamo entrate in campo con la giusta grinta e la determinazione: l’obiettivo è tenere testa alla Repubblica Domenicana e aggiudicarci il pass per continuare a sognare.
Conduciamo noi il quarto sudatissimo set con un punteggio di 23-22, dopo aver conquistato il primo e il terzo set, ma ceduto il secondo alle rivali sudamericane.
Adesso al servizio c’è Camilla. Appena l’arbitro le dà il via, la nostra palleggiatrice aggredisce dalla linea dei nove metri una palla che subito getta scompiglio nella ricezione avversaria. Le dominicane, però, di salvano e contrattaccano con la Fernandez, la loro temibile giocatrice di riferimento, che più di tutte ha creato problemi soprattutto nel combattutissimo secondo set.
Giulia, che è il nostro fenomenale libero, si allunga in scivolata e recupera anche questa cannonata. Camilla mi serve come può, in bagher, una palla troppo staccata da rete, difficilissima da aggredire, soprattutto con un muro di contenimento già piazzato dall’altra parte, pronto ad aspettarmi. Scelgo così di arpionare la palla in quella che sul frangente mi sembra la zona più scoperta.
 Il mio pallonetto viene intercettato facilmente dalle dominicane, che adesso sono fin troppo libere di ricostruire un’azione veloce e servire al meglio la loro bomber. La Fernandez scarica nel suo braccio tutta la sua forza e attacca una palla che travolgere letteralmente e butta giù il nostro libero.
“Giulia!!” la chiama Rossella, che ha assistito come tutte noi impotente alla scena.
“Ti sei fatta male?” domando, preoccupata.
Giulia si rialza immediatamente, aiutata da Cris.
“Sto bene, sto bene!” assicura lei, che risponde con un cenno e un mezzo sorriso alla Fernandez, sportasi a chiedere scusa.
Proprio sul recupero delle dominicane viene chiamo il time-out discrezionale dalla nostra panchina. Siamo 23 a 23, Startseva corre ai ripari e ci richiama a sé per un consulto e per darci una ventata di respiro.  Ci riuniamo in cerchio attorno ai nostri commissari tecnici, mentre qualcuno di noi recupera una bibita energizzante o l’asciugamano per detergere il sudore.
“Tutto bene, Giulia? Ti sei fatta male?” domanda Gregor, mentre Paolo le consegna una busta con del ghiaccio.
“No, coach, sto bene” risponde, accettando di buon grado l’impacco.
“Allora, ragazze, state andando bene, quello che vi chiedo adesso è un ultimissimo sforzo – si rivolge adesso a tutte noi – quando il gioco-forza non permette di prendere il largo allora è tempo di giocare d’astuzia. Dobbiamo cercare di diventare meno prevedibili e variare i colpi: alle palle piazzate dobbiamo alternare pallonetti e così via!”
“Forza! Forza! Forza!” esorta Paolo, prima di congedarci.
Mi concedo per un attimo di perdermi in quelle profonde pozze grigie che sono i suoi occhi, anche se in questo momento dovrei solo essere Lucia Capparelli, la capitana della nazionale italiana. Gregor è un allenatore straordinario: corretto, preciso, scrupoloso. Sta mettendo tutto sé stesso in questa competizione ed è del tutto dedito al suo lavoro. È proprio per questo che do ancora più valore a ciascuno di quei baci rubati che ci scambiamo, in quei rari anfratti che siamo da soli.
Di noi ho raccontato solo alla mia amica Cris, non potevo non metterla al corrente di ciò che mi sta capitando in questo momento. E poi come facevo a nascondere proprio a lei che mi conosce così bene le fossette sul viso, ogni qual volta mi capita di sorridere per nessun motivo preciso, se non per il pensiero che corre verso di lui? O tutte le volte che sgattaiolo fuori dalla stanza, quando so che lui sta per raggiungere lo staff tecnico al piano di sotto? Tutto soltanto per la lontana possibilità di poterlo baciare, toccare per un breve attimo il cielo con un dito per poi ritornare alle nostre vite, ai nostri ruoli.
Mi sono innamorata, questa è la verità. Ancora una volta ho deciso di provarci e di abbassare le mie difese. Non so come andranno le cose tra noi, ma stavolta sento che c’è qualcosa di diverso in grado di arginare qualsiasi riserva: la consapevolezza di affidarmi a una persona che saprà prendersi cura del mio cuore ferito, perché ha sofferto molto anche lui.
Quando l’arbitro annuncia con un fischio la fine del time-out, rientriamo in campo con la giusta carica. Startseva non lo ha detto esplicitamente, ma a parlare erano i suoi occhi: bisogna chiudere qui il match ed evitare il tie-break. Se questo set dovessero vincerlo le dominicane, il nostro vantaggio sarebbe annullato e tutto verrebbe rimesso in discussione.
Al servizio c’è la Sanchez, una ventisettenne di grande esperienza. La sua battuta potente e flottante viene ricevuta con grande fatica da Giulia. Camilla cerca di aggiustare la palla su Camilla in favore di Cris, che attua un primo tempo perfettamente arginato dalla ricezione avversaria. Le dominicane possono così riorganizzarsi in un contrattacco di grandissima efficacia. La nostra attenzione rimane focalizzata sulla Fernandez, ma il muro eretto da me e Camilla arriva troppo scomposto sul suo attacco e la palla esce fuori, sporcata dalle nostre mani.
23-24 per la Repubblica Domenicana.
Alzo gli occhi al cielo arrabbiata con me stessa e poi mi stringo alle mie compagne mortificata, scusandomi per l’errore di valutazione. Startseva ci osserva senza proferire una parola, ma io che ormai lo conosco bene posso percepire tutta la sua tensione. Arrivati a questo punto del match ogni sbaglio pesa come un macigno, non dobbiamo regalare niente.
Ancora una battuta della Sanchez, ma contro ogni previsione la palla sfiora la rete, danza sul nastro per poi scivola rovinosamente nel nostro campo. La fortuna ha assistito le nostre avversarie, hanno forzato il servizio e sono state premiate.
Il quarto set si conclude così, con un clamoroso 23-25 a loro favore.
“Non ci posso credere…” mormora Camilla, che si è vista cadere la palla ai propri piedi.
Fuori dal campo, uno Startseva ancora più incredulo di noi rimane in silenzio ma che non si scompone. Mentre ci ordiniamo in fila per procede col cambio campo, il nostro coach ci accompagna con lo sguardo senza disperare.
“Calma, ragazze! Non c’è da angustiarci! – è il placido incoraggiamento di Paolo – adesso resettiamo tutto e ripartiamo con ancora più grinta e fame di vincere!”
“Ragazze non molliamo – intimo alle mie compagne, durante il nostro accorato abbraccio prima del fischio arbitrale – siamo qui per questa benedetta medaglia e ce la prenderemo!”
“Ce la faremo!” incita a sua volta, Rossella.
“Qui non si molla un accidenti” tuona Camilla, che il fuoco dentro.
“Per noi hip-hip Yatta!” urliamo puntando e sollevando le mani al centro del nostro cerchio.
Ebbene sì, alla fine l’ha spuntata inevitabilmente Camilla.
Il tie-break inizia combattutissimo. Nessuna squadra arrendersi, nessuno vuole rinunciare proprio adesso.
Giulia si sta superando, si getta su ogni pallone.
Camilla segue alla lettera le direttive dei nostri allenatori, smista con creatività tutti i palloni che le arrivano dalla ricezione. Tiene d’occhio le nostre avversarie e serve me, Cris, Rossella e Federica cercando di spiazzare in tutti i modi le nostre agguerritissime avversarie.
Neanche loro mollano un colpo. Il tie-break si trascina durissimo, tra colpi secchi e lunghi scambi, fino a un 13-12 in nostro favore.
Cris è alla battuta, riesco a percepire tutta la sua tensione e il senso di responsabilità. La mia amica è rivolta verso la nostra pancina, da dove i nostri due coach le dettano tutte le indicazioni.
La vedo finalmente annuire decisa e battere di potenza una palla, che riesce a forzare la ricezione avversaria. Ottimo colpo, Cris!
Linda Lopez, il libero dominicano dai folti ricci legati in una lunga coda, riesce soltanto ad arginare questa patata senza riuscire bene a incanalarla. Sento che a questo punto alla palleggiatrice, Miguelina Perez, non resta che ricorre alla migliore. Camilla deve aver avuto la mia stessa intuizione perché salta insieme a me, come sincronizzata, in un muro alto e compatto capace di contrastare la schiacciata della Fernandez.
Con la coda dell’occhio vediamo nitidamente la palla ricadere nella loro metà campo ed esultiamo, come impazzite.
“Siii!” è il nostro urlo, incredulo e soddisfatto al tempo stesso.
Battiamo il cinque e poi ci abbracciamo, per poi finire circondate e strette dalle nostre compagne in esultanza.
14-12.
Fuori dal campo Paolo esulta euforico e orgoglioso insieme alle nostre compagne, mentre Startseva mantiene il suo solito contegnoso silenzio.
“Adesso sangue freddo, ragazze – esorto le mie amiche – possiamo farcela, dobbiamo farcela…”
…anche per lui!
“Andiamoci a guadagnare questa final-four!” è l’urlo finale di Camilla, prima di riprendere le nostre posizioni.
Ancora una volta serve Cris, ma stavolta le nostre avversarie riescono a defibrillare il pallone e a ricostruire una perfetta azione di contrattacco, che il nostro muro proprio non riesce a contenere. Le mie mani e quelle di Camilla queste volte si piegano al passaggio della cannonata.
Anche Giulia è troppo distante, non può mai arrivare sul pallone, ma il miracolo lo compie Rossella che intercetta la palla e la indirizza perfettamente alla nostra palleggiatrice. Ci prepariamo tutte, sia da prima e che da seconda linea, in attesa che Camilla decida a chi affidare il possibile colpo decisivo.
Tutto avviene nel giro di pochissimi attimi. La nostra palleggiatrice si volta, salta e frusta la palla con tutta la potenza che ha nel suo braccio, spiazzando proprio tutti. Punto!
Appena il fischio dell’arbitro decreta la fine del match, noi azzurri ci scateniamo.  Tutta la nostra panchina ci raggiunge sul campo per esultare e festeggiare la qualificazione alla final-four
“Che cos’hai appena fatto?” urlo alla mia amica, per sovrastare il frastuono all’interno del Palasport.
“Non lo so – urla di rimando – so solo che non ho dimenticato la schiacciatrice che è in me!”
Camilla urla di sorpresa e anche tutte noi rimaniamo a bocca aperta nel vedere un inedito Gregor abbracciarla e sollevarla come se fosse un autentico trofeo.
“Sei stata fortissima!!”
“Coach!! – urla lei, commossa nel ricambiare la sua stretta – ce l’abbiamo fatta! Ce l’abbiamo fatta!”
Anche a me escono due grossi lacrimoni, mentre tutte le mie compagne mi stringono in un grande abbraccio, per l’accumulo di stress e per la grandezza di ciò che stavo osservando. Camilla è una sua creatura, Gregor ha forgiato la palleggiatrice che è in lei, merita di esserne orgoglioso.
I festeggiamenti di fine partita si protraggono ancora per un po'. Ci godiamo in allegria questo successo, frutto di anni di duro lavoro e tanto sacrificio, prima di scattare la foto di rito per la rassegna stampa e dare il saluto finale sottorete alle nostre validissime avversarie.
“Ora da brave – esordisce Paolo – filate tutte negli spogliatoi!”
Il nostro secondo allenatore incrocia le braccia al petto e cerca di ricomporsi un po', ma è ancora chiaramente su di giri per la vittoria appena ottenuta.
Camilla elettrizzata balza in avanti e porgere le mani Paolo, il quale non resiste e battere un poderoso cinque.
“Noi ci vediamo in hotel, ragazze – soggiunge Startseva– volevo soltanto avvisarvi che nel pomeriggio alle 15 abbiamo fissato una videochiamata con Paldolfi, il vostro vecchio coach ci tiene a salutarvi e a farvi le congratulazioni per la strada fatta finora! Vi sta seguendo ed è molto orgoglioso di voi!”
In quell’attimo mi si gela il sangue nelle vene. Le nostre compagne accolgono con entusiasmo la notizia, solo i miei occhi e quelli di Cris si incontrano inosservati in un tacito scambio di sguardi.  
Prima di congedarsi da noi e dal resto dello staff per la conferenza stampa, Starseva rivolge a tutte un candido sorriso e un cenno di saluto con il capo. Incrocio lo guardo magnetico del mio coach, che per una frazione di secondo mi strizza l’occhio, ma rimango attonita, consapevole di non aver abbastanza stomaco per affrontare tutto questo.
Imbocco il lungo corridoio che conduce nei nostri spogliatoi assieme alle mie compagne chiassose e ancora euforiche.
“Luci!” la voce di Cris mi giunge come un sussurro.
“No!” è la mia risposta secca.
“Non possiamo svincolarci…come lo giustifichiamo?”
“Come faccio a guardare la faccia di quel viscido, senza pensare a quello che ha fatto?”
Sento la mia amica deglutire e comprendo perfettamente il suo conflitto interiore. Giunte davanti alla porta blindata, afferro la mia amica per una mano e lascio che le nostre compagne di squadra ci precedano dentro. Rimaniamo noi due sole in quel lungo, stretto e asettico corridoio.
Stingo le sue forti braccia e punto i miei occhi nocciola nei suoi ancora più scuri e lucidi.
“Tranquilla, Cris, devi fare esattamente quello che ti senti” le intimo, diretta e sincera.
Con lei so che posso parlare senza remore, soprattutto di questo dramma che condividiamo assieme. Cris abbassa il capo, dilaniata come poche volte nella sua vita.
“Lo so!”
“Lascia stare quello che possono pensare gli altri, nessuno di loro sa!”
“Mi prendo del tempo per rifletterci ancora un po'!” mi assicura.
“Bene!”
Annuisco e sorrido flebilmente, d’altronde è una decisione che può prendere solo lei. Entriamo nello spogliatoio dove le nostre compagne in festa si preparano per entrare nelle docce.
“Ancora non posso crederci!” è il grido concitato di Rossella.
La nostra bellissima schiacciatrice, dai lunghi capelli corvini e dagli occhi azzurri, si dirige nuda verso la prima delle cabine.
“Merito nostro e del nostro sexy allenatore!” esordisce Giulia, mentre sfila l’elastico e libera la sua bellissima chioma color rame.
“Dio santo, Giuly – sorride divertita Camilla, mentre si spoglia delle ginocchiere – hai proprio perso la testa per Startseva!”
“Puoi biasimarsi? Hai visto come ti ha abbracciata prima? Ti ha sfoggiata con orgoglio come se fossi la coppa! Si vede che dietro quello sguardo di ghiaccio nasconde un cuore caldo e appassionato – intona suadente, sfilando bellissima verso la doccia – come fai a non innamorartene?”
Negli occhi da cerbiatta di Giulia brilla una luce che non avevo mai visto prima. Il mio sguardo guizza ancora una volta allarmato verso quello preoccupato di Cris: adesso non ci voleva anche questo.  
È proprio vero, dannazione, i guai non arrivano mai da soli!
   
 
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