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Autore: liriel4444    11/07/2021    1 recensioni
Sherlock Holmes è morto, lasciando solo John Watson. Porte che si aprono o che si chiudono portano verso destini diversi.
Genere: Angst, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3

John (A)

L’uomo ferito se ne era andato, borbottando un grazie. John lo aveva quasi ignorato, preferendo dedicarsi alla bottiglia di whiskey, abbandonata sul divano.

La valutò con sguardo critico. Era rimasto solo un terzo del liquido ambrato, quindi non sufficiente a ottenebrare la coscienza. Cercò di fare mente locale, per ricordare se in casa vi fossero altre bottiglie, anche di alcool puro, ma la sua mente non voleva collaborare.

Con un ringhio rabbioso, John iniziò ad aprire i pochi sportelli dell’angolo cottura, quelli del mobile in salotto e, per ogni evenienza, quelli della camera da letto.

Nulla.

Non una goccia di alcool in più, rispetto a quel misero terzo.

Ricordava che lì vicino c’era un negozio di liquori e afferrò la giacca, per andare a fare un po’ di scorta.

‘Hai sempre criticato tua sorella, perché annegava i suoi problemi nell’alcool e ora tu fai lo stesso?’ Lo apostrofò Sherlock, in tono risentito.

John si voltò verso il fantasma dell’amico, furioso: “Zitto, tu! Non hai diritto di giudicare. Lo hai perso quando ti sei lanciato dal cornicione del Bart’s, senza darmi la possibilità di salvarti. Se tu hai deciso che l’unica soluzione al tuo problema era ucciderti, perché io non posso fare la stessa cosa? Lasciami in pace e torna da dove sei venuto. Non ho bisogno di te. E tu hai chiaramente dimostrato al mondo intero che non avevi bisogno di me. E che non ti fidavi di me.”

Girò la schiena all’amico e uscì dalla porta a passo di marcia.

Tornò poco meno di mezz’ora dopo, con quattro bottiglie di whiskey e nulla da mangiare.

L’appartamento, però, non era vuoto.

Un uomo di circa quaranta anni, con una leggera barba rossiccia e profondi occhi verdi, era comodamente seduto sul divano. Indossava un paio di jeans blu, una maglia azzurra e una giacca nera un po’ imbottita.

John lo guardò appena, appoggiando la sporta sul tavolo e riponendo le bottiglie al loro posto.

“Non mi sembra di conoscerla. Se anche la conosco, non ho voglia di compagnia. Sa dove sia la porta. Se ne vada,” ringhiò.

“Dottor John H. Watson, ex capitano del 5th Northumberland Fusiliers Regiment. Congedato dall’esercito con tutti gli onori a causa di una grave ferita di guerra. Ha collaborato con Scotland Yard, insieme a Sherlock Holmes, l’unico consulente investigativo esistente al mondo, in questo momento caduto in disgrazia, in ogni senso in cui uno voglia utilizzare il termine, in quanto accusato di essere un imbroglione e un millantatore. Lei scriveva un blog, raccontando le vostre avventure…”

“Senta, se è venuto qui per raccontarmi la mia vita, se lo risparmi. La conosco bene. Si tolga dai piedi, prima che mi venga voglia di sbatterla fuori, non sono dell’umore giusto per avere ospiti,” lo interruppe John.

L’uomo non si scompose, anzi, sorrise: “Capirà la mia sorpresa, quando uno dei miei uomini mi ha riferito che lei lo ha ricucito, dopo che era stato ferito in un… incidente.”

“Ah. La ferita da arma da fuoco di stanotte. Niente di che. Non volevo che sporcasse tutto il corridoio di sangue. Non è facile da pulire e non mi sembra che qui le pulizie siano troppo approfondite.”

“Vorrei pagarla, per il suo lavoro.”

****

John (B)

Matthew Randall si svegliò in un letto sconosciuto e impiegò qualche secondo per riordinare le idee. Non era certo la prima volta che gli capitava, ma quando ricordò con chi avesse trascorso la notte, emise un gemito di rimorso e nascose il viso nel cuscino.

John non era accanto a lui. Si doveva essere alzato molto presto, perché la sveglia segnava le 7:02 e l’altra metà del letto era fredda.

Sempre con il viso nascosto nel cuscino, Matt ricordò il periodo che John e lui avevano trascorso in Afghanistan. Aveva sempre ammirato John, ma Tre Continenti Watson aveva messo ben in chiaro fin dall’inizio a. di non essere gay e b. di adorare le donne.

Quindi, per Matt era terra inospitale. Erano amici, certo. Si raccontavano le reciproche conquiste, ovvio. Però, fra loro, non avrebbe mai potuto esserci nulla.

Allora, che cosa accidenti era accaduto la notte precedente?

Avevano bevuto. Tanto. Soprattutto John. Eppure… eppure John Watson era sembrato tutto fuorché eterosessuale.

Con un grugnito, Matt si mise a sedere sul letto. Su una sedia lì accanto, c’erano i suoi abiti, ben piegati, e un paio di asciugamani puliti.

“Ho davvero il sonno pesante, per non essermi accorto di quello che ha fatto John, mentre dormivo,” brontolò.

Era inutile rimandare. Tanto valeva alzarsi, fare una doccia e andare da John, a supplicare il suo perdono in ginocchio. Per quanto fossero anni che non si vedevano, non voleva rinunciare alla loro amicizia.

A costo di cospargersi il capo di cenere.

****

John (A)

John fissò l’uomo come se fosse pazzo, poi scoppiò in una risata amara: “Lei mi vuole pagare?” Ripeté, incredulo.

“Non solo. Potrei avere bisogno altre volte dei suoi servizi. E potrei procurarle altri clienti. Sa, nel mio campo di lavoro capitano spesso degli incidenti e non sempre negli ospedali sono comprensivi.”

John si appoggiò al tavolo, incrociando le braccia sul petto. Osservò l’uomo per un lungo momento, mordicchiandosi il labbro inferiore: “Ha detto lei stesso che ho collaborato con Scotland Yard. – riprese, parlando in modo lento – Se qualcuno ha bisogno di cure mediche, ma non può rivolgersi a un ospedale, è perché ha fatto o sta facendo qualcosa di illegale. Che cosa le fa credere che io non denunci lei e il suo uomo, appena esce di qui?”

L’uomo appoggiò i gomiti alle ginocchia e si sporse in avanti, ricambiando lo sguardo intenso di John: “Mi dica, dottor Watson, ha informato il suo amico Gregory Lestrade del lavoretto che ha fatto stanotte?”

“Potrei dirle di no e averlo fatto,” John scrollò le spalle.

“Sappiamo entrambi che non ha chiamato nessuno.”

“Potrei sempre farlo più tardi,” insisté John.

“Io credo proprio che non lo farà. Credo che lei si senta tradito dalla polizia, per il modo in cui hanno trattato lei e il suo amico, dopo tutto quello che avete fatto per loro…”

“Lei non crede che Sherlock fosse un imbroglione? Eppure lo dicono tutti i giornali.” Lo interruppe John, in tono brusco.

“Non lo credo. Nessuno nel mio campo crede che Sherlock Holmes fosse una frode. I poliziotti lo pensano perché lui gli ha fatto fare la figura degli idioti troppe volte. Però, non è questo il punto. Che cosa vuole fare della sua vita, ora, dottore? Non credo che a Scotland Yard siano molto interessati a continuare la vostra collaborazione. So che ha trovato lavoro part time in una clinica, ma non è uno stipendio molto alto. Io le sto offrendo un lavoro. Ben pagato. E con il brivido del proibito. I miei uomini non sono assassini o criminali violenti, dottore. Ladri. Truffatori. Niente protettori né spacciatori né omicidi. Che cosa mi dice, dottore?”

‘John! Non lo fare! Tu sei un uomo onesto, un uomo buono!’ Lo supplicò il fantasma di Sherlock.

John gli lanciò un’occhiata torva, poi si voltò verso l’uomo reale seduto sul divano. “Accetto. Devo mantenere il lavoro alla clinica. Per le apparenze. Il materiale medico me lo deve procurare lei. Voglio un telefono irrintracciabile, con cui tenere i contatti.”

L’uomo si alzò, sorridendo soddisfatto e allungando una mano: “Affare fatto. Sarà un piacere lavorare con lei, dottor Watson. Ho sempre amato il suo blog. Ah, mi chiamo Robert Campbell.”

John prese la mano e la strinse.

Il fantasma di Sherlock lo fissava con biasimo, ma a John non importava.

****

John (B)

Matt fu attirato in cucina dal profumo di tè. Vi arrivò titubante, non sapendo bene che cosa aspettarsi.

John era seduto al tavolo e stava leggendo il giornale. Davanti a lui c’erano due tazze, una teiera, una zuccheriera, un brik per il latte e un piatto con dei croissant.

John era persino uscito a fare la spesa e Matt non si era accorto di nulla.

‘Per fortuna non siamo in Afghanistan o a quest’ora potrei essere morto senza nemmeno saperlo.’ Pensò Matt.

“Buongiorno?” Salutò, esitante.

John piegò il giornale e gli sorrise: “Buongiorno. Siediti. Sarai affamato.”

Matt si sedette di fronte a John: “Sono confuso,” confessò, versandosi del tè.

“Ti aspettavi di essere preso a pugni?” Ribatté John, divertito.

“Forse.”

“In realtà, mi hai dato modo di pensare a tante cose.”

Matt prese un croissant e lo spezzò a metà, guardando John negli occhi: “Puoi dirmi come hai fatto a fare tante cose in così poco tempo? Se non ricordo male, eri piuttosto ubriaco anche tu…”

“Non so. Mi sono svegliato presto e mi sono messo a riflettere su ciò che era accaduto.”

Matt si agitò sulla sedia, a disagio: “A proposito di quello, John…”

“Non è stata colpa tua. Io lo ho voluto quanto te, anche se, scusa se te lo dico, non pensavo di stare facendo l’amore con te.”

“Me ne sono reso conto, anche se un po’ in ritardo.”

“Ho riflettuto molto anche su quello.”

“Senti, John, so che non sei gay, quindi…”

“Sai perché ho sempre professato ad alta voce di non essere gay? Quando Harry, la mia sorella maggiore, ha confessato di essere lesbica, in famiglia è stata una tragedia. Mio padre era furioso e mia madre piangeva tutto il giorno, supplicandomi di essere normale. Ed io lo feci. Cominciai a dire a tutti che io non ero gay. Divenne la mia frase preferita. Il mio mantra. Lo ho ripetuto così tanto, che ho convinto persino me stesso di non essere gay.”

Matt si strozzò con un pezzo di croissant e iniziò a tossire furiosamente. John lo fissò, un po’ preoccupato, ma si rese subito conto che non era nulla di grave.

“Stai dicendo… – tossì – stai dicendo di essere gay? Perché, amico, se tu sei gay, lo nascondi molto bene.”

“No no. Non sono gay. A me piace molto fare sesso con le donne. Però non disdegno neppure guardare gli uomini. Sono molto attratto da un certo tipo di uomo ed ero molto curioso di fare sesso con il mio tipo ideale. In realtà, sono sempre stato sicuro di essere bisessuale, però capisci…”

“Se tu lo avessi confessato ai tuoi genitori, ne sarebbe nata un’altra tragedia. Non mi sembrano tipi progressisti.”

John annuì: “Esatto.”

“Però, scusa, John, i tuoi genitori sono morti. Tua sorella non ti biasimerebbe di certo, se tu stessi con un uomo, quindi…”

“Ti ho detto che mi piace solo un certo tipo di uomo.” Rimarcò John.

“Uno come me?” Sorrise Matt, accattivante.

“O come Sherlock. Avete diversi tratti in comune.” Confermò John.

“Allora, tu e il tuo amico…”

“Nulla. Non è mai successo nulla, fra Sherlock e me. Io mi sono subito sentito attratto da lui, ma Sherlock ha messo ben in chiaro fin dal nostro primo incontro che era sposato con il suo lavoro e per nulla interessato a impelagarsi in relazioni sentimentali, con uomini o donne, che fossero. Tenevo troppo al nostro rapporto, per correre il rischio di perderlo solo per un po’ di sesso, così ho represso i miei sentimenti. La frase ‘non sono gay’ è tornata a essere il mio mantra esistenziale. Mi serviva per ricordarmi che non avrei mai potuto avere Sherlock e che dovevo accontentarmi della nostra straordinaria amicizia, oltre che proteggerla dalle stupide insinuazioni che tutti facevano sul nostro rapporto. Il suo suicidio ha riportato a galla i miei sentimenti repressi. Se mi fossi dichiarato, se gli avessi rivelato ciò che provavo…”

John si interruppe. Chiuse gli occhi e scosse la testa. Matt allungò una mano e prese una di quelle di John, stringendola con tenerezza: “Che cosa pensi che sarebbe accaduto, se tu ti fossi fatto avanti?”

Il dottore riaprì gli occhi, velati da una profonda tristezza: “Stavo per dire che forse ora lui sarebbe ancora vivo ed io non sarei un morto che cammina. Però so che non è vero. È più probabile che Sherlock mi avrebbe allontanato ed io non avrei mai potuto trascorrere questi meravigliosi anni insieme a lui.”

Un silenzio carico di dolore cadde nella cucina. Matt sapeva che era troppo presto, però ora sperava di avere di una possibilità.

“Possiamo rimanere amici e uscire insieme, qualche volta?” Chiese, pieno di speranza.

“Certo. Solo amici, però. Ti sono grato per stanotte, perché avevo davvero bisogno di sentirmi desiderato. Però, non sono pronto per una relazione sentimentale, né con un uomo né con una donna. È troppo presto, capisci?”

Matt allungò la mano, rincuorato e felice: “Amici.”

‘Per ora.’ Non aggiunse a voce alta.

John prese la mano e la strinse con calore: “Amici.”

Un raggio di sole filtrò dalla finestra della cucina. Forse il futuro di John aveva ancora la possibilità di non essere così grigio come lui aveva pensato dall’istante in cui Sherlock si era lanciato dal cornicione del Bart’s.

 

 

 

Piccolo angolo dell’autrice

 

I due John hanno davvero preso strade completamente diverse. Uno è talmente arrabbiato da non avere scrupoli a lavorare per un criminale, l’altro ha davanti a sé un futuro che sembra più roseo, avendo trovato un amico che nulla ha in comune con il suo passato con Sherlock.

Grazie a chi stia leggendo il racconto e a Himeko82 per la recensione.

A domenica prossima.

 

Ciao ciao.

 

 

   
 
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