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Autore: All_I_Need    12/07/2021    4 recensioni
John ha un incidente nel laboratorio della struttura militare di Baskerville. Mentre aspettano che gli scienziati trovino una soluzione, lui e Sherlock devono riesaminare la natura della loro amicizia mentre si destreggiano nella vita quotidiana e nel Lavoro, il tutto cercando di rispondere alle domande veramente importanti: va bene accarezzare il tuo coinquilino se al momento è un cane? E come chiedi esattamente le coccole a un autoproclamato sociopatico?
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sally Donovan, Sherlock Holmes
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Capitolo 15 

Verso l'ora di pranzo Sherlock decise che John avrebbe dovuto guadagnarsi la cena, il che significava che ancora una volta si ritrovò a estrarre il cibo dal Kong, dovendo masticare la gomma quasi indistruttibile per raggiungere il cibo nascosto all'interno e farlo fuoriuscire attraverso la piccola apertura nell’aggeggio. Ci volevano secoli, ma John aveva scoperto che amava masticare le cose.

A giudicare dall’odore, Sherlock era ancora fatto di dopamina e non ne era felice, una situazione dolorosamente contraddittoria in cui trovarsi. Era chiaro che non voleva davvero parlarne o pensarci. Le prime parole che uscirono dalla sua bocca furono un completo non sequitur.

"Considerando che i Toller sono stati allevati per cacciare prede, pensi che ti piacerebbe dare la caccia a un criminale in questa forma?"

John alzò la testa e lo guardò, riflettendo sulla domanda. Inseguire un criminale per le strade di Londra su quattro zampe invece che su due? Sembrava divertente!

Annuì, chiedendosi se forse Sherlock avesse risolto il caso nella privacy della propria mente e ora stesse inventando un piano folle per arrestare l'assassino.

Erano momenti come quelli che di solito facevano sentire John come se fosse invecchiato di dieci anni in altrettanti minuti, guardare Sherlock affrontare un assassino in un vicolo buio e sezionarlo in modo infallibile da scomodamente vicino, sfuggendo per un pelo alla lama balenante di un coltello o allo sfrecciare di un proiettile.

Una volta avevano inseguito un killer su un treno merci carico di carbone. Non avrebbe mai dimenticato il momento in cui Sherlock si era trovato in equilibrio sul bordo di una delle carrozze, con blocchi di carbone in ogni mano come unica difesa contro un criminale armato di tubo di piombo e desideroso di usarlo.

John considerò la possibilità di avventarsi su un delinquente del genere, saltandogli addosso e affondandogli i denti in un braccio o in una gamba per neutralizzarli fino a quando non fosse arrivato qualcuno con un paio di manette.

Gli suonava decisamente meraviglioso.

Annuì di nuovo, con più vigore.

Sherlock sorrise. "Forse sarai fortunato e presto avremo la possibilità di fare una bella corsa per la città, allora. È troppo presto per fare promesse, però. Lestrade non mi ha ancora risposto sull'origine e l’identità del bambino, quindi dovremo aspettare che gli Yarder facciano il loro lavoro al meglio delle loro limitate capacità.”

John sbuffò.

"Nel frattempo, però..."

Sherlock tirò fuori il telefono e compose un numero.

"Signor James? Sì, sono Sherlock Holmes. Mi chiedevo se potesse inviarmi per e-mail i dettagli della frode che ha scoperto. Sì, invii semplicemente tutto ciò che ha e si senta libero di evidenziare le parti rilevanti. Ha l'indirizzo e-mail? Meraviglioso. Arrivederci."

Riattaccò. "Questo dovrebbe tenermi occupato per un po’. Se qualcuno ha sottratto denaro a quella società, voglio sapere quanto. Forse troveremo qualche attività finanziaria interessante nei conti personali di qualcuno che lavora per l'azienda o vi è in altro modo correlato. Alla fine, ci deve essere qualcosa che ci condurrà dal truffatore.”

John annuì e riportò la propria attenzione sul Kong. Sembrava che fossero scartoffie e le scartoffie non erano qualcosa che era attrezzato per affrontare al momento. E, cosa più importante, aveva del cibo da mangiare.


*****


Sherlock trascorse il resto della giornata stampando i rapporti che il contabile gli aveva inviato e rimuginandovi sopra, confrontando numeri e fatti, valori e conti. Ogni tanto John lo sentiva mormorare che si trattava di un casino, ma non entrò mai nei dettagli, anche quando si sentì abbastanza frustrato da allontanarsi dalla scrivania e ricominciare a camminare su e giù per la stanza.

Questa energia inquieta però era abbastanza diversa da quella che l'aveva avuto in pugno quella mattina. Questa era di un tipo che John conosceva. Questa era il tipo di tensione ‘niente in questo caso ha senso quindi naturalmente mi manca un pezzo del puzzle e voglio sapere cos'è’ che di solito si verificava poco prima che Sherlock facesse una sorta di salto mentale e l'intera faccenda si dipanasse in un percorso stupefacentemente ovvio dalla causa all'effetto.

John si mise a sedere in attesa, aspettando che il momento si verificasse.

Non fu così.

Sherlock aggrottò la fronte e tornò ai file, leggendoli più e più volte, ma chiaramente senza trovare nulla di utile.

Alla fine, tirò fuori il telefono. Dal modo arrabbiato con cui toccò lo schermo, John pensò che stesse mandando un messaggio a Lestrade e chiedendo un aggiornamento.

Ne ottennero uno poco più di un'ora dopo, quando lo stesso Lestrade arrivò a Baker Street, apparendo smunto e stressato e odorando di troppo caffè e non abbastanza sonno.

"Abbiamo trovato la madre. Abbiamo controllato i tabulati telefonici del giovane Forsythe col pettine a denti fini e abbiamo scoperto che aveva ripreso i contatti con una delle sue ex fidanzate diversi mesi dopo la fine della loro relazione. Si telefonavano abbastanza regolarmente e si scambiavano e-mail in modo piuttosto criptico riguardo ad appuntamenti. La ragazza ha dato alla luce un bambino cinque mesi fa."

Si scambiarono una lunga occhiata.

"I suoi genitori non lo sapevano?” chiese Sherlock.

"Secondo la madre del bambino, lui non voleva dirglielo,” disse Lestrade. "Non abbiamo ancora avuto la possibilità di parlare con la signora Forsythe."

"Aspetta un po’ prima d’informarla,” disse Sherlock. "Almeno fino a quando non avremo un test del DNA che provi inconfutabilmente che lui è il padre."

Lestrade annuì. "La povera donna ha appena perso il marito e il figlio. Non ho intenzione di farle penzolare di fronte un potenziale nipote solo per portarglielo via all'ultimo momento."

"Come stava la ragazza?” chiese Sherlock.

"Sconvolta. Secondo lei, si erano riconciliati. Ha detto che avevano parlato che lei si trasferisse da lui, ma lui era stato titubante perché i suoi genitori venivano spesso in visita e non c'era modo che lui potesse nascondere la presenza di una ragazza e di un bambino se entrambi avessero vissuto nel suo appartamento. Ha detto che ne stavano parlando e stavano cercando di escogitare la migliore strategia per dirlo ai suoi genitori.”

"E le hai creduto?” chiese Sherlock.

Lestrade annuì. "Nessun motivo per non farlo. Sembrava sincera. Perfino Donovan le ha creduto e sai che è sospettosa e cinica come pochi.”

Sherlock sbuffò. "Questo è un modo per dirlo, ma sono d'accordo sul fatto che la sergente Donovan abbia un buon istinto per ciò che è la verità e cosa è una bugia, in particolare quando si tratta di persone che fingono emozioni che non provano."

"Peccato che non sia altrettanto brava a capire quando le persone fingono di non avere alcuna emozione," pensò John. "Potrebbe trattarti in modo diverso se lo facesse."

"Attento," stuzzicò Lestrade. "Sembrava quasi un complimento, Sherlock. Vorresti che glielo riportassi?"

"Fanne  quello che vuoi," Sherlock scrollò le spalle. "C'è qualcos'altro che la ragazza potrebbe dirci? Qualche possibilità che sappia qualcosa sul fatto che lui abbia sottratto denaro dai conti della società?"

Lestrade scosse la testa. "Non gliel'ho chiesto, ma ha detto che lui era assolutamente disposto a pagare il mantenimento del bambino e, a quanto pare, aveva persino istituito un fondo fiduciario a nome di suo figlio.”

"Interessante." Sherlock tornò ai fogli sulla scrivania. "Quanti soldi erano, l’ha detto?"

"Non ne ho idea. Dirò a Donovan di controllare." Lestrade tirò fuori il telefono e inviò un breve messaggio.

"Dovrà avere accesso ai conti bancari di Forsythe jr, ma non dovrebbe essere troppo difficile, visto che è una delle nostre vittime di omicidio e lui stesso un sospettato in un'indagine per omicidio."

"Penso che possiamo aggiornarlo da sospetto a colpevole,” disse Sherlock. "Non ho assolutamente dubbi che abbia ucciso suo padre nella foga del momento. Molto probabilmente per impedirgli di avvicinarsi a me per il caso, per non incappare nel fatto che suo figlio stava nascondendo un figlio illegittimo ai propri genitori molto religiosi. Ci sono persone che hanno ucciso per meno.”

L'ispettore investigativo annuì. "È vero. Otterremo i suoi estratti conto e verificheremo. Ho distaccato alcuni dei migliori contabili dello Yard sui fascicoli che mi hai inoltrato, ma ci vorrà un po’ per vagliare tutto ciò che abbiamo confiscato nell'ufficio di Forsythe e confrontare i documenti. Non posso fidarmi che il signor James non abbia omesso intenzionalmente un'informazione che potrebbe coinvolgerlo."


*****


Quando Sherlock ebbe finito con gli aggiornamenti, era scesa la notte e il soggiorno assomigliava a una fabbrica di carta dopo un piccolo uragano.

Sotto gli occhi attenti di John, Sherlock aveva rimuginato sulle stampe, scrivendo appunti ai margini e facendo calcoli complessi a mente o, in alcuni casi speciali, su carta, usando formule di cui John non ricordava di aver mai sentito parlare a scuola.

Diede un colpetto col naso al gomito di Sherlock e inclinò la testa con curiosità, cercando di distinguere gli scarabocchi di numeri e lettere nella calligrafia disordinata di Sherlock.

Sherlock sorrise, apparentemente per niente turbato dal fatto che John avesse spinto la testa sotto il suo braccio per dare un'occhiata più da vicino.

"La mamma era una matematica piuttosto rinomata,” spiegò. "Lo è ancora, in realtà. Pubblica articoli su varie riviste quando è dell’umore e ha anche pubblicato un libro. Questa è una delle sue formule."

John emise un whuff sommesso, desiderando di avere un modo per esprimere la nozione di ‘Be’, questo spiega da dove l'hai preso.’

Si era sempre interrogato sui genitori di Sherlock. Una matematica non lo sorprendeva affatto. Si chiese come fosse il padre di Sherlock. Doveva essere piuttosto spaventoso, essere felicemente sposato con una donna brillante e crescere con lei due figli altrettanto brillanti. John s’interrogò sulla sua professione. Astrofisico? Ma no, Sherlock non sapeva un cazzo del sistema solare. Forse un professore di chimica o qualcosa del genere.

Sherlock si era zittito e quando John girò la testa per scoprirne il motivo, scoprì che il detective lo stava guardando con un'espressione particolare sul viso.

"Vorrei sapere cosa stai pensando," confessò Sherlock in tono sommesso. "Leggere le tue espressioni è estremamente difficile con tutto quel pelo in mezzo."

John sbuffò e gli diede un colpetto scherzoso col muso sulla spalla, poi inclinò di nuovo la testa.

"Sei curioso," concluse Sherlock. "Questa è la tua faccia curiosa. L'inclinazione della testa è davvero molto espressiva. Ma non capisco esattamente quello che vorresti sapere."

John sbuffò sul foglio ancora stretto nella mano di Sherlock, annusando la formula.

"Matematica?"

Lui scosse la testa.

Sherlock annuì. "Capisco. La mamma è davvero brillante. Suppongo che potresti incontrarla prima o poi. È una donna molto ficcanaso e mi tormenta da secoli perché le faccia visita."

John uggiolò, inclinando la testa dall'altra parte.

Il suo amico lo guardò accigliato. "Pensi che dovrei andare? Vuoi venire con me? John?"

John annuì, poi continuò a inclinare la testa da un lato all'altro, frustrato dalla propria incapacità di parlare.

"Io non..." Sherlock si fermò. "Oh. Vuoi sapere di mio padre."

Non gli era chiaro quale sua azione gli avesse fatto capire che si trattava di questo, ma John annuì comunque, sistemandosi sul tappeto accanto a Sherlock, con la testa comodamente schiacciata attraverso il varco tra il braccio destro, il busto e la coscia destra di Sherlock.

Sherlock sbuffò, muovendo leggermente il braccio per grattargli l'orecchio. "Mio padre non è affatto quello che potresti immaginare. Nessuno scienziato pazzo, nessun genio abbagliante. È, e per quanto ne so è sempre stato, un uomo del tutto mediocre, contraddistinto solo da un cuore eccezionalmente gentile e dalla straordinaria capacità di guardare la 'follia assolutamente geniale,' come la chiama lui, nostra e della mamma e vedere solo qualcosa degno del suo amore. I miei genitori sono la coppia più devota che abbia mai visto in vita mia. È abbastanza incomprensibile come qualcuno come Mycroft condivida gli stessi geni, ma non dovrei essere proprio io a giudicare, suppongo."

John emise un gemito sommesso e scosse la testa, strofinando il naso sul ginocchio di Sherlock prima di voltarsi per premergli il naso contro il petto, proprio sopra il suo cuore.

"È questo il tuo modo per ricordarmi che sono pienamente in grado di provare del sentimento?” chiese Sherlock. "Può essere così, ma poche persone valgono la pena che io lo faccia, non credi?"

John scrollò le spalle. Stava cominciando a sospettare che Sherlock fosse molto più emotivo di quanto volesse ammettere. Il calore che aveva nella voce mentre parlava dei suoi genitori, la contentezza quando menzionava suo padre... John aveva sempre immaginato i genitori di Holmes come una sorta di figure distanti e autocratiche, ammantate nell'ombra, che si muovevano nei circoli della società molto al di sopra la sua posizione. Apprendere che sembravano persone perfettamente normali, genio matematico a parte, fu una vera sorpresa. Scoprì di essere lieto di sentire che almeno c'erano altre due persone al mondo a cui Sherlock sembrava pensare bene senza riserve. Era un dono abbastanza raro da far desiderare a John di poterli incontrare e ringraziarli personalmente per aver creato Sherlock Holmes e averlo mandato nel mondo affinché lui lo trovasse.

Sdraiato qui accanto a Sherlock con la testa infilata nel triangolo formato dal fianco, dal braccio destro e dalla coscia di Sherlock, John pensò che nessun ringraziamento avrebbe mai potuto essere sufficiente.



 




NdT: Capitolo di passaggio e un po' cortino, questa settimana, voi non sarete contente, ma io sì (con mattoni come il prececente non ce la potevo fare su base regolare 😅). Come soddisfazione oggi ci facciamo bastare quella degli Europei? 🤣
   
 
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