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Autore: Ivy001    15/07/2021    1 recensioni
Quando la felicità di una famiglia viene distrutta da un evento inaspettato e inspiegabile...qualcuno scompare, la Banda si riunisce
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bogotà, Nairobi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo circa venti minuti di tragitto in auto, Axel viene condotto dai rapitori in una cascina, distante, qualche chilometro, dal centro città.

Una volta sceso dal veicolo, nota attorno a sé solo un’ampia zona verde, e poche tracce di vita umana.

“Dove mi hai portato?” – chiede, mantenendo la calma. Intenzionato a nascondere la paura che sta provando, Axel si mostra quanto più razionale possibile. Non vuole assolutamente che Teresa e i suoi scagnozzi possano avvantaggiarsi del suo stato emotivo debole.

“In un luogo ben nascosto. Qui nessun Dalì potrà trovarti” – ridacchia la donna, mostrandosi a pieno volto, al ragazzo.

“Non ti conosco, chi sei? Cosa vuoi da me?” – domanda il gitano, studiando il viso di lei in cerca di risposte.

A quel punto la Perez ordina ai suoi uomini di sistemare “l’ospite” su una sedia e legarlo ad essa con delle corde.

“Perdona le maniere dei miei tirapiedi, però è necessario che tu non fugga… altrimenti avrei potuto anche offrirti del caffè” – afferma, allegramente, la Boss, ironizzando su una situazione non affatto normale.

Come si può pensare ad una bevanda da sorseggiare insieme, in una casa dispersa nel mondo, con un ragazzino rapito per subdoli scopi?

“Tu sei pazza” – commenta Axel, ricevendo immediatamente una sberla.

“Non mi piace che mi si parli in questi modi, è bene che impari l’educazione. Che razza di famiglia adottiva hai avuto? Le buone maniere non hanno saputo insegnartele?  Non sai neppure come trattare tua zia?!”

Di fronte a tale parola, il figlio di Nairobi ne rimane sconcertato.

“Mia zia?” – ripete, a tratti divertito dal sentire tali follie.

“Vuoi un altro scappellotto?”  - Teresa alza già la mano pronta ad usarla e colpire il nipote.

Però stavolta decide di indebolirlo servendosi della verità.

“Questa forza e questo coraggio mi danno quasi fastidio. So che Agata è esattamente come lui, perciò farò in modo di annientare la sua tenacia” – pensa tra se e se la criminale.

Così, accomodandosi sul divano, di fronte alla sedia a cui è costretto Axel, la Perez inizia il suo racconto.

Un racconto di vita che perfino Carmen e Jorge non conoscono nei minimi dettagli.

Un racconto che motiva molto della personalità di questa donna.

“Io e tua madre siamo sorelle. Sì, credici o no, è così. Purtroppo per me”

“E come sareste sorelle? Lei è sempre stata figlia unica” – precisa il ventunenne.

“Lo pensava. Nostro padre era uno stronzo. Abbandonò prima Carmen Jimenez con una bambina piccola da crescere, poi tentò di comportarsi alla stessa maniera con mia madre. Però non sapeva di giocare con il fuoco. Se ne è accorto presto ed è dovuto sottostare alle regole…questo prima che cercasse di separarsi anche da noi!” – commenta Teresa, sorvolando su un dettaglio che Axel, però, intuisce e che lo pietrifica.

“Morto quell’uomo, mia madre si ammalò. Presi le redini del suo “impero”. Ho sofferto come un cane la presenza di un padre che mi ha sempre paragonata alla sua primogenita”

Quella faccenda suona familiare all’orecchio del gitano che non può non pensare immediatamente a sua sorella minore e all’insicurezza nutrita da una bambina di soli sette anni, di fronte a costanti e pesanti paragoni.

Ovviamente Axel ignora che Teresa Perez sia Caroline Jones, ed è la donna a renderlo palese, sconcertandolo – “Come Ginny, io ho vissuto le medesime emozioni. Per questo siamo così simili, per questo siamo destinate, per questo lei DEVE vivere insieme a me! Agata non è degna di esserle madre. Motivi più che logici per portarla via da Perth, non pensi?”

“Aspetta, aspetta, aspetta…cosa sai tu di Ginevra? Perché dici che lei…?” – a quel punto il collegamento tra le due identità è automatico.

“Cazzo!” – esclama poi – “Tu sei..?”

La donna, ridacchiando, commenta – “Ti ci è voluto così tanto tempo per arrivare alla soluzione? Ti facevo più sveglio, nipote”

“Perché hai usato un’identità diversa. Dopotutto mamma non sa che siete parenti”

“Io ovunque mi sposto, creo una nuova me. Sono stata tante persone, con tanti camuffamenti, tanti falsi documenti, e ho girato a lungo. Ho raccolto, grazie a vari contatti, le informazioni che mi servivano. Ho volutamente rintracciato, a Perth, la famigliola felice ed ero intenzionata a inserirmi nella vita della mia fortunata sorella maggiore” – la voce di Teresa è carica di rancore e astio quando pronuncia la parola che la unisce a Nairobi. Usa con disprezzo il termine “sorella”.

Poi, approfittando del crollo emotivo che Axel sta lentamente mostrando, la Perez insiste e continua il suo racconto.

“Ho saputo che i gemelli frequentavano una scuola privata. Non è stato complicato spacciarmi per un’insegnante di grande fama. Quando si ha potere e tanto denaro, si può fare tutto, sai?”

“E’ lì che hai conosciuto Ginny” – commenta il ragazzo, decisamente scosso.

“Mi ha colpito sin da subito. Capivo dal suo sguardo che c’era qualcosa che la turbava. Così durante la mensa, mi sono avvicinata a lei, sono stata premurosa come mai prima nella vita. Stranamente, Ginevra ha reso tutto molto semplice. Ha aperto il suo cuore senza forzature. Ed è nell’istante in cui mi ha confessato “Mamma non mi vuole bene, dice sempre che somiglio a mio fratello maggiore”… ecco, proprio allora, è scattato in me il confronto immediato. Ho sentito quel filo che ci univa. Ho pensato “E’ lei la figlia perfetta. È lei la mia degna erede”. A quel punto, ho mosso le mie pedine. Ho offerto il mio sostegno. Ho dato dei consigli, sono entrata nella sua testa, così come mia madre fece con me anni addietro, insegnandomi come diventare fredda e dura come una roccia. Non fa bene lasciarsi andare alle emozioni. Bisogna spegnerle perché se ti dominano, sei perduta. Le ho detto di sfogarsi con un diario…ovviamente, come avrai capito, a me serviva per altri scopi”

“Quali? Fare in modo che mia madre lo trovasse per soffrire fino allo sfinimento?”

“Beh…anche!” -  riflette la donna, poi prosegue – “Le ho rivelato di conoscere i suoi nonni, le sue radici gitane. Ginevra non ha esitato. Tre mesi prima della sua fuga da casa, ho fatto in modo che, durante la mensa, incontrasse Carmen e Jorge”

“E Seba non ha notato l’assenza della sua gemella?” – domanda, stranito, Axel.

“Durante il pranzo, i bambini si accorpano nell’aula più grande della scuola, si dividono in gruppetti. Sebastìan si è seduto di fianco ai maschietti e non ha notato che Ginny era venuta via con me. Ho studiato tutto, anche questa mossa” – spiega, fiera delle sue tattiche di gioco.

Gioco…perché pare proprio che Teresa Perez giocasse, peccato che lo facesse con la vita e i sentimenti degli esseri umani.

“Sta di fatto che tua sorella si è sentita amata più che dai suoi genitori. E così, quando mi ha detto che avrebbe preferito vivere in questo modo, ho colto al balzo l’occasione. Le ho consigliato di seguire il cuore…per la prima volta le ho detto di riaccendere le emozioni e spegnere la ragione”

“Hai usato una sorta di psicologia inversa? Come diamine hai fatto?”

“Ragazzino, ho esperienza alle spalle che non immagini. Non a caso sono diventata un genio del crimine. Non a caso nessuno mi ha mai catturata. I Dalì da me possono solo che imparare, anziché fuggire come polli e nascondersi dalla vita sociale”

Dopo aver lusingato la sua stessa personalità malata, Teresa conclude la storia – “Lei è voluta fuggire da casa. Abbiamo orchestrato tutto. Il biglietto lo scrissi io personalmente. Lei l’ha posizionato in veranda, sapendo che qualcuno l’avrebbe visto. E anche il diario… non era custodito come di solito si fa, per celare i segreti. Doveva essere trovato. Tutto doveva condurre a Caroline Jones. Ho previsto ogni dettaglio, nipotino! Così come l’arrivo a scuola di Hanna…”
Quando sente tirare in ballo quella faccenda, una parte del piano del Prof, Axel impallidisce.

“Ehm…” – riesce solo a emettere un suono senza senso.

E la Boss ride di gusto sapendo di aver fatto scacco matto – “Credevate fossi tanto imbecille? Io in primis ho espressamente ordinato alla Preside di non assumere gente nuova. Sapevo che avreste tentato di intromettervi nel contesto scolastico dei gemelli”

“Cazzo” – esclama il giovane Jimenez.

In tale istante, Teresa scruta il volto del nipote notando in lui una forte demoralizzazione.

Infatti il ventunenne teme per la sua incolumità: come avrebbero mai potuto salvarlo, sapendo che quella pazza poteva prevedere tutto?

“Tranquillo, mio caro” – precisa la criminale, intuendo l’ansia del ragazzino – “Tra meno di un’ora abbiamo un appuntamento importante ad un parco poco distante da qui. Rivedrai i tuoi cari parenti. Spero per loro che abbiano deciso di agire con coscienza, o temo che la tua dolce mammina soffrirà doppiamente senza te e senza Ginevra”

“Che cosa ti spinge a farlo? Perché odi così tanto mia madre? Lei non sapeva della tua esistenza!”

Axel, di fronte a tanto astio nei confronti della gitana che gli ha dato la vita, tira fuori le unghie e la grinta pur di difenderla. Seppure terrorizzato, continua a tenere sotto controllo il panico.

La donna, respirando profondamente come a voler trattenere qualcosa di grande che cova dentro, precisa – “Mio padre mi ha sempre considerata la figlia di serie B. Agata era bellissima, Agata era quella che più assomigliava a lui, Agata era perfetta in tutto. Mentre Teresa era sempre seconda. L’ho sentito una notte, mentre litigava con mia madre, dire che sono stata un errore… questo ferisce, sai?”

In tale istante, la Perez si volta per non crollare definitivamente.

Axel invece nota perfino una lacrima scenderle lungo la guancia.

“Non puoi colpevolizzare lei, per l’errore di vostro padre…” – il gitano cerca di farla ragionare.

Teresa risponde ignorando l’argomento Nairobi, ma centrandosi su Ginevra.

“Ginny è la sola persona che mi ha voluta bene e si è fidata di me dal primo istante. Non mi tradirà mai. Per lei sono la prima scelta, ne sono convinta. E vedrai che ne avrò la prova a breve, e la mia cara sorella constaterà con i suoi stessi occhi che il sangue del suo sangue non la ama!”

Inutili altri interventi di Axel… la Boss non lo ascolta più. La verità non è servita a far abbassare la cresta a quel ragazzino…portarlo lì in campagna, dopo averlo visto mentre parlava con la bambina in aeroporto, sperando potesse intimorirsi non ha sortito gli effetti sperati.

Però, può ritenersi soddisfatta. Ha scoperto quanto di Nairobi c’è in Axel. È fin troppo uguale a lei e questo può tornarle utile per raggiungere la vittoria finale!

Adesso ne ha la certezza assoluta! Axel è come Agata, ma Ginny è la sua esatta fotocopia. Ora sì che può cambiare la sua vita: avrà la figlia che merita, l’erede perfetta, e potrà dare un violento colpo a colei che, a suo dire, è sempre stata considerata la migliore.

Teresa ignora, al contrario, tutto il dolore patito da Agata Jimenez.

Egoista, accentratrice, labile mentalmente, interessata solo a se stessa, la Perez non ha la benché minima idea di quanto anche le altre persone possano aver sofferto nella vita.

“Stavolta il punto della vittoria è il mio!” – parla da sola, ad alta voce, chiusa in una stanzina con appese al muro delle foto.

Con un pennarello segna una X sul viso di Agata, ritagliato da un vecchio giornale che parlava della rapina alla Zecca.

Dopo una fragorosa risata, riceve una telefonata attesa e risponde schiarendosi la voce – “E allora? Hai preso la giusta decisione?”

Dall’altro capo della cornetta risponde Sergio Marquina – “Teresa, sono il Professore”

La voce del Prof spiazza la Boss che immaginava il confronto con la sorella maggiore.

“E Nairobi?” – domanda allora, stranita di sentire qualcuno che non sia la diretta interessata allo scambio.

“Al momento sta godendo del ritorno a casa di sua figlia!” – replica il capo della Banda.

“Maledetti, dovete restituirmela” – cambia tono la Perez, ricomponendosi subito dopo.

La sua bipolarità è fin troppo evidente ed anche molto pericolosa.

“Se non vuoi finire in galera, è bene che rilasci Axel” – la minaccia lui.

“Senti chi parla. Ti ricordo che tu e i tuoi amichetti con le maschere carnevalesche siete ricercati da anni. Potrei rovinarvi per sempre. Invece, come vedi, sono clemente. Avete ancora 45 minuti di tempo”

“Noi abbiamo qualcuno che può denunciare i tuoi sporchi lavori, Teresa”

“Ah sì? E chi sarebbero? I Gonzales? Non farmi ridere, sanno poco e nulla. Poi sono ex detenuti, chi crederebbe alle loro testimonianze” – la criminale si burla delle idee di Marquina.

La voce di Ginevra di sottofondo attiva qualcosa nella sorella della gitana che, immediatamente, sobbalza e cambia voce – “Mi amor, sono io, la maestra che ti ama tanto. Dì a questi signori che vuoi stare con me”

“Non ascoltarla, Ginny!” – replica Nairobi.

“Vedi che tua madre ti dà solo degli ordini? Non ti vuole rendere mai felice”

Ecco la tattica che ha sempre giovato a Teresa Perez quando si trattava di mettere la bambina contro i suoi genitori.

E stavolta è il Prof a chiudere conversazione – “Ci troviamo al parco, basta giochetti!”

“Bene, così mi piaci Professore!”

Dopo aver concluso la chiamata, il destino sta per compiersi.

Ognuno fermo sulla propria posizione, renderà il tutto più pericoloso e complicato.

Eppure c’è un dettaglio da non sottovalutare: l’arguzia del Professore che si è messo in moto, mediante Rio, per contattare qualcuno di utile alla loro finale vittoria.

 “Allora? L’hai trovata?” – chiede, trepidante, ad Anibal.
“Si, e Lisbona sta per telefonarla!” – comunica, soddisfatto, Cortes.

“Bene…è la nostra sola ancòra di salvezza! Teresa Perez ha i minuti contati…”

   
 
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