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Autore: MollyTheMole    16/07/2021    0 recensioni
Circa vent'anni prima degli eventi delle Guerre dei Cloni, la Forza ha messo un padawan Jedi e una giovane duchessa sulla stessa strada. Nel tentativo di proteggere la giovane Satine Kryze dai cacciatori di taglie e da un pericoloso usurpatore, Qui Gon Jinn ed Obi Wan Kenobi saranno costretti ad immergersi nella cultura Mando, e scopriranno che i loro popoli non sono poi così incompatibili.
In particolare, il giovanissimo aspirante Jedi dovrà fare i conti con i propri sentimenti. Che dire, inoltre, quando si troverà a fronteggiare forze che non è in grado di comprendere?
ATTENZIONE: spoiler dalla serie The Clone Wars.
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Obi-Wan Kenobi, Qui-Gon Jinn, Satine Kryze
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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CAPITOLO 2

 La voce dell’acqua

 

Kyla era ancora provato da quella settimana lunga e difficile. Il suo lavoro era stato un vero e proprio inferno, con la minoranza che aveva fatto il diavolo a quattro per opporsi a quella riforma sanitaria che gli era costata tutte le energie che aveva. Si trattava di una riforma di civiltà, in grado di garantire a tutti la possibilità di accedere ai servizi, ma aveva incontrato, con suo grande stupore, la resistenza del personale medico sanitario, che si rifiutava di aprire i pronti soccorsi di domenica, o i reparti di prima necessità nei giorni di festa. A poco erano valse le sue rimostranze, dicendo che avrebbero assunto più persone e che, in fondo, avrebbero lavorato tutti di meno. La minoranza capeggiata da quella testa di legno di Evar Saxon non gli aveva dato tregua nemmeno per un minuto, conducendolo ad un fine settimana triste e depresso nella sua casa di Kalevala. Aveva sperato nelle attenzioni di Vikandra e della sua bambina, ma era stato chiamato di corsa al villaggio di Nebrod, dove avrebbe dovuto assistere un ex diplomatico in pensione, prossimo a tornare a Mandalore. Così, si era portato dietro Vikandra, Satine, Maryam ed Athos, nella speranza di ritagliarsi un pomeriggio di pace nonostante l’incombenza. 

Il trapasso del povero Reeves era stato lento e doloroso. Kyla, che lo conosceva da una vita, era rimasto al suo fianco fino al momento decisivo. 

Poi, come voleva la tradizione, lo aveva guardato alzarsi, lo sguardo perso nel vuoto, seguendo qualcosa che solo lui vedeva, e lo aveva accompagnato fino al lago, in cui si era gettato per tornare nella Luce. 

Al mattino dopo aveva deciso, dopo i convenevoli del lutto, di godersi un po’ di pace in riva al lago e nel bosco di Nebrod. Era tanto che non andava più all’albero dei suoi antenati. I Kryze, duchi di Mandalore da tempo immemore e membri fondatori della nobile casata dei Kryze, potevano vantare un albero genealogico molto lungo, che si perdeva nel tempo. Le leggende raccontano che i suoi antenati fossero stati i più potenti dopo Mandalore il Grande. Kyla non era certo della verità di quell’affermazione, ma sapeva che le leggende nascondevano un fondo di verità, almeno quasi sempre. Il suo albero genealogico vantava nomi illustri, grandi condottieri e potenti signori che facevano la guardia con sguardi austeri a Kryze Manor dall’alto dei loro ritratti, accompagnati dai loro bev meshurok. Più che un grande guerriero, Kyla voleva essere un brav’uomo, e un buon padre, il primo aspetto dipendente dall’altro e viceversa. Sapeva che nella tradizione Mando questo era tanto importante quanto il resto, ma per uomini come Evar Saxon era come parlare Twi’lek ad un Togruta.  

Vikandra conosceva bene il bosco di Nebrod, mentre per la piccola Satine, di nemmeno tre anni, era un posto completamente nuovo. Guardava tutto con gli enormi occhi blu che aveva ereditato dalla madre, spalancati sul mondo. La piccola, a Qibal, aveva già un epiteto. Dral meshurok, gemma brillante, per via dei suoi occhi e della sua pelle diafana. Kyla sperava, considerato il gioco di parole con i bev meshurok, che fosse un segno di un destino altrettanto brillante.

La bambina giocò un poco con le foglie dell’enorme quercia della famiglia Kryze, anche se parve non gradirne il suono. Kyla sorrise, vedendola fare gli esperimenti ed ascoltare per la prima volta la voce degli alberi. Trovava sua figlia estremamente bella ed intelligente, ed ogni giorno che passava rivedeva sua moglie in lei. Era più calma e pacata di Vikandra, grazie alla Forza, ma era consapevole che si trattava solo di apparenza. Satine aveva una grande forza di volontà e anche se era ancora in tenera età sapeva ottenere tutto ciò che voleva - Kyla doveva proprio ammetterlo - con una facilità disarmante. 

Le piacevano di più le farfalle, e con grande sorpresa di suo padre, esse parevano essere attratte da sua figlia. Presto le farfalle blu la circondarono. Satine mulinava le manine per aria, cercando di prenderle, e loro le svolazzavano attorno. Una le si posò sul naso, facendole incrociare gli occhi per guardarla. Vikandra allora aveva riso e l’aveva scacciata, prima che sua figlia diventasse strabica per ammirarle le ali. 

Satine aveva voluto camminare. Le sue piccole gambe si erano messe in moto mentre rincorreva, tra un capitombolo e l’altro, le farfalle blu che continuavano a volarle intorno. Kyla aveva sentito delle storie su quelle farfalle. Alcuni pensavano che fossero un simbolo di Forza, confondendole con una varietà azzurra che di frequente circonda le sorgenti di quel potere che scorre nelle vene dei Jedi. Quelle farfalle, tuttavia, erano diverse, di un blu intenso, quasi luminescente. Buona parte della vita vegetale ed animale del sistema di Mandalore lo era, ad essere onesti. Più che la luminescenza, quindi, ciò che rendeva speciali quelle farfalle era il loro habitat. Popolavano prevalentemente il bosco di Nebrod, ed alcune zone considerate sacre.

Recentemente, avevano popolato anche il cortile di Kryze Manor. 

Giunti sul lago, la bambina lanciò uno strillo felice alla vista dell’acqua. Sua madre, accompagnata dalla sua nana, aveva deciso di fare una capatina all’albero della famiglia Bauer, lasciando Kyla, Athos e la bambina a chiacchierare in riva al lago. 

Athos era per Kyla ciò che Maryam era per Vikandra. Durante gli ultimi giorni di vita del duca Gerhardt, Athos era stato assunto per ridurre il personale e rendere Kryze Manor meno costosa. Kyla era un ragazzo all’epoca, così come lo era il nuovo tuttofare. Erano cresciuti insieme come fratelli, veri, coraggiosi e leali, e quando Kyla aveva deciso di mettere su la sua nuova famiglia, Athos era stato al suo fianco, come testimone. Maryam, invece, era stata scudiero e sorella di Vikandra, e l’aveva voluta con sé come levatrice quando aveva scoperto di aspettare Satine. 

Il resto, era storia. La loro famiglia allargata viveva in armonia, Maryam ed Athos bisticciavano come una coppia sposata da sessant’anni, ma si volevano bene, e soprattutto ne volevano a loro e alla bambina. 

Quando Athos e Kyla erano insieme il mondo smetteva di girare. Tornavano ragazzi, presi dalle chiacchiere, dai pettegolezzi sulle ragazze, o persi in una partita a scacchi, in cui Athos, di solito, perdeva miseramente e fingeva di arrabbiarsi. Ogni volta diceva che non avrebbe mai più giocato con lui, e poi, puntualmente, finiva per farlo ancora, ed ancora, senza stancarsi mai del teatrino.

Persi in una conversazione assolutamente banale, non notarono la piccola, che si era allontanata per seguire una farfalla.

La farfallina aveva sbattuto le ali qualche volta di fronte al suo naso, poi le aveva girato attorno e si era diretta senza troppe cerimonie verso il lago, per posarsi a metà strada tra l’acqua e la battigia. Satine l’aveva inseguita trotterellando e scivolando sui sassolini. Erano belle, quelle farfalle, e volevano sempre giocare con lei. Aveva pensato che seguirla fosse la cosa più naturale del mondo mentre, fluttuando nell’aria, l’animaletto si avvicinava sempre di più alla riva del lago. 

Un grosso corvo era sceso dal cielo per adagiarsi proprio di fronte alla farfalla. L’aveva squadrata, pronto a papparsela, quando la piccola aveva cacciato uno strillo che lo aveva fatto volare via. La sua amica farfallina voleva raggiungere l’acqua, e lei l’avrebbe accompagnata lì. Del resto, l’acqua era bella. Lei stessa aveva un debole per tutto ciò che faceva splash, con grande dispiacere della sua nana, e si trattava di una debolezza che avrebbe portato con sé per tutta la vita. 

Quando fu abbastanza vicina alla riva, la farfalla, inaspettatamente, spiccò il volo. Satine si allungò per prenderla, ma le sue gambette non le consentivano ancora grandi manovre, così capitombolò con le mani in acqua.

SPLASH.

Schizzò il vestitino che Maryam le aveva fatto arrivare poche settimane prima. La sua mamma e la sua tata sarebbero state molto arrabbiate con lei. Tolse il fango dalle piccole dita, mentre la risacca le bagnava anche le gambe e le scarpine di vernice.

Adesso sì che mamma e nana sarebbero state furiose. 

Ma l’acqua, all’improvviso, si ritirò. 

Kyla era già pronto per andare a recuperare la bambina prima che annegasse, e Athos stava già per accorrere quando l’acqua si allontanò dalla piccola Satine spontaneamente, facendole il vuoto attorno. 

I due si guardarono, confusi.

Satine parve non accorgersene. Osservava il fondale, dove una piccola conchiglia opalescente riluceva sul pietrisco limaccioso. Allungò la manina per prenderla e se la portò al viso, guardandola con interesse. Brillava, ed aveva mille colori. 

Decise che le piaceva, e se la mise in tasca. 

Cercò con lo sguardo il fondale, per scorgere un’altra conchiglia.

L’acqua si ritirò ancora, e ne espose una nuova. 

Satine si buttò a capofitto verso la conchiglia, scivolando sul fondo e sporcandosi ancora le calzette bianche. 

L’acqua si aprì, sollevandosi e increspandosi. Satine si sedette con le sue conchiglie in mano, ed alzò lo sguardo sul muro d’acqua davanti a lei. Era alto almeno due volte la bambina, nonostante fosse a riva, e per lei era un gigante. Storse il capo a destra, e poi a sinistra, cercando di capire come mai quella spuma ondosa torreggiasse sopra di lei senza abbattervisi. 

La spuma dell’onda si inclinò assieme a lei, come se la stesse studiando. 

Satine e l’acqua rimasero a guardarsi, mentre Kyla ed Athos non sapevano che pesci prendere. 

Poi la bambina alzò un ditino paffuto verso l’alto, e l’onda del lago si curvò per incontrare quella piccola mano e sfiorarla, senza nemmeno bagnarla. 

L’acqua attorno a Satine cominciò ad allargarsi, in un bel cerchio regolare. Un pesce saltò sopra l’onda, catturando la sua attenzione. Satine seguì con gli occhi quel pesce mentre fendeva il muro d’acqua, guardò alcuni anemoni colorati ondeggiare ed in lontananza alcune alghe verdi, lunghe ombre nere contro una strana luce biancastra.

Rimase a guardare quello spettacolo seduta nel fondo melmoso, battendo le manine, contenta. I pesciolini si muovevano veloci e gli anemoni assumevano forme strane, che la incantavano. Poi, la sua attenzione fu catturata da quella luce bianca che brillava laggiù, lontano, nel fondo del lago. Era bella, come la luce delle stelle, e la affascinava moltissimo. Cercò di rimettersi in equilibrio sulle corte gambe paffute e di seguire la luce, provando a non scivolare.

Fu in quel momento che Kyla ne ebbe abbastanza.

- Satine!- gridò, catturando l’attenzione della bambina.

L’acqua evidentemente se ne accorse, perché l’onda si divise in due, sollevò la bambina per la vita e la depositò, intatta, a riva, mentre esauriva la sua forza e scompariva nel nulla. 

L’acqua del lago era di nuovo piatta, calma, intonsa. 

Satine non aveva capito bene che cosa fosse successo, né perché il suo amico se ne fosse andato. Rimase lì, seduta sulla ghiaia, con le conchiglie fangose in mano, ad emettere adorabili suoni infantili, senza capire. Athos e suo padre stavano correndo verso di lei. Kyla non era certo di che cosa avesse appena visto, anche se cominciava a farsene un’idea. Prese in braccio la bambina, tutta sporca di melma, ma sorridente, che provvide immediatamente a mostrargli il prezioso bottino. 

- Tua madre mi ammazzerà stasera, e Maryam sarà arrabbiatissima per il vestito e le scarpe.- le disse, stringendola a sé e portandola via per raggiungere di nuovo le due donne. 

Di quel lago, per quella volta, ne aveva avuto abbastanza. 

Si voltò indietro una volta sola, ad osservare l’acqua. Sua figlia aveva continuato a fare ciao con la manina a qualcosa alle loro spalle. 

Dietro di loro, però, non c’era nessuno.

- Chi stai salutando, Tilli cara?-

- ‘ato conchiiiiie.- disse, un pugnetto davanti al suo viso e l’altro proteso verso l’acqua.

Il lago, però, era piatto, calmo, intonso.

Kyla sorrise, e se ne andò, attratto dalle voci della moglie e della domestica.

Prima o poi, anche lui sarebbe tornato a Mandalore. Anche lui, come tanti altri, si sarebbe gettato nel Pozzo dei Giganti, o ce lo avrebbero gettato a seconda delle circostanze. Anche sua figlia, quando la sua ora sarebbe arrivata, sarebbe finita laggiù.

Di una cosa, però, era certo.

Sarebbe passato molto tempo prima che Satine tornasse di nuovo a giocare con l’entità che viveva nelle viscere del Pozzo dei Giganti.

Se fosse dipeso da lui, non avrebbero giocato più per tanto, proprio tantissimo tempo.

 

***

 

LA NOBILE CASATA DEI KRYZE

 

Gerhardt “Lo Spilorcio” Kryze, anche detto “Il Legislatore” 

Dopo la guerra contro la Repubblica, Mandalore sentiva il bisogno di pace. Gerhart Kryze salì al trono e riformò completamente la società Mando, avvicinandosi alla frangia pacifista dei Nuovi Mandaloriani. Ha istituito la scuola pubblica, di ogni ordine e grado, e l’università. Ha riformato il verd’goten rendendolo meno traumatico. Ha rivisto il sistema di addestramento, con un anno in comune per tutti, anche i figli dei più sfortunati o dei meno abbienti. Ha creato le prove per il trono, per evitare spargimenti di sangue tra innocenti e leader potenti, e ha di fatto trasformato il sistema in una repubblica presidenziale e democratica. Ha reso ufficiale la prassi delle adozioni, adottando lui stesso il giovane Athos. Per queste ragioni, ha preso il nome di Legislatore. Il termine “Spilorcio” gli è stato ingratamente assegnato per via della riforma della spesa pubblica, che ha comportato la rimozione dall’erario delle voci di spesa a favore di Kryze Manor. Lo scopo non era non pagare (anche se ridurre le spese non era una brutta idea) bensì evitare di far gravare le spese esorbitanti per una abitazione privata sulle casse dello Stato, provate dai costi della guerra. Si ammalò gravemente, e una volta saputo ciò si dimise, permettendo al figlio di partecipare a libere elezioni e succedergli al trono.

 

***

 

VOCABOLARIO MANDO’A

 

(Qibal) Dral meshurok: lett. pietra/gemma brillante di Qibal, uno dei primi nomi attribuiti a Satine Kryze di Mandalore.

Bev meshurok: lett. spina di pietra, di solito poste sulla coda; caratteristica che definisce l’aspetto delle creature più famose di Mandalore, o ciò che rimane di essi: i Mitosauri.

Verd’goten: rito di passaggio dall’infanzia all’età adulta, solitamente compiuto all’età di tredici anni.  

 

 

***

 

NOTE DELL’AUTORE: Che io sappia, esiste un vocabolario, ma non una grammatica Mando’a. Non essendoci ovviamente tutte, ma proprio tutte le parole, ho letteralmente inventato un sistema, piuttosto banale e primitivo, per il linguaggio. Facendo riferimento alle culture native americane, per le quali l’essenza di una persona era scritta nel nome, ho utilizzato le caratteristiche salienti degli animali - di mia invenzione - per identificarli. Allo stesso modo, non esiste nell’universo di Star Wars un bosco di Nebrod, Qibal, Kryze Manor o il Pozzo dei Giganti, men che meno esiste lo strano potere dal quale Satine sembra affascinata. Esiste, invece, il verd’goten, anche se il dettaglio della prova sarà di mia invenzione. 

In ultimo, sicuramente la scena dell’acqua, o gli alberi magici, ricorda qualcosa a qualcuno. 

Ho fatto qualche ricerca, ed ho scoperto che episodi analoghi con divinità acquatiche o silvane sono presenti un po’ dovunque nella letteratura. Il mondo Disney e Tolkien sono solo alcuni dei più famosi. Non ho preso ispirazione da nessuno in particolare e sì, l’idea non è originalissima, però è tanto bella. Semmai, l’idea delle dita che si toccano viene dalla Cappella Sistina e dall’opera di Michelangelo.

Buon divertimento, e aspetto le vostre recensioni!

 

Molly. 

 
  
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