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Autore: MollyTheMole    11/07/2021    1 recensioni
Circa vent'anni prima degli eventi delle Guerre dei Cloni, la Forza ha messo un padawan Jedi e una giovane duchessa sulla stessa strada. Nel tentativo di proteggere la giovane Satine Kryze dai cacciatori di taglie e da un pericoloso usurpatore, Qui Gon Jinn ed Obi Wan Kenobi saranno costretti ad immergersi nella cultura Mando, e scopriranno che i loro popoli non sono poi così incompatibili.
In particolare, il giovanissimo aspirante Jedi dovrà fare i conti con i propri sentimenti. Che dire, inoltre, quando si troverà a fronteggiare forze che non è in grado di comprendere?
ATTENZIONE: spoiler dalla serie The Clone Wars.
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Obi-Wan Kenobi, Qui-Gon Jinn, Satine Kryze
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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CAPITOLO 1 

Venuta al mondo

 

60 BBY, primavera mandaloriana.

 

Anche nel nulla cosmico si forma la vita. In sospensione nel vuoto ci sono centinaia di corpi che danzano armoniosamente, facendo fluttuare leggeri le loro masse enormi, pesanti. Sembra impossibile che dei corpi così grandi possano avere una simile eleganza, raffinatezza, nel movimento. Alcuni giganti sono più o meno lenti, ma danzano, in armonia perfetta con altri corpi più piccoli. Uomini, donne, animali, specie più o meno umanoidi danzano sulla loro superficie a loro volta, in gruppi, o da soli, inconsapevoli di stare seguendo lo stesso ritmo, la stessa musica. Piccole particelle rispetto alla grande massa dei corpi celesti su cui vivono, ma regolati dalle stesse leggi, dalla stessa forza, dalla stessa sostanza.

C’è chi crede che l’universo non sia nient’altro se non una piccola parte dell’infinito. C’è chi crede che l’universo sia solo una biglia, un piccolo oggetto in un universo più grande. Ciò non fa che rendere il miracolo ancora più incredibile, riducendo ciò che per un normale essere vivente è infinitamente grande a qualcosa di infinitamente piccolo. 

Quel giorno, la galassia continuava a funzionare come sempre. Le nebulose e il pulviscolo continuavano a generare stelle, sprigionando un’energia dirompente e ineguagliabile. Nuovi bagliori luminosi riempivano il cielo. Altri scomparivano piano piano, in silenzio, senza essere notati. Talvolta, la loro luce si affievoliva, fino appunto a scomparire, per poi tornare, fulgida, e scomparire di nuovo. Giganti rosse, nane bianche, pulsar. Alcune semplicemente morivano e sparivano, ma la loro luce continuava a brillare al loro posto, percorrendo la galassia alla velocità del suono, troppo distanti per poter essere immediatamente perdute alla vista. Altre collassavano, trasformandosi in enormi buchi neri capaci di ingurgitare, schiacciare e distruggere qualunque cosa. Per ogni stella che muore un’altra se ne genera. Per ogni detrito spaziale, un pianeta si forma, residuo di quell’esplosione che l’ha distrutto. Vita e morte si intrecciano in un equilibrio perfetto, in una danza armonica, un valzer che non smette mai di girare.

Nulla potrebbe far pensare che di fronte a tutte queste difficoltà la galassia potesse sentire la presenza di un essere minuscolo, infinitesimale, particella come il pulviscolo stellare, apparentemente di nessun valore. La galassia continuava a brillare, di rosa, di blu, di giallo. Il pulviscolo stellare continuava a generare stelle. I pianeti giravano. I satelliti ruotavano loro attorno. Le doppie eliche delle galassie si intersecavano e rilucevano attorno al loro centro, come sempre, eppure, se un cosmonauta avesse attraversato il nero dell’universo quel giorno, avrebbe sentito qualcosa, come una tensione, una distorsione, un’incombenza, come se qualcosa di straordinario, buono o cattivo che fosse, stesse per accadere da un momento all’altro. 

L’universo quel giorno era sveglio, consapevole, ma soprattutto in attesa. In attesa che il dolore finisse per dare nuova vita. In attesa di quella particella infinitesimale che avrebbe giocato un ruolo fondamentale nell’equilibrio della galassia. Uno potrebbe pensare che solo un titano enorme, dai poteri sovrumani, potrebbe tenere insieme quel groviglio di pesi, di equilibri, di vita e di morte. Eppure, quel giorno il miracolo stava per compiersi in un corpo minuscolo, da cui stava per avere origine un corpo ancora più minuscolo. Una creatura piccola come un granello di polvere nel vasto gioco dell’universo, o degli universi, se si considera questo universo una biglia nelle mani di un universo più grande. 

L’universo era in attesa. La galassia era in attesa, e quando qualcuno gridò un’ultima, disperata volta, per lasciare spazio ad un pianto spaventato ed infastidito, la galassia gioì, la tensione si spezzò, e nel vuoto tra i pianeti si diffuse la consapevolezza che era finalmente giunta quella vita che avrebbe cambiato il corso di molte cose.

Nessuno avrebbe mai creduto che un potere così grande potesse essere racchiuso in un corpo così piccolo, in una creatura bionda dagli occhi d’oceano, che fissava la luce, infastidita, incapace di tenere le palpebre sollevate e protestando con tutta sé stessa per quell’affronto, senza sapere che lei stessa era luce, e lo sarebbe stata per tutta la vita.

Nessuno, a parte la galassia, ne era consapevole, a dire il vero. Neppure i suoi genitori. Non sua madre, che voleva solo dormire, incapace di sentire alcunché dopo la fatica del parto. Non suo padre, incapace di dire una parola di fronte alla sua prima ed unica creatura, piccola, ma con un’energia dirompente, piena di personalità, che già si poteva percepire anche se era nata da poco. 

Mentre l’universo stava a guardare, suo padre riuscì soltanto a dire:

- Assomiglia a te, Vikandra.-

La donna scosse il capo. Aveva i capelli rossi, gli occhi blu come quelli della piccola, ma in quel momento doveva ancora rendersi conto che il mondo continuava a girare, prima di tornare ad essere la ribelle anticonformista che era sempre stata. L’uomo, invece, fiero, stringeva tra le mani il corpo della neonata, incapace di distogliere gli occhi tigrati da lei, e di smettere di pensare che condividevano gli stessi capelli.

- Benvenuta al mondo, Satine.- 

 

***

 

LA NOBILE CASATA DEI KRYZE

 

Kyla Adonai “Il Magnanimo” Kryze, detto anche “Il Duca Buono”

Figlio di Gerhardt Il Legislatore, si presenta alle elezioni e vince a mani basse per ben due mandati. Prosegue nell’opera progressista del padre e nell’avvicinamento ai Nuovi Mandaloriani. Appena eletto duca, assieme al Governo e al Parlamento, cade vittima di un agguato organizzato dai terroristi della Ronda della Morte, che provano a cingere d’assedio il palazzo di Keldabe, ma vengono fieramente respinti dalle Abiik’ade. In quella sede, Vikandra Bauer viene assegnata a lui, come scorta personale. Innamoratosi follemente di lei, la sposerà tempo dopo. 

E’ noto principalmente per le sue abilità politiche superiori, che lo hanno reso particolarmente inviso alla minoranza conservatrice. Ha istituito fondi pensione, sussidi alle vedove e alle madri sole, sostegni agli invalidi e ai veterani di guerra. Ha propugnato l’abolizione delle disuguaglianze sui posti di lavoro e ha fatto di ciò la sua campagna principale, arrivando ad emanare lo Statuto dei Lavoratori. Ha promosso il recupero dei detenuti, ha protetto l’ambiente - in particolare quello singolare di Kalevala - e ha sostenuto la bonifica di Mandalore, praticamente desertico dopo le terribili guerre contro la Repubblica. Inoltre, è noto per aver portato la Guerra Civile Mandaloriana ad una rapida conclusione con un trattato di pace. La riforma della sanità, messa in cantiere prima della sua caduta, rimarrà l’unica incompiuta.

 

Vikandra “La Gloria di Kalevala” Bauer Kryze 

Vikandra nasce nel nobile clan dei Bauer ad Eyaytir, roccaforte delle Abiik’ade. Cresce tra di loro e si addestra fino a che non diviene una guerriera a tutti gli effetti. Lì conosce Maryam, sua amica di infanzia, sorella e scudiero, che porterà con sé per tutta la vita. La sua indole indomita e la sua straordinaria bellezza la rendono indigesta a molti. Fa parte della squadra di guerriere mandata a liberare il palazzo di Keldabe, e lì viene assegnata alla protezione personale del duca Kryze, di cui si innamora con il passare del tempo. Dopo il matrimonio, diviene la prima donna Abiik’ad a fare parte della famiglia Kryze e soprattutto la prima a divenire duchessa consorte.

 

***

 

VOCABOLARIO MANDO’A

 

Eyaytir: lett. scappare via, punto di fuga; la cittadella fortificata delle Abiik’ade, a picco sulle montagne di Kalevala.

 

NOTA DELL’AUTORE: Adonai Kryze è effettivamente il padre di Satine nell’universo di Star Wars, ma la sua connotazione politica, o il suo aspetto, o la sua famiglia (ad eccezione dei personaggi canonici di Satine e Bo Katan) sono completamente inventati dalla sottoscritta. Il corpo delle Abiik’ade - che giocherà un ruolo importante nel corso della storia - e le guerriere volanti di Mandalore sono un’altra delle mie creazioni, tra l’altro smaccatamente ispirate alle Valchirie della mitologia nordica. 

L’idea di un albero genealogico della famiglia mi è venuta leggendo il capolavoro di Don Rosa “Paperdinastia”, meglio noto come la Saga di Paperon de’Paperoni. L’ho trovata un’idea geniale, e ne ho inserito uno analogo per la famiglia Kryze. Nemmeno a dirlo, i personaggi, introdotti qua e là nel testo sono completamente inventati e nulla hanno a che fare con il genio del fumetto paperopolese. 

Sono nerd. Abbiate pazienza. 

 

Molly. 

 
  
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