Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: Nisi    16/07/2021    2 recensioni
Revisione completata, pubblicazione riprende regolarmente.
'E' piuttosto improbabile che in questi boschi lei possa incontrare l’imperatore del Giappone e consorte, quindi l’abito da cerimonia non è richiesto.”
Shiori lo guardò male, agitandogli sotto il naso un maglione di pile. “Questo abbigliamento non mi dona affatto.”
Kenji si tolse gli occhiali e le diede una buona occhiata. “E’ bella lo stesso. E badi, questo non è un complimento, ma una oggettiva osservazione della realtà!”
Non è umanamente possibile che in una persona sola si concentrino tanti difetti: piattola, lagna, viziata, macigno, pallista, intrigante, nevrotica, cozza…
Ci ho pensato su e sono giunta alla conclusione che Shiori l’abbiano fatta diventare così.
Quindi quello che ci vuole è qualcuno che la rieduchi, nella fattispecie un serioso ingegnere con una spiccata tendenza alle gaffes
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'I tre volti della Dea'
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“Nonno, avevi bisogno di me?”
“Io personalmente, no. Lui sì”.

Shiori era entrata nello studio e si era diretta verso la scrivania, senza guardarsi attorno.
Seguì lo sguardo del nonno e il suo cuore smise di battere per un nano secondo per poi ricominciare all’impazzata.

“Kenji!”
“E’ il mio nome, sì”, rispose sbruffone, facendo finta di ignorare il tremito che gli aveva preso le ginocchia.

Incurante di ogni cosa, Shiori gli volò tra le braccia.
“Kenji, Kenji!” Si staccò per un attimo e gli diede una buona occhiata. “Sei bellissimo!”
K.K. arrossì furiosamente. “Anche tu non sei male.”

Shiori ridacchiò felice, per tacer del nonno che li guardava sbalordito. Non avrebbe mai, mai sperato di vedere sua nipote così spensierata e contenta. E pure ignara, perché si tese a sfiorare la bocca di Kenji con la sua.
“Shiori, ti ricordo che non siamo soli…”

La donna si riscosse e si rammentò in quella della presenza del nonno, che ancora li stava osservando intento, con le mani raccolte dietro la schiena come il peggiore degli umarell davanti al cantiere di un centro commerciale. E fu il suo turno di arrossire furiosamente.
Nella stanza scese un silenzio imbarazzato che Takamiya si guardò bene dall’interrompere. Fissava alternativamente sua nipote e, a questo punto, il suo fidanzato. Lui era girato completamente verso di lei, quasi gli dava le spalle e lei aveva appoggiato una mano sulla spalla di lui.

L’Imperatore si schiarì la voce. “Molto bene. Kawahara, io e Shiori le siamo oltremodo grati della sua visita. Purtroppo per me e mia nipote domani inizierà un periodo molto impegnativo di incontri mondani che non possono essere assolutamente cancellati. Però saremmo lieti di averla a cena questa sera con noi.”

Kenji si sentì come se lo avessero preso a schiaffi, mentre Shiori impallidì penosamente.
“Mi spiace, cara. Ma spero capirai…”
Suo malgrado, Shiori dovette capitolare. “Nonno, però… ti prego… questa sera… lasciala a noi due”.

Kenji annuì mentre le prendeva la mano.
Dopo un tempo che sembrò infinito, Takamiya acconsentì alla richiesta accorata della nipote. “Kawahara, mi raccomando. Gliel’affido. Però prendete l’autista, vi accompagnerà dove volete.”
Non fece in tempo a finire di pronunciare quelle parole che i due erano già oltre l’ingresso.
Tutto sommato, era contento di come si erano messe le cose. Era fermamente convinto che quei due avrebbero potuto farsi del bene a vicenda e un genero in gamba come K.K. poteva sempre tornare utile.

Mentre l’Imperatore faceva queste riflessioni, i due Giulietta e Romeo erano in auto. Avevano chiesto all’autista di azionare il divisorio per avere un po’ di privacy e avevano preso a baciarsi e a parlarsi concitatamente.

“Quando sei…”
“Stamattina…”
“Mi è venuto un colpo quando non ti ho vista…”
“Sapessi a me quando mi sono trovata davanti quei..:”
“La mia camicia?”
“Messa stanotte…”
“Mmmm… Sexy…”
Il tutto intervallato da gesti assortiti di amore, desiderio, affetto e chissà che cosa altro.
“Signorina, dove devo andare?”
“Ti porto a cena. Conosco un ristorante vicino a Yoyogi.
“A cena?” mormorò delusa Shiori.
“Dove avresti voluto andare? In un love hotel a Shibuya?”
“Eh…”
“Non dico di non averci pensato, ma… ti immagini il pensiero del tuo autista che ci aspetta fuori? E che magari ti deve riportare a casa entro il coprifuoco? E tuo nonno che ci aspetta sulla porta con una katana in mano, pronto a ridurmi in sashimi?”
Il pensiero fu peggio di una doccia gelata. “Vada per la cena, allora…”

Il ristorante era molto carino, accogliente, anche se di poche pretese. Il cibo buono ma, a detta di Shiori, neppure lontanamente paragonabile a quello che aveva gustato a casa di Kenji, forse per il semplice fatto che non si trovavano a casa di Kenji, che il cuoco non fosse lui e c’erano decine di persone a poca distanza da loro.
La serata comunque fu molto piacevole. Chiacchierarono tutto il tempo e si raccontarono, cosa che non avevano avuto modo di fare nel breve periodo in cui erano stati assieme nella Valle dei Susini. Shiori pensò che era la prima volta nella sua vita in cui era una normale donna che usciva a cena col suo fidanzato e che la cosa le piaceva, valutò mentre i minuti volavano via troppo veloci e presto venne l’ora di separarsi.

L’autista accompagnò per primo Kenji e durante il tragitto i due non parlarono molto. La testa di Shiori era appoggiata sulla spalla di Kenji, che a sua volta le cingeva le spalle.
“Quanto starai via per gli impegni di tuo nonno, Shiori?”
“Tre mesi”.
“Accidenti…”
“Già.”
“E poi che farai?”
“Verrò da te per recuperare la cena che ci hanno fatto saltare.”
“Solo quello?”
“Dipende da te.”
“Se dipendesse da me, ti porterei a casa mia questa sera stessa.”
“Purtroppo non è possibile. Ma possiamo cercare di rimanere in contatto e di tenere duro. Se non altro, ci possiamo sentire quando vogliamo.”

Lui la abbracciò stretta e non parlarono più. L’auto sfrecciava per le strade di Tokyo, illuminate quasi a giorno, e macinava troppo in fretta i chilometri che mancavano a raggiungere l’albergo di Kenji. Fin troppo presto, arrivarono a destinazione. Entrambi scesero dall’auto e rimasero un pezzo a guardarsi in faccia, la stessa pena dipinta sulle loro facce.

“Allora… allora ci vediamo presto…” Questa volta fu lui ad aver bisogno di un fazzoletto.
“Certo, non appena riesco a liberarmi…”

L’autista diede loro le spalle e rimase in quella posizione per cinque minuti buoni. Gli spiaceva per la signorina. A dirla tutta, non la invidiava nemmeno un po’: dopo il lavoro sarebbe andato dalla sua fidanzata, come tutte le sere. Nonostante non fosse ricco, si sentì fortunato.
Si girò e vide che i due erano abbracciati stretti, lei col viso nascosto nell’incavo della spalla di lui, che teneva gli occhi chiusi e le accarezzava i capelli.

 “Signorina, dobbiamo andare…”
Senza una parola, Shiori si divincolò da Kenji e rientrò in macchina, piangendo silenziosamente.
 
 * * *
Care Tetide e ladyathena, grazie mille per le vostre parole.
Aggiornamento breve, ma il prossimo sarà decisamente più corposo e non dovrete attendere molto.
Buona serata!
   
 
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