Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Sadele    16/07/2021    1 recensioni
L’amicizia è la cosa più difficile al mondo da spiegare. Non è qualcosa che si impara a scuola. Se non hai imparato il significato dell’amicizia, non hai davvero imparato niente.
(Muhammad Ali).
Emma e Yhassin, due bambini che non potevano essere più diversi, il giorno e la notte, destinati a diventare grandi amici.
la vita però si sa a volte è spietata, li porterà a perdersi per poi ritrovarsi a distanza di anni e scombussolare completamente i loro equilibri.
Eccomi qui con una storia originale, frutto della mia fantasia.
spero che vi piaccia!!
buona lettura.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

PERDERSI PER POI RITROVARSI

 

 

Quel miracolo lì,

di incontrarsi per doversi dire addio

e annegare in un abbraccio che sa di nuovo inizio”

 

Emma non riusciva a credere che fosse proprio lui, le braccia del ragazzo si strinsero sui suoi fianchi e la fecero volteggiare per poi rimetterla con i piedi per terra.

Fu lui a sciogliere l'abbraccio, la guardò negli occhi e scosse la tesa, “sei proprio tu...?” disse, “si... e tu non sei cambiato per niente” commentò Emma riabbracciandolo stretto... “ehi vacci piano, se continui ad abbracciarmi in questo modo mi farò un'idea sbagliata delle tue intenzioni...!!” “e cioè.. quale idea?”chiese Emma ingenuamente “ “non hai più 13 anni, non puoi saltarmi addosso in questo modo... potrei fraintendere...” disse sogghignando. Emma si irrigidì e le sue guance si infuocarono. A quel punto Yhassin non riuscì a trattenersi e scoppiò in una fragorosa risata. “bicchiere di latte... nemmeno tu sei cambiata di una virgola, è sempre divertentissimo prenderti in giro” disse tra le risa. Emma lo fulminò con lo sguardo...”stronzo...”sibilò.

“scusate se mi intrometto in questo siparietto, io Sono Erika, collega e amica di Emma, è un piacere conoscerti”. “ma tu guarda, Emma è migliorata, è riuscita a farsi un amica femmina”.

“come prego?, dalle mie parti il sostantivo “FEMMINA” lo usiamo per indicare i gatti e i cani. Donna, si dice Donna”! Disse Erika un po sarcastica ma neanche troppo. “chiedo scusa, DONNA, se non sbaglio avevamo un intervista da fare?”.

Erika rimase a bocca aperta.

Emma sorrise e si girò verso la sua amica che iniziò a sproloquiare qualcosa in Napoletano, sua città natale, sicura che li non l'avrebbe capita nessuno.

“guarda che ti capisco, il Napoletano è internazionale...disse Yhassin in tono sarcastico” “merda...” fu la risposta di Erika.

 

“Perchè Robert ti ha chiamato Omar?” “perchè Omar è il mio primo nome, quello di mio nonno, ma tutti mi hanno sempre chiamato Yhassin, però formanlmente per lavoro uso il mio primo nome” “e come ti devo chiamare?”chiese Emma “tu puoi chiamarmi Yhassin”.

 

“E così questa è la tua proprietà?” chiese Emma, era molto curiosa di sapere qualcosa di lui, come stesse ma, soprattutto, che cosa avesse fatto in questi 15 anni; probabilmente era sposato, magari anche due o tre volte e con una valanga di figli.

Non poteva certo fargli il terzo grado e allora si limitò ad essere professionale.

“si, questa terra era di mio nonno e di suo nonno prima di lui, insomma è della mia famiglia da una marea di generazioni.

Un tempo era una fattoria molto più florida, ma negli ultimi anni la desertificazione ha creato non pochi problemi”.

“si lo vedo, sembra deserto”. “ci procuravamo l'acqua con un irrigazione artificiale, vedi quei canali? Da li ci arrivava l'acqua per irrigare i campi e per le capre. Ma ci costava parecchio. Ultimamente non c'era più convenienza.”

“dev'essere stato difficile prendere la decisione di vendere” chiese Erika.

“si, io sono nato qui, e qui è nato mio padre. Quando siamo tornati per aiutare mio nonno ci siamo impegnati molto, mio padre ha messo tutto quello che aveva in questa polveriera.

Ma alla fine ci ha solo rimesso la vita.”

“tuo padre è morto? Mi dispiace tantissimo” disse Emma.

“già, sono ormai 4 anni, è morto di infarto, una sera si è addormentato e non si è più svegliato.”

Il ragazzo abbassò lo sguardo, Emma poteva sentire tutto il suo dolore, avrebbe voluto abbracciarlo per dargli conforto. Yhassin era molto legato al padre, era venuto in Italia con il fratello maggiore e aveva lasciato in Egitto la madre e le sorelle.

“il resto della tua famiglia? Come ha preso la decisione di vendere?”

“mia madre dopo la morte di mio padre è caduta in depressione e si è trasferita da mia sorella e suo marito a Il Cairo, lui è un medico e hanno le possibilità di aiutarla, in più ci sono i nipoti che la tengono impegnata.

Mio fratello è in Europa da 10 anni. È sposato con una tedesca, e non lo vedo praticamente da allora.”

“avevi un'altra sorella se non ricordo male” “si Haisha, è la più piccola, anche lei è sposata, vive qui... da qualche parte, ma non siamo in buoni rapporti”.

Emma si rattristò, lui era lo spirito libero della famiglia, e alla fine è stato proprio lui a rimanere imbrigliato qui dove non sarebbe mai voluto tornare.

Emma ricordava bene i racconti di Yhassin sulla scuola in Egitto, sulle punizioni corporali per quelli come lui che non seguivano le regole. Chissà che cosa avrà dovuto passare.

“comunque ho deciso di vendere ora perché il gioco valeva la candela”, disse. “Dopo il terremoto e la scoperta del sito archeologico ho pensato che finalmente Allah si era ricordato di me.”

“ Dio è grande” disse Habuk, “ah lo sai cugino come la penso, io non sono molto religioso, e non credo che Dio ci aiuti. Siamo noi che ci dobbiamo dare una mossa se vogliamo andare avanti. Ma forse in questo caso può averci messo uno zampino.” sorrise, ma era un sorriso amaro, di chi in qualche modo aveva perso la speranza, aveva sofferto e ora si vedeva portare via tutto ciò per cui aveva lottato.

Dopo la visita al sito e ancora qualche domanda di rito, tornarono al punto di partenza.

“dobbiamo tornare in albergo, ma mi piacerebbe rivederti prima di partire” disse Emma. “Be potreste portarci in qualche locale tipico a gustare i piatti del luogo. Non in quei posti tutti uguali spella turisti” disse Erika.

“UH si cugino, ci sarebbe un posto carino potremmo organizzare questa sera a cena che ne dici?” Yhassin rispose in arabo e dal tono non sembrava molto contento dell'idea di Habuk.

“ma non sei obbligato se non ti va” disse Emma, sicura che il tono del suo amico fosse contrariato. “non c'è problema Emma, per me va bene, vi veniamo a prendere alle 20.” così dicendo entrò in quella che doveva essere casa sua e si chiuse la porta alle spalle.

“certo che è strano, ma era così anche da bambino?” chiese Erika. “no, evidentemente non deve avere avuto una vita facile qui” .

“non giudicatelo, non sono stati anni facili, soprattutto da quando suo padre è morto.

Si da la colpa di quello che è successo anche se è ovvio che non è colpa sua”.

“perchè mai, se non ho capito male è morto di infarto” chiese Erika curiosa.

“si, ma lui si d la colpa, avevano avuto una discussione proprio il giorno prima e... “non dovresti raccontarci cose private di Yhassin, non credo che a lui farebbe piacere. Tutti abbiamo dei segreti o dei sensi di colpa per qualcosa...” Emma non sopportava che Habuk spiattellasse così la vita più intima di suo cugino, non lo trovava carino. Poi era pur vero che la vita ti cambia e ti mette a dura prova, chi meglio di lei ne era l'esempio lampante.

Si era chiusa talmente tanto in se stessa da perdere tutte le amicizie che aveva, quando decise di andare a studiare a Milano non lo fece perchè l'università era migliore, lo fece perchè non tollerava più lo sguardo compassionevole di sua madre, perchè sentiva il bisogno imperioso di cambiare aria, di poter essere solo Emma senza che tutti dovessero per forza conoscere il suo passato.

Emma ricorda come un incubo i primi anni delle superiori, quando Yhassin partì, tutto fu più difficile, non sa spiegare il perchè, ma era come se lui si fosse portato via una parte di se stessa, quella parte che gli permetteva di lasciarsi andare.

E siccome lei riusciva ad essere se stessa solo con lui, aveva smesso del tutto, si era chiusa tirando su dei muri difensivi che non permettevano a nessuno di entrare.

Il fatto poi che non si fosse mai fatto vivo l'aveva resa ancora più cinica e incattivita col mondo.

Il primo anno di università non fu facile, andò meglio da quando conobbe Erika, sua coinquilina, all'inizio come era prevedibile fu odio a prima vista ma poi piano piano impararono a conoscersi.

Emma era una persona sensibile e generosa se solo si lasciava andare e con Erika le riusciva meglio che con chiunque altro.

Fu sicuramente un bene per lei incontrarla perchè le insegnò che nella vita non bisogna mai arrendersi e che bisogna sempre guardare avanti.

Riusciva a mitigare i suoi eccessi e a smussare i suoi spigoli.

Quello che non riusciva a fare però era convincerla a lasciarsi coinvolgere un po di più dai sentimenti, solo chi la conosceva bene sapeva quale tesoro in realtà avesse dentro, oltre alla sua famiglia solo due persone erano riuscite a sbirciare dentro al suo cuore.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Sadele