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Autore: Zomi    18/07/2021    4 recensioni
Universi paralleli, multiuniversi, universi che si sfiorano e toccano.
Come labbra, come baci.
~ Mini raccolta di baci dati, rubati, scambiati, in universi alternativi. Zoro x Nami ~
1.Hogwarts!AU: Lanciò la Pluffa in aria nell'esatto momento in cui i due Bolidi liberi, partirono a razzo verso il cielo.
2.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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An Alternative Universe
where you kiss me, and I kiss you



Hogwarts!AU


Lanciò la Pluffa in aria nell'esatto momento in cui i due Bolidi liberi, partirono a razzo verso il cielo.
Si preparò con le tre mazze, una per mano e la terza in bocca, e non appena vide ripiombare su di lui una delle due sfere assassine, si scansò di lato ribattendo la gemella e cercando con gli occhi la Pluffa.
Sudava come un dannato, ma non ci dava peso.
Scattò di lato per ribattere un Bolide che era ridisceso per colpirlo, controllando la traiettoria dell’altro pallone di cuoio animato mentre colpiva con un colpo di piede piatto la Pluffa, riportandola in aria.
Zoro sbuffò dal naso, stringendo la morsa sulla mazza, ansando a denti stretti.
Doveva sfogare la sua rabbia, concentrarsi nell'allenamento, dimenticare la mattina, evitare in ogni modo di pensare a...
-Meow~♫
Il Griffondoro si distrasse al miagolio venendo colpito direttamente sulle gambe dal bolide scansato pochi attimi prima e perdendo la Pluffa che rotolò a terra beffarda e pigra.
-Gatto!- bestemmiò contro l'animale che, annoiato, si stiracchiò intoccato dal richiamo brusco.
La bestiola, apparsa dal nulla, si leccò una zampina candida, così in contrasto con la pelliccia ramata, socchiudendo gli occhi mentre il ragazzo contuso si rialzava gettando a terra le mazze.
Grugnendo, abbandonò le mazze per afferrare al volo le sfere, chi senza fatica e chi rimettendoci qualche livido, riponendole nel baule deciso ad avere il campo libero da ogni essere vivente.
-Ti ho già detto che non devi stare qui quando mi alleno- si rivolse al gatto, intento a farsi le unghie sulla sacca del verde che usava per riporre i libri scolastici.
Il sospiro di Zoro riecheggiò nel piccolo spazio erboso tra lo stadio di Quidditch scolastico e la radura che anticipava la Foresta Nera.
-Senti Gatto!- strinse i denti e si avvicinò minaccioso al piccolo felino randagio, provando ad afferrarlo per la colottola, gesto a cui l'animale scivolò via rapido, tornando ad accucciarsi sulla sacca.
-Oggi non è giornata!- l'additò nuovamente, in segno di ammonimento a cui però il piccolo micino dal pelo rosso rispose con un moto di fusa.
-Prrr~?- strusciò fino al ragazzo Grifondoro, piegando il capo contro una sua caviglia e aumentando i soffi amichevoli.
Zoro sollevò gli occhi al cielo rossastro del tramonto, pregando per un nuovo moto di pazienza per risparmiare il felino da un sadico omicidio.
-Sei un approfittatore Gatto- si inginocchiò a vezzeggiare l'animale tra le orecchie, muovendo le dita nude dai guanti sportivi.
Il profilo di Hogwarts si mostrava fiero oltre la linea della collina, ma non aveva nulla di interessante per Zoro mentre coccolava la piccola bestiola che dal primo semestre aveva iniziato ad apparire a ogni suo allenamento in solitaria.
Un randagio, di un babbano forse o semplicemente di qualche allievo della scuola di magia che lo lasciava scorrazzare per i prati a fine lezione.
Non aveva saputo trovargli nome migliore di Gatto e se lo ritrovava ad attenderlo alla fine di ogni sessione, sulla sua borsa, richiedendo attenzioni e piccole carezze con fare perentorio.
Tamburellò le dita sul pelo chiaro del micio, che si arcuò in una richiesta di nuove coccole, che per quanto concesse smebravano non bastare mai.
Nè per l’animale, perso in un moto perpetuo di fusa, nè per il Grifondoro che tornò presto a corruciarsi nei suoi pensieri, fermando le dita tra le orecchie dell’animale.
Gatto fissò il ragazzo stringere le labbra e allontanare definitivamente la mano dal suo capo, sbuffando prima di distogliere lo sguardo.
-Sai una cosa?- ringhiò sedendosi a gambe strette sul prato umidiccio -Non è di certo colpa mia-
-Meow?- lo rincorse, sedendosi davanti a lui minaccioso.
Soffiò contro l'umano: non era colpa sua? O questa era buona e la voleva proprio sentire.
-Insomma- aprì la mano eloquente verso il felino -Tutti sbagliano no?-
Si, tutti sbagliano.
Ne era certo Zoro.
Si poteva sbagliare durante una partita di Quiddich lasciandosi superare o abbattere da un bolide, o a pronunciare la parola d’ordine sbagliava dinanzi al ritratto della Signora Grassa (quella dannata Alvida rideva ogni volta) , o la strada verso la sala o le aule, in fondo alle scale del castello di  Hogwarts piace cambiare.
Oppure, soprattutto, poteva capitare a tutti di sbagliare nell’eseguire un incantesimo durante la lezione dedicatagli.
In fondo era una scuola di magia e stregoneria e lui era lì per imparare!
Ergo, non era colpa sua se quel maledetto incantesimo andava eseguito con un movimento più fluido e meno secco rispetto a quello messo in atto da Zoro su…
Si massaggiò con due polpastrelli, le palpebre chiuse con rabbia.
-Stupido incantesimo di crescita cellulare- ringhiò tra sè e sè.
Stupido incantesimo di crescita cellulare da svolgersi in coppia.
Stupido incantesimo di crescita di capelli -Anagen aveva detto il professor Crocodile- che aveva semplicemebre sbagliato ad eseguire regalando al suo compagno di esercizio una chioma incontrollata di capelli.
Capelli rossi.
Lunghi fino a terra.
Fino ai piedi del banco, alla porta dell’aula e nel corridoio.
Lunghi fino alle scale e superati in massa e preoccupazione solamente dalle urla isteriche del suddetto partner di esercizio.
Partner dai capelli rossi, e ormai lunghissimi.
Nami, Nami McCoco, la sua violenta e dai capelli rossi amica e compagna di esercizio.
-Ho solo sbagliato- sbottò di nuovo, il gatto fermo a fissarlo a qualche passo da lui e le parole pronunciate in bilico sulle sue labbra, e che mai avrebbe ripetuto in presenza di qualcun’altro.
Sospirò, le urla dell’amica e compagna di casa che gli vibravano ancora in testa, mentre lo malediva e piangeva e veniva additata dai Serpeverde che ben presto erano stati schiantati direttamente dalla rossa prima che madame Kureka la portasse in infermeria per sistemare il piccolo fuori programma creato da Zoro.
Dieci punti erano stati tolti dalla sua casata per l’errore, e il giorno seguente avrebbe dovuto ripetere l’incantesimo in modo impeccabile se voleva accedere agli esami di fine corso ed evitare il recupero estivo.
-... solo per dei stupidi capelli lunghi!- ringhiò calciando a terra e sfiorando il gatto, che non si scompose ma anzi soffiò, alzando appena il pelo sulla schiena.
-Non ti ci mettere anche tu- cercò di allungare una mano, ma Gatto soffiò ancora e, con un salto, si allontanò da lui.
Rabbioso, il micio soffiò ed emise un acuto verso di disprezzo prima di decidere di allontanarsi.
Inutile discutere con un umano!
-Ehi!- lo vide allontanarsi dandogli le terga Zoro -Ma che hai anche tu oggi?-
Maltrattatto anche da un gatto randagio, o peggio, di un babbano!
-Certo certo, vai! Gattaccio!-. scalciò a terra urtato e rabbioso -Ci mancavi solo tu: non bastava il damerino impomatato a insultarmi per aver incantato Nami o quella stupida ragazzina frignante che mi ha maledetto mentre i capelli le crescevano a dismisura! Per dei capelli poi!-
Prese furioso da terra la sua sacca, incantando le mazze e il baule del quidditch con le sfere da gioco, che si librarono in aria pronte a seguirlo, mentre il ragazzo grugniva.
-Quella strega! Letteralmente, non è un complimento!- storse il naso al soffio che il gatto gli rivolse, continuando il suo sfogo -Altro che Griffondoro, nei Serpeverde dovevano smistarla viperina com’è: velenosa e acida! Ah! Che Merlino mi incanti con una magia di pazienza perchè io-
Il soffio del gatto e la successiva zampata che lo colpì sul lembo della tunica che frusciava a terra per i primi passi del ragazzo, lo pietrificò sul posto, costrungendolo a fissare quell’attacco fisico -immune- ma che aveva lievemente lacerato la tunica scolastica.
Un danno che, se non riparato, avrebbe fatto perdere altri punti alla sua Casa ad opera dei professori più pignoli.
-Gatto- scrutò l’animale, provando ad abbassarsi per un’ultima carezza riappacificatrice, a cui il felino si negò con un ennessimo soffiò rabbioso.
Perfetto!
Ora aveva contro non solo l’ira della compagna di studi rossa, ma anche del felino rosso compagno di allenamenti.
Arresosi all’ira del micio, Zoro sospirò e fissò l’animale incamminarsi verso il campo di Quiddich, segno del suo congedo.
-Ok vai pure!- lo schernì soffiando dal naso -Tanto ci vediamo domani lo stesso-
Il gatto si voltò appena, soffiò ancora e riprese la sua via.
Forse non si sarebbe presentato il giorno successivo.
Nervoso, Zoro si incamminò verso la scuola, guidando il baule e le mazze con la bacchetta e ritrovandosi nelle serre per un paio di volte prima di entrare finalmente nell’atrio del castello.
Ad accoglierlo trovò Luffy e Sanji, suoi compagni di camerata e di sventura, uno sghignazzante e felice senza motivo, l’altro che smateriallizzava i resti babbani di un piccolo cerino di sigaretta.
-Babbeo!- lo salutò il biondo, regalandogli un nuovo picco di nervosismo -Due cose potevi scegliere di fare: studiare per domani e recuperare i punti della Casa o andare ad accertarti come sta la dolce Nami! E tu invece scegli di allenarti: devi avere un molliccio nel cervello!-
-Non è giornata, elfo domestico mancato!- ringhiò Zoro, avanzando come Sanji verso l’ennesima lita, ma Luffy li divise -forse senza intenzione- prendendoli entrambi per le spalle.
-Prof. Croco ha detto che se non esegui l'incantesimo perfettamente ti userà come cavia per i suoi esperimenti!- rise incoraggiante e confortante verso l’amico -Ti conviene studiare sai?-
-Ma non mi dire!- ringhiò Zoro.
-Luffy lascialo perde- storse le labbra Sanji -Idiota com’è anche se studiasse per giorni, quell’incantesimo non riuscirebbe mai ad eseguirlo perfettamente-
-In effetti…- mugugnò il moro prima che Zoro si divincolasse dalla sua presa.
-Noto che la sapete lunga- ringhiò -E ditemi, avete anche una soluzione??-
Si accorse troppo tardi della coda di gatto rossiccia che spariva dietro una scalinata del castello, distratto dal sorriso di Luffy che annunciava la sua soluzione.
Una pessima soluzione.

 
~

-È ancora molto offesa- ripetè Bibi davanti alla porta del dormitorio femminile.
-Comprensibile- annuì Sanji.
-I Serpeverde l’hanno chiamata “Pel di Carota “-
-Lo fanno sempre- si strinse nelle spalle Luffy.
-”Raperonzolo Pel di Carota”- lo fulminò la ragazza, mani ferme sui fianchi e occhi dardeggianti -Riferirò la vostra richiesta di aiuto, ma credetemi- fulminò Zoro, l’unico del terzetto venuto in ambasciata a chiedere aiuto per l’imminente interrogazione che non aveva aperto bocca -Dubito accetterà senza delle esplicite scuse-
-Io non devo chiedere proprio scusa a ness!-
Sanji lo ammutolì con un’occhiataccia.
-Grazie mille, dolce Bibi, è già molto ciò che stai facendo per noi-
La ragazza annuì e si richiuse la porta del dormitorio alle spalle, ridacchiando al “Per me non lo passi il test Zoro” di Luffy attutito appena da un ringhio che ben sapeva non fosse di Sanji.
Si tuffò nel letto e, occhi ben attenti, studiò la figura ferma alla sua destra.
-Un errore può capitare sai?- la punzecchiò -E poi ora stai molto bene con i capelli lunghi al posto del caschetto-
La figura sbuffò e si rigirò su un lato, ignorandola.
Se solo Bibi avesse saputo quale affronto aveva affrontato, oltre alla derisione della lezione!
E dire che era andato da lui per parlarci!
-Ci toglieranno altri punti- cercò di smuoverla nuovamente, pungendola sull’orgoglio della Casa -Perderemo la Coppa delle Case e…- assottigliò lo sguardo, perfida -... e Zoro dovrà frequentare i corsi estivi-
La vide drizzare la schiena.
-E io so…- cantilenò fermandosi subito.
-Tu sai??- la sentì strozzarsi con la voce.
-Io so- rise -Che anche una certa Tassorosso sarà presente ai corsi estivi. Ti ricordi di Hiyori?-

 
~

La luna era tonda e alta nel cielo.
Filtrava minacciosa nella sala comune degli appartenenti alla Casa di Godric, piovendo a sottolineare le fitte righe del tomo aperto di “Incantesimi e incanti per giovani studenti di Stregoneria e Magia”.
Capitolo settantatre, incantesimo dodici A, crescita cellulare.
Zoro ormai conosceva a memoria le parole delle due pagine su cui aveva perso buona parte della notte, ma di eseguire l’incantesimo in questione in modo decente, non se ne parlava proprio.
Lo aveva ripetuto innumerevoli volte su povere radici di artemisia che esplodevano, sviluppavano radici esageratamente lunghe o fogliame troppo rigoglioso.
La magia c’era, ma ce n’era troppa.
Luffy e Sanji l’avevano abbandonato da tempo, ma non la testardaggine.
Se Nami non aveva voluto aiutarlo, dopo la sua ambasciata presso il dormitorio femminile, si sarebbe arrangiato, facendole vedere che era in grado di farcela anche senza di lei.
Almeno in teoria.
Si massaggiò le palpebre stanche, sospirando.
Non sarebbe mai riuscito a eseguire l’incantesimo di crescita cellulare in modo almeno soddisfacente per il professor Crocodile, che avrebbe tolto altri punti alla sua casata prima di bocciarlo inesorabilmente.
Sarebbe stato escluso dalla selezione estiva della squadra di Quidditch e avrebbe dovuto trascorrere l’intera estate a studiare stupidi movimenti ripetitivi di incantesimi idioti e…
-L’obiettivo dell’incantesimo è aiutare la crescita cellulare in caso di ferite o lievi lesioni- un tonfo e un movimento di ricci rossi e stranamente lunghi -Non per torturare povere piantine-
Zoro studiò Nami sistemarsi accanto a lui, maniche della tunica arrotolate e bacchetta in una mano, mentre rossi, ricci, setosi capelli le scivolavano sulla schiena.
-Per questo servono movimenti leggeri del polso, e non duri e secchi come i tuoi!- lo puntò con l’indice della mano libera -Ora impugna la bacchetta e riprova, vediamo come correggere i tuoi-
-Ti stanno bene-
Nami sgranò gli occhi nocciola, alzandoli dalla vastità di artemisia che colonizzavano il tavolo della sala comune. Guardò Zoro serio e muto accanto a sè, quasi certa di essersi immaginata il commento, ma quando lui si schiarì la gola e distolse le iridi dal suo nuovo taglio alla propria bacchetta, fu certa che aveva davvero espresso il suo pensiero.
-Grazie- tubò con guance rosse -Madame Kureka si è stancata di tagliarmeli e ha deciso di lasciarmeli un pò lunghi- mosse un paio di ciocche.
Zoro annuì, non alzando gli occhi ma sorridendo cauto.
Trattenendo il suo essere sbruffone, pensò Nami.
-Comunque sia, non sei perdonato- gli regalò uno scappellotto -Ho dovuto schiantare altri tre Serpeverde mentre venivo trascinata in infermeria, e abbiamo perso punti a causa tua, quindi- prese una nuova pianta da esercizio -Ora impegnati!-
Zoro ridacchiò e strinse nel palmo la bacchetta.
Tossicchiò e mosse, delicato e leggero, la sua stecca, mentre la mano di Nami gli guidava il polso.
La sua presa era calda e morbida e gli ricordava il pelo fulvo di un gatto.

 
~

Le luci dell’alba illuminarono il volto entusiasta di Nami nel riscontrare che, si, decisamente e senza alcun dubbio, la piantina di artemisia aveva avuto una crescita regolare e controllata della chioma erborea.
La bacchetta di Zoro ancora tesa, un ghigno trionfale sulle labbra.
-Oh il professor Crododile dovrà assegnarti almeno venti punti! Alla faccia dei Serpeverde!- battè le mani tra loro felice Nami, saltellando in piedi accanto al compagno.
Dove trovasse tutta quell’energia dopo una notta di studio, fallimenti e schiaffi, il ragazzo non lo sapeva, ma ghignò nell’osservarla mentre, agile ed esperta, levitava le piante da esercizio e le guidava verso la finestra aperta.
-Via verso le serre! E speriamo che il professor Hercules non si accorga di voi-
Si sistemò i lunghi -oh li adorava- capelli rossi, tornando al tavolo e accumulando i tomi di studio .
-Ora va a dormire un paio d’ore, lavati, mangia e ricorda: movimenti lenti e delicati- guardò Zoro oltre una tenda di crini rossi -Su vai!-
Zoro le spostò qualche ciocca dal volto -aveva già pensato che li adorava così lunghi e morbidi?- trovando i suoi occhi nocciola, stanchi ma così vivi.
-Grazie- parlò sicuro.
-Lo faccio solo per recuperare i punti persi ieri!- gonfiò le guance, ma non si scostò dal tocco di Zoro, spostatosi ora dai capelli alla sua guancia.
Era stata gentile ad aiutarlo, e forse le doveva veramente delle scuse per il suo errore.
Ma sapeva che non era necessario esprimerle ad alta voce, che Nami già sapeva e che era stato perdonato, chissà, magari già il pomeriggio precedente, molte ore prima che una scombinata ambasciata cercasse il suo aiuto.
Zoro sorrise stanco, ma non allontanò la mano dalla guancia di Nami, dove posava un'impacciata ma aspettata carezza.
Aveva una pelle così morbida, calda e rosa.
Da accarezzare.
O baciare.
Un pensiero insolito, ma che non scacciò.
Come non scacciò l'idea che anche le labbra di Nami fossero invitanti e calde.
Morbide e calde.
Soprattutto dopo il lieve bacio che Nami gli aveva dato, impaziente e agitata,proprio con quelle labbra invitanti che Nami aveva posato sulle sue e ora si allontanava rapida e con le gote rosse.
-T-tu… tu ora vai!- strillò a due passi da lui, no uno, si era avvicinata prima di saltare nuovamente indietro -Vai a dormire, lavarti, mangiare-
-Nami- si alzò sorridendo e provando ad avvicinarsi a lei -Mi hai baciato?-
-No!- strillò ancora, rossa come un berretto rosso -Te lo sei immaginato! E ora vai! Devi anche rattopparti la tunica che hai strappato ieri o il professore ti toglierà punti e-
-Che ne sai della tunica?-
-Che?-
-Che?-
-Vai!- stava per svegliare l’intera torre più tutti i gufi nella voliera lì vicino -Stai delirando e… non avvicinarti!-
Zoro ghignò, un passo dalla rossa incastrata tra il giocatore di Quidditch e il caminetto della sala.
Non aveva vie di fuga e il panico galloppava in lei.
Perché???
Perché lo aveva baciato?
Colpa di quegli occhi così scuri e sicuri, di quella voce roca e del suo essere sincero!
Era colpa di Zoro!
E sarebbe stata ancora, colpa sua se non si fosse fermata, interrompendo la scalata vertiginosa di adrenalina e agitazione mischiarsi in lei.
Sentiva l’imbarazzo crescerle nel petto, e se non si fosse calmata ben presto, sapeva cosa avrebbe portato tutto quello sbalzo di emozioni.
Troppe emozioni, che ben sapeva doveva evitare nella complicata trasfigurazione che andava ad attivarsi contro la sua volontà.
Ma Zoro era così vicino!
No, no, no!
Doveva respirare, calmarsi, ritrovare la tranquillità, il controllo su di sè!
-Cosa ne sai- la guardò Zoro con quel suo sorriso sghembo e suadente -Della mia tunica Nam… sono orecchie da gatto quelle??-
Nami strillò, la calma volata via ad Honolulu con Merlino e il tipico formicolio che preannunciava la completa trasformazione che strisciava dalle caviglie alle ginocchia, e più in su, fino allo stomaco e poi chissà dove.
-Non mi guardare!- ordinò in panico, coprendosi le orecchie a punta che vibravano tra i suoi capelli rossi, con la loro morbida colorazione bianca e rossa, mentre un accenno di coda drizzata sgusciava da sotto la sua di tunica.
Se non avesse ripreso il controllo su di sè, si sarebbe trasfromata completamente, rivelando quel suo piccolo e illegale segretuccio che aveva coltivato nella precedente estate, riuscendo a usarlo a suo favore nell’avvicinarsi, senza imbarazzo e paura, a un certo giocatore di Quidditch suo compagno di Casata.
Segreto che svelato, l’avrebbe annegata nell’imbarazzo peggio del giorno precedente e delle sguaiate risate dei Serpeverde.
Doveva calmarsi, doveva impedire che le sue mani diventassero zampe pelose o che il suo nasino acquisisse baffi lunghi e sottili!
Doveva, e ci riuscì non appena una mano maschile si posò delicata tra le sue orecchie -quelle feline- in una docile carezza che aveva imparato a riconoscere con molti mesi di miagolii e fusa soffuse.
-Sei un animagus?- domandò Zoro, continuando ad accarezzarla, laddove aveva imparato a spingersi con le dita guantate di cuoio.
-Sta zitto- mugugnò Nami, le mani premute al volto mentre percepiva la calma vincere sulla trasformazione.
Lo sentì ridere, roco e divertito, anche quando lo colpì con un calcio su un ginocchio.
Stupido Roronoa!
-Non lo devi dire a nessuno!- sfilò le mani dal volto una volta ritrovata la calma e il controllo su se stessa, impantando gli occhi contro quelli del compagno.
Non senza imbarazzo.
-Ma tu mi hai baciato- le ricordò -E mi hai anche seguito nei miei allenamenti e… hai dormito sulla mia sacca e ti sei strusciata su di me!-
-Non lo devi dire a nessuno!!!- lo prese per il colletto scuotendolo -Tu non-
-Ti stanno tornando le orecchie da gatto- rise contro il suo lamento e le mani tornate a premersi tra i capelli.
Si inclinò verso Nami, un soffio ora a dividerli, e il silenzio della sala ancora immersa nell’alba prima che l’intera torre brulicasse di Grifondoro curiosi.
-A me non è dispiaciuto- le sussurrò abbassando le braccia in un goffo abbraccio a una strega pronta ad azzannarlo al collo.
-Sta zitto…- gemette disperata.
-Nè la tua presenza ai miei allenamenti o i grattini… o il bacio- la sentì trattenere il fiato e posò il capo tra i ricci rossi.
-Magari puoi venire anche oggi- si fermò -In versione umana-
-Sempre che il professor Crocodile non ti mette in punizione per la tunica strappata- lo punzecchiò.
-Ehi, sei stata tu!-
-Tu mi hai dato della strega viperina!- sollevò gli occhi orgogliosa, incrociando i suoi.
-Lo sei- ghignò sfiorandole il volto.
Una nuova carezza che era certo avrebbe imparato a usare.
-E tu sai cosa sei?- arcuò un sopracciglio Nami -In ritardo, e prossimo ai corsi estivi se oggi non superi il test- si voltò dandogli un colpo di frusta coi nuovi capelli lunghi, svicolando da lui preso in contropiede.
Corse alle scale del dormitorio femminile ridacchiando, fermandosi dopo qualche scalino.
-Impegnati- lo additò con l’indice teso, ma sorridendo.
Un sorriso che Zoro sapeva lo avrebbe raggirato ogni volta.
-E se supererai il test del professor Crocodile, forse potrei venire ai tuoi allenamenti- gli tirò una linguaccia malandrina -Forse-
Zoro sgranò gli occhi, non riuscendo a replicare prima della scomparsa della ragazza.
Un ultimo fruscio di capelli rossi e un miagolio.
Si grattò la nuca, passandosi la mano tra la zazzera e poi sul volto, ridendo.
Prese la bacchetta, abbandonata sul tavolo dopo il bacio -che avrebbe ripetuto nel pomeriggio, oh se l’avrebbe fatto!-, agitandola nell’aria della sala comune.
Movimenti delicati e morbidi.
Come una carezza tra le orecchie di gatto.
Come capelli rossi tra le dita.
Movimenti delicati e morbidi.
Zoro aveva capito.


















BONUS:

Lanciò la Pluffa in aria nell'esatto momento in cui i due Bolidi liberi, partirono a razzo verso il cielo.
Si preparò con le tre mazze, una per mano e la terza in bocca, e non appena vide ripiombare su di lui una delle due sfere assassine, si scansò di lato ribattendo la gemella e cercando con gli occhi la Pluffa.
Sudava come un dannato, ma non ci dava peso.
Scattò di lato per ribattere un Bolide che era ridisceso per colpirlo, controllando la traiettoria dell’altro pallone di cuoio animato mentre colpiva con un colpo di piede piatto la Pluffa, riportandola in aria.
Zoro sbuffò dal naso, stringendo la morsa sulla mazza, ansando a denti stretti.
Uno dei due Bolidi stava mirando a lui, ma anche il gemello, cosa di cui il Grifondoro non si era accorto.
Doveva rimanere concentrato, focalizzarsi nell'allenamento, dimenticare la mattina, evitare in ogni modo di pensare a...
-Riducto-
Il Bolide che stava per colpirlo sul cranio di ridusse a un boccino di cuoio, colpendolo lievemente.
-Nami!!!- richiamò la rossa, seduta sulla sua sacca per i libri con un tomo sulle gambe e il volto ricolmo di ricci rossi sugli occhi.
-Che c’è?- sbottò tirandosi indietro qualche ciocca, ricambiando lo sguardo severo del ragazzo -Stava per colpirti!-
-Lo avrei evitato!- si gettò accanto a lei, abbandonando mazze e sfere a terra.
Nami alzò gli occhi al cielo, tornando a leggere, sforzandosi di ignorare Zoro.
Zoro e la sua mano guantata che giocherellava con una sua ciocca di rame.
-La smetti?- soffiò più imbarazzata che infastidita.
L’altro non interruppe il gioco, anzi, si alzò con la schiena dal prato erboso e continuò ad attorcigliare la ciocca fino a far risalire l’indice contro la guancia della rossa.
L’accarezzò delicato e impacciato, per poi sporgersi col busto e posare le labbra su quelle della compagna.
-Ci stai prendendo troppo gusto- sussurrò Nami, ma non si ritrasse.
Rispose al bacio, si lasciò accarezzare tra le orecchie ed emise qualche leggera fusa.
Senza doversi trasfigurare.
Non le serviva più.






 
   
 
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