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Autore: LadyHeather83    19/07/2021    3 recensioni
Marinette, a causa di un errore, ha dovuto rinunciare ad essere la guardiana dell Miracle Box.
E la notizia, della perdita di memoria della ragazza, rimbalzerà tra i corridoi della scuola, arrivando alle orecchie di Adrien.
Un dubbio assale la mente del ragazzo, che sia proprio lei la sua lady?
ATTENZIONE!!! Contiene spoiler sulla quarta stagione
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Ricordati di me

*

Capitolo 21

*

“Le convulsioni si sono calmate!” Mormorò lo stregone tenendo con una mano la fronte di Marinette e con l’altra le sue mani giunte.

Il Grande Guardiano osservò il calderone che ribolliva più del solito e un fumo denso e rosso ne stava fuoriuscendo riempiendo la stanza rendendo quasi impossibile vedere all’interno.

Solo quando il corpo di Marinette non venne più percorso dalle scosse, quella nebbiolina cremisi si diradò e smise di fuoriuscire dal pentolone.

“Che cos’è successo?” Domandò con grande preoccupazione il Grande Guardiano tossendo perché quel fumo tossico gli era entrato fin dentro i polmoni rendendogli difficile respirare.

Lo stregone, che seguiva con grande apprensione gli eventi che si susseguivano sulla superficie cristallina del calderone, sbuffò seccato quando aveva notato la presenza di Chat Noir all’interno della mente di Marinette.

E si irritò ancora di più quando vide il guaio che aveva appena combinato.

Aveva cancellato inavvertitamente un ricordo.

“Chat Noir ne ha combinata una delle sue!” Rispose togliendo le mani da Marinette ora che era riuscita a calmarsi e anche la sua espressione era più distesa e rilassata, il respiro era ritornato regolare “…e la ragazza ha avuto una reazione. Doveva essere importante se ha reagito così, fortunatamente ha superato lo shock, altrimenti ora staremo vegliando un cadavere.”

Su-Han sfarfallò le ciglia un paio di volte “Sapevo che era pericoloso questo rito, ma non fino a questo punto.”

“Il guaio è se qualcuno interferisce, per questo motivo non avevo voluto Adrien qua dentro, anche la sua sola presenza avrebbe potuto metterla in pericolo, ma…si vede che a questi giovani non è stata insegnata l’obbedienza.”

“Adrien è fin troppo diligente, forse se gli avessimo spiegato i rischi invece che mandarlo via senza troppi complimenti, ora Plagg non sarebbe intervenuto.”

“Io non devo spiegazioni a nessuno del mio operato” Berciò irritato.

“Non volevo mancarle di rispetto.” Su-Han fece una riverenza scusandosi.

“Speriamo solo che abbiano capito la lezione, altrimenti non riusciranno ad uscire da lì rimanendo intrappolati per sempre nella mente di Marinette.”

“Cioè?”

Lo stregone si alzò ed iniziò a camminare su e giù per la stanza incrociando le mani dietro la schiena.

La sua espressione era tesa e preoccupata, come se nascondesse un segreto non ancora rivelato.

“Vedi, Grande Guardiano…c’è un motivo se questo rito è pericoloso e molti non ne escono vivi…”

“E’ lo stesso per cui non lo hai fatto a  Gabriel Agreste?”

“Con lui sarebbe stato diverso, cancellargli la memoria non sarebbe stata una soluzione, per lui c’era solo la purificazione dell’anima, non sarebbe stato giusto eliminare tutto il male che ha fatto…troppo semplice così.”

“Capisco.” Su-Han si preparò del tè nel frattempo con delle erbe coltivate nell’orto personale del monastero.

Le infuse nell’acqua bollente appena versata nella porcellana, e quando il liquido divenne più scuro lo sorseggiò. “…in ogni caso, mi sembra pronto per lasciare il monastero.”

“Si, ha risposto bene. Si vede che la sua anima è buona e quello che ha fatto è stato solo il gesto di uomo disperato per amore.”

“L’amore fa fare cose stupide…” Sospirò porgendo allo stregone una tazza di tè.

“Tipo questa?” Chiese facendo cenno con il capo sul calderone dove venivano proiettate le immagini della testa di Marinette.

Su-Han sospirò pensando che in tutti quegli anni non aveva mai conosciuto due portatori di Miraculous così ingenui e giovani, soprattutto che senza un adeguato addestramento erano riusciti a fronteggiare egregiamente i propri nemici.

*

Marinette salì le scale a chiocciola bianche seguita da Chat Noir, ormai avevano ispezionato tutte le porte dei primi due piani e ricordi più o meno importanti erano venuti alla luce.

Si trattava più che altro di momenti vissuti da bambina: la prima volta che aveva imparato ad andare in bicicletta, la prima torta fatta interamente da lei e bruciata con grande rammarico e delusione, ma non di Chat Noir che aveva sorriso teneramente, Marinetta da bambina era molto graziosa e dolce, proprio come ora.

Non era cambiata per niente.

“Senti, d’ora in poi lascia andare avanti me, ok?”

“Come milady comanda!” La schernì facendole una riverenza.

“Non prendermi in giro, sto solo evitando che mi incasini ancora di più la mente.”

Chat Noir s’incupì abbassando le orecchie poste sulla sua testa, non era di certo sua intenzione distruggere un ricordo di Marinette, magari era anche importante per lei.

Ma cosa stava pensando…ogni ricordo era importante.

Ogni esperienza vissuta era importante.

E lui l’aveva dissolta come neve al sole, in una frazione di secondo, senza possibilità di tornare indietro.

Perduto per sempre.

E se quel ricordo rappresentava la prima volta che si erano incontrati?

Il rimorso in Chat Noir lo stava logorando da dentro.

“Mi dispiace, principessa. Non era mia intenzione causare disastri.”

Marinette gli mise le mani sulle spalle ed essendo sullo scalino più alto lo poteva guardare negli occhi senza tanti problemi.

“Lo so, chaton. Non te ne faccio una colpa. Solo che dobbiamo stare più attenti…anche perché in tutta sincerità non ho ancora capito come si esce da qui dentro.” Gli sorrise nervosamente.

Lui fece spallucce “Per quanto mi riguarda devo solo riunire il kawatama” Rispose con semplicità.

“E mi lasceresti qui da sola?” Inarcò un sopracciglio maliziosamente.

“Non sia mai, principessa!” Negò con il capo.

Mmm…pensavo ti fossi già stufato di me.”

“Secondo te ti ho aspettata per tutto questo tempo e ti lascio andare via così? No, milady, sei totalmente fuori strada. Ora che sei con me nessuno ostacolerà il nostro amore.”

Quelle parole riempirono il cuore il Marinette che mancò un battito e una scossa le attraversò la spina dorsale quando Chat Noir la baciò facendole perdere ogni inibizione.

“Ti amo, Adrien.” Gli sussurrò sulle labbra riprendendo da dove avevano lasciato.

Poi si staccò di colpo perché un pensiero negativo si era insinuato nella mente facendo preoccupare anche lui notando il suo disagio.

“Qualcosa ti turba?” Le domandò con riguardo accarezzandole una gota alzandole poi il volto abbassato.

“Non voglio più continuare…”

Chat Noir spalancò gli occhi dallo stupore, non poteva credere a quello che stava sentendo e ad un primo acchito pensava si trattasse di uno scherzo.

“Ma che stai dicendo? Ti stai forse burlando di me?” Mormorò cercando di convincerla del contrario.

“No. Sono seria.”

“Perché questo cambio di rotta? Me ne vado se la mia presenza ti turba.”

Resta!...ma è proprio per te che mi devo fermare.”

Chat Noir continuava a non capire il senso di quella strana decisione.

“Ti sembrerà stupido” continuò lei “…ma ho ora ho paura…cioè più paura di prima.”

“Non devi temere niente, ci sono io al tuo fianco. E supereremo le avversità insieme.” Le prese le mani per cercare di trasmetterle tutto il suo amore.

“Non è questo…”

Lo sguardo di Chat Noir la invitava a continuare la spiegazione.

“…e se aprendo una porta scoprissi che in realtà l’amore che provo per te non è così grande come immagino?”

“Che cosa provi in questo momento per me?” Lo chiese in tono calmo e caldo capendo benissimo il suo timore.

“Quando ti sto vicino mi batte forte il cuore e ti bacerei ogni secondo.”

“Questo a me basta per non dubitare dei tuoi sentimenti, un ricordo non può influenzare un sentimento, la cosa che conta è quello che provi in questo momento. Non ho alcuna paura di quello che troverai dietro le porte perché so che il nostro amore è forte e che niente e nessuno ci separerà. Siamo fatti l’uno per l’altro, ne sono certo…” Fece una breve pausa “…io e te insieme contro il mondo.”

“Sempre” Mormorò lei scacciando finalmente via quei sentimenti negativi che si stavano insinuando dentro il suo cuore senza nessun motivo apparente, per lui.

Ma Marinette sapeva che aprendo una porta in particolare si sarebbe trovata davanti ad un problema grande da affrontare, e la doveva assolutamente scovare.

*

Il corpo di Marinette ebbe un sussulto che fece allarmare lo stregone.

Si precipitò da lei lanciando la tazza di tè in aria, ma grazie ai riflessi di Su-Han gli evitò di infrangersi a terra.

“Che succede?”

“Niente, è passato…sembrava avesse avuto un ripensamento” Ormai l’esperienza dello stregone gli aveva fatto capire i segnali che lanciava il corpo della ragazza.

“A questo punto mi sembra un po' inutile no?”

“Mio caro Guardiano, la mente umana è vasta e ricca di sorprese, per questo manipolarla è complicato e soprattutto pericoloso.”

“Ma non stiamo manipolando niente.”

Marinette sta aprendo i suoi cassetti della memoria, scoprirà che alcuni era meglio tenerli ben chiusi, per questo noi certe volte dimentichiamo avvenimenti più o meno importanti della nostra vita. Non lo facciamo apposta o come il mondo moderno ci dice che per ricordare abbiamo bisogno di fosforo, ma è il nostro meccanismo di difesa.”

“Come farà ad uscire da lì, le basterà svegliarsi semplicemente?”

Lo stregone incurvò le labbra “Questo è il difficile…dovrà apire ogni singola porta” Sospirò facendo sussultare il Guardiano.

“E quella distrutta?”

“Bella domanda…Marinette dovrà trovare il tassello mancante.”

“Ma…ma questo sarà impossibile…”

“Niente è impossibile. Però…” Quell’avversativo non prometteva niente di buono. “…dovrà fare in fretta, perché ogni ricordo impresso nella sua mente si trasferisce nella lanterna che tiene in mano, e solo una volta riempita potrà sprigionare il suo potere e farla tornare tra noi. Fino ad allora rimarrà in uno stato comatoso, senza possibilità di ritorno.”

*

Chat Noir mentre saliva si guardò indietro, tutte le caselle che avevano aperto erano sparite e al momento solo uno scomparto di cemento era rimasto lì.

Quello senza porta, quello sbadatamente distrutto da lui, dalla sua superficialità, dalla sua stupidità.

Il gattone non riusciva a togliersi di dosso quella sensazione di disagio quando guardava quel blocco di cemento bianco.

Tutto attorno aleggiava un’aria di mistero e inquietudine, ma forse era solo una sua percezione per aver bloccato un ricordo di Marinette, e il senso di colpa gli attanagliava il cuore.

Si fermò, ma poco dopo venne richiamato da Marinette che lo prese per la mano “Non è il momento di riposare, se vogliamo uscire di qui dobbiamo proseguire.” Gli sorrise.

Un’ espressione che gli riscaldò il cuore, ma la sua mente era ancora rivolta a quell’unico blocco al piano terra.

*

continua

  
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