Ricordati di me
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Capitolo 21
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“Le
convulsioni si sono calmate!” Mormorò lo stregone tenendo con una mano la
fronte di Marinette e con l’altra le sue mani giunte.
Il Grande
Guardiano osservò il calderone che ribolliva più del solito e un fumo denso e
rosso ne stava fuoriuscendo riempiendo la stanza rendendo quasi impossibile
vedere all’interno.
Solo quando
il corpo di Marinette non venne più percorso dalle
scosse, quella nebbiolina cremisi si diradò e smise di fuoriuscire dal
pentolone.
“Che cos’è
successo?” Domandò con grande preoccupazione il Grande Guardiano tossendo perché
quel fumo tossico gli era entrato fin dentro i polmoni rendendogli difficile
respirare.
Lo stregone,
che seguiva con grande apprensione gli eventi che si susseguivano sulla
superficie cristallina del calderone, sbuffò seccato quando aveva notato la
presenza di Chat Noir all’interno della mente di Marinette.
E si irritò
ancora di più quando vide il guaio che aveva appena combinato.
Aveva cancellato
inavvertitamente un ricordo.
“Chat Noir
ne ha combinata una delle sue!” Rispose togliendo le mani da Marinette ora che era riuscita a calmarsi e anche la sua
espressione era più distesa e rilassata, il respiro era ritornato regolare “…e
la ragazza ha avuto una reazione. Doveva essere importante se ha reagito così, fortunatamente
ha superato lo shock, altrimenti ora staremo vegliando un cadavere.”
Su-Han
sfarfallò le ciglia un paio di volte “Sapevo che era pericoloso questo rito, ma
non fino a questo punto.”
“Il guaio è
se qualcuno interferisce, per questo motivo non avevo voluto Adrien qua dentro,
anche la sua sola presenza avrebbe potuto metterla in pericolo, ma…si vede che
a questi giovani non è stata insegnata l’obbedienza.”
“Adrien è
fin troppo diligente, forse se gli avessimo spiegato i rischi invece che
mandarlo via senza troppi complimenti, ora Plagg non
sarebbe intervenuto.”
“Io non devo
spiegazioni a nessuno del mio operato” Berciò irritato.
“Non volevo
mancarle di rispetto.” Su-Han fece una riverenza scusandosi.
“Speriamo
solo che abbiano capito la lezione, altrimenti non riusciranno ad uscire da lì
rimanendo intrappolati per sempre nella mente di Marinette.”
“Cioè?”
Lo stregone
si alzò ed iniziò a camminare su e giù per la stanza incrociando le mani dietro
la schiena.
La sua
espressione era tesa e preoccupata, come se nascondesse un segreto non ancora
rivelato.
“Vedi,
Grande Guardiano…c’è un motivo se questo rito è pericoloso e molti non ne
escono vivi…”
“E’ lo
stesso per cui non lo hai fatto a Gabriel Agreste?”
“Con lui
sarebbe stato diverso, cancellargli la memoria non sarebbe stata una soluzione,
per lui c’era solo la purificazione dell’anima, non sarebbe stato giusto
eliminare tutto il male che ha fatto…troppo semplice così.”
“Capisco.”
Su-Han si preparò del tè nel frattempo con delle erbe coltivate nell’orto
personale del monastero.
Le infuse
nell’acqua bollente appena versata nella porcellana, e quando il liquido
divenne più scuro lo sorseggiò. “…in ogni caso, mi sembra pronto per lasciare
il monastero.”
“Si, ha
risposto bene. Si vede che la sua anima è buona e quello che ha fatto è stato
solo il gesto di uomo disperato per amore.”
“L’amore fa
fare cose stupide…” Sospirò porgendo allo stregone una tazza di tè.
“Tipo
questa?” Chiese facendo cenno con il capo sul calderone dove venivano
proiettate le immagini della testa di Marinette.
Su-Han
sospirò pensando che in tutti quegli anni non aveva mai conosciuto due
portatori di Miraculous così ingenui e giovani,
soprattutto che senza un adeguato addestramento erano riusciti a fronteggiare egregiamente
i propri nemici.
*
Marinette salì le scale a chiocciola bianche
seguita da Chat Noir, ormai avevano ispezionato tutte le porte dei primi due
piani e ricordi più o meno importanti erano venuti alla luce.
Si trattava
più che altro di momenti vissuti da bambina: la prima volta che aveva imparato
ad andare in bicicletta, la prima torta fatta interamente da lei e bruciata con
grande rammarico e delusione, ma non di Chat Noir che aveva sorriso teneramente,
Marinetta da bambina era molto graziosa e dolce, proprio come ora.
Non era
cambiata per niente.
“Senti, d’ora
in poi lascia andare avanti me, ok?”
“Come milady
comanda!” La schernì facendole una riverenza.
“Non
prendermi in giro, sto solo evitando che mi incasini ancora di più la mente.”
Chat Noir
s’incupì abbassando le orecchie poste sulla sua testa, non era di certo sua
intenzione distruggere un ricordo di Marinette,
magari era anche importante per lei.
Ma cosa
stava pensando…ogni ricordo era importante.
Ogni
esperienza vissuta era importante.
E lui
l’aveva dissolta come neve al sole, in una frazione di secondo, senza
possibilità di tornare indietro.
Perduto per
sempre.
E se quel
ricordo rappresentava la prima volta che si erano incontrati?
Il rimorso
in Chat Noir lo stava logorando da dentro.
“Mi
dispiace, principessa. Non era mia intenzione causare disastri.”
Marinette gli mise le mani sulle spalle ed
essendo sullo scalino più alto lo poteva guardare negli occhi senza tanti
problemi.
“Lo so, chaton. Non te ne faccio una colpa. Solo che
dobbiamo stare più attenti…anche perché in tutta sincerità non ho ancora capito
come si esce da qui dentro.” Gli sorrise nervosamente.
Lui fece
spallucce “Per quanto mi riguarda devo solo riunire il kawatama”
Rispose con semplicità.
“E mi
lasceresti qui da sola?” Inarcò un sopracciglio maliziosamente.
“Non sia mai,
principessa!” Negò con il capo.
“Mmm…pensavo ti fossi già stufato di me.”
“Secondo te
ti ho aspettata per tutto questo tempo e ti lascio andare via così? No, milady,
sei totalmente fuori strada. Ora che sei con me nessuno ostacolerà il nostro
amore.”
Quelle
parole riempirono il cuore il Marinette che mancò un
battito e una scossa le attraversò la spina dorsale quando Chat Noir la baciò
facendole perdere ogni inibizione.
“Ti amo,
Adrien.” Gli sussurrò sulle labbra riprendendo da dove avevano lasciato.
Poi si
staccò di colpo perché un pensiero negativo si era insinuato nella mente
facendo preoccupare anche lui notando il suo disagio.
“Qualcosa ti
turba?” Le domandò con riguardo accarezzandole una gota alzandole poi il volto
abbassato.
“Non voglio
più continuare…”
Chat Noir
spalancò gli occhi dallo stupore, non poteva credere a quello che stava
sentendo e ad un primo acchito pensava si trattasse di uno scherzo.
“Ma che stai
dicendo? Ti stai forse burlando di me?” Mormorò cercando di convincerla del
contrario.
“No. Sono
seria.”
“Perché
questo cambio di rotta? Me ne vado se la mia presenza ti turba.”
“Resta!...ma è proprio per te che mi devo fermare.”
Chat Noir
continuava a non capire il senso di quella strana decisione.
“Ti sembrerà
stupido” continuò lei “…ma ho ora ho paura…cioè più paura di prima.”
“Non devi
temere niente, ci sono io al tuo fianco. E supereremo le avversità insieme.” Le
prese le mani per cercare di trasmetterle tutto il suo amore.
“Non è
questo…”
Lo sguardo
di Chat Noir la invitava a continuare la spiegazione.
“…e se
aprendo una porta scoprissi che in realtà l’amore che provo per te non è così
grande come immagino?”
“Che cosa
provi in questo momento per me?” Lo chiese in tono calmo e caldo capendo
benissimo il suo timore.
“Quando ti
sto vicino mi batte forte il cuore e ti bacerei ogni secondo.”
“Questo a me
basta per non dubitare dei tuoi sentimenti, un ricordo non può influenzare un
sentimento, la cosa che conta è quello che provi in questo momento. Non ho
alcuna paura di quello che troverai dietro le porte perché so che il nostro
amore è forte e che niente e nessuno ci separerà. Siamo fatti l’uno per
l’altro, ne sono certo…” Fece una breve pausa “…io e te insieme contro il
mondo.”
“Sempre”
Mormorò lei scacciando finalmente via quei sentimenti negativi che si stavano
insinuando dentro il suo cuore senza nessun motivo apparente, per lui.
Ma Marinette sapeva che aprendo una porta in particolare si
sarebbe trovata davanti ad un problema grande da affrontare, e la doveva
assolutamente scovare.
*
Il corpo di Marinette ebbe un sussulto che fece allarmare lo stregone.
Si precipitò
da lei lanciando la tazza di tè in aria, ma grazie ai riflessi di Su-Han gli
evitò di infrangersi a terra.
“Che
succede?”
“Niente, è
passato…sembrava avesse avuto un ripensamento” Ormai l’esperienza dello
stregone gli aveva fatto capire i segnali che lanciava il corpo della ragazza.
“A questo
punto mi sembra un po' inutile no?”
“Mio caro
Guardiano, la mente umana è vasta e ricca di sorprese, per questo manipolarla è
complicato e soprattutto pericoloso.”
“Ma non
stiamo manipolando niente.”
“Marinette sta aprendo i suoi cassetti della memoria,
scoprirà che alcuni era meglio tenerli ben chiusi, per questo noi certe volte
dimentichiamo avvenimenti più o meno importanti della nostra vita. Non lo
facciamo apposta o come il mondo moderno ci dice che per ricordare abbiamo
bisogno di fosforo, ma è il nostro meccanismo di difesa.”
“Come farà
ad uscire da lì, le basterà svegliarsi semplicemente?”
Lo stregone
incurvò le labbra “Questo è il difficile…dovrà apire ogni singola porta”
Sospirò facendo sussultare il Guardiano.
“E quella
distrutta?”
“Bella
domanda…Marinette dovrà trovare il tassello
mancante.”
“Ma…ma
questo sarà impossibile…”
“Niente è
impossibile. Però…” Quell’avversativo non prometteva niente di buono. “…dovrà
fare in fretta, perché ogni ricordo impresso nella sua mente si trasferisce
nella lanterna che tiene in mano, e solo una volta riempita potrà sprigionare
il suo potere e farla tornare tra noi. Fino ad allora rimarrà in uno stato
comatoso, senza possibilità di ritorno.”
*
Chat Noir
mentre saliva si guardò indietro, tutte le caselle che avevano aperto erano
sparite e al momento solo uno scomparto di cemento era rimasto lì.
Quello senza
porta, quello sbadatamente distrutto da lui, dalla sua superficialità, dalla
sua stupidità.
Il gattone
non riusciva a togliersi di dosso quella sensazione di disagio quando guardava
quel blocco di cemento bianco.
Tutto
attorno aleggiava un’aria di mistero e inquietudine, ma forse era solo una sua
percezione per aver bloccato un ricordo di Marinette,
e il senso di colpa gli attanagliava il cuore.
Si fermò, ma
poco dopo venne richiamato da Marinette che lo prese
per la mano “Non è il momento di riposare, se vogliamo uscire di qui dobbiamo
proseguire.” Gli sorrise.
Un’
espressione che gli riscaldò il cuore, ma la sua mente era ancora rivolta a
quell’unico blocco al piano terra.
*
continua