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Autore: Ivy001    21/07/2021    1 recensioni
Quando la felicità di una famiglia viene distrutta da un evento inaspettato e inspiegabile...qualcuno scompare, la Banda si riunisce
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bogotà, Nairobi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I Dalì si apprestano ad andare al parco, luogo dell’appuntamento, organizzati secondo le indicazioni del Professore.

“Mi raccomando, Palermo e Helsinki! Avete un compito molto importante da portare a termine” – precisa il capo della squadra, congedando i due che sono i primi a lasciare la villetta.

Su decisione di Sergio, il serbo e l’argentino hanno una "missione nella missione"…ovvero, prelevare la persona utile ai fini del Piano e portarla al parco, nel momento opportuno.

E con il cuore in gola, i due uomini si apprestano ad agire secondo quanto stabilito.

L’agitazione si sente forte tra gli adulti, ma i ragazzi e, soprattutto, i bambini avvertono il peso di una situazione tanto angosciante e rischiosa. E la prima ad avvertire una morsa allo stomaco è Ginevra, ignara che la rapitrice di Axel sia la sua adorata maestra Honey.

Mentre guarda il gruppo muoversi in casa sua, impassibile di fronte a un movimento a cui non è abituata tra quelle mura, la bambina si accuccia sul divano, stringendo forte uno dei cuscini al petto, usandolo come fosse la sua personale copertina di Linus.

“Tesoro, vedrai che andrà tutto bene” – accanto alla piccola, prende posto la zia Tokyo, avvicinatasi premurosamente alla nipote.

Con dolcezza le sposta un ciuffo di capelli dal viso, e sorridendole le dice – “Mi sono mancati tanto questi occhioni grandi e neri, sai?” – non ricevendo risposta, Silene aggiunge – “Santiago chiedeva sempre di te!”

“Davvero?” – esclama, piacevolmente sorpresa, Ginevra, mutando espressione in un battibaleno. Sapere di essere il centro dell’attenzione per quel batuffolo dai capelli ricci e castani, che tanto adora, che considera un fratellino minore, la rende cosciente che, forse, a differenza di quanto le ribadiva Caroline Jones, qualcuno le vuole davvero bene.

“Certo, mi amor! Lui ti adora. Come gioca con te, non gioca con nessun altro” – la Oliveira riesce a toccare corde intime e profonde della bambina, ricordandole il posto che occupa nel cuore dei suoi cari. Così, continua – “ E Santi non è l’unico che ti adora! I tuoi genitori hanno chiamato tutti i Dalì, e i tuoi fratelli maggiori, al completo, pur di riportarti a casa. Ti amano così tanto da rischiare perfino di essere scoperti dopo ben dodici anni di fuga da ricercati”

“Mi vogliono bene sul serio? O si sentivano in colpa?” – la domanda di Ginevra, di soli sette anni, spiazza totalmente Tokyo che, in un primo momento, non sa cosa rispondere.

Come si può avere un’idea del genere a quell’età?

Poi riflette sul ruolo di Teresa Perez e sul lavaggio del cervello causato proprio da quella criminale.

“Maledetta” – pensa tra se e se.

Poi riprende il discorso, non rispondendo in modo diretto alla domanda della nipotina – “Ascoltami, tesoro! Voglio raccontarti di me e di come un figlio è diventato la cosa primaria nella mia vita. Io ero convinta che mai sarei diventata madre, perché non ero in grado di amare me stessa, tantomeno di prendermi cura di un bebè. Poi arrivò, inaspettatamente, Santiago. Sono stati tempi duri, complicati, ma giorno dopo giorno ho cominciato a sentirlo dentro di me, sentirlo muovere e scalciare, e più passava il tempo, più mi innamoravo di lui. Quando è nato, il colpo di fulmine è stato inevitabile. Le prime settimane, fortunatamente, avevo il sostegno di Nairobi. Lei era sempre al mio fianco, per darmi una mano, nonostante avesse tre figli piccoli a cui badare. Vi portava sempre con sé, non riusciva a staccarsi…” – ricorda, nostalgica, Silene – “ Abbiamo trascorso notti intere sul divano di casa mia. Ai miei occhi, tua madre era instancabile. Mi domandavo come facesse a crescere tre bambini e contemporaneamente aiutare me con un neonato! La risposta me l’ha data lei, quando le chiesi dove trovasse tanta forza! E sai cosa mi ha risposto?”

Ginevra fa spallucce.

“Mi disse che valeva la pena stancarsi per ricevere in cambio l’amore dei propri bambini. Lei vi ha desiderati così tanto, da non riuscire più a stare lontana da voi. Siete la sua priorità. Essere una mamma a tempo pieno era ciò che Nairobi desiderava da tutta una vita. Per voi lei è ingrassata, ha visto il suo corpo cambiare, sformarsi, vi ha messi alla luce, vi ha allattati, ha trascorso notti insonni tra poppate e pannolini, e poi la gioia di vedervi crescere, di insegnarvi a camminare e parlare…insomma, siete l’essenza della sua vita!”

La piccola s’immerge totalmente in quelle parole, percependo tramite i racconti, l’amore di una madre verso la sua prole.

“Ecco perché non devi mai, ripeto, MAI, pensare che sia per un senso di colpa. Lei ti ama più di qualsiasi altra cosa al mondo. Tu sei un pezzo del suo cuore. E prova ad immaginare di vivere con un cuore a metà! Secondo te, cosa succede in quel caso?”

“Si muore!”

“Esatto, mi amor! Si muore, il cuore non batte più come dovrebbe, fino a smettere definitivamente. E lei si è sentita morire senza quel pezzo di cuore che rappresenti tu, mia dolce Ginny!”

Il discorso di Tokyo sembra funzionare e cancella dalla mente di Ginevra i cattivi pensieri.

Solo un dubbio persiste e Ginny lo rende subito palese.

“Allora, come mai la maestra Honey mi diceva quelle cose? Mi ripeteva che la mamma e il papà mi avevano dato la vita per sbaglio e che si sentivano forzati a crescermi!”

La Oliveira la guarda, amareggiata, manifestando con il suo silenzio, tutto il disprezzo verso quella donna.

“Non credere agli estranei”

“Ma lei non è un’estranea…lei mi vuole bene come me ne vuole la mamma! Mi ha promesso perfino un cagnolino!”

“Non metto in dubbio questo. Ma di Nairobi ce n’è una sola, e solo lei può amarti come meriti. La tua insegnante tiene a te, si è affezionata. Però, ricorda, mai nessuno può sostituirsi a tua madre…nessuno!”

La chiacchiera tra zia e nipote s’interrompe con l’arrivo improvviso di Rio.

“Siamo pronti per partire” – comunica.

Tokyo si alza dal divano e sposta gli occhi sulla bambina.

“Fai la brava, mi raccomando” – le dice, invitandola ad abbracciarla – “E, vedrai, appena tutto questo terminerà, il cagnolino lo prenderemo sicuramente!”

E Ginny, accennando un timido sorriso, si mette in piedi e si stringe alle gambe della donna, salutandola a modo suo.

A quel punto, accompagna la coppia verso l’uscita, e nota tutti i Dalì salire su vetture diverse.

Nairobi e Bogotà sono gli ultimi a lasciare la villa. Scendono le scale mano nella mano, lasciando trapelare che il sentimento è tornato forte come un tempo.

Dietro di loro ci sono Alba e Sebastian. Ed è quest’ultimo che, piangendo, supplica -“Mammina, non puoi lasciarci qui. Vogliamo venire con voi!”

“Tesoro, torneremo presto!” – ripete la gitana, rassicurando il figlio.

Alba, silenziosa e in disparte, non mostra i suoi reali sentimenti. Avrebbe bisogno di gridare alla Banda che metterli da parte, equivaleva ad abbandonarli. E lei non vuole sentirsi di nuovo sola di fronte ai problemi, lei vuole affrontarli assieme agli adulti.

Si sente una Dalì, e come tale, non può e non merita di restare a casa a dormire mentre c’è chi rischia la propria incolumità.

Assorta nei suoi pensieri, nascondendo le sue lacrime, l’undicenne avverte una mano stringere la sua. Quel gesto, così premuroso, la distoglie dalla cruda realtà. Sposta lo sguardo e scorge la figura di Ginevra, al suo fianco.

“Sorellona, stai tranquilla! Ci vogliono bene, non ci lascerebbero mai da soli!”

“E’ pericoloso, e se non dovessimo vederli più?” – commenta Alba.

“Sono fortissimi, hanno vinto tante volte. Io ho fiducia in loro. Mamma non potrebbe mai vivere senza noi tre!” – forte del discorso fattole prima da Tokyo, Ginny offre adesso la sua spalla alla maggiore.

Strette l’una all’altra, vengono chiamate dai loro genitori.

Nairobi e Bogotà li invitano ad unirsi ad un grande abbraccio di famiglia.

“Tornate presto, vi prego” – sono le sole parole che singhiozza Alba.

“Mi amor, non permetto a nessuno di tenermi lontana da voi! Promesso” – confessa Agata.

Poi il suono di un clacson richiama la coppia, rimasta ancora dentro le mura della villa.

“Buona fortuna” – dice infine Seba.

Dopo averli baciati, la gitana li osserva un’ultima volta, uno ad uno, e con il cuore in gola, sale a bordo dell’auto che la condurrà di fronte ad un ostacolo della vita inimmaginabile…sua sorella!

I piccoli guardano, inermi, le varie auto sfrecciare via e, preoccupati di ciò che da lì in poi sarebbe potuto accadere, chiudono la porta e si recano in cucina.

Che strano quel silenzio. Sembra di essere tornati indietro nel tempo, ad una settimana prima.

Ma c’è una voce nuova lì con loro.

“Vogliamo andare a nanna?” – chiede Carmen Jimenez, che ha ricevuto l’ordine di occuparsi dei nipoti, assieme a Jorge.

Ginevra è felice di avere con sé l’adorata nonna, eppure sente una forte mancanza nel suo cuore. Così, istintivamente, le domanda – “Se chiamassimo la maestra Honey? Sarebbe felice di farci visita!”

I due Gonzales si osservano, agitati. Difficile spiegare a una bambina di sette anni che la donna di cui si fidava e che ha seguito cecamente è in realtà l’artefice di tutta quella brutta storia?

“Direi che è ora di andare a dormire. Quando domattina vi sveglierete, sarà tutto finito” – è Jorge a prendere parola, cercando di gestire la situazione, resasi ancora più complicata dalle richieste dell’ignara Ginny.

“Signora Carmen” – la chiama Alba, alzando la mano, educatamente.

E l’appellativo “signora”, spiazza la settantenne che avrebbe preferito la parola Nonna. Però cosciente dell’inesistente relazione con i nipoti, accetta, dispiaciuta, tali parole.

“Dimmi, tesoro” -  le risponde.

“Vorrei ci raccontassi della mamma da bambina!”

Incuriositi da storie di cui conoscono ben poco, i tre figli di Nairobi e Bogotá vengono accontentati.

Se quello è un modo per distrarli da ciò che sta, contemporaneamente, accadendo a qualche km di distanza, Carmen non può che acconsentire.

Sistematisi nella camera di Agata e di suo marito, indossati i pigiami e coricatisi nel grande lettone in cui amavano intrufolarsi di notte per disturbare il sonno dei loro genitori, Alba, Sebastian e Ginevra si apprestano ad ascoltare il passato della loro mamma.

“Ecco, da dove posso cominciare!”

“Dall’inizio…tanto non credo che riusciremo a dormire” – puntualizza il maschietto, con gli occhi spalancati, e ben attento ad udire l’intera narrazione.

Sorridendo di fronte al buffo sguardo del nipotino, l’anziana gitana racconta della sua figliola dai capelli nero corvino, gli occhi scuri e grandi,  super testarda e dai tanti sogni nel cassetto che, solo ad oggi, hanno trovato piena realizzazione.

Nel frattempo, i Dalì giungono nel famoso luogo dell’incontro.

“Ci siamo, il posto è questo” – comunica il Prof, tramite walkietalkie ad altre due vetture.

“Io non vedo nessuno” – prende parola Denver, alla guida del mezzo che segue quello di Sergio.

“Spero per quella donna che non sia un tranello” – commenta Nairobi, domando la sua pazienza, essendo giunta ormai al limite della sopportazione.

“Palermo e Helsinki, saranno qui a momenti. Spero arrivino dopo Teresa, altrimenti potrebbe insospettirsi” – precisa Marquina.

“Ehi, guardate, io intravedo qualcosa in lontananza” – parla Drazen, riferendosi alle luci di alcune torce.

“Sono loro…siete pronti? O la va o la spacca!”- esclama Tokyo, decisa a mettere la parola fine a quella brutta storia.

Appurato che il gruppo che avanzava verso di loro è quello di Teresa Perez, i Dalì si apprestano a scendere dalle rispettive automobili e, compatti, a dirigersi verso il nemico.

“Guarda guarda, come supponevo…la mia cara sorella ha portato con se i cagnolini da guardia!” – ridacchia la rapitrice, accennando un sorrisetto beffardo, alla vista della Banda riunita che si muove nella sua direzione.

Axel, con le mani legate e stretto tra due scagnozzi, teme per l’incolumità dei suoi amici e parenti. Eppure non ha modo di liberarsi, per rendere il tutto più semplice.

“Non vedo Ginevra, questo è un brutto segno…” – sostiene la Perez, alquanto infastidita.

Passo dopo passo, i due gruppi contrastanti si avvicinano fino a trovarsi l’uno di fronte all’altro.

Il Professore, affiancato da Nairobi, dà spazio alla gitana in quanto coinvolta in prima persona.

“Finalmente ci si conosce, sorellina! Sognavo da sempre questo momento!” – Teresa, ironica, ridacchia, prendendosi gioco della parente, godendo nel vederla soffrire.  “Facciamola finita! Restituiscimi mio figlio! Adesso” – Agata si mantiene fredda e distante, seppure la rabbia le ribolle dentro.

“Povera stupida zingarella. I patti erano altri, dove tieni nascosta Ginny?”

“Non sceglierò mai tra i miei figli! Non cederò uno al posto dell’altra, chiaro?”

“Ah, beh… ecco, ma vedi… sei costretta a farlo. Non hai molte opzioni. Quindi te lo ripeto un’ultima volta… dov’è Ginevra?” – la sua voce si fa oscura e inquietante, dà ordine ai suoi scagnozzi di avvicinare Axel e mostrarlo ad Agata.

“Niente Ginevra, niente Axel” – minaccia, tirando fuori dalla sua giacca una pistola.

Puntandola verso il ventunenne, si sente invincibile, sente di avere la vittoria nelle sue mani.

E a Nairobi invece cedono le gambe alla vista di una scena straziante.

“Quando cazzo arrivano Palermo e Helsinki!” – il Professore si guarda attorno, speranzoso. Eppure quel suo ambiguo comportamento, attira l’attenzione di Teresa stessa che, rivolgendosi a lui, dice – “Aspettiamo qualcuno?”

“Lascia andare Axel” – ordina Sergio, mentre nella sua testa frullano idee alla velocità della luce.

“Che noia! Sempre le stesse cose, siete monotoni! Ok, allora, se volete che sia ripetitiva anche io…” – punta l’arma sul giovane Jimenez, senza freni – “Datemi Ginny, e libererò questo meticcio!”

   
 
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