La
scena che tutti i Dalì hanno di fronte è
familiare e li riporta indietro nel tempo, quando dodici anni prima, ad
essere
minacciata con una pistola, a rischio morte, era Nairobi, vittima della
follia
di Cesar Gandia.
La
stessa Agata rabbrividisce guardando suo
figlio in pericolo di vita, e i ricordi le pulsano su quelle ferite
che,
esteticamente restano cicatrizzate, ma che nell’anima
bruciano intensamente.
La
gitana percepisce il terrore negli occhi
di Axel e si sente impotente di fronte ad un’arma che
potrebbe sputare fuori
una pallottola da un momento all’altro.
Si
sente sola davanti alla follia di una
criminale; eppure non lo è. E quella solitudine che cerca di
divorarla,
svanisce non appena prende parola Bogotà.
“Ci
credi impreparati? Non lo siamo!” –
s’infuria l’uomo, tirando fuori dalla sua tasca,
una Revolver. Gli amici lo
seguono a ruota, non esitando un solo istante.
La
loro presenza risveglia la Jimenez dal suo
incubo più grande.
A
quel punto, Teresa, ridacchiando,
controbatte - “E voi mi pensate talmente cretina da venire
fin qui, con pochi tirapiedi?
Al posto vostro, mi allerterei! Dopotutto, avete lasciato soli soletti
i vostri
mocciosi, scommetto assieme a quei due rimbambiti dei
Gonzales!” – così dicendo
lascia intuire che adesso, ad essere in pericolo, sono anche i tre
bambini e i
due anziani, rimasti in casa da soli.
“Non
faresti mai del male a Ginevra!” –
commenta il Professore, certo di quanto detto.
“Ovviamente!
Sarò anche una criminale, però
vige un codice di tutela verso i minori. I bambini sono
intoccabili” – precisa la
Boss, aggiungendo subito dopo – “…sempre
se, questi minori, non si mettono tra
i piedi ad intralciare i miei affari.”
Sentendo
tali parole, i Dalì al completo
impallidiscono. Solo un demonio può avere idee tanto estreme
nei confronti d’innocenti,
specialmente se di sette e undici anni.
Stoccolma
sente le mani tremarle per via del
panico, e ciò le rende difficoltoso impugnare
l’arma. Immediatamente l’occhio
le cade su Nairobi e avverte la sofferenza di quella madre. Empatica
com’ è,
immagina subito la sua di reazione se, al posto di Alba, Seba e Ginny,
ci fossero
stati i suoi due figli.
Denver,
di fianco a Monica, intuisce subito
la sua preoccupazione e la prega di abbassare la pistola, mantenendosi
dietro
le sue spalle per sicurezza.
“Qualcuno
deve tornare a casa!” – sussurra
poi Rio alla compagna di squadra, posizionata alla sua destra, ovvero
Lisbona.
“Non
sappiamo se sta bleffando” – risponde
Raquel, studiando il volto e le espressioni della rapitrice.
“Ma
non possiamo neanche rischiare che
qualche suo scagnozzo faccia del male ai bambini!”
– replica Tokyo, nera di
rabbia.
L’idea
che balza alla mente della ex
ispettrice è di avvisare i Gonzales e anche i Johnson. Solo
i complici di
Sergio Marquina avrebbero potuto intervenire, in caso di
necessità.
Senza
dare nell’occhio, indietreggia,
nascondendosi dietro i corpi degli amici. Tira fuori il cellulare e
scrive un
rapido sms inviandolo a Helsinki.
E’
convinta di non essere stata notata da
nessuno, e invece è proprio uno dei tirapiedi di Teresa
Perez a comunicare alla
donna dello strano comportamento della Dalì.
Fa
segno allo scagnozzo di agire come
dovrebbe, e l’omone, infatti, si allontana, spiazzando i
presenti.
Nel
frattempo, Nairobi e Bogotà, preoccupati
per i propri figli, decidono di fingere e di stare al gioco della Boss.
“Non
troveranno nulla! Ci siamo attrezzati
bene, immaginavamo che la tua follia ti avrebbe condotta ad
intrufolarti in
casa nostra per vendicarti di uno scambio che, ripeto, non
avverrà MAI!” –
Agata mostra la sua forza e la sua grinta, lasciandosi travolgere da un
sentimento di forte astio nei confronti della sorella a cui non deve
nulla e
che non considera tale.
“Beh,
io avrò la certezza delle tue parole, a
breve! Non appena i miei uomini saranno lì, mi confermeranno
o meno. Sappi solo
che le bugie non mi piacciono”
“Ah
sì? Sbaglio o la tua vita è una menzogna
costante? Celi la tua identità da anni, ormai”
– la punzecchia la Jimenez,
desiderosa di schiacciarla psicologicamente, come Teresa fa adesso con
lei e
come ha fatto da mesi con Ginny.
“Io
ho dovuto nascondermi per proteggermi
dalla Polizia. O credete che siete i soli ricercati in questo mondo?
Scendete dal
piedistallo, cari Dalì. Paragonati a me e a quello che sono
stata in grado di
fare in vent’anni di lavori sporchi, non valete che
zero” – Teresa sminuisce le
rapine della Banda, pavoneggiandosi di quanto invece le sue azioni
losche e i
suoi traffici siano stati fenomenali.
E
dopo aver elencato per bene tutte le
attività svolte, torna al nocciolo della questione
– “Ginevra, con me,
diventerà un Capo eccezionale. Ha la dote da Leader nel
DNA!”
“Certamente
ereditata da Nairobi” –
puntualizza Denver.
Ennesimo
paragone che non va giù alla
criminale.
“E’
a me che quella bambina assomiglia,
fatevene una ragione. Tu, cara sorellina, hai fatto di tutto pur di
metterla
costantemente a confronto con il bel moretto che ho qui con me, e sai
che fa
male sentirsi sempre seconda a qualcuno?” –
è tramite quelle parole che la
sedicente maestra manifesta il rancore per un genitore e per una
sorellastra
che le hanno reso difficile accettarsi.
“Io
amo i miei figli, tutti e quattro, allo
stesso modo”
“A
detta di Ginevra, non è così!”
– Teresa
interviene a zittire Agata in un battibaleno.
“Sei
tu, con il tuo lavaggio del cervello ad
averla convinta di questo!” – replica la gitana.
Una
risata beffarda è la reazione della Boss,
che in tale preciso istante, sposta l’arma da Axel a Nairobi.
Adesso
è la donna il suo bersaglio.
“Cosa
vuoi fare? Mi vuoi sparare? Eccomi,
spara. Poi non avrai più vita, perché questi
Dalì incompetenti, come li
definisci tu, ti trucideranno di colpi! A te la scelta!”
– la Jimenez, si
posiziona, a braccia aperte, davanti Bogotá, come a fare da
scudo umano al
marito e all’intera Banda.
“Che
cazzo fai?” – si allarma Rio.
“Nairo,
smettila! Non provocarla” – le grida
Tokyo.
“Può
essere pericoloso” – singhiozza
Stoccolma.
Gli
occhi di Agata divampano. Tali fiamme,
Teresa le percepisce e sono identiche a quelle che sente ardere dentro
di se.
“Fossi
in te, non azzarderei. Non sai di cosa
sono capace”
“Invece
inizio a sospettarlo!” – sostiene la
maggiore delle due.
“Che
stupida che sei! E tu saresti la grande
falsaria, dalle capacità e dallo spirito battagliero? Ma non
farmi ridere!” –
Teresa cerca di umiliare la gitana, schernendola e sminuendo il
coraggio
mostrato, quello di lasciarsi uccidere per salvare chi ama.
“Cesar
Gandia ha fallito miseramente con te.
Peccato, eppure speravo che almeno lui ti eliminasse”
“Come?”
– ripete, confusa, Nairobi, tremante
al solo ricordo del folle che cercò più volte di
toglierle la vita.
“Vuoi
sapere la verità? Quando Alicia Sierra
cercò un modo per colpirvi e farvi tanto male,
mirò a te, al tuo essere mamma!
E sai chi la aiutò in questo?”
“Non
ci credo” – commenta la Jimenez,
intuendo subito la risposta – “Tu?”
“Avevo
una voglia matta di brindare sulla tua
tomba. E stavo per riuscirci, se non fosse stato per
l’intervento di questi quattro
idioti, e per l’incapacità di Gandia!”
“Maledetta!”
– Agata stringe i pugni con forza,
abbassando lo sguardo per controllare la rabbia che è
prossima ad esplodere. Il
corpo le trema e ciò preoccupa i compagni di squadra. Il
primo è Bogotá, che,
fregandosene dell’arma di Teresa, si pone da barriera davanti
sua moglie.
“Pagherai
per il male che hai fatto” – dice il
saldatore, digrignando i denti. Cova una rabbia animale dentro di se
che ha
voglia di uscire, ma che l’uomo domina come meglio
può.
La
Perez osserva la Banda avanzare e
posizionarsi a difesa di Nairobi.
Questo
la manda in bestia – “Perché amano
tutti te? Perché?”
In
tale istante, lo scagnozzo che Teresa
istruì pochi minuti prima, compare alle spalle di Lisbona e
la strattona,
allontanandola dal gruppo.
“Raquel”
– grida Sergio, spostando la sua
attenzione sulla compagna e sulla sua difesa.
“Un
solo passo e uccido questa figlia di
puttana” – dice il tipo.
“Lasciala
stare, è con me che ce l’hai!”
–
Agata riprende parola dopo aver metabolizzato l’odio di sua
sorella, odio che l’ha
spinta a tramare per la sua morte.
“E’
un conto in sospeso tra parenti” –
ribadisce di nuovo.
“No,
cara mia! Non hai rispettato l’accordo,
niente Ginny, niente Axel…niente famiglia!”
Il
cellulare nella tasca della Murillo vibra
in quel momento e lo scagnozzo della finta maestra, lo tira fuori
nonostante le
resistenze della donna.
Legge
sullo schermo – “Tutto ok, sono al
sicuro. Noi ci siamo quasi…abbiamo la carta
vincente!”
Mostrando
il messaggio alla Boss, il
tirapiedi lascia andare Lisbona che viene subito accolta tra le braccia
del
Professore.
“Carta
vincente? Davvero credete di poter
vincere contro di me? Io vi conosco bene, ho studiato tutte le vostre
mosse in
questi anni. Sappiate solo che sono stata brava a tacere
perché avrei potuto
parlare con chi di dovere e farvi catturare in un battibaleno”
“Stai
fingendo, è impossibile che tu
conoscessi i nostri piani!” – interviene Tokyo.
“Non
avete ancora capito che sono una
camuffatrice in piena regola? Se volete, vi rischiaro la memoria. A
partire da
caro prof… in Tailandia, ti ho venduto una sorta di
talismano, un’idiozia che
rubai anni addietro. Essendo un uomo tanto intellettuale, avresti
acquistato
solo merce di valore, non potevo perciò usare altri
strumenti!”
“C’era
un microchip all’interno?” – domanda,
sospettoso, il Marquina.
“Chiaramente!”
“Quindi non hai degli scagnozzi ovunque? Hai soltanto
utilizzato una spia!” –
commenta Rio.
“Beh,
diciamo che ho potuto ascoltare molto,
anche rumori notturni di cui avrei fatto volentieri a meno”
– precisa, imbarazzando
la coppia lì presente.
“Poi
ovviamente ho raggiunto la mia sorellina
in Argentina. Quante volte ti ho beccata assieme a
quell’omone grande e grosso.
Avrei potuto agire, però pensai che studiarti per poterti
schiacciare al
momento giusto mi avrebbe dato maggiore soddisfazione!”
“Santo
cielo, sei un demonio” – esclama,
rabbrividendo, Stoccolma.
“E
tu riccioli d’oro, tanto dolce e carina,
sei la prima puttana qui. Ti sei fatta mettere incinta dal tuo capo,
per giunta
sposato, e ora fai lezioni di morale a me?”
Denver
scatta subito, sentendo le accuse a
sua moglie.
Eppure
è Monica stessa a frenarlo – “Ci vuole
solo provocare” – sussurra lei, cercando di
sorvolare sulle accuse lanciatele
con cattiveria gratuita.
“Quando
Rio fu catturato, fu perché venne
rilevato il telefonino. Indovinate chi vi ha venduto i
cellulari?” – con un
sorriso malizioso, Teresa conferma il suo totale coinvolgimento in ogni
ultima
sventura vissuta dai Dalì – “Ho fatto in
modo che la squadra si ricongiungesse
per annientarvi uno ad uno. Peccato, quando ero prossima a vedere mia
sorella
morta, si è salvata. Dopo aver conosciuto Ginevra ho pensato
“Cazzo, far
sparire nel nulla una bambina, richiamerà i Dalì
per la terza volta! Potrei
essere io quella che finalmente li farà sparire dalla faccia
della terra!” e
così eccomi qui! Sono partita per l’Australia,
sapendo tramite fonti certe del
trasferimento di Nairobi. Volevo approfittare del suo essere sola e
senza
scorte, per affrontarla. E invece non era sola. Aveva qui altri tre
membri
della Banda. Ho aspettato, ho continuato ad inserirmi nella sua vita.
Ti ho
perfino detto che il tuo secondo bambino era morto per un
aborto!”
“Cosa?
Non può essere” – Agata sente le gambe
cederle e cerca di mettere in ordine pezzi di un passato che potessero
ricollegarsi proprio alla Perez.
“Il
nome Vanessa Bright, non ti dice nulla?” –
domanda la Boss, sistemando l’arma nella tasca. Ormai non le
serve sparare al
cuore di sua sorella, perché la sta annientando con le
parole.
“E’
la dottoressa che mi diede delle pillole
per…!” – quel preciso istante diventa
chiarificatore per Nairobi e non riesce
più a trattenersi.
“Figlia
di puttana!! Sei stata tu…tu hai
ucciso il mio bambino! Mi hai causato l’aborto!”
– grida con tutta la forza che
le resta, schiacciata dalle sue emozioni, distrutta psicologicamente.
“Te
l’ho detto che mi sarei vendicata! Non
sei e non sarai mai superiore a me! Né come figlia,
né come donna, né come Leader,
né…come rapinatrice!”
“Come
madre sì, però” – interviene
Silene,
singhiozzando di fronte ad una notizia che ha pietrificato la Jimenez,
spegnendole cuore e mente.
“Ginny
avrà la madre che merita! Quindi,
anche come mamma sarò superiore a lei” –
replica la Perez.
Poco
le importa dei Dalì che le puntano la
pistola contro, avanza verso di loro e con sorriso beffardo comunica
– “La
polizia sarà qui e vi catturerà tutti quanti! Li
ho messi in allerta del vostro
ritrovo a Perth. Avete i minuti contati!” – poi fa
segno ai tirapiedi di
seguirla.
“Lasciate
il ragazzo” – ordina poi, tra
l’incredulità
dello stesso giovane.
Axel
corre immediatamente da sua madre,
eppure neanche ricontrare il proprio sangue dà ad Agata la
forza per tirarsi
su.
“Cazzo!” – esclama Denver –
“Prof, che facciamo? Dobbiamo scappare!”
Sergio,
fisso con lo sguardo su Agata, inginocchiata
a terra, avvolta tra le braccia di Bogotà, e sostenuta dalle
altre due donne
della Banda che le corrono incontro, prende le redini della situazione
– “Qual
è il tuo vero piano, Teresa? Perché ci hai voluti
tutti qui per poi rilasciare
il ragazzo senza nulla in cambio?”
La
follia della Boss criminale non ha
ovviamente un fine logico: si muove, agisce, inventa e disfa tutto in
maniera
confusa.
“Mandarvi
in galera è il risultato maggiore
che potessi ottenere. Per di più, ho colpito dove avrei
voluto colpire…al cuore
di mia sorella, così come anni addietro fu colpito il mio!
Quanto a Ginevra,
non mi arrenderò mai. Quella bambina è la mia
copia, e come me, non merita di
vivere all’ombra di un fratello maggiore che neppure conosce.
Sarà la figlia
che ho sempre voluto, e io la madre di cui necessita”
– con tali parole, la
Perez si incammina a passo svelto verso un vecchio camper parcheggiato
poco
distante dalle automobili dei Dalì.
I
lamenti di Nairobi toccano il cuore di
tutti i suoi amici che non sanno come calmarla.
“Starà
fingendo di nuovo?” – domanda Lisbona
al compagno.
“Non
lo so, da lei ci si può aspettare di
tutto”
“Però
noi abbiamo ancora una carta da
giocare!” – precisa la donna.
Sergio
annuisce e urla a Teresa qualcosa che
mira a scuotere la criminale – “Se ti dicessi il
nome Anastasia… penseresti
ancora che Ginny sia la figlia mai avuta? O hai dimenticato di averne
già una?”