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Autore: Ivy001    23/07/2021    1 recensioni
Quando la felicità di una famiglia viene distrutta da un evento inaspettato e inspiegabile...qualcuno scompare, la Banda si riunisce
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bogotà, Nairobi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La scena che tutti i Dalì hanno di fronte è familiare e li riporta indietro nel tempo, quando dodici anni prima, ad essere minacciata con una pistola, a rischio morte, era Nairobi, vittima della follia di Cesar Gandia.

La stessa Agata rabbrividisce guardando suo figlio in pericolo di vita, e i ricordi le pulsano su quelle ferite che, esteticamente restano cicatrizzate, ma che nell’anima bruciano intensamente.

La gitana percepisce il terrore negli occhi di Axel e si sente impotente di fronte ad un’arma che potrebbe sputare fuori una pallottola da un momento all’altro.

Si sente sola davanti alla follia di una criminale; eppure non lo è. E quella solitudine che cerca di divorarla, svanisce non appena prende parola Bogotà.

“Ci credi impreparati? Non lo siamo!” – s’infuria l’uomo, tirando fuori dalla sua tasca, una Revolver. Gli amici lo seguono a ruota, non esitando un solo istante.

La loro presenza risveglia la Jimenez dal suo incubo più grande.

A quel punto, Teresa, ridacchiando, controbatte - “E voi mi pensate talmente cretina da venire fin qui, con pochi tirapiedi? Al posto vostro, mi allerterei! Dopotutto, avete lasciato soli soletti i vostri mocciosi, scommetto assieme a quei due rimbambiti dei Gonzales!” – così dicendo lascia intuire che adesso, ad essere in pericolo, sono anche i tre bambini e i due anziani, rimasti in casa da soli.

“Non faresti mai del male a Ginevra!” – commenta il Professore, certo di quanto detto.

“Ovviamente! Sarò anche una criminale, però vige un codice di tutela verso i minori. I bambini sono intoccabili” – precisa la Boss, aggiungendo subito dopo – “…sempre se, questi minori, non si mettono tra i piedi ad intralciare i miei affari.”

Sentendo tali parole, i Dalì al completo impallidiscono. Solo un demonio può avere idee tanto estreme nei confronti d’innocenti, specialmente se di sette e undici anni.

Stoccolma sente le mani tremarle per via del panico, e ciò le rende difficoltoso impugnare l’arma. Immediatamente l’occhio le cade su Nairobi e avverte la sofferenza di quella madre. Empatica com’ è, immagina subito la sua di reazione se, al posto di Alba, Seba e Ginny, ci fossero stati i suoi due figli.  

Denver, di fianco a Monica, intuisce subito la sua preoccupazione e la prega di abbassare la pistola, mantenendosi dietro le sue spalle per sicurezza.

“Qualcuno deve tornare a casa!” – sussurra poi Rio alla compagna di squadra, posizionata alla sua destra, ovvero Lisbona.

“Non sappiamo se sta bleffando” – risponde Raquel, studiando il volto e le espressioni della rapitrice.

“Ma non possiamo neanche rischiare che qualche suo scagnozzo faccia del male ai bambini!” – replica Tokyo, nera di rabbia.

L’idea che balza alla mente della ex ispettrice è di avvisare i Gonzales e anche i Johnson. Solo i complici di Sergio Marquina avrebbero potuto intervenire, in caso di necessità.

Senza dare nell’occhio, indietreggia, nascondendosi dietro i corpi degli amici. Tira fuori il cellulare e scrive un rapido sms inviandolo a Helsinki.

E’ convinta di non essere stata notata da nessuno, e invece è proprio uno dei tirapiedi di Teresa Perez a comunicare alla donna dello strano comportamento della Dalì.

Fa segno allo scagnozzo di agire come dovrebbe, e l’omone, infatti, si allontana, spiazzando i presenti.

Nel frattempo, Nairobi e Bogotà, preoccupati per i propri figli, decidono di fingere e di stare al gioco della Boss.

“Non troveranno nulla! Ci siamo attrezzati bene, immaginavamo che la tua follia ti avrebbe condotta ad intrufolarti in casa nostra per vendicarti di uno scambio che, ripeto, non avverrà MAI!” – Agata mostra la sua forza e la sua grinta, lasciandosi travolgere da un sentimento di forte astio nei confronti della sorella a cui non deve nulla e che non considera tale.

“Beh, io avrò la certezza delle tue parole, a breve! Non appena i miei uomini saranno lì, mi confermeranno o meno. Sappi solo che le bugie non mi piacciono”

“Ah sì? Sbaglio o la tua vita è una menzogna costante? Celi la tua identità da anni, ormai” – la punzecchia la Jimenez, desiderosa di schiacciarla psicologicamente, come Teresa fa adesso con lei e come ha fatto da mesi con Ginny.

“Io ho dovuto nascondermi per proteggermi dalla Polizia. O credete che siete i soli ricercati in questo mondo? Scendete dal piedistallo, cari Dalì. Paragonati a me e a quello che sono stata in grado di fare in vent’anni di lavori sporchi, non valete che zero” – Teresa sminuisce le rapine della Banda, pavoneggiandosi di quanto invece le sue azioni losche e i suoi traffici siano stati fenomenali.

E dopo aver elencato per bene tutte le attività svolte, torna al nocciolo della questione – “Ginevra, con me, diventerà un Capo eccezionale. Ha la dote da Leader nel DNA!”

“Certamente ereditata da Nairobi” – puntualizza Denver.

Ennesimo paragone che non va giù alla criminale.

“E’ a me che quella bambina assomiglia, fatevene una ragione. Tu, cara sorellina, hai fatto di tutto pur di metterla costantemente a confronto con il bel moretto che ho qui con me, e sai che fa male sentirsi sempre seconda a qualcuno?” – è tramite quelle parole che la sedicente maestra manifesta il rancore per un genitore e per una sorellastra che le hanno reso difficile accettarsi.

“Io amo i miei figli, tutti e quattro, allo stesso modo”

“A detta di Ginevra, non è così!” – Teresa interviene a zittire Agata in un battibaleno.

“Sei tu, con il tuo lavaggio del cervello ad averla convinta di questo!” – replica la gitana.

Una risata beffarda è la reazione della Boss, che in tale preciso istante, sposta l’arma da Axel a Nairobi.

Adesso è la donna il suo bersaglio.

“Cosa vuoi fare? Mi vuoi sparare? Eccomi, spara. Poi non avrai più vita, perché questi Dalì incompetenti, come li definisci tu, ti trucideranno di colpi! A te la scelta!” – la Jimenez, si posiziona, a braccia aperte, davanti Bogotá, come a fare da scudo umano al marito e all’intera Banda.

“Che cazzo fai?” – si allarma Rio.

“Nairo, smettila! Non provocarla” – le grida Tokyo.

“Può essere pericoloso” – singhiozza Stoccolma.

Gli occhi di Agata divampano. Tali fiamme, Teresa le percepisce e sono identiche a quelle che sente ardere dentro di se.

“Fossi in te, non azzarderei. Non sai di cosa sono capace”

“Invece inizio a sospettarlo!” – sostiene la maggiore delle due.

“Che stupida che sei! E tu saresti la grande falsaria, dalle capacità e dallo spirito battagliero? Ma non farmi ridere!” – Teresa cerca di umiliare la gitana, schernendola e sminuendo il coraggio mostrato, quello di lasciarsi uccidere per salvare chi ama.

“Cesar Gandia ha fallito miseramente con te. Peccato, eppure speravo che almeno lui ti eliminasse”

“Come?” – ripete, confusa, Nairobi, tremante al solo ricordo del folle che cercò più volte di toglierle la vita.

“Vuoi sapere la verità? Quando Alicia Sierra cercò un modo per colpirvi e farvi tanto male, mirò a te, al tuo essere mamma! E sai chi la aiutò in questo?”

“Non ci credo” – commenta la Jimenez, intuendo subito la risposta – “Tu?”

“Avevo una voglia matta di brindare sulla tua tomba. E stavo per riuscirci, se non fosse stato per l’intervento di questi quattro idioti, e per l’incapacità di Gandia!”

“Maledetta!” – Agata stringe i pugni con forza, abbassando lo sguardo per controllare la rabbia che è prossima ad esplodere. Il corpo le trema e ciò preoccupa i compagni di squadra. Il primo è Bogotá, che, fregandosene dell’arma di Teresa, si pone da barriera davanti sua moglie.

“Pagherai per il male che hai fatto” – dice il saldatore, digrignando i denti. Cova una rabbia animale dentro di se che ha voglia di uscire, ma che l’uomo domina come meglio può.

La Perez osserva la Banda avanzare e posizionarsi a difesa di Nairobi.

Questo la manda in bestia – “Perché amano tutti te? Perché?”

In tale istante, lo scagnozzo che Teresa istruì pochi minuti prima, compare alle spalle di Lisbona e la strattona, allontanandola dal gruppo.

“Raquel” – grida Sergio, spostando la sua attenzione sulla compagna e sulla sua difesa.

“Un solo passo e uccido questa figlia di puttana” – dice il tipo.

“Lasciala stare, è con me che ce l’hai!” – Agata riprende parola dopo aver metabolizzato l’odio di sua sorella, odio che l’ha spinta a tramare per la sua morte.

“E’ un conto in sospeso tra parenti” – ribadisce di nuovo.

“No, cara mia! Non hai rispettato l’accordo, niente Ginny, niente Axel…niente famiglia!”

Il cellulare nella tasca della Murillo vibra in quel momento e lo scagnozzo della finta maestra, lo tira fuori nonostante le resistenze della donna.

Legge sullo schermo – “Tutto ok, sono al sicuro. Noi ci siamo quasi…abbiamo la carta vincente!”

Mostrando il messaggio alla Boss, il tirapiedi lascia andare Lisbona che viene subito accolta tra le braccia del Professore.

“Carta vincente? Davvero credete di poter vincere contro di me? Io vi conosco bene, ho studiato tutte le vostre mosse in questi anni. Sappiate solo che sono stata brava a tacere perché avrei potuto parlare con chi di dovere e farvi catturare in un battibaleno”

“Stai fingendo, è impossibile che tu conoscessi i nostri piani!” – interviene Tokyo.

“Non avete ancora capito che sono una camuffatrice in piena regola? Se volete, vi rischiaro la memoria. A partire da caro prof… in Tailandia, ti ho venduto una sorta di talismano, un’idiozia che rubai anni addietro. Essendo un uomo tanto intellettuale, avresti acquistato solo merce di valore, non potevo perciò usare altri strumenti!”

“C’era un microchip all’interno?” – domanda, sospettoso, il Marquina.

“Chiaramente!”
“Quindi non hai degli scagnozzi ovunque? Hai soltanto utilizzato una spia!” – commenta Rio.

“Beh, diciamo che ho potuto ascoltare molto, anche rumori notturni di cui avrei fatto volentieri a meno” – precisa, imbarazzando la coppia lì presente.

“Poi ovviamente ho raggiunto la mia sorellina in Argentina. Quante volte ti ho beccata assieme a quell’omone grande e grosso. Avrei potuto agire, però pensai che studiarti per poterti schiacciare al momento giusto mi avrebbe dato maggiore soddisfazione!”

“Santo cielo, sei un demonio” – esclama, rabbrividendo, Stoccolma.

“E tu riccioli d’oro, tanto dolce e carina, sei la prima puttana qui. Ti sei fatta mettere incinta dal tuo capo, per giunta sposato, e ora fai lezioni di morale a me?”

Denver scatta subito, sentendo le accuse a sua moglie.

Eppure è Monica stessa a frenarlo – “Ci vuole solo provocare” – sussurra lei, cercando di sorvolare sulle accuse lanciatele con cattiveria gratuita.

“Quando Rio fu catturato, fu perché venne rilevato il telefonino. Indovinate chi vi ha venduto i cellulari?” – con un sorriso malizioso, Teresa conferma il suo totale coinvolgimento in ogni ultima sventura vissuta dai Dalì – “Ho fatto in modo che la squadra si ricongiungesse per annientarvi uno ad uno. Peccato, quando ero prossima a vedere mia sorella morta, si è salvata. Dopo aver conosciuto Ginevra ho pensato “Cazzo, far sparire nel nulla una bambina, richiamerà i Dalì per la terza volta! Potrei essere io quella che finalmente li farà sparire dalla faccia della terra!” e così eccomi qui! Sono partita per l’Australia, sapendo tramite fonti certe del trasferimento di Nairobi. Volevo approfittare del suo essere sola e senza scorte, per affrontarla. E invece non era sola. Aveva qui altri tre membri della Banda. Ho aspettato, ho continuato ad inserirmi nella sua vita. Ti ho perfino detto che il tuo secondo bambino era morto per un aborto!”

“Cosa? Non può essere” – Agata sente le gambe cederle e cerca di mettere in ordine pezzi di un passato che potessero ricollegarsi proprio alla Perez.

“Il nome Vanessa Bright, non ti dice nulla?” – domanda la Boss, sistemando l’arma nella tasca. Ormai non le serve sparare al cuore di sua sorella, perché la sta annientando con le parole.

“E’ la dottoressa che mi diede delle pillole per…!” – quel preciso istante diventa chiarificatore per Nairobi e non riesce più a trattenersi.

“Figlia di puttana!! Sei stata tu…tu hai ucciso il mio bambino! Mi hai causato l’aborto!” – grida con tutta la forza che le resta, schiacciata dalle sue emozioni, distrutta psicologicamente.

“Te l’ho detto che mi sarei vendicata! Non sei e non sarai mai superiore a me! Né come figlia, né come donna, né come Leader, né…come rapinatrice!”

“Come madre sì, però” – interviene Silene, singhiozzando di fronte ad una notizia che ha pietrificato la Jimenez, spegnendole cuore e mente.

“Ginny avrà la madre che merita! Quindi, anche come mamma sarò superiore a lei” – replica la Perez.

Poco le importa dei Dalì che le puntano la pistola contro, avanza verso di loro e con sorriso beffardo comunica – “La polizia sarà qui e vi catturerà tutti quanti! Li ho messi in allerta del vostro ritrovo a Perth. Avete i minuti contati!” – poi fa segno ai tirapiedi di seguirla.

“Lasciate il ragazzo” – ordina poi, tra l’incredulità dello stesso giovane.

Axel corre immediatamente da sua madre, eppure neanche ricontrare il proprio sangue dà ad Agata la forza per tirarsi su.
“Cazzo!” – esclama Denver – “Prof, che facciamo? Dobbiamo scappare!”

Sergio, fisso con lo sguardo su Agata, inginocchiata a terra, avvolta tra le braccia di Bogotà, e sostenuta dalle altre due donne della Banda che le corrono incontro, prende le redini della situazione – “Qual è il tuo vero piano, Teresa? Perché ci hai voluti tutti qui per poi rilasciare il ragazzo senza nulla in cambio?”

La follia della Boss criminale non ha ovviamente un fine logico: si muove, agisce, inventa e disfa tutto in maniera confusa.

“Mandarvi in galera è il risultato maggiore che potessi ottenere. Per di più, ho colpito dove avrei voluto colpire…al cuore di mia sorella, così come anni addietro fu colpito il mio! Quanto a Ginevra, non mi arrenderò mai. Quella bambina è la mia copia, e come me, non merita di vivere all’ombra di un fratello maggiore che neppure conosce. Sarà la figlia che ho sempre voluto, e io la madre di cui necessita” – con tali parole, la Perez si incammina a passo svelto verso un vecchio camper parcheggiato poco distante dalle automobili dei Dalì.

I lamenti di Nairobi toccano il cuore di tutti i suoi amici che non sanno come calmarla.

“Starà fingendo di nuovo?” – domanda Lisbona al compagno.

“Non lo so, da lei ci si può aspettare di tutto”

“Però noi abbiamo ancora una carta da giocare!” – precisa la donna.

Sergio annuisce e urla a Teresa qualcosa che mira a scuotere la criminale – “Se ti dicessi il nome Anastasia… penseresti ancora che Ginny sia la figlia mai avuta? O hai dimenticato di averne già una?”

   
 
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