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Autore: crazy lion    23/07/2021    1 recensioni
Taehyung e Jungkook sono sposati da tre anni. Da un po' il primo si è accorto che qualcosa non va: Jungkook è stranamente silenzioso. Quando gliene chiederà la ragione, prenderanno la decisione più importante della loro vita.
Attenzione: la storia può essere letta come un’originale, in quanto i BTS qui sono persone normali e non cantanti.
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, né offenderla in alcun modo.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo

 
Erano passati cinque anni. Ora Audrey frequentava la quarta elementare e in quel momento era in classe seduta vicino a una sua amica, Ashley.
"Cos'hai chiesto per Natale?" le domandò questa, spostandosi una ciocca bionda che le era finita davanti agli occhi.
"Un cappello e che il mio fratellino arrivi."
I suoi papà avevano cominciato un anno prima l'iter adottivo per un'altra adozione, sempre nel sistema dell'affidamento.
"Sarebbe un bel regalo, lo spero per te."
"Bambine, smettete di parlare e seguite la lezione, per favore" le richiamò l'insegnante di inglese.
"Scusi Mrs. Randolf" dissero insieme le due.
Quando la campanella suonò, una folla di bambini si precipitò giù per le scale e fuori in cortile, fino al cancello dove li aspettavano nonni o genitori. Iniziavano le vacanze natalizie.
"Facciamo l'albero?" chiese Audrey ai suoi quando salirono in macchina.
Avrebbero dovuto farlo l'otto dicembre, era una tradizione di famiglia, ma Taehyung e Jungkook erano stati così impegnati con la fioreria e il negozio di vestiti che non avevano proprio avuto tempo. Ad Audrey era dispiaciuto molto non seguire la tradizione, ma aveva capito che a volte c'erano cose più importanti e che i suoi genitori avevano da fare.
Era il 23 dicembre e non avevano ancora comprato i regali. Avrebbero dovuto fare in fretta.
Dopo pranzo, tutti si misero al lavoro. Tirarono fuori da uno scatolone impolverato l'albero di Natale, che montarono in fretta.
"Audrey, potresti attaccare questi gancetti alle palline, così poi io e papà li appendiamo?" chiese Taehyung
"Ma certo."
La bambina si divertì moltissimo a svolgere quell'attività, anche se a volte doveva litigare con un gancetto che si attaccava male a una pallina. Dopo le palline, i genitori appesero le stelle filanti, i nastri d'argento, le lucine colorate e, con l'aiuto di una scala, il puntale.
"Ecco fatto!" esclamò Jungkook.
"Ora vedremo come si comporteranno i gatti" disse Audrey.
Ricordava ancora che, due anni prima, si erano addormentati fra i rami, e l'anno precedente l'avevano fatto cadere, costringendo la famiglia a rifare tutto. A quel solo pensiero la bambina si mise a ridere e poi raccontò ai genitori il perché di quell'improvvisa ilarità, coinvolgendo anche loro. Audrey chiese di poter guardare Frozen 2 e i genitori la accontentarono. Fu molto bello, per lei, rivedere Anna ed Elsa, e ancora di più quando il papà Jungkook portò in salotto una scatola di cioccolatini. Audrey chiese il permesso e ne assaggiò uno.
"Buoni. Papà, li hai comprati tu?"
"No, io" disse Taehyung, "ho pensato ti avrebbero fatto piacere."
"Molto, grazie."
E così, guardarono il film e poi un cartone animato mangiando cioccolatini. Questo cartone, Mermaid Melody, prendeva molto Audrey pur essendo grande, perché parlava di alcune sirene che combattevano le Black Veauty Sisters, cioè l'incarnazione della cattiveria e del male, ma soprattutto perché c'erano delle canzoni davvero belle. Le protagoniste erano tre: Lucia, Hanon e Rina, tutte principesse sirene di un mare diverso.
"È stato bellissimo, vero?" chiese.
Con la loro voce e le loro perle, le principesse erano ancora una volta  riuscite a sconfiggere le Black Beauty Sisters.
"Mi piace, si dà molto valore all'amicizia in questo cartone" disse Taehyung.
"Esatto, ed è una cosa bellissima."
Poco dopo guardarono Sugar Sugar, la storia di due bambine, Chocolat e Vanilla,  che Taehyung disse essere dolcissima come Audrey, mentre Chocolat aveva una personalità più spumeggiante.
"Anche qui si dà peso al valore dell'amicizia" disse Audrey. "Sono i miei cartoni preferiti."
Quando la bambina si addormentò, quella sera, i due sposi rimasero sul divano a coccolarsi
"Dobbiamo proprio invitare i nostri amici a Natale?" chiese Jungkook.
"Sì, altrimenti che Natale è?"
"Dai amore… ce ne stiamo io, te e la bambina sotto una coperta a sorseggiare cioccolata calda."
"Mmm, sai che la proposta mi alletta?" chiese Taehyung. "Magari faremo così l'anno prossimo, quest'anno avevamo deciso di invitarli e lo faremo."
"D'accordo."
Jungkook sorrise.
Avrebbe voluto starsene tranquillo, ma anche festeggiare con gli amici non sarebbe stato male, come tutte le altre volte.
Entrò nel gruppo WhatsApp chiamato Amici pazzi che lui stesso aveva creato e scrisse:
Ciao. Siete tutti invitati a casa nostra per Natale.
"Ecco fatto, così non dovrò telefonare a tutti, anche se penso che quest'anno non verranno."
"Perché?" chiese Jungkook
"Hanno passato l'anno scorso da noi, ora credo che vogliano stare con le loro famiglie. Non ti pare ragionevole?"
"Hai ragione. Vedremo cosa risponderanno."
Solo Yerim disse che poteva, gli altri declinarono con gentilezza l'offerta visto che festeggiavano con le famiglie. Il giorno dopo Taehyung chiamò Yerim a metà mattina, quando riuscì a staccare dal lavoro.
"Non stai assieme a Yoongi quel giorno? Sei la sua fidanzata."
"Quel giorno? Tae, oggi è la Vigilia, ne parli come se Natale dovesse arrivare fra un anno." Rise. "La famiglia di Yoongi… insomma, non siamo in ottimi rapporti, quindi preferisco venire da voi per evitare tensioni. Lui è d'accordo, anche se gli dispiace separarsi da me."
"Come mai siete in brutti rapporti, se posso chiedere?"
"Perché io non sono della loro stessa religione, sono atea, quindi non festeggio il Natale, la Pasqua e tutte le altre festività cristiane. Lo faccio solo per Yoongi e per voi, ma non verrò alla messa di Natale o cose simili. Ecco, la famiglia del mio fidanzato non accetta che io sia atea, che non creda in niente."
"Ma non è giusto, anche Namjoon è ateo, eppure lo accettano a casa loro come amico di Yoongi" proruppe Taehyung.
"Che vuoi che ti dica?" Yerim sospirò. "In ogni caso, Namjoon mi ha detto che ci raggiungerà nel pomeriggio. Posso preparare io qualcosa per pranzo?"
"Va bene, ti illustro il menu che io e Jungkook avevamo pensato."
Parlarono un altro po', poi Taehyung dovette staccare e si rese conto che aver parlato di cibo gli aveva messo una gran fame. Per fortuna un suo collega aveva portato delle brioche e lui ne prese una al cioccolato.
Con il grande albero addobbato, non restava che occuparsi della preparazione delle pietanze. A differenza di tutti gli americani, che facevano il cenone di Natale, "È Natale! È Natale!"
Un piccolo terremoto di nove anni saltava sul letto dei genitori, proprio sopra i loro piedi.
"Sì, lo sappiamo, tesoro" rispose Taehyung  liberandosi.
"Ma che bel risveglio" disse Jungkook.
Fece una faccia imbronciata per un secondo, poi sorrise alla figlia. Ci voleva un po' di vivacità in casa, anche in un giorno di festa, e l'arrivo di Audrey aveva portato loro gioia e serenità. Non erano mancati momenti brutti, tanti incubi e notti nelle quali ancora piangeva, ma nell'ultimo periodo anche la psicologa la vedeva più serena.
Dopo colazione andarono alla messa di Natale. Il coro che cantò fu bravissimo e le voci riempirono la chiesa assieme a quelle della gente lì presente.
Fu Jungkook ad andare a leggere il Vangelo.
"Il Signore sia con voi" disse.
"E con il tuo Spirito" fu la risposta generale.
"Dal Vangelo secondo Luca."
"Gloria a te oh Signore."
In quel tempo l'Imperatore Augusto con un decreto ordinò il censimento di tutti gli abitanti dell'impero romano.
Questo primo censimento fu fatto quando Quirino era imperatore di Siria.
Tutti andavano a far scrivere il loro nome nei registri, e ciascuno nel proprio luogo di origine.
 
Anche Giuseppe partì da Nàzaret, in Galilea, e salì a Betlemme, la città del re Davide, in Giudea.
Andò la perché era discendente diretto del re Davide, e Maria sua sposa, che era incinta, andò con lui.
 
Mentre si trovavano a Betlemme, giunse per Maria il tempo di partorire, ed essa diede alla luce un figlio, il suo primogenito.
Lo avvolse in fasce e lo mise a dormire nella mangiatoia di una stalla, perché non avevano trovato altro posto.
 
In quella stessa regione c'erano anche alcuni pastori. Essi passavano la notte all'aperto per fare la guardia al loro gregge.
Un angelo del Signore si presentò a loro, e la gloria del Signore li avvolse di luce, così che essi ebbero una grande paura.
L'Angelo disse:
"Non temete! Io vi porto una bella notizia che procurerà una grande gioia a tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato il vostro salvatore, il Cristo, il Signore.
Lo riconoscerete così: troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia."
 
 
Subito apparvero e si unirono a lui molti altri angeli. Essi lodavano Dio con questo canto:
“Gloria a Dio in cielo e pace in terra agli uomini che egli ama.”
Poi gli angeli si allontanarono dai pastori e se ne tornarono in cielo.
 
Intanto i pastori dicevano gli uni agli altri:
“Andiamo fino a Betlemme per vedere quel che è accaduto e che il Signore ci ha fatto sapere.”
Giunsero in fretta a Betlemme e la trovarono Maria, Giuseppe e il bambino che dormiva nella mangiatoia.
Dopo averlo visto, dissero in giro ciò che avevano sentito di questo bambino.
Tutti quelli che ascoltarono i pastori si meravigliarono delle cose che essi raccontavano.
Maria, da parte sua, custodiva gelosamente il ricordo di tutti questi fatti e li meditava dentro di sé.
I pastori, sulla via del ritorno, lodavano Dio e lo ringraziavano per quel che avevano sentito e visto, perché tutto era avvenuto come l'angelo aveva loro detto."
La predica del Parroco fu breve. Parlò della gioia per la nascita di Gesù, un bambino che dà speranza a tutto il mondo.
"Lui è venuto a portarci la luce, a scacciare le tenebre. E dobbiamo tenere questa luce con noi per tutto l'anno, non solo oggi."
Il rito si concluse piuttosto in fretta e i tre tornarono a casa. Prepararono la tavola e, quando suonò il campanello, Audrey corse ad aprire.
"Yerim!" esclamò, gettandosi fra le sue braccia.
"Ciao tesoro. Mi riservi sempre una bella accoglienza, eh?"
"Perché ti voglio bene."
Quella risposta scaldò il cuore della ragazza, che le diede un bacio.
"Spero non abbiate preparato il pudding al cioccolato e le mince pies, perché ci ho pensato io" disse poi, andando a prenderli in macchina.
Tutti mangiarono delle buonissime crespelle al formaggio, arrosto e patate al forno e i dolci che Yerim aveva portato. Alla fine erano tutti così pieni, che se solo avessero ingurgitato qualcos'altro avrebbero vomitato.
"Vi va un caffè?" chiese Taehyung.
"Sì" risposero tutti, Audrey compresa.
"Tu no, sei ancora troppo piccola. Ti scaldo del latte."
"Va bene. Yerim, come va al lavoro?"
Lei lavorava come insegnante di sostegno ai bambini che ne avevano bisogno, come i non vedenti, ma conosceva anche il linguaggio dei segni.
"Beh, adesso sono in vacanza, ma va tutto bene. Seguo due bambini, una non vedente e uno sordo."
"E quello che non vede come fa a leggere e a scrivere?"
"Usa una macchina che si chiama Dattilo Braille. Il Braille è la scrittura dei non vedenti, si chiama così." Spiegò che era simile a una macchina da scrivere, con nove tasti, di cui sei servivano per scrivere le parole. "Più avanti userà il computer con uno strumento che si chiama Barra Braille e la sintesi vocale, una voce che legge ciò che c'è scritto, ma per ora è ancora troppo piccolo."
Tutto questo affascinò tantissimo Audrey, che le pose ancora molte domande sul bambino e sul suo modo di approcciarsi al mondo. Quel giorno imparò davvero tanto.
"È incredibile quello che fai" disse Taehyung.
"No, per me è normale. Aiuto solo dei bambini in difficoltà."
"Per me resta incredibile."
Yerim sorrise.
"Pensate a quanto ha fatto la tecnologia per queste persone, a come si è evoluto il Braille nel tempo arrivando fino a oggi" disse Jungkook.
"È vero" assentì Yerim.
Audrey finì il suo latte e chiese di poter andare a riposare. Ascoltare era stato bello, ma ora aveva bisogno di dormire un po'. Il permesso le fu accordato e salì in camera, dove trovò Star e Red che dormivano sul suo letto. Fece piano per non svegliarli, si spogliò, si infilò il pigiama, chiuse le imposte e andò a dormire.
Si svegliò quando arrivò Yoongi. Quella sera mangiarono tutti gli avanzi del pranzo e chiacchierarono del lavoro, dei gatti di Yoongi e di tante altre cose.
Il 31 dicembre arrivò prima di quanto si sarebbero aspettati. Le feste stavano per finire, ma Audrey aveva terminato i compiti delle vacanze già qualche giorno prima. Aveva persino scritto un tema il giorno di Natale, nonostante i suoi genitori le avessero detto che, almeno quella volta, avrebbe potuto riposare.
Festeggiarono il Capodanno con gli amici, mangiando salatini, affettati e frutta secca. Poi, Jungkook mostrò ad Audrey quelle che dall'involucro sembravano grosse caramelle.
"Tira da questa parte e io lo farò dall'altra. Vedrai che succede!"
Lei obbedì e ne uscì un giocattolo, che la bambina prese perché aveva aperto la caramella per prima. Si trattava di una piccola renna di peluche.
Guardarono i fuochi d'artificio dalla finestra e ne scoppiarono qualcuno anche loro. Non ne diedero nessuno ad Audrey, per paura che si facesse del male, ma a lei non interessava. Voleva solo guardare tutte quelle luci e i colori. Erano bellissimi. Jungkook le fece assaggiare lo spumante dopo gli auguri di buon anno. Entravano nel 2027.
"È buono, frizzante. Posso averne ancora un po'?"
"Per questa volta, ma poco."
Tutti andarono a letto alle tre di notte.
Il giorno dopo vennero svegliati alle nove da una chiamata.
"Vai tu" disse Jungkook al marito.
"No, vai tu. Ma chi diavolo chiama a quest'ora il primo dell'anno?"
I due si riaddormentarono, così ci andò Audrey, anche se con un certo fastidio, dato che stava dormendo benissimo.
"Pronto?"
"Pronto, Audrey, sono Aleicia Harper, l'assistente sociale."
"Sì, ho capito chi sei dalla voce."
"Posso parlare con i tuoi papà? Ho novità importanti."
"Stanno dormendo, ma vado a svegliarli."
Fu Taehyung a prendere in mano il cordless.
"Pronto?" chiese, la voce impastata dal sonno e mise il vivavoce.
"Salve. Mi dispiace di avervi svegliati così presto, ma ci sono delle novità. Posso passare a casa vostra per parlarne?"
"Ma certo," disse Jungkook, "ci dia solo il tempo di renderci presentabili. Non che la notte scorsa ci siamo ubriacati, affatto, siamo solo stanchi e abbiamo bisogno di una doccia."
"Certo, immagino. A presto, allora."
"Che novità ci saranno sull'adozione?" chiese Audrey saltellando.
Si immaginava già di avere un fratellino o una sorellina.
Taehyung e Jungkook non dissero niente: non volevano illudersi.
Si fecero tutti e tre una doccia, poi si sedettero sul divano, con i gatti vicino, ad aspettare. Quando il campanello suonò, fecero tutti e tre un salto. Taehyung andò ad aprire e l'assistente sociale gli sorrise. Si accomodò, con il permesso dei padroni di casa, su una poltrona di fronte al divano.
"So che sono passati mesi e non mi sono fatta sentire, ma non c'era nessun bambino da dare in adozione, o almeno nessuno senza esigenze speciali" disse.
"Allora, se non ce n'è nessuno, non capisco come mai è venuta qui" disse Jungkook, indispettito.
Taehyung gli prese la mano.
"Amore, lasciala parlare" gli disse con dolcezza e l'altro si rilassò visibilmente.
"Ora abbiamo dodici bambini sotto i tre anni. Si trovano tutti presso famiglie affidatarie che non stanno considerando la loro adozione. Credo che voi siate la coppia più preparata per questo tipo di adozione, anche se immagino vi sareste aspettati un bambino un po' più grande."
"Beh, sì," disse Jungkook, "ma Audrey aveva quattro anni quando l'abbiamo adottata, tre o quattro non fa molta differenza."
"Vi mostro le loro foto."
"Non voglio scegliere" sussurrò Taehyung all'indirizzo del marito. "Non sono cuccioli, sono bambini."
"Aspettiamo e vediamo."
Sapevano che era maleducato parlarsi all'orecchio con l'assistente sociale lì presente, ma non avevano potuto fare altro.
La prima foto era quella di due gemellini, un maschio e una femmina.
"Hanno sette mesi" disse loro l'assistente sociale.
Erano biondi con gli occhi azzurri, proprio come Audrey. Taehyung e Jungkook si innamorarono subito di quelle manine e guanciotte paffute e Audrey li guardava con gli occhi che brillavano.
"Vogliamo vedere loro" decretarono insieme i due sposi.
Aleicia Harper insistette sul fatto che aveva altre schede, che c'erano altri bambini che avrebbero potuto vedere, ma loro si rifiutarono.
"Allora, se avete deciso di andare a conoscere loro, vi do qualche informazione. Non si sa molto, in realtà. Il padre è sconosciuto, la madre una donna morta per overdose a venticinque anni di età. I bambini sono stati trovati in una casa diroccata con la madre morta lì vicino. Sono stati in ospedale perché hanno sofferto della sindrome di astinenza da eroina, ma ora stanno bene, altrimenti i dottori non li avrebbero lasciati andare."
"Cos'è l'eroina?" chiese Audrey.
Se fosse stata piccola Jungkook le avrebbe risposto "Quella delle favole", ma decise di essere sincero.
"Una droga."
"Ma perché quella donna si drogava? Non voleva bene ai suoi figli?"
"Non lo so, tesoro" disse l'assistente sociale, sospirando mesta. "Ci sono mille motivi per cui si può cadere in quel baratro. Allora chiamerò la famiglia affidataria e dirò che siete interessati. Vi comunicherò via email la data dell'incontro."
Detto questo se ne andò.
"Beh, direi che sono state gran belle novità!" esclamò Taehyung.
"Forse avrò dei fratellini, giusto?" chiese timidamente Audrey.
"Esatto, tesoro" disse Jungkook.
Nessuno di loro dormì bene le notti seguenti e, quando dopo una settimana la'email arrivò dicendo che l'incontro era fissato per il giorno successivo, non dormirono per nulla.
Il giorno dopo, l'assistente sociale aspettava i tre davanti alla grande casa di cui aveva dato l'indirizzo. Quando suonarono il campanello, fu un uomo ad aprire.
"Siete qui per vedere i bambini, immagino" disse.
Taehyung e Jungkook annuirono. Avevano lasciato Audrey dalla nonna, anche se la bambina si era opposta.
"No, voglio venire con voi!" aveva detto.
"Tesoro, non sappiamo se adotteremo quei bambini o no. Non vogliamo darti false speranze, capisci?"
"Ma io voglio vederli davvero!"
Era stato un errore tenerla lì durante la visione della foto, si erano resi conto i genitori. Taehyung si era piegato all'altezza della figlia.
"Ascoltami. Avrai un fratellino o una sorellina, te l'abbiamo promesso, ma non so se saranno questi bambini o altri. Non posso saperlo, visto che non li ho ancora incontrati." Aveva incrociato lo sguardo di suo marito che aveva annuito: era d'accordo. "Quindi ora tu stai qui con i nonni e noi andiamo, poi vediamo cosa succede."
"Adottate loro, vi prego!" aveva esclamato la bambina.
"Vedremo, piccola" aveva detto Jungkook baciandola. "Ma ti prego, non piangere."
"Abbiamo sbagliato tutto con Audrey. Ora si sarà fatta un sacco di film mentali nei quali ci vede con i bambini" aveva detto Taehyung  entrando in macchina.
"Già. Non siamo stati bravi genitori. Ma tutti sbagliano, no? Anche e soprattutto i genitori."
I due avevano sospirato. Ma ora erano lì, era quello l'importante. Speravano che Audrey avrebbe giocato con i nonni e si sarebbe svagata.
L'uomo, che disse di chiamarsi Mark, li fece entrare. La casa era piena di giocattoli.
"Abbiamo adottato già quattro bambini in questi ultimi anni" disse. "Lo faremmo anche con loro due, ma la casa è troppo piccola. Venite. Mia moglie sta dando da mangiare al maschietto, la femmina dorme."
"Possiamo vederlo?" chiese Taehyung.
"Ma certo, venite."
Li guidò nel salotto, tra i giocattoli lasciati in giro, fino a una  piccola e accogliente cucina, con le pareti dipinte di un delicato giallo. Al tavolo sedeva una donna sulla quarantina, con i capelli neri e gli occhi scuri, che stava dando la minestra a un bambino seduto sul seggiolone. Il piccolo mangiava di gusto.
"Andrea, questi sono i possibili genitori adottivi" disse Mark.
La donna alzò la testa e sorrise a Taehyung e Jungkook.
"Verrei a stringervi la mano, ma se smetto di dargli da mangiare piange o si lamenta" spiegò.
"Non si preoccupi. Posso provare a dargliene io?" chiese Jungkook.
Taehyung sapeva che lui era molto bravo con i bambini, ma non credeva ne avesse mai nutrito uno.
"Ma certo." La donna si alzò e gli lasciò il posto. "Prego."
"Grazie. Ciao, piccolo!"
Il bambino gli sorrise.
"Come si chiama?" chiese Taehyung.
"William" disse la donna.
Jungkook prese il cucchiaio.
"C'è un aereo che arriva" disse e poi riprodusse il suono facendo ridere tutti, anche il bambino. Gli diede la minestra e in poco tempo il piccolo finì il suo pasto. "Ecco fatto, ora puliamo la bocca e siamo a posto."
"È stato bravissimo!" si congratulò Andrea.
"Grazie."
"Sono impressionato" disse Taehyung.
"Vuole tenerlo in braccio?" chiese la donna a Jungkook.
Lui non se lo fece ripetere due volte, slacciò la cintura che teneva il bambino assicurato al seggiolone e lo prese fra le braccia con tutta la delicatezza e le attenzioni possibili.
"Aaaaah" mormorò il bambino quando l'uomo lo sollevò.
Sembrava a suo agio con Taehyung e Jungkook, perché anche quando il primo lo prese in braccio non pianse. Lo fece solo dopo un po'.
"Che abbiamo fatto?" chiese Jungkook.
Ora erano seduti sul divano di casa e guardavano i bambini adottati dalla famiglia giocare indisturbati.
"Niente, è che loro due non riescono a stare molto tempo separati. I dottori hanno detto che, probabilmente, hanno stabilito un forte legame che hanno solo i gemelli."
"Capisco. Quindi dovremmo portarlo dalla sorellina?" chiese Taehyung.
In quel momento, un altro pianto si unì a quello di William.
"Courtney si è svegliata. Venite con me."
Andrea, che aveva appena parlato, li guidò in una piccola stanza con due culle. In una, una bambina piangeva disperatamente e si dimenava sotto le coperte.
"Ciao, piccola" disse Taehyung e la bambina si calmò all'istante.
Andrea e Mark lo guardarono senza parole.
"Qualcosa non va?" domandò lui.
Forse aveva sbagliato tono.
"No no, è che né io né mia moglie riusciamo a calmarla così in fretta. La prenda pure in braccio."
Qualche lacrima brillava ancora negli occhi della piccina, ma almeno non piangeva più. Taehyung lo fece e si sedette sul divano vicino a Jungkook, poi si voltò verso di lui e il sorriso di Courtney, nel vedere William, divenne ancora più grande. La bambina gli strinse un dito con la manina, mentre il bimbo esplorava con le sue il viso di Jungkook. Restarono per un po' così, tutti e quattro a guardarsi a vicenda, finché Jungkook provò a mettere il maschietto per terra e scoprì che riusciva a sostenersi da solo. Iniziò anche a rotolarsi sul tappeto e la bambina, messa giù anche lei, a strisciare.
"Si sviluppano in fretta" commentò Jungkook.
"Tra un mese o forse meno inizieranno a gattonare" disse Andrea. "La cosa brutta, se così si può definire,  è che bisogna avere mille occhi perché mettono tutto in bocca."
L'incontro si concluse poco dopo. Ce ne sarebbero stati altri, come con Audrey.
"Credo che siate entrati in sintonia con quei bambini" disse l'assistente sociale.
"Li vogliamo?" chiese Jungkook.
"Sì," rispose Taehyung, "li vogliamo."
"Come per l'altra volta, ci saranno altri sei incontri settimanali, dopodiché potrete portarli a casa."
Durante l'incontro avevano scattato qualche foto dei piccoli da mostrare ad Audrey e la bambina ne fu entusiasta.
"Ma sono bellissimi!" esclamò. "E anche molto simpatici."
"Vuoi venire con noi al prossimo incontro?" le chiese Taehyung.
Lei ci rifletté per qualche momento. Ricordava il suo primo incontro con quei possibili genitori e, anche se sarebbe stato bello conoscere i fratellini, non avrebbe voluto che questo le facesse ricordare cose spiacevoli, come il fatto che all'inizio per lei non era stato semplice.
"Preferisco aspettare che li portiate a casa" disse.
"Come vuoi."
Gli altri incontri andarono di bene in meglio. I progressi dei bambini erano evidenti e all'ultimo sapevano gattonare.
Nel frattempo i genitori avevano preparato due lettini da mettere in camera loro. Fino all'età di un anno li avrebbero tenuti lì, poi li avrebbero messi in un'altra stanza che con il tempo erano riusciti a ricavare da uno sgabuzzino che avevano pulito e sistemato. In quelle settimane furono anche in grado di prepararsi per comprare tutto ciò che serviva a due bambini: pannolini, latte in polvere, giocattoli, vestitini e molto altro.
Quando Audrey, rimasta a casa con Yerim, vide la macchina arrivare, tirò un grido di gioia e corse fuori ad accogliere i genitori.
"Dove sono i miei fratellini?" chiese, impaziente.
"Qui, tranquilla" rispose Jungkook,  mostrandole che erano in due seggiolini.
Ognuno dei due adulti prese in braccio un bambino e lo portò dentro. Diedero il maschietto in braccio ad Audrey, il cui cuore saltò un battito, e quando prese la femmina si commosse.
"Venite, venite!"
Audrey aveva già cominciato a giocare con loro e ora muoveva un campanello per attirarne l'attenzione. I bambini le si avvicinarono gattonando. Courtney poi si fece più vicina al cesto dei giocattoli e prese una ranocchia che si strinse al petto.
"Mi sa che le piace" disse Taehyung.
Poco dopo, i genitori si accorsero che i bambini avevano biogno di essere cambiati. Lo fecero prima con il maschietto e non ci misero molto.
"Siamo dei super papà!" esclamò Jungkook.
"Aspetta, con Courtney credo sarà più difficile."
"Perché?"
E aveva ragione, in quanto la bambina non stava ferma un attimo, dimenava braccia e gambe e rideva.
"Sta' buona, ti prego!" esclamò Taehyung.
"Fosse stata anche lei un maschio tutto sarebbe risultato più facile, te l'avevo detto."
La bambina, però, sembrava a disagio. Jungkook, allora, le mise un asciugamano sopra la pancia.
"Va meglio così? Tranquilla, anch'io mi sentirei come te" le mormorò.
Da quel momento la bambina fu più calma e si lasciò cambiare. Ad Audrey, che voleva aiutare, toccò buttare via i pannolini sporchi.
Poco dopo fu l'ora della pappa.
"Sai Taehyung, ho sempre pensato che avrei voluto assaggiare gli omogeneizzati di carne che mangiavo da piccolo."
L'altro rise assieme ad Audrey, che stava aiutando i genitori ad apparecchiare la tavola mentre i bambini, in cucina, gattonavano.
"Se vuoi, provane uno."
Jungkook aprì un vasetto di omogeneizzato di pollo e lo assaggiò con un cucchiaino.
"Ma è buonissimo! Audrey, vuoi?"
Dopo un attimo di esitazione, anche la bambina fece quell'esperimento.
"Molto buono" commentò.
Dopo aver nutrito entrambi i bambini, i genitori li misero a dormire con una ninnananna e una favola raccontata da Audrey, che si sentiva un po' una mammina. Ora in casa c'erano due piccole creature da proteggere e da amare, anche lei l'aveva capito.
"Va' anche tu a riposare, Audrey" le consigliò Jungkook. "Dobbiamo dormire mentre loro riposano, altrimenti dopo saremo stanchi."
Mentre scivolava nel sonno, Audrey pensò che ora la loro famiglia era al completo. Ora aveva non uno, ma due fratellini. Ed era bellissimo.
   
 
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