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Autore: Rosette_Carillon    24/07/2021    2 recensioni
[SPOILER Black Widow]
Marta lavora ancora per lo S.H.I.E.L.D, e vive nella New Avengers Facility. Perché, si sa, gli Avengers possono salvare il mondo ma, quando si tratta di gestire le proprie vite, non sono poi così efficienti.
La Vedova Nera ne è un chiaro esempio.
[Captain America, Knives Out, Black Widow]
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Natasha Romanoff, Steve Rogers
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Black and white photos'
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Capitolo 4
Mamma ragno
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


<< Allora, come vanno le cose, Nick? >>
L’uomo seduto davanti a lei sospira. << A proposito di questo, vorrei  un consiglio. Hai già incontrato una Vedova Nera, o sbaglio? Mi sembrava di aver sentito qualche storia… >>
La donna annuisce. << Sì. Credo fosse il ’45, o il ’46. Era da un po' che non sentivo nulla su di loro. >>
<< Bè, a quanto pare la calma è finita, >> mormora Fury, allungandole un fascicolo.
Peggy Carter lo prende e lo sfoglia lentamente.
<< Qualche suggerimento su come procedere? >>
La donna non risponde subito. Continua, pensierosa, a sfogliare il fascicolo.
Fury la guarda in attesa. << Margaret? >> la richiama poi, visto che lei non si decide a rispondere. << Che c’è? >> sorride << vuoi suggerirmi di darle una seconda possibilità? >>
Il volto della donna resta serio.
<< Margaret! >>
<< Non credo tu sappia come le addestrano, vero? >>
L’uomo non risponde e, in ogni caso, la sua risposta sarebbe negativa.
<< Lo S.H.I.E.L.D. non è un’organizzazione caritatevole dell’oratorio di quartiere… >> cerca di ribattere << quella donna >> indica il fascicolo << è pericolosa. Non sono nemmeno sicuro di avere agenti in grado di eliminarla. >>
<< Quella donna era una bambina che non ha avuto un’infanzia. Né una vita, >> continua, ignorando lo sguardo contrariato dell’altro uomo. << Le Vedove imparano a uccidere subito dopo aver imparato a camminare, non conoscono altro. A loro non è concesso il libero arbitrio. Non sono padrone dei propri corpi, come non lo sono delle proprie menti. >>
Fury tace. Poi sospira.
Bè, è stata una sua idea chiedere consiglio a Peggy Carter, e forse ha l’agente giusto per quella missione.
 
                                                                             §
 
Melina arriva un freddo sabato mattina, assieme a Fury.
Natasha guarda l’auto che si avvicina da una delle vetrate della New Avengers Facility.
È una sensazione strana quella che prova vedendo la donna, da lontano, dopo tutto quel tempo.
Non c’è più la diffidenza della prima volta che si sono rincontrate, ma c’è ancora un’incertezza che non riesce a scacciare.
Da un lato vorrebbe rivederla. Le è quasi mancata. Dall’altro, si è accorta che dimenticare ciò che ha vissuto anche a causa sua, non è facile come aveva creduto.
Gli altri non sanno nulla di lei e Malina. Non saprebbe nemmeno cosa dirgli.
Come dovrebbe definire la donna? Madre? Madre adottiva? Collega di lavoro?
O carnefice?
Se durante i tre anni vissuti in Ohio era riuscita a illudersi di avere finalmente una madre, tornare in Russia l’aveva riportata brutalmente con i piedi per terra.
Melina era sempre rimasta la madre che non l’aveva protetta ma, alla fine, si trattava sempre di una madre. L’unica che avesse mai avuto.
No. In realtà poteva scegliere: quella che era morta per lei, e che non aveva mai conosciuto, o quella ancora viva che non l’aveva protetta.
Bucky, al contrario, si è sentito abbastanza a suo agio per raccontare che gli studi della donna erano serviti a perfezionare il suo condizionamento mentale.
L’ex Soldato d’Inverno sembra aver fatto pace col suo passato, ma nemmeno lui impazziva dalla voglia di incontrare la donna.
<< Tu osservi sempre da lontano, mh? >> Si volta, e nel corridoio c’è Marta.
Sorride, volta la testa per guardare un’ultima volta Melina che viene accolta da Tony e Bruce. Lavorerà con loro per…non sa quanto.
Si volta nuovamente verso Marta << sì. Da lontano si vede meglio. >>
<< Ma è anche più facile farsi delle idee che non corrispondono alla realtà. >>
Natasha annuisce, ma non dice nulla. Si chiede se la frase dell’infermiera sia un riferimento a qualcosa di particolare…l’altra donna nota sicuramente più di quanto lascia intendere.
<< Ti immaginavo con Bucky. Lui dice che va tutto bene, ma la presenza di Melina non l’ha di certo reso più allegro. >>
<< Con lui c’è il capitano, >> sul volto dell’infermiera si allarga un sorriso.
<< Oh. >> Guarda nuovamente fuori: non c’è più nessuno, devono essere entrati. << Abbiamo tre scienziati sotto il tetto, >> guarda nuovamente l’infermiera << i prossimi giorni saranno molto…esplosivi. >>
<< È ciò che temo, >> sospira l’altra.             
                                                                              §
 
 
Marta è curiosa.
Melina Vostokoff è una novità, e mentirebbe se  dicesse che il suo interesse non è dettato principalmente dalla semplice curiosità per un fuori programma.
Certo, dopo Thanos un po' di calma è quello di cui chiunque aveva bisogno, ma la vita continua, e non si può stare fermi per sempre.
L’arrivo della donna è stato accolto in maniera differente dagli Avengers.
C’era chi ne ha timore, come Wanda, per via dei contatti che la scienziata aveva avuto con l’Hydra; c’era Bucky, che fingeva di ignorarla, ma in realtà era agitato.
C’era chi era palesemente eccitato, come un bambino la mattina di Natale, all’idea di poter collaborare con lei: Tony Stark.
E poi c’era Natasha Romanoff.
Aveva avuto come l’impressione che le due donne si conoscessero – il modo in cui lei aveva parlato dell’altra, come l’aveva guardata - e non aveva ancora capito se Natasha fosse contenta o meno del suo arrivo.
Marta sospira, da sola, nel lungo corridoio vuoto.
Non è una psicologa, l’agente Romanoff non è tenuta a parlare con lei, ma vorrebbe che almeno si lasciasse aiutare.
Se non ricorda male, fra qualche giorno Occhio di Falco sarà di ritorno, e forse…forse, cosa? Non lo sa nemmeno lei.
Si è lasciata trascinare dal pensiero generale. “Clint la conosce da più tempo, hanno condiviso molto: con lui parlerà. “
Forse.
Forse no.
Forse stanno esagerando, e Natasha ha solo bisogno di tempo.
Effettivamente, se ci riflette con attenzione, in quegli ultimi giorni le sono stati addosso al punto da ottenere l’effetto opposto a quello desiderato.
Mossa poco intelligente, in effetti, ma aveva senso: quasi tutti gli Avengers, per quanto ne sapeva, non avevano avuto una famiglia su cui contare, sapevano cosa significasse essere ignorati. Si comportavano con lei come nessuno si era comportato con loro quando si erano trovati in difficoltà.
Era una cosa… tenera, infondo, e anche abbastanza triste.
Davanti a lei, alla fine del corridoio, scorge due figure. Sembra che stiano parlando fra loro, e non vuole interromperli.
Marta rallenta il passo pensando a cosa fare. Le viene in aiuto una delle porte che da accesso all’esterno. La apre, ed esce fuori.
Non ha fretta, e aveva comunque intenzione di prendersi una pausa. Resterà per qualche minuto lì a prendere un po' d’aria. Fuori non c’è così freddo come aveva temuto, si sta bene.
Dall’interno proviene il brusio lontano di due voci, ma lei lo ignora, e guarda il cielo sopra di lei: è grigio.
<< Sergente…Barnes? >>
Lui si volta e aspetta che la donna lo raggiunga. << Non sono più un sergente. >>
Melina è a disagio. << Quando tutto sarà finito, voglio dire, quando non vi servirà più il mio aiuto… bè, immagino che lei non abbia un bel ricordo della Russia. E…credo di essere l’ultima ancora in vita. Gli altri scienziati che si sono occupati del progetto sono morti, a Dreykov ci ha pensato Natasha…io sono l’ultima. >>
All’inizio l’uomo non capisce cosa lei voglia dirgli, dove quel suo discorso voglia terminare.
Poi ricorda.
Ricorda come si ragiona nella Stanza Rossa, nell’Hydra… schemi mentali che lui aveva imparato a dimenticare. Evidentemente, per la donna non era stato così.
<< …non sono più nemmeno un assassino. La tua morte, non mi renderebbe il mio passato. E poi…non hai nessuno che ti aspetta? >>
<< Bè, >> per un momento le sue labbra si piegano in un sorriso allegro, dolce, ma cerca subito di ricomporsi << ho Alexei. Ci siamo sposati, >> sorride nuovamente, felice. << Questa volta, però, è tutto vero. E-e ho mia fi- Yelena. >>
<< Bè, se ti facessi fuori, >> cerca di scherzare, << qualcuno si incazzerebbe a morte. >>
<< Oh, sono certa che Alexei troverebbe un’altra. >>
<< Ma non è di lui che ho paura. >>
Ridono.
Il corridoio torna silenzioso.
La porta si apre, e Marta si volta.
<< Vuoi forse ammalarti? >>
<< Oh, andiamo, si sta bene. >>
<< Sì, certo, >> Bucky si scosta << dentro, >> intima, facendo alla donna segno di entrare.
<< Va tutto bene? >>
Lui annuisce distrattamente, poi si accorge che la donna lo sta guardando. << Potrebbe andare peggio, >> dice infine. << Melina…credo che nemmeno lei se la sia passata bene. Se anche Natasha le parlasse… >> si rende subito conto di ciò che ha detto, e si schiarisce la gola a disagio.
<< Si conoscono, >> mormora Marta. Non lo sta chiedendo. Non vuole nemmeno che lui confermi o smentisca, dopotutto, non ve n’è bisogno.
Presto succederà qualche casino, lo sente.






 
  
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