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Autore: liriel4444    25/07/2021    0 recensioni
Sherlock Holmes è morto, lasciando solo John Watson. Porte che si aprono o che si chiudono portano verso destini diversi.
Genere: Angst, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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4B

Capitolo 4

Universo B

John (B)

Erano trascorsi quasi due anni. John non riusciva a crederci.

Sherlock Holmes era morto da quasi due anni e il mondo aveva trovato il modo di andare avanti senza di lui. Del resto, se ci era riuscito John, che aveva capito di avere sempre amato l’unico consulente investigativo esistente sulla Terra, per il resto dell’Umanità era stato semplice convivere con la mancanza di Sherlock.

Il dottore si era immerso nel lavoro. Lavorava part time in due cliniche e accettava di sostituire i colleghi e di svolgere i turni meno desiderati, perché tanto la sua vita era inesistente. Si trascinava giorno dopo giorno. Sempre uguale e monotona. In attesa che arrivasse la sua fine.

John avrebbe accolto la morte con piacere, perché si sarebbe finalmente riunito a Sherlock. L’unica cosa che gli impediva di infilarsi una pistola in bocca e mettere fine ai propri giorni, era la paura che tutti incolpassero Sherlock del suo suicidio, malgrado fosse già morto. Non avrebbe fatto nulla per infangare ulteriormente la memoria del suo amico.

Dal funerale di Sherlock, il dottore non aveva più visto né sentito Greg, Molly o Mycroft, ma ogni tanto usciva a cena con la signora Hudson. Sapeva che l’anziana donna era rimasta sola a Londra e sapeva quanto fosse affezionata a Sherlock. E a lui. Non le avrebbe mai fatto mancare la sua compagnia, ma John non aveva più messo piede a Baker Street. Quel luogo era troppo carico dei bei ricordi e della presenza di Sherlock, per potervi entrare senza essere sopraffatto dal dolore.

Quella mattina, un discreto bussare allontanò John dai fornelli, dove stava preparando la colazione. Quando aprì la porta, osservò il suo visitatore con sorpresa. Gregory Lestrade non sembrava molto invecchiato. Certo, aveva qualche capello bianco in più e alcune rughe della fronte erano un po’ più profonde, ma gli occhi marroni erano sempre vivaci e vispi.

“Buongiorno, Greg! – John lo salutò con un sorriso cordiale – Ti trovo bene. Entra. Stavo giusto preparando la colazione. Ti va una tazza di tè?”

Si fece da parte e l’ispettore entrò in casa, guardandosi intorno. L’appartamento era luminoso e ordinato. L’arredamento era moderno, ma riusciva a risultare caldo e familiare. Un cane di piccola taglia, di cui Lestrade non riconobbe la razza, occupava pigramente il centro del divano e fissava l’umano sconosciuto come se lo sfidasse a mandarlo via.

“Sto bene, grazie. Ti trovo in forma. Anche se sei un po’ strano con quei baffi.”

“Non ti piacciono?”

“Oh… beh… sei… diverso.” Ribatté Greg, quasi imbarazzato, come se avesse il timore di offendere il dottore.

John sogghignò: “Tranquillo, non piacciono a nessuno. Ogni volta che la incontro, la signora Hudson fa almeno un paio di commenti sarcastici per convincermi a tagliarli.”

“E tu li tieni lo stesso?” Chiese Lestrade, sorpreso.

“A me piacciono. E mi divertono i commenti della signora Hudson. – ridacchiò il dottore – Che cosa ti porta da queste parti?” Domandò, facendo cenno a Greg di sedersi al tavolo della cucina.

“Volevo anticiparti una notizia, che sarà pubblicata domani dai giornali. Scotland Yard ha riabilitato la memoria di Sherlock Holmes.”

John si bloccò, mentre spostava la teiera dal fuoco a un piccolo vassoio, su cui aveva già sistemato due tazze.

Tacque a lungo, non sapendo bene che cosa dire.

“Abbiamo accertato, senza ombra di dubbio, che James Moriarty e Richard Brooks erano sì la stessa persona, ma che la seconda era un’identità inventata da un boss criminale per fuorviare le indagini sui suoi crimini. È stato altresì dimostrato che Sherlock non ha mai commesso alcun reato e che tutte le indagini da lui svolte, le ha risolte grazie alle proprie capacità, non perché lui avesse commesso o progettato i crimini.” Spiegò Lestrade, quando vide che John non diceva nulla.

Con un sospiro, John si voltò verso Greg, portando in tavola il vassoio e sedendosi: “Puoi immaginare quanto io sia felice per questa notizia, Greg. Solo che è giunta con due anni di ritardo. Sherlock è morto. L’ammissione di colpa di Scotland Yard non lo riporterà in vita.”

“Lo so e mi dispiace molto che ci sia voluto così tanto tempo. Però la sua memoria sarà riabilitata. Nessuno potrà più ricordarlo come un imbroglione. Tutti sapranno che Sherlock era una persona in gamba, che è morto lottando per la giustizia.”

Prima che John potesse ribattere, la porta dell’appartamento si spalancò ed entrò un giovane uomo alto, magro, con i capelli neri e ricci: “John! Ho una notizia fant… e tu chi sei?” Domandò, squadrando Lestrade.

“Matt, questo è Gregory Letrade. Greg, lui è Matthew Randall.”

Matt si fece serio e incrociò le braccia sul petto: “Quel Gregory Lestrade?” Domandò in tono quasi ostile.

John sorrise: “Sì. È quel Gregory Lestrade.”

“Devo buttarlo fuori? O picchiarlo?”

Greg era rimasto interdetto dalla somiglianza del nuovo arrivato con Sherlock, ma ora inarcò le sopracciglia, come se sfidasse Matt a provare a mettere in atto le due offerte fatte a John. Prima che iniziasse una prova di testosterone, intervenne John: “Premesso che Greg è un poliziotto e saprebbe come difendersi…”

“Io sono sempre un ex soldato. Conosco anche io qualche mossa segreta.”

“… è venuto in pace. Anzi. Mi ha portato una buona notizia,”

“Mai come la mia!” Si rallegrò Matt, afferrando con un braccio John, stringendolo a sé e baciandolo sulla bocca.

Greg, che stava bevendo un sorso di tè, iniziò a tossire convulsamente.

John allontanò Matt con un’occhiataccia divertita e diede piccoli colpi sulla schiena del poliziotto: “Su, Greg, non è successo nulla. Ti è solo andato di traverso un po’ di tè.”

“Tu… tu…” Greg tentò di parlare fra un colpo di tosse e l’altro, ma gli risultò molto difficile.

“No. Non sto con Matt. Se muori, lo farò accusare di omicidio,” sospirò John, alzando gli occhi al soffitto.

Finalmente la tosse si calmò e Greg riprese a respirare normalmente. Matt sogghignava apertamente: “Ammetti che è stato divertente.”

John sbuffò, mentre Greg lo incenerì con lo sguardo.

Matt scrollò le spalle: “Comunque, Oscar mi ha detto di sì. Ha accettato di sposarmi. Ti voglio come testimone di nozze,” informò il dottore, in tono allegro.

“Sono contento per te. E onorato di farti da testimone. Ora, ti dispiace lasciarci soli?” Sorrise John.

Matt osservò Greg: “Sicuro?”

“Sicuro,” annuì John.

“Sono nella mia camera. Se lui non si comporta bene, chiama che io arrivo.” Asserì Matt e uscì dalla stanza.

Greg si schiarì la gola: “Tu e lui…”

“Siamo amici. – spiegò John, mettendosi a sedere di fronte a Lestrade – Condividiamo questo appartamento, per dividerci le spese di affitto e alloggio. Non mi sarei mai messo con qualcuno che mi ricorda così tanto Sherlock. Avrei avuto paura di usarlo come surrogato dell’uomo che amavo veramente. Matt è un bravo ragazzo e si merita qualcuno che lo ami per quello che è. Come Oscar.”

Greg fissò il dottore allibito: “Vuoi dire…”

“Che ho capito di non essere solo etero. Mi piacciono anche gli uomini. Però non ho una relazione da quando è morto Sherlock, né con una donna né con un uomo. La mia vita è tutta casa e lavoro.”

I due uomini si fissarono negli occhi per qualche secondo. Greg si passò la mano tra i capelli, con un sorriso incredulo sulle labbra: “Però. Non vedi qualcuno per un paio d’anni e guarda che cosa succede.”

“Sei scandalizzato?”

“No. Tra i ragazzi giravano diverse voci su te e Sherlock…”

“Non c’è mai stato nulla fra noi. Solo amicizia,” affermò John.

“Ti credo e mi dispiace molto. Se foste stati una coppia, forse le cose sarebbero andate in modo diverso.”

John scrollò le spalle: “Non lo sapremo mai.”

Un silenzio quasi imbarazzato cadde nella cucina.

Greg si alzò: “Beh, ora devo andare. Ti va di uscire a bere una birra, qualche volta? Non vorrei perdere ancora i contatti. Eravamo amici. Mi sei mancato, in questi anni.”

John sorrise e allungò una mano: “Con piacere. Non ho cambiato numero di telefono e non ho molti impegni. Quando vuoi, chiama.”

Greg ricambiò il sorriso e andò via, felice di avere ritrovato almeno l’amicizia di John.

****

Sherlock (B)

Il barbiere aveva finalmente terminato di fare la barba a un impaziente Sherlock, che stava parlando con il fratello del caso per cui lo aveva ricondotto a casa. Il barbiere era abituato a non ascoltare i discorsi fatti in quella stanza, ben consapevole dei rischi che avrebbe corso, se avesse fatto trapelare anche solo mezza parola fuori da quelle mura sicure. Ad ogni modo, fino a quel momento i fratelli Holmes non avevano parlato di cose importanti. Anzi, erano quasi banalità, rispetto ad altre conversazioni cui aveva assistito. Che cosa mai poteva essere un eventuale attentato a Londra, rispetto al rovesciamento di un governo straniero? L’uomo terminò di fare la barba al più giovane dei fratelli Holmes, di nuovo annoverato fra coloro che camminavano e respiravano sulla Terra, e se ne andò, con un lieve cenno di saluto.

Finalmente soli, Sherlock affrontò l’argomento che gli stava davvero a cuore: “Dimmi di John.”

“John?” ribatté Mycroft, come se non avesse compreso di chi stesse parlando il fratello.

Sherlock sbuffò e alzò gli occhi al soffitto: “John Watson!” sbottò.

“Ah, quel John. Prendo il tè con lui tutti i venerdì al Diogene’s.” Affermò il maggiore degli Holmes, con un sorriso sarcastico sulle labbra.

“Si vede. Sei ingrassato di almeno cinque chili,” Sherlock ricambiò il sorriso.

“Veramente non ho preso più di due chili, ma non credo che questo sia il centro del tuo interesse. Tu vuoi sapere del tuo John.” Mycroft allungò una cartellina al fratello, che la aprì subito.

Si trovò davanti il viso familiare di John. I capelli si erano ingrigiti, aveva messo su qualche chilo, ma gli occhi erano sempre di quell’incredibile azzurro intenso, che Sherlock aveva amato dal primo momento in cui lo aveva visto.

“Che cosa sono questi?” Sbottò, fissando Mycroft con biasimo.

“Credo che si chiamino baffi,” rispose il maggiore, serafico.

“Questi dovranno sparire. Invecchiano John di almeno dieci anni. Io non posso andare in giro con un vecchio.” dichiarò Sherlock, deciso.

“Vedremo quanto ci metterai a convincerlo.”

“Dieci minuti. Ora vado a Baker Street e vedrai che domani questi baffi saranno spariti.”

“John non vive più a Baker Street. Ha lasciato l’appartamento poco dopo il tuo finto funerale.” Mycroft parlò in tono neutro e questo insospettì Sherlock. Se il fratello aveva smesso di prenderlo in giro, doveva esserci un motivo preciso e, forse, serio.

“Che cosa è che non mi dici?”

“John convive con un suo collega, un tale Matthew Randall.”

Il cuore di Sherlock mancò un colpo. Mycroft avrebbe giurato che fosse persino impallidito, se non fosse già stato molto pallido.

“Il dottor Randall si è appena fidanzato con un tale Oscar Walder. John e Randall dividevano le spese dell’appartamento. Come facevate voi due a Baker Street,” lo informò Mycroft, non facendo molto per celare un sorrisetto irriverente.

“Sei proprio divertente, Mike. Dovresti fare il comico, sai?”

“Non chiamarmi Mike. Nella cartellina trovi l’indirizzo. John è lì. Stamattina non lavora.”

Sherlock chiuse la cartellina con un colpo secco: “Bene. È giunto il tempo che John ed io torniamo al posto cui apparteniamo: il 221B di Baker Street.”

“Se il dottore non ti ucciderà per averlo ingannato…”

“John capirà. Sarà felicissimo di vedermi.”

“Convinto tu…”

Sherlock sbuffò e lasciò l’ufficio del fratello. Mycroft lo seguì con lo sguardo e sorrise. Probabilmente John si sarebbe infuriato, ma presto tutto sarebbe tornato come era prima di James Moriarty.

****

John (B)

Era stato bello rivedere Greg. Sarebbe stato altrettanto bello riprendere le loro uscite. Avrebbe contattato anche Molly. Non c’era motivo per cui non potessero incontrarsi qualche volta o scambiarsi qualche messaggio.

Certo, Molly era sempre stata innamorata di Sherlock, anche se non era ricambiata, ma questo sarebbe stato solo qualcos’altro che avrebbero avuto in comune.

Non avrebbe, invece, chiamato Mycroft. Sarebbe stato molto strano vederlo o parlargli, ora che Sherlock era morto.

John uscì nella giornata fredda, ma soleggiata. Si fermò per qualche secondo, per farsi riscaldare il viso dal tiepido sole.

Fece scorrere lo sguardo verso l’altro lato della strada. Un giovane uomo, alto, magro, con capelli ricci e neri, che indossava un lungo cappotto nero, lo stava fissando, come se fosse stato un’apparizione.

John guardava il giovane uomo, ma sembrava non riuscire a metterlo a fuoco. Assomigliava incredibilmente a qualcuno, ma non poteva essere…

L’uomo gli sorrise.

Un sorriso felice, ma allo stesso incerto.

I loro occhi si incatenarono gli uni agli altri. Quegli occhi dalle iridi chiare in modo così straordinario erano inconfondibili. Per quanto fosse assurdo, l’uomo che lo stava osservando dal marciapiede opposto era Sherlock Holmes.

Quello vero, non il fantasma, che aveva visitato i giorni più tristi di John.

Doveva raggiungerlo. Toccarlo. Accertarsi che fosse davvero reale e non uno scherzo bizzarro della sua mente.

John attraversò la strada, con lo sguardo fisso su Sherlock.

Non vide il camion che stava arrivando. Non udì lo stridore dei freni, che cercavano di fermare, inutilmente, la corsa del tir.

Si sentì sollevare in aria, come una foglia trasportata dal vento.

E udì la voce disperata di Sherlock che urlava il suo nome.

 

 

Piccolo angolo dell’autrice

 

Come annunciato nel capitolo precedente, questo è completamente dedicato a John (B) e al suo Universo, molto diverso da quello di John (A), ma con la stessa drammatica chiusura. Anche John (B) subisce un incidente prima di ricongiungersi con Sherlock.

Ora manca un solo capitolo, per sapere quale sarà la conclusione delle storie di John (A) e John (B)

Grazie a chi stia leggendo il racconto e a Himeko82 per la recensione.

A domenica prossima.

 

Ciao ciao.

 

   
 
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