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Autore: Rosette_Carillon    27/07/2021    1 recensioni
[SPOILER Black Widow]
Marta lavora ancora per lo S.H.I.E.L.D, e vive nella New Avengers Facility. Perché, si sa, gli Avengers possono salvare il mondo ma, quando si tratta di gestire le proprie vite, non sono poi così efficienti.
La Vedova Nera ne è un chiaro esempio.
[Captain America, Knives Out, Black Widow]
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Natasha Romanoff, Steve Rogers
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Black and white photos'
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Capitolo 5
Madre
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 




Chi è una madre?
Chi mette al mondo dei figli, o chi li cresce?
Se non si hanno figli propri, non si è madri?
L’istinto materno è compreso nel pacchetto ‘gravidanza’? Quando il ventre comincia a ingrossarsi, una donna diventa immediatamente competente in materia di bambini?
Sono domande che si è fatta spesso in quegli anni.
Dopo essere stata abbandonata da Melina.
Per strada, quando vedeva una donna assieme a dei bambini, o quando sentiva voci infantili urlare un acuto “mamma!”.
Quando aveva conosciuto Laura.
E Lila. E Cooper. E Nathaniel, e li aveva tenuti in braccio, li aveva visti crescere, e si era chiesta come sarebbe stato se ci fosse stata lei al posto di Laura.
Non con Clint, lui era solo un amico. Bè, forse qualcosa di più, ma quello che c’era fra loro non era amore.
Si era chiesta come sarebbe stato avere una casa propria, un lavoro normale, un marito…dei figli.
O anche solo avere il ciclo.
Non era mai riuscita a darsi una risposta, non era mai riuscita a immaginare di vivere una vita simile.
Inevitabilmente, quei pensieri la portavano poi a ragionare su Melina.
Cos’era stata lei, per l’altra Vedova Nera?
Una missione, in cui aveva recitato la sua parte talmente bene da illudere anche sé stessa? L’occasione di vivere la vita che avrebbe desiderato avere? No, Melina aveva conosciuto solo la Stanza Rossa.
Però, spesso si pensa di non volere qualcosa solo finché non la si prova, e poi non si riesce più a farne a meno.
A lei era successo.
La porta si apre dopo qualche secondo, e sulla soglia compare una donna dai lunghi capelli castani. << Sì? >>
<< Sono Natasha Romanoff, agente- >>
Il volto della donna si illumina, e le sue labbra si piegano in un largo sorriso. << Agente Romanoff, che piacere conoscerla, >> le tende la mano << mio marito parla tanto di lei. Io sono Laura Barton. Cerca Clint, vero? Adesso non è qui, è andato in città a fare la spesa, ma dovrebbe tornare fra poco. Venga, lo aspetti dentro, >> Laura la guida all’interno. << Si sieda pure, >> la invita << posso offrirle- ? >> un pianto sommesso la interrompe. << Solo- solo un momento >> Laura si allontana verso il salotto.
Natasha la osserva chinarsi sopra una culla in vimini posata su un divano. << Oh, tesoro, che c’è? Che succede? >> Quando si risolleva, tiene fra le braccia un fagottino di coperte. << Oggi Lila è un po' nervosa, >> sorride, accennando alla bambina, mentre torna in cucina. << Posso offrirle qualcosa? >>
Natasha la guarda cullare dolcemente la bambina, e scuote appena la testa << non serve, si occupi di sua figlia. >>
<< Non si preoccupi. Allora, cosa posso offrirle? Le va un bel tè caldo, o preferisce un caffè? >>
<< Va bene un tè. >>
Laura annuisce e, continuando a tenera la bambina contro il suo petto, prende il bollitore mentre cerca di calmare la figlia. Natasha continua a osservarla poi, pur non sapendo bene cosa potrebbe fare, si alza e si offre di aiutare la padrona di casa.
Laura le chiede se può tenere un momento Lila, giusto il tempo di riempire d’acqua il bollitore.
La Vedova Nera si trova la bambina fra le braccia prima di poter rifiutare.
Lei è un’assassina, non una tata. Nessun essere umano è al sicuro con lei, soprattutto uno che non ha nemmeno un anno di età, ma prende comunque la piccola, cercando di imitare i movimenti della signora Barton.
Fra le sue braccia, Lila comincia a calmarsi.
Laura si volta stupita, poi sorride. Fa per commentare qualcosa, poi si blocca e resta in ascolto per qualche momento, e sorride ancora.
Poco dopo la porta d’ingresso si apre.
<< Amore, >> è la voce di Clint.
Laura corre all’ingresso << ssh! Lila si è appena addormentata, >> sussurra. << C’è qui la tua collega, Natasha Romanoff. L’ha calmata lei. >>
Era stato quello il momento in cui si era davvero resa conto di quanta poca normalità ci fosse nella sua vita. E, soprattutto, si era resa conto di ciò che avrebbe potuto avere, e di ciò che non avrebbe mai avuto.
Forse, però, se anche avesse avuto una scelta, non sarebbe comunque diventata madre.
Non lo sa, e non lo saprà mai, ma avrebbe voluto una scelta, e un corpo tutto intero.
Natasha resta chiusa nel suo ufficio tutto il giorno finché, di sera, non arriva Steve.
<< Però…quella vodka doveva essere davvero buona, >> commenta l’uomo accennando alla bottiglia vuota sulla scrivania.
Lei sbuffa, leggermente stordita dall’alcool, << sono russa, >> borbotta. O lo era.
È russa? Per quanto ne sa, potrebbe essere nata in Romania, o Moldavia.
<< Nat? Hai mangiato? >>
Ecco: il capitano, per esempio, sarebbe una madre perfetta, pensa Natasha scuotendo la testa.
Il capitano sospira: le porterà qualcosa da mangiare.
<< Steve? >>
<< Dimmi. >>
<< Ti capita mai di…non sapere- >> non sapere cosa, esattamente? Scuote la testa << niente. >>
Lui le sorride bonariamente, deciso a non lasciar cadere quel discorso. << Niente? Vuoi scherzare? Ogni giorno. Andiamo, Nat, sono nato nel 1918, mi sono arruolato per fermare i nazisti e volevo solo che la guerra finisse per poter tornare a casa con Bucky. Volevo sposare Peggy, avere una famiglia… >>
<< Ma ora… sei felice con James? >>
<< Certo. >> L’uomo le sorride rincuorante <<  Sai, raramente la vita va come vogliamo, ma questo non è necessariamente un male. Credo che…dobbiamo vedere le cose per quello che sono, non per quello che vorremmo che fossero. Non sempre ciò che desideriamo può renderci felici. >>
 
                                                                              §
 
 
<< Lei è la nostra infermiera-psicologa-confidente… fa un po' tutto, per la verità. È un miracolo che Fury l’abbia assunta. >>
È così che Marta viene presentata a Melina. È piuttosto imbarazzante, ma nessuno contraddice le parole di Tony Stark, e l’infermiera non può non essere felice.
<< Manca solo…. >> l’uomo si guarda attorno << avete visto Natasha? >> c’è una nota di preoccupazione nella sua voce. L’unica risposta alla sua domanda è il silenzio. << No, ovvio, >> mormora lui, perdendo il buonumore per un momento.
Melina osserva la preoccupazione nei loro volti, e non può fare a meno di condividerla.
<< Bè, dottoressa Vostokoff, manca solo Natasha Romanoff, ma sono certo che comparirà più tardi e gliela presenteremo. >>
<< Oh, bè, immagino sarà impegnata. >>
<< Sì, Natasha è sempre impegnata, sacrificio, il dovere al primo posto… secondo me è colpa del capitano Rogers, sa? >> l’uomo in questione rotea gli occhi fingendosi offeso << sta cercando di plagiarci e farci diventare tutti dei soldatini- ahi! >>
<< Taci, >> sbuffa Pepper rendendo a Morgan, l’orsacchiotto in peluche con cui ha colpito il padre. La bambina, pacificamente accoccolata fra le sue braccia, stringe il giocattolo fra il suo corpo e quello della madre.
Lo sguardo di Melina si sposta sulla donna e sulla bambina. << Le chiedo scusa, >> continua Pepper << mi marito tende a esagerare. >>
Melina sorride << i mariti… >> sospira.
<< È sposata? >>
<< Sì, ma lui è rimasto in Russia. Con nostra figlia. >>
<< Sentiranno la sua mancanza, >> commenta Bruce. Si conoscono da poco più di un giorno, ma si sono subito resi conto di essere molto più simili di quello che pensavano, e di ragionare quasi allo stesso modo.
Banner, all’inizio stressato all’idea di avere una persona nuova attorno, si è subito rilassato grazie al carattere pacato della donna, decisamente meno caotica di Tony.
<< Oh, staranno bene. >>
Melina si ritrova al centro dell’attenzione. Risponde alle domande in maniera un po' vaga, ma cerca di non mentire. Solo, ommette alcune informazioni.
Come ha omesso che vorrebbe tanto rivedere Natasha, e che è preoccupata per lei, soprattutto dopo aver visto che anche gli altri Avengers lo erano.
Non ha detto che Natasha è sua figlia. Non le è stato chiesto, dopotutto, e non è certa che l’altra donna voglia quell’etichetta.
<< Oh, ecco, >> la voce di Iron Man la distoglie dai suoi pensieri.
La porta del salotto si apre all’arrivo dell’altra Vedova Nera.
Senza pensare, si alza dal divano e le si avvicina, talmente è felice di rivederla. Si ferma e la osserva: è dimagrita, ha le occhiaie.
 I capelli non sono più di quel bel rosso vivo: per metà sono biondi, e la ricrescita rossa è di una tonalità spenta.
<< Natasha? >> chiama. Vedendo l’altra donna irrigidirsi e guardarla leggermente stupida, si rende subito conto di aver fatto un errore.
Tony guarda prima l’una e poi l’altra, e anche gli altri presenti sono sorpresi.
<< Vi conoscete già? >> chiede Stark, rompendo il silenzio.
Melina è pronta a mentire.
Potrebbe dire che sì,  conosce l’altra donna, ma solo di fama; oppure dire ciò che più si avvicina alla verità: si sono conosciute durante una missione.
Natasha risponde prima di lei. << È mia madre, >> mormora. 
Ci ha pensato a lungo, e non vuole più nascondersi.
<< Tua…madre? Tua madre…ma che fortuna... la mamma è la persona che ci conosce meglio di tutti, si sa. Perché non vi fate una bella chiacchierata, eh? >>
Melina guarda interdetta tutti i presenti, sperando in una risposta, poi gli sguardi delle due Vedove si incontrano, e la più anziana guarda la più giovane con attenzione, e senza fare nulla per nascondere la preoccupazione.
<< Vedo che state bene assieme, non vorrei privarvi della sua compagnia. >> La più giovane è la prima a cedere. << Fate come se non fossi passata, >> dice infine, abbassando lo sguardo.
Si volta per andare via; Melian guarda i presenti in attesa di una spiegazione. Era certa che sarebbe stata la sua presenza a infastidirla, ma c’è qualcos’altro
Bucky risponde con un << non è un bel periodo per lei. >>
<< Vado a parlare, >> dice risoluta. È compito suo, dopotutto.
Bè, più o meno. Forse non ha più alcun diritto di immischiarsi nella vita di colei che, anni prima, aveva davvero considerato sua figlia e che, infondo, lo è ancora adesso.
Uscendo, non si accorge degli sguardi curiosi che vengono rivolti a Bucky.
 

 




 
  
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