Storie originali > Horror
Segui la storia  |       
Autore: I_love_villains    02/08/2021    0 recensioni
Raccolta di racconti horror. Spero di riuscire a provocarvi qualche brivido.
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ecco l'ultima challenge dell'Horror Summer Fest: scrivere un racconto di max 1500 parole su protagonisti che vanno in vacanza e scompaiono!


Tutto è estremamente quieto qui, si odono soltanto lo sciabordio delle onde marine, lo stridio dei gabbiani e ogni tanto dolci voci lontane che ripetono costantemente il mio nome, Maya. Sono rimaste la mia unica compagnia, a meno che non debba contare i gabbiani e il resto degli animali presenti sulla spiaggia. E le cose... non credono siano davvero svanite, penso si aggirino da qualche parte, entro i confini di questo posto, però sono invisibili come lo erano all’inizio.
Già, all’inizio, quando ancora ero incantata da quello che consideravo un piccolo pezzetto di paradiso. A dir la verità, era stata Frankie, la mia migliore amica, a trovarlo su un sito internet. Per lei fu amore a prima vista. Rifiutò di cercare altri annunci, ammaliata dalla spiaggia dorata e dall’acqua limpida mostrate nelle foto promozionali. Anche la casa che abbiamo affittato l’affascinava, completamente in legno, rustica ma accogliente e nel complesso molto carina.
Non consultò nemmeno i nostri ragazzi, Josh e Carter, prima di prenotare per quattro. Secondo lei era da stupidi lasciarsi scappare una simile offerta. Io appoggiai la sua decisione, perché sembrava tenerci davvero molto: era entusiasta come una bambina. I ragazzi dapprima fecero storie, soprattutto Carter, perché in spiaggia mancava una connessione qualsiasi, ma poi anche lui ammise che essere tagliati fuori dal mondo per sette giorni non sarebbe stata una tragedia, che poteva diventare una piccante avventura.
In effetti, durante quei sette giorni, ci divertimmo parecchio, sia io e lui da soli, sia tutti insieme. Non sprecammo un solo secondo, quasi come se in cuor nostro ci aspettassimo cosa accadde dopo e volessimo compensare vivendo al massimo quella stupenda settimana. Perché dopo i falò, le grigliate, le esplorazioni, i giochi, il sesso e quant’altro, arrivò il momento di tornare a casa... ma ciò si rivelò impossibile.
La mattina dell’ottavo giorno salimmo tutti in macchina, soddisfatti ma dispiaciuti di dover andar via. Dopo un quarto d’ora, Josh, che era alla guida, imprecò sbalordito, poiché ci aveva condotti nuovamente alla casa in legno. Noi lo prendemmo in giro, ma quando la cosa continuò a ripetersi, cominciammo a innervosirci. Carter decise di passare lui alla guida, ma ciò non risolse nulla: ovunque svoltasse – e la sua frustrazione fu tale che in un paio di occasioni portò l’auto in mezzo agli arbusti – finivamo col ritrovarci davanti la casa.
I tentativi per andarcene si susseguirono fino a sera e continuarono nei giorni successivi, non so precisamente quanti. Eravamo spaventati naturalmente, stavamo sperimentando una situazione illogica, impossibile, perché, per quanto lo desiderassimo, non riuscimmo a trovare una spiegazione per l’accaduto, almeno non una razionale. Josh provò ad allontanarsi usando il pedalò affittato assieme alla casa e quando tornò temetti per la sua sanità mentale, tanto forte era stato il trauma di vedere la spiaggia curvare continuamente, come se la terraferma si trasformasse in un’isola, fino a che, completato il giro, era tornato al punto di partenza.
Ci era di consolazione restare vicini e nonostante discutessimo ogni tanto, sfogando l’isteria con un breve e salutare litigio, sono sicura che avremmo resistito a lungo su questa spiaggia in culo al mondo, come la definì Carter. Ma poi arrivarono le cose...
Dapprima iniziammo a udire delle voci, distanti e minacciose. Io le sentivo ripetere il mio nome, di notte, come se stessero pronunciando una terribile maledizione. Mi stringevo di più a Carter, però loro non tacevano, non volevano saperne di lasciarmi in pace. Gli altri sentivano ripetere i loro rispettivi nomi. Cercavamo di non parlarne, stava diventando tutto troppo assurdo... tra voci incorporee e ombre che sembravano frutto della nostra immaginazione, perché non facevamo in tempo ad osservarle che già erano sparite. Poi, un pomeriggio, udii più chiaramente le voci ripetere divertite Maya, Maya, Maya. Alzai di scatto la testa, temendo di trovarmi di fronte a chi mi chiamava senza sosta, invece assistetti a quello che mi parve un miraggio: una decina di esseri vermiformi sbucarono dalla sabbia, afferrarono Josh, che si trovava sul bagnasciuga, con le loro mostruose bocche irte di denti e lo smembrarono. Io aprii la bocca in un urlo muto. Mi coprii gli occhi e li massaggiai con vigore, cercando di cancellare quella scena da incubo dalla mia mente. Una volta che fui certa di non svenire o vomitare, aprii gli occhi e sulla sabbia non c’era nulla, né sangue né tantomeno vermi giganti. Ne fui sollevata, però corsi dagli altri, ancora scossa.
Non ci volle molto per capire che Josh era scomparso. Lo cercammo dappertutto, ma non trovammo nessuna traccia di lui. Nonostante ciò, ero ancora convinta di aver avuto un’allucinazione: era accaduto troppo in fretta, era talmente surreale... Frankie era inconsolabile e ci sentivamo tutti terribilmente impotenti e stanchi.
Qualche giorno dopo le cose portarono via Carter. Non tornarono con l’aspetto di vermi giganti, bensì come un’orribile creatura alata simile a uno pterodattilo. Stavolta anche Frankie assistette alla scena. Urlammo fino a sgolarci e, quando non ci fu più niente da guardare, ci tenemmo strette, troppo sconvolte per fare altro. Quella fu l’ultima volta che piansi...
Io e Frankie diventammo inseparabili, letteralmente. Il pensiero di morire non ci terrorizzava quanto quello di restare sole in questo luogo, magari per sempre. Ci sentivamo osservate, braccate, perseguitate... e alla fine, le cose tornarono anche per la mia migliore amica: una folata di vento dissolse Frankie in una miriade di piume nere.
Le voci si fecero di volta in volta più dolci. Forse senza di esse avrei perso ogni lucidità o speranza... pian piano mi sono rassegnata al mio destino. Mi sono chiesta perché sono l’unica superstite, perché le voci, le cose, mi hanno risparmiata tanto a lungo.
E poi l’ho visto, un PC posato sul tavolino del soggiorno, acceso, aperto su di un foglio Word. E ho capito: Frankie era stata ossessionata dal posto a causa di una qualche maledizione. Qualunque cosa siano le cose che vivono qui, si devono nutrire ogni tanto... hanno bisogno di carne fresca. Il mio compito è attirare altro cibo. Fra chi leggerà questo resoconto, ci sarà forse qualcuno che proverà l’irresistibile desiderio di recarsi in una spiaggia paradisiaca, di affittare una casa rustica molto carina, di isolarsi dal resto del mondo...
Spero che la maledizione operi in fretta, non ne posso più di aspettare di essere divorata.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: I_love_villains