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Autore: Kim WinterNight    02/08/2021    3 recensioni
È estate.
A chi non piace abbronzarsi, fare escursioni, cercare un po' di fresco e visitare le città più affascinanti del mondo?
E soprattutto, a chi non piace prendere il sole fino a squagliarsi come un ghiacciolo?
I ragazzi dei System non sono un'eccezione, anche se per rendere le vacanze perfette qualcosa deve necessariamente andare storto.
Serj, John, Shavo e Daron: quattro musicisti, quattro amici, quattro location che li metteranno duramente alla prova.
Come andrà a finire?
[Raccolta di OS partecipante alla sfida "On Holiday" lanciata da evelyn80 qui su EFP]
2: "Non mangiarlo!" partecipa alla "Real Life Challenge" organizzata da ilminipony sul forum di EFP.
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Daron Malakian, John Dolmayan, Serj Tankian, Shavo Odadjian
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sette secondi

[Mare]

 
 
 
 
 
 
«Papà, papà! Dai, alzati!»
Shavo sbatté le palpebre e indirizzò al figlio maggiore un’occhiata stralunata.
Erano le tre del pomeriggio, la spiaggia era piuttosto quieta e quasi tutti i presenti stazionavano sotto gli ombrelloni o si erano spostati al chiosco poco distante in cerca di un po’ di fresco.
Il bassista non era da meno e, dopo aver lasciato Daron e John a giocare a racchettoni sul bagnasciuga, si era gettato sul telo in spugna ed era quasi crollato addormentato.
Non fosse stato per gli insistenti richiami dei suoi figli.
«Che c’è?» bofonchiò, sbadigliando rumorosamente.
«La facciamo la catena?» strillò Shavo Dylan, saltellando sulla sabbia e indirizzandone buona parte sull’asciugamano del padre.
«Sì, la facciamo?» rincarò Hayk, il fratello minore, imitando esattamente le stesse mosse dell’altro bambino.
Shavo era disperato: non sapeva cosa l’avesse spinto a proporre quella dannata giornata al mare con i ragazzi della band e tutti i loro figli al seguito.
Aveva pensato di lasciare alle loro compagne un po’ di tempo per rilassarsi, fare shopping e staccare dalla solita routine famigliare, ma se n’era pentito non appena aveva messo piede in spiaggia.
Lanciò un’occhiata a Serj, il quale se ne stava comodamente seduto su una sedia da regista arancione a leggere il giornale.
«Papà, papà!»
La vocetta del suo figlio maggiore gli trapanò ancora una volta i timpani.
«Shavo, adesso no! Non avete ancora digerito, dovete aspettare ancora mezz’ora prima di entrare in acqua» replicò stancamente. «Mettetevi sotto l’ombrellone, altrimenti vi bruciate e vostra madre poi se la prende con me!»
Shavo Dylan, in tutta risposta, rise forte e si batté sullo stomaco. «Io ho digerito, senti!» Detto questo, si esibì in un rutto per niente realistico. «Allora? La facciamo la catena?»
Il bassista si passò una mano sulla fronte sudata e sospirò, desiderando ardentemente di tornare a casa e dimenticarsi di quella dannata giornata.
«Fra un po’, ho detto che è ancora presto!» ripeté.
«No, dai! Emma e Lia sono già in acqua, non è giusto!» strepitò indignato Hayk, scalciando altra sabbia in direzione del padre.
«Smettila, hai capito?! Emma e Lia non hanno mangiato il gelato e hanno finito di pranzare prima di voi!» sbraitò Shavo.
«Non è vero!» urlò Shavo Dylan. «Facciamo la catena, ce l’avevi promesso!»
«Piantatela, state facendo un chiasso infernale!»
«Ma noi vogliamo fare la catena!» replicarono in coro i bambini, puntandosi le mani sui fianchi e fulminandolo con lo sguardo.
Shavo si chiese come facesse Serj a rimanere concentrato e impassibile in mezzo a tutto quel delirio, e quasi quasi invidiava John e Daron che si divertivano insieme e non dovevano avere a che fare con due mocciosi assatanati come i suoi figli.
Li amava più di quanto amasse se stesso o qualsiasi altro essere vivente al mondo, ma certe volte lo facevano davvero impazzire e non sapeva come gestirli.
Quanto avrebbe voluto che Sonia fosse al suo fianco!
«Perché non aiutate Rumi a scavare la piscina?» propose, sempre più esasperato.
«No, Rumi è noioso!» esclamò Shavo Dylan.
«Infatti, noiosissimo!» rincarò il fratello minore.
«Non offendete il vostro amico, certe cose non si dicono!» li rimproverò il padre.
«Ma è vero!»
«Basta così! Mettetevi all’ombra e aspettate ancora mezz’ora, chiaro?»
«No, vogliamo fare la catena!»
A Shavo si annebbiò la vista e per un attimo temette di perdere il controllo, poi individuò Serj che se la rideva sotto i baffi, il giornale posato in grembo e gli occhiali scuri sugli occhi.
«Portali a fare la catena, così la smettono. No?» suggerì il cantante in tono ironico, lanciando uno sguardo a suo figlio Rumi che giocava tranquillo sotto uno degli ombrelloni.
«Ma sei impazzito? Faccio sempre quello che vogliono, ma stavolta non sarà così!» affermò il bassista convinto, rimettendosi disteso sul proprio asciugamano con tutte le intenzioni di ignorare i bambini che ancora gli saltellavano accanto.
La quiete durò per pochi istanti, poi la voce di Shavo Dylan riempì nuovamente l’aria. «Hayk, all’assalto!» strillò.
Nel giro di una manciata di secondi il bassista si sentì completamente investire da una tempesta di sabbia, tanto che fu costretto e a mettersi di scatto in piedi.
Tremante di rabbia, strinse i pugni e incenerì i figli con occhiate truci, ma i bambini schizzarono subito via, diretti come schegge verso il bagnasciuga.
«Dove credete di andare?!» sbraitò, andando dietro ai figli.
Era completamente ricoperto di sabbia, pareva una cotoletta impanata pronta da friggere, e fu costretto a gettarsi in acqua per potersi ripulire.
Riemerse completamente infreddolito e tremante e trovò Shavo Dylan e Hayk che se la ridevano sulla riva, dandosi di gomito e prendendosi apertamente gioco di lui.
«Vedrete cosa vi farà vostra madre quando glielo racconterò!» li minacciò a gran voce.
«Ehi, Roger Federer dei senzatetto, che cazzo fai?»
Shavo udì la voce di Daron che, intento a rincorrere la pallina in plastica blu elettrico, inveiva contro John che l’aveva colpita con troppa forza e l’aveva spedita fin troppo lontano.
«Grazie per il complimento, Rafa Nadal! E no, Malakian, il mio non è un complimento: stai perdendo i capelli proprio come lui!» replicò prontamente il batterista, agitando la sua racchetta in legno in direzione dell’altro.
Vicino ai due tennisti da spiaggia improvvisati, stazionavano le bambine, intente a guardarli e a fare il tifo per l’uno o per l’altro a seconda del momento.
Shavo osservò sua figlia e si ricordò improvvisamente che doveva spalmarle nuovamente la crema solare per evitare che si scottasse; incenerì i suoi figli maschi con l’ennesima occhiata, poi tornò a passo di marcia verso gli ombrelloni.
«Papà, uffa!» udì piagnucolare Hayk.
Si chinò a recuperare il tubetto di crema dalla borsa a righe orizzontali bianche e nere, sbuffando rumorosamente sotto lo sguardo sempre più divertito di Serj.
«Fratello, perché non vieni anche tu a fare la catena anziché prendermi per il culo?» sibilò, brandendo la confezione in plastica come fosse un’arma.
Il cantante si strinse nelle spalle e sollevò un sopracciglio. «Mio figlio non me l’ha chiesto, guarda com’è tranquillo» commentò serafico.
«Grazie al ca…»
«Papà!» strillò per l’ennesima volta Shavo Dylan, afferrandolo saldamente per un polso e trascinandolo ancora verso la riva.
Il bassista lanciò un’ultima occhiata disperata a Serj, poi raggiunse il bagnasciuga seguito dai suoi figli maschi.
«La catena! La catena!» strepitò Hayk, alzando le braccia al cielo.
«Prima mettiamo la crema, su» esalò Shavo, sedendosi in riva e battendo accanto a sé sulla sabbia umida. «Coraggio, Lia, vieni!» chiamò a gran voce.
La sua figlia minore, ancora intenta a seguire con passione la partita a racchettoni tra Daron e John, sobbalzò e prese la sua amichetta per mano, trascinandola dal padre.
«Mettiamo la protezione, vieni.»
«Anche Emma?» chiese Lia con un dolce sorriso.
«Certo, anche Emma. Sedetevi vicino a me» le incoraggiò.
Le due bambine obbedirono e Shavo fu grato che per una volta qualcuno gli stesse dando retta.
Cominciò a spalmare la crema sui corpi accaldati delle piccole, sentendole ridere e squittire per il contatto con il contenuto fresco del tubetto.
«Papà sta vincendo, lo zio Daron è scarso!» esclamò Emma, incrociando le braccia sul petto.
Shavo ridacchiò, riconoscendo nella bambina una delle tipiche pose di John. «Davvero?»
«Sì, guarda quanto colpisce forte la pallina!»
«Papà, tu non giochi a tennis?» chiese Lia.
«No, lui deve fare la catena con noi!» tuonò Shavo Dylan, schizzando le due bambine insieme a Hayk.
Emma e Lia strillarono contrariate e si alzarono per rincorrere i maschietti, mentre Shavo si batteva una mano sulla fronte e tentava di richiamarli all’ordine per spalmare la crema a tutti.
Fu una vera e propria impresa, dal momento che i suoi figli maschi continuavano a importunare le bambine e a comportarsi in maniera insopportabile.
«Ace! Ho fatto ace, Dolmayan, non fare il furbo!» esplose Daron, facendo per sbattere il racchettone sulla sabbia in segno di protesta.
«Piantala di fare i capricci, Rafa. Non era ace, ma dove l’hai visto? E poi non abbiamo la rete, quindi non puoi essere certo che fosse nel mio campo!» replicò il batterista, incrociando le braccia sul petto ampio.
Shavo li osservava stralunato, finché non venne richiamato da quegli scapestrati che volevano convincerlo a fare la catena.
Aveva cercato di ritardare quel momento fino all’ultimo, ma ormai era impossibile gestire i bambini senza accontentarli e gli costò ammettere che ancora una volta si stava facendo calpestare.
«Chiamo anche Rumi, aspettate!» esclamò Emma, correndo dal figlio di Serj che ancora scavava la sua piscina sotto l’ombrellone.
«Quel pappamolle non sa neanche correre, ci rovinerà il divertimento!» bofonchiò Shavo Dylan.
«Non è vero, è bravissimo, smettila!» lo rimbeccò la sorellina, prendendo le difese del povero malcapitato.
Il bassista notò che Serj spalmava la crema a suo figlio, poi il bambino li raggiunse mano nella mano con Emma.
«Allora…» Shavo sospirò. «Facciamo questa catena, va bene!»
I bambini esultarono, specialmente Shavo Dylan e Hayk che più di tutti erano soddisfatti di aver ottenuto ciò che volevano.
Serj raggiunse il bagnasciuga, pronto a godersi la scena – immancabilmente vestito e con gli occhiali scuri sugli occhi.
Shavo si mise in piedi di fronte all’acqua e tutti i bambini gli si incatenarono intorno: chi gli si arrampicava sulle braccia, chi lo teneva per le gambe e chi tirava senza pietà il suo costume.
«Tankian, fai il video!» strillò John, intento a tuffarsi per colpire la pallina che Daron gli aveva appena spedito con un dritto.
Serj annuì con un sorriso sghembo e sfoderò il cellulare, mentre Shavo veniva letteralmente incatenato da tutti i bimbi e trascinato fino in acqua.
Avrebbe dovuto fare di tutto per non cadere subito in mare – la sfida consisteva nel resistere il più a lungo possibile, visto che era praticamente impossibile mantenere l’equilibrio – ma dopo pochi passi cominciò a inciampare.
«Corri più forte, Rumi! Sei troppo lento, uffa!» urlò Shavo Dylan inferocito.
Il bassista si sentiva come un salame insaccato, nonostante tutto quel gioco idiota fosse nato perché il suo figlio maggiore lo aveva immaginato come un prigioniero disubbidiente che doveva essere gettato in mare per essere punito.
In pochi istanti il mondo gli si capovolse attorno e si ritrovò a impattare malamente contro la superficie dell’acqua, finendo sotto le onde schiumose tra le grida esultanti e divertite di tutti i bambini.
«Hai fatto il conto?» sentì urlare Hayk.
«Sette secondi! Dobbiamo farlo cadere prima e battere il record!» strepitò Shavo Dylan.
Il bassista si prese la testa tra le mani e, dopo qualche istante di esitazione, diede le spalle alla riva e cominciò a dirigersi al largo.
Sapeva che i bambini non l’avrebbero seguito – Hayk non sapeva nuotare e Shavo Dylan aveva paura di stare dove non toccava – così avrebbe avuto qualche minuto di tregua.
Si stava pentendo sempre più di aver organizzato quella maledetta giornata in spiaggia, eppure avrebbe dovuto sapere che sarebbe andata a finire in un modo disastroso come quello.
Quando fu a debita distanza, si volse nuovamente verso il bagnasciuga e sospirò di sollievo nel notare l’impotenza dei bimbi che strillavano perché volevano che tornasse indietro.
Osservò Daron e John battibeccare per l’ennesimo punto su cui non erano d’accordo; intanto Serj sghignazzava con il cellulare in mano, probabilmente intento a riguardare il video che aveva appena girato.
Mentre i suoi figli maschi continuavano a richiamarlo e fare baccano, gli altri tre bimbi si erano seduti da una parte a costruire un castello di sabbia.
Sapeva di non poter restare a lungo in quell’angolo di quiete: la giornata non era ancora finita.
Non ne poteva più e si ripromise di non prendere mai più un’iniziativa come quella.
Trattenne il respiro e riprese a nuotare, godendosi ancora qualche attimo tutto per sé.
E mentre tornava verso la riva, si rese conto che chi pensava che andare in spiaggia fosse rilassante, sicuramente non aveva la minima idea di cosa significasse avere due figli come Shavo Dylan e Hayk Viktor.
 
 
 
 
 
 
😊 😊 😊
 
[Prompt 39: “Me l’avevi promesso!”]
 
 
Ciao a tutti e benvenuti in questa mia nuova raccolta sui System ^^
Raccolta nata in seguito alla sfida “On Holiday” lanciata da evelyn80 che consiste in quanto segue:
 
Estate: tempo di vacanze per antonomasia! Al mare, in montagna, in città o in campagna, i mesi di luglio e agosto sono da sempre fatti per godersi il meritato riposo dal lavoro.
E perché questo non dovrebbe valere anche per i nostri amati musicisti? Non hanno forse anche loro il diritto a una meritata vacanza?
Ecco cosa propongo: ogni partecipante, a turno, propone un prompt relativo a uno degli ambienti che ho elencato prima, nello stesso ordine: quindi il primo prompt sarà relativo al mare, il secondo alla montagna e così via, e ogni partecipante dovrà scrivere una breve storia in cui si racconta la vacanza dei nostri musicisti preferiti. Quindi, in totale ogni partecipante dovrà scrivere quattro storie, ambientate nei quattro luoghi di vacanza, con una scadenza di 15 giorni.
Ovviamente non ci corre dietro nessuno, e i 15 giorni di scadenza servono solo per comunicare il nuovo prompt!

 
Le istruzioni che avete appena letto le ho copiate direttamente dal primo capitolo della raccolta On Holiday di Evelyn, che ha deciso di dedicare ai Chicago!
Ecco invece la prima storia di Soul che, invece, ha scelto i Nothing But Thieves come band da mandare in vacanza: Chi sa correre sulla sabbia?
Ringrazio tantissimo Evelyn per avermi coinvolto e, visto che per la precedente sfida mi ero concentrata sui Faith No More, stavolta ho voluto dare nuovamente spazio ai miei amatissimi SOAD!
Insomma, come potevo perdere l’occasione di cominciare con una delirante giornata al mare organizzata per soli uomini e bambini? XD
Così come i musicisti hanno diritto di “““rilassarsi””” (ma dove? XD), anche le loro compagne ce l’hanno, no?
Comunque, il primo prompt relativo al mare, visto che siamo solo in tre a partecipare (io, Evelyn e Soul), ce lo siamo fatto suggerire gentilmente da mia madre ed ecco che se n’è uscita con “catena”.
E io ho subito immaginato scenari apocalittici con i figli di Shavo che, scapestrati e indomabili, inventavano un gioco così chiamato per far dannare ancora di più il padre! XDD
Alcune piccole note sul testo: in realtà John, oltre a Emma, ha avuto anche un’altra figlia – Mia – ma questa storia è idealmente ambientata prima che lei nascesse ^^
Invece Shavo ha tre figli: Shavo Dylan (il maggiore), Hayk Viktor (il mezzano) e Lia Rose (la minore); Serj è padre di un solo bimbo, Rumi, mentre Daron (PER FORTUNA) non si è ancora riprodotto e spero che non lo faccia mai AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH XD
Mentre John e Daron giocavano a racchettoni, ho nominato due famosissimi tennisti – Roger Federer e Rafael Nadal; e John dice a Daron che “sta perdendo i capelli come Nadal” perché effettivamente il tennista spagnolo, anche se cerca di non darlo a vedere e usa imperterrito la sua fascetta per giocare, sta pian piano rinunciando alla sua chioma XD così come Daron che non è che sia mai stato esattamente un capellone AHAHAHAHAHAHAH! Sarà per questo che ha cominciato a usare sempre dei cappelli? :P
L’ace, in linguaggio tennistico, è il tipo di punto che un tennista fa quando lancia la pallina nel campo avversario e fa punto al primo colpo, senza che l’altro riesca a toccarla o a replicare ^^
Il titolo della raccolta è un verso tratto dalla canzone U-Fig dei SOAD!
E niente, spero che tutto questo disagio vi sia piaciuto e vi abbia fatto almeno sorridere, perché io sono MORTA dal ridere mentre scrivevo!
Grazie ancora a Evelyn per avermi coinvolto in questo nuovo progetto e a Soul che, nonostante la sua challenge “Just stop for a minute and smile” sia attualmente sospesa, permette comunque a noi partecipanti di continuare a sviluppare i suoi prompt *___*
Ci sentiamo presto con la prossima storia ♥
  
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