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Autore: Mitsuki no Kaze    08/08/2021    3 recensioni
[Modern + Reincarnation AU - ZhonVen + Multishipping - Possibile aumento di rating]
Dal testo:
"Sta lì, fermo, a rimirare la scultura. Rappresenta un fanciullo con le mani a coppa davanti al viso, come se tenesse nei palmi giunti un uccellino e lo stesse spronando a volare.
Zhongli lo osserva per ore.
[...]
La sua espressione si distende e torna a occhieggiare la fotografia rappresentante l'iconografia del suddetto dio. È un uomo seduto in una sorta di trono, il volto celato da un cappuccio e in un mano aperta, sul palmo regge un cubo."
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Venti, Zhongli
Note: AU, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5


Il suono del citofono lo costringe a lasciare la comodità del divano. Avanza per l’appartamento strascicando le sue pantofole pelose e prende la cornetta.
– Una consegna per lei – risponde una voce femminile che gli è familiare ma che sul momento non distingue.
Venti è perplesso, non ricorda di aver ordinato niente di recente. Apre comunque alla ragazza all’altro capo e si avvia alla porta d’ingresso. Dallo spioncino riconosce immediatamente Flora, la giovane fioraia di Mondstadt, con indosso l’immancabile grembiule verde. Tra le braccia trasporta un mazzo di fiori candidi.
Apre la porta prima che lei bussi al campanello, la ragazza lo guarda sorpresa, poi legge da una cartellina che porta sotto braccio:
 – Glieli manda il signor Zhongli, ha lasciato pure un biglietto. –
Gli consegna i fiori, lo saluta con un sorriso e se ne va.
Venti rientra in casa quasi abbracciando il mazzo di fiori.
Fiori di Cecilia, i suoi preferiti.
Dvalin vola, gracchiando, e lui lo intercetta prima che possa saltare sugli steli.
– Sono per me, pennuto, non pensare di masticarli. –
Il pappagallo protesta nella sua mano e lui lo lascia andare, riportando tutta la sua attenzione al regalo inaspettato.
Nota la piccola busta turchese spillata all’incarto e la sfila facendo attenzione a non strapparla. Nella lettera, su carta del medesimo colore, trova scritte poche righe.
Li ho visti e ho immediatamente pensato a te. Spero ti piacciano e che tu non sia allergico anche a questi.
Passa una bella giornata,
Zhongli”
La grafia è ordinata ma non molto fluida, forse un po’ infantile. Comprensibile, pensa, dato che Zhongli è originario di Liyue e si è trasferito da poco a Mondstadt.
Trotterella con il mazzo di fiori tra le braccia fino a divano e prende il cellulare abbandonato tra i cuscini. Sblocca lo schermo e apre la fotocamera per scattare qualche fotografia, poi abbandona il bouquet e lo smartphone per andare a cercare un vaso.
Messi i fiori in acqua, torna sul divano e riprende il cellulare.
Dvalin gli plana sulla testa e lì si appollaia, mentre lui guarda velocemente le foto che ha scattato. Ne sceglie una e la manda a Zhongli.
“Sono bellissimi, grazie! E no, non sono allergico, sono i miei preferiti! <3”
Il telefono vibra tra le sue mani e sul display compare la schermata di una chiamata in arrivo. L’uomo non è proprio tipo da chat e messaggi e questo fa sorridere Venti, mentre affonda nel divano.
– Pronto? –
– Ciao. Sono felice che ti siano piaciuti fiori – la sua voce è morbida, delicata. Sta sorridendo, lo sente.
– Stai iniziando a viziarmi – ridacchia. – Potrebbe piacermi. –
– E potrebbe piacerti se ci vedessimo venerdì? – domanda Zhongli di rimando.
– Venerdì? – si tira su a sedere e comincia a riflettere. Venerdì è il giorno del concerto dell’accademia musicale. – Non posso, ho già un impegno. –
Dall’altro lato gli risponde il silenzio, perciò si affretta ad aggiungere.
– Organizziamoci per la prossima settimana. Mi tengo libero, lo prometto. –
– Stai tranquillo, non c’è problema – gli risponde con tranquillità.
– Ci sentiamo comunque in questi giorni? – chiede Venti. Gli piacerebbe sentirlo più spesso, se non quotidianamente. Non gli fa piacere dover aspettare qualche giorno per vederlo, deve ammettere che inizierebbe a sentire la sua mancanza.
– Ti chiamo nel fine settimana, ti va? ­– propone l’uomo.
– Perfetto, allora a presto. –
Zhongli lo saluta e chiude la telefonata con il sorriso sulle labbra.
Dvalin zampetta sulla sua fronte e scende sul suo viso, schiacciandogli un occhio e la punta del naso.
Lo prende tra le mani e gli schiocca un bacetto sul becco.
– Credo di essermi preso una bella sbandata, amico mio. –
 
~
 
Nonostante passi molto tempo nei pressi del teatro di Mondstadt, Zhongli vi entra raramente. E puntualmente ogni volta che vi mette piede l’edificio lo sorprende sempre.
In origine era una chiesa dedicata a una divinità ormai dimenticata, la stessa cui lui rivolgeva fin troppe volte lo sguardo.
La decisione di trasformarla in luogo di spettacolo era stata assolutamente azzeccata, data la perfetta acustica garantita dalla pietra che costituiva la struttura, conservata alla perfezione da dopo la rivolta degli schiavi e la costituzione dei Cavalieri di Favonius.
Nelle navate erano state sostituite le panche con delle poltrone e proprio tra quelle trova Xingqiu, Chongyun e Xiangling, seduti vicino. Non appena lo vedono sollevano le braccia per farsi notare.
– Signor Zhongli, sei arrivato finalmente! – lo saluta la giovane cuoca. – Ti abbiamo tenuto un posto. –
L’uomo si siede accanto a lei.
– Hai ragione, scusate se ho tardato ma avevo dimenticato il telefono a casa e sono tornato a prenderlo – poi rivolge la sua attenzione ai due ragazzi. – Andato bene il viaggio? –
Non li vede dal suo ultimo viaggio a Liyue, è felice che ci sia stata quell’occasione e di non dover aspettare mesi per incontrarli di nuovo.
Xingqiu annuisce.
– Tutto tranquillo, Chongyun non ha vomitato e ha dormito tutto il tempo, io gli ho fatto tante foto e letto tre libri! –
L’altro ragazzo lo guarda male, sibila un “me la pagherai” che fa ridere Xiangling, poi si rivolge a lui.
– La signorina Keqing aveva impegni di lavoro, non è potuta venire. –
– Lo stesso vale per Ningguang, e Beidou è rimasta a farle da supporto morale – aggiunge a sua volta.
Una donna dai capelli viola, vestita in nero e con uno strano accostamento di borchie e merletti compare sul palco, posto dove un tempo doveva esserci l’altare.
– Signori e signore, per favore prendete posto. Il concerto dell’Accademia Musicale di Mondstadt sta per cominciare. –
Passa qualche attimo e le luci si spengono, il brusio della platea si attenua.
– Non vedo l’ora di vedere l’esibizione di Xinyan – pigola entusiasta Xiangling.
Zhongli sorride ma un attimo dopo le sue labbra si piegano in un’espressione triste. Avrebbe voluto portare Venti con sé, presentargli quei ragazzi di Liyue che sono un po’ la sua famiglia, i suoi fratellini, ma quel posto accanto a sé è rimasto vuoto.
Non devono aspettare molto per veder comparire sul palco la loro conterranea. Xinyan fa il suo ingresso con un’esplosione di fumo e luci arancioni e rosse, indossa dei pantaloncini di pelle bianca e una canotta nera, sulle spalle uno spolverino rosso e nero. I capelli scuri con ciocche cremisi sono acconciati in due codini vaporosi, legati da fermagli borchiati.
Imbraccia un ruan, uno strumento a corde tradizionale di Liyue, personalizzato con la forma di un’ascia alla fine della cassa e collegato a un amplificatore.
Suona e canta con energia pezzi rock da lei composti, che scaldano il pubblico e lei non perde l’occasione di coinvolgerlo invitandolo a battere le mani a tempo di musica.
Non appena la sua esibizione termina il trio di Liyue scatta in piedi applaudendo l’amica, che li nota e rivolge loro un grande sorriso, grata di vederli lì. Con un’ultima energica esclamazione lascia il palco per altri allievi dell’accademia.
Si susseguono altri giovani musicisti – un ragazzo biondo di nome José; Helen, una ragazza con un vestito rosso – ma la loro attenzione è abbastanza calata. Zhongli ascoltata e osserva con interesse e affetto i tre ragazzi parlare a bassa voce, ma con entusiasmo, dei pezzi di Xinyan, finché la sua attenzione non viene catturata da una ragazza dai codini biondo cenere che sta cantando sul palco. Ha un qualcosa di familiare, come se l’avesse già vista.
Mentre segue con interesse la sua esibizione – una serie di brani cantati a cappella – scorge tra il pubblico due figure familiari.
Lisa e Jean, le due amiche di Venti che hanno incontrato al Cat’s Tail. Sposta lo sguardo dalla ragazza con le codine alla donna bionda seduta in platea e capisce perché aveva quella sensazione di familiarità. Le due sembrano imparentate, probabilmente sono sorelle.
Sofferma lo sguardo forse un attimo di troppo e Lisa percepisce la sua occhiata. Si volta nella sua direzione e intercetta i suoi occhi.
Sorride sorniona e lo saluta con un gesto della mano, attirando l’attenzione di Jean che si gira a sua volta e gli fa un gesto del capo.
Zhongli non ci teneva a essere notato e riconosciuto, ma è costretto a ricambiare.
– Le conosci? – chiede Xiangling al suo fianco.
– Le ho incontrate una volta – spiega. – Sono le amiche di… un amico. –
– L’amico che hai portato al Wanmin? –
– Proprio lui. –
La donna dai capelli viola e lo stile goth – Xingqiu gli ha detto che si chiama così – ritorna sul palco dopo l’esibizione di Barbara, la presunta sorella di Jean.
– Per concludere la serata – annuncia con voce piatta e concisa. – Ci sarà l’esibizione del nostro maestro Venti Carmen. –
Un brusio eccitato avvolge la sala mentre le luci si spengono, tranne per un occhio di bue che illumina un’arpa posta al centro del palco.
Ma Zhongli non sente nulla. Si ritrova immobile, estraniato dal mondo. È possibile che sia davvero lui?
La figura minuta che si avvicina allo strumento, gli toglie ogni dubbio.
Anche con il frac e senza basco è perfettamente riconoscibile, forse sono i suoi occhi luminosi o le sue trecce sfumate di celeste.
Si siede davanti l’arpa e chiude gli occhi. Comincia ad accarezzare le corde, a pizzicarle, e una melodia lieve e dolce avvolge il teatro.
Zhongli trema, sente un vuoto allo stomaco. Quella musica la conosce: sa di nostalgia, di qualcosa di perso, dimenticato.
Gli occhi gli bruciano e per un attimo non riesce a tenerli aperti mentre le dita del musicista danzano sulle corde.
Per un attimo non vede più niente, poi… Solo Venti.
È davanti a sé e suona l’arpa, un mantello bianco drappeggiato su spalle e capo. Riesce a scorgere dei fiori di Cecilia incastrati tra i capelli e l’orecchio sinistro.
Percepisce un battito d’ali, con la coda dell’occhio si sembra di intravedere delle piume.
Allunga la mano per toccarlo.
– Barbatos – lo chiama.
 Non lo ha perso: è proprio a un passo da sé.
– … Signor Zhongli? –
La voce di Xiangling lo riporta alla realtà, intorno a loro il pubblico è in piedi e Venti si è alzato per ricevere gli applausi scroscianti.
Non risponde, si porta una mano al viso e trova le guance bagnate.
– Ti sei emozionato? – gli chiede Chongyun. – Non sei il solo. –
Al suo fianco infatti Xingqiu sta soffiando rumorosamente il naso, ha il volto rosso e umido di lacrime. Chongyun non perde tempo e comincia ad approfittare dell’occasione per scattargli qualche foto, ignorando le proteste dell’altro.
L’uomo annuisce ma la sua attenzione è tutta per il giovane musicista.
È ancora sul palco, al fianco della donna che ha presentato tutto il concerto. L’evento è praticamente concluso ma il teatro rimarrà ancora aperto per permettere agli artisti di parlare con le proprie famiglie e amici.
Nessun mantello bianco avvolge il suo corpo, ha indosso la marsina con all’occhiello dei fiori bianchi.
Lo vede avvicinarsi a un ragazzo e una ragazza biondi, che identifica come i gemelli Aether e Lumine. Assieme a loro c’è un giovane dai capelli rosso rame, molto alto, che spicca tra la folla.
I tre ragazzi vanno a salutare Xinyan e lui, rimasto solo, decide di avvicinarsi a Venti. Vorrebbe parlargli ma non vuole distoglierlo dai suoi amici.
– Allora Tartare… – sente dire ad Aether. – Piaciuto il concerto?  –
– Smettila – sibila Lumine rifilandogli una gomitata al fianco.
Il ragazzo si tocca il punto colpito dolorante.
– Non capisco cosa ho detto – borbotta guardando male la sorella, poi sposta lo sguardo sul rosso. – Ho solo chiesto a Tortellino se si è divertito. –
– Tranquilla Lumine, lascialo fare – risponde l’altro ridacchiando. – D’altronde bisogna far divertire i bambini con i loro giochi, per quando siano stupidi. –
Venti ride a quella scena, poi i suoi occhi si sollevano e si incontrano con i propri.
 
~
 
Tra tutte le persone che si aspettava di incontrare lì, lui era l’ultima che pensava di trovare.
– Zhongli! – esclama andandogli incontro. – Che ci fai qui? –
– Ti ricordi quando ti avevo chiesto di uscire? – gli domanda di rimando. – Ti volevo portare qui, stasera. Una ragazza di Liyue che conosco si è esibita e pensavo di vedere il concerto con te. Invece scopro che sei uno dei Maestri dell’accademia. –
Venti incassa il colpo ridacchiando.
– Scusa, non avevo specificato che insegnassi anche musica. –
– Non ti preoccupare – gli risponde. – Sono felice di averti visto e di aver potuto ascoltare il tuo pezzo. È stato davvero molto bello e tu molto bravo. –
Il musicista si sente arrossire.
C’è qualcosa di strano quella sera. Il modo in cui Zhongli lo guarda gli fa sentire un vuoto alla bocca dello stomaco e si sente tremare. Non lo sta solo guardando, lo sta osservando con un’intensità tale da metterlo in imbarazzo, come se vedesse qualcosa di più, come se vedesse oltre…
– Noi torniamo a casa – dice Lumine, prendendo sotto braccio il proprio fratello e il proprio ragazzo, e Venti le sarà eternamente grato. – Buona serata. –
Li saluta con un sorriso e Zhongli fa loro un cenno del capo.
– Vieni, usciamo. –
Lo prende per mano e lo conduce nell’atrio davanti l’ex chiesa.
Si trovano su una terrazza che sovrasta tutta Mondstadt. La vista da lì è meravigliosa, fa venire voglia di tuffarsi dentro la città, se solo si potesse volare o anche solo planare per le strade.
Si allontanano un po’, vanno verso il colonnato che abbraccia la statua del dio ormai dimenticato, evitando la fiumana di gente che esce dal teatro.
Sono uno di fronte l’altro e Venti vede nel volto dell’uomo il sorriso più dolce che gli ha mai visto fare.
– Sono i fiori che ti ho regalato io? – gli chiede, carezzando i petali bianchi dei fiori di Cecilia che porta all’occhiello.
– Sì – ammette e sente il viso scaldarsi, neanche fosse un adolescente alle prese con la sua prima cotta. – Volevo portare qualcosa di tuo qui, stasera – ammette sentendosi un po’ stupido. – Ma credevo che fosse un po’ troppo presto chiederti di accompagnarmi a un mio concerto. –
Zhongli annuisce e non dice nulla. Sfila il fiore dalla giacca del frac e lo porta al suo orecchio, facendo scivolare lo stelo tra i capelli.
Sono così vicini e tutto è così perfetto, che Venti vorrebbe fermare il tempo per prolungare quell’attimo all’infinito.
I loro sguardi che non hanno intenzione di separarsi, il calore della mano dell’uomo sulla sua guancia.
Si solleva sulle punte e porta le mani dietro al suo collo, facendole arrampicare su per la nuca, mentre le dita affondano tra i suoi capelli.
Zhongli abbassa il capo e le loro labbra si incontrano perfettamente a metà strada.
Venti emette un sospiro di sollievo, dopo l’occasione sprecata al cat café mentirebbe se dicesse di non aver voglia baciarlo.
L’uomo lo sorprende: gli avvolge il braccio libero attorno al fianco e lo attira ancora più vicino, mentre l’altra mano è ancora sulla sua guancia. È lui ad approfondire il contatto, facendo scivolare piano la lingua contro le sue labbra e Venti non perde tempo a schiuderle.
È un bacio lento, ma passionale. È qualcosa di lenitivo per entrambi, una ferita che finalmente ha smesso di bruciare e che finalmente si sta rimarginando.
Quando si separano, sono entrambi storditi. Ma felici.
– Posso riaccompagnarti a casa? – gli chiede Zhongli sempre tenendolo tra le braccia e carezzandogli lentamente la guancia.
Venti sta per rispondergli di sì, perché non riesce a immaginare un modo migliore di concludere quella serata. Un pensiero però lo investe come una cascata di acqua gelida.
– Non posso, purtroppo – mormora poggiando il viso sul suo petto. – Stasera vado a dormire da Kaeya e Diluc: ho promesso a loro figlia un fine settimana a casa loro, a fare lo zio a tempo pieno. –
Zhongli sorride e si piega per schioccargli un bacio sulla fronte.
– Sarà per la prossima volta. –


~
 
- Barbatos! –
Il suo grido si perde nel buio della camera.
Mona trema. Il suo corpo è scosso da brividi e sente la pelle sudata sotto il pigiama. Si rende conto di avere un braccio proteso in avanti, come se volesse afferrare qualcosa davanti a sé. Ha gli occhi umidi di lacrime.
Il cuore le batte nel petto con violenza e, con gli strascichi del sogno ancora impresse nella mente, ha una certezza.
Rex Lapis si sta risvegliando.


 
 

 
Angolo Autrice: Alla fine ho deciso di pubblicare anche questo capitolo, che è quello che conclude questo primo arco narrativo, anche perché domani vado in vacanza quindi mi sembrava ingiusto lasciarvi con il fiato sospeso (?)
Spero che fin ora la fic vi stia piacendo e come sempre vi chiederei un parerino 
🧡
Grazie a tutti e soprattutto alla mia beta reader Hide and seek a cui non dispenso abbasta amore 😔
A presto,
~ Sel
EDIT: Ho deciso di aggiungere un pezzettino alla fine del capitolo questo pezzettino in più che mi permetterà di sviluppare una sottotrama, spero possa piacervi! Grazie ancora e buona continuazione :)
   
 
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